venerdì 22 gennaio 2021

Cesa, la pasionaria cattolica Binetti e il Recovery fund. - Peter Gomez

 

Dopo le perquisizioni in casa di Lorenzo Cesa per associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, la senatrice Udc Paola Binetti dice di sentirsi “come una persona ferita che vuole stare accanto al suo segretario”. La vicinanza umana e spirituale con chi è in difficoltà non può essere criticata. In genere in politica, a meno che non ti chiami Berlusconi, Dell’Utri o Verdini, appena traballi tutti scompaiono. Ma Paola Binetti non è di quella pasta. Ex parlamentare di centrosinistra, poi eletta a Palazzo Madama con Forza Italia e ora forse in procinto di sostenere il governo Conte, la pasionaria cattolica è anzi sicura dell’innocenza di Cesa (“escludo categoricamente il suo coinvolgimento”); ha fiducia, come si dice sempre in questi casi, nella magistratura, anche se, da politica navigata qual è, sa bene come “Lorenzo in qualità di segretario sia esposto a incontrare gente di ogni tipo”.

Anche noi come Binetti siamo garantisti. Cesa come ogni altro indagato o imputato è innocente sino a prova contraria. E il fatto che non sia stato arrestato, a differenza del potente assessore regionale calabrese Francesco Talarico, amico del segretario, fa anzi capire come, secondo i magistrati, contro di lui, per il momento, vi siano solo indizi.

La vicenda però dovrebbe spingere politici, giornalisti e opinionisti a una franca riflessione sulle nostre classi dirigenti. Una riflessione non più rimandabile visto che, se il governo riuscirà a reggere, il nostro Paese sarà presto inondato da centinaia di miliardi targati Ue.

Cesa, infatti, come molti sanno, ma in tanti fanno finta di non sapere, non è un normale leader di partito. È invece un tangentista miracolato dal codice di procedura penale. È un tizio salvato da quella giustizia malata, forte con i deboli e debole con i forti, che proprio l’Europa ci chiede da anni di riformare. Breve promemoria per i finti smemorati. Arrestato nel 1993 quando ancora era un semplice consigliere comunale di Roma, Cesa in carcere confessa. Ammette di essere uno dei tramiti tra i vertici della Dc e gli imprenditori che versano tangenti per gli appalti Anas. Il suo primo verbale sembra quello di Pietro Gambadilegno. “Intendo svuotare il sacco” esordisce prima di svelare decine di mazzette. Il suo referente era il ministro Giovanni Prandini, all’epoca soprannominato “Prendini”. Gli imprenditori si rivolgevano a Cesa e lui andava dal ministro. Un esempio tra tanti: “Gli chiesi cosa dovevo riferire e mi sentii rispondere che dovevo chiedere il 5 per cento sull’importo dell’appalto”. Il futuro segretario Udc racconta con dovizia di particolari di “borse di plastica”, “cartellette rigide”, “buste sigillate” tutte contenenti denaro. Risultato: Cesa, dopo la “sua ampia confessione”, viene condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi. Nel 2003, però, la Corte di Appello annulla le condanne per un cavillo procedurale: nel frattempo è uscita una sentenza della Corte costituzionale che ha di fatto stabilito come il Tribunale dei ministri fosse competente non solo per Prandini, ma anche per i coimputati. Il processo deve ricominciare, ma per il giudice gli atti compiuti sono ormai “inutilizzabili”. Nel 2005 il Gip ordina il “non luogo a procedere”. Così, sebbene abbia ammesso tutto, viene più volte candidato e spesso eletto.

E qui arriviamo alla riflessione. Anzi alla domanda: davvero si può pensare che spenderemo bene i soldi del Recovery fund se chi rappresenta i cittadini non è in grado di selezionare i suoi compagni di strada? Si attende, dalla senatrice Binetti e da tutti gli altri, una cortese risposta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/cesa-la-pasionaria-cattolica-binetti-e-il-recovery-fund/6074558/

IL MINUS ROSATO E I 5 STELLE. - Roberta Labonia

 

La crisi di governo l'ho seguita, pressoché tutta, dall'ospedale. E caso ha voluto che proprio ieri l'altro, mentre Conte incassava la seconda fiducia in Senato, venissi dimessa. Un covid messo all'angolo e un Conte ancora saldo al governo, tutto in un giorno: che vuoi di più dalla vita? 😜

Tanto è stato già detto delle 48 ore che hanno segnato questa incomprensibile crisi al cardiopalma, forse già tutto, forse anche troppo. Per questo voglio soffermarmi su un episodio che, pur avvenuto in quelle ore, guarda oltre la crisi di governo. A mio avviso non è stato pienamente colto nella sua gravità né stigmatizzato quanto avrebbe meritato. Per dirla come la grande Liliana Segre, me ne sono sentita profondamente indignata.

Mi riferisco alle parole pronunciate durante il suo intervento alla Camera dall'italomorto Ettore Rosato.
Castronerie se ne sono ascoltate tante ( basta pensare all'abbietto intervento del leghista Borghi), ma la frase che ho sentito pronunciare da questo individuo ha toccato la vetta dell'ignominia e farebbe ridere, se non fosse tragico, constatare che le ha proferire pensando di tributare chissà quale elogio ai 5 Stelle. Rosato ha detto in aula, testuale :

"... Io conosco i colleghi del M5s ormai da 8 anni, tra loro ci sono molte persone che stimo, hanno la capacità di DISCERNERE le cose… LE CAPISCONO COME LE CAPIAMO NOI, non c’è differenza da questo punto di vista”.

Uno svarione da andarsi a sotterrare dalla vergogna se solo avesse avuto quel minimo quoziente intellettivo da fargliene percepire tutta la portata offensiva. Ma troppo tardi: il "minus" Rosato si è accorto che qualche cosa non girava solo grazie alla fragorosa risata con cui i pentastellati hanno accolto le sue parole.

Potremmo archiviare l'incidente come uno dei tanti teatrini a cui ci ha abituato certa politica di bassa cucina non fosse che, suo malgrado, le parole di Ettore Rosato hanno scoperchiato il comune sentire di buona parte dei personaggi del partitone unico che da decenni "okkupano" le nostre Istituzioni.

Lui le ha pronunciate come fosse lo scemo del villaggio ma è ciò che nell'intimo pensano, ma si guardano dal dirlo pubblicamente, i suoi colleghi parlamentari di lungo corso.

Gente che il Parlamento lo ritiene cosa propria, gente ben lontana da quello spirito di servizio verso la collettività che dovrebbe guidarla.

Questa genia, a distanza di quasi 10 anni, vive ancora come un oltraggio, è evidente, l'invasione pentastellata: comuni cittadini, dei parvenu', degli "scappati di casa", che nel 2018, per una strana congiunzione astrale, hanno osato sedere nei banchi del Governo con idee rivoluzionarie: servire la collettività e NON, servirsi della collettività.

Mi tocca rispolverare il termine "casta" per esprimere ciò che percepisco dietro le parole di Rosato (vi ricordo: porta il suo nome la legge elettorale con cui il Parlamento tutto, nell'ottobre 2017, cercò di sbarrare la strada al Movimento). Quello che ha detto questo misero figuro, non a caso succube inconsapevole delle smanie di grandeur che pervadono il suo sfigatissimo capo bastone, tradisce l'intimo pensiero di questi mestieranti del far politica: gente collusa, scafata, ricattabile, che si nutre delle rendite di posizione acquisite negli anni col mestiere, con la furbizia, quasi mai con intelligenza.

Di compromesso in compromesso gran parte di loro sono stati nominati, non eletti e si sentono depositari di un diritto acquisito che fa carne di porco di quel ruolo nobile di rappresentanza popolare che dovrebbero incarnare. Genia che si sente unica depositaria di cultura (e pensare che sono del MoVimento il maggior numero di laureati oggi in Parlamento!).
Una "intellighenzia" autoreferenziale, spocchiosa, portatrice di malcelato disprezzo verso chiunque non riconosca del suo mondo.

Non mi aspetto che un Ettore Rosato qualsiasi comprenda la portata, la gravità delle parole pronunciate ma, da irriducibile ottimista quale sono, mi aspetto che le donne e gli uomini di buona volontà di questo Paese sappiano cogliere il senso di quelle parole per rendersi conto che l'entrata del MoVimento 5 Stelle nelle Istituzioni, fra i tanti meriti, ne ha avuto uno non banale: ha scoperchiato la vergogna di un Parlamento che di legislatura in legislatura, aveva smarrito se stesso.

Blog di Stelle e dintorni.

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Mafia Capitale, i giudici d'appello confermano la condanna a sei anni per Alemanno: "Fu corruzione". - Maria Elena Vincenzi

 

Le motivazioni della sentenza di secondo grado: "I finanziamenti alla Fondazione Nuova Italia erano richiesti dall'ex sindaco ed erano parte integrante degli accordi". La vicenda è un filone dell'inchiesta sul Mondo di Mezzo in cui si ipotizza che l'allora primo cittadino abbia "piegato la sua funzione" agli interessi di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, ottenendo in cambio, secondo l'accusa, oltre 220mila euro.

Non ha dubbi la Corte d'Appello: Gianni Alemanno è "evidentemente colpevole" di corruzione. Lo mettono nero su bianco i giudici della Terza sezione penale nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 23 ottobre che aveva condannato l'ex sindaco di Roma a sei anni per uno stralcio di Mafia Capitale. Si è trattato di una conferma in realtà: la stessa pena era stata comminata in primo grado.

La vicenda è un filone dell'inchiesta sul Mondo di Mezzo in cui si ipotizza che Alemanno abbia "piegato la sua funzione di sindaco" agli interessi dei "corruttori" Salvatore Buzzi, l'ex "ras" delle cooperative, e dell'ex Nar Massimo Carminati, ottenendo in cambio, secondo l'accusa, circa 223.500 euro, considerato il prezzo del reato di corruzione, che sarebbe avvenuta tra il 2012 e il 2014. Un'impostazione confermata dalla Corte d'Appello che in un provvedimento di 118 pagine ripercorre tutta la storia e le testimonianze. Non ha dubbi la Corte che i finanziamenti da parte di Buzzi alla Fondazione Nuova Italia fossero stati richiesti espressamente dall'allora sindaco, denaro che era "parte integrante dei patti corruttivi relativi agli interventi volta per volta posti in essere da Alemanno in favore delle Cooperative". Quei soldi, si legge, destinati proprio a lui per agire sull'amministrazione e sulle aziende a questa legate, in particolare Ama ed Eur Spa.

"Alemanno - si legge - risponde di corruzione perché è pubblico ufficiale e, quale corrispettivo dell'aggiudicazione della gara di cui al bando 18/011 e degli interventi diretti per lo sblocco dei crediti delle cooperative nei confronti di Ama Spa ed Eur Spa, ha ricevuto utilità diverse ed ulteriori rispetto alle tangenti ricevute da Panzironi, ossia le rilevanti somme di denaro versate dalle cooperative alla Fondazione Nuova Italia specie in occasione delle cene elettorali, nonchè gli altri favori (claque ai comizi e agli eventi, assunzione di persone gradite al sindaco)".

Non è tutto. "Il presente giudizio - scrive ancora il collegio presieduto da Aurora Cantillo - insegna e conferma che purtroppo nella pratica le competenze di direzione amministrativa dipendono dalla direzione politica, e ciò può portare al degrado e alla distorsione dell'attività della p.a. che emergono a piene mani dagli atti del processo". I giudici sottolineano "straordinaria gravità delle condotte criminose che in quegli anni hanno letteralmente funestato il rapporto tra imprenditori, cooperative e politica, inquinando in modo sistemico i gangli della vita amministrativa della città di Roma".

Riferendosi alla decisione della Cassazione che ha fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa nel processo principale, la Corte non usa mezzi termini nel definire Mafia Capitale: "L'attenzione generale è stata focalizzata sull'esclusione del reato di cui all'articolo 416 bis e della corrispondente aggravante 'mafiosa' contestata, esclusione che è stata diffusamente spacciata come il più rilevante risultato dell'accertamento giudiziale. E' invece rimasta in secondo piano l'esistenza di due associazioni a delinquere, almeno una delle quali (quella che faceva capo a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati) impegnata nel più rilevante sistema corruttivo mai accertato nel territorio del Comune di Roma, con lo stabile e ben remunerato asservimento di pubblici ufficiali a tutti i livelli - meri dipendenti, dirigenti di servizi, consiglieri comunali ed assessori, dirigenti di aziende a capitale pubblico - agli interessi di Buzzi e delle sue cooperative".

E ancora: "Il dato oggettivo da sottolineare a questo punto è che la quasi totalità delle condotte criminose in questione furono poste in essere nel quinquennio (2008-2013) in cui fu sindaco l'odierno imputato". Gli avvocati di Alemanno già annunciano il ricorso in Cassazione: "Anche le motivazioni - dicono Filippo Dinacci e Cesare Placanica - confermano una sentenza appiattita su una ricostruzione fallace, in fatto e diritto, punitiva finanche oltre le richieste della pubblica accusa e in qualche modo gia'  posta in discussione nella sentenza definitiva del procedimento principale. Abbiamo molti argomento da proporre al giudice di Cassazione che sapra' sottrarsi alle suggestioni che hanno condizionato, in tutta questa vicenda, i giudizi del merito".

https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/01/20/news/mafia_capitale_i_giudici_d_appello_quella_di_alemanno_fu_corruzione_-283516598/

Giallo sulla bambina soffocata a Palermo. TikTok "sulla piattaforma non c'è la blackout challenge". - Giuseppe Marinaro

 

La piccola di Palermo si era avvolta una cinta al collo per la famigerata 'blackout challenge'. I genitori hanno autorizzato l'espianto degli organi. Il social però replica: sulla piattaforma non c'è traccia di video con la sfida letale.

AGI - È morta la bambina di 10 anni di Palermo che si era avvolta una corda attorno al collo, secondo gli inquirenti per partecipare a una 'sfida di soffocamento estremo sul social TikTok. La piccola del quartiere Kalsa la sera di mercoledì 20 gennaio era stata portata dai genitori disperati all'ospedale "Di Cristina" dopo un arresto cardio-circolatorio: i medici del pronto soccorso erano riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi.

I tentativi di rianimarla.

I medici avevano riferito che era caduta in "coma profondo per un'encefalopatia post-anossica prolungata" e l'avevano ricoverata in terapia intensiva ma le sue condizioni erano apparse subito critiche. Poi è stata dichiarata la morte cerebrale e i genitori hanno acconsentito all'espianto degli organi per la donazione multipla. 

Sequestrato lo smartphone.

Sulla vicenda indaga la polizia che ha sequestrato lo smartphone. I genitori disperati che l'hanno trovata esanime per terra dopo l'assurda prova di resistenza nota come 'blackout challenge'. I medici del pronto soccorso sono riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi e hanno eseguito diversi esami diagnostici per verificare i danni agli organi in seguito all'asfissia.

La ricostruzione.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dal padre, la bambina stava giocando nel bagno di casa. La piccola aveva l'estremità di una accorda stretta attorno al collo e l'altra parte attaccata alla barra porta-asciugamani, come se fosse impiccata. Accanto a lei lo smartphone. Per liberarla è stato necessario tagliare la corda, ma la piccola non dava segni di vita dopo l'assurda prova di resistenza

Sul caso indaga la Polizia che ha sequestrato lo smartphone della bambina. Dopo il decesso sono iniziate le procedure di accertamento previste dalla legge da parte dell'apposita commissione di clinici, in raccordo con l'autorità giudiziaria.

La richiesta di norme più severe.

Immediate le reazioni di sdegno per l'episodio e le richieste di un giro di vite contro i giochi estremi promossi attraverso i social. "Servono regole severe che impediscano l'accesso a chi non ha l'eta' stabilita e che sanzionino in modo efficace chi pubblica e condivide contenuti che istigano alla violenza e all'autolesionismo", ha detto l'avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime, che aggiunge: "Come mai una bambina di dieci anni aveva un profilo o accesso a TikTok, dato che si tratta di un social che, in base alle sue regole, consente l'iscrizione a partire dai 13 anni? Regole però non soggette a controlli particolari, e così basta mentire sull'età e ci si iscrive. Non si vuole capire che i social non sono giocattoli per bambini, ma mondi virtuali in cui, spesso senza i dovuti controlli, vengono caricati video e immagini assolutamente non idonei a menti acerbe che non possono capire né i contenuti ne' le conseguenze cui vanno incontro partecipando a certe assurde sfide. E i genitori o gli adulti dovrebbero controllare, sempre, sia chi seguono i loro figli, sia i loro follower". 

La replica di TikTok.

TikTok replica assicurando di non aver "riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato" alla 'blackout challenge'.

"Siamo davanti ad un evento tragico e rivolgiamo le nostre piu' sincere condoglianze e pensieri di vicinanza alla famiglia e agli amici di questa bambina" ha dichiarato un portavoce di TikTok, "La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, per questo motivo non consentiamo alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi".

"Utilizziamo" ha aggiunto il portavoce, "diversi strumenti per identificare e rimuovere ogni contenuto che possa violare le nostre policy. Nonostante il nostro dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato un simile accadimento, continuiamo a monitorare attentamente la piattaforma come parte del nostro continuo impegno per mantenere la nostra community al sicuro. Siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini".

foto: © Maria Laura Antonelli / AGF -  ambulanza (AGF)

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-01-21/sfida-soffocamento-tik-tok-bambina-in-fin-di-vita-11106307/

L’Uscita del bullo è una benedizione per il Paese. - Lorenza Carlassare*

 

Quando accendo la televisione e vedo Matteo Renzi la spengo subito. La sua uscita dal governo è una benedizione per l’Italia e Conte ne esce rafforzato perché non ha più una opposizione interna. È assurdo che il politico più impopolare d’Italia voglia buttare giù quello più popolare: dal punto di vista della democrazia è una cosa spaventosa. Se gli Stati Uniti avevano Donald Trump, noi abbiamo il bulletto di provincia Renzi. Adesso il governo deve andare avanti il più possibile trovando convergenze in Parlamento sui provvedimenti, per esempio sulla legge elettorale che non è stata ancora modificata: per questo la strada delle elezioni sarebbe disastrosa. Conte deve tener duro fino alla fine della legislatura: si mostri forte e responsabile. Se tutti gli altri non lo saranno, prima o poi ci sarà una resa dei conti con i cittadini.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/luscita-del-bullo-e-una-benedizione-per-il-paese/6074553/

*Lorenza Carlassare è una giurista, costituzionalista e accademica italiana, professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Padova.

La “Pesciarola” Giorgia, donna alfa a destra. - Antonio Padellaro

 

Ha buon gioco, la Giorgia Meloni che si mostra sui social con una cassetta di gamberi e orate (“pesce fresco, avvicinatevi, ottimi prezzi”), orgogliosa per essere stata chiamata “pesciarola” dopo l’intervento parlamentare assai gridato contro il premier Giuseppe Conte. Un assist fornitogli da coloro che disprezza come radical-chic (“schifano la gente comune”) subito sfruttato per la gioia dell’elettorato in impetuosa crescita (tendenza 17%, dal 4% in un triennio), che per lei “donna del popolo” stravede. Se i suoi critici girassero per i mercati rionali, o salissero sui mezzi pubblici di Giorge Meloni incazzate ne troverebbero a frotte. Difatti la leader di FdI, cresciuta alla Garbatella, sa identificarsi con quelle persone “del popolo” di cui non fa fatica ad assumere atteggiamenti e linguaggio. Strilla contro il governo esattamente come strillerebbe il ristoratore con la serranda abbassata o la precaria del call center che non vive più neppure di precariato. E accende l’indignazione della “gente comune” agitando lo schifosissimo termine “poltrona” in tutte le sue varianti, fino alla declinazione più oltraggiosa da scagliare sulla faccia della svergognata maggioranza: “Pensano solo alle poltrone”.

Siamo sicuramente nel solco dell’invettiva comiziante (di cui era maestro il suo maestro Giorgio Almirante), ma trovate voi un’altra parola che sappia arrivare come un cazzotto nella pancia (vuota) degli italiani devastati dalla pandemia. Sintesi contundente di quel qualunquismo dell’antipolitica figliato dall’archetipo: è tutto un magna magna. È un blocco di consensi motivato e compatto quello della Meloni che tuttavia necessiterebbe di essere investito quanto prima sul tavolo elettorale, considerata l’estrema volatilità del voto, la stessa che un anno e mezzo fa ridimensionò Matteo Salvini e i suoi “pieni poteri”. Per una donna alfa come Giorgia, il problema sono proprio i due maschi beta con i quali è costretta ad accompagnarsi. Infatti, mentre lei non schioda dal grido “elezioni elezioni”, il capo leghista appare indeciso a tutto, ondeggiante “fra momentanee aperture al dialogo con il governo ‘per il bene del Paese’ e fantomatiche possibilità di varare un esecutivo di centrodestra” (Marco Tarchi). Quanto al povero Silvio, piuttosto affaticato dai problemi di salute oltre che dai forzisti in fuga verso Conte, non sembra motivatissimo a farsi asfaltare nelle urne. Visto che poi il complottino fiorentino contro il detestato presidente del Consiglio non ha dato l’esito sperato, la “pescivendola” rischia di dover tenere a lungo i voti nel frigorifero della storia sperando che non si ammoscino. Come i gamberi di cui sopra.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/la-pesciarola-giorgia-donna-alfa-a-destra/6074551/

Balle vaganti. - Marco Travaglio

 

La crisi di governo, sventata o rinviata, ha lasciato nell’aria uno sciame di balle volanti che rimbalzano nei talk e sui giornali come verità di fede. Due, fra le tante.

Recovery. “Bisogna ringraziare Renzi per aver migliorato il Recovery Plan, che nella prima bozza scritta di nascosto da Conte era una ciofeca”. La prima bozza erano le linee guida sui capitoli di spesa, scritte non da Conte di nascosto ma da Gualtieri e Amendola in 19 riunioni con i rappresentanti di tutti i ministri, inclusi quelli di Iv. Che avrebbero potuto migliorarla prima, se la ritenevano una ciofeca. Invece la approvarono tutti, Iv inclusa, il 15 ottobre in Parlamento. Ma era solo una bozza da sottoporre ai partiti di maggioranza per riempirla di contenuti e stenderne una seconda più dettagliata, anch’essa da votare in Parlamento e da discutere poi con le parti sociali nella versione definitiva, da approvare alle Camere e poi consegnare all’Ue a marzo-aprile. Il premier a dicembre ha convocato un vertice alla bisogna, che però è slittato di un mese per i bombardamenti renziani alla “cabina di regia”. Che non era il parto della fantasia malata e autoritaria di Conte, ma una richiesta Ue per monitorare i bandi e poi i cantieri evitando sprechi, ritardi e ruberie. Quando finalmente i giallorosa hanno potuto riparlarne, ogni partito ha proposto modifiche. In gran parte migliorative, tranne quelle di Iv, perlopiù peggiorative: meno soldi a “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (da 74,3 a 66,59 miliardi, con tagli all’efficientamento energetico degli edifici), più soldi all’alta velocità (+5 miliardi) e alle imprese (+3 miliardi ai soliti noti). Nulla di cui ringraziare.

Covid. “L’Italia non è un modello, anzi è il Paese peggiore: vedi il record di morti, il doppio della Germania”. I morti, come spiegano Galli e tutti gli esperti, non c’entrano nulla con i governi: dipendono dal periodo più lungo di pandemia (11 mesi in Italia, 6-7 mesi in Germania: oggi il nostro tasso di letalità è identico a quello tedesco), dal diverso calcolo delle vittime con e per Covid, dalla medicina territoriale e dalle terapie intensive nella prima ondata, dal numero di anziani (l’Italia ha la popolazione più vecchia del mondo dopo il Giappone) e dall’organizzazione sociale che favorisce i contagi in famiglia (in Italia il 20% degli over 65 vivono coi figli, altrettanti nella stessa città o nello stesso stabile, il 50% in comuni limitrofi). Dal governo (e dalle Regioni) dipendono il contenimento della pandemia e la campagna vaccinale. E lì, con le tanto contestate Regioni a colori, i nostri contagi e ricoveri sono in calo, mentre esplodono nel resto d’Europa; e siamo primi per vaccini fatti. Non va tutto bene, ma neppure tutto male.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/balle-vaganti/6074525/