martedì 17 novembre 2020

La pandemia e la riscoperta della rinuncia. - Tommaso Merlo

 

La pandemia ci sta costringendo a delle rinunce. Davvero non facile in un’era che ci spinge all’avere e al fare sempre di più. Più successo, più divertimenti, più potere, più visibilità, più soldi, più cose. Oggi “di più” è diventato sinonimo di “meglio”. Poi però siamo circondati da persone infelici o frustrate che inquinano il mondo d’odio o che devono attaccarsi a qualche dipendenza per tirare avanti. Qualcosa non torna. E questa pandemia potrebbe aiutarci a fare luce. Oggi tutti vogliono sempre di più ma una volta che hanno raggiunto i loro traguardi nel giro di poco ricominciano a guardarsi attorno per trovare il traguardo successivo. Come se in realtà più che di traguardi si trattasse di miraggi incapaci di soddisfare le loro vere esigenze e placare quel malessere che li affligge. Ma invece di rendersene conto, insistono nell’errore mirando al miraggio successivo per tutta la vita. Un iPhone, un viaggio, una posizione professionale, una vetrina. Tutta roba che non riescono nemmeno a godersi appieno perché perennemente proiettati al miraggio successivo. Prigionieri di un utopico domani passano il tempo a lagnarsi del come dovrebbe essere invece di godersi il com’è. Il brusco stop imposto dalla pandemia è un’occasione per riscoprire il bistrattato presente. Per fare il punto e capire quali sono i nostri reali bisogni e quali invece sono superflue futilità con cui ci intossichiamo la vita. In modo da smetterla di correre come criceti su una ruota. Illusi di arrivare da qualche parte mentre in realtà siamo rinchiusi dentro ad una gabbia di luoghi comuni. Inseguendo miraggi inculcati dai fatidici “altri”, dalle tendenze, da chi ha interesse a venderci qualcosa oppure che ci siamo messi in testa da soli rinnegando la nostra unicità. Per paura, per viltà, per pigro conformismo. Il brusco stop imposto dalla pandemia è un’occasione per riscoprire il piacere della rinuncia. Non solo a cose ma anche ad assurde pretese. Come quella di controllare tutto, compreso la propria vita. Programmando e prevedendo mentre in realtà brancoliamo nel buio. Come la pretesa di sapere tutto e di aver capito tutto mentre in realtà brancoliamo nel buio. Rinuncia a cose, a pretese ma anche a comportamenti. Rinuncia a scappare di continuo anche da se stessi, rinuncia al prevaricare gli altri ed avere sempre ragione, rinuncia a cercare un tornaconto in ogni situazione. Ma non una rinuncia imposta dalle autorità o dalla paura o da qualche interesse, ma una rinuncia volontaria, frutto di una scelta personale. Rinuncia anche di piccole cose, a portata di mano, per cominciare. In modo pian piano da disinserire il pilota automatico del proprio ego e riafferrare la cloche della propria esistenza. Riscoprendo come la rinuncia in realtà non tolga nulla ma al contrario dia moltissimo. Tutta roba che non si compra in qualche negozio. Tutta roba che non si ottiene su qualche palco e non si strappa nemmeno agli altri. Ma roba che si trova dentro di noi. E che migliora enormemente la nostra vita e la società in cui viviamo.

Tommaso Merlo

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2020/11/17/la-pandemia-e-la-riscoperta-della-rinuncia/

Virus e governo, arrivano i mistici della “visione”. - Antonio Padellaro

 

Nei dibattiti televisivi c’è sempre un momento in cui il più bravo sfodera l’argomento definitivo, l’arma letale, il poker d’assi servito: la Visione. Purtroppo, si obietta con aria grave e un po’ dolente, il governo Conte fa quello che può, improvvisa, si barcamena ma è privo di una Visione. A quel punto ammutolisco come quando il docente di Filosofia m’interrogava sulla critica della ragion pura. E mi coglieva in castagna sulla metafisica come scienza. Adesso come allora, digiuno della materia, mi arrabatto per cercare una definizione della miracolosa parola, e dopo avere escluso che si tratti della percezione degli stimoli luminosi, oppure del fenomeno mistico che percepisce fisicamente realtà soprannaturali celesti o diaboliche, trovo finalmente l’agognata spiegazione. Che traduco così: il governo Conte manca di una “idea” su come combattere la pandemia, di un “quadro complessivo”, di una “direzione di marcia”. Lo spiega bene Alessandra Ghisleri nel sondaggio pubblicato ieri su La Stampa: “La politica – oggi – agli italiani appare impreparata e senza visione (la Visione!, ndr) perché una delle caratteristiche angoscianti della crisi attuale è sicuramente l’incertezza su ciò che potrà accadere”. “Peraltro ogni decisione non appare mai limpida, chiara e trasparente e tutto ha sempre un velo di mistero, ad esempio la suddivisione per colore nelle tre zone rosse, arancio e giallo”. Può non sorprendere che per il 47,9 degli interpellati nella scelta cromatica “si è ceduto a ragioni politiche piuttosto che a un metodo scientifico basato su chiare analisi di dati aggiornati”.

Hanno tutto il diritto di pensarlo quei cittadini ignari che si sentono sballottati da un Dpcm all’altro (e di cui la Ghisleri ci fornisce la fotografia). Bisognerebbe spiegare loro che esistono i 21 parametri introdotti con decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza. Non hanno l’aria di essere il frutto di un “metodo scientifico”, e non sarà proprio l’“analisi dei dati aggiornati” a renderli così mutevoli? E allora non sarà forse che l’incertezza e la confusione di cui si lamentano giustamente gli italiani sia anche il frutto di un’informazione ipercritica, volubile, superficiale, che non sa (o non vuole) prendere posizione? Per cui un giorno i 21 criteri di valutazione sono troppi, e il giorno dopo si denuncia “il velo di mistero” e si dà la colpa a un metodo di valutazione misterioso, opaco, insufficiente? Il paragone che spesso si fa tra il Covid e la guerra non funziona. Le guerre sono sempre opera dell’uomo, esse possono sfuggire al suo controllo solo nell’ipotesi di un conflitto nucleare che, infatti, le superpotenze cercano di sterilizzare. Più calzante appare l’analogia tra virus e terremoti. Mentre ci si rialza da una tremenda prima scossa ecco che ne arriva una seconda più devastante ancora. E chi ci governa improvvisa, si barcamena, fa quello che può, naviga a vista tremando al pensiero di una terza scossa che potrebbe nuovamente distruggere quel poco che resta in piedi. Ecco perché quando sento parlare di Visione penso a un fenomeno mistico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/17/virus-e-governo-arrivano-i-mistici-della-visione/6006169/

Covid: 232 ispezioni del Nas nelle Rsa, irregolarità in 37.

 

Deferite all'autorità giudiziaria 11 persone.

Nell'ultima settimana, d'intesa con il Ministero della Salute, i carabinieri del Nas hanno realizzato 232 ispezioni presso strutture sanitarie e socio-assistenziali, quali Residenze Sanitarie Assistite e di lungodegenza, case di riposo, comunità alloggio, con la finalità di accertare la regolare attuazione delle misure di contenimento e prevenzione alla diffusione epidemica e individuare eventuali situazioni di insufficiente erogazione di servizi assistenziali e di mancato possesso dei titoli abilitativi professionali da parte degli operatori, propedeutici a episodi di omessa custodia e maltrattamento. In 37 strutture sono state riscontrate irregolarità, contestando, complessivamente, 59 violazioni, di cui 9 penali e 43 amministrative; sono state deferite all'autorità giudiziaria 11 persone e segnalate ulteriori 42. 


Finalmente ispezionano i lager per anziani.
Lo sapevano tutti, ma non si faceva nulla, bastava che qualcuno elargisse qualche "mancetta" e le irregolarità scomparivano come per magia.
Questo governo, che finalmente fa il suo lavoro, dà fastidio a molti, ed è per questo che i vecchi volponi, che sulle mancette ci hanno marciato a lungo, vogliono farlo cadere.
cetta.

In Lombardia basta che paghi 450 euro per “curarti a casa”. - Andrea Sparaciari

 

“Un tampone rapido a domicilio 75 euro; tre tamponi fatti nello stesso domicilio, solo 55”. È una delle offerte che da giorni i privati propongono ai sospetti Covid-positivi lombardi. Un odioso mercato della salute, raccontato già dal Fatto, e alimentato dall’inefficienza pubblica e dalla volontà di fare cassa dei gruppi privati. E così, al lombardo sfibrato da settimane di attesa di una chiamata dell’Ats per un tampone che non arriva mai, non resta che andare in Rete, scorrere i tariffari e fissare un appuntamento. Preparando i soldi. Per un molecolare naso-faringeo si va dai 125 euro di Multimedica, ai 120 del Centro Diagnostico Italiano, passando per i 90 di Auxologico e Gruppo San Donato, fino alla più “economica” Humanitas, 57 euro. E, siccome la sanità lombarda (“la ex migliore d’Italia”) oggi non riesce ad assicurare nemmeno uno straccio di visita domiciliare, ecco che ci pensa il privato, come raccontato ieri da Tpi.it. Il Gruppo San Donato propone un pacchetto su misura: con 90 euro assicura al paziente Covid un primo consulto medico da remoto – video o telefonico –, 15 minuti di visita. Con l’aggiunta di ulteriori 450 euro, fornisce una visita “specialistica” nella propria abitazione con tanto di esame del sangue, radiografia toracica, saturazione e referto finale. Eventualmente c’è la presa in carico, ma quella non rientra nel pacchetto, il cui pagamento comunque deve essere effettuato in anticipo.

Il San Raffaele offre cioè a pagamento ciò che ogni Usca assicura gratis a ciascun cittadino nelle regioni dove sono state attivate. Ma, siccome le Usca l’assessore Giulio Gallera non le ha attivate, in Lombardia ci si arrangia. Cioè si paga. Chi può. Chi non può pagare, attende. Una degenerazione estrema che ha fatto insorgere associazioni –Medicina Democratica che è tornata a chiedere il commissariamento della sanità lombarda – e le opposizioni. Il capogruppo M5S Massimo De Rosa presenterà oggi una mozione per chiedere un calmiere ai prezzi delle prestazioni dei privati, a partire dai tamponi. Pietro Bussolati del Pd aveva chiesto dieci giorni fa che test e tamponi fatti privatamente fossero rimborsati dalla Regione. Inascoltato.

E, intanto, il privato incassa. Non solo, il Pirellone ha anche deciso di riversare sulle loro strutture una serie di prestazioni non legate al Covid, sottraendole alle quelle pubbliche. Un esempio, la cardiochirurgia: con la delibera del 21 ottobre scorso (confermata il 2 novembre) è stata dirottata quasi in toto su San Raffaele, Policlinico San Donato e Monzino. Solo la cardiochirurgia dell’ospedale pubblico di Legnano resta aperta. Idem per l’oncologia, indirizzata in massima parte allo Ieo.

Ma perché questa operazione che lascia al pubblico i pazienti Covid e ai privati il resto (e una quota minoritaria di positivi)? Perché i conti dei privati non vanno bene: in parte perché il “turismo sanitario” da altre regioni si è praticamente azzerato; in parte perché per loro i pazienti Covid rappresentano una diminuzione degli incassi, visto che assicurano rimborsi più bassi. Molto meglio fare tamponi e vaccini a pagamento e continuare ad effettuare più operazioni possibile, compatibilmente col livello quattro di emergenza che ha quasi azzerato la chirurgia elettiva.

Un fenomeno che gli attuali vertici della sanità lombarda sembra non abbiano alcuna intenzione di arginare. Del resto, non è un mistero che per la campagna elettorale del 2018 Gallera ricevette erogazioni liberali proprio dalla galassia della sanità privata, come rivelato dal Fatto. Secondo la “Dichiarazione e rendiconto candidato Gallera Giulio”, tra i suoi sostenitori spicca la “Fondazione sanità futura”, la quale staccò un assegno da 10 mila euro. Il board di quella fondazione raccoglie i big della sanità privata, concorrenti sul mercato, ma uniti nella lobby: il presidente è il prof. Gabriele Pelissero, presidente del San Raffaele e vice presidente dell’Università Vita-Salute San Raffaele, nonché presidente Nazionale di Aiop, l’Associazione italiana di ospedalità privata. Vicepresidente è invece Dario Beretta, dg dell’Istituto Clinico San Siro (Gruppo San Donato) e attuale presidente di Aiop.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/17/in-lombardia-basta-che-paghi-450-euro-per-curarti-a-casa/6006139/