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venerdì 9 aprile 2021

Ruby ter: legittimo impedimento di Berlusconi, rinviato il processo a Siena.

 

Slitta al 15 aprile l'udienza che dovrebbe portare a sentenza. Pm Siena: accertare le condizioni di Berlusconi.


Nuovo rinvio, al 15 aprile, per il processo Ruby ter a Siena che vede imputato Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari insieme a Danilo Mariani, pianista di Arcore. Il tribunale ha accolto la richiesta di legittimo impedimento avanzata dai difensori del leader di Fi, Federico Cecconi e Enrico De Martino, in considerazione del suo ricovero per accertamenti.

Slitta così per la quinta volta l'udienza che dovrebbe portare a sentenza. Il pm Valentina Magnini si era opposta al rinvio. 

Il tribunale di Siena non ha accolto le richieste del pm che si era opposto alla richiesta di rinvio chiedendo inoltre accertamenti medici per capire se i tempi dell'impedimento di Berlusconi di partecipare all'udienza. Respinta dal collegio anche la richiesta della difesa di Mariani di stralciare la posizione del pianista. Tra una settimana, il tempo concesso dal tribunale al leader di Forza Italia per essere presente in aula, si saprà se si andrà a sentenza oppure no.

Al processo Ruby ter a Siena, ripreso in mattinata oggi, il pm si è opposto alla richiesta di rinvio per legittimo impedimento avanzata dalla difesa di Silvio Berlusconi perchè ricoverato. Il pm ha anche chiesto al collegio di disporre accertamenti medici per capire se l'impedimento abbia carattere assoluto e per quanto tempo esso si protrarrà. Sempre la pubblica accusa si è opposta alla richiesta di stralcio avanzata dalla difesa di Danilo Mariani, il pianista senese di Arcore, imputato insieme a Berlusconi. Il tribunale si è ritirato in camera di consiglio per decidere. Berlusconi a Siena è imputato di corruzione in atti giudiziari: per l'accusa avrebbe pagato Mariani per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Il pianista è imputato di falsa testimonianza.

Silvio Berlusconi "vuole rendere dichiarazioni spontanee in aula". Lo hanno spiegato, uscendo dal tribunale di Siena dove si è tenuta la nuova udienza, poi rinviata, del processo Ruby ter, i due legali del leader di Fi, gli avvocati Federico Cecconi e Enrico De Martino. I due difensori oggi hanno presentato la nuova richiesta di legittimo impedimento a causa di un nuovo ricovero di Berlusconi, che è stata accolta dal tribunale. Il rinvio disposto è di una settimana, al 15 aprile, quando si potrebbe arrivare a sentenza. Il pm Valentina Magnini, che oggi si era opposta al rinvio, ha già fatto le richieste il 13 febbraio: 4 anni e 2 mesi per Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari perchè per l'accusa avrebbe pagato Danilo Mariani, il pianista senese di Arcore, per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Per Mariani, accusato di falsa testimonianza, la richiesta del sostituto procuratore è stata di 4 anni e mezzo di reclusione.

ANSA

sabato 16 marzo 2019

Caso Ruby, morta la teste Imane Fadil per “mix di sostanze radioattive”. La procura di Milano indaga per omicidio.


Risultati immagini per Imane Fadil

La modella marocchina aveva 34 anni: il decesso all'Humanitas di Rozzano, Milano, dopo trenta giorni di ricovero. "Un mese di agonia", lo hanno definito gli investigatori. Il pm Greco: "Nella cartella clinica ci sono anomalie. Abbiamo disposto l'autopsia". Gli esiti degli esami tossicologici sono arrivati il 6 marzo, cinque giorni dopo la morte, e sono stati trasmessi alla Procura di Milano. Sequestrate le bozze del libro che la donna stava scrivendo. Poche settimane fa aveva chiesto di costituirsi parte civile al Ruby ter, dove Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari.

È morta dopo un lungo ricovero in ospedale per un “mix di sostanze radioattive”. Sostanze, però, diverse dal polonio. E prima di morire ha telefonato al fratello e all’avvocato, per dire la stessa identica frase: “Mi hanno avvelenato“. È un vero e proprio mistero quello legato alla morte di Imane Fadil, modella marocchina di 34 anni, testimone del processo Ruby ter, che vede tra gli imputati l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Due mesi fa aveva chiesto di costituirsi parte civile: richiesta rigettata dai giudici. La procura di Milano ha aperto un’indagine per omicidio volontario e sono stati gli esiti degli esami tossicologici disposti lo scorso 26 febbraio dai medici dell’Humanitas di Rozzano, dove era ricoverata, ed effettuati in un centro specializzato di Pavia a evidenziare che la donna è deceduta a causa di un “mix di sostanze radioattive”. Gli esiti, scrive l’Ansa, sono arrivati il 6 marzo e trasmessi immediatamente dallo stesso ospedale alla Procura di Milano.
Disposta autopsia: “Sintomatologia da avvelenamento” - In ospedale era arrivata il 29 gennaio. Per trenta giorni esatti è rimasta ricoverata. “Un mese d’agonia“, lo hanno definito gli investigatori. Poi l’uno marzo la morte, per cause ancora tutte da accertare. La notizia, infatti, è stata diffusa soltanto oggi, direttamente dal procuratore capo di Milano, Francesco Greco. È lo stesso capo dell’ufficio inquirente lombardo a spiegare che la giovane aveva detto ai suoi familiari e avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Nella cartella clinica di Fadil, spiega Greco, ci sono “più anomalie” e per capire la causa esatta della morte “è stata disposta l’autopsia, che dovrebbe essere seguita a breve”. Ma visto il risultato degli esami tossicologici, i tempi per effettuarla sono tutti da verificare, visto che le sostanze rilevate potrebbero mettere in pericolo i medici stessi.
La procura ha riferito di essere stata informata del decesso solo la settimana scorsa, quando l’avvocato di Fadil si è rivolto alla magistratura. “I medici della clinica non hanno avvisato la procura del decesso”, ha detto il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, titolare dell’inchiesta. Ma in serata in una nota l’Humanitas ha spiegato: “Al decesso della paziente, il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”. L’ospedale ha poi precisato di avere messo “in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza” della giovane. Stando a quanto ricostruito, i medici dell’Humanitas dopo aver effettuato sulla giovane tutti gli esami generali possibilipoiché continuava lo stato di sofferenza e di agonia, il 26 febbraio scorso hanno deciso di disporre accertamenti tossicologici ad ampio spettro, che sono stati effettuati in un centro tossicologico specializzato di Pavia. Il primo marzo la giovane è morta e, da quanto si è saputo, quello stesso giorno sono state sequestrate le cartelle cliniche. Il 6 marzo è arrivato il referto tossicologico che parlava di sostanze radioattive, immediatamente trasmesso dall’ospedale all’autorità giudiziaria. La ragazza era risultata anche  negativa agli esami che le erano stati effettuati per capire se facesse uso di sostanze stupefacenti.
Secondo le indagini, la modella era stata ricoverata prima in terapia intensiva e poi rianimazione: è stata vigile fino all’ultimo, nonostante i forti dolori e il “cedimento progressivo degli organi”. “Non c’è una diagnosi precisa sulla morte – ha detto l’aggiunto Siciliano –  ma dalle analisi emerge una sintomatologia da avvelenamento“. A quanto si apprende da fonti vicine alla struttura ospedaliera, inoltre, la ragazza non si è mai ripresa durante tutta la degenza: le cure non hanno avuto l’esito sperato. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, titolari dell’indagine, hanno sentito testimoni fino a tarda sera, incluso i medici curanti della giovane.
“Ha detto di essere stata avvelenata” – “Sono in corso gli accertamenti sui campioni di sangue prelevati durante il ricovero – spiega Greco – non si può escludere nessuna pista visto che dalla cartella clinica non emerge nessuna malattia specifica“. La giovane riferiva di gonfiori e dolori al ventre. “Fadil – ha detto il procuratore di Milano – durante il ricovero ha telefonato ad alcune persone, il fratello e l’avvocato, sostenendo di essere stata avvelenata. Stiamo sentendo i testimoni, verranno sentiti anche i medici dell’Humanitas, e abbiamo disposto l’acquisizione dei suoi oggetti personali”. Come per esempio il libro che la modella stava scrivendo: la procura ha sequestrato le bozze di quel manoscritto. Quel libro, però, non sembra contenere elementi interessanti a spiegare il decesso della giovane.
L’ospedale: “Abbiamo riferito agli inquirenti” – Greco ha spiegato che mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l’ospedale aveva comunicato alcunché alla magistratura, sebbene non fossero state individuate le cause della morte e non ci fosse una diagnosi certa sul decesso. Con una nota l’ospedale Humanitas ha voluto precisare che “la paziente è stata ricoverata lo scorso 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. È stata presa in carico da una équipe multidisciplinare che ha messo in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, compresi tutti gli approfondimenti diagnostici richiesti dai curanti”. Al decesso della paziente, si legge ancora nel comunicato, “il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”. Per rispetto della privacy e dell’indagine in corso, “Humanitas non rilascerà ulteriori commenti su nessun aspetto di questa vicenda”.
L’avvocato: “Era sofferente ma lucida” – “Imane durante il mese di ricovero alla clinica Humanitas era sofferente ma mentalmente era lucida ed è rimasta lucida fino alla fine”, ha raccontato l’avvocato Paolo Sevesi, legale della modella. È Sevesi che ha accompagnato il fratello di Imane in procura dopo la morte della ragazza. “Che sostanza poteva essere ad averla avvelenata? Ci sono diverse ipotesi che sono al vaglio della Procura”, ha spiegato il legale. Che poi ha aggiunto: “Ho letto il libro che aveva scritto Imane sul caso Ruby ma non so se avesse trovato un editore. Di sicuro l’aveva terminato diversi mesi fa. Conoscendo la situazione e conoscendo bene Imane, io una mia idea me la sono fatta, ma ci sono delle indagini in corso e di più non posso dire”.
La testimonianza al processo – La giovane, insieme ad Ambra Battilana e Chiara Danese, aveva raccontato agli inquirenti delle cosiddette “cene eleganti” di Arcore, cioè le serate hot passate alla storia come il bunga bunga. Fadil aveva partecipato a otto di quelle cene. Qualche tempo dopo si era presentata in procura, diventando testimone del caso Ruby. Le tre ragazze, che avevano chiesto di costituirsi come parte civile, erano però state escluse dal filone principale del processo Ruby ter perchè i giudici della settima sezione penale, davanti ai quali si celebra la tranche principale del processo che vede imputati Berlusconi e altre 27 persone per corruzione in atti giudiziari, (compresa Karima El Mahroug e molte altre olgettine che avrebbero testimoniato il falso), avevano ritenuto che i reati contestati non ledessero direttamente le tre ragazze, ma ‘offendessero’ lo Stato. Imane, Ambra e Chiara avevano anche intavolato una trattativa con la senatrice di Forza Italia, Maria Rosaria Rossi, fedelissima di  Berlusconi, per un risarcimento in sede stragiudiziale. Da indiscrezioni era trapelato che avessero chiesto danni per 2 milioni di euro. L’accordo, però, non era stato raggiunto e le trattative erano saltate. Le tre ragazze, a quel punto, avevano chiesto di costituirsi parte civile anche in una altro filone del processo, che vede imputati Berlusconi e la showgirl Roberta Bonasia, pendente davanti ai giudici della quarta sezione penale e che presto verrà riunito con quello principale. A margine di una delle udienze, a cui non mancava mai, la modella 34enne aveva raccontato che stava scrivendo un libro sulle “cene eleganti“.
L’intervista al Fatto: “Ad Arcore setta che adora il demonio” – Di quel libro aveva parlato anche in un’intervista al Fatto Quotidiano dell’aprile scorso. “Voglio raccontare tutto. La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. C’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi”. La modella sosteneva di avere lasciato Arcore dopo aver ricevuto una proposta indecente. Dopo poco tempo era diventata una testimne dell’accusa. Al Fatto, però, Fadil aveva raccontato anche dettagli mai resi in tribunale. “Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri, che in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici”, era un altro passaggio del suo racconto. In cui diceva di aver “visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’ è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero“. Accuse gravi, sulle quali sosteneva di avere le prove. Che sarebbero state esibite, a suo dire, presto. “Non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà”.
Il caso dell’ex avvocato di Ruby – Recentemente, tra l’altro, il caso Ruby era tornato al centro della cronaca quando il procuratore aggiunto Siciliano e il sostituto Luca Gaglio avevano ascoltato come persona informata sui fatti la socia di studio dell’avvocato Egidio Verzini, morto col suicidio assistito in Svizzera il 5 dicembre, dopo che il giorno precedente aveva raccontato, in un comunicato affidato all’Ansache Berlusconi avrebbe versato 5 milioni di euro a Karima El Mahroug, con i soldi transitati da Antigua in Messico. Verzini fu legale di Ruby nel 2011. La sua socia di studio ha confermato che il legale decise di fare quelle rivelazioni per una “esigenza di giustizia” e per un “dovere etico“, come da lui stesso scritto nel comunicato, ma che lei non sapeva altro su questa sua scelta. Verzini era già stato sentito quattro volte nel corso delle indagini, avvalendosi più volte del segreto professionale: era anche un teste dell’accusa nel processo in corso. Nel comunicato diffuso un giorno prima di morire parlò di “un pagamento di 5 milioni di euro eseguito tramite la banca Antigua Commercial Bank su un conto presso una banca in Messico”, sostenendo che la “operazione Ruby” sarebbe stata “interamente diretta dall’avvocato Ghedini con la collaborazione di Luca Risso”, ex compagno di Karima. Lo storico legale di Berlusconi aveva annunciato querela. Nell’ultima riga del comunicato Verzini aveva scritto di essere “in possesso di ulteriori elementi ed informazioni documentate“. Ed è proprio su questo aspetto, ossia sulla ricerca di carte e documenti per trovare riscontri alle sue dichiarazioni, che si stanno concentrando le indagini in corso dei pm, i quali poi depositeranno gli atti dei nuovi accertamenti nel dibattimento in corso. Il processo ha al centro i milioni di euro che l’ex premier avrebbe versato a Ruby e alle ‘Olgettine’ per ottenere il silenzio o la reticenza sulle serate ad Arcore. A quel processo Imane Fadil voleva costituirsi parte civile. Poi il 29 gennaio è finita in ospedale: stava male, sosteneva di essere stata avvelenta. È morta dopo un mese di agonia.

sabato 19 luglio 2014

L'assoluzione.....al processo Ruby



In effetti, se inviti delle prostitute a casa tua e con esse prima ceni, poi ti trastulli sessualmente e, infine, le paghi profumatamente, non commetti reato. 
Il reato potrebbe verificarsi qualora una delle intrattenitrici fosse minorenne....ma se questa dimostrasse 35 anni, fosse nipote di Mubarak e tu che la ospiti non lo sapessi, il reato non sussisterebbe, cadrebbe con scalpore...e fragore!
E ancora: se il presidente del consiglio in persona ti telefona per raccomandarti di rilasciare la minorenne arrestata per un reato, tu puoi sempre fargli una pernacchia e fregartene, tutto sommato che può capitarti?
Puoi perdere il posto di lavoro, con la consapevolezza, tra l'altro, che non ne troverai mai più un altro perchè sei segnalato e radiato?
Ecchissenenfrega! Intanto ti sei preso una bella soddisfazione, ......con la qualemangerai a colazione, pranzo e cena.


Riflettendoci, però....e facendo il punto della situazione: 

la magistratura ha sancito che un PdC che telefona ad una procura per fare liberare sulla parola "una tizia" che ha rubato è normalissima amministrazione.....nulla da dire sul FATTO che se telefona alla procura per farla liberare, qualcuno deve avergli detto che "la tizia" è in stato di fermo per aver commesso un reato e che, essendo minorenne, per essere liberata, deve essere affidata ad un adulto....in quanto "minorenne" anche se nipote di Mubarak?
Io riscontro due reati.
Ma tenuto conto del FATTO che al momento del FATTO ad aver commesso il FATTO era un PdC, diciamo che si possono chiudere entrambi gli occhi...
La carriera in magistratura non è facile e per meritarla bisogna compiacere qualcuno come, appunto, un PdC o un PdR....


Intanto, la ex minorenne....deve aver vinto alla lotteria, perchè:

Ruby a Dubai: lusso, shopping e 2 milioni da investire


Ruby a Dubai: lusso, shopping e 2 milioni da investire

Apre conti bancari negli Emirati, fa business in Messico e conduce una vita di lussi e shopping sfrenato. 
Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori, la femme fatale del bunga bunga, lo scandalo sessuale che ha segnato una pagina di storia della Repubblica italiana e sancito il tramonto politico dell’ex premier Silvio Berlusconi, vive i suoi giorni fra abiti, scarpe, gioielli, orologi, stylist personali e un nuovo buen retiro dorato sulla spiaggia di Playa del Carmen, con tanto di foto postate su Facebook. E con le banche a caccia del suo tesoretto, come Repubblica è in grado di ricostruire, e broker e venditori che la corteggiano (Paolo Berizzi) 

http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/03/28/foto/ruby_a_dubai_lusso_shopping_e_2_milioni_da_investire-82091120/1/#1

by Cetta

martedì 6 agosto 2013

Criminale! - Giorgio Bongiovanni

berlusconi-silvio-manette
Erode il Grande, re di Giudea, aveva tre figli. Uno di questi in particolare, Erode Antipa, che alla morte del sovrano acquisì il titolo di Tetrarca ed ebbe la Galilea e la Perea.
La storia, di oltre duemila anni fa, racconta che durante un soggiorno a Roma, Erode Antipa intrecciò una relazione con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo.
Ma lo spietato e crudele sovrano della Galilea si macchiava anche di altri reati, allacciando rapporti con i criminali dell'epoca, corrompendo i giudici della sua corte e compiendo ogni genere di nefandezze, orge e quant'altro all'interno della propria residenza personale. Reati per cui non è mai stato condannato. L'unico, un uomo considerato profeta e rivoluzionario dal popolo e dallo stesso rispettato ed amato, ad averlo pubblicamente accusato è stato Giovanni Battista, a cui venne tagliata la testa per compiacere la bella Salomé, figlia di Erodiade.
Dopo secoli e secoli ad apparire come il suo emulo più prossimo, quasi come se ne fosse la reincarnazione, è Silvio Berlusconi. Oggi però la storia è cambiata.
Per quanto la nostra democrazia possa essere difettosa e gli organi più alti della magistratura spesso vestono i panni del Sinedrio evitando di proteggere i propri rappresentanti migliori (soprattutto i magistrati che lottano contro la mafia) stavolta la Corte di Cassazione, forse non potendo negare l'evidenza, ha condannato “Erode Antipa” ovvero Silvio Berlusconi.
Erano le 19.38, ieri, quando è stata messa la parola fine al processo Mediaset-diritti tv. Così Berlusconi per “aver gestito una enorme frode fiscale” da 7 milioni e 300mila euro deve scontare la pena di un anno (gli altri 3 sono stati indultati). Per lui non si apriranno le porte del carcere ma potrà scegliere come scontare la pena se tramite i servizi sociali o agli arresti domiciliari. L'ex premier sarà interdetto anche dai pubblici uffici. Per quanti anni, dovrà ristabilirlo la Corte d’Appello di Milano a cui la Cassazione ha rimesso la decisione. La condanna di Berlusconi arriva dopo 7 anni di processo (sopravvissuti alla prescrizione solo gli anni 2002-2003), compreso 2 anni di sospensione per vari “lodi” ad personam.
Dopo la decisione della Corte, ora la palla passerà al Senato che deve votare la decadenza di Berlusconi. Ma a prescindere dalla pena accessoria, rischia comunque di essere cacciato da Palazzo Madama, voto dell’aula permettendo.
Il quadro che si presenta sarebbe questo. In base al primo articolo del decreto legislativo 31 dicembre 2012, adottato dal governo Monti, “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”.
Ciò significa che, qualora dovesse cadere l'attuale governo, Berlusconi alle prossime elezioni, a meno che non arrivi qualche “colpo di genio” con l'abolizione delle norme, non potrà essere candidato.
Da quel che abbiamo sentito dallo stesso ex presidente del consiglio, pregiudicato, nel videomessaggio dopo la lettura della sentenza, appare evidente che il “nuovo” Erode Antipa non sarà coraggioso come l'ex senatore Salvatore Cuffaro, che dopo la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra accettò la sentenza andando in carcere e dimettendosi dalla carica di senatore.
Berlusconi venderà cara la propria pelle e fino all'ultimo tenterà di resistere, con arroganza e tracotanza, alla giustizia terrena.
Lui non si dimetterà e cercherà di restare aggrappato, ancora una volta col ricatto, al potere. Lo stesso potere che negli ultimi vent'anni lo ha già visto per due volte al vertice nel ruolo di Presidente del Consiglio, oltre che come padrone della comunicazione grazie ai suoi tre canali televisivi nazionali di cui uno, Rete 4, trasmette in maniera illegale.
Per anni, grazie a leggi ad personam e testimoni introvabili, l'ex premier era fin qui riuscito a farla franca.
Il suo braccio destro, Cesare Previti, è stato condannato per aver comprato dai giudici corrotti la sentenza Mondadori. Grazie alla prescrizione si è salvato dal processo Mills, e va in quella direzione (si chiude tra poche settimane) il processo per il caso Unipol, quello della famosa intercettazione Fassino-Consorte, rubata da un dipendente infedele della Procura, consegnata, nel dicembre del 2005, ad Arcore e pubblicata qualche tempo dopo Natale su uno dei giornali di famiglia.
Ma i guai giudiziari del piccolo “Erode” non mancano e sono tutt'altro che finiti. Il più pericoloso è sicuramente quello sulla vicenda “Ruby Rubacuori” e delle “cene” di Arcore. Il processo di primo grado è finito con una condanna severa a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile. Inoltre i giudici hanno rinviato alla procura gli interrogatori dei troppi falsi testimoni, soubrette, cantanti, amici, comparsi in aula.
A Napoli continua l'udienza preliminare sull’“acquisto” dei parlamentari a sostegno del governo di centrodestra. L'accusa nei confronti di Berlusconi è proprio quella di aver “comprato” il passaggio del senatore Sergio De Gregorio. 

Non vanno poi dimenticate le inchieste nate attorno agli affari di Giampi Tarantini, fornitore di escort per le feste sarde e romane di Berlusconi, e al faccendiere Valter Lavitola. Non passa poi in secondo piano le ombre del suo impero economico con fior fior di collaboratori di giustizia e pentiti che raccontano di incontri personali, in nome degli affari, tra lo stesso Silvio ed i massimi esponenti di Cosa nostra. Per non parlare del suo rapporto con Marcello Dell'Utri, già condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, o dell'inchiesta che vede i due iscritti nel registro degli indagati della Procura di Firenze, per strage, aperta nel 2009 con generalità protette, “Autore Uno” e “Autore Due”, come già successe nella prima indagine sulle stragi del 1993, poi archiviata nel 1998. Indagini che non sono concluse e che potrebbero anche portare a clamorosi risvolti.
Il re “Erode Antipa” è nudo e stavolta però non ci sono vite da poter sacrificare per mettere a tacere la verità. Il delinquente e pregiudicato Silvio Berlusconi se ne dovrà fare una ragione.

martedì 14 maggio 2013

Processo Ruby, la richiesta del Pm: "Condannate Berlusconi a 6 anni di carcere e l'interdizione perpetua"

Un momento dell'udienza presso il Tribunale di Milano (Ansa)


Il pm Ilda Boccassini ha chiesto 6 anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'ex premier Silvio Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile nel processo sul caso Ruby. Ovvia conclusione dopo una lunga arringa tenuta dallo stesso magistrato che ha messo in luce che "non vi è dubbio che Karima El Marough aveva fatto sesso con Berlusconi e ne aveva ricevuto dei benefici". Così pure che Silvio Berlusconi "sapeva che la ragazza era minorenne" e che "non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse". Ruby Rubacuori, minorenne, faceva la prostituta ed era al libro paga di Silvio Berlusconi. E non c'è nessun dubbio che Silvio Berlusconi sapesse che la marocchina era minorenne (è questo il vulnus del reato principale). Secondo il magistrato, non c'è nessun dubbio che Emilio Fede lo avesse riferito al suo mentore. "Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?", si è chiesta Bocassini in uno dei passaggi della requisitoria. 
4,5 milioni di euro a Ruby - A chiudere il cerchio è la questione dei soldi, 4,5 milioni di euro, versati dal Cavaliere nelle casse della giovane marocchina. Si tratterebbe di cifre molto elevate, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane e i prelievi fatti dall'ex premier su uno dei suoi conti. Il procuratore Boccassini, nel corso della sua requisitoria iniziata stamattina, ha sottolineato che da un conto del leader del Pdl, tra l'ottobre e il dicembre 2010, sarebbero state prelevate somme per oltre 4,5 mln che "coprono abbondantemente" la cifra di cui parla Ruby in un biglietto e in alcune telefonate. 
Il sogno negativo - Cosa c'era dietro la frequentazione da parte di tante ragazze della casa di Arcore e dei relativi presunti festini a luci rosse? La risposta del procuratore aggiunto è che Ruby e le altre andavano alla ricerca del "sogno negativo italiano" e la stessa marocchina "avvicinò Berlusconi per ottenere denaro facile e possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo, così come le altre giovani". Ad Arcore quindi, ha detto la Pm, c'era "un sistema prostitutivo". E la giovane marocchina Ruby "aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore". 
Minetti e il "doppio lavoro" - L'altra figura protagonista della vicenda è Nicole Minetti. La quale, ha detto il procuratore aggiunto di Milano, aveva "questo doppio lavoro", ossia "gestiva le case di via Olgettina dove vivevano le ragazze che si prostituivano" e "era un rappresentante delle istituzioni nel Consiglio regionale, pagata dai contribuenti". Descrivendo la figura dell'ex consigliere regionale, Bocassini ha detto che la donna distribuiva il suo tempo tra queste due 'occupazioni'. Anche Minetti, così come Emilio Fede e Lele Mora, secondo il pm, era consapevole che Ruby fosse minorenne quando frequentava Arcore. Così come lo sapevano, sempre secondo il pm, diverse persone che frequentavano la ragazza, come Caterina Pasquino e Michelle Conceicao, le quali inoltre erano a conoscenza "che Ruby si prostituiva". Ruby, sempre secondo la requisitoria, ha dormito diverse notti ad Arcore tra il febbraio e il marzo del 2010 ed era diventata "la preferita, la più gettonata delle ragazze" in quel contesto di "prostituzione ad Arcore" che, secondo l'accusa, "è stato dimostrato al di la di ogni ragionevole dubbio".
La "colossale balla" - Quando il capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni chiamò il questore per avvertirlo della telefonata di Silvio Berlusconi sapeva "benissimo che la vicenda della nipote di Mubarak era una balla colossale e sapeva benissimo che la ragazza era minorenne, marocchina e scappata da una comunità e che interessava all' allora presidente del consiglio", ha detto ancora il pm. Bocassini, nella ricostruzione di quel che accadde nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, ha definito più volte la "storia" della nipote dell'ex rais "una bufala" e "una scusa grossolana" inventata dall'ex premier. "Ho potuto dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio - ha detto ancora il pm - che quella notte i vertici e funzionari della questura a seguito di una interferenza del presidente del Consiglio rilasciarono la minore e la affidarono a una prostituta, tramite la Minetti". 
Le leggi contro lo sfruttamento del minore - Il pm ha anche sottolineato un aspetto curioso della vicenda giudiziaria che vede protagonista l'ex premier: Silvio Berlusconi è finito imputato al processo Ruby anche per una legge introdotta dal suo governo. Nelle premesse della sua requisitoria il magistrato ha sostenuto che "prima di entrare nel merito delle imputazioni ascritte a Berlusconi", è da "ribadire l'importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l'altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi", con lo scopo di combattere lo sfruttamento sessuale del minore.
Sentenza forse il 24 giugno - Intanto si è appreso che la difesa di Berlusconi parlerà il 3 giugno mentre un'altra udienza, probabilmente per eventuali repliche e sentenza, è stata fissata per il 24 giugno.
Presidio pro Bocassini davanti al Tribunale di Milano - Durante la requisitoria, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, si è raccolto un piccolo presidio composto da cinque o sei persone a favore di Ilda Boccassini. Davanti all'ingresso di via Manara, una donna teneva in mano un cartello con su scritto "Boccassini avanti tutta, l'Italia onesta è con te", mentre un uomo reggeva un cartellone con su scritto "Berlusconi hai disonorato dignità e valori della nostra Italia, dimettiti!". Altre persone tenevano in mano la Costituzione e un'altra ancora aeva un cartello dove si leggeva "Berlusconi resti in politica per continuare a delinquere". Davanti al palazzo, inoltre, stazionava anche una prostituta che teneva un cartello con la scritta: "Sono una prostituta, voglio pagare le tasse e avere una pensione".

lunedì 13 maggio 2013

MICHELLE CONCEICAO E LA SUA AGENDA


Tra i numeri telefonici compare anche il numero di "Papi Silvio". La prova che dimostrerebbe i rapporti tra la escort, Silvio e Ruby



Agenda-Berlusconi-1.jpg

Da un po' di giorni non si fa altro che sentire parlare di "Agenda Monti". Per non essere troppo ripetitivi, grazie aNonleggerlo.blogspot.it oggi vi proponiamo un altro tipo di agenda e cioè la rubrica telefonica di Michelle Conceicao, escort brasiliana protagonista dello scandalo Ruby. 

Quello che vedete in foto si trova nelle 400 pagine inviate dai Pm di Milano al Parlamento italiano, gennaio 2011, affaire Rubacuori, fonti di prova che dimostrerebbero, secondo i Pm milanesi, i rapporti stretti tra Silvio, la minorenne Ruby e la brasiliana che la ospitava. Sottolineati in rosso la prova dei contatti con Papi Silvio, tra cellulare privato e casa. 


http://www.cadoinpiedi.it/2013/01/03/michelle_conceicao_e_la_sua_agenda_-_foto.html

Caso Ruby, il grande inganno di Canale 5: scomparsi i fatti sgraditi a Berlusconi. - Gianni Barbacetto



Lo speciale andato in onda in prima serata sulla tv di famiglia è stato il peggiore flop della stagione, con meno di un milione e mezzo di spettatori e solo il 5,84% di share. Trasmesso alla vigilia della requisitoria di Ilda Boccassini, racconta solo la versione dell'imputato, in uno stile da propaganda sovietica. Nessuna immagine delle ragazze coinvolte, censurate le intercettazioni telefoniche più esplicite su quanto succedeva davvero nelle notti di Arcore.

Strano modo di fare televisione: neanche una foto delle ragazze protagoniste del caso Ruby. Ecco il grande inganno del programma di Canale 5 “Ruby ultimo atto. La guerra dei 20 anni” (guarda il trailer) che per la rete, peraltro, si è rivelato il più grande flop della stagione in prima serata, con meno di un milione e mezzo di telespettatori e il 5,88% di share. Uno speciale degno di entrare nei manuali di storia di giornalismo. Sarebbe bastata una scelta delle foto delle ragazze del bunga-bunga per far capire agli spettatori di che cosa si stesse parlando. Invece niente. Una poderosa, quanto faticosa macchina della disinformazione. Ad avere voce, presentati come attendibili, itestimoni utili alla difesa: quelli che dicono che ad Arcore si svolgevano “cene eleganti“. Ragazze tutte pagate da Silvio Berlusconi, da anni da lui mantenute e ancora oggi regolarmente stipendiate con 2.500 euro al mese, più auto e case. Oppure camerieri, pianisti, cantanti, che devono a Silvio tutto quello che hanno.
Dei racconti fatti nelle intercettazioni, nessun accenno (si possono però ascoltare qui nel montaggio di ilfattoquotidiano.it). Eppure erano cose pesanti, tipo: “Più troie siamo e più bene ci vorrà“. Tutte parlavano di soldi, vera ossessione delle serate di Arcore. Addirittura alcune raccontavano di aver fatto l’esame del sangue per sapere se avessero contratto l’Aids. Nessuna traccia neppure delle testimonianze delle ragazze che hanno rivelato che alle feste avvenivanospogliarellidanze erotiche, toccamenti alle parte intime, simulazione di atti sessuali. Poi, le prescelte all’X Factor del bunga-bunga (qui il video della sala del bunga bunga nella villa di Berlusconi) potevano passare la notte con il presidente, ottenendo un compenso più alto. Niente di tutto ciò nel programma presentato da Andrea Pamparana, che un tempo faceva il giornalista. Voce all’avvocato Niccolò Ghedini. A Ruby. E a Berlusconi, naturalmente.
L’unica teste d’accusa a cui il programma ha dato voce: Ambra Battilana, la cui credibilità è subito smontata con la lettera che ha poi mandato a Berlusconi. E Ruby? Pagata con 57 mila euro “per avviare un centro estetico” (mai visto). Ragazza che ha “commosso tutti raccontando la sua storia”. Altro che sesso: non poteva spingere “ad altro che a commiserazione”. Ammette di essere bugiarda, ma il programma di Mediaset sa distillare le sue verità. Panzane sul numero dei processi di Berlusconi e sul numero di intercettazioni di questo processo. Ma nessuna voce a contraddire, a rettificare, a inserire un minimo di verità dei fatti in un programma di regime sovietico prima di Breznev.
Sul reato più grave di cui Berlusconi è accusato (la concussione), la trasmissione dà il meglio di sé. Afferma che nessuna pressione è stata fatta da Silvio, nella notte del 27 maggio 2010, per far uscire Ruby dalla questura di Milano, nel timore che potesse rivelare l’altro reato (la prostituzione minorile). Dà per certo che Berlusconi non sapesse la vera età della ragazza. Che la credesse davvero nipote di Mubarak. E che l’intervento di quella notte di frenetiche telefonate tra Parigi e Milano fosse solo di evitare un incidente diplomatico. Garantisce che Berlusconi parlò di Ruby direttamente a Mubarak, in un precedente incontro internazionale: circostanza smentita dai testimoni presenti, secondo cui il rais egiziano non capì neppure la battuta di Silvio su una ragazza egiziana di sua conoscenza.
La pm dei minori ha ribadito in aula che le sue disposizioni erano chiare: tenere la ragazza in questura finché non si fosse trovato un posto in comunità. Il programma se la cava sostenendo che i funzionari di polizia potevano decidere di loro iniziativa che cosa fare. E si guarda bene dal dire in che mani finì quella notte: a casa di una prostituta brasiliana, dopo essere stata affidata a Nicole Minetti, compagna di bunga-bunga, insignita per una notte dell’inesistente qualifica di “consigliera ministeriale”.
Gli ascolti – Un programma fatto di ricostruzioni che gli spettatori non hanno gradito. Infatti “Ruby ultimo atto. La guerra dei 20 anni” è stato il meno seguito tra le reti Rai e Mediaset, ad eccezione della puntata della seconda stagione di “Tierra de Lobos – L’amore e il coraggio” su Rete4, che ha registrato 1.331.000 telespettatori e uno share del 5,38%. Ma è stato battuto dalle due puntate di Un medico in famiglia 8 su Rai1 (rispettivamente 5.685.000 telespettatori, share 20,72% e 5.944.000, 24,92%), da Ncis (2.642.000, 9,74%) e Elementary (2.406.000, 8,85%) su Rai2. E ancora Report (2.730.000, 10,74%) e Le Iene Show su Italia1 (1.416.000, 5,16% nella presentazione e 2.591.000, 13,09% nel programma).

lunedì 10 dicembre 2012

Processo Ruby, Boccassini: “B. vuole dilatare i tempi per arrivare a elezioni”.


Ilda Boccassini, il capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano


E' il commento in aula del procuratore aggiunto di Milano all'assenza ingiustificata della ragazza marocchina che avrebbe dovuto testimoniare oggi. L'avvocato di Karima ha spiegato di aver ricevuto un sms in cui Karima dice di essere all'estero. Scontro difesa e accusa, l'avvocato Ghedini: "Intollerabile, questa è una aggressione".

Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi si riverbera immediatamente sui i suoi processi. E così oggi Ruby, la marocchina ospite delle serate ad alto tasso erotico di Arcore quando era ancora minorenne e invano spacciata per la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, non si è presentata in aula per testimoniare. “Questa è una strategia per dilatare i tempi, del processo per arrivare alla campagna elettorale” ha affermato il procuratore aggiunto di MIlano Ilda Boccassini nel corso dell’udienza del processo Ruby che vede il leader del Pdl imputato per concussione e prostituzione minorile. La ragazza oggi non si è presentata a testimoniare senza documentare il motivo dell’assenza. E in aula è stato scontro tra accusa e difesa
”Ho cercato di mettermi in contatto con la ragazza, ma il suo cellulare è staccato e anche quello del suo ragazzo, lei mi ha mandato un sms per dire che è all’estero ma non ho la documentazione di questo viaggio e non so quando tornerà ”ha dichiarato Paola Boccardi, legale di Ruby. L’avvocato ha spiegato così l’assenza ingiustificata della giovane che deve testimoniare nel processo a Silvio Berlusconi, citata dalla difesa dell’ex premier. Il legale ha chiarito che non può dire se la ragazza riuscirà ad essere in aula il 17 dicembreNon è la prima che i testi e la stessa Ruby non si presenta in aula: A causa di concomitanti impegni parlamentari non avevano potuto esser presenti in aula i due ex ministri Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna il 31 ottobre scorso.  
La difesa dell’ex premier ha chiesto di citare nuovamente Ruby come teste per il 17 dicembre, ma Boccassini ha chiesto la ‘decadenza’ del teste perché non crede ai motivi dell’assenza: che non è “documentata. Io non credo a quello che ci viene prospettato in udienza, questa è una strategia per dilatare i tempi del processo e arrivare in campagna elettorale”. Ghedini ha ribattuto: “Questo è intollerabile, questa è una aggressione alla difesa”. Boccassini ha aggiunto: “Conosco le strategie della difesa dell’imputato Berlusconi da tempo”. I giudici, dopo essersi ritirati in camera di consiglio per valutare tempi e modi dell’eventuale testimonianza di Ruby, hanno citato nuovamente la teste per l’udienza del 17 e hanno dato disposizioni alla Polizia giudiziaria di cercarla “in tutto il territorio nazionale”. I magistrati hanno quindi respinto la richiesta del Pm di considerare ‘decaduta’ la testimone. Se alla prossima udienza non si presenterà i giudice potranno decidere la misura dell’accompagnamento coatto. L’esame della teste “non è superfluo né irrilevante” affermano i giudici che chiedono alle forze dell’ordine rintracciarla “anche acquisendo notizie dalla famiglia d’origine e dal suo compagno”. L’aggiunto Boccassini ha suggerito di fare accertamenti presso gli uffici di immigrazione di diverse questure italiane: “Se è andata all’estero – è il ragionamento del magistrato – dovrebbe risultare”. La presidente del collegio, Giulia Turri, ha assicurato che il tribunale “non lascerà nulla di intentato” per verificare dove si trova Ruby
“Mi sembra di capire che ci fosse fretta da parte della procura di arrivare alla sentenza prima delle elezioni” ha poi affermato fuori dall’aula Ghedini. In aula Boccassini aveva ipotizzato anche la fissazione di un’udienza prima delle festività natalizie per recuperare quella “persa” oggi, a causa dell’assenza di Ruby. ”E’ la Procura di Milano che ha aperto la campagna elettorale”. A un cronista che gli faceva notare come la campagna elettorale sia sbarcata oggi nel processo sul caso Ruby, Ghedini ha risposto: “La campagna elettorale l’ha aperta la procura, che ha chiesto di fare udienza anche a Natale per arrivare a una sentenza che i pm ritengono possa essere di condanna prima delle elezioni”. Secondo Ghedini dunque, i pm milanesi vogliono “un risultato pre-elettorale”.  A chi gli chiedeva invece se la difesa avanzerà legittimi impedimenti per Berlusconi nel corso della campagna elettorale, Ghedini ha risposto: “Lo valuteremo di volta in volta, comunque noi non abbiamo mai opposto legittimi impedimenti”. Ciò che è grave, secondo Ghedini, “è l’accelerazione prima di una campagna elettorale di un processo che si prescriverà nel 2025, un processo che è andato molto più rapidamente di quelli per gli imputati detenuti”. Secondo lo storico legale dell’ex premier, le frasi pronunciate stamani dal pm Ilda Boccassini riguardo alla presunta strategia dilatoria della difesa per arrivare alle elezioni sono “teorie diffamatorie”.
Già in passato la Procura di Milano aveva lamentato le improvvise e a volte ingiustificate assenze dei testi citati chiedendo quindi che per le udienze fossero chiamati in Tribunale a Milano più testimoni. Eppure poco meno di due mesi fa la ragazza, invano spacciata per la nipotina di Mubarak e oggi madre di una bambina, aveva dichiarato che non vedeva l'ora di dire la verità in aula e cioè che alle feste era la meno disinvolta e che non ha mai avuto rapporti sessuali con l’ex premier. Lo stesso Berlusconi ha sempre negato qualsiasi intimità con la ragazza, anche se diverse testi hanno confermato che le serate ad Arcore era un vero e proprio “puttanaio”

venerdì 5 ottobre 2012

Processo Ruby, Valentini: “Mia l’iniziativa di chiamare la Questura”.


Processo Ruby, Valentini: “Mia l’iniziativa di chiamare la Questura”


E' ripartito così, dopo la pausa estiva, il processo a Berlusconi con una udienza dedicata a uno dei temi più delicati del processo; quello sui presunti rapporti di parentela tra la ragazza e il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Il Cavaliere ha sempre dichiarato di essere stato convinto che fosse parente del defunto ex rais egiziano.

“Fu una mia iniziativa contattare la Questura di Milano per capire cosa stesse accadendo. Dissi al Presidente Berlusconi che se voleva potevamo intervenire. Lui mi disse: ‘Sì, digli che c’è una ragazza egiziana senza documenti, vedi se ti puoi informare’”. Lo ha raccontato in aula a Milano, al processo Ruby a carico dell’ex presidente del Consiglio, Valentino Valentini, già consigliere per le relazioni internazionali dell’ex premier e citato oggi dalla difesa come teste. Valentini ha ricordato come la notte tra il 27 e il 28 maggio di due anni fa, mentre l’ex capo del Governo accusato di concussione e prostituzione minorile si trovava a Parigi, fu informato del fermo della giovane. In realtà la marocchina e minorenne era stata denunciata dalla coinquilina per furto. Silvio Berlusconi chiamò gli uffici della polizia e sollecitò il rilascio. Sul posto poi arrivarono la Minetti e altre persone. 
Eravamo sull’aereo in attesa di decollare quando il capo scorta chiamò il capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni, e gli spiegò la situazione; a quel punto il presidente Berlusconi fece segno di passargli il telefono. Il presidente disse a Ostuni: ‘Ci risulta che c’è una ragazza egiziana sprovvista di documenti e si offrì di mandare la consigliera regionale Minetti per aiutare la identificazione e alla fine disse: ‘Mi risulta che questa ragazza potrebbe essere nipote del presidente egiziano Mubarak”. Qualche giorno dopo, ha raccontato sempre Valentini, Berlusconi ritornò sulla vicenda e “fece un commento colorito: “Sai – disse – quella lì mi ha raccontato una marea di balle. Durante le udienze un agente ha poi confermato che la ragazza, che doveva essere destinata a una comunità come disposto dal pm dei Minorenni, fu mandata via per le pressioni esercitate da Palazzo Chigi. 
E’ ripartito così, dopo la pausa estiva, il processo a Berlusconi con una udienza dedicata a uno dei temi più delicati del processo; quello sui presunti rapporti di parentela tra Ruby e il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Berlusconi ha sempre dichiarato di essere stato convinto che la ragazzina fosse parente del defunto ex rais egiziano e durante vertice bilaterale Italia-Egitto a cena chiese a Mubarak di questa parentela. Informazione risultata totalmente priva di fondamento tanto che il conflitto sollevato dalla Camera contro la Procura di Milano era stato bocciato dalla Consulta. Valentini ha parlato di conversazione“confusa” nata attorno al rapporto di parentela tra Ruby e Mubarak. L’ex consigliere ha ricordato in aula il famoso pranzo istituzionale offerto a Roma il 19 maggio 2010 dall’allora capo del Governo all’ex rais. “Durante il pranzo in una fase più rilassata nella quale Berlusconi disse a Mubarak di avere conosciuto una ragazza egiziana di una famiglia a lui vicina che si chiamava Ruby. Valentini, rispondendo alle domande dell’avvocato Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi, ha spiegato che “nacque una conversazione piuttosto confusa, una discussione non ordinata” anche tra i rappresentanti della delegazione egiziana perché anche i membri dell’entourage dicevano la loro sul fatto se la giovane fosse o meno la famosa cantante egiziana. Si parlò di un grado di parentela?, ha chiesto Ghedini “No, ma di una familiarità”.
In aula è stata raccolta anche la testimonianza di Giancarlo Galan: “Ricordo che il nome Ruby a un certo punto venne fatto – dice l’ex presidente del Veneto all’epoca ministro dell’Agricoltura -. Il pranzo durò tre ore, io ero seduto due posti a sinistra rispetto a Berlusconi. Non si trattò di una colazione particolarmente entusiasmante, parlava sempre Berlusconi, l’interprete traduceva e Mubarak non era molto brillante. Ricordo che il nome Ruby a un certo punto venne fatto. Onestamente non prestai grande attenzione al dialogo, da quel che capii parlavano di una bella donna egiziana e l’idea che mi feci era che si trattasse di un’attrice o di una cantante”.  Il pm Ilda Boccassini gli contesta un “palese contrasto” con la deposizione resa agli investigatori il 28 gennaio 2011 quando affermò che Mubarak indicò  Ruby come appartenente alla cerchia familiare del presidente egiziano. “L’idea che mi feci era che potesse essere o una parente, o più probabilmente un’attrice o una cantante che frequentava quella cerchia – ribatte Galan -. Era Berlusconi che aveva introdotto quell’argomento e ho avuto l’impressione che Mubarak la conoscesse”. “Com’è che ricorda solo quello che disse Berlusconi e non la riposta di Mubarak?”, chiede Boccassini. “Ascoltavo con molta piu’ attenzione quello che diceva Berlusconi” la risposta.
Prima di Galan, ha testimoniato il diplomatico Bruno Archi, anch’egli presente al pranzo con Mubarak. Anche lui conferma che si parlo’ di Ruby. Gli chiede Ilda Boccassini: “Ci spiega meglio il contesto della frase di Berlusconi su Ruby, che non capiamo come possa avere suscitato l’interesse dei presenti?”. “Berlusconi aveva chiesto a Mubarak se la ragazza facesse parte della sua cerchia familiare, fu questo a suscitare l’interesse”. “Cosa rispose Mubarak?”. “Rimase incuriosito, ma non capì bene la domanda, c’era molta confusione, eravamo a fine pasto e ci furono anche problemi di interpretariato. Mubarak non rispose ma gli altri iniziarono a interloquire dicendo che conoscevano una famosa cantante di nome Ruby”.
Intanto si saprà entro lunedì prossimo se Berlusconi si farà interrogare. L’avvocato Piero Longo, uno dei legali dell’ex premier, su richiesta del presidente del collegio Giulia Turri, ha assicurato che entro l’8 ottobre scioglierà la riserva e comunicherà se l’ex capo del Governo renderà l’esame. Per le dichiarazioni spontanee invece “il campo è libero” ha detto Longo e si possono fare in qualsiasi momento.