martedì 23 agosto 2011

Ufficio di collocamento Brambilla.


Con il ministro dieci tra i suoi fedelissimi beneficiati dai contratti pubblici

Non bastavano gli elicotteri. Non bastava l’Aci. Per amore della libertà il ministro del TurismoMichela Vittoria Brambilla ha piazzato nel suo dicastero gli uomini delle iniziative che da 3 anni porta avanti, con alterne fortune, per spingere l’ala movimentista del Pdl. Televisione, Giornale, Circoli, Promotori. Sempre di Libertà si tratta. Una decina di fedelissimi la segue in ogni avventura. E quasi tutti hanno trovato un posto pubblico.

Dalla fallimentare esperienza alla direzione della Tv della Libertà – nata e morta nell’arco di un anno e mezzo – viene ad esempio Giorgio Medail: una laurea in Architettura, direttore dei programmi in una televisione, la Telemilano degli anni ‘70, da cui nascerà Canale 5. E soprattutto il vanto di avere scoperto la giovanissima Brambilla e di averla portata sul piccolo schermo, con tanto di vestiti in pelle, nel lontano 1991, quando il futuro ministro è una giovane finalista di Miss Italia in cerca di gloria. Dai “misteri della notte” al ministero passano diversi anni, e ora Medail è dirigente della “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”, costituita con decreto della Presidenza del Consiglio del 30 settembre 2008. Incarico, questo, a cui alterna la conduzione di un programma radiofonico sui misteri d’Italia, ogni domenica su Rtl 102.5.

Ma Medail non è l’unico. Da decreto, infatti, la struttura può disporre della consulenza di “esperti”. Tra questi è possibile ritrovare la dottoressa Adele Cavalleri. Al pari di Medail, Cavalleri sa tutto di immagini, ma di turismo? Dopo 20 anni da direttore di produzione Mediaset, anche lei partecipa nel 2007 alla televisione fondata dalla rossa di Calolziocorte. Ora la ritroviamo come esperta di “rilancio dell’immagine” del nostro Paese, con un contratto da 35 mila euro. La stessa cifra percepita da Pierluigi Ronchetti, ex direttore dei programmi di Telemilano e per otto anni direttore di Sorrisi e Canzoni. Se non che, almeno, Ronchetti può vantare nel suo curriculum la passione per l’enogastronomia.
A completare la struttura poi, ci sono altri nomi sconosciuti ai cittadini. Per ritrovarli bisogna scorrere fino in fondo i titoli di coda delle trasmissioni della defunta tv della Libertà. Ad esempioValentina Zofrea e Loredana Maritato, un tempo segretarie di redazione del canale berlusconiano, e ora rispettivamente seconda e settima classificate nel concorso che il 5 luglio di quest’anno distribuisce 8 contratti a progetto per completare la struttura di rilancio dell’immagine del nostro Paese. Perché nel frattempo la struttura si è ingrandita, e in due anni e due decreti del presidente del Consiglio Berlusconi ha portato il tetto del personale da 10 a 15 unità. A Zofrea e Maritato vanno aggiunte Roberta Bottino e Nadia Baldi. Anche loro, dalla redazione della tv della libertà sono approdate al ministero del Turismo.

Ma non è finita. Per chiudere il cerchio bisogna aggiungere anche i nomi di Diletta Grella eNicola Fortugno. Leggendo i contatti sul sito e su facebook, i due sono a tutt’oggi i referenti di tutte le attività dei Promotori della libertà e da almeno un paio d’anni collaborano alle iniziative movimentiste di Michela Brambilla. Eppure, il nome della prima appare anche nella lista dei compensi elargiti da un altro dipartimento del ministero, quello per lo sviluppo e la competitività. Almeno fino ad agosto di quest’anno. Mentre il secondo, Fortugno, nello stesso periodo è sotto contratto sia con il ministero che con Promuovitalia, Spa a capitale pubblico che opera per conto del ministero stesso. Che cosa facciano non è certo. I documenti parlano di generica “collaborazione per la strategia di promozione, valorizzazione e comunicazione, anche a livello mediatico, dell’immagine Italia e della sua offerta complessiva”.

Altrettanto misconosciuto è il contributo dato da strutture e ministero al rilancio del Paese. Tra le iniziative, oltre al “sorriso dell’accoglienza”, il baffo tricolore che sfila sotto il famigerato logo Magica Italia, spunta ad esempio l’iniziativa di Turisti a quattro zampe (www.turistia4zampe.it) portale dedicato a facilitare il viaggiatore che vuole portare con sé il proprio animale domestico. Creatore del sito è Luca Moschini, con la sua Viamatica Srl di Piacenza. La passione del ministro per gli animali del resto è nota. Per questo ha creato un altro sito-campagna www.lacoscienzadeglianimali.it e fondato la Leida, www.leida.it, la Lega italiana per la difesa degli animali. Anche in questi casi la produzione è affidata a Viamatica, così come per il sito personale del ministro, il sito dei Circoli e quello dei Promotori della Libertà.

Ma chi è Luca Moschini? Alla fine del 2007, fonte il Giornale della Libertà della stessa Brambilla, Moschini è presidente regionale dei Circoli in Emilia Romagna. Nel 2008 viene candidato in Veneto dal Pdl. E trombato. Oggi, però, stando alle cronache delle iniziative nel nostro Paese fornite dall’Agenzia nazionale per il turismo (Enit), Moschini è anche consigliere del ministro (insieme ad Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”). O come si definisce lui sul suo profilo professionale in rete: Ict advisor at Ministry of tourism. Cioè: è a un tempo consigliere, fornitore del ministero e fornitore nei progetti personali – si spera pagati in proprio – della signorina Brambilla. I tre volano assieme a Shanghai, nel giugno di quest’anno, per presenziare all’inaugurazione, guarda caso, di un altro sito internet destinato ai turisti cinesi nel Belpaese:www.yidalinihao.com. Yidali Ni hao, letteralmente: Italia, ciao. Niente di particolarmente interessante: spiegazioni sullo shopping e una paginetta di testo per ogni regione. In più, la pregevole descrizione dell’Italia, terra prediletta del golf, sport tanto caro al ministro. Ma chi ha fatto il sito? Interrogando la rete il risultato è curioso: il dominio è intestato a Caterina Cittadino, capo del dipartimento per lo sviluppo del turismo. Ma nella registrazione, datata 14 aprile 2010, la signora Cittadino risponde ad un indirizzo (info@viamatica.it) intestato, ancora una volta, al signor Moschini.

di Fabio Amato e Luigi Franco

Il ministro Brambilla ci ha preso gusto. Nuova querela contro Travaglio.


La rossa di Calolziocorte non ha gradito l'editoriale del vice direttore del Fatto Quotidiano in cui si criticava la scelta di citare in giudizio il giornale servendosi dell'avvocatura dello Stato, cioè a spese dei cittadini. E così, si legge sul sito del Giornale, ha annunciato un'altra azione legale. La quarta contro il Fatto, di cui tre per lo stesso argomento.

Ci risiamo. Vietato nominare il ministro del TurismoMichela Vittoria Brambilla. Altrimenti lei se la prende e querela. Anzi, querela sulle querele. Non è un gioco di parole: il ministro – racconta infatti il Giornale – ha annunciato azione legale controMarco Travaglio per l’editoriale pubblicato domenica sul Fatto Quotidiano in cui raccontava le vicende legate alla citazione precedente.

E con questa siamo a tre. Anzi quattro, se si conta anche quella che ci è stata promessa (contro il Fatto e contro Repubblica) per avere osato riportare i giudizi poco lusinghieri espressi sul ministro da Bisignani. Ricapitolando: una citazione (en attandant) per le parole di Bisignani. Un’altra (500mila euro di richiesta) per avere parlato della gestione Aci, dei viaggi in elicottero e delle assunzioni al ministero del Turismo promossa personalmente dal ministro. Una terza, patrocinata dall’Avvocatura dello Stato– e quindi, vale la pena di ricordarlo, pagata dai cittadini – per difendere gli stessi consulenti, nel nome di una “danno d’immagine” alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia. Cioè due querele sullo stesso tema.

Il “danno” sarebbe stato procurato denunciando un semplice fatto: i consulenti del ministero arrivano quasi tutti dalla Tv delle Libertà, rete televisiva creata dalla stessa Brambilla e fallita dopo appena un anno di attività quando era soffocata da 14,5 milioni di euro di debiti (pagati poi da Forza Italia). Alcuni di loro lavorano contemporaneamente per il ministero e per le strutture movimentiste della stessa Brambilla. Vero? Sì. Documentato? Altrettanto. Ma al ministro non è andata giù e ha promosso le due cause.

E qui cade la quarta citazione. Alla Brambilla infatti non è piaciuto l’editoriale del vice-direttore del Fatto pubblicato sull’edizione di domenica. Motivo? Non è vero, si spiega sul sito del Giornale, che il cittadino Brambilla si fa difendere a spese dei contribuenti, perché quella denuncia (la numero tre) è una causa del ministero. Non sua. Quindi, bolla impietoso il quotidiano di via Negri, quella di Travaglio è “l’ultima bufala”.

Vale la pena di ricostruire con un sillogismo piuttosto semplice l’intero circolo vizioso: Premessa A: il ministero del Turismo cita il Fatto Quotidiano. Premessa B: il ministro è Michela Vittoria Brambilla. Sintesi: chi ci ha fatto causa? Proprio lei, tanto che la querela era da tempo annunciata. Almeno da Natale, quando il ministro dettò alle agenzie tutta la sua rabbia e citò specificamente l’Avvocatura dello Stato.

L’obiezione possibile è altrettanto semplice: la struttura pubblica ha tutto il diritto di difendersi. E l’Avvocatura dello Stato è l’organo preposto. Vero, se non fosse che le critiche rivolte dal Fattoerano tutte per il ministro e per la sua gestione della struttura pubblica: il Fatto accusa la Brambilla di avere fatto un torto allo stesso ministero che conduce, mettendovi a capo le persone (lei in testa) responsabili di un fallimento da 14,5 milioni di euro. Il Fatto critica e contesta la legittimità di dare ruoli pubblici a persone impegnate – privatamente – nelle iniziative del ministro. E non accusa la struttura in quanto tale. Semmai la difende.



Anziché i piccoli Comuni, chiudete la buvette: costa uguale.


«Avevamo chiesto i tagli della politica: i tagli però, non i ragli». Dalla sua rubrica quotidiana su “La Stampa”, il 22 agosto Massimo Gramellini attacca la demenziale cancellazione dei piccoli Comuni, preziosi sportelli a disposizione del territorio, spesso l’ultimo presidio di democrazia partecipativa controllato direttamente dai cittadini-elettori senza l’ingombrante mediazione dei partiti e dei loro onnipresenti carrieristi. «Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni», che per Gramellini rappresentano «il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi, il suo apparato cellulare, l’unica istituzione in cui l’italiano medio si riconosca».

Un provvedimento di tale portata – aggiunge l’opinionista, “spalla” di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” – avrebbe dovuto essere il frutto di un restauro Massimo Gramellinicomplessivo dell’architettura dello Stato, invece da noi le riforme vengono fatte così: una alla volta, a rate, come capita: «Penso ai poveri sindaci dei paesi del mio Piemonte, costretti a decrittare il proprio destino dalla lettura impervia di un decreto scritto di corsa e male». E per giunta nel deserto di Ferragosto, con i prefetti in ferie che non possono neanche dare delucidazioni. «Si è capito che i Comuni sotto i mille abitanti dovranno consorziarsi con quelli adiacenti per raggiungere la fatidica quota cinquemila, ma poi si scopre che non è esattamente così», visto che resteranno in piedi i mini-Comuni totalmente isolati, non confinanti con altre mini-entità con le quali accorparsi.

E’ il caos all’italiana, che in un momento di tagli drammatici, senza precedenti nella storia, non esita a sparare – a casaccio – sui piccoli centri di montagna, quelli che più di altri si rivelano indispensabili al territorio. Sarà che da noi «ogni regola ha cento eccezioni», come sempre, e magari «al Sud la mafia si appresta a sfruttare queste fusioni a freddo per mettere direttamente le mani sugli apparati pubblici». Bene, anzi male. «Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso deiComuni? Sei milioni di euro», scrive Gramellini, «su una manovra di 50 miliardi». Ovvero: «Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoliComuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi».

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Cambio al vertice di S&P, arriva Peterson Sostituisce il presidente Deven Sharma


Una sede di Standard&Poor

ROMA - Standard & Poor's, l'agenzia che ha recentemente tagliato il rating della tripla A agli Stati Uniti, sostituirà il presidente Deven Sharma con l'ad di Citibank Douglas Peterson. Sharma, annuncia una nota riportata dall'agenzia Bloomberg, lascerà alla fine dell'anno per "cogliere altre opportunità". Peterson assumerà la carica a partire dal 12 settembre, quando Sharma passerà a occuparsi, per i pochi mesi che lo separano dall'uscita definitiva, di revisione delle strategie. "S&P - dice nella nota McGraw-Hill, il gruppo che controlla l'agenzia di rating - continuerà a definire rating che siano comparabili, lungimiranti e trasparenti".

Il cambio al vertice avviene poco più di due settimane dopo la decisione del 5 agosto, quando con la clamorosa riduzione del rating sugli Stati Uniti da AAA ad AA+, l'agenzia ha provocato un terremoto sulle Borse e scatenato le proteste del governo americano, con tanto di inchiesta avviata dal Dipartimento di giustizia. Non è detto, tuttavia, che l'addio di Sharma e l'arrivo di Peterson siano legati al taglio del rating degli Usa o alle indagini in corso: secondo fonti dell'agenzia Bloomberg, infatti, Peterson era stato contattato da McGraw-Hill già lo scorso marzo e anche il Financial Times, che per primo ha anticipato la notizia, riferisce che non ci sarebbero collegamenti con l'attualità più stretta. Dietro le quinte, infatti, si consuma lo scontro tra gli azionisti di McGraw-Hill, che dal 5 agosto ha perso in Borsa l'11%, quasi il doppio rispetto al listino generale. Jana Partners e il fondo pensione degli insegnanti dell'Ontario, che insieme controllano il 5,2% del capitale, proprio ieri hanno presentato un piano per dividere il gruppo in quattro. Peterson, 53 anni, è in Citigroup da 26 anni e, tra il 2004 e il 2010, ha guidato la divisione giapponese della banca americana.

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