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giovedì 18 febbraio 2021

Dire e non dire. - Marco Travaglio


Ieri Draghi ha parlato 53 minuti, 13 in più di Conte per la fiducia giallorosa e 18 in meno di Conte per la fiducia gialloverde. Ma questi sono dettagli trascurabili, almeno per noi che badiamo al sodo, diversamente dai turiferari che annunciavano da giorni un discorso di mezz’ora al massimo per inaugurare la “rivoluzione del linguaggio” e la “svolta della brevità”. Anzi, gli avremmo concesso volentieri qualche minuto in più per uscire dalla vaghezza o dall’afasia su alcuni temi che meriterebbero una parola chiara. Il discorso è stato ottimo sull’ambiente (poi vedremo se si tradurrà in pratica) e sull’euro (vero, Salvini?). Doveroso nel grazie a Conte e al suo governo (9 ministri ora stanno con Draghi). Buono su pandemia e Recovery Plan (sostanziale continuità col governo uscente: altro che fallimento e disastro). Interessante sulla governance accentrata dal Tesoro per controllare e non sprecare i 209 miliardi (ma Conte, che ne proponeva una presso Tesoro, Mise e Affari Ue, non era un dittatore-accentratore?). Generico sulle eventuali modifiche al piano Ue e sulla riforma della Pa. Opportuno, ma un po’ “coda di paglia”, nello smentire il fallimento della politica. Vago sul Reddito e il blocco dei licenziamenti. Ragionevole sul fatto che, a lungo andare, i sussidi dovranno aiutare chi regge il mercato e abbandonare chi non sa riconvertirsi (ma quando la grillina Castelli disse cose analoghe fu lapidata). Saggio sulla progressività del fisco (altro che Flat tax). Propagandistico sulla scuola in presenza e non in Dad (con le varianti Covid, vedremo se Bianchi farà meglio dell’Azzolina, appena promossa dall’Unesco). Perdonabile per le gaffe “da emozione” sui numeri delle terapie intensive e della cassa integrazione (ma, se fosse stato il predecessore, l’avrebbero massacrato).

Ma più di quelle che ha detto contano le cose che Draghi non ha detto. Niente Mes (benissimo: avevano ragione Conte, M5S, Gualtieri, i sovranisti e torto il Pd, FI, Iv, Calenda, Bonino e tutti i giornaloni). Niente Costituzione e mafia solo in replica (malissimo). Zero conflitto d’interessi (male per noi, bene per certi ministri “tecnici”, FI e Iv). Un cenno di circostanza alla corruzione (male). Non una sillaba sulla blocca-prescrizione di Bonafede (chiesta dalla Ue), che finora tutti tranne i 5S volevano cancellare, provocando le dimissioni del Conte-2. Scelta comprensibile per chi vuol governare un mese e vincere facile. Ma chi vuol governare due anni (o uno?) deve sciogliere anche i nodi divisivi: prima o poi la politica, anche se è commissariata, presenta il conto.

Ps. Eccellente il richiamo a Russia e Cina sul rispetto dei diritti umani. Noi, parlando con pardòn, ci avremmo aggiunto pure l’Arabia Saudita.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/dire-e-non-dire/6105175/ 

mercoledì 20 gennaio 2021

Governo: fiducia stretta per Conte in Senato. Zingaretti: "Ora rafforzare il governo". - Chiara Scalise


Sono 156 i 'sì', i 'no' 140, 16 gli astenuti. Il premier: ora rendiamo più solida la maggioranza. Renzi: pronti a un esecutivo di unità nazionale.


"Con il voto di ieri al Senato è stato evitato il salto nel buio di una crisi, ma ora è il momento di voltare pagina, rafforzare la forza parlamentare del governo". Così il segretario dem Zingaretti che indica i due fronti su cui agire: i problemi degli italiani e una prospettiva politica del governo.

"Oggi i costruttori vanno cercati nel Paese", dice intanto il segretario della Cgil Landini, che sollecita il governo a convocare subito le parti sociali, a partire dal confronto sul Recovery plan, perché dai 'ringraziamenti bisogna passare ai fatti'.

IL FILM DELLA LUNGA GIORNATA AL SENATO.

Niente maggioranza assoluta in Senato ma 156 voti favorevoli alla fiducia consentono al governo di andare avanti, per il momento. I no sono 140, 16 astenuti. Il verdetto dell'Aula di Palazzo Madama arriva segnato dalla polemiche. Il presidente Casellati blocca il voto: l'ex 5S Ciampolillo e Nencini arrivano sul filo e riescono a votare, a sostegno del governo, solo in extremis. Protestano Lega e FdI, che annunciano si appelleranno al Colle. Italia Viva conferma l'astensione, in segno di "disponibilità", seppure a tempo, a discutere ancora con la maggioranza. I senatori guidati da Matteo Renzi al momento tengono in ostaggio l'esecutivo giallo-rosso: se si sommassero alle opposizioni, a Palazzo Madama i rapporti di forza cambierebbero (senza Nencini, sono infatti 17 in tutto, contando anche un senatore assente per Covid, e dunque sommati ai 140 no delle opposizioni supererebbero l'attuale maggioranza).

In Aula come nelle commissioni, paralizzando l'attività parlamentare. Che vi sia un "problema di numeri" lo mette a verbale anche il premier: "se non ci sono, il governo va a casa", dice chiaro e tondo davanti ai senatori. Dove ingaggia anche un duello con l'ormai rivale Renzi: l'ex premier sceglie di intervenire in discussione generale, così da garantirsi la replica del premier. Lo accusa di "non essere salito al Quirinale per paura" e di chiudersi in "un arrocco dannoso". Come il centrodestra, parla di "mercato indecoroso di poltrone" e con un tono apocalittico torna a ripetere la necessità di un cambio di passo, dalla scuola all'economia, "o i nostri figli ci malediranno", dice. C'è chi si chiede se il leader di Iv abbia in serbo un cambio di strategia, cercando la rottura definitiva e infischiandosene del rischio diaspora fra i suoi: i parlamentari di Italia Viva si riuniranno poco dopo e confermeranno l'astensione.

Conte riprende la parola e si difende: rivendica il dialogo e ribadisce come la responsabilità della rottura sia tutta sulle spalle di Italia Viva, "difficile governare con chi mina equilibri", attacca. Occupare "le poltrone" poi non la reputa un'accusa pertinente: l'importante è farlo "con disciplina e onore", come recita la Costituzione. Quello di cui il Paese ha bisogno "è una politica indirizzata al benessere dei cittadini" per evitare che "la rabbia sociale" esploda e si trasformi in "scontro", è la tesi argomentata dall'avvocato. E dunque serve un governo, in grado di agire. Con il voto a tarda sera si chiude la maratona parlamentare e si apre però la difficile composizione della crisi aperta dal senatore di Rignano con le dimissioni delle ministre una settimana fa. E ora sarà il momento delle scelte: c'è il ministero dell'Agricoltura da affidare, la delega dei servizi da esercitare e, soprattutto, l'azione del governo da rilanciare con un nuovo patto di legislatura, a partire dal Recovery plan, cercando di allargare la maggioranza a quel drappello di responsabili o 'volenterosi', come li ha definiti il presidente del Consiglio, in grado di traghettare in acque più sicure l'esecutivo.

Dieci giorni è l'arco temporale che il presidente del Consiglio si dà per rimettere mano alla sua squadra. Sono le 9.30 quando il premier si alza nell'Aula del Senato la prima volta ma i pontieri non hanno in realtà mai smesso di tenere i contatti e fare di conto. La senatrice Liliana Segre, classe 1930, scende a Roma da Milano per garantire il proprio sostegno. L'Aula le tributa un lungo applauso al suo arrivo e molte le dichiarazioni che ne apprezzano la scelta. A metà mattinata l'asticella segna quota 153 voti certi in favore del governo, 8 in meno dalla maggioranza assoluta pari a 161 (anche se un senatore 5S è assente giustificato per ragioni di Covid), che metterebbe in sicurezza il Conte II.

Alla maggioranza basta, lo vanno ripetendo nei corridoi da giorni, qualche voto in più delle opposizioni per cavarsela. Annunciano il voto favorevole anche il senatore a vita Mario Monti, convinto dalla conversione europeista del premier, la senatrice a vita Cattaneo e Casini. Non ci sono Renzo Piano e Carlo Rubbia. Ma proprio senatori a vita subiscono l'attacco di Matteo Salvini: tira in ballo Grillo, il leader della Lega e ricorda - scatenando la bagarre nell'emiciclo - quando il fondatore M5S diceva "muoiono troppo tardi" per stigmatizzare la loro discesa nell'arena parlamentare. Per il sì sono poi arruolati, Lonardo (la moglie di Mastella), l'ex M5S Buccarella, Tommaso Cerno che annuncia di tornare nel Pd e De Falco. Durante tutta la giornata si spera anche nell'effetto Polverini (che ha votato alla Camera la fiducia lasciando FI e ritrovandosi al centro di molti gossip): e a sera sono due i senatori azzurri che votano sì, Maria Rosaria Rossi, che è la vera sorpresa, dal momento che era fra le fedelissime di Berlusconi, e Andrea Causin. Espulsi entrambi dal partito, sono un viatico per l'operazione responsabili.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/18/governo-conte-alla-prova-del-senato-sfida-con-renzi-dopo-i-321-si-della-camera_5382d034-8479-4571-baba-2e4b9dd4e1e1.html

E magari… - Massimo Erbetti

 

E magari adesso qualcuno si appassionerà un po' più alla politica…

E magari qualcuno adesso la seguirà un po' di più…
E magari adesso qualcuno si renderà conto che la politica non è poi così noiosa…

Perché la politica è anche ansia, attesa, tattica….ed è imprevedibile.

153...no 154...no no, scusate abbiamo sbagliato sono 153...e poi la RAI diceva 153…e la 7 152...e Sky dapprima 154...poi 153…

E poi la ressa…voto chiuso, voto non valido…ma no, è valido…sospendiamo…e poi Ciampolillo…ma chi cavolo è Ciampolillo?

E poi come in una partita di calcio…il VAR…il VAR…ma no dai mica staremo scherzando?...E invece è tutto vero…la Casellati, vuole vedere le registrazioni…e li il colpo di scena, Ciampolillo ha chiesto di votare qualche secondo prima che la Casellati chiudesse le votazioni…poi altro colpo di scena…tra la richiesta di Ciampolillo e la chiusura del voto, anche Nencini ha chiesto di votare…

Risultato finale: Conte batte Renzi 156 a 140…partita finita.

E come in ogni partita che si rispetti, partono le polemiche…era rigore…no, il rigore non c'era…"arbitro, Ciampolillo era in fuorigioco.. *..." assolutamente no" dice l'arbitro… chissà se stamattina sulla Gazzetta dello Sport ci sarà il titolone ad 8 colonne: "Conte vince in zona Cesarini"

Ma magari la politica non è questo, no? La politica è e deve essere altro. Nessuno ieri in quell'aula sapeva perché si fosse innescata quella crisi, nessuno tranne chi quella crisi l'ha creata…ho ascoltato le parole della Bellanova…e vi dico la verità sono rimasto sconcertato…molto più sconcertato che per le parole di Salvini…quelle di Salvini ci stavano, è il gioco delle parti…ma la Bellanova no…non puoi parlare di una nazione sull'orlo del precipizio…di disoccupazione giovanile…di cassa integrazione…di mancanza di visione del futuro…di sanità allo sfascio, quando tutto quello di cui stai parlando è il frutto del tuo governo…perché non dimentichiamolo, dal 2013 al 2018 al governo c'è stato Renzi e quando non c'era lui, c'era qualcuno espressione del suo partito.

Non puoi parlare di Sanità, quando negli anni hai tagliato 36 miliardi a quel comparto…non puoi farlo…non devi farlo perché è immorale...ma a pensarci bene cosa c'è di morale in questa pagliacciata?

Perché questa crisi è una pagliacciata bella e buona…vuoi far cadere il governo? Voti contro, non ti astieni…prendi e voti contro…ma siccome lo sai bene che se voti contro e vai ad elezioni sparisci…che fai? Ti astieni, così il governo la maggioranza la ha e rimane in piedi…e tu puoi…secondo i tuoi calcoli da ricattatore…continuare a ricattare…

Una crisi ridicola, assurda, che nessuno ha capito e a non capirlo non siamo solo noi italiani, tutto il mondo si chiede il perché di questa crisi…

Comunque è finita, la maggioranza ha ottenuto la fiducia e si va avanti…"eh ma…mancano 5 voti…dove li trova Conte?..." chiacchere…chiacchere da bar…polemiche post partita che non portano a niente, se non a riempire i titoli di giornale e le bocche dei detrattori.

Il fatto è uno e uno solo: maggioranza ottenuta…stop!! In futuro nessuno si chiederà se hai vinto con due o tre gol di scarto…negli annali c'è sempre e solo il nome del vincitore, non il risultato, non se ha giocato bene o male, ne tanto meno c'è il nome dello sconfitto…per il perdente c'è solo l'oblio…


E magari…stavolta lo sconfitto, il perdente…quello che è passato dal 40% al 2 virgola niente…ce lo leviamo veramente dalle scatole…e magari…vivremo tutti un po' meglio.

https://www.facebook.com/photo?fbid=10219136132899831&set=a.2888902147289

Ora però piantatela. - Marco Travaglio

 

Viste le premesse, in Senato poteva andare molto peggio. Ma anche molto meglio, se nel Pd tutti avessero remato nella stessa direzione come nel M5S e in LeU. Quattro giorni fa il dem Walter Verini dichiarava al Dubbio che i parlamentari scippati da Iv al Pd “non c’è bisogno di andarli a cercare”, perché il loro “smarrimento si tocca con mano”. Possibile che in quattro giorni il Pd non sia riuscito a riconquistarne nemmeno uno in Senato? Del resto domenica è stato Di Maio, non il suo capogruppo Delrio, a scoprire che l’ex leader e deputato del Pd Maurizio Martina pensava di astenersi sulla fiducia perché in procinto di passare alla Fao, quando ancora i giallorosa temevano di mancare la maggioranza assoluta pure alla Camera, e a convincerlo a votare in extremis. L’impressione è che una parte del Pd sperasse di sfregiare il premier, per tenerlo in piedi ma zoppo e forzargli la mano in vista di un rimpastone o addirittura di un nuovo governo con chi scalpita all’uscio di Palazzo Chigi, magari al posto di ottimi ministri come la Lamorgese.

Il che fa tremare al pensiero dello spettacolo che potremmo ciucciarci nei prossimi giorni: un nuovo mercato delle poltrone che paralizzi il governo per altre settimane, cioè un pernacchione in faccia agli italiani che da ieri sera speravano di aver archiviato questa crisi demenziale. Il governo l’ha sfangata. E Conte è riuscito, almeno per ora, nel capolavoro di liberarci dai due massimi irresponsabili della politica: i due Matteo. Ma se il governo perderà altro tempo non per rimpiazzare i ministri che i rispettivi partiti ritengano inadeguati e riempire le caselle vuote con un riconoscimento ai nuovi venuti, ma per rimettere tutto in discussione, peggio se con una crisi formale per il “Conte ter” che richiederebbe giorni e giorni di chiacchiere inutili e incomprensibili, si giocherà la fiducia di quella maggioranza di italiani che dicono: “Meglio un governo coi responsabili che con gli irresponsabili”. E potrebbe financo resuscitare i due Matteo, che al momento languono al minimo storico della loro parabola politica. L’Innominabile, supportato dagli opinionisti della destra e della sinistra salviniana, ha tentato anche ieri di rivoltare la frittata con le solite balle. Ha persino attribuito la crisi più pazza del mondo a un fantomatico “arrocco personale” di Conte contro di lui, quando tutti sanno che è accaduto l’opposto: è stato lui a rovesciare il governo ritirando la sua delegazione e dando al premier del “vulnus per la democrazia”. Ma a furia di sentir ripetere quelle panzane, col coro della stampa dei padroni alle spalle, i ricordi sbiadiranno. E, se gli italiani non vedranno subito un governo che si rimette al lavoro, risorgeranno anche i morti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/20/ora-pero-piantatela-2/6071651/

lunedì 18 gennaio 2021

“Italia in pericolo, io a Roma per votare la fiducia a Conte”. - Gad Lerner

 

È domenica mezzogiorno. La senatrice a vita Liliana Segre, 90 anni, è appena tornata a casa dopo aver partecipato alla raccolta di coperte, indumenti e cibo per i senzatetto promossa da Daniele Nahum di fronte al Memoriale della Shoah di Milano, sorto intorno a quel binario 21 della Stazione Centrale da cui fu anche lei tradotta prigioniera verso Auschwitz. La sua presenza, così come l’adesione di molti cittadini donatori, ha felicemente sorpreso gli organizzatori: la Comunità ebraica, i City Angels, Progetto Arca. Ma ora Liliana Segre sta preparandosi a un viaggio imprevisto.

Dunque ha deciso di andare a Roma?

Sì, parto domani (oggi, ndr) per essere pronta a fare il mio dovere martedì a Palazzo Madama. Non partecipo ai lavori del Senato da molti mesi perché, alla mia età, sono un soggetto a rischio e i medici mi avevano caldamente consigliato di evitare. Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile.

Posso chiederle come ha deciso di votare?

Certamente. Ho deciso di dare la mia fiducia al governo. Questa crisi politica improvvisa l’ho trovata del tutto incomprensibile. All’inizio pensavo di essere io che, con la mia profonda ingenuità di persona lontana dalle logiche partitiche, non riuscivo a penetrare il mistero. Poi però ho visto che quasi tutti, sia in Italia che all’estero, sono interdetti, increduli, spesso disgustati.

Ha parlato di indignazione civile…

Sì, confesso che il sentimento prevalente che mi muove è proprio quello dell’indignazione. Non riesco ad accettare che in un tempo così difficile, in cui milioni di italiani stanno facendo enormi sacrifici e guardano con angoscia al futuro, vi siano esponenti politici che non riescono a fare il piccolo sacrificio di mettere un freno a quello che Guicciardini chiamava il particulare.

Qual è il suo giudizio sull’operato del governo?

Tutti i governi del mondo, ed a maggior ragione il nostro visto che l’Italia è stata colpita dall’epidemia per prima tra i paesi europei, hanno dovuto procedere per tentativi ed errori. Come anche la scienza, del resto. Quindi è scontato che anche il governo Conte abbia fatto errori. Però mi pare che si debba riconoscere che ha fatto nell’ultimo anno un lavoro gigantesco per reggere l’urto di un’emergenza spaventosa; ed ha ottenuto una svolta storica nelle politiche europee.

Senatrice Segre, nella sua valutazione pesa anche la degenerazione violenta delle contrapposizioni politiche culminata nell’assalto al Congresso degli Stati Uniti?

Certamente, abbiamo visto fino a che punto può arrivare chi non ha a cuore il rispetto delle regole della democrazia, un bene prezioso di cui scopriamo la fragilità e che tutti siamo chiamati a tutelare.

Ricordo che questo governo è nato allorché i partiti che lo formarono ritennero di superare le forti divergenze che già allora si manifestavano, perché occorreva preservare il Paese da gravissimi pericoli. Dunque mi chiedo: ma quei pericoli sono svaniti?.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/18/italia-in-pericolo-io-a-roma-per-votare-la-fiducia-a-conte/6069007/

domenica 20 dicembre 2020

“Non c’è più la fiducia tra maggioranza e premier”. Mentre l’Europa è in allerta per la variante del Covid, l’unico pensiero di Italia Viva rimane far cadere il governo.

 

Il renziano Ettore Rosato, intervenuto a SkyTg24, ha tirato di nuovo in ballo Movimento 5 stelle e Pd, parlando (a loro insaputa) di una “fiducia” nei confronti di Conte che sarebbe venuta meno. Ed evocando, di fatto, una crisi istituzionale che al momento vuole solo il suo partito.

“Bisogna costruire un rapporto fiduciario di maggioranza che oggi non c’è più. Conte ha sciupato la fiducia che aveva”. Mentre in Europa cresce l’allarme per la variante di coronavirus che ha costretto il Regno Unito a varare misure più stringenti del previsto per Natale, l’unico pensiero di Italia Viva resta quello di far cadere il governo. Il renziano Ettore Rosato, intervenuto a SkyTg24, ha tirato di nuovo in ballo Movimento 5 stelle e Pd, parlando (a loro insaputa) di una “fiducia” nei confronti di Giuseppe Conte che sarebbe venuta meno. Ed evocando, di fatto, una crisi istituzionale che al momento vuole solo il suo partito.

“Anche i ministri del M5S non hanno apprezzato che il premier abbia mandato la ripartizione dei 210 miliardi del Recovery fund alle due del mattino senza discuterne con nessuno, secretando i progetti, per approvarli alle nove in Consiglio dei ministri”, spiega il coordinatore nazionale di Iv, riferendosi al vertice del 7 dicembre interrotto dopo pochi minuti per il falso tampone positivo della ministra Lamorgese. In realtà in quella riunione il premier avrebbe dovuto presentare la sua proposta per il Recovery (sia la ripartizione dei fondi che la struttura di governance), per poi discuterne nelle settimane successive con i ministeri, il Parlamento, le opposizioni e le parti sociali. Ma tutto ora è rinviato a gennaio per l’aut aut di Renzi. Rosato sostiene invece che la gestione della partita sul Recovery da parte di Conte “ha fatto cadere la nostra fiducia. E allora o il premier dice quale sia il suo percorso per i prossimi mesi o per noi questo governo è un’esperienza finita“.

Il deputato renziano sembra parlare a nome di tutta la maggioranza, nonostante Pd, Movimento 5 stelle e Leu non abbiano cercato pubblicamente alcuna verifica di governo in una fase così delicata per la pandemia. Solo due giorni fa Renzi aveva insistito, sostenendo che i dem “sono d’accordo con noi su tutte le richieste a Conte”. Ma a stretto giro era arrivata la secca replica del vicepresidente Pd Michele Bordo, mandato avanti dal segretario del partito per evitare l’incidente diplomatico: “Renzi parli per Italia viva e ci lasci stare”. Lo stesso Zingaretti ha cercato di scacciare le ombre sui suoi uomini, sostenendo che la “fase” della verifica di governo “va chiusa” al più presto, perché “non si può vivere nell’incertezza in eterno”. In realtà tra i dem c’è chi vorrebbe approfittare della situazione per cambiare alcuni ministri, mentre i pentastellati negano anche questo scenario. “Il M5S ha già più volte chiarito ufficialmente la sua unica posizione su questo tema”, si legge in un comunicato, che è quella di “una chiara contrarietà rispetto a ipotesi di rimpasto e piena soddisfazione nei confronti della squadra 5 Stelle”.

D’altronde la situazione epidemiologica non consente alcuna distrazione, men che meno una crisi istituzionale dagli esiti imprevedibili. Nel nostro Paese, come dimostrano i dati, la curva dei contagi ha smesso di scendere e c’è una prima risalita dell’indice Rt, motivo per cui il governo è stato costretto a varare regole più stringenti per le festività natalizie. Il timore è una recrudescenza del virus a gennaio, proprio quando la campagna di vaccinazione sarà a pieno regime. Come se non bastasse, la variante del Covid scoperta in Inghilterra ora inizia a fare paura: il ceppo è stato identificato anche in Danimarca e Australia e sempre più Paesi (tra cui l’Olanda e il Belgio) hanno bloccato i voli dal Regno Unito. L’agenda di governo, tuttavia, è condizionata dal confronto imposto da Renzi e che lui stesso ha rimandato a inizio 2021 dopo che nell’atteso faccia a faccia con Conte si è limitato a consegnargli un documento già pubblicato quella mattina su Facebook.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/20/non-ce-piu-la-fiducia-tra-maggioranza-e-premier-mentre-leuropa-e-in-allerta-per-la-variante-del-covid-lunico-pensiero-di-italia-viva-rimane-far-cadere-il-governo/6043188/

Inconsapevoli irresponsabili?

martedì 10 settembre 2019

Ok del Senato alla fiducia.

Ok del Senato alla fiducia
Foto Adnkronos



Il governo Conte bis ha ottenuto la fiducia. I voti favorevoli sono stati 169, contrari 133 e astenuti 5. Presenti 308, votanti 307.

mercoledì 26 febbraio 2014

Andrea Scanzi

   

E' incredibile lo stato confusionale, e dunque caricaturale, del Pd. 
Civati vota la fiducia, però è contrario e nel frattempo (lo dice pubblicamente) opererà per una fronda interna che coinvolga anche Sel e dissidenti 5 Stelle.

Fassina è contrario, però vota sì anche se "non riscontro novità".
Al Senato le facce dei Mineo, Casson, Tocci e Ricchiuti durante le tapioche di Renzi denotavano una mestizia - e un disgusto - siderali, però anche loro hanno votato sì. 

Perché? 

a) "Perché altrimenti ci cacciano" (alla faccia dell'art. 67 della Costituzione, quello che Grillo sbaglia a voler cancellare, ma anche quello che il Pd dimostra di non rispettare, con buona pace della millantata "democrazia interna"). 
b) "Perché le poltrone son comode. 
c) "Perché fuori dal Pd non ci vota neanche il gatto" (tranne rari casi). 
d) "Perché stiamo qua ai bordi del fiume ad aspettare che la corrente porti il fallimento politici dei nemici-amici al Governo". 

Siamo oltre la psicanalisi, e la cosa mette non poca tristezza. Un po' per pavidità e un po' per il sogno di rosolare lentanente Renzi, il Pd per ora finge coesione. Nel frattempo, al Senato, i renziani erano certi di prendere tra i 172 e i 176 voti. Ne hanno presi 169, cinque in meno del Letta senza Berlusconi (quello che doveva durare e "stare sereno"). Il significato politico è chiaro: basta una sciatalgia della Finocchiaro o un herpes di un Popolare e il Governicchio Antani cade. Con questi numeri non solo non è ipotizzabile fare "scelte radicali" (ennesima bomba del Bomba), ma forse non sarà nemmeno possibile realizzare l'unico grande sogno vero dell'esecutivo Napolitano III: tirare a campare.
(Vamos).


https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482

venerdì 21 giugno 2013

ULTIM’ORA: DEPUTATO M5S MINACCIATO IN AULA.

Un’ora fa il deputato Stefano Vignaroli aggiornava così il suo profilo facebook:
« A 5′ minuti dal voto di fiducia e dopo aver applaudito un intervento del PD che ci aveva criticato mi si avvicina un giovane deputato del PD e mi dice con tono quasi amichevole : ” Se applaudi ironicamente un nostro intervento non meravigliarti se poi in aula o FUORI DI QUI ti arriva qualche epiteto o TI SUCCEDE QUALCOSA”. Io: “grazie della minaccia”, lui “non è una minaccia è un consiglio” … “grazie del consiglio”… complimenti, ancora non capiscono che non perdo la calma facilmente con questi mezzucci. »
Immediata la solidarietà espressa dagli utenti che stanno pressando Stefano per sapere il nome del deputato del Pd dal comportamento tipicamente ‘mafioso’.

Governo Letta, prima fiducia su decreto emergenze. M5S: “Contro nostre proposte".

Deputati Movimento 5 stelle


Franceschini cambia idea nel giro di 24 ore: "Siamo stati disponibili ad aperture, ma per i Cinque Stelle non è stato sufficiente". Rabbia dei deputati grillini: "Avevamo chiesto di stralciare articoli su Tav e una variante di valico in Liguria. Prendono in giro gli italiani". Per il voto a Montecitorio salta il Consiglio dei ministri di venerdì.

Il governo porrà la fiducia sul decreto legge sulle emergenze ambientali. Sarà la prima chiesta dall’esecutivo guidato da Enrico Letta. Nonostante i proclami di mercoledì (testualmente: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”) il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini cambia idea e mette il decreto sulla corsia d’emergenza, è il caso di dire. Il motivo è piuttosto semplice. Sul decreto il Movimento Cinque Stelle aveva avviato una dura battaglia, arrivando all’ostruzionismo e agli interventi personali di un minuto di tutti i deputati. (che ha portato un deputato di Scelta Civica a perdere la pazienza). Ma dopo un tentativo di accordo nella notte l’intesa è saltata su alcune modifiche concordate al testo. Così il governo ha deciso di “tagliare” tutti gli emendamenti e arrivare velocemente anche al voto perché già lunedì 24 giugno è stato fissato l’inizio del dibattito della terza lettura del provvedimento nell’aula del Senato. E’ prevista anche la mattinata del 25 per l’approvazione finale prima della sua decadenza. A Montecitorio il voto di fiducia è stato fissato per domani 21 giugno alle 11. Dalle 14 (con diretta televisiva) sono previste le dichiarazioni di voto finali. Il voto sul provvedimento, infine, è previsto per le 15,30. L’urgenza del governo è confermata nella nota di Palazzo Chigi: “In considerazione del voto di fiducia alla Camera dei Deputati sul decreto legge numero 43/2013, la riunione del Consiglio dei Ministri, già convocata per le ore 10,00 è rinviata”. 
Di Maio: “Non vogliono far passare le nostre proposte”
L’annuncio del ministro ha provocato l’ulteriore protesta dei deputati grillini. “Stavamo salvando il Parlamento – scrive su facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – ma pur di non far passare le nostre proposte di pulizia del decreto, il governo preferisce porre la fiducia e far saltare tutti i tavoli”. Di Maio promette: “D’ora in poi nulla sarà più come prima. Si apre l’era del ‘costruzionismo’ in aula, se si pensa che la Camera dei deputati debba diventare un ente notificatore di decreti omnibus, dovranno prendersi le loro responsabilità. Quali? Enrico Letta: ‘Non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti’. E’ bastato un mese”. L’ostruzionismo dei Cinque Stelle era stato originato dal fatto che, a parere delle opposizioni (alla protesta si era aggiunta anche la Lega Nord), all’interno del decreto ci fossero molte misure diverse tra loro e alcune di queste non riguardassero affatto le emergenze ambientali. Dai rifiuti di Napoli alla ricostruzione post terremoto in Abruzzo, poi l’Expò di Milano, il rilancio dell’area industriale di Piombino, la riforma delle Camere di commercio o l’acquedotto della Puglia.
Ma “di fronte alle emergenze, lo dico a me e ai parlamentari M5S, ogni tattica deve fermarsi e passare in secondo piano” ha spiegato il ministro Franceschini dopo aver annunciato il voto di fiducia. “Non avrei voluto questo voto di fiducia: credo che si debba fare tutti uno sforzo per riportare il voto di fiducia vicino il più possibile alla sua natura costituzionale. E non invece, come avvenuto nel tempo, semplicemente a uno strumento per accorciare i tempi di approvazione dei provvedimenti e in particolare dei decreti. Serve una modifica regolamentare per avere tempi certi di approvazione dei provvedimenti”. Solo 24 ore prima lo stesso Franceschini aveva detto: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”. 
Franceschini: “Disponibili ad aperture, ma per il M5S non è stato sufficiente”
“Non avrei voluto fare il mio primo intervento da ministro in Aula in un’occasione come questa” aveva esordito il ministro. E di fronte agli applausi dai banchi dell’opposizione dice: “Non capisco se applaudite perché siete contenti o perché siete talmente imprevedibili…”. Franceschini racconta come si è arrivati a porre la prima fiducia. “Stiamo affrontando la conversione di un decreto del precedente governo che è stato approvato dal Senato sicuramente in tempi lunghi, ma è accaduto anche perché la prima parte dei 60 giorni per la conversione sono stati consumati per la nascita di questo governo. Il decreto arriva alla Camera tardi, con poco tempo a disposizione – ammette il ministro – ma è evidente che un decreto che riguarda le emergenze ambientali non si può rischiare di non convertirlo”. Secondo la ricostruzione di Franceschini “sono stati fatti diversi tentativi ed è stata data disponibilità di apertura in questi giorni da parte del governo e della maggioranza” rispetto alle richieste dell’opposizione e del M5S in particolare. “E’ stata fatta prima una proposta del M5S – continua – di trasporre i punti di modifica condivisi in una nuova proposta di legge da calendarizzare in Aula. Ma questa mattina è stato comunicato che questa proposta non era più sufficiente e bisognava modificare in alcune parti non condivise il decreto. Il comitato dei nove ha dunque indicato quattro punti introdotti al Senato, da eliminare. Il governo ha dato la disponibilità anche a rinunciare a un punto cui teneva molto”. Ma anche questa volta “sono state fatte alcune richieste non condivise, anche se legittime, come condizione per far cessare l’ostruzionismo: senza modifiche aggiuntive e non condivise il M5S non avrebbe consentito l’approvazione del dl entro stasera” per mandarlo al Senato lunedì pomeriggio e convertirlo entro martedì, quando scade. Saltato l’accordo, il governo ha deciso di porre le fiducia. “In queste ore – nota tra l’altro Franceschini – mi è capitato anche che mi sia stato chiesto da un gruppo di opposizione, di porre la fiducia”. Secondo i Cinque Stelle il gruppo in questione è quello di Sinistra Ecologia e Libertà.
Villarosa: “Le tattiche le conoscete voi. Non prendete in giro gli italiani”Nell’Aula di Montecitorio la replica è affidata al deputato Alessio Villarosa: “Le tattiche parlamentari le conoscono bene altri qua dentro e potete dire quello che volete – scandisce rivolto verso Franceschini – ma i terremotati dell’Emilia sanno quanto siamo attenti a questo tema. Non siamo noi, ma voi, a fare tattica. Non prendete in giro gli italiani. Vergogna!”. Villarosa, visibilmente alterato, sbatte il microfono e riceve l’applauso del gruppo M5S. ”Dare la colpa al Movimento 5 Stelle è quantomeno meschino – sbotta il capogruppo Riccardo Nuti, lasciando l’Aula – Bastava che il governo dicesse che ha sbagliato”.
La rabbia dei deputati del Movimento Cinque Stelle così prende corpo sui social network. “Supercazzola del ministro Franceschini! Il Governo anziché ascoltare le richieste del Parlamento e del M5S chiede la fiducia.Vergogna!”: oltre a questo post di Manlio Di StefanoGiulia Di Vita tra gli atri commenta: “Trattativa fallita, il governo scarica la responsabilità sulla minoranza dopo che non hanno accolto nemmeno mezza delle due nostre richieste”. “Franceschini in aula sta facendo un discorso alla supercazzola dicendo che il Governo mai avrebbe voluto mettere la fiducia e invece mettono la fiducia. Sel, l’opposizione finta che vuole ridare al Parlamento centralità ha chiesto, privatamente, il voto di fiducia al Governo! Vergogna! Basta ricatti, vogliamo che sia il Parlamento a legiferare!” commenta anche Alessandro Di Battista
“Ora guerra”, “Franceschini sciacallo”. Le bacheche Facebook dei deputati 5 Stelle si riempiono di messaggi “bellicosi”. “Sono incazzatissimo – si legge su quella di Claudio Cominardi – E’ stato posto il voto di fiducia al decreto emergenza ambientale nel quale sono state inserite una marea di porcate. Il ministro Franceschini in Aula si è comportato da sciacallo, si è nascosto dietro le tragedie umane dei terremotati per giustificare l’atto politico. Vergogna!”. “Noi abbiamo chiesto di togliere gli articoli che riguardano Tav e terzo valico dei Giovi – racconta Matteo Mantero – Non vogliamo che queste cose passino infilate sotto banco in un decreto sulle emergenze, quando non hanno nulla di emergenziale, di queste cose si deve discutere in aula, abbiamo il diritto di poter fare il nostro lavoro. Il governo non ha sentito ragioni, e metterà la fiducia. Oggi il Parlamento è stato svuotato di ogni suo potere. Questo è presidenzialismo di fatto, il governo decide, il Parlamento ratifica, la fine della democrazia parlamentare!”. “E meno male che quelli che ‘non dialogano’ siamo noi” commenta Michele Dell’Orco
Il tentativo di accordo. Saltato
In effetti da una parte la conferenza dei capigruppo di Montecitorio aveva deciso all’unanimità di “ripulire” il testo dagli emendamenti e porre al voto dell’Aula il testo “quasi originale”. E infatti il vicepresidente Di Maio aveva esultato: “Un successo del Parlamento e del M5S, più ostruzionismo il nostro è stato ‘costruzionismo’”. Dall’altra parte i Cinque Stelle si erano riuniti per poi chiedere lo stralcio di due articoli che riguardano le grandi opere, Tav e variante di Valico, per garantire lo stop all’ostruzionismo. Ma su quest’ultima richiesta il governo ha detto no.
I più accesi difensori di Franceschini sono i deputati democratici: “Tristi scene da Prima Repubblica del neonato gruppo alla Camera L5S: Lega 5 Stelle” ironizza Dario Ginefra dopo gli interventi di Lega e Cinque Stelle. Andrea De Maria e Stefano Esposito parlano invece di comportamento irresponsabile dei parlamentari del Movimento che “obbliga” il governo a porre la fiducia: ”Il loro atteggiamento avrebbe portato a far pagare un prezzo inaccettabile sulla pelle dei terremotati”. 
In realtà i Cinque Stelle non sono soli. “Ultimo atto della farsa di questo governo – commenta Jonny Crosio, senatore della Lega – Con il ricorso alla fiducia stiamo replicando l’esperienza ‘Monti’. Oltre all’imbarazzo di paragonare la spazzatura di Napoli all’emergenza terremoto in Emilia vediamo un governo che deve porre la fiducia per coprire questa nefandezza. Devono andare a casa”. . “Soprattutto nel passaggio al Senato, il decreto è stato infarcito di ‘marchette’ per centinaia di milioni di euro – dice Guido Crosetto – coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia - Se è vero che mancano risorse, forse si sarebbe dovuta cogliere l’occasione del passaggio alla Camera per ripulire il provvedimento. Ma pur di rimanere in piedi, il ‘governo del fare fumo’ è disposto a turarsi, a seconda del giorno, naso, orecchie ed occhi. E comunque sia il ricorso alla fiducia dopo mille parole sul ruolo del Parlamento da parte di Letta è uno dei tanti ossimori cui dovremo abituarci”.