venerdì 13 luglio 2018

Governo balneare. - Carlo Bertani



Mattina d’Estate, quartiere periferico: cerco disperatamente un bar aperto, nel chiasso di stridii e rumori di autobus, per trascorrere un’ora e mezza. Niente di speciale: ho portato la macchina dal meccanico. E arriva lei, inaspettatamente, Sooror, da Tehran: la radio nazionale iraniana che, ogni tanto, mi chiama per un’intervista. Mi obbliga ad affrontare una situazione che continuo a rimuovere, quella dello strano connubio fra la forza politica più “vecchia” della repubblica e la più giovane. Fra un M5S che è nato da una costola di una sinistra becera, assolutista e orgogliosa del nulla che ha creato e, dall’altra, gli eredi delle “corna verdi”, Pontida, l’ampolla di acqua del “sacro” Po…e 50 milioni spariti nel nulla.

Di là della questione della cinquantina sparita – inutile: Bossi è sempre stato un ciarlatano, già ai tempi del sen. Miglio (che era di tutt’altra pasta) ed i figli l’hanno fottuto mica male, Lega Ladrona… – c’è poco da cincischiare. Serve a poco – come giustificazione – ricordare che gli altri hanno fatto peggio: sembra di riascoltare Craxi nel famoso discorso alla Camera, “Se qualcuno non sapeva nulla, si alzi, adesso!”
Ma qual è il futuro della Strana Alleanza?

In realtà, stiamo vivendo uno spezzone di Prima Repubblica: i governi balneari, Leone, sempre lui quando scoppiava la canicola ed i problemi s’accavallavano.
Perché, ad onor del vero, è stato fatto poco o nulla, a parte continuare in una strana ed eterna campagna elettorale.

La “questione migranti” è stata, in qualche modo, affrontata però, a capire veramente quel che è successo, tutto continua come prima. Qualche nave rimandata al mittente, altre che invece hanno avuto il “via libera” per sbarcare…ma, sul fronte europeo, nulla è cambiato. Macron continua a “fare il buliccio con il culo degli altri” – come usa dire a Genova – e la Merkel ha, semplicemente, detto “no” alla mobilità dei migranti in Europa: dove sbarcano, restano.
Gli austriaci, sempre servizievoli nei confronti dei loro padroni tedeschi, hanno abbozzato “Se mai, chiudiamo il Brennero” (anche se spiace un po’, per l’ambaradan logistico che andrà a succedere…100 euro in più per TIR, acc…) Conte crede d’aver capito una cosa, gli spagnoli un’altra, gli ungheresi un’altra ancora…così va l’Europa, “tutti assieme, in ordine sparso”.
Insomma, a fronte di una possibile crisi politica tedesca, che l’Italia vada a farsi fottere. Gliene potesse fregar di meno: tanto, andiamo al mare in Italia, poi si vedrà.

Quel “si vedrà” racchiude tutta la suspense della situazione, la storia di un governo nato non certo bene, obbligato a prendersi sul gobbo ministri che già furono di Monti, altri che hanno fatto lingua in bocca con Berlusconi. Paura, paura ad esprimere quello che gli italiani hanno veramente detto a Marzo: un “basta!” lungo milioni di chilometri, forte come milioni di decibel, profondo come milioni di metri. 
Ora, se Salvini pensa veramente che quel che raccontano i sondaggi sia realtà – ossia se saranno voti – sta prendendo una badilata di quelle che ti spianano il muso. Sta condensando in un nuovo contenitore i medesimi voti, che furono di Fini, di Casini, di Buttiglione…oggi (ancora per poco) di Berlusconi e di sua pochezza (in peso numerico) Meloni. Fuori da lì, c’è poco: perché?

Poiché la storia della Destra italiana non è una storia d’intelletto, creativa: era già tutto perso al tempo di Ezra Pound o, se vogliamo, di Benedetto Croce, “sua filosofica indecisione”. Non elabora nulla, salvo triturare nel frullino i medesimi valori “adattati” al contesto odierno.
E’ sempre – parliamo di valori – la “maggioranza silenziosa” che fu di Montanelli, il “poderoso” centro-destra del ’94, ossia un fiume di valori che mi ricordano i versi di una vecchia canzone: “Vecchia, piccola borghesia…”
Al contrario della sinistra – che dai tempi “sovietici” è riuscita a riciclarsi nei valori di Blair, ossia quelli del neo-liberismo: avrebbe fatto meglio a “ripensare” una sinistra europea più combattiva e, soprattutto, “pensante” – la destra ha “trovato” (si fa per dire) per strada un imprenditore dei media come Berlusconi. Il quale ha confezionato una “frittura” di tutto ciò che la vecchia destra conservatrice e reazionaria conteneva. E lo ha rilanciato sulle Tv. Niente d’eccezionale, però ha funzionato.
Potrà funzionare di nuovo?

A mio avviso, no. Perché?
Il “fenomeno Berlusconi” è irripetibile, e Salvini non è certo l’erede di Berlusconi (meglio Renzi, senz’altro) e batte sempre sullo stesso chiodo, senza fantasia. Migranti, migranti, migranti…prima gli italiani…certo, però qualcuno comincia a dire: se quei soldi li avete presi, dovete restituirli, altrimenti siete nella stessa risma del PD, di FI, di Fini, dei vari centristi, ecc, ecc.
E qui c’è poco da dire (anche se i media ci hanno provato): il M5S ha avuto una decina di “infedeli” che hanno truffato sui rimborsi degli stipendi parlamentari. Una decina, in tutto – subito cacciati – ma era una questione interna, di accordi interni al partito: non hanno mai preso un euro dei rimborsi elettorali che loro spettavano.
Se, domani, Salvini chiederà “modifiche” al decreto Dignità (già, di per sé, poco “dignitoso”), suggerite da Berlusconi, lo scontro sarà già nell’Autunno, ma non credo che avverrà.

I nodi verranno al pettine quando dovranno affrontare il “nocciolo duro” dei loro programmi: la Flat Tax ed il Reddito di Cittadinanza. Perché sono riforme “pesanti” in termini di miliarduzzi, entrambe.

Personalmente, non capisco la Flat Tax: in un’Italia che è ai primi posti per sperequazione sul reddito (l’indice di Gini), riduciamo le aliquote ad una sola, due al massimo? A parte – trucchi da avvocaticchi a parte per ingannare la Consulta – che la Costituzione recita, all’art 53 “Il sistema tributario é informato a criteri di progressività”  – e non vedo proprio come si potrebbe by-passarla – c’è qualcosa che non mi convince.
Si narra che, abbassando le tasse ad una (o due) aliquote, tutti le pagheranno: e perché? Già me li vedo – dai “signori del ferro” di Brescia ai “signori del frumento” di Foggia – tutti a correre da Equitalia: “adesso che sono diventate “giuste” le paghiamo volentieri!” Uh, come ci credo. Addirittura le cosche: riabilitateci! Vogliamo pagare!

Che gli attuali sistemi di accertamento del reddito siano iniqui ed imprecisi, ne sono pienamente convinto – basti pensare al farraginoso metodo degli “studi di settore”, per il quale un ristoratore che compra un’orata e poi non la vende, avrebbe guadagnato lo stesso – però c’è un sistema semplice, adottato nella Repubblica Socialista Nord-Americana: il reato d’evasione fiscale, siccome toglie risorse a tutti, è un reato contro la Nazione e, dunque, un reato penale. 
Si sorvola spesso su questo concetto, ma se non si pagano le tasse non ci sono più medici che ti aspettano al Pronto Soccorso, maestri in aula con i bambini, pompieri quando scoppia un incendio: soltanto quando si è accertata la base fiscale, ossia chi sono e quanti sono i contribuenti, qual è il loro reddito, allora si può parlare di sistemi fiscali. Altrimenti, sarà sempre e solo aria fritta: non sarebbe proprio necessario fare loro vedere il sole a scacchi: basterebbe il profumo. La borghesia è, per sua intima costituzione, codarda.
Infine, ricordiamo che Al Capone non fu “beccato” per centinaia di omicidi, bensì per evasione fiscale.

Dall’altra parte il M5S scalpita per vedere, finalmente, il suo “sogno nel cassetto” realizzato.
Abbiamo già detto mille volte che non si tratta di un vero RdC, bensì di un serio assegno di disoccupazione (la legge ricalca, a grandi linee, il sistema tedesco) perché è scandaloso che la seconda potenza industriale d’Europa non abbia un supporto al reddito in caso di disoccupazione.
La Legge Fornero, in aggiunta, ha creato una vasta zona d’ombra, che potremmo tratteggiare così: le aziende non sanno più che farsene dei dipendenti over 55, mentre la pensione arriva a 67. Si tratta di un “limbo” dove sguazzano circa 6 milioni di persone e le loro famiglie.

Un’analisi più seria dovrebbe prendere in esame le modalità dell’attuale sistema industriale – che viene definito ancora “manifatturiero”, mentre in realtà è “macchine-fatturiero” – e questo muta radicalmente i termini del problema.

Combinando il flebile “decreto Dignità” con la questione dei migranti, possiamo notare quanto le vere “pietre angolari” del sistema industriale (e, dunque, anche finanziario e sociale) siano state ignorate.

1) I padroni, se possono (ossia se glielo lasciano fare), pagano sempre di meno: questa è una legge vecchia quanto il mondo. E tu scrivi pure tutti i “decreti Dignità” che vuoi: se non aggiungi la sanzione amministrativa o penale, non avrai mai forza contrattuale all’interno della società.

2) La seconda ragione è più complessa e coinvolge da un lato il tasso di scolarità e, dall’altro, la tipologia delle aziende. A parte i dirigenti, la struttura di una moderna azienda è composta da molti quadri intermedi, che sono in gran parte tecnici. Sono quelli che fanno funzionare le macchine di processo: semplificando, i robot. Per far funzionare un’azienda moderna, servono tecnici specializzati e manodopera senza particolare preparazione, poiché la macchina va servita, non è lei a servire l’uomo. Perciò, da un lato tecnici scolarizzati e ben preparati, dall’altro dei semplici “robot-umani”. Per ora, il rapporto numerico è ancora a favore dell’uomo (per le mansioni semplici): domani, si vedrà. Ma questo è un altro discorso che, però, bisognerebbe iniziare a fare: non ho remore nel definire che questo è stato il grande errore delle sinistre europee, quello che le ha fatte finire ad osannare Blair o la Clinton.

Questo governo – diciamolo fuori dai denti – è solo una copia edulcorata del governo Monti: nei ruoli chiave, (Economia-Esteri) ci sono tutti uomini legati alle istituzioni europee: dove sono finiti i Bagnai, i Fioramonti, i Rovertini, i Borghi? Erano uno specchietto per allodole elettorale?

Come può pensare, il M5S, di proporre una legge che costerà decine di miliardi l’anno? Le obiezioni di Cottarelli e di Boeri non sono retoriche, bensì reali: ad esse, bisogna dare una risposta.
La risposta esiste, ed è una sola: la società industriale avanzata (ossia altamente automatizzata) non può sopravvivere se non si pone sul piatto una domanda: il profitto è solo prodotto dal capitale?
E’ una domanda semplice: dalla risposta che si dà a questa domanda – ma non perché fu proposta da Marx – ne discendono due scenari, ossia una società ordinata e vitale da un lato, un pessimo film hollywoodiano di fanta-storia, zeppo di fucili mitragliatori, dall’altra.

Ai tempi di Moro e di Berlinguer, le aliquote fiscali erano sette, e la più alta prevedeva una tassazione del 75% sui guadagni: si viveva abbastanza bene, ad Agosto tutti andavano in vacanza, non c’era quasi ticket sui medicinali, negli ospedali c’era posto e si veniva ricoverati “per analisi”. Gli studenti universitari meritevoli ricevevano un “pre-salario” di 500.000 lire che, riportati d oggi, sarebbero circa 5.000 euro l’anno, le donne andavano in pensione a 55 anni egli uomini a 60: chiunque con 35 anni di contributi. Il debito pubblico era sotto il 60% e tutto in mani italiane eppure, nei consessi internazionali, gli economisti si cospargevano il capo di cenere…ah, l’Italia, il suo debito pubblico…
A forza di ripeterlo, la vulgata è diventata un imperativo.

Era veramente una società fondata “sul lavoro”, ma oggi è stato realizzato il miracolo: le mansioni pesanti o ripetitive sono delle macchine, non dell’uomo. Solo l’azienda che produce con queste modalità sopravvive, le altre sono destinate al fallimento.
Allora, diamo una risposta alla domanda: il profitto è solo prodotto dal capitale?
E’ una risposta che non richiede complesse trattative europee, che non scomoda la geopolitica, non tocca principi etici: tutto ciò che ci circonda e che vediamo – dalle autostrade ai grattacieli, dagli autobus alle biciclette – è stato creato solo dal capitale?
Se così non è, o non lo ritenete, significa che una parte dei profitti vanno corrisposti a chi lavora – si potrà decidere se monetizzarlo subito, se posticiparlo nella futura pensione, se stornarlo sul welfare ecc…ma tutto questo è un problema successivo – ed allora bisognerà aprire nuovi orizzonti: potrà essere una seria leva fiscale, oppure la partecipazione agli utili aziendali (la tedesca mitbestimmung)…altro…vari tipi di “compensazione” sociale…ma la decisione cambia, e cambia il paradigma di riferimento.
Altrimenti, vi racconto già come andrà a finire.

Maledetto, però è bravo: è stato l’unico a capire.
Mi riferisco a Vittorio Sgarbi: un essere che, spesso, mi dà il voltastomaco al solo vederlo apparire. Ma è stramaledettamente intelligente, vede “oltre” e capisce prima degli altri. Che, ad onor del vero, sono una pletora di pecore stupide (PD o FI, non cambia).
Non vi ha stupito che Sgarbi abbia dato il suo, personale voto a favore del governo Conte? Perché già sa come finirà.

Ne ho avuto esperienza quando lottai contro la riforma Fornero: articoli sempre sul filo della decenza, ma al vetriolo, che cospargevano sale sulle ferite con il sorriso fra le labbra.
Il meccanismo è semplice.
La compagine di governo è solo apparentemente un consesso: in realtà, ci sono Esteri ed Economia da una parte, tutti gli altri dall’altra. Questo spiega l’ostracismo per Paolo Savona.
All’epoca, si lottava per vedere riconosciuta “quota 96” (la somma degli anni di lavoro più l’età anagrafica) ed era sorprendente osservare il “ciclo” che si ripeteva. Ricordo, fra i parlamentari, due nomi: Boccia e Damiano, del PD, che si mostravano (?) d’accordo con le nostre rivendicazioni.
Si perveniva ad un accordo di massima, poi il tutto passava all’Economia: Monti non si scomodava nemmeno, inviava un sottosegretario il quale, puntualmente, respingeva “non c’è copertura finanziaria”. E tu, da capo, a cercare voci di bilancio da tagliare.
Quando il gioco divenne pesante – e i miei articoli più velenosi – mandarono in pensione il sottoscritto ed il gestore del blog, che era seguito da migliaia d’insegnanti. All’insaputa l’uno dell’altro. Ci prendemmo delle “botte” di traditori, ma non potevamo farci niente, eravamo stati messi in pensione d’autorità a 63 anni.
Cosa succederà al RdC?

Andrà cento volte in commissione e verrà approvato, mille volte alla Presidenza del Consiglio…sarà approvato e riapprovato, ma…al ministero dell’Economia risponderanno picche: manca la copertura finanziaria. Poi, ci sarà il tormentone dei “decreti attuativi”, mediante i quali la platea degli aventi diritto sarà ristretta allo 0,0…%, i fondi – quindi – saranno stanziati con enormi ritardi…li conosco, lo fanno abitualmente.
Così, il M5S si logorerà, inizieranno le sfide interne fra “buonisti” e “duri e puri”…intanto, la Flat Tax passerà, perché va ad incrementare il reddito di pochi, ed i tagli necessari saranno trovati dopo. Sulla nostra pelle.

Vittorio Sgarbi, da furbastro di tre cotte qual è, aveva compreso che quel governo raffazzonato era quel che ci voleva per annientare le istanze della popolazione. “Populisti”, che è come dire “privi della coscienza di muoversi in un universo pre-ordinato”.
Nell’Autunno vedremo questo canovaccio andare in scena: guarderemo quali risposte sapranno dare i 5stelle: per gli altri, c’è sempre un paracadute, quello targato Berlusconi, o chi per lui. Dudù tornerà all’ovile per essere scannato: missione compiuta. Vedremo se il M5S si trascinerà in una crisi senza fine, pendolando fra vecchie parole d’ordine e nuove, pragmatiche, realtà oppure se si darà una scossa e farà saltare il banco finché è in tempo. Il PD continuerà a litigare: la fine della “feral tenzone” è prevista intorno al 2030.
Cala il sipario, si accendono le luci in sala, il pubblico mormora e stropiccia gli occhi: ci sarà ancora il tempo per un drink?

giovedì 12 luglio 2018

America, lo stato fallito. - Chris Hedges



TORONTO—Il nostro “colpo di stato corporativo al rallentatore,” come lo definisce lo scrittore John Ralston Saul, ha scoperchiato il malefico vaso di Pandora che sta trasformando l’America in uno stato fallito. “L’empia trinità della corruzione, dell’impunità e della violenza,” afferma Saul, non può più essere tenuta a bada. 
Le elites al potere si sono meschinamente messe al servizio del potere corporativo per sfruttare ed impoverire la popolazione. Le istituzioni democratiche, compresi gli organi giudiziari, sono diventati strumenti di repressione corporativa. Frodi fiscali e reati societari godono della massima impunità. Il degrado è esacerbato dall’indiscriminato ricorso alla violenza, all’estero come in patria, dove le forze dell’ordine, corrotte e violente, tormentano ed arrestano cittadini e clandestini e spesso uccidono persone disarmate. Una popolazione depressa e infuriata, tenuta in trappola da disoccupazione e sottocupazione cronica, viene decimata dalle overdosi di oppiodi e dai tassi di suicidio sempre più alti. Si dà ad atti di violenza nichilista, sparatorie di massa comprese. I gruppi che incitano all’odio si moltiplicano. La ferocia, il caos, le grottesche distorsioni familiari, tipiche delle propaggini più remote dell’impero, caratterizzano sempre di più il modo di vivere americano. E su tutto questo domina la versione americana di Re Ubu, l’ingordo, stupido, narcisista ed infantile re del commediografo Alfred Jarry, che aveva trasformato la politica in burlesque.
Il Congresso lavora attraverso la corruzione,” mi aveva confidato Saul, autore di testi come “Voltaire’s Bastards: The Dictatorship of Reason in the West” [I bastardi di Voltaire: la dittatura della ragione in Occidente] e “The Collapse of Globalism and the Reinvention of the World” [Il collasso del globalismo e la reinvenzione del mondo] quando ci eravamo visti a Toronto. “Guardo il Congresso e vedo il parlamento inglese com’era alla fine del 18° secolo, i ‘borghi putridi’. C’erano le elezioni? Erano elezioni emozionanti? Certo. Erano molto emozionanti.”
I borghi putridi erano la versione ottocentesca del gerrymandering [metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi nel sistema elettorale maggioritario – N.d.T.]. Gli oligarchi inglesi avevano creato distretti elettorali, dove i villaggi spopolati (50 di essi avevano meno di 50 votanti) erano facilmente manipolabili dai ricchi proprietari terrieri, allo scopo di mantenere il controllo della Camera dei Comuni. Negli Stati Uniti, la nostra classe dirigente ha fatto praticamente la stessa cosa, creando distretti dove i titolari (incumbents), che spesso non hanno avversari, ritornano continuamente al Congresso, un’elezione dopo l’altra. Solo per 40 dei 435 seggi della Camera dei Rappresentanti esiste una vera e propria competizione. E, vista la composizione della Corte Suprema, sopratutto con Donal Trump che sta per nominare un altro giudice, la situazione peggiorerà.
La corruzione del sistema politico (inglese) era stata corretta da quella che Saul ha definito “un’onda verso l’alto.Il Reform Act del 1832 aveva abolito la prassi con cui gli oligarchi, come Charles Howard, l’11° Duca di Norfolk, controllavano i risultati elettorali di 11 distretti. Per aprire veramente il parlamento inglese c’era voluto quasi un secolo. Negli Stati Uniti, secondo Saul, la distruzione della democrazia fa parte di “un’onda verso il basso.”
I due partiti politici sono in realtà un partito unico, il partito corporativo. Non si scontrano sui problemi importanti. Tutti e due sostengono l’espansione delle guerre imperiali, l’ipertrofico bilancio militare, i dettami del capitalismo globale, il bailing out per salvare le banche di Wall Street, le misure punitive di austerità, l’attacco ai diritti civili fondamentali tramite la sorveglianza totale da parte del governo, l’abolizione del diritto ad un processo equo e un percorso elettorale che ha consolidato un sistema di corruzione legalizzata. Si scontrano su metafore culturali come l’aborto, i diritti dei gay e la preghiera nelle scuole. Eleggiamo i politici sulla base di idee che ci vengono inculcate dall’industria delle pubbliche relazioni. La politica è antipolitica.
Il Partito Repubblicano, in queste guerre culturali, ha costruito la sua base politica sui fascisti cristiani, sui nativisti e sui suprematisti bianchi. Il Partito Democratico lo ha fatto con i sostenitori dei diritti dei lavoratori, del multiculturalismo, della diversità e della parità di genere. La base di ciascun partito è stata usata e manipolata dalle elites. Le elites del Partito Repubblicano non hanno nessuna intenzione di mettere al bando l’aborto o di trasformare l’America in una “nazione cristiana.” Le elites del Partito Democratico non hanno nessuna intenzione di proteggere i lavoratori dal corporativismo predatorio. Si sono venduti tutti quanti. Secondo Saul, l’ascesa di una destra populista, dominata da razzisti e bigotti, è il risultato inevitabile di questo colpo di stato corporativo. Ci ha avvertiti che non dobbiamo compiacerci per l’imbecillità del Presidente Trump. Trump è pericolosissimo. Insulso – aveva scritto Thomas Mann nella ‘Montagna magica’ – non è sinonimo di innocuo.”
“Come ha potuto una civiltà basata sull’organizzazione, sulla professionalità e sulla ricerca delle soluzioni evolversi in niente più di un assembramento di categorie professionali?” Si è chiesto Saul in Voltaire’s Bastards. “Come fa allora l’individuo a non essere visto come un serio impedimento all’attività mercantile? Tutto questo è stato oscurato dall’introduzione di nozioni astratte, incredibilmente semplificate e distaccate da ogni realtà sociale, che vengono presentate come valori.”
Le elites razionali, ossessionate dagli schemi, sono diventate sempre più autoritarie, in maniera moderna e burocratica,” ha scritto in un’altro capitolo del libro. “I cittadini si sentono insultati ed isolati. Cercano qualcuno che scagli pietre al posto loro. Andrebbero bene anche delle pietre vecchie. Più sono spigolose, più vanno bene per spezzare la spavalderia di quegli uomini oscuri e i loro oscuri metodi. La Nuova Destra, con la sua parodia dei valori democratici, è stata una pietra grezza, ma devastante, con cui punire le elites moderne.”
Tutti i regimi dispotici, secondo Saul, combattono la loro battaglia finale per il controllo scontrandosi con i funzionari pubblici e i burocrati statali, il cosiddetto “Deeep State,” che vede con preoccupazione l’ascesa al potere dei demagoghi e dei loro sordidi fiancheggiatori. Questi tradizionali cortigiani, spesso cinici, ambiziosi, amorali e sottomessi al potere corporativo, si cimentano tuttavia nel decoro e nel linguaggio della democrazia. Qualcuno, con un minimo di coscienza, riesce a vincere qualche scaramuccia e a rallentare l’ascesa della tirannia. I despoti considerano questi cortigiani e queste istituzioni democratiche, non importa quanto anemiche esse siano, alla stregua di una minaccia. Questo spiega gli attacchi al Dipartimento di Stato, al Ministero della Giustizia, all’Agenzia per la Protezione Ambientale, alla Pubblica Istruzione e alla Giustizia. I despoti usano i loro incaricati per scalzare e distruggere queste istituzioni, ridicolizzando la loro esistenza e mettendo in discussione la lealtà dei professionisti che vi lavorano. I funzionari pubblici, vilipesi e neutralizzati, si arrendono o se ne vanno dalla disperazione. L’anno scorso, ha rassegnato le dimissioni l’intero gruppo dei dirigenti di alto livello del Dipartimento di Stato. Le dimissioni continuano a dissanguare il corpo diplomatico, ed anche altre agenzie e dipartimenti; la settimana scorsa (è toccato a) James D. Melville Jr., l’ambasciatore americano in Estonia e a Susan Thornton, il sottosegretario incaricato per gli affari dell’Asia Orientale.
“Il fatto che il Presidente dica che l’UE è stata ‘istituita per avvantaggiarsi sugli Stati Uniti, per attaccare il nostro salvadanaio’ o che la NATO ‘è pessima quanto il NAFTA’, non solo è oggettivamente sbagliato, ma, per me, è la prova che è arrivato il momento di andarsene,” ha dichiarato Melville nel messaggio in cui annunciava le sue dimissioni.
Una volta che il processo di decostruzione è stato completato, il sistema si calcifica nella tirannide. Non rimane più nessun meccanismo interno, neanche di nome, in grado di portare avanti qualche riforma. Questa corrosiva funzione è svolta quotidianamente dalle sfuriate, dalle bugie e dalle calunnie dei tweet di Trump e dal bombardamento di insulti che scatena contro i funzionari pubblici, compresi alcuni nominati da lui, come il Procuratore Generale Jeff Sessions, oppure contro le stesse istituzioni, come l’FBI.
Di fronte a questo, Saul rimprovera anche i media americani che, secondo lui, fanno volentieri la loro parte in questa farsa per gli indici di ascolto e i dollari della pubblicità.
“Trump tiene queste stupefacenti conferenze stampa alla maniera di Mussolini,” dice Saul. “Dice alla stampa, ‘Zitti. Basta così!’” I giornalisti gli urlano contro come una folla inferocita, un branco di bestiame. Come si fa a prenderli sul serio? E’ come la fine della Repubblica di Roma. I senatori importanti, e anche i loro avversari, giravano per Roma con 50 guardie del corpo. Scene che, proprio come i rapporti di Trump con la stampa, hanno caratterizzato la fine della Repubblica Romana. Nessuno sapeva che cosa stesse succedendo. Non c’era più dignità. Non ci può essere democrazia senza un minimo di rispetto e di dignità. C’è solo il caos. Questo caos, alla fine, invoca l’ordine autocratico. Trump trae vantaggio dalla confusione, anche se assomiglia ad un cartone animato di una storia buffa, uno dei personaggi di ‘The Balcony’ di Jean Genet, però senza la loro autoconsapevolezza.
La decisione di Trump di scatenare una guerra commerciale (il Canada prenderà, come risposta, contromisure punitive per 12,63 miliardi di dollari sulle importazioni americane) è un esempio del danno che può fare un despota che capisce poco o nulla di economia, politica, leggi e relazioni internazionali. Queste ferite auto-inflitte, secondo Saul, permettono ai despoti di intensificare gli attacchi sui vulnerabili e sui demonizzati, come i mussulmani e i clandestini. I despoti cercano freneticamente dei capri espiatori per i danni che loro stessi arrecano, spesso, per placare la rabbia montante, incitano alla violenza i loro sostenitori.
“Mi sono sempre opposto agli accordi commerciali, non perché io sia contrario al commercio,” ha ribadito Saul, “o perché pensi che servano a mantenere gli scambi in un giusto equilibrio, ma perché gli accordi commerciali sono tutt’altra cosa. Vengono fatti per favorire la deregulation. Vengono fatti per trasferire il potere alle multinazionali e alle banche. Non hanno nulla a che vedere con il commercio. Trump ha attaccato più volte il sistema lattiero-caseario canadese. Nessuno lo ha fermato per chiedergli: ‘Perchè ti opponi a questo sistema, invece di adottarlo tu stesso?’ Moltissimi produttori di latte americani preferirebbero avere il sistema canadese.”
L’approccio liberista all’agricoltura causa la formazione del surplus, che abbassa i prezzi e distrugge gli introiti dei contadini,” afferma Saul. “Ci sono due modi per rispondere a questo. Uno è quello delle sovvenzioni. L’Europa, seguendo la vecchia impostazione socialdemocratica, sovvenziona il suo comparto agricolo. Ciò fa calare ancora di più gli introiti degli agricoltori, così (i governi) sovvenzionano (l’agricoltura) ancora di più. Hanno degli enormi surplus. Periodicamente gettano in strada milioni di pomodori.”
“Gli Stati Uniti dicono di aderire al libero mercato, ma fanno la stessa cosa degli Europei,” ha affermato Saul. “Anch’essi sovvenzionano pesantemente l’industria agroalimentare. Questo porta i produttori lattiero-caseari americani a produrre troppo latte. Questo modo di concepire l’economia significa che, per vincere, bisogna produrre in massa beni a basso costo. Così ragiona Wallmart. Il prezzo del latte o del formaggio non è sufficiente per guadagnarsi da vivere. Alla fine, anche con le sovvenzioni, gli agricoltori fanno bancarotta. Si suicidano. Nella comunità (americana) dei produttori lattiero-caseari c’è una terribile infelicità.”
“In Canada abbiamo un sistema di gestione molto efficiente, che tiene i prezzi alti, non così alti da impedire alla gente della classe lavoratrice l’acquisto di latte e formaggi, ma abbastanza alti da consentire una vita dignitosa agli agricoltori,” ha affermato Saul. “Dal momento che i contadini riescono a guadagnarsi da vivere, non si suicidano. Quello che Trump sta dicendo ai Canadesi è che dovrebbero rinunciare ad un sistema che funziona, in modo che gli agricoltori canadesi possano suicidarsi come quelli americani.”
“Il problema del mondo occidentale è il surplus produttivo,” secondo Saul. “Abbiamo un’eccedenza di produzione praticamente in ogni settore. Ma c’è un sistema distributivo terribile, con gente in tutto il mondo che soffre e muore di fame. Questo è un problema di distribuzione, non di produzione.”
Secondo Saul, l’imposizione di dazi doganali e i rozzi insulti di Trump nei confronti degli alleati dell’America (ha chiamato il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, ‘disonesto e debole’) stanno rapidamente distruggendo il prestigio e la posizione dell’America nella gerarchia mondiale. Questo comportamento sta avendo conseguenze politiche, economiche e sociali assai negative per gli Stati Uniti.
“Il mondo intero, il mondo occidentale in particolare, ha sempre fatto affidamento sull’idea che gli Stati Uniti fossero il leader,” ha affermato Saul. “L’idea è che gli Stati Uniti dovessero essere ammirati. La cosa triste è che gli Americani danno per scontato che il mondo li ami. Non hanno mai pensato alla responsabilità che comporta l’essere leader. E’ quello che ci si aspetta da un buon padre di famiglia. Ti devi comportare in un certo modo. La gente vuole identificarsi con gli Stati Uniti. E’ stato così fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Ora, tutto questo viene gettato alle ortiche. Che piaccia o no, Obama aveva ricostruito gran parte dell’ammirazione del mondo per gli Stati Uniti. So quali sono stati i suoi fallimenti. Ma conosco anche i suoi punti di forza. Era un presidente capace di agire e di parlare come l’Americano intelligente e civile che tutti vorrebbero ammirare.”
Ma anche la torre più luminosa getta un’ombra,” aveva continuato Saul. “Trump sta rendendo quell’ombra sempre più scura, ‘Gli Americani sono stupidi. Gli Americani sono corrotti. Gli Americani non sono istruiti. Degli Americani non ci si può fidare.’ Tutto il repertorio. Più il caos continua, peggiore diventa.”
Il collasso degli organi di stato legislativi ed esecutivi è stato seguito da quello del sistema giudiziario. La perdita di una magistratura indipendente, ha ammonito Saul, è particolarmente inquietante.
“Il problema maggiore negli Stati Uniti è una Corte Suprema molto potente e profondamente corrotta,” ha affermato Saul. “Farà tendenza per decenni. Sarà difficile rimediare a tutto il male fatto.”
Saul, allo stesso tempo, si è detto pessimista riguardo all’attacco, da parte dell’amministrazione Trump, all’educazione pubblica, che ha definito “il servizio statale fondamentale, quando si tratta di democrazia.
Che cosa sorregge la democrazia?” Si è chiesto Saul. “Cos’è che fa funzionare la democrazia? L’educazione pubblica è il fattore numero uno. Un cittadino istruito. (Il Segretario all’Educazione) Betsy DeVos la sta rovinando. Per lei ci sarà un posto speciale all’inferno.”
I partners commerciali e gli alleati degli Stati Uniti, come il Canada e gli stati europei ridurranno, secondo Saul, la loro dipendenza dal mercato americano. I tradizionali legami strategici e politici con Washington si indeboliranno sempre di più. E quando arriverà la prossima crisi finanziaria, e Saul se ne aspetta una, gli Stati Uniti si troveranno senza alleati, proprio nel momento del bisogno.
Se tratti i tuoi alleati più stretti come se fossero una minaccia, chi rimarrà poi al tuo fianco?” si è chiesto. 
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

giovedì 5 luglio 2018

Straordinario intervento al pancreas: 19enne salvato al Civile.


L'équipe medica degli Spedali Civili di Brescia - © www.giornaledibrescia.it

È stato eseguito con successo un auto-trapianto di isole del pancreas nel fegato di un giovane di 19 anni che, a seguito di un incidente in moto, aveva subito l'asportazione di alcune porzioni del pancreas. L'intervento è stato possibile grazie agli esperti degli Spedali Civili di Brescia e del Diabetes Research Institute dell'Ospedale San Raffaele di Milano, che hanno lavorato in squadra.
Tutto è iniziato quando il ragazzo, a causa dell'incidente, ha riportato una lacerazione del pancreas che ha reso necessaria l'asportazione per via laparoscopica di alcune porzioni dell'organo, dove si trovano buona parte delle cellule che producono insulina. «In casi come questo - dicono gli specialisti - il rischio di sviluppare il diabete poco tempo dopo l'intervento è pari al 10-20%. Nel lungo termine, però, la percentuale si alza fino al 50%, influenzando radicalmente la qualità di vita del paziente». Per scongiurare questo rischio gli esperti di Brescia hanno contattato quelli di Milano, e hanno inviato al San Raffaele le parti dell'organo asportate. I ricercatori milanesi hanno salvato le cellule che producono insulina, isolandole e purificandole in laboratorio.
L'infografica dell'intervento
L'infografica dell'intervento
Quindi le hanno reinviate a Brescia, dove i medici le hanno iniettate nel fegato del ragazzo. «Una volta immesse nel fegato - proseguono gli specialisti - le cellule attecchiscono nel giro di qualche settimana e riprendono la produzione di insulina, scongiurando il rischio di sviluppare il diabete. A distanza di tre settimane dal grave incidente il paziente è stato dimesso in eccellenti condizioni generali».
Fino ad ora, concludono, «sono stati descritti meno di dieci i casi al mondo in cui è stato utilizzato questo approccio. Inoltre l'asportazione del pancreas con tecnica mini-invasiva e la preparazione dei tessuti per il trapianto in un luogo diverso rispetto a quello del ricovero costituiscono una combinazione unica, che non si è mai verificata in nessuno dei casi finora descritti».

Non usate i bambini per far accettare l’immigrazione. - Israel Shamir



Quando sullo schermo vedo un bambino che piange, so che qualcuno sta cercando di approfittarsi di me. Lo stesso vale per qualsiasi richiamo ai miei istinti umani di base, che si tratti di una donna nuda o di un bambino morto. Un trucco così banale, invece di convincermi, mi provoca un rifiuto immediato. So che quel corpo voluttuoso non potrà mai essere mio anche se comprassi tutta la Coca Cola del negozio. La vista di bambini morti non mi convincerà a fare qualcosa contro il buon senso, perché so che è una manipolazione. In politica, voglio una discussione socratica, non una persuasione emotiva. Se non riesci a convincermi con le parole, non provare a farlo con le immagini. Spesso tuttavia ci provano e ci riescono.
Le parole possono essere piuttosto istigatorie, ma le immagini ancor di più. Per mandare a morire il fiore della gioventù inglese nelle trincee di Verdun, vennero usate le immagini di bruti tedeschi che bruciavano neonati belgi sulle proprie baionette; le foto di commissari ebrei che violentavano una bionda ariana spinsero i ragazzi tedeschi alla morte prematura sulle rive del fiume Volga. Non si possono mettere in discussione le immagini con le parole, dicendo che esiste un modo semplice per evitare la calamità: non iniziare la guerra, e il bruto tedesco dovrà soddisfare i suoi vaneggiamenti arrostendo una bratwurst; il commissario ebreo si limiterà ad abbonarsi a Playboy per vedere un corpo ariano.
Questo è il caso di #Trumpbabysnatcher. È straziante vedere foto di bambini piccoli dietro le sbarre. Esiste però un modo molto più semplice per evitare la separazione e l’incarcerazione: non attraversare il Rio Grande senza un visto.
Gli spacciatori di immagini sono disonesti, non gliene frega niente dei bambini: Madeleine Albright disse che valeva la pena uccidere mezzo milione di bambini iracheni. La Clinton ha scatenato l’inferno sui suoli libico e siriano, uccidendone ed espropriandone centinaia di migliaia. Tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno abbracciato e baciato i governanti israeliani, che abitualmente detengono, torturano ed uccidono bambini palestinesi. I nostri amici nei media alternativi (Counterpunch ecc.) che si sono uniti a questi signori nell’agitare le foto dei bambini sono di mente debole o disonesti o pensano che tutto sia lecito pur di raggiungere il proprio obiettivo, cioè sbarazzarsi di Trump.
L’ottima Diana Johnstone ha scritto di recente che il problema dell’immigrazione divide la sinistra tedesca. Il problema spacca però l’intero mondo occidentale. Da un lato, chi crede in un mondo senza frontiere, nella libera circolazione delle persone. Sembra fantastico, finché poi non ti rendi conto che questo è un modo per distruggere la classe lavoratrice nativa, abolire lo stato sociale, rovinare le strutture sociali ed allo stesso tempo minare i paesi da cui la gente emigra; in pratica, distruggere il mondo come lo conosciamo. Dall’altro lato, chi vuole preservare il mondo in cui vive cerca di tenere alte le mura.
Contro la manipolazione, abbiamo bisogno di onestà e sincerità. Se pensi che l’immigrazione di massa ci riporterà ad un nuovo Medioevo, dillo. Se pensi che sarebbe meglio rimuovere i confini e scatenare nuove invasioni barbariche, dillo. Per favore, però, non mostrarci foto di bambini.
A livello personale, chi è a favore di frontiere aperte è sicuro che il proprio lavoro non verrà minacciato da alcun migrante; per loro, un nuovo arrivo messicano significa un nuovo ristorante o un nuovo contadino o costruttore o addetto alle pulizie, più economico di quello che avevano prima, non un concorrente per lavoro ed alloggio. Chi è più conservatore sa di essere vulnerabile, che i nuovi arrivi potrebbero togliergli il lavoro. In altre parole, i primi appartengono alle classi alte o sono i loro lacché, i secondi alle classi lavoratrici, spalleggiati da chi prova solidarietà nei loro confronti.
“Perché non dici che i primi provano compassione verso i rifugiati e gli immigrati?”, potreste chiedere. Perché fanno ciò che è nell’interesse delle classi superiori. Non provano empatia per la sofferenza dei palestinesi, e questa è la prova che mentono.
Vi ricordate l’immagine del povero bambino siriano annegato in riva al mare? Quella foto ha mosso un milione tra afgani, iracheni, zingari e persino alcuni siriani in Europa. È senza dubbio terribile, soprattutto il fatto che il padre del bambino abbia messo in pericolo le vite della propria famiglia senza una valida ragione. Aveva vissuto per alcuni anni nella prospera e sicura Turchia; preferiva il Canada; i canadesi gli hanno rifiutato il visto, così si è avventurato nel pericoloso Mediterraneo ed ha perso tutta la propria famiglia. Terribile; ma questa tragedia personale dovrebbe insegnare qualcosa: non solcare il mare su navi insicure. Meglio vivere in Turchia, come fanno 80 milioni di persone, che morire in mare.
Qualche giorno fa abbiamo visto palestinesi – uomini, donne e bambini – presi a fucilate da cecchini israeliani perché volevano lasciare il campo di concentramento di Gaza. Quelli che amano l’immigrazione hanno detto qualcosa? No, sanno che i loro organizzatori ebrei non approverebbero. E gli ebrei non erano affatto impressionati. “Fateli morire tutti”, hanno scritto sui social network. Gli ebrei, di norma, sono miopi ed eccellono nella parola. Ciò consente loro di rimanere impassibili davanti alle immagini, mentre dall’altro lato diffondono immagini di bambini per impressionare i Gentili.
Gli israeliani sono divisi sui migranti africani: i ricchi ne vogliono di più, le classi lavoratrici li vogliono fuori. Il governo di Netanyahu è piuttosto populista e li ricaccia via, anche se i tipi alla Soros cercano di bloccare le deportazioni. I ricchi e gli operai, la sinistra e la destra ebraica sono tuttavia unanimi contro un’etnia: non vogliono permettere ai palestinesi nativi di vagare sulla propria terra. Gli ebrei sono anti-nativi per definizione; questo definisce il loro atteggiamento nei confronti della tratta di esseri umani.
La migrazione non è poi così diversa dal commercio degli schiavi del passato (tratta in cui gli ebrei eccellevano). Recentemente  è apparso un video che giunge dalla Libia: i soldati della Guardia Costiera frustano i migranti neri sui gommoni e li spingono in mare. Chi rimane nei campi viene venduto all’asta, le donne per sesso, gli uomini per il lavoro duro. Il video è apparso proprio quando la lotta a favore e contro il nuovo commercio di schiavi si è diffusa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Italia alla Germania.
La Libia è uno dei principali mercati nel commercio di schiavi. Un tempo era un paese relativamente prospero ed un blocco affidabile sulla strada dei migranti africani in Europa. Questi potevano trovare ed hanno trovato lavoro nella Libia di Gheddafi. Nel 2011, però, il paese è stato distrutto da Obama e dalla Clinton. Da allora, è diventato un paese povero ed in rovina, con una guerra civile che sta lentamente sobbollendo. La Libia ha petrolio, ma ora ha scoperto il commercio degli schiavi africani. Come nel 17° secolo, i neri africani ancora una volta rendono ricchi alcuni arabi ed europei.
Le milizie libiche guadagnano molti milioni di dollari in questo modo. Prendono soldi da ambo le parti – dagli africani che corrono in Europa in fuga dai propri paesi devastati, e dagli europei che pagano le milizie per fermare i rifugiati.
L’uomo immortalato nel video con una frusta tra le mani, il capo della brutale banda di schiavisti, è un ex ribelle contro il ‘dittatore sanguinario’ Muammar al-Gheddafi, amico della democrazia e dei valori europei, Abd al-Rahman al-Milad, un comandante della Guardia Costiera. Le barche, su cui manda gli africani in Europa, vengono comprate con denaro europeo. Duecento milioni di euro l’anno sono pagati da Bruxelles, ma gli schiavi portano un reddito molto superiore a questa cifra. Gli europei apprezzano Milad – un anno fa è stato invitato ad un corso di aggiornamento a Roma, dove ha trascorso un mese fruttuoso in un hotel di classe a spese dell’Unione Europea.
Il rivale di Milad, Al-Dabbashi, manda barche di notte dalle spiagge. I concorrenti rimuovono i motori dalle barche dei rivali e lasciano morire i rifugiati in mare. Il giro è enorme: un milione e mezzo di neri sono passati attraverso la Libia in viaggio verso l’Europa, migliaia sono morti lungo il percorso; la risorsa umana però non si è prosciugata. Altri militanti libici, che hanno liberato la propria patria dal sanguinario Gheddafi, operano nell’entroterra africano e guidano decine di migliaia di africani attraverso il Sahara verso la Libia, verso nuovi mercati di schiavi e verso l’Europa.
Le ONG europee raccolgono i gommoni con migranti inviati da Milad, li fanno salire a bordo e li sganciano in Europa, ottenendo un buon profitto. Questi “soccorritori” cooperano direttamente con Milad ed altri schiavisti, ricevono istruzioni esatte dai “mittenti” su dove raccogliere le barche e prendono una quota considerevole del profitto. Guadagnano sovvenzioni e donazioni dei compassionevoli europei, che non capiscono di essere manipolati dagli schiavisti.
Per diversi anni questa attività è fiorita senza ostacoli, fino a quando il popolo italiano si è stancato di accettare centinaia di migliaia di immigrati clandestini, ed ha eletto i “populisti”, una coalizione della conservatrice Lega Nord e del partito libertario M5S, di stampo più di sinistra e meridionale, che hanno chiuso il traffico. Matteo Salvini, il ministro dell’Interno, ha proibito ad una nave col suo carico di neri di entrare nei porti italiani, e, dopo diversi giorni di dispute, la nave Aquarius si è diretta verso la Spagna. Se gli italiani rimarranno fermi e punteranno i piedi, elimineranno la seconda parte dello schema del traffico, le navi delle “ONG umanitarie” che hanno reso possibile tutto il commercio degli schiavi.
Il governo spagnolo ha accettato l’Aquarius, assieme ad altre due barche che battevano bandiera olandese, alle quali gli insubordinati italiani avevano impedito di entrare nei propri porti. Macron si è schierato con Bruxelles, la Germania e la Spagna, ed ha promesso di accogliere i rifugiati dell’Aquarius. Anche in Germania sta però montando una rivolta: il ministro dell’Interno Horst Seehofer ha dato l’ordine di smettere di accettare i migranti illegali. La Merkel ovviamente non è d’accordo. Potrebbe cacciarlo, ma così facendo la coalizione crollerebbe.
L’Ungheria ha posto la lotta all’immigrazione al primo posto nella propria agenda. La divisione non è dunque tra sinistra o destra, ma tra chi vuole porre fine all’immigrazione clandestina e chi vuole sostituire la costosa e viziata popolazione europea con migranti senza pretese, obbedienti ed economici.
Esiste una correlazione tra l’atteggiamento nei confronti della migrazione e la Russia. Quelli per le frontiere aperte sono anti-russi, quelli pro-nativi sono piuttosto filo-russi. Non è una correlazione perfetta al 100%, dato che la Polonia è anti-russa ed anti-migrazione allo stesso tempo, ma di regola, nei social network, i russi appoggiano le forze anti-Soros in Europa, e quelle forze guardano alla nazionalista Mosca con speranza.
Il governo russo non intende interferire con il processo decisionale europeo (men che meno quello americano) in questo àmbito. La Russia non è particolarmente accogliente con i migranti, e, nonostante il suo coinvolgimento nella guerra siriana, il paese ha ricevuto pochissimi se non zero rifugiati siriani. L’opposizione a Putin, sia essa dal Partito Comunista o dai nazionalisti di Zhirinovsky, è fortemente anti-immigrazione, mentre il governo consente ai migranti dall’Asia centrale di entrare e lavorare. Da quando però il rublo si è deprezzato rispetto al dollaro, le ondate migratorie sono diminuite. Come sappiamo, infatti, in Russia, in Europa e negli Stati Uniti la migrazione è principalmente di tipo economico.
La soluzione sta nel compiere accordi con Africa, America Latina ed altri donatori di “capitale umano”. Dovrebbe esserci una legge che stabilisca una bilancia dei pagamenti positiva, inclusi transazioni finanziarie e rimborso del debito, tra questi paesi ed il prospero Occidente. Il denaro dovrebbe fluire in Africa, non dall’Africa, e questo porrebbe fine al traffico libico.
La migrazione di massa è un fenomeno odioso, che incoraggia la tratta di esseri umani ed il traffico di schiavi, aumenta i profitti dei contrabbandieri e rovina i paesi mittenti e destinatari. È bene fermarlo. E nessuna foto di bambini che piangono dovrebbe interferire con questa decisione.
Infatti, non è nè giusto e nè onesto usare i bambini per suscitare sensi di colpa. I sensi di colpa dovrebbero averli coloro i quali costringono la povera gente ad espatriare per vari motivi. 
Quanti bambini muoiono di fame ogni anno in varie parti del mondo per mancanza di cibo? Quanti bambini muoiono per malattie?Quanti bambini vengono uccisi dalle guerre scatenate per motivi di lucro?
Sarebbe il caso di soffermarsi a pensare per trovare una soluzione che eviti che esseri umani intraprendano i viaggi della disperazione durante i quali bambini innocenti muoiono annegati!
Se alcuni bambini muoiono annegati la colpa è solo di chi invadendo la loro terra per appropriarsi indebitamente di ciò che non è suo, li costringe a scappare dall'orrore e dalla fame che le guerre producono!

mercoledì 4 luglio 2018

Corruzione: arrestato ex giudice Cga siciliano.



E' Giuseppe Mineo, inchiesta della Procura di Messina.

E' stato arrestato per corruzione l'ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliano Giuseppe Mineo. Il provvedimento è stato disposto dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia.
Mineo si sarebbe interessato perché le imprese "Open Land Srl" e "AM Group Srl", controllate dai costruttori Frontino, fossero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Il giudice sarebbe dovuto intervenire perché venisse sovrastimato il risarcimento del danno che Comune e Sovrintendenza dovevano alle due società. Sia la vicenda Open Land che quella della Am Group sono emerse nella inchiesta della Procura di Messina che, a febbraio, ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, entrambi legati ai Frontino. In cambio del suo interessamento nella causa di cui era peraltro giudice relatore Mineo, docente universitario nominato al Cga in quota dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, avrebbe chiesto denaro per un amico: l'ex presidente della Regione Giuseppe Drago, poi deceduto nel 2016.
Mineo e il politico erano legati da una stretta amicizia. All'ex presidente della Regione sarebbero stati fatti avere 115mila euro: la somma sarebbe stata versata dalla società "Ocean One Consulting Srl", riconducibile agli avvocati Amara e Calafiore, su un conto maltese intestato all'imprenditore siracusano Alessandro Ferraro, anche lui già coinvolto nell'inchiesta messinese su Longo. Ferraro avrebbe poi girato la somma a Drago.