venerdì 28 febbraio 2020

Caro Fontana, il tuo selfie da psicosi è un insulto all’Italia che affronta il virus con dignità. - Luca Telese



La mascherina dell’ottusità, e il sorriso amaro del buonsenso. Se servivano dei simboli antitetitici e solari, per consegnare agli atti della storia la più grande epidemia di psicosi social che il mondo ricordi, oggi i giornali ce ne regalano due che sembrano fatti apposta per viaggiare insieme: la foto acchiappaclick e suicida del governatore Attilio Fontana, e l’intervista della donna guarita dal virus.
La prima, purtroppo, farà il giro del mondo e diventerà un nuovo colpo per la già martoriata economia Lombarda: un karakiri-selfie. La seconda è la vera reazione dell’Italia civile.
Una donna semplice, seria, che non vanta lauree in epidemiologia e spiega: “Noi saremo anche ignoranti, ma qualcuno ha soffiato sul fuoco della nostra ignoranza”.
Ma partiamo da Fontana: Milano è diventata una ghost town, la settimana della moda è stata distrutta, i negozi chiudono, tutti spiegano che bisogna trasmettere messaggi che rassicurino la popolazione, per la prima volta nella storia la fila alla stazione centrale la fanno i taxi, e non le persone, e lui cosa fa?
Dopo la scoperta della positività della sua collaboratrice, decide di auto-immortalarsi con la mascherina sul viso (forse ignaro, fra l’altro, che tutti i medici spiegano che coprirsi la bocca sia molto meno importante di lavarsi le mani).
Cosa avrebbe dovuto fare Fontana? Probabilmente nulla, avrebbe arrecato meno danno. O, se proprio voleva, farsi riprendere mentre beve un flacone di amuchina (che almeno serve a qualcosa): ma la sindrome dei pieni poteri ha travolto anche gli insospettabili, ha reso visibile la grana grossa dei piccoli governatori-Stramanore (sia di destra che di sinistra, ovviamente, vedi il caso delle Marche) e allora ecco questa pubblica esibizione di narcisismo virale.
Passiamo alla signora, invece. Dopo la morte di Adriano Trevisan, il primo decesso italiano che ha avuto come concausa il coronavirus, era stata subito sottoposta al tampone.
Sul Corriere della Sera, la penna arguta di Marco Imarisio ci regala la sua testimonianza, che purtroppo per ora resterà anonima: la donna è di Vo’ Euganeo, si sottopone spontaneamente alla prova per tranquillizzare quelli che ha intorno: “Mi guardavano come se avessi sputato il virus nel caffè. Tranquilli, ho detto ai miei amici, non ho sintomi, sarà negativo”.Invece, purtroppo, risulta positiva. I medici la ricoverano, per scrupolo. E lunedì mattina – come ci racconta Imarisio – è già tornata a casa, in “isolamento domiciliare fiduciario”: ovvero una quarantena autoimposta di 14 giorni. La sua degenza è durata appena un giorno e mezzo.
Chissà cosa avrebbe fatto, questa donna di 47 anni, se avesse avuto la febbre mediatica di Fontana: probabilmente un film. Invece, la prima persona dimessa dopo una diagnosi che le assegnava una infezione da virus Covid-19 ci regala la più grande lezione di intelligenza applicata alla crisi: “Sono solo una persona che è andata a casa, come faranno presto tanti altri. Svegliamoci ragazzi, che ci stiamo facendo del male da soli”.
Imarisio le chiede cosa le abbiamo detto i medici, e lei risponde così: “Quel che le sto dicendo io. Gli anziani devono stare più attenti, gli altri facciano attenzione a non pestarsi i piedi, a tenersi a distanza”.
Poi, quando il giornalista del Corriere della Sera chiede cosa pensi della paura che si è diffusa nel nostro paese esplode: “Ma di cosa? È una influenza, mica muori, se non sei già malato. Mi sembra che siamo diventati tutti scemi”.
La signora, che dice di essere “vecchio stampo”, e di frequentare poco i social, racconta di averlo fatto, come pena aggiuntiva, durante la degenza e spiega: “Mi ha colpito il video di un signore con la mascherina. Sembrava in panico, diceva che ci infetteremo tutti…”.Finché: “A un certo punto si è tolto la mascherina. E ha detto di essere un malato di cancro, a cui resta un mese di vita. Noi, diceva, andiamo via nell’indifferenza generale, senza rompere i c… a nessuno, mentre voi state impazzendo per questa cosa qui. Ma non vi vergognate? chiedeva. Secondo me, ha ragione lui. Un po’ ci dovremmo vergognare”.Poi ci spiega due o tre cose che farebbero bene al governatore Fontana: ”Ero positiva, ma senza neppure una linea di febbre. Appena arrivata mi hanno fatto un flebino, di zucchero liquido. Per precauzione, dicevano”.La profilassi? “L’ unica medicina me la sono data io. Avevo mal di testa, per tutto questo casino, e ho chiesto se potevo prendere un Moment che avevo in borsa. Fine”.
Poi l’ultima verità: “Se non fosse morto il povero Adriano, se fossimo andati lunghi, non avrei saputo di essere positiva. E come me, tanti altri. Non credo sarebbe cambiato nulla”.
Alla fine la signora ci regala l’ultima grande lezione civile della sua intervista: “Se la gente non ragiona con la sua testa e si fa guidare come un gregge, è inevitabile. Ma poi si stancheranno di andare in un altro paese. Quando sarà il momento, le cose torneranno alla normalità. Anche se non ce lo meritiamo”.
Imarisio ha incastonato in una pagina la più bella e sana testimonianza che riceveremo in questi giorni di follia collettiva: da far leggere ad alta voce nelle stazioni deserte, nelle aziende chiuse, sui treni vuoti. Mi viene voglia di baciarla, questa signora. E di chiedere all’ansiogeno governatore Fontana, visto che è a buon punto – già che c’è – di imbavagliarsi da solo.


https://infosannio.wordpress.com/2020/02/27/caro-fontana-il-tuo-selfie-da-psicosi-e-un-insulto-allitalia-che-affronta-il-virus-con-dignita/

Intercettazioni, la Camera approva: è legge. Il ministro Bonafede: “Potenziato lo strumento di indagine e garantita la difesa privacy”.

Intercettazioni, la Camera approva: è legge. Il ministro Bonafede: “Potenziato lo strumento di indagine e garantita la difesa privacy”

Tensione in Aula durante le dichiarazioni di voto. Per Forza Italia è un provvedimento liberticida. Malumori nella maggioranza dopo che la deputata 5 stelle ha letto le conversazioni di Emanuele Buzzi finite agli atti delle indagini su Mafia capitale. Mentre dopo l'intervento di Sgarbi contro la deputata Occhionero sono dovuti intervenire i commessi per riportare ordine nell'assemblea.
La Camera ha approvato in via definitiva il decreto sulle intercettazioni che è ora legge. I voti a favore sono stati 246, 169 invece i “no”. A 48 ore dalla scadenza, è diventato legge il decreto sulle intercettazioni. Sul provvedimento martedì scorso il governo aveva chiesto e incassato la fiducia (304 voti a favore, 226 contrari e un astenuto). In un primo momento l’opposizione aveva annunciato ostruzionismo. Poi è arrivata la tregua raggiunta in cambio dell’approvazione rapida del decreto sul coronavirus, grazie al compromesso sui tempi suggerito dal presidente della Camera Roberto Fico. Presente in Aula al momento dell’approvazione anche Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia: “La legge appena approvata potenzia le intercettazioni come strumento di indagine ma nel contempo garantisce una difesa solida della privacy. È stato trovato un buon punto d’equilibrio per cui ringrazio tutte le forze di maggioranza”.
Protesta ancora Forza Italia che parla di un provvedimento liberticida. Nel mirino, soprattutto le norme sull’uso del trojan, il captatore informatico che viene inserito nei cellulari e negli altri dispositivi mobili. Attimi di tensione si sono registrati anche all’interno della maggioranza. Secondo alcune ricostruzioni infatti, le parole della deputata M5s Elisa Scutellà, hanno provocato i malumori di Pd e Italia viva. Intervenendo in dichiarazione di voto, la deputata ha infatti letto uno stralcio delle intercettazioni di Salvatore Buzzi tratte dall’inchiesta “Mafia Capitale”. Un intervento che avrebbe fortemente irritato i partner della maggioranza. “E’ un intervento da buttare… Vai a citare proprio le intercettazioni di una persona che i nostri avversari identificano come un ‘nostro’ uomo? Non si fa così…”, ha dichiarato il deputato dem Franco Vazio. Nemmeno tra i 5 stelle, le parole della deputata sono state accolte positivamente e c’è chi si è lamentato contro la scelta comunicativa di pungere un alleato di governo cavalcando una vecchia battaglia.
Ma non è stato l’unico intervento che ha provocato malumori. Poco prima del voto finale sul decreto, i commessi si sono dovuti precipitare al centro dell’emiciclo per evitare scontri che sembravano scoppiare. A innescare la miccia è stato Vittorio Sgarbi, che è intervenuto per ultimo, per una dichiarazione di voto a titolo personale, durante il quale ha attaccato sul piano personale la deputata Giuseppina Occhionero, cosa che ha suscitato le proteste dei gruppi di maggioranza. Occhionero è indagata con l’accusa di falso nell’ambito dell’inchiesta sul suo ex collaboratore Antonello Nicosia, arrestato a novembre. Dopo l’intervento del deputato è iniziato un botta e risposta con Sgarbi che replicava a microfono spento ai deputati. A questo punto alcuni parlamentari si sono avvicinati a Sgarbi, il che ha spinto l’ufficio di presidenza a far intervenire i commessi che sono intervenuti prontamente, evitando possibili scontri.
Nel merito del provvedimento si può dire che il decreto ha modificato la riforma Orlando del 2017, anche escludendo che il giornalista che pubblica le intercettazioni, possa essere incriminato. Tra le modifiche introdotte al testo varato dal Consiglio dei ministri a dicembre, c’è il rinvio di altri due mesi dell’entrata in vigore della riforma. Sarà operativa quindi dal primo maggio. L’obiettivo è dare tempo alle procure per avere attrezzarsi con i nuovi strumenti previsti, come l’archivio digitale delle intercettazioni. Ecco le principali novità.
PM SELEZIONERA’ INTERCETTAZIONI: ora sarà il magistrato, e non più la polizia giudiziaria, a valutare quali colloqui sono rilevanti per le indagini o meno. Toccherà a lui anche vigilare ché nei verbali non siano riportate espressioni che ledono la reputazione di singole persone o dati personali (“salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini”). Com’era prima della riforma del 2017, verbali e registrazioni saranno trasmessi immediatamente al pm, che li depositerà entro 5 giorni. I difensori potranno esaminare gli atti e ascoltare le registrazioni.
USO DEL TROJAN: sarà possibile usare il trojan non solo per i reati contro la pubblica amministrazione commessi dai pubblici ufficiali, ma anche dagli incaricati di pubblico servizio e puniti con la reclusione oltre 5 anni. E le intercettazioni potranno avvenire anche nei luoghi di dimora privata (come previsto già dalla Spazzacorrotti per i pubblici ufficiali), “previa indicazione delle ragioni che ne giustificano l’utilizzo”.
USO IN ALTRI PROCEDIMENTI: i risultati delle intercettazioni possono essere usati in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposti, solo se sono “indispensabili” e “rilevanti” per l’accertamento dei reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza e di quelli di particolare gravità indicati tassativamente dall’articolo 266 del codice di procedura penale. Il requisito dell’indispensabilità è necessario anche per le intercettazioni fatte con il trojan. Si tratta comunque di una previsione più ampia della sentenza delle sezioni unite della Cassazione che ha ammesso l’uso degli esiti dei colloqui intercettati con il captatore informatico, solo se si tratta di un reato connesso a quello per cui si sta procedendo.