martedì 6 dicembre 2016

Istat, un residente su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale: al Sud quasi il 50%.

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La metà delle famiglie vive con duemila euro al mese. Cresce il divario tra nuclei più e meno abbienti.


Secondo l'Istat oltre una persona su quattro, il 28,7% delle persone residenti in Italia, nel 2015 è "a rischio di povertà o esclusione sociale". Percentuale quasi raddoppiata al Sud, dove il pericolo riguarda quasi un individuo su due. L'Istituto sottolinea che il dato è "sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%)". Il risultato è sintesi di "un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 12,1% a 11,7%)".
La quota è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%). Resta invece invariata la stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).

Situazione più grave al Sud - "I livelli di rischio povertà sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori più elevati - spiega l'Istat - in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%)". La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%.

Metà famiglie vive con duemila euro al mese - In Italia la metà delle famiglie residenti può contare su un reddito netto non superiore a 24.190 euro, ovvero a 2.016 euro al mese. Rispetto all'anno precedente, l'Istat rileva un "valore sostanzialmente stabile". Una novità visto che il reddito familiare in termini reali interrompe "una caduta in atto dal 2009, che ha comportato una riduzione complessiva di circa il 12% del potere d'acquisto delle famiglie".

In difficoltà soprattutto le famiglie numerose - Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

Target Ue ancora lontani - Il rischio povertà riguarda in pratica 17 milioni e 469mila persone, una cifra che "allontana" ulteriormente gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europea 2020: entro tre anni, infatti, l'Italia dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12 milioni e 882mila. Attualmente la popolazione esposta è invece "superiore di 4 milioni 587 mila unità rispetto al target previsto".

Cresce il divario tra famiglie ricche e povere - Secondo l'Istat il 20% più ricco delle famiglie italiane percepisce il 39,3% dei redditi totali, mentre il 20% più povero ne percepisce il 6,7%. In altri termini, il reddito delle famiglie più abbienti è ben 5,9 volte quello delle famiglie appartenenti al primo quinto. Se si include l'affitto figurativo, la disuguaglianza diminuisce e le quote passano rispettivamente a 7,7% e 37,3%: le famiglie più ricche percepiscono cioè un reddito pari a 4,9 volte quello delle famiglie del primo quinto.

La galassia gigante che viene dal freddo.

La galassia gigante che viene dal freddo

L'osservazione di un ammasso galattico distante da noi 10 miliardi di anni luce, ha rivelato che l'enorme galassia Tela di ragno che si trova al suo centro si sta condensando direttamente da una nube di gas a temperatura bassissima, in cui sono immerse galassie più piccole.

Le galassie spesso si aggregano a centinaia di migliaia, formando un ammasso, al centro del quale si trovano le galassie più massicce dell'universo. Finora, nella comunità astronomica era diffusa la convinzione che queste super-galassie si formassero a partire dalla fusione di diverse galassie più piccole, che collassavano sotto l'effetto della propria gravità.

Il modello è stato ora raffinato da un articolo pubblicato sulla rivista “Science” da un gruppo internazionale di astronomi guidati da Bjorn Emonts del Centro per l'Astrobiologia di Madrid, in Spagna, che hanno osservato un ammasso allo stadio embrionale distante da noi 10 miliardi di anni luce con il Very Large Array del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) degli Stati Uniti, nel New Mexico, e con l'Australia Telescope Compact Array.


L'ammasso che, data la distanza, noi vediamo com'era quando l'universo aveva pochi miliardi di anni, ospita nel suo nucleo una galassia gigante, denominata Tela di ragno. Le osservazioni indicano che questa super-galassia si sta formando a partire dalla fusione di galassie che "galleggiano" in una nube cosmica di gas, costituita per lo più da molecole di idrogeno, il materiale fondamentale di stelle e galassie. La nube ha una massa di circa 100 miliardi di masse solari e si trova a un temperatura di circa -200 gradi Celsius.

“È stato scioccante vedere questa nube così fredda, perché ci aspettavamo di vedere un enorme numero di galasse collassare e riscaldare il gas”, ha spiegato Matthew Lehnert dell'Institut d’Astrophysique di Parigi, in Francia. “Perciò pensavamo che tutto il gas freddo sarebbe rimasto intrappolato ben in profondità all'interno delle galassie”.

Ma 
l'occhio attento del Very Large Array ha rivelato che la maggior parte del gas freddo non è nelle piccole galassie. L'Australia Telescope Compact Array, d'altra parte, ha mostrato chiaramente la nube di gas cosmico che le sommerge. Inoltre, un precedente lavoro di un altro gruppo di ricerca aveva rilevato che nella Tela di ragno miliardi di stelle giovani si sono misteriosamente accese, segno di una formazione di stelle al di fuori delle galassie. Perciò ora gli astronomi pensano che questa super-galassia si stia condensando direttamente dalla nube di gas freddo.

"La cosa sorprendente è che il gas si estende su scale molto ampie, circa 230 mila anni luce, ma non sembra associato alle singole piccole galassie che costituiscono l'ammasso", ha aggiunto Laura Pentericci, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Roma a Monteporzio, coautrice dell'articolo. "Anche la velocità del gas e quella delle galassie sono molto diverse tra loro e questo conferma che si tratta di due componenti distinte".

Gli astronomi non hanno osservato direttamente l'idrogeno, ma lo hanno localizzato tracciando il monossido di carbonio, un "tracciante" molto più facile da rilevare.

“Il monossido di carbonio che abbiamo rilevato è un prodotto di scarto di precedenti stelle, una forma di riciclaggio cosmico, ma non possiamo dire in modo certo da dove provenga il gas né come si sia accumulato nel nucleo dell'ammasso, ha commentato Emonts. “Per scoprirlo, dovremmo dare un'occhiata ancora più in profondità nella storia dell'universo”.


http://www.lescienze.it/news/2016/12/01/news/galassie_giganti_nubi_gas-3336500/

Ha vinto il NO.



Nessuno si è ancora accorto che la riforma che volevano venisse approvata era già incostituzionale, perchè violava proprio il primo articolo della Costituzione che recita: 
"L’Italia e` una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro.
La sovranita` appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione."




Ha vinto la democrazia!
La nostra sovranità è salva.

By Cetta

sabato 3 dicembre 2016

Dieci volte No. - Corradino Mineo

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No, No, No e ancora No a questa barbarie. Ecco i titoli dei giornali: “Assedio a Renzi”, la Stampa, che aggiunge: “Renzi contro tutti. Dunque la riforma è già bocciata visto che è la riforma di uno solo? Di che parliamo! “Renzi - Grillo il rush finale”, Repubblica. Allora votiamo per il governo, Pd o 5 Stelle, domani scegliamo il premier? Il Corriere torna a Palazzo Grazioli, da Berlusconi, il quale evoca “brogli della sinistra”.”Sfida finale sugli italiani all’estero”. È impazzito? “ In realtà ad evocare questa schifezza è stato proprio il premier: “quel 3% di voti (per corrispondenza, non necessariamente segreti) può cambiare tutto!” Alcuni suoi zelanti corifei hanno divulgato un un sondaggio (violando la legge?) che attribuirebbe 500mila Sì in più dentro quei mille sacchi. Insomma la Renzi&Company potrebbe ancora vincere, grazie alla madonna pellegrina Maria Elena e a qualche console che con la scheda ha mandato agli elettori dell’estero la letterima del premier (pare però con buste e bolli pagati dal partito di cui è segretario) che intimava di votar Sì.Per il bene d’Italia, si capisce. “Mille sacchi di voti dall’estero, l’hangar dove può cambiare tutto!” fa eco la Stampa. Del Rio, invece, fa pesare sugli elettori la minaccia del grande abbandono: “Se vince il No, Renzi andrà al Colle”. Si dimetterà. “Se invece vinco”, fa eco Lui, “non ci saranno elezioni anticipate”. Perché che fa, se perdi sciogli tu le Camere? A Torino Grillo corteggia la sconfitta: “Fallire è poesia più forti se perderemo”. Ti credo, se vince il No Renzi è probabile che Matteo non riesca a cambiare la legge elettorale su cui aveva posto tre volte la fiducia (Silvio non gli farà questo dono) e al ballottaggio saranno i 5 Stelle a espugnare il Palazzo.
Si supera il bicameralismo? No. Resta per le leggi elettorali, costituzionali ed europee. I consiglieri e sindaci senatori potranno “richiamare” persino le leggi economiche e di bilancio, facendo perdere tempo. Con la riforma, il bicameralismo da paritario diventa confuso.
Nasce il Senato delle Autonomie? No. I senatori saranno scelti e voteranno secondo logiche di partito, non rappresenteranno gli interessi delle loro regioni. Le quali perdono, con la riforma, poteri politici e restando centri di spesa, enti amministrativi.
Cambia solo la seconda parte della Costituzione? No. La riforma maltratta organi di garanzia. Ben 2 giudici della Consulta saranno eletti da 100 consiglieri con immunità. Per il Capo dello Stato, basterà un quorum dei presenti, non più degli aventi diritto al voto.
La legge elettorale non c’entra con la riforma? No. Se si passa da due a una sola Camera eletta dal popolo, quella camera dovrebbe rappresentare tutte le cultura, ogni sorta di elettore. I tedeschi, che hanno un Senato delle regioni, eleggono il Bundestag con la proporzionale. Renzi pretende fare eleggere, con il 30% dei voti, il 54% dei deputati.
Si cambia la Costituzione rispettando la Costituzione? No. L’Articolo 138 serve per rivedere, in modo puntuale, la carta, non per mutarne in un colpo 47 articoli. Il referendum dovrebbe prevedere un quesito semplice, che dia senso al Sì o al No. Domenica voteremo alla cieca su senato, regioni, referendum, leggi d’iniziatica popolare, organi di garanzia.
È da 70 anni, come dice Renzi, che si parla di riforma? No. 70 anni fa, nel 1946 si era appena votato per la Repubblica e la Carta non era stata scritta. Di riforma “bonapartista” comincò a parlarne la destra, perché non riesciva a sbarazzarsi del 68 e dell’autunno caldo.
Il bicameralismo ha trasformato l’Italia in una tartaruga nel far le leggi? No. Siamo velocissimi, solo che fabbrichiamo leggi imposte dal governo, frettolose e scritte male. Ne servirebbero poche e ordinative, il governo dovrebbe applicarle, il parlamento controllare.
È vero che se vince il No arriveranno fulmini da Europa e Mercati? No. Dopo Trump e la Brexit l’Europa non può permettersi di perdere l’Italia: gli stessi “favori” che han fatto al Renzi I, li farebbero al Renzi-bis o a un governo Del Rio, se Matteo si ritirasse sotto la tenda del Pd. I mercati giocherebbero un paio di giorni col nostro debito. Poi basta.
Tutte le democrazie hanno leggi maggioritarie come l’Italicum? No. Quella tedesca è proporzionale (come ora la vorrebbe per l’Italia Silvio) quella spagnola somiglia alla proposta dei 5 Stelle. Sistemi maggioritari ormai obsoleti hanno favorito la vittoria di Trump, la Brexit e ridurranno il confronto in Francia tra una destra ultra liberista e una fascista.
Il fronte del No è un’accozzaglia indecente? No. Perché le costituzioni si votano insieme, destre sinistre e 5 Stelle. È trasformista chi governa senza mandato popolare, con Alfano e Verdini, uomini del Pdl, con cui avevamo promesso agli elettori di non governare.

venerdì 2 dicembre 2016

Renzi, antropologa Signorelli: “Sua famiglia emblema della peggiore piccola borghesia assatanata per il potere”.

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La famiglia Renzi socio-antropologicamente è un caso abbastanza rappresentativo ed emblematico della piccola borghesia clientelare e scalatrice italiana. 
O meglio: è rappresentativa della parte peggiore di quella piccola borghesia“. 

Sono le caustiche parole dell’antropologa Amalia Signorelli, ospite de L’aria D’Estate (La7), a proposito della famiglia di Matteo Renzi. “Ci hanno fatto assistere a una scena grottesca” – continua – “Prima esistevano delle piccole virtù chiamate ‘discrezione’, ‘pudore’, ‘saper farsi da parte quando arriva il momento’. 

Non mi piace questo assatanamento per il potere
Ma io dico a Renzi: Vergognati. 
C’hai potere in tutta Italia. Se tuo padre non sa che fare e si vuole divertire in qualche modo, compragli un cane“. E chiosa: “Da queste persone ai quali si danno stipendi di stralusso, aerei personali per fare lo show a Rio De Janeiro, vantaggi di ogni genere, bisognerebbe avere almeno un po’ di discrezione e di buon gusto, se non di onestà. Qui chiedere l’onestà è effettivamente una esagerazione”.

Situazione sociale, Censis: “Cresce il disagio, più difficile curarsi e scegliere di avere figli. L’Italia rischia il declino” - Luisiana Gaita

Situazione sociale, Censis: “Cresce il disagio, più difficile curarsi e scegliere di avere figli. L’Italia rischia il declino”

Il cinquantesimo rapporto del centro studi evidenzia che se non ci fossero gli stranieri nella Penisola vivrebbero "oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Senza "politiche di sviluppo e di disincentivo della fuga altrove" andiamo verso "una situazione di ristagno". Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni e quelle che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli 2,5 milioni.

Privati della possibilità di vivere in una casa sicura, di potersi curare, di mantenere i figli. La crisi economica, il conseguente restringimento del welfare e l’andamento del mercato del lavoro hanno conseguenze sulle famiglie italiane. Sono sempre più numerose quelle che, con meno opportunità occupazionali, restano senza redditi da lavoro. Eppure quello economico è solo uno degli aspetti del disagio sociale, che riguarda anche i nuclei al di sopra della soglia di povertà. E senza stranieri il rischio è il declino. Basti pensare che nel 2015 gli italiani che si sono trasferiti all’estero sono stati 102.259: una cifra praticamente raddoppiata negli ultimi quattro anni e che ha avuto una crescita del 15,1% solo nell’ultimo anno. “Immaginare un’Italia senza stranieri vorrebbe dire pensare a un Paese con oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Questi alcuni dei temi su cui si sofferma il cinquantesimo rapporto del Censis sulla situazione sociale.
In Italia sono in condizioni di ‘deprivazione materiale grave’ 6,9 milioni di persone (dati del 2014): sono 2,6 milioni in più rispetto al 2010. E uno zoccolo duro di 4,4 milioni vive in questa situazione almeno da sei anni. Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni (+1,7% rispetto a dieci anni prima). Quelle in severa deprivazione abitativa sono 826mila (+0,4% rispetto al 2004). Circa il 20% ha problemi di umidità in casa, il 16,5% di sovraffollamento e il 13,2% di danni fisici alla casa dove vive. Le famiglie che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli sono 2,5 milioni nel 2014, di queste 775mila sono in gravi condizioni di deprivazione. Le famiglie in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all’8% del totale). E i minori in povertà relativa nel 2015 sono oltre 2 milioni, il 20,2% del totale.
L’ITALIA NON È UN PAESE PER GENITORI – Secondo una indagine del Censis, l’87,7% degli italiani pensa che il nostro Paese sia afflitto dalla scarsa natalità. Per l’83,3% la crisi economica ha reso più difficile la scelta di avere figli anche per chi li vorrebbe. Il problema principale, però, riguarda gli interventi di sostegno ai genitori: sussidiasili nidosgravi fiscali, orari di lavoro più flessibili, permessi per le esigenze dei figli. “Il 60,7% degli italiani – spiega il rapporto – è convinto che, se migliorassero gli interventi pubblici su vari fronti, la scelta di avere un figlio sarebbe più facile”. Pesa però anche la presa di coscienza tardiva circa la presenza di eventuali problemi di infertilità, che allunga i tempi di accesso alle cure e quindi la loro efficacia. Non solo le coppie che si sottopongono alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) devono affrontare un percorso molto complesso, ma accesso e opportunità non sono uguali per tutti. Secondo il Censis il 76% delle coppie in trattamento pensa che chi ha problemi di questo genere in Italia sia svantaggiato rispetto a chi vive in altri Paesi europei e il 79,5% pensa che non in tutte le regioni sia assicurato lo stesso livello di qualità nei trattamenti, così come la gratuità dell’accesso alle cure (74,3%).
LA SCURE NON GUARIRÀ LA SANITÀ – Il progressivo restringimento del welfare cambia le dinamiche della spesa sanitaria. Intanto, dal 2009 al 2015 si registra solo una lieve riduzione in termini reali della spesa pubblica. “Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria privata – spiega il Censis – dopo una fase di crescita significativa, si riduce a partire dal 2012, per riprendere ad aumentare negli ultimi due anni (+2,4% dal 2014 al 2015), fino a raggiungere nel 2015 i 34,8 miliardi di euro, cioè poco meno del 24% della spesa sanitaria totale”. Significativo l’aumento della compartecipazione dei cittadini alla spesa: +32,4% in termini reali dal 2009 al 2015 (con un incremento più consistente per quanto riguarda nello specifico la spesa farmaceutica: 2,9 miliardi, +74,4%). “Gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento – si legge nel rapporto – si traducono in un crescente numero di italiani (11 milioni circa) che nel 2016 hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatrichespecialistiche e diagnostiche”. Anche l’offerta ospedaliera mostra una progressiva riduzione dei posti letto (3,3 per mille abitanti in Italia nel 2013 secondo i dati Eurostat, contro i 5,2 in media dei 28 Paesi Ue, gli 8,2 della Germania e i 6,3 della Francia).
I POPOLI DELLE PENSIONI – I nuovi pensionati sono più anziani rispetto al passato e hanno anche redditi pensionistici mediamente migliori “come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative nel tempo – spiega il rapporto – e occupazioni in settori e con inquadramenti professionali migliori”. Tra il 2004 e il 2013 l’incidenza dei nuovi pensionati di vecchiaia che hanno versato contributi per non più di 35 anni scende dal 54,9% al 37,5%, quella di chi ha versato contributi per un periodo compreso tra i 36 e i 40 anni dal 37,6% al 33,7%, mentre per chi ha percorsi contributivi superiori ai 40 anni l’incidenza si quadruplica, passando dal 7,6% al 28,8%. Migliorano le condizioni socio-economiche dei pensionati: negli anni 2008-2014 il reddito medio del totale delle pensioni è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%). Per 3,3 milioni di famiglie con pensionati le prestazioni pensionistiche sono l’unico reddito familiare e per 7,8 milioni i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Così, si stimano in 1,7 milioni i pensionati che hanno ricevuto un aiuto economico da parenti e amici. Ma i pensionati non possono essere considerati solo come recettori passivi di risorse e servizi di welfare, perché sono anche protagonisti di una redistribuzione orizzontale di risorse economiche: sono 4,1 milioni quelli che hanno prestato ad altri un aiuto economico.
SICUREZZA E CITTADINANZA – Nell’ultimo anno l’allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall’Unità d’Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. “Senza giovani né bambini – sottolinea il Censis – il nostro viene percepito come un Paese senza futuro”. Ne è prova il boom delle cancellazioni dall’anagrafe di italiani trasferitisi all’estero. In un Paese in cui la piramide generazionale si è rovesciata gli stranieri rappresentano un importante serbatoio di energie. Proprio grazie a loro dal 2001 a oggi la popolazione è aumentata del 6,5%, raggiungendo gli attuali 60 milioni e 666mila abitanti: la presenza di stranieri si è quasi triplicata negli ultimi quindici anni (+274,7%). Ma l’effetto combinato del prolungamento della vita media e dell’omologazione dei comportamenti demografici degli stranieri a quelli degli italiani “se non affrontato da politiche di sviluppo e di disincentivo della ‘fuga altrove’ – spiega il Censis – potrebbe determinare, anche nel futuro, una situazione di ristagno per il nostro Paese”.

Il Consiglio di Stato sospende l'iter della riforma delle banche popolari, attesa Consulta.

Il ministro Padoan © ANSA
Il ministro Padoan.

Stop cautelare alla circolare Bankitalia per attuare riforma.

Il Consiglio di Stato ha sospeso in via cautelare la circolare della Banca d'Italia che contiene le misure attuative per la trasformazione della banche popolari in Spa. La riforma per gli istituti bancari è stata varata dal governo nel 2015.
Il Consiglio di Stato ha anche rinviato a una prossima camera di consiglio la trattazione nel merito della questione, dopo che la Corte costituzionale si sarà pronunciata sulla legittimità della riforma stessa.
Sulla limitazione del diritto di recesso per i soci, la circolare Bankitalia sulla trasformazione delle Popolari in spa presenta "profili di non manifesta infondatezza" di legittimità costituzionale e "appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l'esclusione del diritto al rimborso". Così il Consiglio di Stato secondo cui "i provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività".