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lunedì 25 febbraio 2019

Di Maio, Macron o il PD? Chi fa l’europeo col c..o degli altri? - Marco Giannini



Marcucci (PD) imputa il recente smottamento dell’industria italiana al Reddito di Cittadinanza che ancora deve entrare in vigore. Allo stesso tempo, come fanno anche molti altri del monopartito PD-FI, afferma che a causa dello spread gli italiani dilapidano soldi pubblici.
In realtà se la BCE svolgesse il suo lavoro in modo efficace e non nazionalista (Aquisgrana), ma onesto, lo spread non dovrebbe proprio esistere, ma questo ai poveri cittadini non viene detto.
Non viene detto nemmeno che quando Di Battista ha informato sul doping con cui la Francia riesce a resistere nella moneta unica (cioè lo sfruttamento dei paesi africani che ancora colonizza e che paghiamo anche noi italiani, economicamente e socialmente), lo spread si è impennato e questo perché molto probabilmente soggetti finanziari francesi amici di “Didì” Macron hanno venduto titoli decennali italiani (magari comprandone di tedeschi). Una ritorsione quindi di nazionalista oltre che, ovviamente, di stampo speculativo. Sarebbe interessante che in questo splendido contesto di identità europea “spinelliana” (spero si colga l’ironia) nell’Europarlamento qualcuno si incaricasse di chiedere una indagine su come si sono mossi i capitali in questione.
Adesso autorevoli figure politiche francesi affermano che la recessione italiana mette in pericolo la Francia (www.italiaoggi.it/news/le-maire-altro-che-brexit-il-pericolo-e-la-recessione-in-italia-201902202030577987), restituisco tanta gentilezza e tanto spirito “europeo” informandoli che “spread” è un termine anglosassone che significa “ampiezza” nel senso di “dislivello” e ricordo loro che senza quel rifornimento immorale chiamato neocolonialismo la Francia nell’euro sarebbe forte quanto la sua nazionale di calcio senza giocatori oriundi africani.
Sono sicuro che anche i non addetti all’economia possono farsi una idea in questo modo.
Vorrei anche tranquillizzare Marcucci informandolo che lo spread si alza e si abbassa e che, nel secondo caso, gli italiani risparmiano, cosa che stranamente non rimarca quando avviene, come se, restando sul concetto di “dislivello”, fosse un geografo che riuscisse a leggere le isoipse (cioè linee con la stessa altitudine) solo in un senso.
A tal proposito mi chiedo cosa aspetti il Governo a vietare la truffa, a spese dei contribuenti, delle “aste marginali”.
Se l’Industria italiana è “finalmente” (ironia) franata (deindustrializzazione), le ragioni risiedono in questi 8 anni di austerity targata PD-FI-Sindacati (cui il Governo Conte ha cercato di porre un freno in modo stoico ma parziale) e ad una valuta che sul finire degli anni ’90 (Ecofin) fu imperniata su un rapporto di cambio Marco-Lira per noi devastante, con effetti che agiscono in modo irreversibile (quello di cui sto parlando è il “doping tedesco”unitamente alla violazione del TFUE sulla bilancia commerciale che gonfia peraltro il Target-2, paradossalmente e falsamente imputato a noi “romani” dai “teutoni”!).
A questo punto avendoci preso gusto con le questioni finanziarie voglio dare qualche dritta ai lettori: noi italiani siamo i legittimi proprietari della terza riserva d’oro più grande al mondo (circa 100 miliardi di euro). Tale riserva è gestita dalla Banca d’Italia e qualcuno sta cercando di sfruttare questa situazione per trasferire il “malloppo” nelle tasche della finanza privata e sarebbe il più grande scippo della storia.
Siccome il Governo sta cercando di legiferare per rendere trasparente il campo cercando di impedire che con qualche interpretazione di comodo questo “esproprio proletario al contrario” avvenga (anche se il Presidente Conte non mi risulta abbia ancora dichiarato “l’oro è degli italiani”, mi auguro per una svista) il PD e la Bonino, fieri difensori della finanza internazionale, stanno già starnazzando gridando alla lesione dell’Indipendenza di Bankitalia manco se una banca di natura opposta (non indipendente cioè socialdemocratica) equivalesse a qualcosa di sovietico, fascista o mafioso. A proposito la Bonino di speculazione se ne intende essendo legata a Soros.
Ricordo che per valutare l’indipendenza di una BC si devono utilizzare dei coefficienti teorici che tengono conto di variabili politiche (responsabilità finale della politica economica, presenza di un funzionario governativo nel Consiglio, facoltà di nominare Consiglieri indipendentemente dal Governo) e finanziarie (autonomia di bilancio, autodeterminazione delle retribuzioni dei Consiglieri, potere decisionale sulla redistribuzione degli utili, responsabilità formale in materia di politica monetaria) e che ci sono fior fior di BC occidentali poco indipendenti (Regno Unito, Usa ecc vedasi www.rspi.uniroma1.it/index.php/monetaecredito/article/viewFile/10961/10836 …).
Ciò che non vi dicono è che la “indipendentissima” BCE ha emesso quantità folli di danaro (stampa) e l’inflazione non si è mossa dal suo stato quasi deflattivo (ma anzi la BCE ha creato le condizioni per una immane bolla finanziaria che pagheremo noi “cittadini del mondo”) perché il QE è stato una forma di finanziamento verso le banche private in difficoltà (il denaro non è percolato nell’economia reale come ampiamente prevedibile). In pratica Robin Hood al contrario (cioè francese o tedesco).
Per portare a livelli “fisiologici” l’inflazione bastava emettere quantità relativamente modeste di moneta unica per finanziare la costruzione di nuovi ospedali con posti letto disponibili, per acquistare TAC e RSM e ridurre le file (e il cancro negli italiani), per costruire scuole, assumere insegnanti e ricercatori, per l’S&I (Sviluppo & Innovazione) e per riportare l’IVA italiana al 20%. (Capito Beppe cosa deve fare il MoVimento?).
L’inflazione sarebbe salita perché sarebbero cresciuti i salari e l’occupazione (benessere) e con essi l’economia avrebbe ripreso a girare (consumi e crescita) senza contraccolpi “friedmaniani”. Ma l’Europa è dei ricchi!
A proposito di ricchezza e di Robin Hood non deve stupire che oggi la UE abbia attaccato il Reddito di Cittadinanza (misura notoriamente rivolta a persone altolocate).
Ironia a parte mi ha reso felice constatare il ritiro di quell’emendamento leghista (che avevo segnalato nel mio precedente articolo) che voleva trasformare il RDC in un mero sussidio (perché lo avrebbe reso limitato nei rinnovi); questo significa che il 5s sta cercando con le poche risorse a disposizione (scellerato vincolo esterno europeo che sta ammazzando il Movimento) di fare il massimo.
Sono felice altresì di apprendere l’approvazione di alcuni emendamenti: quello che impone il vagliare che gli stranieri non abbiano beni incompatibili col RDC nei paesi di origine, quello che non esclude dall’erogazione i coniugi con un partner che si è licenziato, quello inerente l’invalidità di parenti stretti e quello riguardante la vigilanza sulle separazioni “strategiche”.
Come di buona abitudine quindi, per sostenere il M5s in vista delle Europee, propongo alcuni approcci programmatici sui quali, a partire dalle sedi europee, i futuri europarlamentari mi auguro interverranno:
Il primo è di stampo mediatico i successivi no:
  • Il M5s dovrebbe comunicare pubblicamente che è lieto (positività che non appaia però forzata) di lavorare per il paese e con la Lega, che deve lealtà alla Lega e che la Lega si è dimostrata a sua volta leale con il MoVimento, che le sconfitte ci stanno ma che si va OLTRE le polemiche, consapevoli del proprio impegno che è nell’interesse del paese e degli italiani; aggiungendo infine che quando si perde significa che il cittadino ha comunicato di pretendere di più, magari un rinnovamento (affinché l’innamoramento non diventi amore (Cit.Alberoni) ed infine minestra riscaldata, ma questo non va detto).
  • Riformare Bankitalia come espresso nel pezzo (l’oro). Lo so, lo scrissi anche nei miei due pezzi precedenti ma a quanto pare è servito!
  • Questione “aste marginali”.
  • L’abolizione dei Senatori a vita.
  • Lo scioglimento ed il divieto di formazione di correnti politiche interne alla Magistratura. E’ conflitto di interesse bello e buono il solo sentir citare “Magistratura Democratica”, “Magistratura Azzurra” ecc; queste concrezioni non sono nell’interesse dei cittadini.
  • Legiferare affinché la retroattività riguardante le pensioni, i vitalizi dei politici, in futuro non rappresenti un precedente per incidere sulle pensioni dei cittadini comuni.
  • Ristrutturare totalmente gli acquedotti italiani (che perdono 1/3 della risorsa e non sono sicuri) ed assumere tecnici, chimici, geologi, naturalisti per i controlli al fine di porre fine al business dell’acqua in bottiglia che costa agli italiani parecchi soldi.
  • Ristrutturare le decine e decine di ospedali abbandonati sparsi sul territorio italiano trasformandoli ove possibile in carceri (magari per i detenuti non pericolosi) o in…Ospedali, o altro.
Concludo riferendomi ad una vicenda su cui non sono praticamente intervenuto dato che lo facevano anche in troppi: la vicenda Salvini.
Dobbiamo chiederci quale sia stato il criterio che il Legislatore ha seguito quando creò la garanzia dell’immunità parlamentare. Voleva per caso permettere a corrotti, mafiosi, “fiscalmente fraudolenti” di farla franca o piuttosto, grazie alle conoscenze che la storia ha trasmesso (conflitti secolari tra politica e giustizia), è stato visto come un peso-contrappeso creato affinché la Magistratura non invadesse il campo, minacciasse, si sostituisse alla Democrazia elettiva? Non creasse cioè forzature?
C’è una certa differenza tra la legalità e l’eccesso di zelo (legalismo) cioè la negazione della legge utilizzando le trappole presenti nei meandri dei commi e nelle interpretazioni. Salvini sequestratore e che magari chiede pure riscatti è talmente una cazzata che solo menti Magistralmente Democratiche potevano partorire. Menti perbeniste, superiori intellettualmente, menti così umaniste da essere…reazionarie. Se mi chiamassi Matteo d’estate eviterei di mettere il VAPE anti zanzare in camera per non essere querelato per maltrattamento animali.
Anche se non mi chiamo così e ragiono con serenità, ho come la sensazione (e mi sa l’abbia avuta pure lui…) che se Salvini si fosse fatto processare lo avrebbero condannato ed avrebbero gettato la chiave e con lui sarebbe sparito dalle cronache pure… il 5s.
Con buona pace di Soros, di Fico, di Nugnes, di Fattori, di Raggi e di Nogarin (si ricordino chi erano prima del MoVimento) che sono costati molti voti, il MoVimento ha sbagliato ma non in modo letale.
Lunga vita al MoVimento, lunga vita a Di Maio (meriteresti una birra).

lunedì 13 luglio 2015

Grecia, gli economisti Usa contro l'austerità. Da Joseph Stiglitz a Paul Krugman: "Ha già fallito".

AUSTERITY

Poco più di 48 ore e il futuro della Grecia e dell’Europa arriveranno a una svolta storica. E 48 ore dopo il responso di domenica sera, proprio secondo Tsipras in un colloquio con la tv Antena, "si troverà un accordo". "Non bisogna trasmettere ai cittadini allarmismo. Avremo un accordo 48 ore dopo il referendum. Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci hanno proposto o uno migliore".
Il referendum convocato dal primo ministro greco Alexis Tsipras per sottoporre ai propri cittadini il piano di proposte messo a punto dai creditori si è presto trasformato in una consultazione più ampia. Un voto per dire per dire no, queste almeno le intenzioni del governo ellenico, a una ricetta che negli ultimi anni ha finito per mettere la Grecia in ginocchio, con il Pil caduto del 25% dall’inizio della crisi: quella dell’austerity.
L’edizione Usa di Huffington Post ha raccolto alcune tra le voci più critiche, tra gli economisti, che si sono espresse contro questa impostazione, che avrebbe contribuito ad aggravare, anziché risolvere, le difficoltà del Paese.
“È sorprendente che la troika abbia rifiutato di assumersi la responsabilità per questo o ammesso quanto siano state pessime le sue previsioni e i modelli da essa adottati”,ha spiegato al World Post il premio Nobel Jospeh Stiglitz. “Ma è ancora più sorprendente che i leader europei non abbiano ancora capito la lezione. La troika sta ancora chiedendo che che la Grecia realizzi un avanzo primario di bilancio (al netto degli interessi) del 3,5% del PIL entro il 2018”.
Per il docente di Harvard Ken Rogoff, che invece dell’austerity è quasi considerato uno dei massimi sostenitori, imporre ulteriori misure in questo senso alla Grecia sarebbe inutile se è il governo in prima istanza a non essere determinato a volerle implementare. “Perché le riforme abbiano effetto, il governo greco e il suo elettorato devono prima di tutto crederci”, ha scritto per Project syndacate. Rogoff ha sottolineato come non tutte i programmi di riforme strutturali sono sbagliati, ma nel caso della Grecia potrebbero non essere la migliore risposta.
“In un mondo ideale, offrire un aiuto finanziario in cambio di riforme potrebbe aiutare chi vuole trasformare il Paese in uno stato europeo moderno. Ma vista la difficoltà che la Grecia ha incontrato sinora nel fare i cambiamenti necessari per raggiungere l’obiettivo fissato - ha spiegato - potrebbe essere giunta l’ora di rivedere del tutto questo tipo di approccio alla crisi. Invece di un programma che garantisce dei prestiti ai paesi, potrebbe avere più senso elargire aiuti umanitari indipendentemente dal fatto che la Grecia rimanga o meno un membro dell’Eurozona".
Altri economisti hanno sottolineato come la Grecia sia rimasta intrappolata in un circolo vizioso per via del proprio debito. Le risorse prestate alla Grecia sono servite per rimborsare i creditori privati, piuttosto che il governo greco. “Il salvataggio messo in atto per il settore bancario è stato decisamente qualcosa di più di un normale salvataggio di istituzioni finanziarie di Paesi dell’Europa continentale che erano eccessivamente esposte con la Grecia”, ha spiegato Vicky Price consigliere e analista per il Centre for Economics and Business Research al World Post. “Il punto è che quel debito è stato scaricato in gran parte sui greci”.
Molti analisti hanno invece rilevato come il leader di Syriza Alexis Tsipras sia stato eletto proprio per combattere le proposte dei creditori e di questo gli stessi avrebbero dovuto tenere conto. “La Troika ha utilizzato una sorta di metodo Corelone alla rovescia - ha scritto il premio Nobel Paul Krugman – hanno fatto a Tsipras un’offerta che non poteva accettare”. Per questo – ha continuato Krugman, “l’ultimatum era, in effetti, una mossa per sostituire il governo greco. E anche se non si è dei sostenitori di Syriza, questo dovrebbe essere inquietante per chiunque creda negli ideale europei.

mercoledì 18 marzo 2015

Francoforte, proteste anti-austerity: scontri all'inagurazione della nuova sede Bce



Proteste contro l'austerity a Francoforte dove oggi viene inaugurata la nuova torre della Banca centrale europea, nel quartiere del Grossmarkthalle, i vecchi mercati generali della città. 
Dimostranti hanno dato alle fiamme almeno due auto della polizia. Le forze dell'ordine hanno reso noto che un agente è rimasto ferito da pietre lanciate dai dimostranti vicino al teatro dell'opera della città, l'Alte Oper. La polizia ha eretto barricate con il filo spinato attorno al quartier generale della Bce.
«Vogliamo fare una marcia pacifica», ha detto dice Ulrich Wilken, deputato del partito di sinistra al parlamento di Hesse. «In passato abbiamo protestato contro i salvataggi delle banche», dice Werner Renz, del gruppo Attac. «Quest'anno protestiamo per la Grecia, abbiamo bisogno di più Atene in Europa e meno Berlino. La situazione non si può risovere con la sola austerity», aggiunge.
La scorsa notte ci sono stati degli scontri nella città tra polizia e il gruppo anticapitalista Blockupy, che per oggi ha annunciato una marcia a cui dovrebbero partecipare decine di formazioni, inclusi simpatizzanti del partito ellenico di governo Syrizia.


http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/francoforte_austerity_scontri_inagurazione_sede_bce/notizie/1245544.shtml

venerdì 9 gennaio 2015

Bernard Maris, tra le vittime di Charlie Hebdo anche l’economista “no-global”. - Salvatore Cannavò

Bernard Maris, tra le vittime di Charlie Hebdo anche l’economista “no-global”

Si firmava "Oncle Bernard" (Zio Bernard) ed era consigliere della Banca di Francia. Keynesiano convinto, era molto critico con l'austerità europea e proponeva una cancellazione di una parte del debito.

Non solo vignettisti. Non solo presunti nemici dell’Islam, ma anche un economista di valore, giornalista e umorista, uomo poliedrico capace di rientrare nella categoria dell’altermondialismo e, allo stesso tempo, di sedere nel Consiglio generale della Banca di FranciaBernard Maris, Oncle Bernard (zio Bernard), come si firmava su Charlie Hebdo, economista nato nel 1946 a Tolosa, è tra le dodici vittime dell’attacco mortale al settimanale francese. Una morte che sa di beffa perché Maris è di quelli che non ha esitato a inchiodare l’economia occidentale, ed europea, alle proprie responsabilità.
Estimatore di John Maynard Keynes, a cui ha dedicato uno dei suoi libri, candidato al Parlamento dai Verdi, Oncle Bernard ha sempre avuto una spiccata sensibilità di sinistra. Che lo ha portato a divenire membro del consiglio scientifico di una delle associazioni che hanno dato vita al movimento anti-globalizzazione, Attac France. Ma, oltre a un impegno politico e civile, ha frequentato anche l’accademia e l’economia ufficiale. Era associato in scienze economiche e professore all’Istituto di studi europei dell’Université Paris VIII. E, in virtù di queste qualità oltre che di un’evidente volontà di contrappeso politico, nel 2011 viene nominato dal presidente del Senato di allora, il socialista Jean-Pierre Bel, nel consiglio economico della Banca di Francia. A lui si è riferito il governatore francese, Christian Noyer, nel condannare ieri l’attacco definito “un atto codardo e barbaro contro la libertà di stampa e quelli che la difendono”. Persone di grandi ideali, “tra le quali il nostro amico e collega Bernard Maris, un uomo di cuore, di cultura e di una grande tolleranza. Ci mancherà tanto”.
Tra i suoi scritti si ritrovano testi dai titoli non convenzionali come Ah Dieu! que la guerre économique est jolie !, (“Dio, quanto è bella la guerra economica”) oppure Lettre ouverte aux gourous de l’économie qui nous prennent pour des imbéciles (“Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli”) ma anche Marx, ô Marx, pourquoi m’as-tu abandonné ? (“Marx, o Marx, perché mi hai abbandonato?”). Tra le sue proposte non convenzionali per risolvere la crisi economica ne spiccano due: il default del debito pubblico perché “tutti i Paesi europei – come ha scritto – dovranno, prima o poi, rassegnarsi a cancellare una parte del debito. Occorre rinegoziare la parte che supera il 60% del Pil”. Maris era però anche fautore del “reddito minimo di esistenza” un “reddito da elargire a ciascun essere umano, ricco o povero, da conservare per tutta la vita e cumulare con qualsiasi altro reddito o patrimonio”. Un modo per sganciarsi dal lavoro in una società che il lavoro non lo garantisce più.
Nel numero di Charlie Hebdo uscito il 7 gennaio, Maris si è distinto anche per una recensione positiva dell’ultimo libro di Michel HouellebecqSottomissione, attorno al quale le polemiche non sono mancate e non mancheranno anche in relazione all’attentato di ieri. Al romanziere francese, Maris aveva già dedicato un libro Houellebecq economista, i cui romanzi hanno una “intelligenza del mondo contemporaneo impregnata di economia”. “Così come, leggendo Kafka, scrive Maris, comprenderete che il vostro mondo è una prigione e, leggendo Orwell, che il cibo che si serve a tavola è una bugia, leggendo questo aspetto economico di Michel Houellebecq saprete che la colla che frena i vostri passi, vi rammollisce, vi impedisce di muovervi e vi rende così tristi e così tristemente patetici, è di natura economica”. I tre guerriglieri killer hanno ucciso anche questo.
da il Fatto Quotidiano dell’8 gennaio 2015

venerdì 7 dicembre 2012

Quelli che “ci vuole credibilità per attirare i capitali esteri…” - Alberto Bagnai


(Chiedo scusa se vi ho trascurato, so che avete sentito la mia mancanza – soprattutto i moderatori! – ma come sapete ho avuto di peggio da fare).
Il mondo ideale del luogocomunista è un mondo austero, popolato da virili lavoratori a torso nudo, dal bicipite tornito e dalla mascella squadrata (come in un affresco littorio o sovietico), che producono, producono, producono, senza preoccuparsi troppo di chi comprerà. In questo mondo sobrio e severo nessuno regala niente, devi meritarti tutto. Come dicono gli economisti: non ci sono pasti gratis, non ci sono free lunch, e, naturalmente, non bisogna vivere al di sopra dei propri mezzi.
O meglio…per quanto questo possa sembrare strano, i luogocomunisti, sì, proprio loro, in realtà sono convinti che al mondo un free lunch ci sia. Quale? Non ce la farete mai, ve lo dico io: i capitaliesteri! Sì, proprio quei capitali dei quali, a sentire il governo, abbiamo tanto bisogno per risolvere tutti i nostri problemi, inclusi, guarda un po’, quelli della Sanità, al punto che per attirarli, questi capitali, facciamo strame dei diritti dei lavoratori.
Cerchiamo di ragionare, non è difficile (tranne che per i luogocomunisti). Quando ti fai prestaresoldi? Normalmente, quando ne hai bisogno. E quando si ha bisogno di soldi? Normalmente, quando non si guadagna, e quindi non si risparmia, abbastanza. Ma se ti prestano soldi, contrai un debito, no? Certo! E i tuoi redditi futuri, se contrai debiti, aumentano o diminuiscono? Dipende da cosa fai coi soldi che ti prestano, ma una cosa è certa: dai redditi futuri dovrai in ogni caso detrarre gliinteressi che paghi al tuo creditore. Un dato sul quale i luogocomunisti glissano con eleganza.
L’esilarante paradosso del luogocomunismo è questo: le stesse persone che “lo Stato, come una famiglia, non deve fare debiti”, vedono poi la panacea dei problemi del paese nel contrarre ulterioredebito estero. Perché il debito del “sistema paese” verso l’estero non aumenta solo quando il governo vende all’estero un titolo di Stato (il debitopubblicobrutto che i luogocomunisti vogliono abolire). Il debito estero aumenta anche se un imprenditore (o lo Stato) italiano cede all’estero un’azienda, vendendo un pacchetto di controllo. Infatti le statistiche, correttamente, collocano la cessione a un investitore estero del controllo di una azienda italiana tra le passività estere dell’Italia (chi non ci crede legga pag. 74, e chi non lo sa non è un economista).
Ma poi scusate, il problema non era che “abbiamovissutoaldisopradeinostrimezzi”? E la soluzione sarebbe? Farsi prestare altri soldi dall’estero!? Ci vuole molto a capire che, se un’azienda italiana passa in mano estera, l’Italia è meno ricca? Per i luogocomunisti evidentemente sì. E ci vuole molto a capire che, dopo, i redditi che l’azienda produce verranno molto probabilmente espatriati, riducendo il reddito nazionale e aggravando la bilancia dei pagamenti? Pare di sì.
Notate: in entrambi i casi (vendita di un titolo all’estero, cessione di un’azienda all’estero) in Italia affluiscono capitali dall’estero, cioè il paese si fa prestar soldi, contrae un debito, accumula passività. La posizione patrimoniale netta del paese si deteriora, ma c’è una differenza: per il “sistema paese” il debito contratto vendendo un’azienda è ben più costoso di quello contratto collocando un titolo (pubblico o privato), per il semplice e ovvio motivo che il capitale di rischio normalmente riceve una remunerazione più elevata. So che anche qui, formati al divino insegnamento del pubblicobruttoprivatobello, non mi crederete, ma un esempio lo avete avuto sotto gli occhi: guardate che bella fine ha fatto l’Irlanda, che per attirare i capitali esteri ha slealmente praticato una politica di dumping fiscale! I capitali privati esteri sono arrivati, e il paese è rimasto schiacciato sotto il loro costo (mentre il debitopubblicobrutto era esiguo, al 24% del Pil).
Non so se è chiaro: le ripetute esortazioni a vendere i “gioielli di famiglia” (cioè le imprese italiane, specie pubbliche, soprattutto se remunerative) a capitalisti stranieri, allo scopo di ridurre il debito pubblico, se fossero in buona fede sarebbero deliranti! Equivarrebbero a dire: sbarazziamoci di un debito che costa molto, per contrarne uno che costa di più (in termini di redditi destinati a lasciare il paese). In generale, la politica di “credibilità” del governo Monti, vista alla luce della bilancia dei pagamenti, equivale a quella di una persona che, perso il lavoro, non si preoccupa di trovare un’altra fonte di reddito, ma va in un negozio a comprare un bel vestito costoso, che lo renda più “credibile” presso la banca alla quale vuole chiedere in prestito i soldi per campare un altro mese (sì, sto parlando di questo). Ma l’austerità ha distrutto ulteriori redditi, si è risolta in un colossale spreco di risorse, proprio come l’acquisto del vestito “credibile”.
Il problema è che l’austerità è la risposta giusta all’ennesima domanda tragicamente sbagliata: “come facciamo a sembrare credibili per farci prestare soldi che ci facciano tirare avanti per un po’?” La domanda giusta sarebbe: “come facciamo a rilanciare la nostra economia, creando reddito e quindi risparmio, ed evitando così di farci incaprettare dai mercati?” E la risposta lo sapete qual è, è dentro di voi, ed è giusta: uscendo dalla trappola dell’euro e riacquistando sovranità monetaria, per rilanciare la competitività e stimolare la domanda interna.
Questo, vi assicuro, lo sanno anche i tecnici, è scritto anche nei loro libri. Ma la buona fede, è evidente, non c’è: c’è invece l’ovvia intenzione di favorire i creditori esteri, facilitando in tutti i modi (col dumping sociale, con la distruzione del sistema produttivo italiano) l’acquisto da parte loro di attività reali italiane (aziende, ospedali, immobili, marchi di fabbrica, know-how), che in caso di uscita dall’euro non potrebbero svalutarsi (mai visto un capannone restringersi dopo una svalutazione!), e garantirebbero bei profitti (da espatriare rigorosamente all’estero).
Ne riparliamo dopo il Monti bis, o preferite evitare?