sabato 29 gennaio 2011

L'EGITTO TRA RIVOLTA E ABBRACCI.


Mentre i familiari di Mubarak scappano a Londra, il Paese è in mano ai manifestanti. Ma il clima, dopo momenti di altissima tensione in cui la polizia ha aperto il fuoco contro la folla, comincia ad alleggerirsi con le dimissioni del governo. E in alcuni punti del Cairo attivisti e soldati si uniscono.

Al Cairo e nelle principali città egiziane, al grido di "via Mubarak", migliaia di manifestanti sono tornati in piazza. Nella Capitale le forze dell'ordine hanno sparato sulla folla per cercare di fermare l'assalto al ministero dell'Interno e per disperdere i cortei. Per il momento si contano cento morti. Ma nella giornata non si segnalano solo scontri: all'annuncio delle dimissioni del governo, i dimostranti si sono abbracciati con i soldati (leggi l'articolo). Il nuovo vicepresidente è Omar Suleiman, capo dei servizi segreti, mentre la carica di primo ministro è stata affidata a Ahmed Shafiq che proviene dalle forze armate. Sul Paese, in queste ore, si concentra l'attenzione del mondo, ed è intervenuto anche il presidente americano Barack Obama, che ha intimato a Mubarak di “fare seguire le parole ai fatti” (leggi l'articolo). Secondo Wikileaks, gli Usa da almeno tre anni sostengono i dissidenti protagonisti della rivolta di questi giorni. E' quanto rivela oggi il sito del quotidiano britannico The Telegraph, che cita un documento diplomatico segreto pubblicato dal sito di Julian Assange (leggi l'articolo)

Il Fatto Quotidiano del 29 gennaio 2011.



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