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martedì 17 marzo 2020

Coronavirus: morti 2 dipendenti Poste nel Bergamasco. Ora serve un nuovo modulo, dichiarare la non positività.



Coronavirus: infermieri Cremona, noi non eroi ma persone.

Situazione critica in Lombardia. Oltre duemila morti in Italia.

Due lavoratori di Poste Italiane sono morti in provincia di Bergamo a causa del contagio da Covid-19. Lo rende noto Marisa Adobati, componente della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo, ricordando che entrambi avevano "lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l'altro in un ufficio postale di due comuni della provincia di Bergamo. Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali".
Da alcune settimane la Slc-Cgil sostiene "l'inutilità di esporre al contagio i lavoratori di Poste Italiane della bergamasca, ed ovviamente non solo del nostro territorio, e ci viene ripetuto in maniera assillante che Poste deve garantire i servizi essenziali". "Il recapito di un bollettino o la marea di avvisi di mancata consegna delle raccomandate - prosegue il sindacato - non crediamo siano da considerarsi espletamento di servizi essenziali. Molte scadenze fiscali ed invii di notifica sono stati, tra l'altro, sospesi per decreto. Il punto è che, ormai, 'andare in Posta' per molti è diventato il pretesto per fare una 'giustificata' passeggiata in paese".
Serve ora un nuovo modello che i cittadini devono utilizzare per le autodichiarazioni. E' presente una nuova voce con la quale l'interessato deve autodichiarare di non trovarsi nelle condizioni previste dall'articolo 1, comma 1, lettera c, del decreto dell'8 marzo 2020 che prescrive il "divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus". Ne dà notizia il Viminale.
Gallera: "Ieri quasi zero posti in terapia intensiva" - Il "recupero" dei respiratori per l'ospedale nella Fiera di Milano, "deve avvenire nei prossimi tre-quattro giorni, almeno l'ordine, non si può aspettare settimane". A dirlo è stato ad Agorà l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. "Noi - ha detto Gallera - lavoriamo sulle ore. Ieri eravamo quasi a zero posti letto di terapia intensiva. Quando alle dieci è arrivata la notizia dei respiratori donati dalla Croce Rossa di Milano mi sono quasi messo a piangere per la tensione della giornata e per la bellissima notizia".
Croce Rossa Italiana risponde all'appello della Regione Lombardia con la donazione di 40 respiratori e diverse attrezzature per la terapia ospedaliera, in consegna oggi alla Fiera di Rho presso il Cargo 2.
Oltre duemilacento vittime finora in Italia per il Covid-19 (per la precisione 2.158), ma il trend di contagi è stabile, se non in calo. Le ultime cifre sui malati nel Paese accendono una prima fievole speranza: la curva dei nuovi infetti, ora al +11,9%, non cresce più al ritmo che si temeva. Sono complessivamente 23.073 le persone positive, con un incremento rispetto al giorno precedente di 2.470, quando l'aumento invece era stato di 2.853. Un dato che però non comprende i numeri di Puglia e provincia autonoma di Trento. Anche in Lombardia, la regione più colpita, la spinta percentuale non è in aumento. E sui dati generali, il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, sottolinea: "ci sono 414 nuovi guariti, più di ieri". Ma aumentano i malati in terapia intensiva: 179 in più, per un totale di 1.851 in tutta Italia e un aumento in Lombardia (complessivamente 823). A guardare i dati con "fiduciosa attenzione" è anche il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli: "Una decrescita degli aumenti... E' un bell'ossimoro. E' un segnale di quanto potrebbero darci tutte le misure finora intraprese. Va consolidato nel giro dei prossimi 1-2 giorni.
L'appello video degli infermieri, stremati e in prima linea nonostante i rischi, in questa dura emergenza del coronavirus.

sabato 28 maggio 2016

AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENEL, DISCORSO CHOC: “BISOGNA CREARE PAURA NEI DIPENDENTI”. - rosabella nobile



“Starace ha affermato che, per cambiare un’organizzazione aziendale, è necessario che ‘un manipolo di cambiatori distrugga fisicamente i gangli’ che si oppongono al cambiamento. A tal fine bisogna ‘creare malessere e poi colpire le persone che si oppongono al cambiamento’ in modo da suscitare paura nell’intera organizzazione. Così ‘in pochi mesi’ l’organizzazione capirà, ‘perchè alla gente non piace soffrire'”.

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Da arrestare seduta stante!
Questa brutta gente senza scrupoli, senza dignità, pronta a calpestare gli altri senza porsi problemi, è pericolosa, dannosa perché non pensa, fa suoi gli ordini impartiti dall'alto senza rendersi conto che chi glieli impartisce non lo fa pubblicamente, li trasmette agli imbecilli come lui che avranno, poi, l'incarico di applicarli e divulgarli assumendosene il carico e, pertanto, anche le conseguenze.
Sono mercenari, mezzi uomini, vuoti a perdere per chi li usa.

Cetta.







































venerdì 19 giugno 2015

Roma, spesi 360 milioni di troppo Campidoglio, "guai a toccare i salari". - Beatrice Bortolin


Sotto accusa le indennità accessorie non dovute e versate al personale tra il 2008 e il 2013. Un cancellamento di quelle voci rischia di scatenare una vera rivoluzione nella Capitale. 

Quei salari accessori sono stati "indebitamente erogati" da Roma Capitale. I salari accessori sono quelle versati al personale del Comune di Roma tra il 2008 e il 2013, ma non dovuti secondo il ministero dell'Economia, che punta il dito su quei bonus "a pioggia" ai dipendenti del Campidoglio: 360 milioni in tutto.
E così sul Comune arriva l'ennesima bufera, come racconta il "Messaggero". Quei soldi vennero dati prima della riforma del sistema, durante l'amministrazione del centrodestra. E adesso il Comune dovrebbe azzerare, o almeno dimezzare, il fondo del salario accessorio per i prossimi anni, per evitare una procedura della Corte dei Conti. 

Ma si rischia una vera rivoluzione. La giunta Marino avverte che un provvedimento del genere determinerebbe "problemi di ordine pubblico", con i romani che dovrebbero fare i conti con servizi fondamentali drasticamente ridotto dagli asili nido alla polizia municipale, agli uffici comunali. E i lavoratori non accetterebbero certo di buon grado l'eventuale sforbiciata. I dipendenti già minacciano: "Bloccheremo la città per il Giubileo". 

Marino si trova a dover fare i conti con un buco creato dai suoi predecessori, come hanno stabilito gli ispettori del Tesoro. E ci arriva dopo mesi di guerra con i sindacati per riformare quella gestione, tra uno sciopero generale, manifestazioni dei dipendenti, e minacce del suo vice Luigi Nieri, che parla il rischio dimissioni: "Se, come assessore al Personale, dovrò scegliere da che parte stare, starò con i dipendenti".

Nel mirino del Tesoro c'è soprattutto il fondo degli extra salariali, quelli che servono per premiare la produttività dei dipendenti del Comune di Roma. Questi premi sono stati evidentemente gonfiati e distribuiti a pioggia, diventando aumenti mascherati da bonus. Le norme per gli enti locali dicono che il Campidoglio dovrà recuperare i soldi erogati illegittimamente prendendoli dallo stesso fondo, 62 milioni annui. "Marino faccia le sue valutazioni", conclude Graziano Delrio.

Sindacati sul piede di guerra - "Se toccano i già esigui salari dei lavoratori sarà guerra: dalle vie legali fino allo sciopero generale". Lo dice Sandro Bernardini della Uil Fpl. "Metteremo in atto tutte le forme di protesta necessarie", gli fa eco Roberto Chierchia della Cisl Fp.

Zanetti: input Mef noti,sindacati irresponsabili - "Il salario accessorio non poteva essere dato a pioggia, ma doveva essere agganciato alla produttività del dipendente". E' il commento del sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti, che poi attacca i sindacati: "Insieme alla peggiore politica hanno trasformato in barzelletta le valutazioni di produttività nella Pubblica amministrazione".

domenica 17 maggio 2015

Mattarella si taglia lo stipendio. Tetto a tutti i dipendenti del Quirinale.




Il suo portavoce spiega al 'giornale' che il suo assegno sarà solo quello di professore universitario.


Spending review al Colle. Il capo dello Stato si taglia lo stipenedio cancellando la parte relativa alla pensione di professore universitario. Non solo. Il capo dello Stato decide di estendere il tetto di 240mila euro alle retribuzioni previsto per i dipendenti della p.a. a tutti quelli che lavorano al Quirinale.
La nota del Quirinale - "Il Presidente della Repubblica, il 27 febbraio scorso, ha disposto la riduzione dell'assegno a lui spettante per legge, in corrispondenza dell'ammontare del suo trattamento pensionistico". A precisarlo è una nota del Quirinale che risponde ad alcune notizie di stampa relative agli stipendi del Colle. Il Presidente della Repubblica, con il decreto del 23 febbraio 2015, ha disposto, nei confronti di tutti i soggetti che svolgono funzioni all'interno della Presidenza, l'introduzione del divieto di cumulo delle retribuzioni con trattamenti pensionistici erogati da pubbliche amministrazioni", si legge nella nota del Colle.
"Questo divieto - previsto dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1, comma 489 - non era, per sua espressa disposizione, direttamente vincolante nei confronti degli organi costituzionali. Come tale la stessa non risultava recepita nell'ordinamento della Presidenza della Repubblica e "ha adesso efficacia e, in applicazione del medesimo principio, il Presidente della Repubblica, il 27 febbraio scorso, ha disposto la riduzione dell'assegno a lui spettante per legge, in corrispondenza dell'ammontare del suo trattamento pensionistico".
"Con l'introduzione del divieto di cumulo nell'ambito della Presidenza della Repubblica diversi Consiglieri del Capo dello Stato svolgono le loro funzioni senza alcun compenso, mentre per altri il compenso risulta fortemente ridotto. Il segretario generale, Ugo Zampetti, aveva già rinunciato autonomamente a ogni compenso al momento dell'assunzione dell'incarico. Con lo stesso decreto il Presidente della Repubblica ha disposto l'applicazione, all'interno della Presidenza della Repubblica del tetto alle retribuzioni previsto dalla legge per i pubblici dipendenti, anch'esso non direttamente vincolante per gli organi costituzionali. Dai due provvedimenti deriva un consistente risparmio di risorse pubbliche", conclude la nota del Quirinale. Su "Il Giornale" e su "Il Messaggero" si parla rispettivamente della rinuncia da parte di Mattarella alla "super-pensione" e della "sforbiciata agli stipendi del Quirinale".

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/05/17/mattarella-si-taglia-la-pensione.-tetto-a-tutti-i-dipendenti-del-quirinale_2ec73836-4dab-41d6-b49c-3fb8573b42e8.html

sabato 18 ottobre 2014

Regione: quattrocento dirigenti senza un ufficio da dirigere. - Giacinto Pipitone

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Non guidano alcun ufficio né possono essere trasferiti. Il capo del Personale avvia un monitoraggio per identificarliLa Corte dei Conti: ci sono centinaia di strutture, coi relativi coordinatori, che potrebbero essere ridotte. Crocetta: siamo pronti a tagliarne il 30 per cento.

PALERMO. Alla Regione ci sono circa 400 dirigenti che non guidano alcun ufficio ma ricevono di volta in volta incarichi di studio e consulenza: personale che non può essere trasferito senza il proprio consenso malgrado vari assessorati - Economia, Formazione e Sanità in primis - denuncino da mesi che posti chiave restano senza vertici. Mentre altri 700 dirigenti sono alla guida di strutture che - secondo il governo e la Corte dei Conti - potrebbero essere ridotte attraverso accorpamenti risparmiando sulle indennità.
E così mentre gli assessorati continuano a pubblicare atti di interpello (richieste di trasferimento volontario) quasi sempre inascoltati, è stato Crocetta a rilanciare il progetto di una riorganizzazione della macchina amministrativa che riduca le postazioni di vertice e permetta di impiegare meglio i 1.800 dirigenti oggi a libro paga.
In pratica, in una Regione che spende un miliardo all’anno per stipendi del personale c’è un dirigente ogni 8,5 dipendenti ma uffici che restano ugualmente senza guida. Il primo caso sollevato da Crocetta è proprio quello dei dirigenti che si occupano solo di consulenza e studio: il presidente calcola che siano circa 400. «Si tratta - spiega il capo del Personale, Luciana Giammanco - di dirigenti che non guidano nè un’area nè un servizio o una unità operativa. È personale libero, a cui di volta in volta il dirigente generale assegna incarichi di studio di materie oggetto dell’attività dell’assessorato». Ma, si è chiesto Crocetta, se tanti assessorati cercano dirigenti perchè non si possono utilizzare questi? Il presidente è pronto a trasferimenti d’imperio attraverso la procedura della rotazione (soggetta a regole diverse) e per questo motivo ha commissionato alla Giammanco un monitoraggio di questa particolare categoria di dirigenti per individuare competenze e funzioni attuali.
Ma non sarà un’operazione facilissima. Almeno con le norme attuali, soprattutto quelle del contratto collettivo in vigore. «L’articolo 42 del contratto - spiegano Marcello Minio e Dario Matranga dei Cobas Codir - prevede che senza il proprio consenso nessun dirigente possa essere trasferito. Chi è incaricato solo di consulenza e studio vede limitata al minimo l’indennità di parte variabile incassando non più di 2.700 euro annui per questa voce. Secondo i nostri calcoli ci sono in questa situazione almeno 400 dirigenti di terza fascia». Che sono proprio la categoria di cui hanno bisogno tutti gli ultimi assessori che hanno emesso interpelli.
Ma anche in questo caso i Cobas avvertono: «L’Economia cerca dirigenti con un curriculum particolare. Non sono incarichi a cui chiunque può essere destinato. La cosa migliore sarebbe richiamare alla base quelli che erano stati assunti per l’Economia ma poi hanno ottenuto trasferimenti altrove. Magari in posti in cui ci sono meno responsabilità e stesso stipendio oppure negli uffici di gabinetto». Anche questa è una delle strade che Crocetta ha detto di voler percorrere.
Ma il punto resta sempre quell’articolo 42 del contratto - dal titolo clausola di salvaguardia - che anche la Corte dei Conti guidata da Maurizio Graffeo chiede ogni anno (senza successo) di cancellare. Prevede da un lato che quando un dirigente perde il contratto debba ricevere un incarico che assicuri almeno una retribuzione equivalente, dall’altro lato che si possa sempre rifiutare la proposta dell’amministrazione perdendo l’indennità dirigenziale. Anche se poi il successivo articolo 45 del contratto prevede che un rifiuto prolungato nell’accettare un incarico possa provocare sanzioni come l’obbligo di andare in aspettativa. Sono norme che - sottolineano anche i sindacati - attribuiscono una forza notevole ai dirigenti.
Senza considerare l’elevato numero di strutture e uffici che alla Regione non si riesce a diminuire. La Corte dei Conti segnala che nel 2012 erano circa 503 e nel 2013 si è riusciti a ridurle a 475 ma nel corso degli ultimi mesi sono cresciute di nuovo fino a 495. Si tratta di 71 aree (le strutture più grandi negli assessorati) e 424 servizi che si trovano al loro interno. Infine ci sono le strutture organizzative che portano il totale delle postazioni dirigenziali - secondo i Cobas - a oltre 700. La Corte dei Conti invoca da tempo «accorpamenti di uffici con funzioni omogenee» che consentano almeno di risparmiare sulle indennità di posizione dei dirigenti. Secondo i magistrati contabili «serve una rigorosa riorganizzazione della macchina organizzativa puntando su un’attenta analisi dei costi delle diverse strutture».
Ma qui Crocetta tira in ballo l’Ars, segnalando di aver proposto in estate una norma che permetteva di tagliare il 30% di queste strutture intermedie per un risparmio di circa 8 milioni: «Ma la norma non è neppure stata votata».

domenica 12 maggio 2013

Palazzo Madama: “timbrano e si assentano”, percependo tredicesima, quattordicesima, quindicesima e sedicesima. - Andrea Mavilla


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Avete mai sentito parlare di “indennità compensativa di produttività”?
Infatti si scrive “indennità compensativa di produttività”, ma si legge SEDICESIMA MENSILITÀ. É una mensilità ulteriore percepita dai dipendenti del Senato dal 2004 ad oggi.
Chi sono i dipendenti del Senato?
I dipendenti del Senato, soprannominati “furbetti del badge“, sono tra i dipendenti pubblici più pagati con i soldi di NOI contribuenti. Il loro stipendio è d’oro: 1.731 euro al mese per un semplice dipendente, 5.474 per un Dirigente, in più beneficiano della “tredicesima, quattordicesima, quindicesima e sedicesima”.
“C’è chi fa la spesa, chi va al bar, chi va dal fioraio, chi invece si concede ad un massaggio all’interno di un centro estetico… peccato che dovrebbero essere al lavoro. E invece timbrano il cartellino (o se lo fanno timbrare) e vanno altrove.”
Illustri Signori…
  • Mentre “VOI” vi godete la vostra “meritata” quindicesima e sedicesima, ci sono persone che a causa del fallimento della propria attività lavorativa, hanno compiuto o sono in procinto di compiere azioni di suicidio.
  • Mentre “VOI” vi godete la vostra “meritata” quindicesima e sedicesima, ci sono persone che in questo momento di crisi, purtroppo non hanno un lavoro (3 milioni di disoccupati, 520.000 cassintegrati, 175.000 esodati, 5.000 precari, 2 suicidi al giorno per l’assenza di lavoro).
  • Mentre “VOI” vi godete la vostra “meritata” quindicesima e sedicesima, ci sono famiglie che sono costrette a dormire all’interno delle proprie autovetture, perché non hanno più la possibilità di pagare il mutuo.
  • Mentre “VOI” vi godete la vostra “meritata” quindicesima e sedicesima, “NOI” impiegati, disoccupati, cassintegrati, pensionati, esodati e precari, andiamo a fare la spesa all’esterno dei supermercati, dove tutti i prodotti alimentari in scadenza, vengono buttati all’interno dei “cassonetti della spazzatura”.
Tutto questo perché? Perché siamo obbligati a mantenervi e garantirvi, i vostri scandalosi stipendi. Vi chiedo: Ma non vi fate un pochino schifo?