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martedì 15 febbraio 2022

La lettera di Tiziano Renzi al figlio Matteo: “Bianchi, Bonifazi e Boschi la banda Bassotti, hanno lucrato su di te. Carrai uomo falso”.

 

La lettera è stata depositata dalla procura di Firenze nel processo che vede imputati i genitori dell'ex presidente del consiglio per la bancarotta di alcune cooperative. Risale al 2017, ai tempi in cui era deflagrata l'inchiesta Consip (per la quale Renzi senior è oggi a giudizio). Le polemiche politiche sul deposito dell'atto: ecco i motivi possibili.

Attacca Marco Carrai: “Non si deve mai più far vedere da me, uomo falso“. E poi la “banda bassotti“. A chi si riferisce? “BianchiBonifaziBoschi che hanno davvero lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi io sono stato quello che è passato per ladro prendendolo nel c.”. Si esprimeva in questo modo Tiziano Renzi, in una lettera indirizzata al figlio Matteo il 5 marzo del 2017, cioè esattamente due settimane dopo le dimissioni da segretario del Pd, successive a quelle da presidente del consiglio, dopo la sconfitta al referendum costituzionale.

La lettera è stata depositata dalla procura di Firenze nel processo che vede imputati i genitori di Renzi per la bancarotta di alcune cooperative. Sequestrata dalla Guardia di Finanza nell’ottobre del 2019 nel computer di Renzi senior, la missiva è stata oggetto di un’istanza della difesa, che chiedeva di non ammetterla agli atti del procedimento. Secondo gli avvocati del padre del leader d’Italia viva, infatti, il sequestro viola le guarentigie dei parlamentari di cui gode Renzi. Per il tribunale, però, al testo non sono applicabili le regole per i sequestri di corrispondenza ma “la disciplina ordinaria in materia di sequestro, con riferimento a lettere o pieghi non ancora avviati dal mittente al destinatario o già ricevuti da quest’ultimo, poiché tali oggetti non costituiscono corrispondenza, implicando tale nozione un’attività di spedizione in corso o comunque avviata dal mittente mediante consegna del plico a terzi per il recapito”.

Lo scritto, digitato su file, risale al 5 marzo del 2017, data dell’ultima modifica del documento. Nel febbraio di quell’anno Renzi si era dimesso da segretario del Pd ma solo con l’obiettivo di ricandidarsi alle primarie. Poi, nei primi giorni di marzo, deflagra l’inchiesta sulla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione: per quella vicenda Tiziano Renzi è oggi a giudizio per traffico d’influenze. Risale a quel periodo – e precisamente al 2 marzo – l’ormai notatelefonata – intercettata – tra Matteo e Tiziano Renzi, che nei giorni successivi era stato convocato dai magistrati della procura di Roma: “Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati… è una cosa molto seria”, diceva l’ex presidente del consiglio, intimando al genitore: “Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje”.

“La banda bassotti Bianchi Bonifazi e Boschi”
Tre giorni dopo, invece, è la data alla quale risalgono le ultime modifiche della missiva depositata dalla procura. Una lettera in cui Renzi senior usa un tono risentito col figlio. “È dal tempo della provincia che non sono stato messo in condizione di fare un ragionamento completo con te. In questi anni ho avuto la netta percezione, anzi la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli ultimi colloqui erano conditi di rimproveri e di sfiducie preventive”, esordisce il genitore dell’ex segretario dei dem. Che poi attacca, a uno a uno, tutti i petali del cosiddetto Giglio magico: da Marco Carrai, l’imprenditore indagato nell’inchiesta su Open (definito “uomo falso”), alla “banda Bassotti”, come definisce Alberto Bianchi, il presidente della ex fondazione renziana, fino a parlamentari Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi. Evidentemente in quei giorni i rapporti tra i due Renzi sono tesi: “Riguardo il tuo auspicio che vada in pensione – scrive il figlio al padre – devo con forza affermare che in pensione, dopo una vita vissuta all’avventura, mi ci manda il buon Dio non te, una volta mi hai detto con cattiveria che cercavo visibilità, ti sbagliavi io volevo lavorare e lottare per recuperare un’immagine realistica e vera che poteva e doveva servire a te non a me. Io non ho niente da chiedere alla vita di più di ciò che ho”.

Renzi senior prosegue la sua missiva, con un tono che appare colmo di rancore, anche a causa dell’inchiesta Consip: “Questa vicenda mi ha tolto la capacità di relazione, tutti quelli che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto, sono il Re Mida della merda, concimo tutti, stanno interrogando tutti, dipendenti e amici è folle, devo nascondermi senza aver fatto niente di male”. E ancora, continua il genitore all’ex premier: “Ora tu hai l’immunità, non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la nostra vita”.

Nel pomeriggio la difesa di Tiziano si scaglia in una nota contro la diffusione della missiva: “Un uomo in difficoltà, che ‘vive nel terrore da un anno’, provato, indagato e perquisito, si sfoga in un file di insulti al figlio e agli amici più cari del figlio. Questo documento compare improvvisamente oggi a distanza di cinque anni dal momento in cui viene redatto ed è privo di qualsiasi valore penale. Ma viene ugualmente fatto circolare per tentare di alimentare sui media un processo che stenta in tribunale. L’ennesima conferma di un modus operandi degli inquirenti fiorentini che si commenta da solo e che in assenza di violazioni del codice penale si concentra sulle difficoltà di rapporto tra padre e figlio. Nel merito l’ennesima dimostrazione del fatto che Matteo Renzi non ha mai agevolato suo padre nelle sue attività professionali. Nel metodo l’ennesimo schiaffo alla civiltà giuridica, alla vita delle persone e alla privacy di una famiglia colpita da una pervicace campagna mediatica senza precedenti”.

Le polemiche politiche sul deposito dell’atto: ecco i motivi possibili.
Anche diversi esponenti politici hanno espresso solidarietà a Renzi, in particolare quelli di Italia Viva (da Ettore Rosato a Teresa Bellanova), ma anche il leader di Azione Carlo Calenda e il fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto. “Acquisire agli atti di un processo, e pubblicare la lettera di un padre a un figlio è un nuovo record di ignominia. Complimenti” scrive Calenda. “Sul caso Open ne abbiamo viste di tutti i colori, e per quanto mi riguarda ho sempre più dubbi – twitta Andrea Marcucci del Pd – La pubblicazione delle lettere private tra padre e figlio sui media va oggettivamente oltre. Il silenzio di molti su derive del genere preoccupa”. Per Alessia Morani, anche lei democratica, “si è superato ogni limite: che fine ha fatto lo Stato di diritto?”. Secondo Crosetto “nella lettera non c’è nulla di rilevante penalmente ma solo gossip e cioè il giudizio che Renzi padre dava di alcune persone. Chiaramente è stata allegata agli atti in modo da renderla pubblica”.

La Procura non ha spiegato pubblicamente perché quell’atto è stato depositato nel fascicolo del processo. Si può ipotizzare, però, che la valenza processuale sia legata tra le altre cose ai riferimenti che Tiziano Renzi fa a Mariano Massone, imprenditore ligure che era coindagato con i genitori dell’ex premier nel filone processuale di Genova e che nel frattempo ha patteggiato una pena a 6 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta. “E’ una persona che a Genova ha accettato il patteggiamento senza lottare – scrive Tiziano Renzi – rinviando e traccheggiando come la legge gli avrebbe consentito, magari coinvolgendomi, sapendo che non aveva la condizionale. Io ho un debito di riconoscenza nei suoi confronti a prescindere”. Ma in quella lettera Renzi senior riferisce anche delle sue attività imprenditoriali. “Per l’azienda stiamo cercando di diversificare quando ci vediamo se credi ne parliamo – scrive – Per togliere i fari dall’azienda (o per tentare) ho trasformato l’azienda fatta per la Sicilia in azienda di solo food. Mi sono tolto dalla Eventi6 e mi sono nominato amministratore della Vip srl. La missione è esportare la qualità dei nostri prodotti all’estero. Ho preso due contatti con importatori a Miami ed a Toronto. C’è spazio. Ci sto lavorando”. E Tiziano Renzi è tra i 15 imputati del processo per bancarotta fraudolenta e fatturazioni false relativo a cooperative di servizi in affari con la società di famiglia, proprio la Eventi 6.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/14/la-lettera-di-tiziano-renzi-al-figlio-matteo-bianchi-bonifazi-e-boschi-la-banda-bassotti-hanno-lucrato-su-di-te-carrai-uomo-falso/6493251/

mercoledì 21 aprile 2021

Due errori e un diritto. - Marco Travaglio

 

L’altroieri non ho commentato il video di Beppe Grillo che difende il figlio Ciro dall’accusa di stupro di gruppo: da padre di un ragazzo e di una ragazza, ho vissuto per anni nell’incubo che potesse accadere loro qualcosa in una serata alcolica. Quindi sì, un po’ mi sono immedesimato. Ora però molti lettori mi chiedono che ne penso. Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto. Gli errori sono altri. Primo, far intendere che la consensualità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustamente la nuova legge del “Codice rosso” (firmata dal “suo” ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno. Il secondo è l’assenza di una parola di vicinanza alla ragazza, che comunque, se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fondate e altre infondate.

Sarà il gup a decidere se Ciro e i suoi tre amici vanno processati e altri giudici stabiliranno se fu stupro o no. Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio. E lo deducono, pensate un po’, dal fatto che Grillo ha fondato il M5S e il M5S è “giustizialista”. Sono gli stessi che ai loro compari applicano la presunzione di non colpevolezza anche dopo la condanna in Cassazione (tipo B. e Craxi) ed esultano per i vitalizi a Formigoni&C. Infilare la politica in un processo per stupro è quanto di più demenziale, anche perché Ciro Grillo non fa politica. La fa suo padre, il quale non risulta aver mai detto che si è colpevoli prima della sentenza (al V-Day elencava i parlamentari condannati in via definitiva). Chi paragona il suo video agli attacchi di B. o di altri impuniti alla magistratura non sa quel che dice. Grillo non ha detto che la Procura di Tempio Pausania è un cancro da estirpare o un covo di toghe antigrilline, né ha incaricato il suo avvocato (che fra l’altro non sta in Parlamento) di depenalizzare lo stupro di gruppo. Ha posto una domanda legittima: perché quattro presunti stupratori di gruppo sono a piede libero da 2 anni col rischio che lo rifacciano? E si è dato una spiegazione alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrerebbe la consensualità. È la tesi difensiva. Noi, che il filmato e i messaggi non li abbiamo visti, non abbiamo nulla da dire sul punto. Se non che gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli.

IlFQ

venerdì 5 febbraio 2021

Cambio di casacca? Per un figlio si fa. - Antonio Massaro

 

E anche questa settimana a Criminopoli tira un’ottima aria. La leggerissima flessione non intacca il trend positivo: 32 i nuovi indagati per corruzione dal 23 gennaio al 4 febbraio. 

La scorsa erano stati 40, è vero, ma il totale dall’inizio dell’anno si avvicina alle tre cifre: siamo a quota 92. Media giornaliera: 2,6 nuovi indagati ogni 24 ore. Uno ogni 9 ore! 

Grandi soddisfazioni anche sul fronte mafie: i 36 nuovi avvisi di garanzia (9 in meno della scorsa settimana) portano il totale del 2021 a 308 indagati per associazione mafiosa. Media giornaliera: 8,8 (in leggera diminuzione, rispetto ai 9,7 della scorsa settimana, ma pur sempre un gran risultato: un nuovo indagato ogni 2 ore e mezza). 

Restiamo in tema di minuti, ore, giorni, mesi e anni. Oggi 5 febbraio Matteo Messina Denaro può festeggiare ancora: è libero da ben 10.110 giorni. 

Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Laura Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro sono invece morti da 10.484 giorni. 

Abbiamo invece perso Paolo Borsellino e i cinque agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina da ben 10.427 giorni. 

Il Premio mazzetta di questa settimana va al neo indagato Luigi Sergi, ex consigliere comunale di Brindisi, accusato di aver compiuto atti contrari ai suoi doveri in cambio di una promessa per suo figlio: all’amato rampollo avevano prima proposto un assessorato, poi aveva ottenuto l’incarico di componente dell’ufficio di supporto del sindaco. E Sergi cosa offriva in cambio? Semplice. Siccome era passato dalla maggioranza all’opposizione, “tornava a votare – in modo determinante – con la maggioranza”. Lo accusano di aver violato il “dovere di votare in piena libertà e secondo scienza e coscienza”. Ma, in coscienza, Sergi tiene famiglia. E un voto in democrazia che sarà mai? Piuttosto, come tutti i nostri premi, siamo pronti a revocarglielo se sarà assolto o archiviato. È simbolico ma deve restare in buone mani.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/05/cambio-di-casacca-per-un-figlio-si-fa/6091056/

mercoledì 9 settembre 2020

"Aspetto un bambino e penso alla famiglia di Willy". Parla la compagna di Gabriele Bianchi.

Marco e Gabriele
Marco e Gabriele Bianchi

“Aspetto un bambino, sto diventando madre e il mio pensiero va alla famiglia del ragazzo che non c’è più”. La voce pacata, eppure distrutta: così all’Adnkronos Silvia Ladaga, compagna di Gabriele Bianchi e incinta di suo figlio, racconta lo stravolgimento di questi giorni. Dal suo momento più bello, in attesa del primo figlio, all’incubo dell’arresto del suo compagno, Gabriele Bianchi.
“La giustizia farà il suo corso, la verità verrà fuori - dice - ma c’è un accanimento fortissimo verso le famiglie dei protagonisti di questa storia. La prima vittima di tutto questo è Willy che non c’è più e la sua famiglia. Poi ci siamo noi - conclude l’ex candidata alle Regionali del Lazio con Forza Italia - che non c’entriamo nulla e stiamo subendo minacce di morte pesantissime”.
https://www.huffingtonpost.it/entry/parla-la-compagna-di-gabriele-bianchi_it_5f57be3fc5b646e33662129f?ncid=other_trending_qeesnbnu0l8&utm_campaign=trending
Che quest'essere infimo finisca in galera è una fortuna per la sua compagna. Un tizio che aspetta un figlio è un irresponsabile se, di notte, invece di stare a casa con la compagna in attesa di un figlio, va in giro a cercare rogne per fare a cazzotti.
Un tizio, oltretutto, che dimostra anche di essere un vigliacco se, in compagnia di altri energumeni al pari suo, prende a calci e pugni un ragazzino inerme fino ad ammazzarlo.
In un mondo civile sono loro gli "immigrati"!!!
by C. 

domenica 22 marzo 2020

Ieri sono andato da mio figlio. - Ettore Zanca

Risultato immagini per l'amore di un padre verso il figlio

Mi sono portato la mia brava documentazione per dimostrare che ero giustificato a uscire. Il mio "ricorso per separazione" che mi autorizzava proprio quel giorno e ho avuto un controllo.
Ne ho approfittato per fare la spesa. In tutto dieci minuti, temevo peggio, in cui tra l'altro con molta gentilezza e senza isterie un po' di noi in fila hanno avvertito delle coppie che insieme non potevano entrare o rischiavano una sanzione.
Quando sono arrivato da lui abbiamo parlato a distanza. Insieme alla mamma in questo triangolo surreale in cui eravamo i lati lontani, abbiamo spiegato quanto tempo secondo noi ci vorrà perché tutto finisca e che forse andrà più a lungo di quanto si era preventivato. Per un attimo si è sconfortato all'idea che potrebbe dover dare gli esami in collegamento video.
Abbiamo sdrammatizzato. Gli ho fatto un po' di battute, gli ho detto "credi che non mi manchi tu, o Linda, o litigare con mamma di presenza?".
Gli ho detto che capivo il suo disappunto, che c'era gente che aveva condizioni più difficili, ad esempio i malati in ospedale che riferiscono ai dottori messaggi da portare ai familiari. Che purtroppo questa malattia non consente contatti con l'esterno nemmeno quando si muore.
Gli ho parlato di Bergamo, dei carri militari con le bare. "Se ti dico tutto questo è perché voglio che tu non abbia una visione del mondo distorta". È un ragazzo come tutti, non è più speciale, non mi frega di farlo apparire un piccolo genio o inventarmi frasi di dialogo da mitomani solo perché così si suscita approvazione. Sono solo un padre che non capisce cosa cazzo sta succedendo nel buio e nel frattempo prova a descrivere tra un lampo di luce e l'altro, questa realtà al proprio figlio.
Ma una cosa che è successa non me la scorderò mai finché campo. E ha incrinato molto del mio realismo ottimistico a oltranza di questi giorni. Non facili anche per cose fastidiose da un punto di vista personale.
Poco prima di andare via, lui si è alzato dal suo posto, ed è venuto a braccia aperte verso di me. Ho capito che si era distratto, non aveva più pensato che dovevamo stare lontani. L'ho fermato. Gli ho detto "che fai? No, non puoi". Solo così. Lui è riemerso da qualcosa. Come se gli avessero spezzato una scena che voleva diversa. Ha detto "ah già". Ed è tornato indietro.
Io sono sceso con un groppo in gola. È la prima volta che mi rendo conto che ho rinunciato a una cosa che volevo davvero per il bene altrui. Non quelle decisioni che le prendi o non le prendi fa lo stesso, al massimo sei una merda. No. Proprio dire "è per il tuo bene".
I miei mi hanno insegnato che "ti voglio bene" significa "voglio il tuo bene". Sarà una cazzata e per ora c'è molto, molto di peggio da passare, ma chissà perché, il valore di questa frase mi è arrivato come uno schiaffo. E cazzo se per un attimo ha fatto male.



I miei mi hanno insegnato che "ti voglio bene" significa "voglio il tuo bene".
Riporto il post di un padre che va a trovare il figlio, è tutto da leggere, ma io l'accento lo pongo su una delle sue ultime frasi, quella scritta qui sopra. In quella frase è racchiuso il senso del vero amore verso gli altri.
Grande Uomo, grande amore.
Cetta.

martedì 12 novembre 2019

Lupi per agnelli. - Marco Travaglio



La nota faccia da renzi che risponde al nome di Renzi ci accusa di censurare un’archiviazione: quella dell’indagine nata a Firenze nel 2015, poi trasferita in parte a Milano su vari appalti sospetti, famosa perché costò il posto al suo ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd). Lupi non era indagato, dunque con l’archiviazione non c’entra. Ma i giornali di destra e dunque Renzi frignano per il povero innocente perseguitato dall’ennesimo complotto mediatico-giudiziario. Forse è il caso di rammentare perché Lupi diede le dimissioni e Renzi le accettò, visto che non lo ricordano nemmeno loro. Dalle intercettazioni venne fuori che: Lupi aveva chiamato Ercole Incalza, capostruttura del suo ministero, per dirgli: “Deve venirti a trovare mio figlio” (Luca, neolaureato in cerca di lavoro); Incalza e l’imprenditore e abituale appaltatore Stefano Perotti si erano interessati a incarichi professionali per Lupi jr.; Perotti aveva regalato al giovanotto un Rolex da 10 mila euro. Lupi, cuore di papà, fece benissimo a dimettersi e Renzi ad accompagnarlo alla porta. Per quei fatti che, a prescindere dalla rilevanza penale, ponevano un’evidente questione morale e di opportunità: un ministro non può accettare favori o regali da dirigenti e clienti del suo ministero. L’essere indagato o meno non c’entra: c’entrano i fatti, mai smentiti neppure dall’archiviazione. Che riguarda gli indagati, dunque non Lupi, e non parla di lui.

Eppure il Giornale titola: “‘Dimissionato senza motivo’. L’amara rivincita di Lupi” . E Libero: “Archiviata l’inchiesta sui Rolex. Chi ripaga il male? Lupi si era dimesso per nulla senza essere indagato. Prosciolto nel 2018” (parola di Renato Farina, ciellino come Lupi ma pregiudicato a differenza di Lupi, convinto che si indagasse sul Rolex e che si possa prosciogliere uno che non è mai stato inquisito). E il Riformatorio: “Lupi e i suoi fratelli vittime innocenti dei tagliagole a 5Stelle” (per Tiziana Maiolo il pm era Di Maio). Renzi però li supera e strilla contro “i gazzettini del giustizialismo che fischiettano e fanno finta di nulla davanti all’ennesimo scandalo che scandalo non era”, anziché “scusarsi” con Lupi. Che, rivela Renzi, “era totalmente estraneo alla vicenda ma decise di dimettersi lo stesso”. Ma tu guarda: era estraneo e lui, anziché respingerne le dimissioni, le accolse al volo. Perché non si scusa lui? Sarebbe una bella scena: un politico che si vergogna di una delle poche cose giuste fatte in vita sua, cioè far dimettere un non indagato in nome della questione morale, poi corre a rimediare imbarcando una dozzina di indagati e condannati in nome della questione immorale.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/12/lupi-per-agnelli/

giovedì 5 settembre 2019

Negli USA una mamma fa causa alla contea per aver dato il permesso al suo figlio minorenne di cambiare sesso senza il suo consenso. - Malachia Paperoga



Mentre i fatti di Bibbiano in Italia lanciano un avvertimento inquietante alle famiglie italiane su cosa può succedere ai bambini se i genitori vengono giudicati “non idonei”, negli Stati Uniti il processo è purtroppo molto più avanzato. I diritti di genitori “idonei” vengono completamente ignorati quando i figli vengono convinti a fare “la cosa giusta™”, come per esempio un’operazione di cambio di sesso quando sono ancora minorenni. 

Di Lisa Bourne, 24 luglio 2019 

Una mamma del Minnesota, il cui figlio è stato convinto a sottoporsi a “cambio di sesso” dai funzionari della sua contea, ha chiesto alla Corte Suprema USA di rivedere il suo caso. Accusa il governo di aver usurpato i suoi diritti genitoriali in quanto un agente governativo ha fornito a suo figlio i servizi transgender e gli stupefacenti contro la volontà della madre.

Mercoledì la Thomas More Society ha presentato una petizione all’Alta Corte  per conto di Anmarie Calgaro, sostenendo che i diritti al giusto processo della Calgaro sono stati “calpestati” quando la contea di St. Louis e i suoi operatori sanitari “hanno posto fine alla sua potestà genitoriale sul figlio minore senza alcuna ordinanza di emancipazione di un tribunale”.

“E’ il peggior incubo di un genitore” ha detto il consigliere speciale Erick Kaardal della Thomas More Society. “Il figlio di Anmarie Calgaro, mentre era minorenne, è stato avviato a un processo permanente di modificazione del corpo fisico, capace di determinare un cambiamento dell’intera vita, che lo ha reso una pedina dell’agenda sociopolitica di qualcun altro, influenzato da persone che non hanno alcun diritto giuridico o morale di usurpare il ruolo di un genitore”.

Nel 2016 la Calgaro ha citato in giudizio le agenzie statali e gli operatori sanitari davanti al tribunale federale per aver posto fine ai suoi diritti parentali senza il necessario processo, in quanto il suo figlio minore ha ricevuto assistenza medica per il cosiddetto “cambio di sesso” senza il consenso della madre o una sentenza legale di emancipazione.

Nella sua causa afferma che le autorità statali hanno deciso autonomamente che il ragazzo allora diciassettenne fosse emancipato.

La dichiarazione della “Thomas More” dice che gli imputati hanno gestito il caso del figlio della Calgaro come se fosse un minore emancipato, anche se non c’era stata alcuna azione giudiziaria in tal senso. Né il distretto scolastico, né la contea, né nessuna delle agenzie mediche indicate nella causa diedero alla Calgaro alcun preavviso o udienza prima di porre fine ai suoi diritti genitoriali sul figlio minore.

Un giudice distrettuale ha respinto la causa della Calgaro nel maggio 2017, ammettendo che il ragazzo non era legalmente emancipato da una sentenza del tribunale, ma ritenendo che tuttavia i diritti genitoriali della Calgaro “erano rimasti intatti”. La Thomas More Society dice che il giudice ha decretato che l’emancipazione de facto del figlio minore della Calgaro da parte della contea, della scuola e degli operatori sanitari non ha costituito una violazione dei diritti genitoriali costituzionalmente garantiti.

Il caso è andato in appello nel luglio 2017 e la sentenza la sentenza del tribunale distrettuale è stata confermata della Corte di Appello dell’8° Circuito nel marzo di quest’anno.

La Contea di St. Louis ha deciso senza alcuna base che il figlio della Calgaro era emancipato e poteva ricevere queste prestazioni sociali, anche se la Calgaro era un “genitore idoneo” non in accordo con le loro azioni, secondo la dichiarazione legale della Corte Suprema.

Secondo Kardaal: “Incredibilmente, lo Statuto del Minnesota autorizza una contea a ritenere un minore “emancipato” e in diritto di ricevere sussidi statali per vivere in proprio e permette agli operatori sanitari di ignorare il parere dei genitori se risulta che il minore vive in un luogo diverso dai genitori e gestisce personalmente le proprie finanze”.

“Ed è prassi corrente del distretto scolastico della contea di St. Louis in Minnesota di impedire a un genitore di essere conivolto nell’istruzione di un ragazzo per più di due anni dopo che il ragazzo è ritenuto, dal preside della scuola e non da una sentenza del tribunale, ‘emancipato’”. “Si tratta di una situazione inaccettabile per qualsiasi genitore e una seria violazione dei diritti genitoriali e del giusto processo”.

I termini dell’emancipazione in Minnesota sono vaghi, e la legge di stato non prevede alcun diritto procedurale per i “genitori idonei”, secondo Kaardal, sebbene li preveda per quelli non idonei.

“Perché non dovrebbe valere lo stesso per i genitori idonei?” ha chiesto.

Kaardal ha detto di essere particolarmente preoccupato per la contraddizione interna alle disposizioni giuridiche del Minnesota.

“La Corte di Appello USA ha ignorato la grande contraddizione nella decisione della Corte Distrettuale, in cui i diritti dei genitori sono ammessi ma non onorati, e la ridicola affermazione che le agenzie hanno violato i diritti della Calgaro, ma non hanno fatto nulla di male”. “La Corte Suprema USA ha ora l’opportunità di scongiurare questo scenario incompatibile e insostenibile; così che i genitori di tutti gli Stati Uniti possano continuare a fare i genitori senza interferenze governative”.

“Secondo la legge federale, il diritto dei genitori è considerato un diritto implicito, protetto dalle interferenze governative dalle Clausole del Giusto Processo del Quinto e Quattordicesimo Emendamento”, ha detto Kaardal. “La ‘garanzia’ delle clausole del Giusto Processo salvaguarda quei diritti sostanziali “così radicati nelle tradizioni e nella coscienza da essere classificati come fondamentali”.

La Corte Suprema USA si riunirà a ottobre.

http://vocidallestero.it/2019/08/27/negli-usa-una-mamma-fa-causa-alla-contea-per-aver-dato-il-permesso-a-suo-figlio-minorenne-di-cambiare-sesso-senza-il-suo-consenso/


Il classico caso del genitore padrone.
I figli non sono cose, sono persone, i loro diritti, le loro espressioni non vanno repressi, vanno scoperti ed accompagnati. Il compito di un genitore è aiutare il proprio figlio a fare emergere la propria essenza, le proprie aspirazioni, le proprie attitudini, non è possedere e cercare di cambiare la natura della persona: quella resterà sempre, anche se celata, ed emergerà in qualsiasi momento della vita con l'aggravante della rabbia repressa. C.

mercoledì 31 luglio 2019

Figlio di Salvini sulla moto d'acqua della Polizia: "Da Salvini ancora nessuna scusa per l'intimidazione al giornalista". - Carmine Saviano

Il figlio di Salvini al mare sulla moto d'acqua della polizia. E gli agenti vietano le riprese.

ROMA - Non basta ammettere "l'errore da padre" per giustificare il giro sulla moto della Polizia compiuto dal figlio. Perché quella vicenda coinvolge anche il diritto di cronaca. E Salvini dovrebbe chiedere scusa soprattutto al giornalista minacciato mentre svolgeva il proprio lavoro. E' questa la posizione dell'Ordine dei Giornalisti sulla vicenda che ha coinvolto il videomaker di Repubblica Valerio Lo Muzio. "Anziché difendere la polizia da un suo errore di padre Salvini avrebbe dovuto stigmatizzare il comportamento di chi ha provato ad impedire il legittimo esercizio del diritto di cronaca. Su questo dal giornalista professionista e ministro dell'Interno ci aspettiamo delle scuse", dice il presidente Carlo Verna.
"Inaccettabile". Questa la definizione della Fnsi. Il presidente Beppe Giulietti dice a Repubblica: "Non possiamo far passare questi comportamenti. Nessuno può dire a un cronista che sta svolgendo il suo lavoro, che sta documentando un fatto di interesse pubblico, di abbassare la videocamera. Le videocamere non vanno abbassate. E non solo: chiedo formalmente che sia identificata la persona che ha intimidito e minacciato il videomaker di Repubblica".

E su Twitter l'Associazione Italiana Giornalisti Videomaker lancia l'hashtag #ministrosalvinisiscusi
Poi la politica. A margine della giornata di formazione dei navigator, rispondendo alle domande dei giornalisti sul giro del figlio di Salvini su una moto d'acqua della Polizia, il vicepremier M5S Luigi Di Maio ha espresso "piena solidarietà al giornalista". Il caso continua ad alimentare le proteste del mondo politico. Per Nicola Fratoianni, Sinistra Italiana, è da sottolineare "l'atteggiamento inaccettabile degli operatori di Polizia nei confronti del giornalista che ha filmato la scena". E ancora: "Ci auguriamo che gli accertamenti della questura di Ravenna siano celeri ed efficaci e che i provvedimenti non guardino in faccia a nessuno neanche se saranno coinvolti uomini della scorta del ministro dell'Interno".

https://www.repubblica.it/politica/2019/07/31/news/moto_acqua_giornalista_minacce_salvini-232435434/?ref=RHPPLF-BH-I232396209-C8-P3-S1.8-T1

giovedì 11 luglio 2019

Reato elettorale, condannati l'ex governatore Lombardo e il figlio.

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La prima Corte d'appello di Catania ha condannato a un anno di reclusione ciascuno l'ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e suo figlio Toti per reato elettorale. Stessa pena è stata comminata agli altri imputati: Ernesto Privitera, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida.

Il processo è stato celebrato dopo il ricorso della Procura contro la sentenza di assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste" emessa Tribunale monocratico, presieduto da Laura Benanti.

Secondo l’accusa, i Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti in favore di Toti eletto con 9.633 preferenze nella lista del Mpa alle Regionale dell’ottobre del 2012. A dare il via all’inchiesta erano state dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Il posto di lavoro sarebbe stato promesso a Privitera e Marino in favore dello stesso Marino e di Giuffrida, quest’ultimo in seguito effettivamente assunto. La squadra mobile della Questura di Catania ha eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche e ha ascoltato in particolare Privitera. A lui, secondo l’accusa, Toti Lombardo, al telefono, e Raffaele Lombardo, di persona, avrebbero assicurato due assunzioni in un’impresa privata per la raccolta dei rifiuti in cambio di voti.

«Ricorrerò in Cassazione contro un vero e proprio misfatto. Ho sempre fiducia nella giustizia devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo». Lo afferma l’ex governatore Raffaele Lombardo sulla sentenza di condanna a un anno di reclusione per reato elettorale, pena sospesa, emessa dalla Corte d’appello di Catania. In primo grado era stato assolto. «Una condanna - aggiunge - pronunciata perché colpevoli 'al di là di ogni ragionevole dubbio? Dopo una sentenza di primo grado ipermotivata di assoluzione 'perché il fatto non sussiste? Senza nessuna nuova prova a nostro carico? Voto di scambio nel 2012 con un mio da sempre e per sempre fedele elettore dal 1980? Consigliere di Quartiere in carica del mio Partito che col mio Partito si sarebbe ricandidato nel 2013? Cui avevo chiesto di votare per altro candidato? Incredibile ! Incredibile! Incredibile! Con in più - sottolinea l’ex governatore - l’eccezione, più che fondata, sollevata dalla difesa, della inutilizzabilità delle intercettazioni raccolte quando si sospettava, per altri indagati, l’aggravante di mafia? E poi usate contro di noi? Col mio difensore - rivela Lombardo - che mi 'invita a lasciare l’udienza perché 'intuisce che la mia presenza viene considerata una 'sfida alla Corte? Ho sempre fiducia nella giustizia - conclude Raffaele Lombardo - devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo».

«Nei prossimi giorni - ha aggiunto Lombardo - indirò una conferenza stampa per spiegare il mio particolare voto di scambio . Il tempo di recuperare gli atti che avevo cestinato, illudendomi che non mi sarebbero più serviti». (ANSA).

https://gds.it/articoli/politica/2019/07/10/reato-elettorale-condannati-lex-governatore-lombardo-e-il-figlio-920a3e1f-66ca-4973-99b4-c4ec7deacd84/

venerdì 21 ottobre 2016

Cappellano e i soldi nel trolley Un architetto 'inguaia' la Saguto. - Riccardo Lo Verso

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Silvana Saguto

L'amministratore giudiziario, una sera di giugno, avrebbe portato il denaro a casa del magistrato.

PALERMO - Per mesi è stato uno dei punti più controversi dell'indagine. Pubblici ministeri e finanzieri non hanno dubbi: Gaetano Cappellano Seminara, una sera di fine giugno dell'anno scorso, ha consegnato ventimila euro in contanti dentro una valigia a Silvana Saguto.

Gli uomini della Polizia tributaria sono giunti a questa conclusione incrociando conversazioni telefoniche e dati bancari. Poi, è arrivata una conferma inaspettata da un testimone che ha cambiato versione. Altro che documenti, dentro il trolley c'erano soldi. E adesso si scava a ritroso nei conti correnti di Silvana Saguto e Lorenzo Caramma per trovare altri anomali passaggi di denaro.

Non solo incarichi in cambio di consulenze per il marito, ma anche banconote per dare respiro alla famiglia del magistrato che, dicono gli investigatori, spendeva troppo. Cappellano Seminara avrebbe affidato una raffica di consulenze all'ingegnere Caramma. Consulenze che dal 2006 al 2015 hanno consentito al professionista di incassare parcelle per 750 mila euro. Ad un certo punto, però, la crisi finanziaria della famiglia Saguto li avrebbe spinti a commettere un passo falso.

Tra il 2007 e il 2015 sui conti correnti dei coniugi Caramma-Saguto sono state registrate uscite per tre milioni e 154 mila euro, di cui 450 mila euro per pagare mutui e finanziamenti, 40 mila euro trasferiti dai genitori e 140 mila euro versati in contanti. Nello stesso periodo Caramma ha fatturato parcelle per un milione e 200 mila euro. Soldi che non bastano a giustificare le uscite, anche sommandoli allo stipendio percepito dalla moglie magistrato: 5.500 euro al mese.

I finanzieri si sono concentrati su quattro versamenti eseguiti tra il 1 e il 7 luglio 2015 per un importo complessivo di 9 mila e 500 euro. Secondo l'accusa, sarebbero parte dei 20 mila euro che Cappellano Seminara avrebbe consegnato al magistrato dentro una valigia la sera del 30 giugno 2015.

A partire dal 10 giugno  il magistrato e il marito iniziano a mostrare segni di insofferenza. I conti sono in rosso. “Vabbè non vieni pagato, ti campo io come ti ho campato finora. Farai qualche sacrificetto e tiriamo Elio, come stiamo facendo tutti, speriamo che arrivino le cose che devono arrivare”, dice il magistrato al figlio Elio.

L'11 giugno Saguto parla con Cappellano Seminara: “Quei documenti non sono arrivati... è passato un mare di tempo e siamo un poco persi”. Nel frattempo il figlio Elio incalzava, gli servivano i soldi per pagare l'affitto. “Non ho niente da dire a papà, io con altri devo parlare”, le risponde la madre che il 12 giugno chiede all'amministratore giudiziario: “Ascolta, tu le hai guardate quelle cose, quei documenti?”; “Li sto preparando”.

Il 15 giugno la situazione precipita. “Sono disperata, anche se tu mi paghi una tranche da 8.500 per il calcestruzzo io non ho più soldi”. Il 28 giugno la banca, nonostante il deficit, paga lo stesso il conto dell'American Express. Si scende sotto di altri 8 mila, ma “è un miracolo del cielo”. Due giorni dopo la doccia fredda: la banca inizia a pressare, serve un versamento.

Alle 22.35 del 30 giugno Cappellano Seminara arriva con un trolley in via De Cosmi a casa della Saguto. L'1, il 2 e il 7 luglio Lorenzo Caramma versa con il bancomat sul conto aperto a Banca Nuova 8 mila euro in e 1.500 sul conto Unicredit.

Un passo indietro, il 30 giugno entra in gioco un altro personaggio. È un architetto, Giuseppe Caronia,che ha fatto dei progetti per Cappellano Seminara. Ai finanzieri all'inizio dice di avere consegnato davvero dei documenti all'amministratore, anche se le sue dichiarazioni non convincono. A metà settembre del 2015 torna a parlare con gli investigatori. “Rettifica” i suoi precedenti ricordi. Allora era “confuso e frastornato”, ma adesso vuole dire che lui è “estraneo ai fatti”. Lo scandalo giudiziario è esploso. L'ufficio dell'ex presidente è già stato perquisito. E l'architetto spiega che “i documenti” altro non erano somme di denaro. Li ha consegnati a Cappellano Seminara che lo aspettava a bordo della sua Mercedes bianca a piazza Sturzo. Ventimila euro, in banconote da 50 euro, dentro una busta di plastica.


http://livesicilia.it/2016/10/21/cappellano-seminara-soldi-saguto-trolley-corruzione-scandalo-palermo_793575/

Leggi anche:
http://livesicilia.it/2016/10/21/cosi-e-stabilito-e-cosi-si-fa-saguto-virga-e-lex-prefetto_793592/

martedì 17 marzo 2015

Il patto tra il ministro Lupi e Incalza: "Per te faccio cadere il governo". E a suo figlio, Rolex, vestiti e lavoro. - Carlo Bonini


Il presidente di Anas Pietro Ciucci e il ministro Maurizio Lupi/Anas

Il presidente di Anas Pietro Ciucci e il ministro Maurizio Lupi/Anas


La telefonata: "Ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di missione viene giù tutto... Se no vanno a cagare, cazzo".


ROMA . Non è iscritto nel registro degli indagati Maurizio Lupi. Ma le buone notizie, per lui, finiscono qui. Le 268 pagine dell'ordinanza del gip Angelo Antonio Pezzuti lo documentano ministro nelle mani dell'associazione per delinquere che, negli ultimi 15 anni, ha gestito appalti delle Grandi opere pubbliche per 25 miliardi di euro. Poco più che un ventriloquo di chi di quell'associazione è il motore: l'immarcescibile Ercole, "Ercolino", Incalza, "il venditore di fumo e cipolle", "l'uomo che vuol far credere che la luna è fatta di formaggio ", come dicono di lui nelle intercettazioni. Il Kaiser Soze delle Infrastrutture (14 procedimenti penali a carico e una sequela di assoluzioni o archiviazioni per "intervenuta prescrizione"). Così potente da "scrivere il programma del Ncd", da chiedere e ottenere la protezione di Alfano quando l'aria si fa greve e da mandargli un suo uomo, Francesco Cavallo, per cancellare un'interdittiva antimafia. Padrone a tal punto del Grande Gioco da imporre a Lupi la scelta dei suoi due sottosegretari, gli ex socialisti Riccardo Nencini e Umberto Del Basso De Caro. "Dopo che hai dato la sponsorizzazione per Nencini lo abbiamo fatto viceministro  -  si compiace Lupi con Incalza al telefono  -  Ora parlagli e digli che non rompa i coglioni. E comunque complimenti, sei sempre più coperto...".

"SE ROMPONO FACCIO LA CRISI"
Già, Lupi è a tal punto prigioniero di Incalza che, non solo  -  come annota l'ordinanza  -  va a difenderlo in Parlamento rispondendo a una lunga interrogazione dei 5 Stelle con un testo preparato dall'avvocato del grand commis (Titta Madia). Fa di più. Il 16 dicembre scorso è pronto a far cadere il governo Renzi, o comunque a giocare la carta del ricatto politico, se Palazzo Chigi dovesse insistere nel pretendere la soppressione o comunque il diretto controllo della Struttura tecnica di missione (di cui Incalza è presidente e che del sistema di corruzione è il perno). "Vado io  -  dice il ministro a "Ercolino"  -  Te lo dico già... Cioè io vorrei che tu dicessi a chi lavora con te che se no vanno a cagare! Cazzo! Non possono dire altre robe! Su questa roba ci sarò io lì e ti garantisco che se viene abolita la Struttura tecnica di missione viene giù il governo! L'hai capito? Non l'hanno capito?".

Del resto, quello che succede negli uffici di Porta Pia sembra il segreto di Pulcinella e trova una nitida descrizione nelle parole di Giovanni Paolo Gaspari (nipote dell'ex ministro dc Remo), già alto dirigente delle Ferrovie dello Stato e consigliere del ministero. Il 25 novembre del 2013, al telefono con Giulio Burchi, già presidente di Italferr spa, dice: "Ercolino... è lui che decide i nomi. Fa il bello e il cattivo tempo lì dentro. Il dominus totale. Al 100 per cento. Non si muove foglia. Sempre tutto lui fa. Tutto, tutto, tutto! Ti posso garantire. Maurizio (Lupi ndr) crede di fare qualcosa. Ma fa quello che gli dice quest'altro". Al punto da costruirgli annualmente il "bando su misura" che lo deve riconfermare nell'incarico di capo della Struttura tecnica. "Hanno naturalmente fatto un bando che si adatta solo ad Ercolino. Cioè deve aver fatto il capo della Struttura tecnica di missione per 10 anni, se no non può concorrere... Hai capito? ".

GLI AMICI PEROTTI E CAVALLO
Per Lupi, essere nelle mani di Incalza significa rispondere anche ai due uomini che ne sono i suoi facilitatori: Stefano Perotti (che di Incalza è anche socio nella "Green Field system", la società in cui ritorna il denaro prezzo della corruzione), l'ingegnere asso piglia tutto delle direzioni dei lavori imposte da Incalza ai general contractor delle Grandi opere, e Francesco Cavallo, un tipo senza arte né parte che, come si legge nel suo curriculum ("Negli ultimi 10 anni  -  scrive di sé  -  ho maturato esperienze significative nella gestione delle relazioni istituzionali, promuovendo e coadiuvando con successo i rapporti con opinion leaders, policy maker, istituzioni e stakeholders e gli affari istituzionali delle organizzazioni con le quali ho collaborato"), ha pochi ma decisivi meriti: è uomo di Cl (di cui Lupi è espressione nel governo e da cui è retribuito in pianta stabile attraverso "La Cascina" per "prestazioni inesistenti"), è stato amministratore delegato dell'Editrice del settimanale di area " Tem pi" e consigliere della Metropolitana milanese negli anni di Letizia Moratti sindaco. Ma, soprattutto, conosce Lupi dal 2004, come documentato da un'inchiesta di Bari sulla coop bianca "La Fiorita".
Nel rapporto tra Lupi e Perotti  -  che fino a prova contraria lavora con appalti del ministero  -  c'è un tratto amicale che non ha evidentemente in alcuna considerazione anche solo l'imbarazzo per un oggettivo conflitto di interesse. Lupi e signora sono regolarmente ospiti delle cene organizzate da Perotti nella sua casa di Firenze. Partecipano, la scorsa estate, al matrimonio della figlia in una cornice di ballerine vestite da farfalle. E, siccome  -  come scriveva Flaiano  -  gli italiani innanzitutto "tengono famiglia", Perotti si prende cura del giovane Luca, figlio del ministro, una laurea in ingegneria al Politecnico di Milano e una prima esperienza di lavoro a San Francisco.

PER LUCA REGALI E INCARICHI
A gennaio del 2014, Perotti fa infatti assumere Luca Lupi  -  ragazzo a cui tiene dai giorni della laurea per la quale ha pensato bene di regalare un Rolex da 10.350 euro  -  dal cognato, Giorgio Mor, mettendolo a lavorare nel cantiere per il palazzo di San Donato dell'Eni, di cui ha la direzione dei lavori. "Il ragazzo deve prendere 2.000 euro più Iva mensili", istruisce la segretaria e si raccomanda con il cognato di "farlo diventare il suo uomo su Milano". Ma che in quell'assunzione ci sia qualcosa che non va e che la cosa dunque non vada fatta sapere in giro è così chiaro a tutti che, al telefono, il nome di Luca Lupi non viene pronunciato. Per tutti è "il cugino della moglie di Perotti". E lo stesso Mor chiede di essere rassicurato se "la triangolazione" (e cioè l'assunzione per via indiretta, ma con costi a carico di Perotti) "non sia rischiosa ". È un fatto che, nel febbraio del 2014, dopo l'interrogazione dei 5 Stelle su Incalza e un articolo del " Fatto" che lo collega a Perotti, il figlio dell'ingegnere, Philippe, suggerisca al padre che da quel momento "niente più mail o telefono". E che, un mese fa, Perotti decida di aiutare il figlio del ministro a cambiare aria con un lavoro a New York, chiedendo che lo prenda in carico l'amico Tommaso Boralevi.

C'è anche chi pensa a saldare i vestiti sartoriali del ragazzo. È Cavallo. Che del resto è generoso anche con Nicola Beneduce, uomo nella segreteria di Lupi. Anche per lui, insieme al sarto che serve Lupi jr., un bell'orologio. "Tra i 7 gli 8 mila euro".




Noi non conosciamo i tecnocrati di Stato, questa casta segreta di dirigenti pubblici che le statistiche internazionali considerano la meno efficiente e la più pagata del mondo. Non li conosciamo perché si rifiutano scaltramente di andare in televisione: l'assenza di volto è per loro garanzia di impunità e di durata.
Chi di voi, fino a ieri, sapeva dell'esistenza di Ercole Incalza, da trent'anni burattinaio delle grandi opere, colui che decide cosa si fa e soprattutto chi lo fa? Proviene dalla Cassa del Mezzogiorno, la «cantera» dello spreco italico, e da lì è passato ai Lavori Pubblici, dove ha comandato da monarca assoluto con gli ultimi sette governi di destra, sinistra e centro.
Il processo ci dirà se l'ingegner Incalza è davvero il corruttore che lo accusano di essere. Di sicuro consentire a un uomo - fosse anche San Francesco - di imbullonarsi per decenni a una poltrona, maturando relazioni e segreti che potrà usare come arma di scambio e di ricatto, è lo specchio di un sistema marcio e imbelle. Perché noi non sapevamo di Incalza, ma la politica sì.
Arrivato al ministero, l'onorevole Lupi ha trovato il mandarino dei Lavori Pubblici ormai in pensione eppure ancora al vertice di una fantomatica «struttura tecnica di missione» che gli consentiva di continuare a dirigere, a settantuno anni, il traffico degli appalti.
Invece di accompagnarlo ai giardinetti, Lupi lo ha difeso in privato e nelle aule parlamentari, lodandone le qualità insostituibili quando i Cinquestelle ne chiesero la testa. E adesso si scopre che l'imprenditore Perotti, indagato perché in combutta con Incalza, regalò al figlio neolaureato del ministro un Rolex e un posto di lavoro nello studio del cognato. Corrotti, corruttori, figli e cognati: il selfie del nostro Paese.
La nausea è tanta, ma la soluzione sarebbe semplice. Limitare drasticamente la durata degli incarichi pubblici e considerare il ministro in carica responsabile degli atti firmati dai suoi burocrati. In tal caso, Lupi dovrebbe dimettersi in giornata.

Luca Lupi, il figlio del ministro coinvolto nell'inchiesta Grandi appalti.

Luca Lupi, figlio del ministro delle Infrastrutture del governo Renzi.
Luca Lupi, figlio del ministro delle Infrastrutture del governo Renzi.

Papà Maurizio ha diramato anche una nota alle agenzie, nel primo pomeriggio del 16 marzo, per provare a bloccare la “macchina del fango”.
Ma il turbillion ormai era partito, l'intercettazione servita di buona lena, lo “scandalo” scoppiato.
E così, nel giro di poche ore dall'ennesima retata anti-mazzette, il giovane Luca Lupi, 25 anni, figlio del ministro delle Infrastrutture, si è ritrovato su tutte le prima pagine dei giornali.
Il suo nome, infatti, compare negli atti dell'indagine della procura di Firenze su un presunto giro di tangenti legate alla realizzazione delle grandi opere - Tav ed Expo, ma no solo - che ha portato all'arresto di quattro persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 50.

LAVORO E REGALONE. Secondo i pm, Stefano Perotti - uno dei quattro arrestati con l'accusa di corruzione - per ingraziarsi il favore del ministro, di cui è amico da molto tempo, avrebbe procurato un lavoro proprio al figlio Luca nel cantiere del nuovo centro direzionale dell'Eni a San Donato.
E sempre dai coniugi Perotti il giovane avrebbe ricevuto un generoso regalo in occasione della laurea, un Rolex da 10 mila euro.

A NEW YORK DA MARZO. «Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato», ha dichiarato il ministro Lupi, precisando che il figlio lavora a New York dai primi di marzo.
In effetti Luca, che non è indagato nell'inchiesta, ha lasciato l'Italia un paio di settimane fa.

Studente modello, «perbene, serio e in gamba»

Diplomato al liceo scientifico Istituto Sacro Cuore di Milano (voto finale 100/100), il primogenito del ministro si è laureato al Politecnico in ingegneria civile con 110 e lode, nel 2013. Scriveva sulla rivista dell'ateneo, Polipo, e per un po' ha fatto volontariato con il Banco Alimentare. Un «ragazzo perbene, serio e in gamba», dicono di lui in ateneo. 

INTERNSHIP IN CALIFORNIA. Gli studi per la tesi - tema: “Integration of New Typologies in Design and Analysis” - gli sono valsi sei mesi di internship in California prima della laurea, nello studio Som (Skidmore owings and Merrill Llp), lo stesso che da marzo l'ha chiamato a lavorare nella sede di New York.
Prima del trasferimento, però, il giovane ingegnere ha lavorato come consulente per lo studio di architettura e ingegneria Mor, di Girogio Mor.
Ed è su questa consulenza che si sono appuntate le attenzioni dei magistrati.

I PM: «DUE MILA EURO AL MESE». «Perotti nell'ambito della commessa Eni, stipulerà un contratto con Giorgio Mor, affidandogli l'incarico di coordinatore del lavoro che, a sua volta, nominerà quale 'persona fissa in cantiere' Luca Lupi' per 2 mila euro al mese», scrive il Gip nell'ordinanza.

IL MINISTRO: «ERANO 1.300 NETTI». In realtà i termini dell'accordo non erano esattamente questi: «In attesa del visto per lavorare negli Stati Uniti», ha spiegato il ministro Lupi, «ha lavorato da febbraio 2014 a febbraio 2015 presso lo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per un corrispettivo di 1.300 euro netti al mese».