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domenica 24 febbraio 2019

Reggio Emilia, 18 dirigenti indagati per “violazioni nell’assegnazione di incarichi esterni”. C’è la moglie del sindaco Pd. - Paolo Bonacini

Reggio Emilia, 18 dirigenti indagati per “violazioni nell’assegnazione di incarichi esterni”. C’è la moglie del sindaco Pd

I dipendenti erano in servizio nel 2013, quando il primo cittadino era l'attuale deputato Graziano Delrio. La Procura della Repubblica contesta a loro i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Nel 2016 i 5 stelle presentarono una serie di esposti alla Corte dei Conti e si rivolsero all'Anac per segnalare le presunte anomalie.

Diciotto dirigenti del Comune di Reggio Emilia, in servizio nel 2013, indagati dalla Procura della Repubblica per i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Tra gli altri la moglie dell’attuale sindaco Pd Luca VecchiMaria Sergio, dirigente all’urbanistica di allora, quando a vestire la fascia tricolore era l’attuale capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio. La materia del contendere è il regolamento comunale per l’assegnazione degli incarichi esterni, realizzata per anni nella Città del Tricolore, come rilevava la Corte dei Conti già nel 2008, senza la necessaria “procedura comparativa per la valutazione dei curricola con criteri predeterminati, certi e trasparenti, in applicazione dei principi di buona andamento ed imparzialità dell’amministrazione sanciti dall’art.97 della Costituzione”. Sette anni dopo, nel 2015, la sezione emiliano-romagnola della Corte dei Conti scriveva nuovamente al Consiglio Comunale di Reggio Emilia evidenziando che il regolamento, non modificato dopo la prima contestazione, era da considerarsi “illegittimo”, poiché escludeva la previsione di procedure comparative con avviso pubblico rivolto a tutti i potenziali interessati. Il presidente facente funzioni della Corte, dott. Marco Pieroni, trasmise gli atti anche alla Procura regionale della medesima Corte e, in seguito, la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, ha sviluppato indagini su quegli anni sfociate negli avvisi di garanzia. Il Comune di Reggio Emilia nel 2015 ha poi modificato le procedure, ma resta da capire perché non lo abbia fatto prima, lasciando inascoltati quei rilievi della Corte dei Conti. Procedendo invece in centinaia di casi, tra il 2008 e il 2015 e per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, ad affidare incarichi senza i necessari criteri di trasparenza e comparazione.
Il primo fronte caldo aperto a Reggio Emilia riguarda dunque gli avvisi di garanzia inviati dal sostituto procuratore Giacomo Forte. Martedì 26 febbraio sono previsti i primi interrogatori da parte della Guardia di Finanza dei 18 dirigenti. Diversi di loro, stando alle prime dichiarazioni dei legali, si avvarranno presumibilmente della facoltà di non rispondere in attesa di conoscere i dettagli delle contestazioni. Perché i reati ipotizzati sono cosa diversa dalla messa in discussione di un regolamento illegittimo la cui stesura è però di competenza del Consiglio Comunale. Il secondo fronte è lo scontro politico che la notizia ha immediatamente aperto in città. Il Movimento 5 stelle attacca la giunta e il sindaco rivendicando di essere stata la prima e unica forza politica, con i propri consiglieri comunali, a segnalare il problema degli incarichi affidati senza adeguate procedure con esposti alla Corte dei Conti nel settembre 2016 e all’Autorità Nazionale anticorruzione nell’ottobre dello stesso anno. La candidata sindaco del movimento, Rossella Ognibene, e la consigliera Alessandra Guatteri che firmò gli esposti alla Corte dei Conti, annunciano una richiesta di accesso agli atti per spulciare tutti gli incarichi affidati fino al 2015.
L’attuale sindaco Vecchi, all’epoca dei fatti, era capogruppo del Pd in quel Consiglio Comunale che deliberava i regolamenti per l’affidamento degli incarichi esterni, e la presenza della moglie nell’elenco degli indagati complica la sua posizione in piena campagna elettorale. La prima voce che si alza dalla coalizione di maggioranza che governa il Comune è quella del vicesindaco Matteo Sassi (Mdp, non si ricandida) che attacca i dirigenti in una intervista alla Gazzetta di Reggio. Sassi sostiene (senza fare nomi) che “hanno tramato per non fare aggiornare il regolamento”, e aggiunge che “qualcuno di loro andrebbe sospeso”. Ma dice anche che serve “una posizione più netta della maggioranza, a tre mesi dal voto, rispetto alle frasi di circostanza pronunciate dal sindaco”. Il riferimento è a Luca Vecchi, che ha commentato la vicenda limitandosi ad esprimere fiducia nell’operato della magistratura e contemporanea fiducia nell’operato dei dirigenti comunali. Difficile tenerle assieme le due fiducie, secondo il vicesindaco Matteo Sassi, ma altrettanto difficile è credere all’idea che fossero i dirigenti a fare il bello e cattivo tempo, senza rendere conto a chi governava. Cioè ai partiti di maggioranza in quel consiglio comunale al quale, fino a prova contraria, toccava il compito di stendere e approvare i regolamenti. Anche di modificarli se avessero voluto, soprattutto per gli incarichi esterni.

mercoledì 30 novembre 2016

Referendum: Delrio, 'No' non e' catastrofe, ma instabilità.

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Il ministro dei Trasporti e infrastrutture Graziano Delrio.


Fallimento banche? No ad agitare drappi rossi in modo infondato.

 "L'Italia e' un grande Paese con istituzioni molto solide. In caso di vittoria del 'No' nessun catastrofismo. Tuttavia evidentemente avremo un periodo di relativa instabilità". Lo afferma il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio su Radio24, escludendo che un'eventuale sconfitta del 'Si' possa portare al fallimento di molte banche italiane. "Si tratta di interferenze, di chi agita drappi rossi - conclude Delrio - in modo infondato".

"In Alitalia, malgrado i bilanci siano peggiori del previsto, non mi hanno parlato di esuberi ma di un piano di rilancio".

Ma è sempre meglio avere l'instabilità governativa che una oligarchia dittatoriale.
Sempre meglio avere una Costituzione che salvaguardi i diritti indiscutibili dei cittadini che dare pieno potere ad un esecutivo che legiferi senza alcuna opposizione.
In ogni caso, meglio una Costituzione che possa essere interpretata e compresa da tutti i cittadini e non solo da chi l'ha scritta e che si presta a mille interpretazioni.
Vogliamo semplificazioni, non complicazioni.
Vogliamo che le leggi che fate vengano rispettate da tutti, anche da voi che le fate, vogliamo più giustizia e meno caos.
Avete creato solo confusione e precarietà, è ora che poniate rimedio al disastro che avete provocato.
Cetta.

mercoledì 13 luglio 2016

Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti. Ma in che Paese siamo sprofondati? - Vittorio Emiliani

VORAGINE FIRENZE

Succedono cose strane a Firenze e ancor più nella informazione italiana. Notizia di domenica scorsa: il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il sindaco Dario Nardella "aprono" coraggiosamente all'ipotesi di una ampia revisione del faraonico progetto di stazione sotterranea per l'Alta Velocità voluto anni or sono. I dubbi - si legge sulle agenzie - riguardano "soprattutto la galleria, pensata per attraversare la città senza più incrociare il traffico dei pendolari, contestata dai No Tav fiorentini per le possibili ricadute sulle falde acquifere e la stabilità degli edifici di alcune zone". Hub fiorentino della TAV sarà la stazione di superficie di Campo di Marte già utilizzata da alcune Frecce d'argento che, per risparmiare tempo, saltano Santa Maria Novella. Saggiamente lo prevedeva il Piano Regolatore di Marcello Vittorini nel '92, sindaco il socialista Giorgio Morales...
Piccola notizia? "Notiziona" in realtà. Soltanto poche mesi fa, il 1° aprile (un pesce?), il ministero dell'Ambiente aveva sbloccato quegli scavi garantendo che i materiali potevano essere riusati. Già ma ci sono altri gravi inciampi, denunciati anche da Report di Milena Gabanelli, e cioè danni diffusi a una miriade di edifici soprastanti e pericoli seri per il sistema idrogeologico sotterraneo fiorentino messi a nudo dalla improvvisa grave voragine verificatasi sul Lungarno Torrigiani. Quanto sono costati i lavori per il tunnel che ora si pensa di abbandonare? Secondo i comitati fiorentini, ben 760 milioni di euro. Quando tutto poteva venire risolto in superficie. Eppure sulla stampa e in tv non se n'è quasi parlato. Forse perché "disturbava" Renzi e la sua immagine patinata? A pensar male...
V'è di peggio però. Da un anno numerosi esperti e intellettuali fiorentini (fra i quali il medievista Franco Cardini), in testa l'archeologa Lucia Lepore e l'architetta Giovanna Delbuono chiedono, in modo documentato, all'Unesco di inserire Firenze fra i "siti in pericolo". Tanto più dopo la voragine apertasi sul Lungarno. Essi denunciano tante "sbrigatività" per le tramvia sotterranea e/o per la TAV: abbattuti gli alberi storici del Viale della Rimembranza; alterate le sponde intangibili di un pericoloso torrente; a rischio l'equilibrio idrogeologico sotto Fortezza da Basso, Arco dei Lorena, Porta San Gallo; tagliati centinaia di lecci; manomesso il paesaggio urbano storicizzato e vincolato; crepe e lesioni per centinaia di abitazioni. E c'è la minaccia di altri bypass sotterranei sotto strutture ferroviarie già esistenti, con ripetute varianti di progetto e rincari di costi al km pari a 5 volte la tramvia di Padova, 2 volte la Linea C del Metro di Roma (incredibile).
I geologi denunciano da anni "l'incoerenza fisico-meccanica del sottosuolo fiorentino e la grande importanza del principale acquifero che si trova a 3-4-5 metri dal piano di campagna per quello che riguarda la stabilità delle fondazioni di tutti gli edifici di Firenze, ma anche dei grandi monumenti come la Cattedrale". Sotto Renzi e Nardella, soprattutto sotto il primo, palazzi importanti e di ex conventi demaniali (Santa Maria degli Angeli con la Rotonda brunelleschiana) sono stati venduti a privati e trasformati in alberghi o residenze di lusso. Con altri buchi per garage e parcheggi. Una groviera. L'esatto contrario della politica urbanistica più avanzata che riporta o mantiene in centro residenti di ogni ceto, coppie giovani, artigiani, offrendo a fitti economici alloggi, laboratori, botteghe qualificate, pedonalizza intere zone e crea all'esterno di esse parcheggi di scambio con le ferrovie locali e con le metropolitane di superficie. Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti, o quasi. Ma in che Paese siamo sprofondati?

sabato 31 maggio 2014

Bankitalia: Tasi prima casa, rischio aggravio 60% su 2013.

Delrio (foto: ANSA)

Con aliquote al massimo. Si tornerebbe ai livelli Imu 2012.
La decisione è in mano ai Comuni: spetterà a loro decidere se le nuove tasse sulla casa saranno una nuova stangata, che porterà il prelievo al livello del 2012. Il superamento dell'Imu con l'arrivo della Tasi rappresenterà infatti per la prima casa un aggravio tra il 13 e il 60% rispetto al 2013, a seconda se i comuni scelgono l'aliquota base dell'1 per mille o quella massima del 2,5 per mille. Il calcolo e' contenuto nella relazione annuale della Banca d'Italia che, dopo aver diffuso i ''volumi'' reinterviene per spiegare che l'anno 2013, preso a riferimento, è un anno con valori base molto contenuti, vista la sostanziale cancellazione dell'Imu.
''Non è assolutamente così'', ribatte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che spiega che va preso a riferimento il 2012, l'anno in cui l'Imu era pienamente applicata sulle prime case. In realtà, se si guarda ai dati Bankitalia, che con il 2,5 per mille calcolano un 'pareggio' con il 2012, è facile pensare che la realtà potrebbe anche essere peggiore: moltissimi comuni hanno scelto il 2,5 per mille e sono tantissimi anche i capoluoghi di regione, che hanno deciso di aumentare ulteriormente di uno 0,8 arrivando al 3,3 per mille; in cambio introdurranno detrazioni e sgravi.
E' il caso di Torino, Bologna, Ancona, Genova, Napoli che però hanno introdotto cospicue detrazioni. Al momento, Roma e Milano - per le quali i pagamenti slitteranno ad ottobre - si attestano invece sulla aliquota massima ''simplex'', del 2,5 per mille. Bankitalia non entra nelle scelte dei singoli comuni. Si limita a fare i conti in tasca alla famiglia tipo italiana - 3 persone per un appartamento di medie dimensioni in un capoluogo di provincia - applicando le aliquote massime di legge (senza lo 0,8 per mille). Calcola cosi', per quest'anno, un esborso complessivo, tassa rifiuti compresa, tra i 400 e i 600 euro. La differenza, ovviamente, è dovuta al variare dell'aliquota Tasi. E l'impatto, se si guarda al recente passato, ovviamente differisce di molto.

lunedì 24 febbraio 2014

Delrio, non sforiamo 3% Valutiamo tasse sui Bot Chi ha 100 mila euro può pagarne 25-30. Se si fermano le riforme non temiamo le urne



Questo si chiama PRELIEVO FORZOSO, naturalmente sui poveri anziani che, con tanti sacrifici, hanno risparmiato qualcosa. 

Ed intanto nessuna patrimoniale sui grandi capitali e naturalmente altro SCUDO FISCALE PER I GRANDI EVASORI

Delrio, non sforiamo 3% Valutiamo tasse sui Bot
Chi ha 100 mila euro può pagarne 25-30. Se si fermano le riforme non temiamo le urne

Assumendosi l'onere del governo Renzi sa che corre "un grosso rischio". Perché i problemi dell'Italia sono tanti ed endemici e c'è "bisogno di un tempo più lungo" per risolverli. A dirlo, ospite di 'In 1/2 ora' di Lucia Annunziata il braccio destro del premier, Graziano Delrio, nominato sottosegretario alla Presidenza del Consgilio, che traccia anche le linee di azione del nuovo governo.

Rispetto 3%, giù cuneo, no patrimoniale, no licenziamenti P.a. - Intanto, assicura Delrio, "non vogliamo sforare il 3%, non ha senso" e, tra l'altro, "c'è un 3% del nostro Pil che non stiamo rispettando, quello da reinvestire in ricerca e sviluppo. Vogliamo andare in Europa dicendo che non siamo l'Italia che annuncia ma che fa". E "intendiamo certamente aumentare seriamente il taglio del cuneo fiscale. Pensiamo di ricavare risorse in parte dalla spending review, in parte da operazioni industriali e dal rientro dei capitali". E quanto alla Pubblica amministrazione, il tema - assicura - "non è tagliare, ma renderla più efficiente. Non credo che in questo momento il Paese si possa permettere di licenziare".
No patrimoniale, ipotesi tassare rendite finanziarie - Niente patrimoniale, assicura sempre Delrio. Discorso diverso per le rendite finanziarie, perché "c'è una parte non in linea con la tassazione che c'è in Europa e questo per reperire più soldi va valutato". "Se una signora anziana ha messo da parte 100 mila euro in Bot - è l'esempio - non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo".

Conflitto di interessi - Nel menù del governo anche il conflitto di interessi perché "quando dico che vogliamo far diventare Italia un Paese modello" significa anche che "abbiamo bisogno di una legge sul conflitto di interessi, è una cosa che il Paese merita".

Riforme o non temiamo urne - Altro capitolo le riforme. L'Italicum, dice Delrio, non è stato congelato come ha detto Algano. E in ogni caso "se il Parlamento ci sta" a fare le riforme "bene. Sennò - chiarisce - non è certamente Renzi che ha paura delle urne". "Se la gente deciderà che le nostre riforme sono sbagliate o troppo forti, torneremo a dare la parola al popolo".

Nessuno defenestrato - Quanto alla fine del governo Letta "non abbiamo defenestrato nessuno, è stata semplicemente una lettura diversa di diversi contesti. Nessun complotto di potere e nessun giudizio personale". E sulle polemiche per il mancato ingresso nel governo di Nicola Garatteri, per Delrio si tratta di "una figura di speranza per la gente comune. Sa, e glielo ho confermato anche stamattina , che se vorrà essere consulente del premier per la criminalità le porte di palazzo Chigi per lui sono sempre aperte".


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