Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 20 marzo 2013
Andrea Scanzi
C'è questo giochino in atto di zimbellare il parlamentare grillino.
Soprattutto in Rete.
Se hanno una pulce, diventa un tumore.
Lo capisco e in parte è giusto.
Si ergono a superiori e per questo stanno sulle palle a molti.
Giusto sfottere chi casca nello scherzo telefonico di un finto Vendola (Campanella), chi scrive "siamo in streaming su La Cosa da Monte Citorio" (Fico) e chi si vanta (poi scusandosi) di non avere salutato la Bindi (Rostellato, la stessa che non sa cos'è la BCE).
Scrivo anch'io, ogni giorno sul Fatto, che sono ragazzi inesperti.
La loro comunicazione è debole e il monologo di ieri in conferenza stampa non mi è piaciuto (per niente).
Poi però mi vengono dei pensieri odiosamente diversi dalla intellighenzia rosicante-dominante.
Tipo che le discussioni e i pianti di sabato, quando si è trattato di votare il Presidente al Senato, denotano una passione autentica per la politica.
Tipo che sono ragazze e ragazzi sinceri, magari ingenui, ma onesti e molto meno impreparati di quanto si creda (guardate cosa fanno nei Comuni e Regioni in cui sono).
Tipo che, senza loro e il M5S, col cazzo che in Sicilia avrebbero abolito le Province.
Tipo che, senza loro e il M5S, col cazzo che avremmo avuto la Boldrini (Grasso mi piace molto meno) e col cazzo che potremmo avere quel governo sognato di cui tanto abbiamo bisogno.
Tipo che, se negli ultimi 20 anni avessimo avuto più grillini e meno Orfini e Moretti, Gelmini e Carfagna, non saremmo nella merda in cui siamo. Io, a queste ragazze e ragazzi, guardo con rispetto.
E continuo a pensare che siano una risorsa - forse l'ultima - per la politica di questo paese.
Uno stimolo, un pungolo.
Imperfetti e manichei quanto volete, ma senza di loro avremmo ancora lo schifo che abbiamo avuto.
Per troppo tempo.
E in parte abbiamo ancora.
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=629381297078202&id=226105204072482
Parigi, perquisita la casa della Lagarde. - Giordano Stabile
Il direttore dell’Fmi sospettato di aver favorito Bernard Tapie nel contenzioso con la banca Credit Lyonnais. L’ex patron del Marsiglia ottenne 403 milioni di euro.
La casa parigina del direttore generale del Fondo Monetario internaziona (Fmi), Christine Lagarde, è stata perquisita oggi dalla polizia.
Gli inquirenti hanno agito su ordine del tribunale che sta indagando sullo scandalo finanziario che, nel 2007, coinvolse l’ex finanziere Bernard Tapie e il Credit Lyonnais. Lagarde, allora ministro dell’Economia del presidente Nicolas Sarkozy, è stata coinvolta nelle indagini per un presunto abuso di potere.
Il contenzioso tra l’uomo d’affari marsigliese Bernard Tapie e la banca Credit Lyonnais (Lcl), di proprietà pubblica al tempo dei fatti contestati. Si vuole verificare se la decisione, da parte della Lagarde, di affidare la sentenza sul caso a un tribunale arbitrale e non a uno ordinario, sia stata legittima o un abuso di potere.
Il caso riguarda la consulenza che la banca diede all’uomo d’affari per la vendita del marchio Adidas, negli anni Novanta, e in particolare il fatto che l’istituto prima acquistò la società da Tapie, per poi cederla a un prezzo più elevato. Nel 2008, il tribunale arbitrale aveva riconosciuto a Tapie un risarcimento di 403 milioni di euro.
Compravendita, Caforio: “Non so perché Di Pietro non ha tirato fuori il nastro incriminato” - Nello Trocchia
“Registrai il colloquio con Sergio De Gregorio mentre mi offriva soldi per passare al centrodestra. Insieme al collega dell’Idv Nello Formisano, consegnai il nastro all’allora ministro e leader del mio partito Antonio Di Pietro”.
L’ex senatore Giuseppe Caforio ricostruisce i fatti dell’inverno 2007 quando, registratore alla mano, confezionò la prova regina dell’inchiesta sulla compravendita di parlamentari da parte di Silvio Berlusconi. Di quella cassetta, però, non c’è traccia. Nel novembre 2011, quando scoppiarono i casi Scilipoti e Razzi, Caforio non si capacita del silenzio sulla vicenda. “Non capivo perché Di Pietro – racconta al fattoquotidiano.it – non tirasse fuori quella storia, avrebbe dimostrato che nel nostro partito c’erano anche altre persone coinvolte”. Caforio rivela che prima dell’incontro con De Gregorio era andato a pranzo, nelle settimane precedenti, con il senatore di Forza Italia Antonio Tomassini: “Non ci fu nessuna proposta indecente. A pranzo mi disse che gli era stato chiesto di farmi incontrare il presidente Berlusconi. ‘Se fai un segno positivo – mi disse Tomassini – tra 5 minuti lui viene’”. Caforio rifiuta. Poco dopo arriva la proposta di De Gregorio che fu oggetto di registrazione. Una cassetta, il cui destino è sempre più avvolto dal mistero.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/03/20/compravendita-caforio-non-capisco-perche-di-pietro-non-ha-tirato-fuori-nastro-incriminato-2/225433/
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