Autodeterminazione. “Gli Usa: ‘Reagiremo se la Cina aprirà basi militari alle Isole Salomone’” (Tgcom 24, 22.4). In quel caso, noi a chi mandiamo le armi: alle Isole Salomone, agli Usa o alla Cina? Chiedo per un amico.
Tempismo. “Le armi ‘su misura’ degli Usa: ‘Ora arrivano in tempo reale’” (Repubblica, 22.4), Come se fossero già lì.
Forza nazi/1. “L’Italia non chiami nazisti i combattenti di Azov” (Stampa, 23.4). “Un fiore per il battaglione Azov” (Giuliano Ferrara, Foglio, 13.4). “Mariupol, il comandante di Azov: ‘Non siamo nazisti, combattiamo per la libertà contro il fascismo di Putin. La svastica è un antico simbolo slavo, pan-europeo, persino indiano. Per noi non ha alcun rapporto col nazismo’” (Corriere della sera, 18.4). Si tatuano le svastiche perché arredano.
Forza nazi/2. “I partigiani non avrebbero avuto dubbi sull’Ucraina” (Gianfranco Pasquino, Domani, 20.4). Avrebbero sparato al battaglione Azov.
Opposti nazismi. “’Provo imbarazzo per l’Anpi’. Dice così Maurizio Verona, sindaco di Sant’Anna di Stazzema, la Mariupol d’Italia, lì dove il 12 agosto 1944 le SS massacrarono 560 civili” (Foglio, 19.4). Prima di trasferirsi a Mariupol sotto le svastiche del battaglione Azov.
Smemorgnini. “Pochissimi italiani avevano sentito, in vita loro, la guerra così vicina… Chi possiede questi ricordi è prossimo ai 90 anni, o li ha superati” (Beppe Severgnini, Corriere della sera, 23.4). Oppure di anni ne ha pure 40 ma, diversamente da lui, si ricorda della guerra scatenata dalla Nato nel 1999 nell’ex Jugoslavia, ancor più vicina dell’Ucraina.
Prezzi modici. “Zelensky al G7: servono subito 50 miliardi” (Repubblica, 19.4). Aspetta che controllo in tasca.
Slurp. “La metamorfosi di Draghi: da ‘nonno a disposizione’ a nuovo Cincinnato” (Francesco Damato, Dubbio, 19.4). Quindi si leva da piedi?
Merlate. “Questa guerra di liberazione, questa guerra di popolo, è troppo di sinistra per non rivelarsi, martirio dopo martirio, come la ‘guerra giusta’ che tormentò sino alla fine Norberto Bobbio” (Francesco Merlo, Repubblica, 21.4). “Oggi anche Totò, come Berlinguer, si sentirebbe sicuro solo sotto l’ombrello della Nato” (Merlo, ibidem, 19.4). E Peppino e Macario, allora?
Cazzullate. “Vi confesso che non ne posso più di tutte queste sottigliezze, dei tanti, troppi distinguo” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 15.4). Oh, povera stella, e adesso come facciamo?
Disinformatija. “Il dietrofront dell’Anpi. Dopo le polemiche, Pagliarulo frena: ‘La resistenza armata ucraina è legittima’” (Stampa, 24.4). “Anpi, Pagliarulo corregge il tiro: ‘Quella ucraina è resistenza’” (Repubblica, 24.4). “La svolta dell’Anpi: in Ucraina doverosa la resistenza armata” (Corriere della sera, 24.4). “Pagliarulo ‘rieducato’ dall’effetto Mattarella. Dietrofront dell’Anpi: ‘Resistenza ucraina giusta’” (Giornale, 24.4). Il 10 marzo Pagliarulo scriveva a Repubblica: “La differenza tra l’invio di armi ai partigiani dagli Alleati e l’invio di armi alla resistenza ucraina dal nostro Paese è molto semplice: mentre gli Alleati erano in guerra da anni col blocco nazifascista, e quindi con la Germania occupante, l’Italia non è in guerra con la Russia. Ciò non cambia di una virgola la legittimità e la necessità della resistenza ucraina, ma rende questo paragone pericolosissimo perché l’invio di armi in Ucraina potrebbe esser letto come… cobelligeranza”. Ora ripete la stessa cosa: ma per i giornaloni è dietrofront, svolta, frenata, rieducazione. Poi questi cialtroni si stupiscono se metà degli italiani non si fidano di loro.
L’ideona. “Draghi deve opporsi a questa riforma fiscale così iniqua” (Innocenzo Cipolletta, Domani, 23.4). Probabile, visto che l’ha fatta lui.
L’esperto. “Sul Russiagate Conte ha mentito al Copasir. I rinfreschi si fanno dopo la prima comunione” (Matteo Renzi, leader Iv, Stampa, 21.4). Col dessert all’autogrill di Fiano Romano.
In fondo a destra. “Amministrative: centrodestra a caccia di candidati ex Pd” (Repubblica, 21.4). Tanto nessuno noterà la differenza.
Bateau mouche. “’Non possiamo che tifare per Macron’, ci dice Battelli (M5S), vicino a Di Maio” (Foglio, 23.4). Lo diceva già Di Maio ai Gilet Gialli.
Esclusi i presenti. “L’indignazione social trasferita nella vita. L’esibizione di sé come prova dell’esistenza. Un tribunale in servizio permanente tutto attorno a noi. La gogna democratica. È il format dei talk di successo” (Concita De Gregorio, Repubblica, 14.4). Quindi non del suo.
Il titolo della settimana/1. “La strategia della Ue: ‘Puzziamo di più e Putin perderà’” (Libero, 24.4). Decisivo il contributo di Libero.
Il titolo della settimana/2. “Gualtieri sfida l’immobilismo: basta monnezza” (Foglio, 21.4). Ma non mi dire.
Il titolo della settimana/3.“Questo tempo di guerra premia la forza tranquilla del Pd” (Domani, 15.4). Pare che dorma.
Il titolo della settimana/5. “No di Letta al gas dall’Egitto. Ci mancava Regeni” (Libero, 15.4). Non poteva evitare di suicidarsi?