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domenica 10 aprile 2016

Inchiesta petrolio, Gemelli intercettato. "Quelli della Total ce li abbiamo". - Nini Femiani



Il compagno della Guidi esultava al telefono dopo il convegno con ministri e petrolieri. Al via gli interrogatori. 
Napoli, 4 aprile 2016 - PER L’INTERA mattinata fa capolino solo qualche carabiniere del Noe che entra ed esce dal palazzo di via Nazario Sauro. L’attesa si spezza dopo le dichiarazioni del premier Renzi rimbalzate dal programma In mezz’ora: negli uffici della procura si accende qualche luce e trapela una dichiarazione: «I pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza non pensavano di ascoltare il presidente del Consiglio». Perciò, saranno solo il ministro Maria Elena Boschi e l’ex titolare del Mise, Federica Guidi, a essere ascoltate domani o mercoledì durante la trasferta dei pm lucani. Entrambe non indagate, saranno sentite come persone informate sui fatti.
Alla GUIDI, in particolare, sarà chiesto di spiegare il senso di alcune intercettazioni. Non solo quella, ormai nota, dell’emendamento alla legge di Stabilità 2015 e del perché lo abbia annunciato in anteprima al convivente, Gianluca Gemelli. Si parlerà anche di un convegno, l’11 novembre a Roma, della Fondazione ItalianiEuropei, al quale la titolare del Mise partecipò con il ministro dell’Ambiente Galletti e con i vertici della Total. Come sia andato quell’incontro per la Total, lo spiega Gemelli al suo socio Salvatore Lantieri qualche giorno dopo: «...C’erano questi qua di Total...sì, minchia...sì, lui... lui, quello del capo delle relazioni esterne... minchia compare... ringraziamenti, alliccamenti che non ti dico... quelli che li abbiamo...ce li abbiamo...».
In quei giorni sembra essere scoppiato un feeling tra il Mise e i petrolieri francesi, tanto che il dirigente Total Giuseppe Cobianchi riferisce a Gemelli: «A parte la Basilicata, lei sa che c’è una parte importante del progetto che si sviluppa a Taranto... e lì la situazione è anche abbastanza complessa diciamo, quindi stiamo cercando...vediamo, speriamo bene...so che anche a livello centrale con i ministeri, insomma i colleghi di Roma hanno contatti continui, frequenti, quindi mi auguro che quello che viene dichiarato a livello governativo possa trovare applicazione insomma...». Con chi avvengono queste «frequentazioni»? Chiederanno i pm alla Guidi. Chi garantiva le coperture politiche al «livello centrale» che tratta con Total?
DEFINITO, per il momento, il versante politico, l’inchiesta si allarga e si stratifica in più filoni. Oggi, intanto, scattano gli interrogatori di garanzia per i sei arrestati ai domiciliari (cinque dipendenti Eni più l’ex sindaco Pd di Corleto Perticara) mentre i magistrati dell’accusa sono intenzionati a presentare appello contro la decisione del gip, Michela Tiziana Petrocelli, che ha rigettato la richiesta di arresto per Gianluca Gemelli, compagno di Federica Guidi, indagato con l’accusa di corruzione e traffico di influenze per la vicenda dell’affidamento di appalti e consulenze nel giacimento Total di ‘Tempa Rossa’.
Oltre ai filoni già aperti con gli arresti – quello dei conferimenti di rifiuti «taroccati» e illeciti da parte dell’Eni di Viaggiano e quelli del traffico di influenze e della corruzione per il giacimento Total di ‘Tempa Rossa’ – c’è un nuovo versante che si sta spalancando, agitando lo spettro del disastro ambientale. Saranno effettuate dai carabinieri dei Noe diffuse indagini epidemiologiche in diverse zone lucane per capire se l’immissione di rifiuti non trattati nelle cavità geologiche o nell’atmosfera abbia creato problemi alla salute.
COLLATERALE, sebbene lontano dalla Lucania, è infine la tranche che interessa l’attività dell’autorità portuale di Augusta, in Sicilia, centro di azione di diverse compagnie petrolifere. In tal caso l’indagato «eccellente» è il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi.

Gemelli, le intercettazioni: "Borsellino andrebbe eliminata" - Emanuele Lauria e Marco Mensurati

Gemelli, le intercettazioni: "Borsellino andrebbe eliminata"

La frase riportata in un rapporto della Questura di Potenza, in una conversazione con Alberto Cozzo. La figlia del giudice ucciso dalla mafia: "Meschinità"

ROMA. "La Borsellino, gli altri come lei, andrebbero eliminati ". Così parla Gianluca Gemelli, l'imprenditore di Augusta accusato di aver sfruttato la sua relazione con l'ex ministro Federica Guidi per ottenere vantaggi nei propri affari. È il 5 maggio del 2015 e Gemelli è al telefono con Alberto Cozzo, commissario dell'autorità portuale di Augusta. Cozzo è preoccupato per un'interrogazione parlamentare di Claudio Fava, esponente di Sinistra italiana e vicepresidente della commissione Antimafia, sull'attività dell'Authority. Teme che quell'atto possa minacciarne la riconferma in una carica in scadenza.

I due, secondo gli investigatori, hanno un obiettivo comune: quello di mantenere un assetto, al vertice dell'ente, che possa consentire a Gemelli di perseguire i propri interessi in uno dei porti industriali più grandi del Mediterraneo. Quell'atto parlamentare di Fava è indigesto, anche perché Cozzo sottolinea che i fatti denunciati - un appalto sospetto - risalgono a un periodo precedente al suo insediamento.

Quando Gemelli domanda a quale corrente appartenesse Fava, figlio di un giornalista ucciso da Cosa nostra, Cozzo risponde: "Fava è amico della Chinnici, sono tutti questi dell'Antimafia, il giro quello è...". E Gemelli, non sapendo di essere intercettato, aggiunge: "Ah minchia, l'Antimafia praticamente, perché questi qua... guarda quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri... lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata... però dicono sono bravissime persone... e va bè, se lo dite voi...".

"Andrebbe eliminata", dice proprio così Gemelli, riferendosi a Lucia Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino (ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992) ed ex assessore regionale alla Salute nell'Isola. Una frase, quella riportata in un rapporto della Questura di Potenza, che conferma come la Borsellino non fosse particolarmente amata dalle lobby siciliane. Ma che rimarca, in particolare, l'insofferenza di Gemelli e della sua combriccola nei confronti dei parenti delle vittime di mafia che fanno politica. Un'insofferenza espressa con parole agghiaccianti. La Borsellino replica seccamente: "Non intendo commentare queste meschinità - afferma la figlia del giudice assassinato - non competendo a me valutare le motivazioni per cui accadono. Io lavoro con i valori che mi appartengono. Se ciò dà fastidio io e la mia famiglia ce ne faremo una ragione".

venerdì 1 aprile 2016

Federica Guidi, storia dell’emendamento a favore di Tempa Rossa: dal tentativo notturno al via libera dopo ok Boschi. - Marco Palombi

Federica Guidi, storia dell’emendamento a favore di Tempa Rossa: dal tentativo notturno al via libera dopo ok Boschi

Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre 2014, la deputata M5s Liuzzi e le opposizioni protestano per la richiesta di modifica a firma dell'ex ministro dello Sviluppo che viene dichiarata "inammissibile". Va meglio con la legge di Stabilità, la responsabile per le Riforme accetta il provvedimento che riesce a passare con il voto di fiducia.

La prima notte è quella tra il 16 e il 17 ottobre 2014, quando le commissioni Ambiente e Attività produttive di Montecitorio stanno discutendo il decreto Sblocca Italia: quel testo rende, tra le altre cose, molto più facile costruire impianti petroliferi (e inceneritori) visto che li dichiara “infrastrutture strategiche per l’interesse nazionale”. Si procede a tappe forzate ed è notte quando la deputata M5S Mirella Liuzzi si accorge di uno strano emendamento che rende “strategiche” pure tutte le opere connesse all’attività estrattiva: gasdotti, porti, siti di stoccaggio. Proprio quello che serve al progetto Tempa Rossa, come vedremo. Più interessante, adesso, è notare che quell’emendamento era stato consegnato alle commissioni dal capo di gabinetto del ministro Federica Guidi e portava la sua firma: la rivolta delle opposizioni, e forse l’imbarazzo del Pd, causano una irrituale dichiarazione di inammissibilità per quel testo (un Gronchi rosa per un emendamento governativo).
Va meglio con la legge di Stabilità
La notte è quella tra il 12 e il 13 dicembre 2014 e siamo in commissione Bilancio in Senato. L’emendamento viene consegnato – come da prassi – dal ministero dello Sviluppo economico a Maria Elena Boschi, titolare dei Rapporti col Parlamento e gestore del traffico delle proposte governative. Stavolta il testo passa e viene recepito nella manovra poi approvata con la fiducia: non è chiaro, finché Boschi non ce lo spiegherà, con quale motivazione sia stata convinta dalla collega a inserire “l’emendamento Tempa Rossa” tra quelli da approvare. Pochi minuti dopo, comunque, Guidi avverte il fidanzato e s’inguaia.
Detto delle modalità notturne d’intervento della ex ministra, resta da spiegare cos’ha fatto in pratica. 
Breve riepilogo: il progetto Tempa Rossa ha il suo cuore nel giacimento lucano la cui concessione è appannaggio di Total (al 50%), Shell e Mitsui. I sei pozzi in Basilicata (più 2 da autorizzare) a regime dovrebbero produrre 50 mila barili al giorno, aumentando del 40% la produzione nazionale di greggio. Questo progetto ha già ottenuto una Valutazione di impatto ambientale positiva nel 2011. Qual è il problema allora? Quello che si fa col petrolio una volta estratto: bisogna portarlo a Taranto, stoccarlo e raffinarlo. È una vera fortuna che Eni disponga di un impianto proprio nella martoriata città dell’Ilva. E qui, però, cominciano i guai: cittadinanza, movimenti e (fino a un certo punto) pure i politici locali si oppongono a potenziare la capacità inquinante dell’impianto del Cane a sei zampe. Il motivo lo spiegò Arpa Puglia nel 2011: “L’esercizio di questi impianti comporterà un aumento delle emissioni diffuse pari a 10 tonnellate/anno che si aggiungeranno alle 85 tonnellate/anno già prodotte (con un incremento del 12%)”.
C’erano insomma problemi a fare i lavori al punto di approdo del petrolio estratto nel giacimento di Total e soci di Gorgoglione, in Basilicata: due siti di stoccaggio, un prolungamento del pontile e altre cosette. È qui che arriva l’ex ministro Guidi: l’emendamento prevede che l’autorizzazione unica per le opere “strategiche” valga anche “per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali” anche lontano dal giacimento. E se gli enti locali si oppongono? C’è il secondo comma: lo Sblocca Italia prevede che, in quanto strategiche, su queste opere alla fine decida il governo. Il via libera definitivo ai lavori a Taranto è arrivato il 19 dicembre 2015, quattro mesi fa. Lo ha firmato il ministro Federica Guidi. Non si sa se poi abbia avvertito il fidanzato.