mercoledì 19 gennaio 2011

Pronti gli assi nella manica della procura.


Il procuratore di Milano, Bruti Liberati: "Queste prove le teniamo per noi"

Ilda Boccassini

Accogliendo la richiesta del relatore AntonioLeone, la Giunta per le Autorizzazioni della Camera ha deciso all’unanimità di iniziare martedì prossimo l’esame della richiesta di perquisizione domiciliare nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi presentata dalla Procura della Repubblica di Milano. Una richiesta “ragionevole” l’ha definita il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti, spiegando che il dibattito proseguirà mercoledì e giovedì e probailmente la settimana successiva, prima della decisione da sottoporre all’Aula.

Berlusconi e i suoi fedelissimi in ogni caso tremano, perché temono che la Procura di Milanopossa avere altri elementi di prova non inviati alla Camera. Ma già le 389 pagine finite a Montecitorio compromettono decisamente il presidente del Consiglio. E non è tutto. Dai tabulati acquisiti dagli investigatori, figurano circa un centinaio di telefonate fra Ruby e un’utenza privata del premier. Documenti che ancora non sono stati prodotti perché il loro contenuto è protetto dall’immunità. Così come le trascrizioni delle telefonate fra B. e le altre persone coivolte nell’inchiesta.

I magistrati hanno individuato due grossi vantaggi per Silvio Berlusconi: quando la sera del 27 maggio scorso racconta ai funzionari di polizia l’ormai celebre bufala sulla nipote di Mubarak, pur di far rilasciare l’incontrollabile e soprattutto minorenne, Ruby. Scrivono i magistrati nell’invito a comparire per il presidente del Consiglio: ha ottenuto “per sé e per la minore un indebito vantaggio di carattere non patrimoniale, consistito per la minore, nella sua fuoriuscita dalla sfera di controllo delle autorità minorili e, per esso indagato, nell’evitare che El Mahroug Karima (Ruby,ndr) potesse riferire del reato (prostituzione minorile, ndr) e comunque della risalente frequentazione, nonché di altri reiterati episodi di prostituzione verificatasi nella sua dimora privata in Arcore, fatti di rilevanza penale non a lui ascrivibili ma comunque suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico”.

Nel ricostruire quella notte, i pm Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermanoavallano la versione dei fatti fornita pubblicamente, e con una lettera al Csm, dalla collega del tribunale dei minori, Annamaria Fiorillo. Il magistrato minorile, smentendo il ministro dell’interno Maroni, in Parlamento, ha negato di aver mai autorizzato la polizia ad affidare Ruby alla presunta maitresse, Nicole Minetti. Con riferimento all’altra accusa per Berlusconi, di concussione, si legge: “Abusando della sua qualità di presidente del Consiglio, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, avendo appreso che la minore (Ruby, ndr) da lui in precedenza frequentata, era stata fermata, si metteva in contatto con il capo di gabinetto del questore, dottor Pietro Ostuni e rappresentandogli che tale ragazza minorenne, gli era stata segnalata come nipote di Mubarak (circostanza peraltro palesemente falsa), lo sollecitava ad accelerare le procedure per il suo rilascio, aggiungendo che il consigliere regionale Nicole Minetti si sarebbe fatta carico del suo affido e, quindi, induceva il dottor Ostuni a dare disposizioni alla dottoressa Giorgia Iafrate(funzionaria di polizia, ndr) affinché venisse affidata a Minetti Nicole…”, ponendosi “in contrasto con le disposizioni al riguardo impartite dal pm di turno presso il Tribunale per i minorenni,Annamaria Fiorillo” .

Non solo, anche “in palese violazione delle istruzioni impartite” dalla stessa pm che aveva disposto di mandare Ruby in comunità o di trattenerla in questura. Delle telefonate alla questura e dei suoi rapporti con la ragazza marocchina, i magistrati potrebbero parlarne direttamente con Berlusconi tra venerdì 21 e domenica 23 gennaio, i tre giorni indicati dagli inquirenti al presidente del Consiglio, perché si presenti per farsi interrogare. Ma intanto la procura continua le indagini. A chi gli chiede se ci siano altri elementi ad aggravare la posizione di Berlusconi, il procuratore BrutiLiberati risponde: “Permettetemi che queste prove me le tenga per me”. Un’altra grana per il premier potrebbe essere la deposizione di una ragazza che ha sostenuto con la polizia di essere stata costretta da lui a fare cose che non voleva. Una testimonianza tutta da valutare. Il Cavaliere ha deciso di non presentarsi al Palazzo di Giustizia, “Non vado da quei pm”.

Dato che il premier non ha nessuna intenzione di fardi interrogare, gli investigatori possono fare la richiesta al gip anche se Berlusconi non risponde all’invito senza giustificazione o con impedimenti pretestuosi. A decidere se la procura abbia “prove evidenti” per un giudizio immediato (entro 5 giorni dalla richiesta) sarà il gip Cristina Di Censo. Proprio nel suo ufficio e in quello del suo capo, Laura Manfrin, l’estate scorsa ci furono due tentativi, falliti, di scassinare i loro armadietti.

Il 20 luglio scorso la procura aveva ottenuto dal gip l’autorizzazione per intercettare i telefoni diLele Mora, di Ruby e di Nicole Minetti. E oggi al plenum del Csm durante il dibattito per approvare il documento della prima commissione a tutela di Fabio De Pasquale (accusa ai processi Mills, Mediaset e Mediatrade) definito da Berlusconi “pm famigerato”, ci sarà un riferimento del relatore Roberto Rossi anche agli attacchi del premier contro i pm del caso Ruby (“vogliono eliminarmi dalla scena politica”). Potrebbe quindi essere approvato non solo un documento a tutela di De Pasquale, ma dell’intera Procura di Milano.

Aggiornato il 19 gennaio 2011 alle 11:44