mercoledì 13 luglio 2016

Scontro fra treni in Puglia. 27 i morti, 50 i feriti. Io lo racconto così.




Scommettiamo che non sapremo mai chi è il responsabile?
Scommettiamo che la colpa è di qualche testa di rapa parente di qualche politico posto a capo della viabilità ferroviaria?
(scusate la terminologia poco appropriata, ma non sono del settore)


Se c'è un binario unico è chiaro che due treni che viaggiano in senso opposto siano destinati a scontrarsi.

I politici, unici veri colpevoli del disastro, farebbero meglio a stare zitti e fare une mea culpa. Non è possibile, con tutti i soldi che entrano nelle casse dello stato, che mantengano un binario unico in alcuni tratti del territorio mentre spendono miliardi in carri armati e aerei da guerra F35!

Tutto affidato ai telefoni?
Oltre al binario unico?
Nel 2016?


E si va avanti con la fiera della vanità!
A cominciare dai politici, i veri ed unici responsabili del misfatto, per continuare con il corollario di chi ama mettersi in mostra quasi noncurante del dolore di chi ha perso, per l'incuria e l'irresponsabilità di chi avrebbe dovuto fare un semplice gesto per evitare il disastro, i propri cari.
Ancora, però, non ho sentito le parole rassicuranti che tutti noi vorremmo sentire in questi momenti di sgomento, dolore, impotenza: "Poichè siamo responsabili di ciò che è avvenuto, provvederemo a compiere il nostro dovere nel più breve tempo possibile per evitare che si verifichino altre tragedie simili nel futuro."


Scontro fra treni. Ipotesi errore umano.
Ipotesi? Stanno cercando un capro espiatorio?
Stanno studiando qualche strategia?

Tra le ipotesi semaforo verde per un contatto. - (IlFQ)
Non ci posso credere!
La colpa, forse, è ancora del caso!

Partito anche il sistema "scaricabarile".

le manovre telefoniche le facevamo anche noi, io personalmente ne ho fatta qualcuna, ma ben 40 anni fa....e non alle ferrovie.
Siamo nel 2016, porca miseria!

Vogliamo il colpevole! E che non sia il solito capro espiatorio, vogliamo anche il responsabile, non solo l'esecutore!

E' morto il boss Bernardo Provenzano.

E' morto il boss Bernardo Provenzano Il poliziotto che lo arrestò: Non mi commuovo

Bernardo Provenzano è deceduto nell'ospedale San Paolo di Milano dove era stato ricoverato il 9 aprile 2014, proveniente dal centro clinico degli istituti penitenziari di Parma. Ne dà notizia il Dap.
"Ho saputo solo pochi minuti fa della morte di Bernardo Provenzano da un sms del figlio Angelo". Così all'Adnkronos l'avvocato Rosalba Digregorio, legale del boss mafioso. "Per me Provenzano è morto quando è caduto anni fa - dice l'avvocato Digregorio - Da allora è in stato vegetativo".
familiari di Bernardo Provenzano due giorni fa hanno fatto una istanza al Dap per potere incontrare nuovamente il loro congiunto, ma fino a ieri non avevano avuto alcuna risposta", continua l'avvocato. "So che il Dap era in attesa dei pareri delle procure competenti, cioè Palermo, Caltanissetta e Firenze - spiega l'avvocato - ma fino a ieri non avevano ottenuto alcuna risposta e nel frattempo il mio cliente è morto". La moglie del boss, Saveria Palazzolo, e i figli, Angelo e Paolo, hanno incontrato Bernardo Provenzano lo scorso 10 luglio, quando già le sue condizioni si erano aggravate. Ma ne avevano chiesto un altro, proprio per le sue condizioni nettamente peggiorate. Lo stesso legale, nei giorni scorsi, come spiega, ha avanzato una richiesta di differimento pena per Provenzano. "Ma non è mai arrivata la risposta...", dice oggi.
"Bernardo Provenzano, per me, non è morto oggi ma quattro anni fa quando era caduto in carcere. In realtà da quel momento, il 41 bis è stato applicato alla moglie e ai figli, dal momento non era più in grado di intendere e volere, e neppure di parlare". Provenzano era caduto alla fine del 2012 mentre era nel carcere di Parma, in circostanze misteriose. Soccorso dal personale della polizia penitenziaria era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Parma. Non è escluso che il magistrato disponga l'autopsia sul suo cadavere.
E' di appena tre mesi fa l'ultima proroga al carcere duro per il boss mafioso. Lo aveva deciso il ministro della Giustizia Andrea Orlando che aveva firmato il rinnovo del carcere duro per il capomafia, a dieci anni esatti dal suo arresto, avvenuto l'11 aprile del 2006, in una masseria del corleonese. Secondo il Guardasigilli "non è venuta meno la capacità di Provenzano di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell'organizzazione criminale di appartenenza, anche in ragione della sua particolare concreta pericolosità". Anche se in tre diversi processi la sua posizione è stata stralciata e la sua posizione da imputato è stata sospesa proprio per le sue gravi condizioni di salute. Tra questi c'è il processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
I FUNERALI - "Vieterò i funerali pubblici per Bernardo Provenzano". Lo ha annunciato il Questore di Palermo, Guido Longo, subito dopo avere appreso della morte del boss. Longo, che si trovava a Palazzo delle Aquile per assistere alla messa per Santa Rosalia, alla presenza di autorità civili e militari. Di più non ha voluto aggiungere il Questore: "Di solito non commento la morte di qualcuno".
CORLEONE - "Per Corleone la morte di Bernardo Provenzano è una liberazione". Lo ha detto all'Adnkronos il sindaco di Corleone (Palermo) Leoluchina Savona, commentando la morte del capomafia. Il sindaco ha appreso della morte del boss in Portogallo, dove si trova per il Cammino di Santiago de Compostela, insieme con il parroco e altri religiosi. "Per la nostra comunità - dice - la sua morte è come la liberazione da un cancro, da una malapianta che affliggeva i cittadini".

Metro C: 47 varianti e conto extra di 700 milioni. E quattro anni fa la Corte dei Conti disse: “Moralmente inaccettabile” - Marco Pasciuti

Metro C: 47 varianti e conto extra di 700 milioni. E quattro anni fa la Corte dei Conti disse: “Moralmente inaccettabile”

L'inchiesta della Procura di Roma, con 13 indagati arriva dopo una serie di denunce sulla lievitazione del budget, passato da 2,2 a 3,7 miliardi senza che l'opera fosse consegnata. L'Autorità anticorruzione: "Carenza nei rilievi archeologici preventivi, così lievitavano i costi". Nel 2013 l'esposto dei radicali in Comune. Già l'anno prima la magistratura contabile aveva definito la spesa "insopportabile per la finanza pubblica"


Ignazio Marino li aveva cacciati tutti il 17 luglio 2014 “per giusta causa”. E perché nell’operato della società era stato “rilevato un livello di criticità tale da far dubitare dell’affidabilità dell’attuale gestione aziendale, in particolar modo rispetto alle scadenze dei tempi di realizzazione della linea C della metropolitana”. Quel giorno, dopo un anno di braccio di ferro e reciproci scambi di accuse sui continui rinvii dei lavori, il sindaco “marziano” firmava un’ordinanza con cui revocava il cda di Roma Metropolitane: il presidente Massimo Palombi, i consiglieri Andrea Laudato e Massimo Nardi e il dg Luigi Napoli. Oggi tutti indagati nell’inchiesta della Procura di Roma che vuole fare luce sugli aumenti dei costi della Metro C.
Perché l’indagine di piazzale Clodio parte da lontano, affonda le proprie radici nei gangli più reconditi del fangoso potere capitolino in maniera inversamente proporzionale alla difficoltà e alle lentezze con cui binari e gallerie sono stati scavati nel ventre di Roma. Numerose sono state negli anni le mani levate a segnalare ambiguità, opacità e lungaggini, molteplici i dubbi avanzati sull’esecuzione e la regolarità dei lavori da attori della società civile ai partiti politici. A partire dall’associazione Italia Nostra, firmataria di un esposto già nel 2013, fino al Partito Radicale. “Due anni fa presentavamo il primo dei nostri esposti sugli abusi, le illegalità e gli sprechi negli appalti della Metro C di Roma, le cui ragioni sarebbero poi state pienamente accolte da Corte dei Conti e Autorità Anticorruzione”, commenta Riccardo Magi, segretario del partito, che ricorda anche la richiesta di dimissioni dell’assessore Improta, finito poi nel registro degli indagati insieme ad altre 12 persone. “Solo lo scorso giugno abbiamo diffidato il governo dall’assumere ogni iniziativa amministrativa, economica, politica a favore della prosecuzione della Metro C, chiedendo la rescissione in danno del contratto”.
Nel 2012 era stata la Corte dei Conti a scoperchiare il vaso di Pandora. “Per l’incidenza perniciosa della corruzione  – scandiva il 22 febbraio 2012 nella sua relazione il procuratore regionale della sezione giurisdizionale del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario – si son riversati sulla finanza pubblica costi veramente insopportabili e moralmente inaccettabili come ad esempio i problemi emersi nella prima fase di realizzazione della linea C della Metropolitana di Roma”.
Si riferiva, il magistrato, al report stilato dalla sezione centrale di controllo della Corte, che aveva prodotto un documento pubblicato agli inizi dello stesso mese di febbraio ”sui costi quasi triplicati per l’esecuzione di questa importante arteria sotterranea”. I numeri:  ”Aggiornato a 3.379.686.560 euro” senza le opere complementari, ”con la progettazione definitiva della tratta più complessa” (del centro storico), per la Corte dei Conti, il costo era destinato ad aumentare ancora. E ”notevolmente”.
Gli anni passavano veloci, i lavori procedevano con lentezza esasperante, mentre la parcella dei costruttori lievitava di conseguenza. La fotografia definitiva sul continuo aumento dei costi la scattava quattro anni più tardi l’Autorità nazionale anticorruzione. Nel rapporto pubblicato il 2 luglio 2015, l’ente presieduto da Raffaele Cantone certificava che al progetto iniziale – dal 2007 a quella data – erano state apportate 47 varianti e che dopo 7 anni il preventivo iniziale era aumentato di 700 milioni.
La delibera, trasmessa alla Corte dei Conti, riportava tutti i passaggi della gara e del contratto per la nuova linea metropolitana a partire dal 2005, quando a gennaio una delibera Cipe individuava il tracciato fondamentale, base d’asta: 2,5 miliardi di euro. Stazione appaltante la società del Comune capitolino Roma Metropolitane. Il 28 febbraio 2006 la gara veniva aggiudicata per circa 2,2 miliardi all’associazione temporanea di imprese costituita da Astaldi, Vianini Lavori, Consorzio Cooperative Costruzioni e Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari che costituiscono la società “Metro C”, contraente generale.
Questo, il background. Da lì aveva inizio una storia costellata di decine di varianti e contenziosi. Di varianti, l’Anac ne contava 47: 7 a parità di importo, 5 in diminuzione e 33 in aumento, per un incremento dell’importo contrattuale di circa 316 milioni. Sta di fatto che il documento che l’Authority ha trasmesso alla Procura della Corte dei conti, annotava come “il costo dell’investimento per il cosiddetto ‘Tracciato fondamentale’ della linea C fosse aumentato nel tempo passando dal valore iniziale di 3.047 milioni a 3.739 milioni di euro“.
Ed è proprio l’Anac a illuminare la causa di quegli aumenti di costo. Ovvero le varianti, capitolo indissolubilmente intrecciato con quello dei rilievi archeologici. L’operato di Roma Metropolitane nell’appaltare l’opera “appare non coerente con i principi di trasparenza e di efficienza per aver messo a gara un progetto di tale rilevanza in carenza di adeguate indagini preventive, per una parte molto estesa del tracciato, senza tenere in debito conto i pareri espressi dalla Soprintendenza archeologica”, mette nero su bianco l’Authority.
E questo “ha determinato una notevole aleatorietà delle soluzioni progettuali da adottare nella fase di esecuzione e, ad appalto già in corso, rilevanti modifiche rispetto alle previsioni contrattuali, imputabili in parte anche al contraente generale”. In pratica nel progettare il percorso si faceva in modo di non tenere conto della possibilità di imbattersi nei resti di una villa romana, di una esedra o di un acquedotto. Quando accadeva, si faceva una variante al progetto. Ogni volta. Così il costo dell’opera non ha fatto che aumentare.

Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti. Ma in che Paese siamo sprofondati? - Vittorio Emiliani

VORAGINE FIRENZE

Succedono cose strane a Firenze e ancor più nella informazione italiana. Notizia di domenica scorsa: il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il sindaco Dario Nardella "aprono" coraggiosamente all'ipotesi di una ampia revisione del faraonico progetto di stazione sotterranea per l'Alta Velocità voluto anni or sono. I dubbi - si legge sulle agenzie - riguardano "soprattutto la galleria, pensata per attraversare la città senza più incrociare il traffico dei pendolari, contestata dai No Tav fiorentini per le possibili ricadute sulle falde acquifere e la stabilità degli edifici di alcune zone". Hub fiorentino della TAV sarà la stazione di superficie di Campo di Marte già utilizzata da alcune Frecce d'argento che, per risparmiare tempo, saltano Santa Maria Novella. Saggiamente lo prevedeva il Piano Regolatore di Marcello Vittorini nel '92, sindaco il socialista Giorgio Morales...
Piccola notizia? "Notiziona" in realtà. Soltanto poche mesi fa, il 1° aprile (un pesce?), il ministero dell'Ambiente aveva sbloccato quegli scavi garantendo che i materiali potevano essere riusati. Già ma ci sono altri gravi inciampi, denunciati anche da Report di Milena Gabanelli, e cioè danni diffusi a una miriade di edifici soprastanti e pericoli seri per il sistema idrogeologico sotterraneo fiorentino messi a nudo dalla improvvisa grave voragine verificatasi sul Lungarno Torrigiani. Quanto sono costati i lavori per il tunnel che ora si pensa di abbandonare? Secondo i comitati fiorentini, ben 760 milioni di euro. Quando tutto poteva venire risolto in superficie. Eppure sulla stampa e in tv non se n'è quasi parlato. Forse perché "disturbava" Renzi e la sua immagine patinata? A pensar male...
V'è di peggio però. Da un anno numerosi esperti e intellettuali fiorentini (fra i quali il medievista Franco Cardini), in testa l'archeologa Lucia Lepore e l'architetta Giovanna Delbuono chiedono, in modo documentato, all'Unesco di inserire Firenze fra i "siti in pericolo". Tanto più dopo la voragine apertasi sul Lungarno. Essi denunciano tante "sbrigatività" per le tramvia sotterranea e/o per la TAV: abbattuti gli alberi storici del Viale della Rimembranza; alterate le sponde intangibili di un pericoloso torrente; a rischio l'equilibrio idrogeologico sotto Fortezza da Basso, Arco dei Lorena, Porta San Gallo; tagliati centinaia di lecci; manomesso il paesaggio urbano storicizzato e vincolato; crepe e lesioni per centinaia di abitazioni. E c'è la minaccia di altri bypass sotterranei sotto strutture ferroviarie già esistenti, con ripetute varianti di progetto e rincari di costi al km pari a 5 volte la tramvia di Padova, 2 volte la Linea C del Metro di Roma (incredibile).
I geologi denunciano da anni "l'incoerenza fisico-meccanica del sottosuolo fiorentino e la grande importanza del principale acquifero che si trova a 3-4-5 metri dal piano di campagna per quello che riguarda la stabilità delle fondazioni di tutti gli edifici di Firenze, ma anche dei grandi monumenti come la Cattedrale". Sotto Renzi e Nardella, soprattutto sotto il primo, palazzi importanti e di ex conventi demaniali (Santa Maria degli Angeli con la Rotonda brunelleschiana) sono stati venduti a privati e trasformati in alberghi o residenze di lusso. Con altri buchi per garage e parcheggi. Una groviera. L'esatto contrario della politica urbanistica più avanzata che riporta o mantiene in centro residenti di ogni ceto, coppie giovani, artigiani, offrendo a fitti economici alloggi, laboratori, botteghe qualificate, pedonalizza intere zone e crea all'esterno di esse parcheggi di scambio con le ferrovie locali e con le metropolitane di superficie. Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti, o quasi. Ma in che Paese siamo sprofondati?

lunedì 11 luglio 2016

Il mezzo corazzato più costoso al mondo? È italiano ed è il più scarso. - jepp magic

https://fattodavoi.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/06/image1-150x113.jpeg


Riconosco che può sembrare strano, un post dedicato ad un blindato. Semplicemente viste le cifre coinvolte, mi è caduto l’occhio su questa storia. Un acquisto di qualche miliardo di sistemi d’arma nuovi nuovi rende felici o almeno parecchio soddisfatte un bel po’ di lobby assortite. Ma andiamo con ordine.
Con due atti successivi, il governo italiano ha deliberato di acquistare 249 e poi 381 blindati (erroneamente definiti da molti giornali carri armati) Freccia, per un totale di 630 mezzi. Per una coincidenza strepitosa uno per ogni parlamentare.
Quanto ci costano? Presto detto: il primo lotto, nel 2009, ci era costato 1,6 miliardi per 249 mezzi, ma aveva compreso, ovviamente, anche la ricerca e lo sviluppo
(anche se il Freccia deriva strettamente, pregi e difetti, dal blindo Centauro). 6.43 milioni per ogni blindato.
La nuova fornitura, per altri 2.6 miliardi complessivi, e’ stata approvata a gennaio 2015, dal governo Renzi tanto impermeabile alle lobby da vedere il Capogruppo PD in commissione Difesa tentare invano di bloccare la decisione del governo, presa lo stesso giorno in cui si coronava, tra l’altro, il sogno da oltre 5 miliardi di euro dell’Ammiraglio De Giorgi, proprio perché a suo dire pesantemente inquinata dalle pressioni delle aziende di armamenti.

Intanto ecco qui la scheda tecnica.
Poi affrontiamo, una buona volta, il costo unitario del veicolo.
2.6 miliardi per 381 mezzi sono, in apparenza, 6.8 milioni a blindato. Il secondo lotto costerà quindi ancora di più del primo.
Più di un teutonico Leopard II. 5.74 milioni di dollari.
Più di un celeberrimo americano Abrams m1a2, da 6.2 a 4 milioni di dollari, o meno se comprato come “usato garantito”
Piu di un avanzatissimo israeliano Merkava IV. 4.5 milioni di dollari
Piu’ di un corazzatissimo inglese Challenger 2. 4.2 milioni di sterline.
Sono i migliori mezzi blindati occidentali in circolazione, i più potenti e sofisticati, con i sistemi di offesa e difesa più costosi e complessi. Possono resistere a qualunque cosa o quasi (in realtà i razzi a doppia testata cava, che cominciano ad essere in dotazione a molti gruppi, sono in grado di bucare, in certe condizioni, anche le loro corazze). Hanno cannoni precisissimi. Sistemi avanzatissimi di stabilizzazione del tiro, motori da 1500 cavalli, corazze stratificate e reattive, insomma stanno al Freccia come una Jaguar sta ad un pulmino Volkswagen.
Vi sembrano conti dubbi? Allora che ne dite dei 10 milioni stanziati nel 2011 per la progettazione lo studio e la realizzazione di due prototipi del Centauro II, un veicolo ovviamente più sofisticato e moderno del centauro ed almeno alla pari con il Freccia (senza contare le differenze di armamento) Si tratta di prototipi, quindi la costruzione non è in serie, molti apparati sono integrati per la prima volta etc etc etc. Eppure costano 5 milioni di euro l’uno. Oltre un milione di euro meno degli esemplari di serie del fantasmagorico veicolo “corazzato”.
A questo punto, credo ci aspetteremmo una via di mezzo tra la macchina di Batman e l’astronave di capitan Harlock.
Invece no. I veicoli in questione non sono in grado difendere i soldati che trasportano in caso di attacco con bazooka, missili spalleggiati o grossi calibri. Al più possono salvarli da uno IED. (Improvvised Explosive Device) non troppo potente o dalle raffiche di kalashnikov. Per resistere ad un cannoncino come il loro, da 25 millimetri (da confrontare con i 105 o 120 dei vecchi e nuovi carri) o da una mitragliata di una camionetta “tecnica” di qualche milizia, devono essere dotati di blindature aggiuntive, che ovviamente fanno lievitare il costo.
I blindo Centauro, utilizzati in Somalia e in Afghanistan sono stati in qualche modo ricoperti con piastrelle reattive in grado almeno di difendere gli occupanti da proiettili fino a 30 mm o razzi spalleggiati di modesta potenza. Di fatto, dei 250 mezzi realizzati solo 17 sono stati collaudati sul campo in Afghanistan e questo per il banal motivo che in realtà non sono particolarmente più sicuri di una camionetta blindata come il Lince, dato che costituiscono un bersaglio più pagante per i gruppi dotati di razzi, dai quali, come visto, non possono difendersi. Dalla loro, grazie alla relativa leggerezza, hanno una velocità massima di oltre 100 km l’ora che però risulta di scarsa utilità sul terreno urbano e fuoristrada, tipici dell’utilizzo di questi mezzi.
Non è ancora chiaro? Il Merkava ha dimostrato di non essere sempre in grado di difendere i soldati trasportati (sì perché può portare alcuni soldati oltre all’equipaggio, all’interno) pur avendo una resistenza equivalente ad oltre 600 millimetri di acciaio, ottenuta con una corazza complessa, cariche reattive, etc etc etc.
L’esercito israeliano ha però deciso di realizzare un trasporto truppe ancora più protetto del Merkava. A quanto pare il veicolo corazzato più protetto e sicuro al mondo si chiama Namer. Costo? Appena 3 milioni di dollari, meno della metà di un Freccia.
Breve sintesi: L’Italia ha quindi deciso di dotarsi del più caro veicolo blindato del mondo e, probabilmente, di tutti i tempi e un ragazzino con un qualunque residuato bellico e’ in grado di bucarlo.

Approvato il "bail in" che prevede un prelievo forzoso anche sui conti dei correntisti con liquidità superiore ai 100mila€.

Immagine presa da google
Qual'è il problema principale del parlamento? 
Salvare le Banche!
Vorrei ricordare ai sapientoni del governo che, anche se è vero che le banche hanno malesseri dovuti alle insolvenze dei cittadini, è anche vero che i cittadini non pagano le rate perchè il governo non è intervenuto in tempo con leggi adeguate per mantenere alta l'occupazione e per obbligare le aziende ad erogare retribuzioni dignitose; 

anzi, permettendo ad alcune aziende di trasferirsi all'estero, ha fatto si che oltre che diminuire il numero di posti di lavoro, venisse ridotta anche la retribuzione pro capite.

La ricchezza di un paese è rappresentata dalle alte percentuali di occupazione e da retribuzioni che denotino un buon tenore di vita , più soldi hanno i cittadini, più soldi spenderanno per far rifiorire l'economia.

Oltretutto è risaputo che il vero malessere delle banche ha altre origini, dovute al fatto di essere state costrette ad acquistare la gran mole di titoli spazzatura con i quali gli USA hanno invaso le borse mondiali spalmando il loro debito in ogni angolo della terra.

A pagare, pertanto, non dobbiamo essere noi cittadini, già duramente provati dall'incapacità di chi ci governa e dal loro servilismo, ma gli stessi che hanno creato e provocato il buco economico! 

Cetta.

domenica 10 luglio 2016

Fisco, annullate vecchie multe e bolli non pagati a tre milioni di siciliani.

Fisco, annullate vecchie multe e bolli non pagati a tre milioni di siciliani

Annuncio di Riscossione Sicilia in applicazione di un decreto del Ministero dell'Economia. Vale per i debiti non superiori a duemila euro. L'ammontare complessivo annullato è di un miliardo 654 milioni.

Saranno annullate vecchie multe e bolli non pagati a oltre tre milioni di siciliani. Lo ha annunciato Riscossione Sicilia in applicazione di un decreto del Ministero dell'Economia che dispone la rottamazione dei ruoli sino al 31 dicembre 1999. La norma ha stabilito la decadenza dei debiti esattoriali di importo non superiore ai duemila euro e il discarico da parte degli agenti della riscossione per quelli di importo superiore. "In Sicilia l'annullamento automatico dei crediti d'importo fino a duemila euro riguarda una platea di beneficiari stimata intorno ai tre milioni di cittadini - spiega il Presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo -. Un debito fiscale di un miliardo e 654 milioni di euro riguardanti residui non pagati ed iscritti nei ruoli erariali comunali, previdenziali e di enti vari".

La provincia che vanta il maggiore importo annullato è Catania, con 420 milioni di euro di iscrizioni a ruolo sotto i duemila euro cancellate, seguita da Palermo con 409 milioni. Supera di poco i 3 miliardi di euro, per una platea potenziale di beneficiari stimata intorno ad un milione di soggetti, invece, il residuo non riscosso afferente a debiti fiscali superiori a duemila euro, anch'esso annullabile ma a condizione che i crediti non siano oggetto di una procedura esecutiva.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/25/news/fisco_annullate_vecchie_multe_e_bolli_non_pagati_a_tre_milioni_di_siciliani-117662750/