giovedì 14 giugno 2018

Le ONG umanitarie (2). La rete di George Soros. - Maria Grazia Bruzzone




Il molto discusso magnate, filantropo investitore di origine ungherese, che nel 1992 atterò sterlina e lira con le sue speculazioni, poco amato in Francia dove è stato processato per insider trading ai danni di Société Génerale, è molto più di un semplice donatore di ONG e promotore dei diritti umani (qui il Soros benefattore raccontato da lui stesso).  

Attraverso la sua Open Society Foundation sostiene una rete di centinaia di Ong che operano coprendo un enorme spettro di attività e con obiettivi spesso apertamente politici negli Usa e nel mondo. E collegamenti con i media .  

Proprio per questi motivi di lui e delle sue Ong si finisce per sapere di più, per via dei molti leaks, ultimi i DCLeaks, oltre che attraverso la stessa OSF e il suo braccio europeo, l' Open Society Policy Institute.    

E’ un labirinto dove non è facile districarsi.    

LA RETE USA. Un post di Discover The Networks, apparentemente del 2011, pubblica un nutritissimo elenco delle Ong finanziate direttamente dalla OSF di Soros e in coda un gruppo più limitato che ricevono soldi da alcune delle prime.  Leggendo le brevi spiegazioni accluse a ogni titolo, par di capire che si tratta di Ong che operano fondamentalmente negli Usa.  

Da un post 2011 (linkato), di sorosfiles.com (sito di due documentatissimi attivisti diventati anti-Soros) si arriva a un elenco più limitato delle prime 150 Ong, con  indicate anche le somme versate a ciascuna, ma solo dal 2005 al 2009.     

Scorrendo le liste salta agli occhi come tali Ong portino avanti tutti i temi di punta dei Democratici e/o sottendono fette di elettorato tradizionalmente Dem: anti-militarismo, contro la tortura, il razzismo e in generale contro l’agenda conservatrice; a favore di Palestinesi e Castro, pro-latinos, pro-musulmani,  e pro  immigrati e loro diritti; più, ovviamente, clima, ambiente, lavoro, diritti delle donne e LGBT, sanità, educazione, riforma della legge sulla droga - questa al secondo posto nei finanziamenti. Al primo posto una Ong sui media, con  $15 mil ricevuti 2005-09.   Tutti temi in sé cari ai sinceri democratici e progressisti, americani e non solo, per lo più fatti propri  dai media mainstream. Schierati – come Soros- contro gli argomenti nazionalisti, anti immigrati e anti musulmani della destra di Trump.    

Soros filantropo ‘di sinistra’ disinteressato?   Vediamo.  

Un altro post di sorosfiles non solo conferma quel che appare intuitivo: che il miliardario con la sua fondazione – oltre a finanziare direttamente il partito dell’Asinello, che figura nella lista - è diventato una potente macchina di creazione del consenso a favore dei Democratici.   

Ma il post va oltre e spiega gli strettissimi legami, politici ed economici fra il finanziere e Obama (non personali, riteniamo). Racconta come da documenti erariali del 2010 Soros avrebbe (noi usiamo il condizionale) espanso il suo impero negli Usa usufruendo di fondi della legge che varava aiuti all’economia nota come ‘Obama stimulus’.      

La OSF insomma – sintetizziamo - usava i beneficiari delle sue Ong per fare lobbying e acquisire contratti pubblici legati alla formazione, la green economy ecc. . Portando avanti i temi Dem e conquistando elettori al partito mentre allargava la propria influenza, guadagnandoci pure sopra.    

Che Soros abbia sostenuto fortemente Hillary Clinton alle ultime elezioni è del resto noto. D’altra parte sul fronte opposto, quello della destra repubblicana di Donald Trump, con il sostegno di altri miliardari come i fratelli Koch e i Mercer e di think tanks conservatori, si è dato vita a una rete non così fitta ma aggressiva e alla fine vincente, come si è visto ( qui e qui Underblog).    

La RETE ESTERA. Già nella lista citata spuntavano alcune Ong attive fuori dagli Usa: il ministero dell’Educazione della Liberia, l’Università Europea di San Pietroburgo, la Baltic American Partnership, che gode anche di finanziamenti dell’USAID, braccio semipubblico della CIA nel mondo . E l’International Crisis Group, citato sopra, che ha come scopo "la ricerca e il sostegno nelle crisi e nei conflitti armati", si legge enigmaticamente in un'altra lista, questa ufficiale dell'Open Society Institute a proposito delle partnership dell'organizzazione.  

Numerosissimi i partners citati, dalla Banca Mondiale a WHO, UNICEF, UNESCO, OSCE, UE, Consiglio d'Europa; e organizzazioni governative, governi, fondazioni private americane ed europee, istituzioni educative e università (fra queste Columbia, Oxford, Cambridge, Ottawa, Maastricht University).  

Tra le Ong partner figurano anche HRW, Médécins sans Frontières, il sito di analisi politica Project Syndicate, Refugee International, per "l'assistenza e la protezione dei rifugiati"; le branches locali di Transparency International contro la corruzione, e Policy Association on Open Society per "promuovere la democraziona nell'Est Europa e ex Urss".  Esempi dall'elenco di per sè parziale, ammette  la fonte.   

Nutrito l’elenco delle Ong finanziate dall’OSF fino al 2014 emerso dai DCLeaks nel 2016, a cui rimandiamo.  The Saker (sito vicino alla Russia) che ne pubblica una parte ne sintetizza gli obiettivi attraverso le parole chiave: diritti umani, delle donne e LGTB, notizie alternative (pur avendo ottimi rapporti con i media mainstream, osserva il post), uguaglianza di genere, minoranze, democrazia. E immigrazione. "In pratica cercano di influenzare gruppi di sinistra, governi femministe, migranti, gypsies, giornalisti nonché partiti nuovi (citati il M5S, Podemos e Syriza - ?!?). Deprecano la destra, il fascismo, la Russia, l’Ungheria di Orban, qualsiasi cosa resista all’UE".  The Saker elenca anche varie tecniche di influenza.   

Nell’elenco molte Ong che operano in Europa, specie nell’Europa dell’Est, prima la Polonia,  e una dozzina  specificamente ‘Europee’, più Transparency Intl- Liaison Office to UE, Young European Federalists, e Alter EU, presente nei 28 paesi UE,  per conquistare alle idee a ai valori di OSF i candidati all’Europarlamento.  

In questo contesto fa un po’ sorridere che le tre organizzazioni italiane nella lista siano l’Associazione Upre , che promuove la cultura Rom e le relazioni interculturali; l’ Arcigay e l’Associazione 21 Luglio – queste presenti anche in un altro file dei DcLeaks che cita pure le somme elargite.  

SOROS NEI DCLEAKS.
"Migliaia di files interni alla OSF di Soros sono stati resi pubblici nel 2016 dopoessere stati piratati. Riuniti nel sito Soros DCLeaks contengono moltissime informazioniche dimostrano l'influenza che cerca di avere il miliardario mondialista (e pro immigrazione) nel mondo. I files si riferiscono al periodo 2008-2016"  

"Secondo le rivelazioni di DCLeaks questi documenti sono stati hackerati da un gruppo di attivisti americani che vogliono mostrare la realtà del 'processo di presa delle decisioni" e dei 'veri elementi della vita politica americana'". Così un post francese (di Lucien Pons)

Il post segnala alcuni files di particolare interesse per gli europei.  

$100 000 sono stati dati a United for Intercultural action per l'insieme dei paesi dell'UE. Obiettivo "Contrastare i partiti populisti in Europa in vista delle elezioni europee. In collaborazione con European Network against racist et Hope not Hate, United condurrà una campagna di comunicazione focalizzata specialmente su Francia, Grecia, Ungheria, Italia e Paesi Bassi".  

$ 130.000 sono stati attribuiti al giornale EUObserver,  che aveva lo scopo di analizzare la montante "narrazione di odio" e combatterla, reclutando giovani giornalisti sul campo.  

$49.500 sono andati a "Italiani alternativi" [sembra riferirsi non a un gruppo specifco ma a un programma e a vari gruppi] per "dare più importanza e tempo di parola ai senza voce, cioè migranti e giovani". Per questa via attivisti italiani e volontari hanno ricevuto donazioni.  

In tutta l'Europa, "centinaia di Ong 'indipendenti' lavorano con l'OSF , anche istituzioni come l'UE"- aggiunge il post francese. Uno dei progetti della fondazione è chiaro :"Fare accettare agli Europei i migranti e la sparizione delle frontiere".  

Si potrà essere o meno d'accordo, disturba l'interferenza.  

Significativi gli obiettivi del suo Open European Policy Institute, il braccio Europeo  dell'OSF, raccontati ufficialmente sul suo sito:  

*Fornire prove e argomenti per dar forma a dibattiti politici e processi decisionali: 

*Collegare la rete di OSF con le istituzioni UE e gli Stati membri; 

*Impegnarsi in dibattiti sul futuro delle istituzioni UE e delle politiche per promuovere valori della società aperta; 

*Costruire solide relazioni con funzionari, politici, e altri protagonisti per mantenere le libertà civili, i diritti e e la giustizia nell'agenda europea.   

Non sorprende troppo scoprire che l' Open Society European Policy Institute abbia preparato un memo intitolato “Alleati affidabili nel Parlamento Europeo  2014-2109" in cui annota l’importanza di costruire relazioni’ durature e degne di fiducia’ con europarlamentari ‘credibili nel sostenere il lavoro di Open Society’.  

La mappa tracciata offre una intelligence sui membri dell’8° Parlamento Europeo propensi a supportare i valori della Open Society nella legislatura 2014-2019.  Comprende 11 comitati e 26 delegazioni e i più alti corpi decisionali dell’Europarlamento: 226 europarlamentari sono/sarebbero  alleati o vicini all’Open Society. Qui la lista nuda e cruda,  qui il file originale dai Soros DCLeak con il lungo e dettagliato documento.  

SOROS IN UCRAINA. Vi aveva dedicato un post Remocontro, il sito di Ennio Remondino, una mini-inchiesta sulle ong umanitarie e il ruolo di NED e CIA nel paese dove operavano ben 150 Ong. 

“E’ ormai assodato che Soros è stato profondamente implicato nelle proteste di Maidan a Kiev e nel colpo di stato violento che ha cacciato un governo democraticamente eletto in nome dei “valori Europei …”, scrive Zerohedge.  

"Dai recenti DCLeaks - leggiamo in un post linkato - si apprende che la rete di organizzazioni no-profit ha operato anche su membri UE per supportare una narrazione pro-Maidan  e per scoraggiare eventuali legami e sostegno alla Russia" (si fa l’esempio della Grecia e dei soldi ai media greci). E ancora:   

“Oggi - prosegue ZH - nuovi documenti nella nuova tranche di 2500 files [i DCLeaks] mostrano l’immenso potere e controllo avuto da Soros sull’Ucraina anche dopo il sovvertimento del governo…Dai leaks emerge come “Soros e le sue Ong ebbero dettagliati incontri con i vari protagonisti del colpo di stato in Ucraina, dall’ambasciatore Usa Goffrey Pyatt e vari ministri ucraini …. Piani per minare l’influenza della Russia e i suoi legami con l’Ucraina sono al centro di ogni conversazione… L’Ong di Soros International Renaissance Foundation(IRF) gioca un ruolo centrale  nella costruzione della Nuova Ucraina, come Soros definisce il suo progetto”.    

Non stupisce che un anno dopo i fatti di Kiev Putin abbia bandito per legge una serie di Ong straniere - ha scritto il Guardian -  a cominciare dal NED, non proprio una Ong  come abbiamo visto ma finanziato direttamente dal Congresso Usa, a seguire Amnesty , HRW e varie Ong ucraine e polacche legate a Soros.  

Lo stesso sta facendo la Cina, imponendo alle ONG stretti controlli di sicurezza.  

http://www.lastampa.it/2017/05/07/blogs/underblog/le-ong-umanitarie-la-rete-di-george-soros-JCF9NsRjVriK60sEnpA37J/pagina.html

Perché George Soros finanzia l’arrivo degli immigrati in Italia. - Flavia Provenzani

Perché George Soros finanzia l'arrivo degli immigrati in Italia

Perché George Soros, uno dei più grandi speculatori al mondo, finanzia l’arrivo degli immigrati in Italia, contribuendo alla creazione della crisi dei migranti in Europa?

Per Soros è solo l’ennesima operazione di trading celata dagli obiettivi filantropici vantati dalla sua fondazione Open Society, che finanza direttamente le navi curate dalle ONG nel Mediterraneo che, secondo un’inchiesta aperta, aiuterebbero gli immigrati ad arrivare in Italia.

Soros finanzia lo sbarco dei migranti in Italia.
Perché Soros vuole inondare l’Italia e l’Europa con orde di immigrati musulmani?
Non possiamo esserne sicuri, ma recentemente è venuto alla luce che Soros si è esposto fortemente a favore del ribasso dell’azionario statunitense.
A quanto pare, pensa che causare il caos in Europa diffonderà il contagio verso gli Stati Uniti, mandando così i mercati statunitensi all’interno di una spirale ribassista.
La distruzione dell’Europa attraverso l’inondazione di milioni di musulmani è un piano diretto per causare il caos economico e sociale nel continente.

Una situazione di turbolenza equivale ad un profitto per George Soros, che sembra avere i suoi tentacoli nella maggior parte degli eventi geopolitici mondiali negli ultimi decenni.

Tutti sappiamo che la correlazione non è giustificazione. Tuttavia, data la straordinaria ricchezza di Soros, i legami politici e la sua esperienza nel trarre profitto dalle crisi, l’investitore è certamente un catalizzatore di gran parte delle turbolenze geopolitiche che si stanno verificando attualmente.

Ha intenzione di distruggere i confini nazionali e creare una struttura di governance globale con poteri illimitati. Dal suo rapporto con Viktor Orbán, primo ministro ungherese, possiamo vedere chiaramente come preferisca i leader nazionali minori, più propensi a diventare pupazzi e a plasmare le masse ignoranti.

Soros si vede come un missionario della globalizzazione e utilizza i suoi soldi e le sue conoscenze per influenzare la politica e creare crisi, sia economiche che sociali, per promuovere questo suo scopo.
Dati questi obiettivi, Soros sta cospirando contro l’umanità al fine di distruggere le democrazie occidentali.

Anche agli occhi di persone molto razionali, alcuni eventi globali non riescono ad avere un senso. Perché, ad esempio, le democrazie occidentali dovrebbero prendersi milioni di persone i cui valori sono completamente incompatibili con i propri?
Quando guardiamo da vicino la verità e i fatti promossi attivamente dal principale artista di marionette al mondo, George Soros, le cose diventano un po’ più chiare.

ONG che aiutano i migranti ad arrivare in Italia sono finanziate da Soros
L’Italia è impegnata in un’inchiesta sulla flotta di ONG (Organizzazioni Non Governative) che aiuta i migranti ad arrivare in territorio italiano e nell’UE dalla costa nordafricana dopo la pubblicazione del report dell’Agenzia europea per la protezione delle frontiere e della costa, che ha stabilito che i membri delle organizzazioni non governative agiscono come complici dei contrabbandieri contribuendo direttamente al rischio di morte dei migranti nel tentativo di arrivare in Italia.

Il report dell’agenzia di regolamentazione Frontex suggerisce che le ONG che sponsorizzano le navi nel Mediterraneo stanno ora agendo come veri e propri complici dei contrabbandieri a causa del loro servizio, che effettivamente fornisce un sostegno affidabile per i migranti che partono dal Nord Africa e arrivano in Italia. La flotta di navi curate dalle ONG riduce i costi dei contrabbandieri, eliminando altresì la necessità di procurarsi navi in grado di compiere un viaggio completo in tutto il Mediterraneo fino alla costiera europea.

Molte di queste ONG sono finanziate direttamente dalla fondazione Open Society di George Soros.

Carmelo Zuccaro, procuratore generale di Catania, ha chiesto il monitoraggio dei finanziamenti dietro alle associazioni di ONG impegnate nella gestione dell’onda migratoria, sottolineando come la mafia si stia appropriando di parte dei finanziamenti dedicati alla gestione dei migranti. 
Nonostante non sia un crimine entrare nelle acque di un paese straniero e raccogliere i migranti dal mare, le ONG sono chiamate a portarli nel porto più vicino, che il più delle volte è uno dei tanti post sulla costa dell’Africa settentrionale anziché in Italia.

Gli obiettivi di Soros finanziando la crisi dei migranti.
Fondamentalmente, l’obiettivo di Soros è la distruzione dei confini nazionali, come dimostrato in modo molto chiaro con il suo finanziamento alla crisi dei rifugiati in Europa.

La crisi degli immigrati è stata alimentata dalla guerra civile attualmente in atto in Siria. Ma ti sei mai chiesto come tutte queste persone abbiano improvvisamente saputo che l’Europa avrebbe aperto le sue porte e li avrebbe lasciati entrare?
La crisi degli immigrati non è un fenomeno naturale. Ha coinciso con la donazione di denaro da parte della fondazione di Soros all’Istituto di politica migratoria degli Stati Uniti e alla piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti privi di documenti, entrambe organizzazioni sponsorizzate da Soros. Entrambi i gruppi sostengono il reinsediamento dei musulmani del terzo mondo in Europa.

Nel 2015, un giornalista di Sky News ha trovato un «Manuale dei migranti» sull’isola greca di Lesbo. È stato poi rivelato che i manuali, scritti in arabo, erano stati dati ai rifugiati prima di attraversare il Mediterraneo da un gruppo chiamato «Benvenuti nell’UE». Benvenuti nell’UE è finanziata dall’Open Society di George Soros.

Soros non solo sostiene i gruppi che a loro volta sostengono l’insediamento dei migranti nel terzo mondo in Europa, ma è anche l’architetto del «piano Merkel».
Il piano Merkel è stato creato dall’European Stability Initiative, il cui presidente Gerald Knaus è un collega di vecchia data dell’Open Society Foundations.
Il piano prevede che la Germania debba concedere asilo a 500.000 profughi siriani. Esso prevede inoltre che la Germania, insieme ad altre nazioni europee, debba accettare di aiutare la Turchia, paese musulmano al 98%, ad entrare all’interno dell’UE.

La mano di George nelle crisi geopolitiche mondiali.
Sin dagli anni ‘80 l’impegno di Soros, oltre alla speculazione sui mercati, si è rivolto al sostegno della globalizzazione, in seguito portato avanti attraverso la sua Open Society Foundations (OSF).
George Soros da anni è concentrato su scopi filantropici, gli stessi che lo hanno spinto a creare la sua fondazione nel 1993.

Durante gli anni ’80 e ’90, ha usato la sua straordinaria ricchezza per finanziare le rivoluzioni in decine di nazioni europee, tra cui la Cecoslovacchia, la Croazia e la Jugoslavia grazie alla donazione di capitali ai partiti di opposizione politica, alle case editrici e ai media indipendenti.

Perché Soros si è messo in discussione negli affari di queste nazioni? In parte la risposta risiede negli investimenti che durante e dopo il caos Soros fa sugli asset di questi Paesi.
Lo speculatore aveva poi l’abitudine di sfruttare l’analista Jeffrey Sachs per consigliare ai nuovi governi di privatizzare immediatamente tutti i beni pubblici, consentendo così a Soros di vendere gli asset che aveva acquisito durante le turbolenze dei mercati durante le crisi.

https://www.money.it/George-Soros-finanzia-arrivo-immigrati-Italia

Vaccini: il Codacons rende pubblici i dati dell’Aifa sulle reazioni avverse (22.000 casi in 3 anni!) e denuncia il Ministro Lorenzin per abuso d’ufficio, omesso controllo e favoreggiamento alle case farmaceutiche!!

Cosa sono e come funzionano i vaccini 'plug & play"

Vaccini: ecco i dati sulle reazioni avverse raccolti dal Codacons.

Sui vaccini è battaglia legale fra il Codacons e le autorità. Da una parte l’associazione dei consumatori, dall’altra il ministero della Salute e l’Agenzia per il farmaco. La prima ha denunciato l’Aifa e il ministro Beatrice Lorenzin per abuso d’ufficio, omesso controllo e favoreggiamento alle case farmaceutiche interessate alla somministrazione dei vaccini, in relazione alla morte di cinque neonati. In particolare il Codacons accusa la Lorenzin di non aver informato gli altri ministri, al momento dell’approvazione del decreto sui vaccini, dell’esistenza “di un documento dell’Aifa sulle reazioni avverse”. Dal canto suo l’Aifa ha dato mandato ai proprio legali “di difendere contro il Codancons, in ogni forma e in ogni sede, la verità scientifica, la realtà dei dati, la qualità dell’operato del lavoro svolto dall’Agenzia”.

I dati presentati dal Codacons questa mattina dicono che le segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini sono state 21.658 nel triennio 2014-2016. Prima di scendere nel dettaglio il Codacons ha voluto ribadire ancora una volta che l’associazione non è contro i vaccini: “Chiunque a partire dall’Aifa dovesse ancora affermare che il Codacons è contro i vaccini sarà immediatamente querelato per diffamazione e per strumentalizzazione diretta a favorire le case farmaceutiche attraverso affermazioni false”. I consumatori infatti auspicano “vaccini singoli, sicuri, testati ed adeguate indagini pre vaccinali“.

Il Codacons ha riferito che i cinque casi di bambini morti fra il 2014 e il 2016 sono al vaglio della procura di Torino che sta indagando a seguito di una denuncia della stessa associazione di consumatori. Sotto accusa il vaccino esavalente Infanrix: “L’Aifa sostiene che ciò non ha nulla a che fare con il farmaco, ma l’autorità giudiziaria deve indagare”, specifica il Codacons. Precisamente l’Aifa, nel documento citato dal Codacons, ha scritto: “Non esiste alcuna relazione causale tra l’esposizione ai vaccini e la sindrome dei morte improvvisa del lattante (Sids) e l’incidenza di quest’ultima è la stessa sia in presenza che in assenza di vaccinazione. Il fatto che una Sids si possa verificare a breve distanza dalla vaccinazione non implica quindi alcun rapporto di causa-effetto”.

Il Codacons però ribadisce che l’ultima parola sarà della magistratura ed in ogni caso non c’è stata sufficiente comunicazione: “L’organismo ha il dovere di comunicare tutte le informazioni sulle reazioni avverse, sia dal punto di vista dei farmaci, sia dal punto di vista dei vaccini”.

Delle 21.658 segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini nel triennio 2014-2016, il Codacons specifica che 3.351 sono relative al solo vaccino esavalente. Nel dettaglio, nel 2014 sono state “8.182 le segnalazioni per vaccini ritenuti sospetti rilevate dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (Osmed) e 1.857 quelle per il vaccino esavalente comunicate da Aifa, di cui 168 gravi. Nel 2015 sono state 7.892 le segnalazioni da vaccini rilevate dall’Osmed e 992 quelle da esavalente comunicate da Aifa, di cui 144 gravi. Mentre nel 2016 le segnalazioni da esavalente comunicate da Aifa ammontano a 702, di cui 142 gravi”. Tra le patologie principali riscontrate a seguito della somministrazione del vaccino esavalente vi sono “patologie del sistema nervoso, disturbi psichiatrici, patologie della cute e del tessuto sottocutaneo, patologie gastrointestinali e vascolari, disturbi del metabolismo e della nutrizione”.

Il presidente nazionale Codacons, Carlo Rienzi, spiega: “Non si possono rendere obbligatori i vaccini laddove non c’è pericolo di epidemie né un calo percentuale delle vaccinazioni. Poi c’è bisogno di organizzazione, se si volessero fare solo indagini pre-vaccinali si bloccherebbe per due anni il servizio sanitario nazionale”. L’Agenzia del farmaco, ribadendo la volontà di adire le vie legali, ha commentato così: “Le affermazioni del presidente del Codacons Carlo Rienzi diffondono dubbi e incertezze che non trovano fondamento nella scienza, e l’attività di farmacovigilanza, e nello specifico di vaccinovigilanza, svolta dall’Agenzia conferma la verità scientifica attraverso un’attività quotidiana di monitoraggio”.

(02/06/17)

ONG, MIGRANTI, TRAFFICANTI, GUARDIA COSTIERA LIBICA, MISSIONE INTERFORZE SOPHIA. TUTTI INSIEME. - Francesca Ronchin

Una sequenza svela come sono avvenute realmente le operazioni di salvataggio dei migranti a largo delle coste libiche. In un sms un volontario delle ONG rivela a Report: "Avevamo l’ordine di non riprendere i barchini con gli scafisti, altrimenti ci avrebbero lasciato a casa”. Le immagini confermano quanto scritto nel rapporto riservato di Frontex, con una comparsa in più: l’elicottero della missione Sophia, che vede tutto e invece di intervenire vola via.
Sono le 6.30 del 18 maggio 2017 la nave Aquarius di SOS Mediterranee, a circa 15 miglia dalle coste della Libia , è impegnata nelle attività di soccorso di 562 migranti. Quel giorno in mare ci sono anche altre 5 ONG.Non c’è la guardia costiera italiana, non c’è Frontex, c’è un elicottero dell’operazione Sophia di Enuav for Med, che sorvola il mare per qualche minuto e poi inspiegabilmente va via.
Dalle soggettive delle immagini girate dal team della Aquarius si vedono solo i volti dei migranti tratti in salvo. Ma se si allarga l’obiettivo si vede una realtà molto più complessa di quella che è stata raccontata fino ad ora, molto di più rispetto ai filmati da consegnare alle forze dell’ordine una volta a terra. Se si allarga l’obiettivo, si vedono delle motovedette libiche, non si sa se quelle ufficiali o appartenenti alle milizie, che bruciano le barche in legno ma prima rubano i motori, si vedono dei barchini con a bordo uomini coperti da grossi cappelli di paglia che le ong chiamano “pescatori” ma che più che ai pesci, sono interessati a motori e giubbotti salvagente. Gli stessi barchini che scortano i migranti fino alle navi delle ONG. Nessun operatore della ong li ha mai fotografati perché a bordo c’era il divieto assoluto di scattare foto “altrimenti ti avrebbero lasciato a casa”, spiega un volontario.
Motivi di sicurezza? Il volontario ci spiega che era una questione soprattutto di rispetto.La convivenza in mare con trafficanti e motovedette che non appartengono alla guardia costiera del governo di Tripoli non è facile. Ma le stesse ONG che hanno sempre dichiarato di voler collaborare con le forze dell’ordine, sono le stesse che fino al 10 agosto si sono battute per non avere ufficiali di polizia giudiziaria a bordo. Il filmato verrà trasmesso nella puntata di Report in onda alle 21.10 su Rai3 (lunedì 20 novembre 2017)

"I migranti non sono il nuovo proletariato. Così la sinistra del politicamente corretto si estingue". - Carlo Freccero

Carlo Freccero: I migranti non sono il nuovo proletariato. Così la sinistra del politicamente corretto si estingue

Populismo. Sono stupefatto di vedere che il buonismo di sinistra si limita all’accoglienza ma non si pone mai il problema delle cause. Perché ci sono oggi tanti migranti? Perché siriani e libici che fino all’intervento dell’Occidente godevano di un tenore di vita elevato, sono oggi profughi in terra straniera?

Ho scritto sul manifesto del 5 giugno, che con l’adesione acritica alla terza via del neoliberismo la sinistra è diventata non l’antagonista del neocolonialismo globalista, ma addirittura, la sua maggiore fautrice. Aggiungendo che, in quanto sinistra, non può palesare le sue intenzioni. Un’esponente della destra come Trump può bombardare in nome della superiorità militare americana al grido “America First”. Una neocon liberal come Hillary Clinton o un buonista come Obama, devono trincerarsi invece dietro lo schermo dell’esportazione della democrazia.

La sinistra del politicamente corretto si estingue perché non riesce più ad elaborare un pensiero critico. In questi anni ha creduto alla favola dei dittatori cattivi e, come unico rimedio, ha proposto l’accoglienza dei profughi, vittime non dalla guerra, ma dei loro stessi governanti. Ha fatto propria l’equazione fascismo = comunismo. Si è schierata sempre dalla parte sbagliata. Questo perché la terza via non è che l’espressione del pensiero unico per cui tutto il resto è totalitarismo.

Di questo pacchetto di riforme dell’originario pensiero di sinistra, fa parte l’idea che la democrazia preveda una frattura popolo/élites, e che le élites debbano guidare un popolo incapace di autodeterminazione.

Confesso che le mie idee sulle élites nascono, come reazione, alla lettura del libro Propaganda di Edwards Bernays. Bernays, l’inventore della propaganda, la giustifica a partire dall’esigenza di piegare il popolo, mosso da istinti bestiali, ai voleri delle élites che invece perseguono a livello sociale, interessi legittimi. Questa visione elitaria della democrazia fa parte della visione del mondo americano. Ma, per fortuna, non è condivisa dalla nostra Costituzione che all’art.1 recita: «La sovranità appartiene al popolo».

Ma, polemizzando con queste mie considerazioni, sul manifesto dell’8 giugno Alessandro Dal Lago scrive che anche Gramsci credeva nelle élites. Siamo qui davanti all’ambiguità della parola élites che significa cose diverse in Europa o in America. Le sinistre europee, secondo la classica priorità del capitale culturale sul capitale economico, attribuivano al capitale culturale le élites.
Viceversa l’America ha sempre e solo conosciuto il capitale economico. In un contesto neoliberista élites significa élites economiche, quindi multinazionali e banche con tutto il sistema di propaganda che le circonda. Il disprezzo del popolo in quanto incapace di conseguire risultati economici ha a sua volta radici nell’etica protestante che, come Weber ci insegna, attribuisce al ricco l’evidenza della grazia Divina.

Concludo sui migranti. Sono reduce da Migranti Film Festival di Pollenzo, dove ero in giuria.. Ho visto un film bellissimo, The Fifth Point of The Compass di Martin Prinoth che spiega il disagio della migrazione più che tutta la teoria. E’ la storia di un ragazzo straniero adottato in Sud Tirolo, cresciuto nella nebbia e nel gelo, che indagando sulle sue radici, riesce a ritornare nel suo paese. I bisogni identitari e culturali non sono necessariamente fascisti o di destra e l’occidente non è necessariamente il migliore dei mondi possibili. Temo che la sinistra, privata dalla sua classe di riferimento, il proletariato, abbia fatto dei migranti una sorta di foglia di fico per dimostrare di essere ancora dalla parte dei più deboli.

Ma i migranti non sono il nuovo proletariato perché la loro coscienza identitaria non è qui ma altrove. Hanno diritto a non essere culturalmente sradicati, a meno che non si tratti di una loro libera scelta. Viceversa gli abitanti dei quartieri più poveri in Europa, hanno diritto a non essere sradicati dalle loro usanze da parte di un’immigrazione culturalmente eterogenea. I migranti non risiedono in via Montenapoleone e non portano via lavoro agli amministratori delegati. Decidere come fanno le élites che il popolo è brutto sporco e cattivo perché non vuole accoglierli è ingiusto. E’ il popolo che porta il peso dell’immigrazione con la perdita di valore del lavoro manuale.

La svalutazione del lavoro in questi anni di ordoliberalismo e di euro, è stata possibile solo grazie all’esercito di riserva costituito dai migranti. E’ logico che le élites economiche siano favorevoli all’immigrazione. Le libera dall’incombenza di delocalizzare dove c’è disperazione, portando la disperazione direttamente qui.

https://ilmanifesto.it/la-sinistra-ridotta-a-pensiero-unico-delle-elites/

sabato 9 giugno 2018

G7: tra dure polemiche si tratta a oltranza su possibili compromessi. - Carlo Valsania

(Epa)

Charlevoix - Nel mezzo di gravissime polemiche e divisioni, ecco che al G7 vanno in scena i tentativi di una ricucitura dell'ultima ora tra Donald Trump e il resto del mondo. Almeno quelli di salvare il salvabile, cioè di dar voce a impegni parziali dei sette grandi. Ma forse anche di arrivare, smentendo ogni attesa, al miracolo di un comunicato conclusivo che provi ad arginare le ostilita' esplose tra gli alleati. “Credo che avremo un documento congiunto”, ha detto a sorpresa Trump in serata.

Quel che è certo è che regna l'incertezza e la tensione. Dopo una cena di lavoro tra i leader delle sette potenze industriali, piu' l'Unione Europea, la notte ha visto scattare il lavoro ad oltranza degli sherpa, dei rappresentanti dei primi ministri e capi di stato riuniti e delle loro squadre negoziali. Hanno cercato alacremente di limare differenze e arrivare a prese di posizioni comuni a cominciare da alcune delle piu' specifiche e semplici tematiche in agenda: tra queste la crescita inclusiva, l'intelligenza artificiale, la difesa delle democrazia.

Ma la pesante incognita è rimasta la possibilità del documento conclusivo unitario al quale ha alluso Trump, sottoscritto cioe' anche dagli Stati Uniti, davanti alle continue polemiche sul commercio e alle azioni unilaterali della Casa Bianca sui dazi contro gli alleati. Simili battaglie sono parse rendere impossibile un testo non svuotato di contenuti. Lo scenario piu' probabile, se entro oggi non sarà stato trovato un compromesso, è che il G7 possa in realta' decidere di rinunciarvi, sacrificandolo sull'altare di divisioni che, oltre al commercio, vanno dal clima all'Iran. E che da ieri comprendono la Russia: Trump ha proposto un suo rientro nel gruppo, tornando cosi' a creare un G8. Ma gran parte degli altri leader hanno respinto apertamente e con freddezza l'idea. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha sottolineato che sul no a Mosca, espulsa dopo la sua annessione della Crimea, la Ue rimane compatta. Anche se il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha indicato di aver apprezzato la mossa di Trump in direzione del dialogo con la Russia.

In assenza di un documento finale, ha preso piuttosto quota nella notte l'opzione concreta di una piu' facile e limitata dichiarazione conclusiva da parte della presidenza canadese del summit, affidata al premier di casa Justin Trudeau. Una soluzione che, agli occhi del suoi fautori, sarebbe capace di evitare un'aperta spaccatura che prenda la forma di un comunicato di sei paesi contro Washington.

Gli sforzi non sono mancati, nel corso della notte, per concepire il comunicato congiunto. Se pero' l'ottimismo sui piu' semplici impegni dei documenti tematici saliva nelle ore, non altrettanto facilmente cresceva quello sul testo finale. “Le speranze non sono troppo elevate”, ha ammesso una fonte vicina alle trattative al termine della cena e durante gli incontri notturni degli sherpa.

Ad alleggerire quantomeno i toni di scontro, nelle ultime ore, hanno contribuito i toni diplomatici e cordiali di due meeting bilaterali avuti da Trump dopo il suo arrivo nel pomeriggio e prima della sua ripartenza anticipata a meta' mattina di oggi alla volta del vertice con la Corea del Nord a Singapore. Trump ha visto Trudeau e soprattutto il Presidente francese Emmanuel Macron. Agli scambi pubblici di pesanti accuse con loro, che avevano caratterizzato le recenti giornate, sono seguite parole piu' concilianti e pacate di persona. Macron ha parlato di “progressi” anche sul delicato fronte commerciale, pur senza entrare in alcun dettaglio. Trump ha rivendicato una buona relazione e una franca discussione con Macron nonostante abbia ammesso che i resoconti sull'escalation delle polemiche bilaterali non sono stati esattamente fake news. Funzionari canadesi hanno da parte loro definito “positivo” il colloquio tra Trump e Trudeau, durato piu' a lungo del previsto e che ha affrontato anche la rinegoziazione del Nafta, il patto di libero scambio nordamericano, ipotizzando una accelerazione di trattative al momento nell'impasse. Trump, in un breve momento di incontro con Conte, ha inoltre espresso al primo ministro italiano i suoi complimenti per la vittoria elettorale.

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-06-09/g7-dure-polemiche-si-tratta-oltranza-possibili-compromessi-084459.shtml?uuid=AEQR1N3E

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È un G7 complicato.

Europa e Trump litigano su Russia e dazi, e forse non ci sarà un comunicato congiunto finale: intanto ci sono le prime foto di Conte in mezzo ai leader internazionali.


(I nove leader del G7 in posa per la foto di gruppo a La Malbaie, in Canada, l'8 giugno 2018: da sinistra il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, la prima ministra britannica Theresa May, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro giapponese Shinzo Abe, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker)
(Leon Neal/Getty Images)

Nel primo giorno del G7 di Charlevoix, in Canada, i leader europei hanno evidenziato varie divergenze con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dando l’impressione di un summit complicato e che potrebbe addirittura concludersi senza un comunicato congiunto di tutti e sette i paesi coinvolti, come prevede la consuetudine. La stessa cancelliera tedesca Angela Merkel era arrivata ad auspicare questa conclusione, sostenendo che nelle accese discussioni di questi giorni gli stati europei non dovranno scendere a compromessi, e che dovranno essere onesti sui risultati dei colloqui, senza ricorrere a un comunicato “annacquato”.







       





È il primo incontro tra sette dei paesi più industrializzati del mondo a cui ha partecipato il nuovo presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, che ha così incontrato per la prima volta, oltre a Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, la prima ministra britannica Theresa May e il primo ministro giapponese Shinzo Abe.



Ma è stato subito un summit complicato, perché gli stati europei si sono scontrati con Trump su diversi temi, per primo la Russia. Trump aveva detto prima del summit che lo stato guidato da Vladimir Putin dovrebbe essere riammesso al G8, da cui era stato escluso nel 2014 per via della guerra in Ucraina. Conte, in una mossa giudicata avventata da molti osservatori, si era detto d’accordo, unico tra i leader europei che invece mantengono posizioni molto critiche e severe nei confronti della Russia.

Nel primo giorno di G7, però, Conte si è in un certo senso riallineato con gli altri paesi europei, firmando una posizione comune stabilita al termine di un colloquio tra i leader del continente presenti al G7 che tra le altre cose ribadisce le sanzioni e sancisce l’inammissibilità della Russia al G8 finché non rispetterà gli accordi di Minsk, firmati nel 2014 per porre fine alla guerra in Ucraina. Prima dell’incontro, Conte era stato vago sulla posizione ufficiale dell’Italia di fronte a questi temi, spiegando che prima voleva sentire le posizioni degli altri paesi. Conte ha già tenuto incontri bilaterali con il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker e con il presidente del Consiglio della UE Donald Tusk.

Ma al centro delle divergenze tra Trump e i leader europei c’è anche e soprattutto la questione dei dazi commerciali sull’importazione di alluminio e acciaio, applicati ufficialmente dagli Stati Uniti ai paesi europei a fine maggio, dopo mesi di trattative andate a vuoto che hanno avuto l’effetto di aumentare le tensioni. Secondo Reuters, gli Stati Uniti hanno accettato di avviare delle trattative formali sui dazi entro le prossime due settimane, ma è probabile che nei giorni del G7 non saranno raggiunti risultati: un po’ perché Trump non ama le trattative collettive, un po’ perché lascerà in anticipo il summit per raggiungere Singapore, dove incontrerà il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Apparentemente è stato Macron il principale negoziatore dell’Europa su questi punti.


Trump e gli stati europei sono in disaccordo anche su altri temi, dall’accordo sul nucleare iraniano (da cui sono recentemente usciti gli Stati Uniti) alle misure da applicare per combattere il riscaldamento globale (Trump vuole ritirarsi dagli accordi di Parigi).

https://www.ilpost.it/2018/06/09/g7-canada-giuseppe-conte/