domenica 19 marzo 2017

Nomine partecipate, slittano i tempi. Resta forte il marchio renziano: Matteo Del Fante a Poste (e non solo) - Alessandro De Angelis

NOMINE

Come se Matteo Renzi fosse ancora a palazzo Chigi: un giro di nomine “fiorentino”, nella regia e anche nei principali attori, è quello che si definisce in serata per Poste, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e le principali aziende di stato. E che sarà ufficializzato a ore, di certo entro la riapertura delle borse di lunedì mattina. Proprio come tre anni fa quando i posti strategici da assegnare, cemento di ogni governo, furono a giudizio di molti il principale movente della defenestrazione del governo Letta.
La priorità non cambia, sia pur nel mutato contesto con Renzi nei panni di ex premier e di ex segretario. E sancisce il nuovo di boa del renzismo: il ritorno in campo e una lunga marcia che va ben oltre le prossime elezioni politiche, perché gli uomini chiave nei posti chiave, avendo mandato di tre anni, le supereranno.
Il caso più eclatante è Poste Italiane, dove arriva l’ennesimo fiorentino, antica conoscenza di Renzi: Matteo Del Fante, formazione Jp Morgan, già direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti e da tre anni a.d. di Terna, la società che gestisce la rete elettrica. Prenderà il posto di Francesco Caio, nonostante i risultati del manager che in questi tre anni ha triplicato gli utili. E nonostante la difesa del ministro Padoan. La sua “colpa” principale è stata quella di aver rotto con la Cisl – non con gli altri sindacati, che si sono schierati con lui – che nell’azienda è la sigla più forte. E che, sussurrano i maligni, è forte anche in vista delle primarie del Pd.
Il passaggio di Del Fante alle Poste libera la casella Terna. Una fonte di governo a tarda sera dice: “Il quadro delle nomine è pressoché chiuso, il problema è Terna dove c’è un braccio di ferro tra Renzi e il Tesoro”. Il nome dell’ex premier (e di Maria Elena Boschi) è Alberto Irace, oggi a capo di Acea. Altro “fiorentino”, come appartenenza politica, anche se cagliaritano nei natali: ha guidato dal 2009 al 2014 la Publiacqua, società toscana che ha avuto nel cda Maria Elena Boschi, Erasmo D’Angelis e che oggi è presieduta da Filippo Vannoni, uno degli accusatori di Lotti nell’affaire Consip. In alternativa Luigi Ferraris, capo dello Finanze di Poste, molto stimato da Padoan o Francesco Sperandini, altro tecnico a capo del Gse (gestore del servizio elettrico), anch’egli stimato dalla Boschi.
Prima della partenza di Padoan per il G20 di Baden Baden, è stato invece già comunicato ai diretti interessati l’avvicendamento a Finmeccanica, dove l’ex banchiere Alessandro Profumo, prenderà il posto di Mauro Moretti, dimissionato non per i suoi risultati, considerati positivi dal mercato e dal governo, ma per la condanna a sette anni in primo grado nel processo sulla strage di Viareggio. Un profilo, quello di Profumo, molto “finanziario” per formazione, alla guida del cuore pulsante delle strategie industriali che in molti ci invidiano. I rumors, in ambienti finanziari, parlando di un grande attivismo di Marco Carrai proprio sul dossier Finmeccanica, sia sul fronte amministratore delegato sia su quello della presidenza, ruolo ricoperto da Gianni De Gennaro. Proprio l’ossessione renziana per gli uomini di mercato è stata determinate per l’opzione Profumo, preferito alla soluzione interna che portava a Fabrizio Giulianini, attualmente alla guida dell’area elettronica della difesa di Leonardo-Finmeccanica.
Confermati i due amministratori delegati che Renzi aveva scelto nel 2014 per Eni e Enel, Claudio Descalzi e Francesco Starace. E saranno confermati anche tutti i fiorentini: Alberto Bianchi, tesoriere della Fondazione Open, dovrebbe rimanere in Enel, Fabrizio Landi nel cda di Finmeccanica, Elisabetta Fabbri in quello di Poste. Come tre anni fa, anche se con Renzi che (formalmente) non è più a palazzo Chigi. Con l’eccezione di qualche critico, come Francesco Boccia. Che, fiutata l’aria, a metà pomeriggio chiede formalmente a Renzi e Padoan che “nessun candidato alle primarie possa incidere nel processo delle nomine”. E si richiama alla “grammatica” istituzionale del governo Prodi che in un contesto analogo – era in scadenza nel 2008 – lasciò l’onere e l’onore delle nomine al governo che a breve avrebbero scelto di elettori. Già, la grammatica istituzionale.

Torturava e violentava migranti in Libia: rischia linciaggio dalle sue vittime a Lampedusa. - Alessandra Ziniti

Torturava e violentava migranti in Libia: rischia linciaggio dalle sue vittime a Lampedusa
Nel riquadro l'arrestato Eric Sam Ackom 

I racconti dei testimoni: "Scariche elettriche e ustioni con acqua bollente". Ghanese individuato e arrestato dalla polizia, dopo la denuncia degli immigrati.

La peggiore delle torture. Telefonare a casa, ai propri cari, urlando di dolore e supplicando di mandare altri soldi ai trafficanti di uomini. “Ogni volta che dovevo telefonare a casa, lui mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e cosi, immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi tanto da rendermi poi impossibile camminare".

E ancora elettrodi collegati alla lingua per scuotere con scariche elettriche, pentole di acqua bollente tali da provocare ustioni gravissime e naturalmente stupri di gruppo. Un campionario dell’orrore quello che la Procura di Palermo contesta ad un ventenne ghanese sbarcato nei giorni scorsi a Lampedusa e arrestato dopo che alcune delle vittime da lui torturate in Libia prima della partenza si sono fatte coraggio, lo hanno riconosciuto e accusato alla polizia di Agrigento che lo ha arrestato. I poliziotti della squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, lo hanno sottratto ad un vero e proprio linciaggio nel centro di accoglienza di Lampedusa.

Associazione per delinquere finalizzata alla tratta, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i reati contestati.
Agghiaccianti le testimonianze raccolte dagli agenti della Mobile di Agrigento: “Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica” o “Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell’acqua bollente che mi veniva versata addosso”.

"Ricordo le torture subite da tutti i miei carcerieri e, in maniera particolare, quelle che mi furono inflitte dal ghanese 'Fanti' che era quello che, in maniera spregiudicata e imperterrita, picchiava più degli altri carcerieri". Inizia così il racconto di Vadro, nigeriano di 21 anni, una delle vittime torturate mentre i familiari ascoltavano al telefono. "Ho anche assistito ad analoghe torture poste da Fanti ad altri migranti - racconta ancora l'uomo - Ho, inoltre, visto trattamenti anche peggiori, come le torture esplicitate mediante utilizzo di cavi alimentati con la corrente elettrica. Tale trattamento, però, veniva riservati ai migranti ritenuti ribelli". Ma non solo torture. "Durante la mia permanenza - spiega il testimone - ho sentito che l'uomo che si faceva chiamare 'Rambo' ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati sottoposti. Temo che anche lui sia stato ucciso". Alcune volte, per intimorire, i poveri migranti, i loro torturatori usavano anche le armi "sparavano in aria per farci intimorire", raccontano.

Un altro migrante, Victory, giovane nigeriano, anche lui vittima di 'Fanti', sentito dai pm Gery Ferrara e Giorgia Spiri, racconta della casa-ghetto: "Eravamo in mezzo al deserto, era una grande struttura, recintata con dei grossi e alti muri in pietra, che era costantemente vigilata da diverse persone, di varie etnie, armati di fucili e pistole". E parlando di Fanti, l'arrestato, racconta: "Era uno che spesso, in modo sistematico picchiava e torturava noi migranti. Fanti era membro di questa organizzazione di trafficanti al cui vertice c'era Alì, il libico". Anche Victory ha dovuto pagare dei soldi per essere rilasciato e proseguire la sua rotta verso l'Italia. "Ogni giorno telefonavano alla mia famiglia - racconta tra le lacrime - e mentre avanzavano a mio fratello le loro richieste estorsive, consistenti nella richiesta di denaro, mi torturavano e mi seviziavano, in maniera tale da fargli sentire le mie urla strazianti. Dopo cinque mesi di lunga prigionia e sistematiche violenze subite , mio fratello gli fece pervenire 200 mila cfa (la moneta del posto) a fronte delle 300 mila richieste".


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/03/18/news/torturava_e_violentava_migranti_in_libia_rischia_linciaggio_dalle_sue_vittime_a_lampedusa-160819522/

Sanità, addio ticket? Come funziona e chi è esente.

Sanità, addio ticket? Come funziona e chi è esente


Il sistema dei ticket sanitari potrebbe essere presto rivoluzionato. A ribadirlo è la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che intervenendo alla trasmissione 'Coffee Break' su La7, ha rimarcato come operando una sana e intelligente spending review sulla sanità, i ticket sanitari, che "valgono 3 miliardi circa, su 113 miliardi che è il Fondo complessivo sanitario", potrebbero anche essere aboliti. Ma cos'è e come funziona il ticket?
Il ticket sanitario, introdotto nel 1982, è una tassa che il cittadino paga in cambio di determinate prestazioni sanitarie fornite dallo Stato. Attualmente i ticket riguardano le prestazioni specialistiche (visite, esami strumentali e analisi di laboratorio), le prestazioni di pronto soccorso, le cure termali e le prestazioni farmaceutiche, solo nelle Regioni che hanno autonomamente deciso di introdurli.
Tuttavia, diverse categorie di pazienti, affetti da particolari tipologie di malattie indicate sul sito del Ministero della Salute insieme alle modalità per richiedere l'esenzione dal ticket, sono sollevate dal versamento di questa quota. Al cittadino può essere riconosciuto il diritto all'esenzione dal ticket anche sulla base di particolari situazioni di reddito associate all'età o alla condizione sociale, o del riconoscimento dello stato di invalidità e in altri casi particolari (gravidanza, diagnosi precoce di alcuni tumori, accertamento dell'HIV).

QUANTO SI PAGA - Per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, l'importo dovuto dall'assistito è pari alla somma delle tariffe delle prestazioni contenute nella ricetta, fino al tetto massimo di 36,15 euro per ricetta (fatta eccezione per le Regioni Friuli Venezia Giulia e Lombardia, che hanno previsto un tetto massimo di 36 euro, della regione Sardegna, che ha fissato il tetto massimo in 46,15 euro e della regione Calabria, che ha fissato il tetto in 45 euro).
Al ticket vanno aggiunte l'eventuale quota di partecipazione introdotta da alcune regioni (Lazio, Campania Molise, Sicilia) e la quota fissa aggiuntiva da 10 euro senza alcuna modifica introdotta da alcune regioni (Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche Abruzzo e Molise).

LE PRESTAZIONI DEL PRONTO SOCCORSO - A partire dall'1 gennaio 2007 la legge prevede, a carico degli assistiti, il pagamento di un ticket di 25 euro per le prestazioni erogate in Pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero, classificate con 'codice bianco' (prestazioni non urgenti, paziente in condizioni non critiche) ad eccezione di traumi e avvelenamenti acuti. Il ticket non è previsto per i codici 'rosso' (paziente molto critico), 'giallo' (mediamente critico), 'verde' (poco critico).
In Toscana l'importo massimo previsto è di 50 euro, maggiorato di 10 euro nel caso vengano effettuati accertamenti diagnostici per immagini; nella provincia autonoma di Bolzano un 'codice bianco' può pagare fino a 100 euro. Anche il colore dei codici cambia significato nelle diverse regioni. Per esempio con il codice 'azzurro' la Toscana definisce "i casi non gravi con prestazione sanitaria differibile" e quindi il cittadino è soggetto al pagamento del ticket, mentre in Lombardia il codice 'azzurro' classifica le persone 'fragili' e pertanto non soggette al pagamento del ticket.
Ogni ricetta, inoltre, ha una quota fissa e modulata su alcuni fattori: dal costo della prestazione, al tipo di prestazione, fino alle esenzioni, al reddito familiare e alle condizioni di salute (gravidanza, ad esempio) o sociali. La modulazione della quota può variare tra regione e regione.

L'IMPORTO PER I FARMACI - Dal 2000 è stata abolita, a livello nazionale, ogni forma di partecipazione degli assistiti per l'assistenza farmaceutica; dunque, non è previsto alcun ticket sui farmaci. Le singole regioni, tuttavia, per fare fronte al proprio disavanzo, possono reintrodurre sui farmaci di fascia A (quelli essenziali e per malattie croniche dispensati gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale) specifiche forme di partecipazione alla spesa farmaceutica, che in genere consiste in una quota fissa per ricetta o per confezione.

ESENZIONI - Attualmente il diritto all'esenzione dal ticket sulle prestazioni di diagnostica strumentale, di laboratorio e sulle altre prestazioni di specialistica ambulatoriale è riconosciuto sulla base di particolari situazioni di reddito associate all'età o alla condizione sociale, in presenza di determinate patologie (croniche o rare) o del riconoscimento dello stato di invalidità. Il cittadino ne ha diritto sulla base di particolari situazioni:
1 - Malattie croniche.
Per scoprire quali sono le malattie croniche e invalidanti che danno diritto all'esenzione dal ticket (e le relative prestazioni alle quali si ha diritto) basta consultare l'elenco aggiornato digitale messo a disposizione dal Ministero.
L'esenzione - spiega il Ministero - deve essere richiesta all'Asl di residenza, esibendo un certificato medico "che attesti la presenza di una o più malattie incluse nel DM 28 maggio 1999, n. 329 e successive modifiche".
2 - Malattie rare.
L'esenzione dal ticket sanitario è prevista anche per coloro che sono affetti da malattie rare, ovvero "patologie gravi, invalidanti e spesso prive di terapie specifiche, che presentano una bassa prevalenza, inferiore al limite stabilito a livello europeo di 5 casi su 10.000 abitanti".
Il Ministero sottolinea che l'esenzione "è estesa anche ad indagini volte all'accertamento delle malattie rare ed alle indagini genetiche sui familiari dell'assistito eventualmente necessarie per la diagnosi di malattia rara di origine genetica". Ai fini dell'esenzione il Regolamento individua 284 malattie e 47 gruppi di malattie rare.
3 - Invalidità.
Gli invalidi hanno diritto all'esenzione del ticket sanitario per alcune o per tutte le prestazioni specialistiche. Lo stato e il grado di invalidità devono essere verificati dalla competente Commissione medica della Asl di residenza.
4 - Diagnosi precoci di tumori.
Oltre alle prestazioni diagnostiche garantite dalle Asl nell’ambito delle campagne di screening, il Servizio sanitario nazionale garantisce l’esecuzione gratuita degli accertamenti per la diagnosi precoce di alcune tipologie di tumori. Le prestazioni per cui non si paga il ticket sono:
- "mammografia, ogni due anni, a favore delle donne in età compresa tra 45 e 69 anni; qualora l’esame mammografico lo richieda sono eseguite gratuitamente anche le prestazioni di secondo livello;
- esame citologico cervico-vaginale (PAP Test), ogni tre anni, a favore delle donne in età compresa tra 25 e 65 anni;
- colonscopia, ogni cinque anni, a favore della popolazione di età superiore a 45 anni".
5 - Gravidanza.
Le donne in attesa hanno diritto a eseguire gratuitamente, senza pagare il ticket, alcune prestazioni specialistiche e diagnostiche utili per tutelare la loro salute e quella del bambino.
L'elenco di queste prestazioni (di cui fanno parte le visite mediche periodiche ostetrico-ginecologiche) è contenuto nel Decreto ministeriale del 10 settembre 1998.
6 - Test Hiv.
All'interno delle strutture sanitarie pubbliche il test anti-HIV, "in grado di identificare la presenza di anticorpi specifici che l’organismo produce nel caso in cui entra in contatto con questo virus", è anonimo e gratuito.

ESENZIONI PER REDDITO - Anche chi versa in condizioni di difficoltà economica può richiedere l'esenzione dal ticket sanitario. Le categorie esentate sono le seguenti:
- Cittadini di età inferiore a 6 anni e superiore a 65 anni, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro (CODICE E01);
- Disoccupati e loro familiari a carico appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico (CODICE E02);
- Titolari di pensioni sociali e loro familiari a carico (CODICE E03);
- Titolari di pensioni al minimo di età superiore a 60 anni e loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico (CODICE E04).
Come fare per ottenere questo tipo di esenzione? Il medico di famiglia o il pediatra, i quali - evidenzia il Ministero - possiedono "la lista degli esenti fornita dal sistema Tessera Sanitaria", al momento della prescrizione verificano, su richiesta dell’assistito, il diritto all’esenzione e lo comunicano all’interessato e riportano "il relativo codice sulla ricetta".
Per quanto riguarda l’esenzione relativa allo stato di disoccupazione (codice E02), in ogni caso questa deve essere autocertificata annualmente dal paziente presso la Asl di appartenenza, che rilascia un apposito certificato.

giovedì 16 marzo 2017

Senato, Pd e Fi salvano Minzolini e rottamano la Severino. Farsa finale: ‘Ho vinto, mi dimetto’. Ma serve altro voto. - Thomas Mackinson

Senato, Pd e Fi salvano Minzolini e rottamano la Severino. Farsa finale: ‘Ho vinto, mi dimetto’. Ma serve altro voto

Con 137 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti l'Aula ha annullato il parere della Giunta di sette mesi fa sulla revoca del mandato ai sensi della Severino. Decisivi 19 voti a favore e le 24 assenze del Pd. Di Maio all'attacco: "Atto eversivo nei confronti delle istituzioni, non vi lamentate se i cittadini poi protestano in maniera violenta". E i forzisti: "Questo voto ha abolito la Severino, ora reintegrare Berlusconi".

Ieri hanno salvato il ministro Luca Lotti, oggi il soldato Augusto Minzolini. Domani, già lo chiedono, Berlusconi. Dopo infiniti rimandi la questione della decadenza dell’ex direttore del Tg1, aperta dalla condanna definitiva per peculato con interdizione, è approdata in Aula che ha votato per salvarlo: è passato con 137 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti l’ordine del giorno di Forza Italia che ha proposto di respingere la deliberazione con cui sette mesi fa la Giunta per le autorizzazioni aveva votato la revoca del mandato parlamentare. All’annuncio del presidente Pietro Grasso: applausi, pacche sulle spalle, qualche lacrima e abbracci tra i sodali strenuamente o nascostamente avversi alla cacciata del senatore.

“Sono pronto a bere la cicuta”, aveva detto Minzolini a conclusione del suo discorso prima del voto. Pochi minuti dopo può tornare a brindare a Champagne grazie al salvataggio in extremis. E infatti, puntuale, l’annuncio: “Ora ho vinto la mia battaglia, mi dimetto“. Ma non basta, le dimissioni dovranno essere anche calendarizzate e poi votate. E potranno essere respinte. Così che Minzolini – benché dimissionario a parole – nei fatti potrà rimanere al suo posto e maturare anche la pensione. Per sminare il voto Forza Italia ha proposto non uno ma tre ordini del giorno (due poi ritirati) per neutralizzare il parere della giunta del 18 luglio 2016. Il Pd aveva lasciato libertà di voto, opzione che si rivelerà decisiva: in dettaglio votano per il salvataggio 19 senatori Pd, altri 24 sono assenti al momento del voto. E tanto è bastato. Esplode la polemica.
Per il Movimento 5 Stelle si tratta di “un atto eversivo contro le istituzioni”. I grillini hanno organizzato una conferenza stampa poco dopo il voto e l’attacco più duro lo ha pronunciato Luigi Di Maio: “Non vi lamentate  se i cittadini poi protestano in maniera violenta”, ha detto. “Molti dei voti che hanno salvato Minzolini sono dei renziani. Si è trattato di un atto di una violenza inaudita, un atto eversivo contro le istituzioni della Repubblica, l’atto di un partito al governo che, da oggi, sancisce il principio che la legge non è più uguale per tutti. Per la legge di questo Stato, Minzolini non potrebbe fare nemmeno il collaboratore scolastico o il netturbino. In Parlamento funziona tutto per precedenti e loro oggi ne hanno creato un altro”, ha proseguito Di Maio che allude “magari anche al ritorno di Berlusconi. Inutile essere sconvolti delle proteste dei tassisti, o magari contro la Bolkestein, se qui dentro si fanno questi atti eversivi”. Il vicepresidente della Camera si è poi rivolto a Renzi: “Noi diciamo a Renzi ‘non ce provà’, ovvero non provare a dissociarti” dalla decisione del Pd. Il M5S, “non starà a guardare, non abbiano nessuna intenzione di vedere questi signori che si prendono la pensione, noi chiediamo di andare al voto il prima possibile, questo Paese si può cambiare con il voto democratico”.
Sulla stessa linea poi i colleghi, che hanno lasciato intendere che dietro il voto ci sia uno scambio di favori tra Pd e Forza Italia: “Il Nazareno è risorto: ieri Forza Italia ha salvato Lotti, oggi il Pd ha salvato Minzolini”, ha commentato Nicola Morra. Più esplicito ancora Michele Giarrusso: “Tra il Pd e FI c’è stato di fatto un voto di scambio. I dem ieri hanno salvato Lotti per lo più uscendo dall’Aula e facendogli abbassare il quorum e loro oggi gli hanno salvato Minzolini che resta senatore di Fi. E’ una vera vergogna. Hanno dimostrato di essere una Casta che vuole restare al di sopra della legge”. “Pagherete anche questa, siete da radere al suolo”, ha detto Roberto Fico (M5s), presidente Vigilanza Rai.
Ma in pochi minuti il tema politico è diventato già un altro: che fine fa la Severino oggi rottamata in Parlamento? Forza Italia ha colto al volo l’occasione. “Con questo voto oggi il Senato l’ha abolita. Berlusconi dovrà essere reintegrato già domani perché i due casi sono simili”, ha detto Lucio Barani, capogruppo di Ala-Sc al Senato. Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: “E adesso che fine farà l’infame legge Severino? Usata dalla sinistra solo contro il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi è rottamata una volta per tutte”. I democratici si sono affrettati a respingere ogni accusa d’inciucio. “Il M5S è abituato alle fake news. Non c’è alcuna relazione tra il voto su Lotti e quello su Minzolini. Oggi il Pd ha scelto di lasciare libertà di voto. Libertà è un altro termine ostile per i Cinque stelle”, ha detto il senatore Pd Andrea Marcucci (che pure si è astenuto).

Consip, perquisizioni al palazzo di giustizia di Napoli: dirigente accusato di corruzione in concorso con Romeo.

Consip, perquisizioni al palazzo di giustizia di Napoli: dirigente accusato di corruzione in concorso con Romeo

I carabinieri perquisiscono l'ufficio di Emanuele Caldarera, direttore generale per la gestione e la manutenzione del palazzo. È accusato di aver sbloccato il pagamento di alcune fatture in favore dell'imprenditore napoletano in cambio dell'assunzione della figlia. 

Per sbloccare il pagamento di alcune fatture, aveva ottenuto l’assunzione della figlia nell’azienda di Alfredo Romeo, l’imprenditore campano arrestato il primo marzo scorso per corruzione. L’ultimo rivolo corruttivo nell’indagine sull’imprenditore al centro dell’inchiesta Consip, conduce addirittura dentro gli uffici del palazzo di giustizia di Napoli. È qui infatti che sono arrivati i carabinieri inviati dai i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano. L’obiettivo era perquisire l’ufficio di Emanuele Caldarera, direttore generale per la gestione e la manutenzione del palazzo di giustizia.
Il motivo?  Secondo l’ipotesi accusatoria per sbloccare il pagamento di alcune fatture a favore della Romeo Gestioni, che erano state congelate dal funzionario che l’aveva preceduto nell’incarico, avrebbe chiesto e ottenuto l’assunzione di una figlia presso l’azienda di Romeo. I fatti contestati si riferiscono a un periodo tra l’ottobre e il novembre dello scorso anno, mentre Caldarera è accusato di corruzione in concorso con lo stesso imprenditore napoletano. Romeo è l’imprenditore simbolo dell’affaire Consip, una presunta corruzione su un appalto da 2,7 miliardi di euro, vicenda per la quale sono indagati per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento il ministro Luca Lotti e il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette. L’indagine a carico del braccio destro di Matteo Renzi e di Del Sette è finita per competenza alla procura di Roma. Proprio oggi, tra l’altro, al Senato si vota la mozione di sfiducia promossa contro il ministro dello Sport. 
Oltre all’assunzione, Caldarera, stando al decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Napoli, aveva chiesto a Romeo e agli altri due indagati, Agostino Iaccarino, manager della Romeo, e Tommaso Malerba, geometra e dipendente della ditta Romeo, il trasporto a carico della ditta Romeo di “masserizie presenti” dal suo ufficio romano al nuovo ufficio napoletano.
I pm napoletano Woodcock e Carrano, invece, continuano a indagare su presunti episodi di corruzione messi in atto dall’imprenditore. Una fetta importante dell’inchiesta è collegata ad appalti del gruppo Romeo per le pulizie dell’ospedale Cardarelli di Napoli, e al ruolo di dirigenti e funzionari del capoluogo campano che avrebbero favorito gli interessi dell’immobiliarista, ricevendone in cambio – secondo l’accusa – favori e soggiorni alberghieri.  All’accusa di corruzione, si era sommata nelle scorse settimane anche l’ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica (per l’assunzione nella ditta di pulizie impiegata nel Cardarelli di soggetti ritenuti vicini ai clan della zona collinare di Napoli) e associazione a delinquere. Anche in questo provvedimento i pm ricordano il “sistema Romeo“, “sistema ispirato tout court alla corruzione ovvero alla sistematica, abituale e seriale realizzazione di reati contro la pubblica amministrazione che hanno riguardato a trecentosessanta gradi, tutti i rapporti e tutte le relazioni intrattenute dallo stesso Romeo (e dai suoi collaboratori) con ogni soggetto della espressione della ‘cosa pubblica’ con il quale il predetto imprenditore ha avuto contatti e a tutti i livelli”.

EQUITALIA BEFFATA DALL'IMPRENDITORE ALBANESE: NON PAGHERÀ I 2 MILIONI. - Olivia Bonetti



FELTRE - Lavorava con prezzi concorrenziali sbaragliando le altre imprese edili, ma era completamente sconosciuto al fisco: non ha mai versato l'Iva o pagato imposte. Il sogno italiano di Eduart Byku, albanese 36enne che risiedeva a Feltre, nonostante tutto, è finito nel migliore dei modi: prescrizione.  
Byku  era arrivato in Italia nel 1996 dall'Albania dopo aver imparato l'italiano in  tv: aveva fatto il giardiniere in Puglia e dal 2002 era  a Feltre con l'impresa edile. Giocava a calcio nella Porcenese, voleva laurearsi a Trento. Poi è sparito dal nostro Paese quando ha visto che il vento stava cambiando (la crisi del settore e l'indagine Gdf): s'è venduto tutti gli immobili dell'impresa sui quali c'era la procedura di riscossione coattiva: erano 15 appartamenti che sono spariti in alcuni casi venduti  a se stesso e a una srl costituita apposta. È riuscito così a non perdere un centesimo.  Nel primo processo è stato assolto perchè la legge era cambiata, nel secondo approdato ieri in tribunale perchè il reato si è prescritto. «L'Italia è un Paese libero - diceva spesso l'albanese -, ma c'è ancora troppa distanza tra italiani e stranieri». E visto come è andata aveva proprio ragione.

Vigevano, baby gang terrorizzava coetanei: 4 arresti.

++ Sgominata baby gang: in chat violenze come trofei ++ © ANSA

Bulli quindicenni violentavano e picchiavano, in chat violenze come trofei, anche 6 denunce. Un quindicenne 'fragile' la vittima preferita, fatto ubriacare e portato al guinzaglio.


Sgominata dai Carabinieri a Vigevano (Pavia) la "baby gang delle stazioni ferroviarie": bulli quindicenni che violentavano e picchiavano. Quattro arresti e sei denunce.
Le violenze erano esibite come trofei su sistemi di messaggistica istantanea. Secondo le indagini, in un caso gli arrestati avevano costretto un loro coetaneo - il bersaglio preferito per le loro angherie, un quindicenne 'fragile' - a bere alcolici fino ad ubriacarlo, poi gli avevano messo una catena al collo e l'avevano portato come un cane al guinzaglio in giro per le strade della cittadina in cui risiedono. In un'altra occasione, in cinque contro uno l'avevano afferrato con la forza, denudato, tenuto appeso per le gambe a testa in giù sopra un ponte e costretto a subire atti sessuali.
Il tutto ripreso da un telefonino e il filmato era stato diffuso tra gli amici. I carabinieri di Vigevano li hanno arrestati e condotti all' istituto penale minorile Beccaria di Milano con accuse che vanno dal concorso in violenza sessuale alla riduzione in schiavitù, dalla pornografia minorile (per la diffusione delle immagini delle loro 'imprese' nei social network) alla violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato alla vittima. Con i quattro arrestati c'era anche un ragazzino ancora più piccolo, tredicenne e dunque legalmente non imputabile. La sua posizione, considerata la pericolosità sociale, è al vaglio per l' eventuale richiesta di una misura di prevenzione.
Il bersaglio principale delle persecuzioni era un ragazzo di 15 anni, studente di prima superiore, definito dagli inquirenti "fragile". Inizialmente, succube del capo della banda di bulli, aveva accettato di subire una serie di piccole angherie e prese in giro perché temeva di essere emarginato dal gruppo. Le vessazioni e le umiliazioni, però, erano cresciute d'intensità fino a diventare sempre più violente e insopportabili. Del "branco" - composto soprattutto da coetanei, anche se qualcuno di loro causa bocciature è ancora alle scuole medie - facevano parte anche altri cinque minori tra i 15 e i 16 anni, accusati solo di aver partecipato insieme agli arrestati a una serie di episodi di vandalismo contro treni, altro "passatempo" del gruppo: lanci di sassi, finestrini rotti con i martelletti frangivetro, estintori scaricati all'interno delle carrozze. Dovranno rispondere di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.
I protagonisti non appartengono a un mondo di marginalità sociale. Sono definiti dagli investigatori tutti "ragazzi di buona famiglia", figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Le indagini dei carabinieri del capitano Rocco Papaleo sono state complesse e delicate. Dopo aver raccolto notizie relative ad alcuni degli episodi, hanno dovuto anzitutto convincere a presentare denuncia i genitori di alcune vittime, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente accadere ai loro figli. Non sono mancate le spedizioni punitive, come quella avvenuta a febbraio quando due ragazzi di 15 anni, ritenuti responsabili di aver denunciato alcuni degli episodi di bullismo, sono stati affrontati al rientro a casa, spintonati e presi a pugni. Solo l'intervento di un genitore, casualmente di passaggio, ha posto fine all'aggressione. Fondamentale nello sviluppo delle indagini è stata la collaborazione che i carabinieri hanno ottenuto da un coetaneo delle vittime, testimone di alcune violenze. Hanno conquistato la sua fiducia e lui, sentendosi protetto, è riuscito a procurarsi e poi consegnare una delle foto della violenza sessuale divulgate dal "branco", in cui i responsabili si mostravano visibilmente compiaciuti ma soprattutto erano ben riconoscibili