martedì 10 maggio 2011

Gli elettori milanesi nominati giudici popolari. Non sceglieranno il sindaco, ma assolveranno Berlusconi e condanneranno i pm.



I milanesi non eleggeranno Letizia Moratti ma assolveranno il Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi ha demandato al popolo il verdetto sui suoi processi ed ha promesso che dopo le amministrative il Parlamento nominerà una Commissione d’inchiesta per giudicare i delinquenti che abitano nel Palazzo di giustizia di Milano. Sospetta che abbiano dato vita ad una associazione a delinquere e che siano il cancro della democrazia.


Votando la conferma del sindaco uscente, i milanesi “assolveranno” Berlusconi delle assurde accuse che sono state lanciate contro di lui e gli consegneranno la volontà del popolo sovrano che vale più di ogni altro.


Un altro membro del governo, Daniela Santanchè, ha precisato che la Procura di Milano è un cancro, e che Ilda Boccassini è la metastasi. Nessun dubbio, le cose stanno così per lei. Ed è il governo a parlare, anche in questo caso. I magistrati sono stati toghe rosse militanti, avversari dichiarati del governo, quindi golpisti, eversori, brigatisti e alla fine delinquenti da stanare e magari sbattere in galera processo “popolare” affidato a una commissione d’inchiesta.


Se questi propositi fossero stati annunciati nell’Isola di Pasqua tre secoli or sono, avrebbero indignato perfino i cortigiani. Se il Re del Burundi osasse mettere in discussione i suoi giudici, verrebbe defenestrato all’istante. Se accadesse negli Usa, chiamerebbero la neuro con la camicia di forza, se ci scherzasse sopra Sarkozy, verrebbe immediatamente radiato dal suo partito con il nulla osta di Carla. In Italia, invece, il Presidente del Consiglio trasforma la campagna elettorale in una ordalia al punto da sconcertare perfino il celodurismo leghista.


Questa strategia gli farebbe vincere le battaglie elettorali, quindi va rispettata puntualmente, anche a costo di sfasciare tutto, perché perdere a Milano è come perdere il governo. E perdere il governo significa perdere anche l’impero economico. “O me o il diluvio”, insomma, come titolava Libero per spiegare l’attacco frontale ai giudici per trasformare le amministrative in un referendum su di lui. Mentre boicotta dei referendum veri, proposti con la raccolta di centinaia di migliaia di firme, trasforma le elezioni amministrative in consultazione popolare referendaria. Tutto sottosopra. Fino a quando il Paese potrà sopportare questo stress-test senza soluzione di continuità.


http://www.italiainformazioni.it/giornale/politica/124130/elettori-milanesi-nominati-giudici-popolari-sceglieranno-sindaco-assolveranno-berlusconi-condanneranno.htm



Statuto speciale, spreco stellare. - di Gianni Del Vecchio e Stefano Petrelli


Auto blu come se piovesse. Doppie poltrone per tutti. Assegni extra che si assommano a stipendi già da nababbi dei politici. E perfino i funerali pagati dai contribuenti. Ecco la casta delle regioni autonome.

Doppioni, doppioni, ancora doppioni. Parlamentini regionali che crescono. Province che si moltiplicano. Scuderie di auto blu. E spese pazze per progetti infiniti. In Italia cinque regioni che piangono la crisi continuano a spendere come se la crisi non ci fosse. Stavolta non è Roma ladrona a strafare, ma sono le virtuose regioni a statuto speciale: Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. E non c'è nemmeno da sperare che la riforma federalista aggiusti le magagne. Perché la legge cara alla Lega, che peraltro i costi li aumenta invece che ridurli, le ha già risparmiate: si applicherà solo alle 15 regioni a statuto ordinario. E quindi non inciderà su tanti esempi di sprechi. Altrettanto speciali.

Parlamentari per sempre
In Sicilia, la Regione viene usata come un bancomat. Alla vigilia del federalismo, infatti, l'isola si presenta con i conti in perfetto disordine: i debiti superano i 5 miliardi di euro. Il primo macigno grava sulla voce "stipendi". Per un esercito di oltre 20 mila persone, fra dirigenti, impiegati e funzionari che ogni mese ricevono il salario, la Sicilia stacca ogni anno un assegno da 1,2 miliardi di euro. Mentre altri 615 milioni servono a coprire i costi dei 14 mila pensionati. Oltre ai dipendenti diretti, esiste un gigantesco indotto pararegionale, composto da altre decine di migliaia di dipendenti i cui costi alla fine pesano sempre e comunque sui conti siciliani: tra forestali, personale delle società partecipate, operai dei cantieri, precari e addetti alla formazione professionale, sono almeno 80 mila i dipendenti indiretti di mamma Regione. Per non parlare dei costi dell'Assemblea regionale siciliana, il parlamento più antico d'Europa. E molto probabilmente anche il più caro. Per votare la legge di bilancio interno bastano soltanto cinque minuti: tanto s'impiega, secondo il rito siculo, a leggere e approvare le oltre cento pagine che compongono l'analisi dei costi dell'Ars. Quei cinque minuti gravano per oltre 171 milioni di euro sul bilancio siciliano, visto che a tanto ammontano le risorse necessarie a mantenere il parlamento a pieno regime, tra pensioni dorate per i quasi 300 ex parlamentari, stipendi dei 90 deputati, costi del personale e servizi di gestione. Per arrivare a questa cifra monstre bisogna tenere conto degli "extra" che gli inquilini di Palazzo dei Normanni si sono concessi nel tempo, da aggiungere ai 16 mila euro intascati ogni mese. Complessivamente, un "gettone d'oro" da quasi 2 milioni di euro. Ai deputati siciliani, ad esempio, toccano indennità aggiuntive per i compiti svolti nelle commissioni. E lì non sempre ci si spezza le reni dalla fatica. Il primato d'inefficienza l'ha stabilito la commissione parlamentare per la revisione dello Statuto autonomista: per sole sette ore di riunione in un anno e mezzo di lavoro ha generato gettoni per un totale di 135 mila euro. Per i deputati siciliani, inoltre, sono previsti mutui agevolati per l'acquisto della casa o dei locali della segreteria politica. Per gli inquilini e per gli ex inquilini di Sala d'Ercole, sino all'anno scorso era previsto un bonus di 6.400 euro per l'aggiornamento culturale. E neanche sul punto di morte la Regione si scorda di te: è previsto un sussidio per le esequie, e cioè 5 mila euro per garantire delle "onorevoli" sepolture. Del resto, in Sicilia un parlamentare è per sempre.

Il consiglio che visse due volte
In Trentino Alto Adige, invece, la Regione non si capisce bene a che serve: le sue funzioni sono quasi interamente assorbite dalle Province di Trento e Bolzano. Negli uffici i dipendenti sono 175 e costano alle casse pubbliche quasi 14 milioni di euro l'anno. Ma che siano così tanti non si direbbe, gironzolando per i due palazzi (uno per Provincia). Possono sempre dire che il cattivo esempio viene dall'alto: i membri della giunta, da queste parti, si vedono di rado. L'esecutivo (e ci mancherebbe) è piuttosto snello: cinque componenti. Presidente e vice sono rispettivamente il governatore dell'Alto Adige Luis Durnwalder (che, per inciso, con i suoi 320.496 euro lordi l'anno guadagna più di Barack Obama) e quello del Trentino, Lorenzo Dellai. Come presidenti di due Province autonome che hanno competenza su tutto, i due lavorano dalla mattina alla sera per i rispettivi enti, ma in Regione si sono attribuiti deleghe meno impegnative. Con loro, tre assessori (Svp-Pd) chiamati a gestire le poche competenze rimaste in capo alla Regione.



Bankitalia, il riciclaggio vale il 10% del Pil Tarantola: "Reato pericoloso, sfida per il Paese"


Il vice direttore generale della Banca d'Italia lancia l'allarme: "Un ponte che offre ai criminali strumenti per essere integrati nel sistema economico. Norme severe sono necessarie, ma bisogna tenere sempre alta la guardia". Triplicate segnalazioni di operazioni sospette

ROMA - Un valore che supera il 10% del Pil: è questa la stima che riguarda l'industria del riciclaggio, un dato doppio rispetto alla media mondiale e crescente "in funzione dell'apertura internazionale dei mercati e del ricorrere delle crisi economiche". A lanciare l'allarme è stato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, secondo cui "si tratta di flussi di denaro illecito che assumono rilevanza anche sul piano macroeconomico e sono suscettibili di generare gravi distorsioni nell'economia legale, alterando le condizioni di concorrenza, il corretto funzionamento dei mercati e i
meccanismi fisiologici di allocazione delle risorse, con riflessi, in definitiva, sulla stessa stabilità ed efficienza del sistema economico". Nel suo intervento presso la Scuola superiore dell'economia e delle finanze, l'alto dirigente di Palazzo Koch ha definito la lotta al riciclaggio "una sfida continua per il Paese", in cui "tutti i cittadini, al pari degli intermediari e delle istituzioni, devono sentirsi coinvolti".

Un ponte fra criminalità e società civile.
"Il riciclaggio - ha detto Tarantola - rappresenta un ponte fra criminalità e società civile che offre ai criminali, che dovrebbero essere per definizione 'banditi dalla società', gli strumenti per essere invece accolti e integrati nel sistema, arrivando a sedere nei consigli di amministrazione e a contribuire all'assunzione di decisioni economiche, sociali e politiche rilevanti.

Triplicate segnalazioni di operazioni sospette. Un segnale positivo nella battaglia arriva dai dati dell'azione condotta dalla Vigilanza e dall'Uif in poco più di tre anni passati dall'introduzione nel nostro ordinamento della direttiva antiriciclaggio ha prodotto risultati di rilievo. Le segnalazioni di operazioni sospette, circa 12.500 nel 2007, si sono triplicate, divenendo oltre 37.000 nel 2010. Il trend di crescita risulta in notevole accelerazione: +16% nel 2008, +44% nel 2009, +77% nel 2010. E tuttavia, sottolinea Tarantola, "non può considerarsi soddisfacente il fatto che l'aumento delle segnalazioni sia dovuto quasi esclusivamente agli intermediari bancari e finanziari e alle Poste. Dai professionisti e dagli altri operatori sono pervenute nel 2010 solo 223 segnalazioni (erano 136 nel 2009 e 173 nel 2008), di cui un terzo dai dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali, circa un quinto dai notai".

Dalle segnalazioni alle indagini. Le segnalazioni hanno prodotto "risultati investigativi rilevanti": le anticipazioni sul 2010 fornite dal Comandante Generale della Guardia di Finanza evidenziano che nel corso dell'anno sono state circa 4.700 le segnalazioni confluite in procedimenti penali aperti presso le procure della Repubblica competenti o che hanno permesso di attivare nuovi procedimenti penali per casi di riciclaggio, usura, estorsione, abusivismo finanziario, frode fiscale e truffa. Dati più completi, riferiti al 2009, indicano che in quell'anno oltre 11.000 segnalazioni sulle 18.800 trasmesse dalla Uif alla Guardia di Finanza (comprendenti anche le 4.000 inviate come "archiviate") sono state ritenute meritevoli di approfondimenti investigativi. Gli approfondimenti conclusi nello stesso 2009 hanno portato a individuare - in circa 3.500 segnalazioni - reati o collegamenti con reati a scopo di lucro. Ciò significa che circa il 20% delle segnalazioni ha prodotto positivi esiti processuali o investigativi. "Si tratta di risultati", sottolinea Tarantola, "che, se da una parte confermano la validità dell'azione fin qui condotta, dall'altra costituiscono uno stimolo ad affrontare con rinnovata determinazione le persistenti aree di criticità".

La guardia resta alta. "L'attività di monitoraggio e intervento ha portato nel tempo a risultati incoraggianti - ha sottolineato Tarantola - Gli intermediari mostrano un'accresciuta attenzione alla materia. E' migliorata la conformità alle prescrizioni normative". L'antiriciclaggio, aggiunge, "deve diventare cultura aziendale diffusa e condivisa ad ogni livello". E "ciò richiede l'impegno di tutti, dagli organi di vertice fino alle strutture operative periferiche, secondo la posizione organizzativa e il ruolo ricoperti". Le norme, per quanto "severe, chiare, incisive", afferma ancora il vice direttore della Banca d'Italia, "sono necessarie, ma non sono sufficienti perché la criminalità cerca costantemente nuove strade per riciclare i proventi della propria attività illecita sfruttando le opportunità consentite dalla globalizzazione e dall'innovazione tecnologica e finanziaria. Ciò richiede, da parte di tutte gli attori coinvolti, nazionali e internazionali, una elevata capacità di percepire ed analizzare strumenti, modalità e circuiti innovativi utilizzati dalla criminalità e di attivare un ampio e tempestivo scambio di informazioni. E' su questa linea", conclude Tarantola, "che si sta muovendo, non senza difficoltà, l'azione della Banca d'Italia - nella funzione di vigilanza e in quella, autonoma e indipendente di Uif - per la tutela dell'integrità del sistema finanziario".





Pubblicità postale, via libera agli scocciatori Il Garante della privacy protesta con il governo.


Il governo permette alle aziende di usare gli elenchi del telefono come indirizzari per inviare lettere promozionali. A meno che l'utente non si opponga espressamente. Pizzetti a Repubblica.it: "Le nostre cassette si riempiranno di posta indesiderata"


di ALESSANDRO LONGO

CHIUNQUE vorrà, potrà inondare legalmente le nostre buche delle lettere con chili di pubblicità spazzatura: tra le righe del decreto sviluppo, il governo ha dato libertà ad aziende e scocciatori di usare gli elenchi del telefono come indirizzari ai quali attingere per inviare comunicazioni non richieste. A meno che un utente non si opponga esplicitamente all'invio di materiale, la sua cassetta postale diventerà terra di nessuno. Una situazione allarmante, rispetto alla quale arriva la presa di distanza, autorevole, del garante per la privacy: "Noi siamo ovviamente contrari", dichiara a Repubblica.itFrancesco Pizzetti. "In questo modo, le cassette dei nostri domicili torneranno a riempirsi di posta indesiderata"

La brutta sorpresa è contenuta nel decreto sviluppo, giàal centro di polemiche 1 per la norma sulla privatizzazione delle spiagge. Il provvedimento approvato il 5 maggio estende alla posta cartacea le regole varate di recente 2 per il telemarketing. Significa: libertà di contattare a scopi pubblicitari chiunque non abbia preventivamente negato il consenso. Lo si può fare iscrivendo il proprio numero di telefono - e presto anche il proprio indirizzo di casa - al registro delle opposizioni - http://www.registrodelleopposizioni.it/.


La mossa del governo capovolge completamente la disciplina della pubblicità postale: fino a oggi era vietato spedire una lettera promozionale senza aver prima chiesto il consenso del destinatario. Una regola che aveva solo alcune eccezioni: era permesso il volantinaggio anonimo e le aziende potevano contattare per posta i propri clienti abituali, secondo le disposizioni del garante della privacy. Ma non si poteva cercare sull'elenco l'indirizzo di una persona e mandargli in busta, con il suo nome, la pubblicità.

Un sistema che, fa notare il Garante, aveva dato buona prova di sé: "Le aziende sostanzialmente avevano imparato a rispettare i nostri provvedimenti di divieto. Si era ridotta, negli ultimi anni, la quantità di posta nelle cassette e si era tornati a una situazione civile". Ma il governo ha reputato (per la posta così come già per il telefono) che il regime precedente (basato su consenso preventivo) fosse troppo rigido e penalizzasse la strategia commerciale delle aziende. Rischiando di ripristinare un malcostume che si credeva ormai superato.

Certo, l'utente può difendersi iscrivendo il suo nominativo al registro delle opposizioni. Una soluzione che presenta diverse criticità: innanzitutto perché si chiede comunque un azione dell'utente per essere escluso dal bombardamento pubblicitario (il cosiddetto opt-out), mentre per i consumatori sarebbe certamente preferibile non essere contattati senza espresso consenso preventivo (modalità opt-in). Ma soprattutto perché il registro, per ammissione dello stesso Garante, non sembra funzionare a dovere: "Questo strumento funziona con difficoltà e viene ampliamente violato dalle aziende", nota Pizzetti. "Molti utenti ci segnalano di ricevere telefonate pubblicitarie indesiderate anche se hanno negato il consenso".

Dalla Fondazione Ugo Bordoni, che gestisce il registro delle opposizioni, spiegano che questo strumento difende solo dalle chiamate basate sull'elenco telefonico. Non vieta invece alle aziende di telefonare a numeri iscritti in altri elenchi. Le telefonate importune potrebbero arrivare lo stesso perché l'utente vi ha dato il consenso, inavvertitamente, su un modulo firmato per esempio in un supermercato o nel negozio di un operatore. In questo caso, l'utente dovrebbe fare uno sforzo di memoria e contattare il soggetto a cui ha dato il consenso, per annullarlo. Ma al Garante risultano anche casi di persone che non avevano dato mai il consenso a nessuno, si erano iscritti al registro e hanno ricevuto lo stesso telefonate pubblicitarie. Del resto, il deterrente per le aziende sono solo le sanzioni del Garante, da 30 mila a 300 mila euro. Ad oggi, gli iscritti al registro delle opposizioni sono circa 400 mila, rispetto a 17 milioni di abbonati presenti in elenco.



Berlusconi, nuovo attacco ai pm «Meno poteri al Colle, più al premier».

E annuncia: «Nel prossimo consiglio dei ministri
la legge per aumentare il numero dei sottosegretari»

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. (Ansa)
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. (Ansa)
CROTONE - «Ora che ci sono le elezioni i pm di Napoli hanno chiuso le discariche, io porterei i rifiuti da loro in Procura» afferma il premier. «Siamo intervenuti con l'esercito - prosegue - speriamo sia l'ultima volta e che con queste elezioni torni il buon governo». Silvio Berlusconi sta parlando in una manifestazione elettorale a Crotone a sostegno della candidata del centrodestra al Comune Dorina Bianchi. Poi ha aggiunto: «La sovranità in questo momento, con questa malattia della democrazia, è dei pm della sinistra: questo noi non possiamo tollerarlo».

POTERI - Poi si è lanciato sull'assetto istituzionale di cui l'Italia avrebbe bisogno: «Bisogna cambiare la composizione della Corte costituzionale, cambiare i poteri del presidente della Repubblica e come in tutti i governi occidentali dare più potere al presidente del Consiglio e al Governo. Questa riforma è indispensabile e la presenteremo presto in consiglio dei ministri».

I SOTTOSEGRETARI- «Contro le critiche della sinistra che leggerete sui giornali, vi dico che è già pronta una legge che sarà portata al prossimo Cdm» per aumentare il numero dei componenti del governo. E ci sarà «un sottosegretario per ogni ministero. Noi siamo cinquantanove in tutto, mentre con Prodi erano più di cento».

LA SINISTRA - Il presidente del Consiglio non risparmia bordate alla sinistra e ai suoi leader. Prima li definisce «sempre incazzati» come effetto del vedere la propria faccia riflessa allo specchio del bagno la mattina. Subito dopo, il presidente del Consiglio dice che in realtà i leader della sinistra «non è che si lavino molto»: essendo «costretti a venire in Parlamento - spiega - devono andare in bagno e sono costretti a farsi la barba, ma non è che si lavino molto...».

INTERCETTAZIONI - Nel capitolo giustizia trova spazio anche l'argomento intercettazioni: «Chi non ha paura di essere intercettato quando alza il telefono? Ecco perché serve una legge. Le intercettazioni restano per i reati gravi ma non devono essere portate come prova nei processi perché queste possono essere tagliate, se ne può alterare il senso e puoi avere anche un computer che estrae solo alcune parole».

LA PROTESTA - Un centinaio di persone in gran parte studenti però protesta davanti al Palamilone, il palazzetto dello sport dove ha parlato Silvio Berlusconi. In particolare su un cartello si fa riferimento alla necessità della politica ambientale degli ex siti industriali e al fatto che sarebbero state dimenticate, da parte del Governo, le vittime dell'inquinamento. I giovani stanno attirando l'attenzione e sottolineano con fischi alcuni passaggi del discorso di Berlusconi, che è udibile dall'estero attraverso un maxischermo.

LA REPLICA DEI PM DI NAPOLI - Botta e risposta a distanza tra il presidente del Consiglio ed il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore. Malgrado la puntualizzazione odierna di Lepore sulle discariche sequestrate dai pm («in provincia di Napoli non ce ne sono, dunque non potremmo sequestrarne»), Berlusconi da Crotone ha di nuovo accusato i magistrati di avere aggravato l' emergenza in atto, aggiungendo: «Io i rifiuti li porterei da loro in Procura». Il capo dei pm napoletani, anche per mettere fine alla polemica, replica con una battuta scherzosa: «Non potrebbe portare i rifiuti da noi poichè finora la sede della Procura non è autorizzata come discarica».

http://www.corriere.it/politica/11_maggio_10/berlusconi-pm-napoli-sottosegretari_e11288b2-7b23-11e0-be08-e42815e8b082.shtml


Fusione fredda: Andrea Rossi promette 1 centesimo per 1 kWh con il suo E-Cat.


Andrea Rossi, inventore della presunta fusione fredda, ne è davvero convinto; in Grecia quando il primo reattore costruito sul prototipo dell’E-Catsarà pronto, il costo per produrre energia sarà irrisorio: 1 kWh costerà 1 centesimo di dollaro!

E non è il solo. Per l’impianto greco alcuni investitori sono pronti a mettere sul piatto oltre 200 milioni di euro; mentre negli USA sembra che la produzione industriale sia già iniziata e prima della fine dell’anno si passerà alla commercializzazione. Il prodigioso E-Cat in grado di convertire pochi grammi di nickel e idrogeno in preziosi kWh, secondo il suo inventore, segnerà l’inizio di una vera e propria rivoluzione energetica. Secondo Wikipedia, in data 6 aprile 2011 sarebbe stato addirittura concesso il brevetto dall’Ufficio italiano brevetti e marchi.

In molti sono ancora scettici sull’effettivo funzionamento del Rossi & Focardi Energy Amplifier, e purtroppo test universitari approfonditi, non potranno iniziare prima della fine dell’anno, quando l’Università di Bologna in primis, avrà la possibilità di studiare da vicino l’intero dispositivo.

http://www.notiziae.com/fusione-fredda-andrea-rossi-prometto-1-centesimo-per-1-kwh-con-il-suo-e-cat_4831/


Renatino, ci si sente tra 400 giorni.



Oggi è il 9 maggio del 2011: e Brunetta ha detto che entro la metà del 2012 – avete letto bene: tra un anno e 40 giorni – tutte le scuole della Repubblica saranno coperte dall’Wi-Fi.

Adesso io mi metto un bel memo sul frigorifero. E ci rivediamo tra 400 giorni.

No, perché a me questa politica di annunci roboanti a puri fini mediatici inizia un filo a rompere.

Allora, Renatino, sperando di godere entrambi di buona salute ci si risente il 30 giugno del 2012.

Senza scuse, eh?

PS. Quasi quasi il memo lo appiccico vicino a quello che ho appeso l’anno scorso per ricordarmi che entro il 2013 il governo avrà sconfitto il cancro.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/05/09/renatino-ci-si-sente-tra-un-anno-e-20-giorni/




Parlamentari all'asta - Marco Travaglio





Commissione Vergogna. - di Massimo Giannini.



Il Giorno della Memoria è diventato il Giorno della Vergogna. Solo in un Paese che ha perso il senso della sua Storia e delle sue istituzioni può accadere che la commemorazione dei magistrati caduti sotto il piombo del terrorismo e della mafia si trasformi nella criminalizzazione delle toghe cadute sotto i colpi del presidente del Consiglio. Le parole che Silvio Berlusconi è tornato a pronunciare davanti al Tribunale di Milano feriscono simbolicamente come pallottole. Ripetere che certa magistratura è un "cancro da estirpare", proprio davanti ai ritratti 1 di Emilio Alessandrini, Guido Galli e Giorgio Ambrosoli, non è solo un oltraggio alle vittime, ma è anche e soprattutto un messaggio ai "superstiti". La guerra del premier non è finita, e finirà solo con l'annientamento del "nemico". Questo significa il rilancio della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'operato dei giudici. Un atto di sfida, che in nessuna democrazia occidentale e normale troverebbe ascolto e cittadinanza, e che invece in Italia promana direttamente dal capo del governo.

Ora si scopre che un disegno di legge per l'istituzione della Commissione esiste già, ed è stato già depositato alla Camera il 4 febbraio scorso, ad opera di uno dei pasdaran del berlusconismo da combattimento, Giorgio Stracquadanio. La novità è che questa proposta di legge potrebbe essere messa in discussione a Montecitorio entro la fine di maggio. Con l'obiettivo di riscrivere la storia repubblicana, a partire da Tangentopoli, e di indagare sull'"uso politico della giustizia", come esige il presidente del Consiglio. "Ne ho parlato direttamente con lui", dice ora Stracquadanio, annunciando la concreta possibilità di accelerfare i tempi del dibattito. Sull'irresponsabilità e l'impudenza di questa iniziativa non c'è altro da aggiungere, dopo i duri moniti del Capo dello Stato. È chiaro a tutti che un'inchiesta parlamentare sull'operato della magistratura, se e quando dovesse partire, non approderebbe da nessuna parte, pena la completa distruzione del tessuto istituzionale e costituzionale che disciplina i rapporti tra i poteri dello Stato. Ma è altrettanto chiaro che Berlusconi, mentre utilizza l'invasione degli immigrati e la scossa all'economia come armi di distrazione verso l'opinione pubblica, intende usare la battaglia sulla giustizia come arma di intimidazione contro i pubblici ministeri.

Quelli che hanno indagato su di lui, nei processi Mills, Mediatrade e Mediaset. Quelli che indagano su di lui, nel processo Ruby. E quelli che potrebbero indagare su di lui, in chissà quali altri filoni di indagine. Sono tutti avvertiti. Il premier, investito della sacrale sovranità dal suo popolo fedele, può sospendere a proprio piacimento il principio di legalità per sottrarsi al suo giudice naturale. La sua forza di fuoco paralizza la legislatura da due anni e mezzo. Legge Alfano, legittimo impedimento, riforma della giustizia, ddl sulle intercettazioni, prescrizione breve, processo lungo. L'elenco delle leggi vergogna fatte o tentate mette paura. E potrebbe allungarsi ancora, se le amministrative di domenica prossima confermassero che il berlusconismo, ancorché in declino, non conosce tuttora alternative possibili. Un'eventualità che fa tremare i polsi, anche solo a immaginarla.



Previti radiato dall'albo degli avvocati . - di Francesco Machina Grifeo



La Cassazione conferma la radiazione di Cesare Previti dall'ordine degli avvocati. Al termine di una lunga vicenda giocata tra ricorsi e controricorsi, i giudici di piazza Cavour, con la sentenza 10071 (si legga il testo sul sito di Guida al diritto) hanno ritenuto legittima la misura più grave, sul piano deontologico, inflitta prima dall'ordine degli avvocati di Roma, e poi confermata dal Consiglio nazionale forense all'ex deputato di Forza Italia condannato in via definitiva per corruzione in atti giudiziari nella vicenda Imi-Sir.

Dalla interdizione alla radiazione
Il procedimento disciplinare era stato avviato nel 1999, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio da parte del tribunale di Milano. L'ordine contestava al professionista «gli stessi fatti che costituivano oggetto della imputazione nel processo penale». Il procedimento veniva poi sospeso in attesa dell'esito dell'indagine giudiziaria, fino al 4 maggio 2006 quando si è arrivati alla sentenza di condanna definitiva della Cassazione. A quel punto il Consiglio dell'ordine ha chiesto dapprima di dare esecuzione alla pena accessoria dell'interdizione dalla professione per 5 anni, così come disposta dai giudici. E, successivamente, con una delibera del 6 febbraio 200, ha riaperto l'istruttoria, al termine della quale ha irrogato la sanzione della radiazione dall'albo. A questo punto Previti è ricorso al Consiglo nazionale forense, che però lo ha respinto, e quindi in Cassazione. Ma la porta si è chiusa anche a piazza Cavour. Per la Suprema Corte, infatti, tutti motivi sollevati dalla difesa di Previti sono da respingere e il ricorso rigettato.

La vicenda
La VI Sezione penale della Corte di cassazione, il 4 maggio del 2006, a conclusione del processo Imi-Sir, aveva condannato Previti a sei anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari. L'accusa, ritenuta provata, è quella di avere pagato i giudici in modo da orientare la decisione delle sentenze. Con Previti vennero condannati anche Vittorio Metta (6 anni), ex magistrato, e gli avvocati Attilio Pacifico (6 anni e) e Giovanni Acampora (3 anni e 8 mesi).

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-05-09/previti-radiato-albo-avvocati-181826.shtml?uuid=AaTQ0gVD