mercoledì 23 gennaio 2019

"L'Air Force Renzi un aiuto di Stato ad Alitalia" Corte dei Conti in picchiata sull'aereo in leasing.



L'Airbus strapagato e mai usato. Etihad non lo rivuole: verso il ricorso al Tar.

Roma L'Airbus A-340, meglio conosciuto come Air Force Renzi, che l'attuale governo sta cercando di ridare indietro a Etihad, sarebbe finito al centro di un'inchiesta della Corte dei conti, che starebbe indagando per capire il perché un velivolo che all'epoca in cui fu preso in leasing valeva sul mercato non più di 50 milioni di euro sia stato, invece, fermato dall'esecutivo di allora per 168 milioni 205mila euro.
Ammontare che sarebbe stato versato man mano se il contratto fosse stato portato a termine.
Il sospetto è quello di un aiuto di Stato ad Alitalia, società che all'epoca in cui sugli scranni di palazzo Chigi sedeva l'ex premier Matteo Renzi, era già in forte crisi. E che dall'operazione, senza far nulla, incassò 7,3 milioni di euro, a cui si aggiunsero 31 milioni per la manutenzione. Ma sulle tracce di possibili inghippi starebbe anche la magistratura ordinaria che, secondo fonti del Giornale, starebbe per tirar fuori la verità sul perché l'uomo di punta del Giglio magico e i suoi ministri vollero a tutti i costi quell'aereo così antieconomico e inutile.
La storia è semplice da raccontare e di fronte agli occhi di tutti.
Nel 2015 la presidenza del Consiglio chiese un parere all'Aeronautica militare su un possibile leasing per l'A-340. La Forza armata, che all'epoca era guidata dal generale Pasquale Preziosa, dette parere tecnico negativo, indicando i vari svantaggi. La scelta, nonostante ciò, venne imposta. L'aereo arrivò in Italia e fu verniciato a settembre 2015, con la scritta «Repubblica italiana», quando ancora del contratto non c'era neanche l'ombra, così come i documenti non erano ancora stati firmati quando a dicembre i piloti italiani partirono per l'addestramento.
Peraltro, di quell'aereo non c'era necessità anche perché solo il 5 per cento dei voli di Stato era così lungo da aver bisogno di uno scalo di un'ora per il rifornimento di carburante e gli altri li facevano senza problemi i velivoli del 31esimo stormo. La dimostrazione sta nel fatto che Renzi non ha mai volato su quell'aereo.
Ma ci sono altri punti veramente poco chiari.
Anche i Falcon 900 dati alla Cai, l'agenzia di trasporto dei servizi italiani, sono andati via, come racconta qualche bene informato, «a parole». Partirono da Ciampino per essere riconfigurati da velivoli civili quando ancora non erano stati sistemati i documenti con Armaereo, la Direzione per gli armamenti aeronautici e l'aeronavigabilità.
Il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e il vicepremier Di Maio hanno fatto una vera e propria crociata, con tanto di teatrino con i giornalisti in hangar a Fiumicino, chiarendo che l'Air Force Renzi tornerà presto ai legittimi proprietari. La verità è che Etihad non ci pensa nemmeno a riprendersi un aereo che non serve più a niente, tanto che ha aperto un contenzioso con Alitalia, che rischia penali altissime, così come lo Stato italiano. Etihad avrebbe anche fatto ricorso al Tar.
Cosa certa è che tutti coloro che hanno cercato di osteggiare la corsa di Renzi verso l'acquisizione in leasing dell'aereo, prima o poi si sono trovati indagati dalla Procura militare per i motivi più disparati. Come è successo allo stesso Preziosa, accusato di accanimento nei confronti di un altro generale. È poi stato assolto, dimostrando la sua innocenza, ma anche di aver ragione sull'aereo. Altri, invece, sono saliti momentaneamente sul carro del vincitore, battendosi il petto per un velivolo che, lo ha dimostrato il tempo, è pronto per essere rottamato.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lair-force-renzi-aiuto-stato-ad-alitalia-corte-dei-conti-1632362.html?mobile_detect=false

Buchi neri, trovata una prova della radiazione di Hawking. - Viola Rita

(foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images)
foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images

Un gruppo di ricerca ha riprodotto in laboratorio un fenomeno che può essere assimilato a quello che avviene intorno a un buco nero. Per farlo ha utilizzato un particolare sistema con fibra ottica ed ha osservato un effetto che potrebbe essere proprio la radiazione di Hawking. 

Stephen Hawking aveva ragione: i buchi neri potrebbero emettere una qualche radiazione. Ora arriva una nuova prova sperimentale della radiazione di Hawking, formulata nel 1974 dal noto fisico, icona mondiale della scienza, scomparso nel marzo 2018. Un gruppo di scienziati, guidati dall’Istituto Weizmann, in Israele, ha ricreato in laboratorio un fenomeno che può essere considerato analogo all’emissione di radiazione da un buco nero. La ricerca è stata pubblicata su Physical Review Letters.

Il buco nero è una regione dello spazio-tempo dalle caratteristiche estreme, che non possono essere spiegate con la fisica classica. La sua gravità è talmente elevata che comprime la materia fino a una densità praticamente infinita e nulla, neanche la luce, può sfuggirgli e allontanarsi: secondo le teorie classiche, in particolare la teoria della relatività formulata da Einstein, nessun tipo di radiazione può uscire da un buco nero

Tuttavia, in tempi relativamente recenti, nel 1974, Stephen Hawking ha introdotto l’ipotesi che i buchi neri possano emettere una qualche radiazione, che prende il nome di radiazione di Hawking.

Hawking ha dimostrato, a livello teorico, che questa radiazione termica può fuoriuscire a causa di particolari effetti quantistici. L’emissione di una radiazione implica inoltre che ciascun buco nero stia evaporando, anche se molto lentamente. E questa radiazione sarebbe troppo debole per essere osservata, dato che è coperta da quella cosmica a microonde.

Ma non si possono riprodurre in laboratorio un buco nero e le sue emissioni. Per questo, da tempo gli scienziati studiano metodi alternativi per trovare fenomeni che possano essere assimilati a quello che avviene in un buco nero. Per esempio, si può utilizzare al posto della radiazione luminosa, quella sonora, in particolare le onde acustiche provenienti da un materiale, detto condensato di Bose-Einstein, che rappresenterebbe il buco nero: una prova che è già stata fornita in tempi recenti.

Un’altra ipotesi, poi, quella esplorata oggi, riguarda lo studio di onde luminose emesse da una fibra ottica. I ricercatori, coordinati da Ulf Leonhardt dell’Istituto Weizmann, hanno messo a punto un metodo basato sull’uso di fibre ottiche. Per capire come funziona il loro sistema, Leonhardt fornisce un paragone della vita reale. Si può pensare a un fiume che scorre sempre più velocemente fino a quando non confluisce in una cascata, che è appunto il buco nero. Subito prima di toccare la cascata, l’acqua del fiume raggiunge una velocità molto elevata, superiore a quella che consente a un pesce di nuotare e non essere risucchiato dalla cascata. Questo punto si chiama orizzonte degli eventi, che indica la superficie oltre la quale nulla può sfuggire al buco nero.

Per capire cosa succede in un buco nero bisogna trovare un analogo per ricreare in laboratorio l’orizzonte degli eventi, al di là del quale tutto viene risucchiato. Per farlo, scienziati hanno utilizzato una fibra ottica con micro-percorsi all’interno, che rappresenta il fiume. Nel piccolo tunnel della fibra vengono sparati due impulsi ultra-veloci di luce laser di colori diversi si inseguono fra loro. Il primo interferisce col secondo e questa interferenza, molto intensa, crea una sorta di orizzonte degli eventi – un po’ come quando il fiume sta per confluire nella cascata – che cambia le proprietà fisiche della fibra, in particolare generando una distorsione, un cambiamento del suo indice di rifrazione.

A questo punto, i ricercatori hanno utilizzato un terzo impulso luminoso: dalle osservazioni emerge che questa luce aggiuntiva genera una radiazione a frequenza negativa, ovvero una radiazione idealmente in uscita invece che in ingresso dal buco nero, emessa dal sistema che riproduce il buco nero.

Questa osservazione, spiegano gli autori, fornirebbe una prima prova della radiazione di Hawking, anche se l’obiettivo finale desiderato da tutti gli astrofisici sarebbe quello di ottenerla spontaneamente dal sistema che riproduce il buco nero invece che stimolarla con un ulteriore impulso luminoso.

https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/01/22/buchi-neri-prova-radiazione-hawking/?fbclid=IwAR2KAWuO-bSjB9Nlmi8ZljmXZdImRb3RpWkLH9T0mxEG4RcGbbbyz-2e3ZU

martedì 22 gennaio 2019

Di Maio svela il trucco del Franco coloniale CFA. - Maurizio Tortorella



Davanti agli occhi preoccupati di Fabio Fazio, con ampio gesto teatrale, domenica sera Alessandro Di Battista ha strappato una banconota sul tavolo di Che tempo che fa, sostenendo che quel pezzo di carta sia lo strumento attraverso il quale la Francia continua a sfruttare le risorse del Continente nero, ne frena la crescita e obbliga i giovani a emigrare: «Finché non si eliminerà questa moneta», ha aggiunto l’ ex parlamentare grillino, «le persone continueranno a scappare dall’ Africa e a morire in mare».

Poco dopo Giorgia Meloni, sventolando una banconota simile nella trasmissione Non è l’ Arena di Massimo Giletti, è andata all’ attacco del «neocolonialismo francese, che fa usura con la sua valuta». Ma già la mattina di domenica aveva aperto le ostilità Luigi Di Maio, che parlando alla folla di un comizio ad Avezzano l’ aveva indicata come «moneta imposta con la quale la Francia finanzia il suo debito pubblico sfruttando le sue ex colonie». Affermazione che 24 ore dopo ha prodotto la convocazione della nostra ambasciatrice a Parigi Teresa Castaldo (che, per la cronaca, quando era di stanza in Argentina ospitò la Boschi per far campagna per il sì al referendum costituzionale) da parte del ministero degli Esteri francese «a seguito di frasi ostili e senza motivo».

Il vicepremier, in serata, ha poi rincarato la dose: «Non è un caso diplomatico, è tutto vero. La Francia, stampando una moneta per 14 stati africani, impedisce lo sviluppo dell’ Africa e contribuisce alla partenza dei migranti che poi muoiono sulle nostre coste». Poi una richiesta all’ Ue: «Chiederemo all’ Europa di affrontare il tema della decolonizzazione dell’ Africa che non è mai finita».



La valuta delle 1.000 polemiche è il franco Cfa, istituito il 25 dicembre 1945 per iniziativa del presidente francese Charles De Gaulle, e da quel momento divenuto moneta comune per circa 160 milioni di abitanti in 14 Paesi africani.

Di questi, 12 erano colonie francesi (Camerun, Ciad, Gabon, Repubblica Centrafricana, Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’ Avorio, Mali, NIger, Senegal e Togo) e due erano colonie portoghesi (Guinea Equatoriale e Guinea Bissau).

Settantaquattro anni fa, la sigla Cfa significava «Colonie francesi d’ Africa» e oggi non è mutata, ma (con qualche ipocrisia) sta per «Comunità finanziaria africana».

Da allora, il franco Cfa è sempre stato stampato fisicamente dalla Banque de France e ha avuto il cambio fisso prima con il franco francese e oggi con l’ euro. Secondo i suoi tanti detrattori, certo non soltanto italiani, attraverso quella valuta «imposta» Parigi ha sempre tenuto letteralmente per il collo i 14 Paesi aderenti: metà del valore dei franchi Cfa emessi ogni anno, l’ equivalente di una dozzina di miliardi di euro, viene trattenuto a Parigi su un conto speciale del ministero del Tesoro come garanzia per compensare eventuali fluttuazioni del cambio.

Quindi paradossalmente, sia pure in piccola parte, con i soldi degli africani Parigi finanzia il suo debito pubblico. L’ aspetto ancora più contestato, però, è che il cambio troppo alto del franco Cfa da anni strangola le economie africane, e così spinge i loro abitanti all’ emigrazione.

La primogenitura dell’ attacco al franco Cfa storicamente spetta a Fratelli d’ Italia.
Oggi la bandiera di guerra sventola anche nelle mani del Movimento 5 stelle, da mesi all’ attacco frontale di Emmanuel Macron. Anche in questo in piena sintonia con il movimento dei «gilet gialli» (che in dicembre avevano colorato un’ affollata protesta di piazza contro il franco Cfa a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana), i grillini sostengono che nella moneta «teleguidata» da Parigi si nasconda un vergognoso residuo di colonialismo che comprime l’ economia africana, e puntano il dito sui suoi potenti effetti migratori, disastrosi soprattutto dal punto di vista italiano.
Sicuramente il franco Cfa, da anni, è quantomeno una moneta controversa: lo scorso settembre, per esempio, una giornalista francese, Fanny Pigeaud, e l’ economista senegalese Ndongo Samba Sylla hanno pubblicato il saggio L’ arma invisibile della Françafrique: storia del franco Cfa. Il libro presenta la moneta come «causa principale del sottosviluppo». I due ricordano che il franco Cfa impedisce agli Stati aderenti al trattato del 1945 di manovrare i tassi di cambio e di organizzare una loro politica monetaria. Se i 14 Paesi dovessero esportare stabilmente in Europa e in Usa, dovrebbero utilizzare una moneta più competitiva, come quelle asiatiche, mentre l’ euro è quasi sempre più forte del dollaro.

È vero che il franco Cfa da 74 anni è uno strumento di controllo a distanza delle vecchie colonie, nelle mani di Parigi.

La Gran Bretagna, che pure conserva intensi legami commerciali con il suo antico impero nel Commonwealth, non ha mai obbligato nessuno dei suoi 54 ex possedimenti all’ uso di un cambio fisso con la sterlina, né alla creazione obbligatoria di una moneta collegata.
Chi invece minimizza la questione sostiene che il franco Cfa non abbia nulla di vessatorio né di obbligatorio, e che garantisca soltanto stabilità.

Nel luglio 2017, in effetti, un Macron appena eletto presidente aveva affrontato il tema parlando a Bamako, in Mali: «Se non si è felici nella zona franco Cfa», aveva dichiarato monsieur le president, «la si lascia e si crei una propria moneta come hanno fatto Mauritania e Madagascar. Se invece si resta dentro, bisogna smetterla con le dichiarazioni demagogiche che indicano il franco Cfa come capro espiatorio dei vostri fallimenti politici ed economici, e la Francia la fonte dei vostri problemi».
Però va ricordato che chi ha tentato in passato di uscire dal franco Cfa, proprio come il Mali e la Costa d’ Avorio, è stato velocemente costretto alla retromarcia dalle pesanti contromisure finanziarie di Parigi.

Quanto all’ emigrazione, chi minimizza gli effetti del franco Cfa sottolinea che, per l’ Italia, gli sbarchi di immigrati partiti dai 14 Paesi nel 2018 sarebbero piccola cosa: «Il primo Paese che adotta il franco Cfa è la Costa D’ Avorio, da cui sono arrivate 1.064 persone su 23.370», si leggeva ieri su ilfoglio.it. Però, in base ai dati ufficiali dell’ Alto commissariato delle Nazioni unite, la Guinea (la statistica non indica se si tratti della Guinea Bissau o di quella Equatoriale) è il primo Paese di provenienza per quanti l’ anno scorso hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcati in Europa: 13.068 immigrati, l’ 11,5% del totale; il Mali si è piazzato al terzo posto con 10.347 immigrati, il 9,1%; e la Costa d’ Avorio si è piazzata all’ ottavo posto con 6.085 sbarcati, il 5,3% del totale. Insieme, i tre Paesi valgono il 25% dell’ emigrazione nel Vecchio continente. 

(Maurizio Tortorella – la Verità)

https://infosannio.wordpress.com/2019/01/22/di-maio-svela-il-trucco-del-franco-coloniale-cfa/

domenica 20 gennaio 2019

Matera, capitale del deserto. - (Marcello Veneziani)

Arriva come un sasso nello stagno l’anno di Matera capitale culturale d’Europa. Comincia ufficialmente oggi, con Mattarella e Conte, anche se da mesi e poi nella notte Rai di Capodanno, se ne parla come di un evento-riscatto per il sud a partire dal suo luogo più pittoresco e più arretrato.
È bella Matera, suggestiva come una fortezza mistica d’oriente, una località di Cappadocia oppure afghana, o una specie di Betlemme scivolata in Europa. Ha un fascino arcaico, Matera, sembra sospesa in un’età magica e preistorica, come un’età della pietra, lo splendore della miseria, il presepe delle origini; ma suona grottesco definirla capitale culturale europea, perché Matera non ha i tratti di una capitale né di un luogo culturale né di un centro europeo. Ed è scollegata da tutto.
Turismo a parte, è una capitale nel deserto, come una Fortezza Bastiani sospesa nel vuoto in attesa dei Tartari, come nel famoso romanzo di Buzzati. Per deserto non intendo semplicemente i suoi paraggi, la sua provincia, le sue campagne. Intendo il sud, il meridione intero, che è ormai un deserto dei tartari, sempre più disabitato. I tartari qui sono di volta in volta gli emigrati, gli immigrati, i disoccupati. Ma tartari cioè latitanti, sono pure gli investimenti, i progetti, le grandi opere, la cultura, l’editoria. Sempre meno gente legge al sud, altro che capitale culturale europea.
Un tempo il sud aveva mille handicap ma qualcuno, come l’Avvocato Agnelli, poteva ironizzare sugli intellettuali della Magna Grecia. A trovarne, adesso. Anche gli intellettuali, la cultura umanistica, i vecchi professori, come il mitico Aristogitone su cui ironizzava Arbore alla radio rilanciando i suoi ricordi liceali, non ci sono più. Non sono arrivati i manager, in compenso sono spariti gli intellettuali, i loro circoli, i tavolini di caffè in cui si faceva taglio e cultura, pettegolezzo e filosofia.
Il sud non esiste più. La famiglia tipo oggi al sud è costituita da padre, madre e niente più. I figli sono partiti per il nord, e non si portano nemmeno il caciocavallo che “impuzzolisce” le valigie, come recita uno spot della Conad, dove la mamma è una cretina: mette il cacio sopra le camicie, quando mai lo farebbe una mamma del sud; solo il padre ne capisce perché si affida all’ipermercato. Ma i ragazzi partono e al sud lasciano il cacio, non il cuore. Non tornano.
Il divorzio dei figli dai genitori è la prima emergenza del sud. La seconda sono i migranti che stazionano nel nulla col cellulare e la bici in molti centri meridionali d’accoglienza; e per ingannare il tempo, il sesso e magari procurarsi i soldi per vivere, combinano un po’ di guai. Resta in piedi del passato solo la brutta piaga del caporalato, coi braccianti neri o romeni ingaggiati per due soldi per raccogliere olive e pomodori, quando non arrivano anche questi dal medio oriente. Al sud è fiorente solo il filone comico, da Checco Zalone, che da solo fattura per ogni film più della Fiera del levante, a Frassica e alla scuola meridionale di Arbore, a Fiorello, più i comici che imperversano nei video terroni.
Era l’estate del ’64 e sotto un sole “ferocemente antico” Pasolini girava Il Vangelo secondo Matteo a Matera, alias Gerusalemme. La Madre di Gesù era la mamma di Pasolini. Un film all’epoca ritenuto blasfemo, oggi addirittura considerato il più cristiano dei film dedicati a Cristo in croce. Matera, al tempo, era la città più primitiva d’Italia, dove i Sassi evocavano la preistoria e la miseria ancestrale. Ma intorno a Matera già serpeggiava sulle strade e nelle case meridionali lo sviluppo del Mezzogiorno. Un sud in pieno boom, non solo economico ma demografico. Si facevano figli e autostrade, quartieri nuovi, sorgevano le prime industrie, arrivava la luce e l’acqua corrente dappertutto. Poi vennero le Regioni e fu il principio della fine, il raddoppio della malapolitica e degli sprechi. Tornando adesso trovi, si, Matera come uno splendido sito turistico di richiamo globale, ormai lanciato dai film (qui venne pure Mel Gibson con la sua Passion di Cristo), una location mitica, perfetta per la tv; più l’effetto riflesso della vicina Puglia che è diventata meta di forte attrazione.
Ma cos’è il sud, oggi? È un luogo desolato, e non solo perché una fetta larga di sud è nelle mani della criminalità organizzata. Ma perché non si costruisce futuro, non si vive il presente, si fugge e non si fanno figli. Il mondo si è posizionato al nord, i giornali del sud languono o sono in grave crisi (l’ultimo a rischio è la Gazzetta del Mezzogiorno). Rincuorerà qualcuno a sud sapere che in Italia “comandano i terroni”, come scriveva Libero qualche giorno fa. Ma a che vale avere nei Palazzi romani le facce meridionali di Mattarella e Di Maio, di Fico e Conte, se il Sud non conta niente in Europa, in Italia e perfino a casa sua? Se non fa sistema, se non fa rete, se è tutto un regredire, un perdere, uno spopolarsi? Magari fosse realizzabile quel progetto leghista di fare del nostro Mezzogiorno una zona franca, come il Portogallo e le Canarie, con fisco, bellezze e clima invitanti per i pensionati del nord Europa. Quindi con la necessità di creare infrastrutture, così creando occupazione per i ragazzi del sud.
E in questa landa desolata sarebbe oggi il cuore del comando italiano? Ma no, dai, non confondiamo emissari, figuranti, maggiordomi, masanielli e pazzarielli col potere effettivo. I terroni stanno a terra, alcuni sottoterra, lo dico da terrone avvilito, non da nordista che li detesta. Per questo Matera è la capitale del Sahara italiano. E poi giù il deserto…
La Verità 19 gennaio 2019

Pd, perché Renzi e la Boschi odiano il reddito di cittadinanza? Ma insieme vogliono più migranti.

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Vamire: Perché il successo del PD è fondato sul Clientelismo. E una manovra come il RDC restituirebbe dignità ai cittadini e sarebbe l'anticamera per distruggere il clientelismo.. si pensi a tutti quei lavori dati solo contro comprovata fedeltà al partito (PD), alle cooperative eccc... Tutti lavorini che non ti vengono dati perchè lo meriti , perchè hai i numeri, ecc.. ma perchè dimostri fedeltà, tuo padre ha dimostrato fedeltà , ecc
Con un reddito che le tuteli, le persone tornerebbero ad essere libere. Oggi i partiti come il Pd hanno davvero paura.
Infatti, se il M5S riesce a fare un reddito di cittadinanza
diventa ufficialmente il Partito che tutela i cittadini,
i non privilegiati, praticamente diventa la VERA Sinistra italiana. E magari qualcuno con un po' di sale in zucca inizierà a chiedersi: e il PD cosa ci sta a fare?
Riescono a stracciarsi le vesti per gli immigrati
e, parallelamente, essere contro alla solidarietà ai disoccupati italiani.. Io dico che: O SEI PER L'UMANITA' E I DIRITTI ... O NON LO SEI
C'è chi dice che ci saranno i furbetti del rmc ma quelli ci sono dappertutto anche per le pensioni o i sussidi e intanto sono state previste pene molto dure per chi froda.
Non è un paese serio quello che non tutela tutti i suoi figli e alcuni di loro li iper tutela altri addirittura, non si sa bene perché, sono privilegiati e ricevono pensioni doppie o triple, pensioni d'oro ecc.. E' in Africa , in Messico, nei paesi di grande corruzione dove ci sono grandi ingiustizie plateali con i soldi di tutti che vengono dati solo ad alcuni.. Nei paesi civili occidentali europei chi perde il lavoro ha un sussidio finchè non ne trova un altro. Questo tutela la dignità delle persone, impedirebbe il crimine per necessità, ecc.. Sarebbe una grande manovra di cività che ci avvicinerebbe agli altri paesi civili occidentali ma tutta la nostra società è basata sul clientelismo... una manovra che praticamente abolirebbe questo problema (anticamera di tutti i servilismi,si pensi solo ai giornalisti dei giornaloni ee dei media e al loro prostituirsi quotidiano.. perchè sennò perderebbero il lavoro) sia un grande problema per il PD
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John Green: Dal libro "Breve Storia del Neoliberismo", le élite finanziarie a fine anni '70 decisero internazionalmente di abbandonare ogni forma di intervento statale, in particolare abolire il welfare keynesiano sostituito da una nuova teoria-ideologia: il neoliberismo. Dogmatico. La Thatcher dichiarò: "Non ci sono alternative".
Teorici Paul Volcker capo della FED, Milton Friedman ed altri. Attori Reagan, Thatcher, Pinochet, Den Xiaoping. Il mondo si adeguò manu militari.
Con la nuova ideologia lo stato deve deregolamentare tutto e favorire le privatizzazioni, le più lucrose soprattutto sanità, pensioni, istruzione e deve annullare i sindacati, ecc. Il nuovo sistema si autoregola dando prosperità a tutti. Lo stato deve solamente favorire le privatizzazioni, esentare le tasse alle grandi corporazioni, garantire la totale libertà ai movimenti di capitali ed intraprese private che investiranno e quindi creeranno lavoro. Dopo circa cinquant'anni i risultati li vediamo assai chiaramente e non solo sulla pelle dei giovani.
Le macchiette toscane seguono ancora quei dettami, implementati in Italia dalla P2 di Gelli e dagli "esperti" PD-FI.
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Demetrio D'Ambrosi.
Da dove arrivano i posti di lavoro da offrire ai percettori del reddito di cittadinanza?
Se questi lavori esistessero, non verrebbero già riempiti dai disoccupati che prenderanno il reddito di cittadinanza?
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Viviana.
In un mese i posti di lavoro sono già aumentati di 100.000 unità. Se si cambia impostazione economica e distribuzione dei capitali i posti di lavoro escono. Pensa solo coi 20 miliardi regalati alle banche quanti posti di lavoro per recupero idrogeologico del territorio, più ponti, scuole ecc si sarebbero potuti fare. Credi che se Roosewelt si fosse fatta la tua stessa domanda sarebbe riuscito a risollevare l'America dalla grande depressione? Ma il suo programma keyesiano di ammodernamento del Paese era l'esatto opposto dell'austerity. Non si chiese dove erano i posti di lavoro, li creò.
Non ho capito perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chieda dove si trovano i soldi per aiutare i migranti se questi arrivassero a valanga a porti aperti come vorrebbe il Pd.La storia oggi di 120 migranti morti in mare non sta in piedi. Non ci sono prove, mi sembrano numeri di fantasia per far scena. Adesso piangiamo non solo sui morti veri ma anche su quelli inventati.
E c'è un'altra cosa che non capisco. Perché tutti si chiedono dove si trovano i soldi per aiutare gli italiani poveri e nessuno si chiede dove si troverebbero i soldi per aiutare le valanghe di migranti che arriverebero a porti aperti come vorrebbe il Pd? L'Africa ha un miliardo e duecento milioni di abitanti, tra dieci anni saranno il doppio, due miliardi e mezzo. Quanti di loro si pensa che arriveranno in Italia? Si crede davvero di poterli assistere tutti mentre siamo a un pelo dal default italiano? Quale pazzo ti chiederebbe di dare quello che hai ai poveri mentre la tua famiglia sta per essere messa su una strada?
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Moresby.
Glielo dica qualcuno che ancheTunisia e Algeria erano colonie italiane.
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Viviana.
Beata Ignoranza! L'Italia non ha da 76 anni nessuna influenza sulle ex colonie, mentre il franco francese dopo 70 anni strozza ancora le economie di 14 Paesi africani, privandoli della sovranità monetaria.Pensa ai miliardi che entrano ogni anno nelle casse francesi. il 50% delle riserve di cambio dei Paesi della zona franco devono essere depositate su un conto della Banca di Francia, arricchendo le multinazionali e i commerci francesi. Il sistema permette di garantire i profitti dei colossi europei che non pagano niente per questa garanzia: sono i cittadini africani che attraverso le riserve di cambio collocate al Tesoro francese, pagano la stabilità del tasso di cambio. Senza contare che la Francia continua a importare materie prime come cacao, caffé, banane, legna, oro, petrolio, uranio, pagate con il CFA a parità con l’euro e senza rischi di deprezzamento monetario. Abbiamo 10 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati per piani di sviluppo dei Paesi in questione. Evitando la richiesta di prestiti che non fanno che aumentare il debito nei confronti delle istituzioni finanziarie europee e dei singoli Paesi.
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Lo stilita colombino.
Devo solo capire se in Italia sia in corso una lotta titanica tra razionalità e stupidità oppure tra razionalità e malafede.
Abbiamo avuto governi che favorendo l'immigrazione irregolare via barconi HANNO CAUSATO MIGLIAIA DI MORTI in mare (erano 600 nel 2013, PRIMA delle "operazioni umanitarie", poi 3500 già nel 2014, 3800 nel 2015, 5000 nel 2016, 3100 nel 2017) e adesso che c'è un governo che, nella sua area di competenza (rotta libica) DIMEZZA il numero dei morti rispetto all'anno precedente lo si accusa di "genocidio".
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Trazalca.
Ai nostri amici dediti all'accoglienza ed alla bontà d'animo, tutti presi nell'insultare chi non la pensa come loro affibiando epiteti vari a chiunque, non potrà sfuggire il fatto che di questa notizia da prima pagina vi siano tracce solamente sui media italiani, il che risulta alquanto strano, se consultaste le principali testate europee scoprireste che sui media francesi hanno i loro problemi con i gilet jaune, su quelli tedeschi si trova di tutto tranne questo, sugli inglesi non ho neanche guardato perchè sarebbe inutile visto che a loro interessa la brexit e quindi il problema lo avranno ancora per poco, qualcosa sugli spagnoli ed i commenti dei lettori sono interessanti e vi prego di leggerli cosi potrete notare come i nostri siano al miele rispetto ai loro. Voi che vi riempite la bocca di questa finta ed interessata unione di mero interesse finanziario, sarebbe meglio cominciaste a capire che l'Italia non può essere l'approdo per l'Africa intera e che più insisterete su queste posizioni tipo +europa e simili, no borders ed accogli tutti vari, più non farete altro che peggiorare la situazione perchè Salvini in fin dei conti è un moderato, chi verrà dopo potrebbe esserlo meno. Se volete a tutti i costi farci sentire europei allora fateci sentire come i tedeschi, i francesi o ai belgi ai quali di tutto ciò, non viene detto nulla e non risulterà quindi un loro problema, pertanto, da cittadino europeo tanto quanto loro, non sarà neanche mio!!!
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Viviana
Va bene, li facciamo sbarcare tutti e dopo? Di qualcosa devono campare. Li lasciamo a giro per le strade a chiedere l'elemosina e a dormire sotto i ponti? A defecare per strada o ad aggredire le donne? Li sfruttiamo come schiavi in agricoltura a 3 euro al giorno? O in edilizia come lavoratori in nero? Le donne le mettiamo nella prostituzione e i bambini nel traffico di organi? Li diamo come manovalanza alla mafia? Li occupiamo nel traffico di droga? Aumentiamo la microcriminalità? Rinforziamo la mafia nigeriana? Li ammucchiamo nei Cara così chi gestisce i centri ci guadagna? Li facciamo votare alle primarie del Pd? Diamo anche a loro il reddito minimo di cittadinanza? Non ho capito cosa. Vorrei che tutti questi buonisti disposti ad accogliere mezza Africa mi spiegassero per bene cosa intendono fare di tutti questi migranti. Hanno un progetto? Un piano? Un programma? qualcosa che vada oltre le chiacchiere generiche. Io lavoro nel volontariato con un gruppo di medici volontari che almeno dà loro cure mediche gratuite. Io procuro vestiti e coperte.E voi cosa fate oltre alle chiacchiere a vuoto? Rimpatriare un migrante costa 6.000 euro. Salvini ha detto che ne rimpatriava 600.000. Siamo a 84. L'unica è non farli arrivare.

sabato 19 gennaio 2019

LA MUMMIA C’È. IL RITORNO DI SILVIO BERLUSCONI. - Tommaso Merlo

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L’hanno ritirata fuori dal sarcofago. La mummia si muove ancora, è la testa che è compromessa. Marasma senile. Ha visioni dall'oltretomba. Vede comunisti ovunque e delira che “vuole andare in Europa dove manca il pensiero profondo del mondo”.
Già, peccato che l’unico “pensiero profondo” della mummia sono sempre stati i cazzi propri. Fin da quando ha visto la luce nel lontano 1943. Non era ancora iniziata la Seconda Guerra Mondiale e in Unione Sovietica imperava Stalin. Preistoria per i comuni mortali. Infanzia per la mummia di Arcore. Sono passati 82 anni suonati. Una vita in fuga impreziosita da pagine ormai epiche.
Come quando negli anni settanta trovò tonnellate di soldi sugli alberi e divenne ricco sfondato per grazia ricevuta. In Russia comandava Breznev e imperversava la Guerra Fredda. A quel tempo di comunisti ce n’erano eccome in giro, ma la mummia aveva ben altro per la testa. Pararsi il culo. Si sentiva in pericolo e pensò bene di corrompere i cattivi. Pagando la mafia. In contanti. E via. In una fuga sempre più serrata, dalla galera. Fino agli anni novanta quando la mummia ormai braccata e indebitata fino al collo era ad un passo dal baratro. Doveva pararsi il culo, ancora.
Questa volta pensò bene di corrompere la democrazia italiana. Scese in campo e trasformò il parlamento nel suo studio legale e Palazzo Chigi in un ufficio Mediaset. Roba da terzo mondo ma che funzionò. Fece saltare i suoi processi uno dopo l’altro e lucrò al meglio sul mega conflitto d’interessi.
Erano gli anni in cui in Russia Gorbaciov archiviava il comunismo con la perestroika, ma fu proprio in quel periodo che la mummia cominciò a vedere comunisti ovunque. Gli servivano per distrarre i telecittadini mentre la mummia si dedicava al suo “pensiero profondo” e cioè i cazzi propri.
Colpa di un paese allo stremo, colpa di opposizioni inette e complici, ma saranno solo i posteri a capire davvero come abbia fatto la mummia ad umiliare la democrazia italiana per quasi vent’anni. Una vergogna epocale.
Decenni di beghe legali e alla fine la mummia ha fatto la fine di Al Capone. Incastrata per grane col fisco. Ma niente gattabuia. Solo il titolo ufficiale di delinquente.
Siamo ai giorni nostri e la fuga continua. Deve continuare. Sono arrivati al potere i “grillini” e in Russia comanda il suo amico Putin ma lui vede comunisti ovunque. Tutta colpa di quel dannato marasma che gli è scoppiato in testa. Non sa più quello che dice anche se il perché continua a fuggire lo sa eccome. Pararsi il culo, come sempre.
Ha il terrore che i comunisti a 5 stelle facciano una legge sul conflitto d’interessi e che la sua ditta finisca addirittura sul mercato, senza protezione politica. Roba da non credere. I soliti comunisti illiberali. Ormai siamo alla farsa.
La mummia esce dal sarcofago e blatera il programma per le europee. Pannolone per tutti e agevolazioni fiscali sui corredi funerari. Risate che echeggeranno in tutta Europa dove uno come Berlusconi non avrebbe mai messo piede in parlamento, in compenso in galera ne avrebbe messi due.
Non resta che assistere al penoso spettacolo. Con le sue badanti che trascinano la mummia a sbavare di qua e di là. Non resta che cogliere il lato positivo di questa penosa epopea. La mummia sulla scena politica servirà a ricordare a tutti l’inferno da cui stiamo cercando di uscire. Servirà come monito a non mollare mai la difficile strada del cambiamento. Ormai la mummia va solo compatita, presto tornerà nel suo sarcofago. Per sempre.>> (Tommaso Merlo)

Boschi - Dibba, botta e risposta.

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