domenica 29 novembre 2009

Partecipatissima assemblea a Giurisprudenza:) Ed informazioni per tutti...

Marcello Capetta 29 novembre alle ore 18.54

Care amiche e cari amici, solo per dirvi che ieri l'aula magna di Giurisprudenza era affollatissima. Tantissimi cittadini e numerose associazioni hanno avviato un importante confronto per scegliere insieme la strada da intraprendere.
Cresciamo giorno dopo giorno e moltissime persone cominciano a credere nel nostro progetto. Unitevi anche voi! Unendo le minoranze invisibili di questa Città, possiamo davvero creare un'alternativa.....
Siamo già tanti, ma non basta! PARTECIPATE IN PRIMA PERSONA SENZA DARE PIU' DELEGHE A NESSUNO.......VI INOLTRO DEI LINK, IN MODO CHE CHIUNQUE VORRA' POTRA' INFORMARSI SU CIO' CHE STIAMO FACENDO...L'ARTICOLO DE "LA REPUBBLICA" SULL'ASSEMBLEA E SUL DOSSIER AMIA.

http://www.facebook.com/photo.php?pid=30933871&id=1181883425

UNA NOTA CHE RIPORTA LA POESIA CHE L'AMICA LINA HA DEDICATO AL MOVIMENTO "MUOVI PALERMO"

http://www.facebook.com/notes/marcello-capetta/una-poesia-dellamica-lina-dedicata-al-movimento-muovi-palermo/214644888131

IL GRUPPO FACEBOOK DI MUOVI PALERMO, CON ARTICOLI, VIDEO, DENUNCE, INCHIESTE

http://www.facebook.com/group.php?gid=161445152341&ref=ts

UNA NOTA DELL'AMICO SERGIO CHE CONTIENE UNA PROPOSTA CHE RENDEREMO OPERATIVA A PARTIRE DALLA PROSSIMA SETTIMANA.

http://www.facebook.com/note.php?note_id=188036714532&id=1212723753&ref=mf

RICORDO INOLTRE A TUTTE/I CHE QUESTI MESSAGGI PARTONO IN AUTOMATICO VERSO TUTTI GLI ISCRITTI. CHIUNQUE NON VOLESSE RICEVERE PIU' COMUNICAZIONI, PUO' CANCELLARSI DAL GRUPPO.CHI, INVECE, HA LA VOLONTA DI RIMANERE IN CONTATTO CON NOI, PUO' CONSULTARE ANCHE IL SITO:

WWW.MUOVIPALERMO.

COMGRAZIE A TUTTI. A CHI C'ERA ED A CHI NON C'ERA. SPERANDO DI ESSERE ANCORA DI PIU' LA PROSSIMA VOLTA.

La squadra di Muovi Palermo...

GIORGIO GABER Gli Omini - La presa del potere 1973

Descrizione perfetta dei politici attuali.

sabato 28 novembre 2009

Il 4 ottobre 2009 è nato il Movimento di liberazione Nazionale

venerdì 27 novembre 2009

per non dimenticare..........



Tira una brutta aria un rete. L'amico blogger byoblu consiglia di fare un backup del suo ultimo articolo.
Obbligato.

C’era un tempo in cui gli amici non erano amici, e non mangiavano più nello stesso piatto.

C’era un tempo in cui un partito accusava un imprenditore del nord di avere edificato il suo impero con i soldi della mafia. C’era un tempo in cui un direttore di giornale decise che era giunto il momento di dare a tutti una lezione di giornalismo.

Quel tempo era mercoledì 8 luglio 1998. Quel direttore era Max Parisi, alla guida de La Padania, l’organo di partito della Lega. Gli amici che non erano amici, erano Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Il partito era la Lega Lombarda e l’imprenditore del nord accusato di essere mafioso era proprio Silvio Berlusconi (lo so, non l’avreste mai detto). La lezione di giornalismo, invece, consisteva in una serie di domande per chiedere conto a Silvio Berlusconi del suo passato e del suo presente imprenditoriale. Il titolo era “Berlusconi Mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo”. Ma le domande pubblicate erano solo 10. L’undicesima, la domanda che non c’era, nessuno la conobbe mai. Forse perché giorno venne che i due ex-amici, poi divenuti nemici, d’improvviso fecero inspiegabilmente ...la pace.

La conseguenza di questo abbraccio fraterno, degno di Carramba Che Sopresa!, fu che tutti i violenti attacchi portati da La Padania al Cavaliere cessarono come per incanto. Tutte le tracce vennero minuziosamente cancellate dagli archivi web del quotidiano leghista, e Max Parisi venne premiato con un incarico al TG2.

Ma la rete non perdona. Lo diciamo sempre. Qualcuno ha recuperato da archive.org gli articoli originali, immortalati per voi e per tutti, in remissione di ogni reticenza. E così, nella magnificenza del TechniColor, possiamo vedere cose come la foto di Berlusconi insieme alle foto di Totò Riina, Giovanni Brusca, Pippo Calò, Tano Badalamenti ed altri personaggi del tutto innocui, campeggiare sotto il titolo: BACIAMO LE MANI.

Continua su:

http://federicopistono.altervista.org/blog/censurate-questo-berlusconi-mafioso%3F-11-domande-al-cavaliere-negarlo



La riforma della giustizia.

Che il processo breve sia solo una scappatoia adottata dal governo per salvare "la capra ed i cavoli", è chiaro e indiscutibile.

Non avrebbe alcuna logica introdurlo nel contesto attuale in cui niente va per il verso giusto.

Che sia anche solo l'1% delle cause, come afferma l'Alfano, a prendere la via dela prescrizione, è pur sempre un danno per chi aspetta giustizia e, come afferma Caselli, non avrebbe senso introdurlo per l'ottenimento di un risultato così esiguo.

Tutto quello che il governo sta ponendo in atto è solo un voler cautelare chi ha una insana predisposizione a commettere reati.

Se si volesse veramente fare una seria riforma, si dovrebbe partire da basi più solide, prima rafforzando le procure in termini di personale, e poi, magari, provvedendo ad accorciare la durata dei processi, discutendo con la stessa magistratura su quali gradi dei giudizi è possibile ed auspicabile prevedere una durata minima e per quali reati.

Naturalmente la legge andrebbe applicata non retroattivamente, ma dal momento dell'emanazione.

Per i processi già avviati si potrebbe obbligare la magistratura, qualora ce ne fossero i presupposti, ad accelerarne la conclusione.

Come suggerisce Caselli, infine, tre gradi sono troppi, almeno per alcuni reati, applicare dei paletti per l'appellabilità ritengo sia una proposta validissima.

Io consiglierei, inoltre, di obbligare sia gli avvocati della difesa che quelli dell'accusa a non chiedere continui rinvii ed ai giudici di non concederglieli.

Che ognuno faccia il suo lavoro onestamente e con coscienza, per il bene di tutti, pena ammende salate.

giovedì 26 novembre 2009

La politica in Italia.

Quando i partiti si preparano ad affrontare le elezioni, si chiedono su quanti voti possono contare per risultare vincitori.

Naturalmente per ottenere il maggior numero di voti e vincere le elezioni, debbono poter fare affidamento su personaggi che hanno nel loro palmares un buon numero consensi.

Quali possono essere i personaggi dotati di una buona fetta di fans?
In genere personaggi famosi o politici già affermati.

Il fatto che abbiano o meno una buona ed adeguata preparazione in materia di amministrazione della cosa pubblica o delle leggi o della Costituzione non ha molta importanza, perchè questa conoscenza si può acquisire in un secondo tempo, sempre che si voglia.

L'importante è che abbiano nel loro palmares una buona fetta di fans e, quindi, di possibili elettori.

Così ci ritroviamo al governo una Carfagna, ex valletta tv, ministro delle pari opportunità,
- Alfano, avvocato di Berlusconi e referente di una buona fetta della Sicilia che conta, guardasigilli (quelli del premier, naturalmente),
- un Cuffaro, già condannato in prima istanza a cinque anni per associazione esterna alla mafia,
- si candida, infine, a governatore della regione Campania, un Cosentino indagato per associazione esterna alla camorra.

In buona sostanza, non conta cosa sappiano fare, quali attitudini possano vantare, quale sia il loro bagaglio culturale e morale, ma di quanti voti possano disporre.

La nostra politica, così com'è congegnata è una politica malata, non è politica, è un'appropriazione indebita della cosa pubblica finalizzata all'arraffamento di tutto ciò che è arraffabile
.




Spieghiamo a Sallusti, condirettore de "il Giornale", cosa c'entra Dell'Utri con Berlusconi.

Il pentito Spatuzza afferma "Schifani incontrò Graviano"

Palermo - In un'informativa della Dia, depositata al processo d'appello contro il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il pentito Gaspare Spatuzza ricorda un episodio dei primissimi anni '90, sostenendo di avere visto l'attuale presidente del Senato, Renato Schifani, incontrare il boss Filippo Graviano. La vicenda si riferirebbe al periodo in cui Schifani esercitava la professione di avvocato civilista e amministrativista e Graviano non era ancora latitante. Schifani assisteva civilmente Giuseppe Cosenza, indiziato per mafia e poi sottoposto al sequestro e alla confisca dei beni (divenuti definitivi nel 1992) e alla sorveglianza speciale per tre anni.

Nella propria informativa del 26 ottobre scorso, la Dia di Firenze ricostruisce che gli incontri si sarebbero svolti nella sede della Valtras, appartenente a Cosenza. Gli agenti si sono limitati a verificare che Cosenza era titolare della ditta e che è pregiudicato, oltre a indicarlo come «notoriamente collegato ai fratelli Graviano». Di lui avevano parlato numerosi collaboratori di giustizia, ma non è mai stato condannato per mafia o omicidi. Manca invece la verifica sul difensore nei procedimenti civili e di fronte alle misure di prevenzione.

«Ho cercato nella mia memoria - dice Spatuzza - di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano. In proposito preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l'azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c'era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza, dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l'avvocato del Cosenza (Schifani ndr)».

«Preciso - dichiara ancora il pentito - che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Graviano Filippo mi diceva che l'avvocato del Cosenza, che anch'io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l'attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch'io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l'ho riconosciuto». Spatuzza sottolinea infine che Cosenza «è persona vicina ai Graviano, con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Drago Giovanni (pure lui pentito, ndr)».

La replica di Schifani. «Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente. Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto». Così replica Schifani alle affermazioni fatte dal pentito Spatuzza.
(25 novembre 2009)

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Pentito-Spatuzza:-Schifani-incontro-Graviano/1788906?ref=rephp

Pensa anche lui, come Cosentino, di passarla liscia?
Solo perchè loro sono dalla parte dei capimandamento e i pentiti no?

mercoledì 25 novembre 2009

I misteri della fede berlusconiana



Un uomo che dal nulla riesce a creare uno dei patrimoni più rilevanti a livello mondiale, non essendo un Bill Gates e non avendo creato nulla di tecnologicamente utile ed innovativo, suscita interesse e curiosità.

Un uomo che possiede uno dei patrimoni più alti al mondo, dovrebbe desiderare di godere di questo suo benessere, dedicandosi ai lussi della vita ed ineteressandosi poco dei problemi della politica.

Inoltre, un uomo che non spiega come è riuscito a crearsi questo patrimonio, che viene inquisito ed inseguito dalla legge per aver commesso la maggior parte dei reati finanziari esistenti, che entra in politica e si avvale di un entourage di persone di dubbia onestà e limpidezza, sollecita molti dubbi.

E' lapalissiano, inoltre, che da quando questo uomo si è dedicato alla politica, sono aumentati i casi di mala gestione della cosa pubblica.

Non v'è dubbio, infine, che questo individuo creda di poter gestire la cosa pubblica come se fosse una "cosa sua", con atteggiamenti molto simili a quelli di un capo cupola che detta le sue volontà ai suoi capi mandamento.

Ciò che non si riesce a comprendere è "come" questo stesso individuo, spregevole per atti e comportamenti, ottenga un consenso altissimo da parte della popolazione.

Misteri della fede berlusconiana?

Alfano che dice le bugie




di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 24 novembre 200
9

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, minacciato di sfratto da Silvio Berlusconi tre giorni fa in caso di mancata approvazione della legge che ammazza i suoi processi, comunica: “Nessuno è riuscito a rispondere alla domanda su come mai tutte le inchieste si sono concentrate su Berlusconi soltanto dal 1994 in poi, mai per fatti funzionali alla sua attività politica, ma per fatti che vanno dal 1994 a ritroso”. Caro ministro, le rispondiamo noi. Primo: le inchieste su Berlusconi e le sue aziende sono iniziate ben prima del ‘94. Secondo: i processi attualmente in corso per la corruzione di Mills e per i fondi neri Mediaset riguardano reati successivi al ‘94, dunque nemmeno volendo i magistrati avrebbero potuto scoprirli e perseguirli prima che fossero commessi. Piccolo promemoria, a beneficio del cosiddetto Guardasigilli.

1979, 12 novembre
Massimo Maria Berruti, maggiore della Guardia di finanza, guida un’ispezione all’Edilnord Centri Residenziali e interroga Silvio Berlusconi su presunte irregolarità tributarie. Berlusconi, mentendo, sostiene di essere un “semplice consulente” Edilnord per la “progettazione e della direzione generale di Milano 2”. Invece è il proprietario della società. Berruti si beve tutto, e chiude l’ispezione. Nel 1980 si congeda e poi diventa un consulente Fininvest.

1983
La Guardia di Finanza di Milano mette sotto controllo i telefoni di Berlusconi per un presunto traffico di droga. L’indagine sarà poi archiviata.

1984, 24 maggio
Il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga Berlusconi, assistito dall’avvocato Previti e imputato “ai sensi dell'articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” (interruzione di pubblico servizio) per antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono con le frequenze radio della Protezione civile e dell'aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma Berlusconi nel 1985 è subito archiviato, gli altri nel ‘92: non potevano sapere che Squillante, Fininvest e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera.

1984,16 ottobre
Tre pretori sequestrano gli impianti che consentono a Canale5, Italia 1 e Rete4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi interviene con due “decreti Berlusconi”.

1988, 27 settembre
Berlusconi viene sentito dal pretore di Verona come parte offesa in un processo per diffamazione contro due giornalisti: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Mai pagato la quota di iscrizione”. Doppia bugia: si iscrisse nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e pagò la quota. La Corte d’appello di Venezia spiega che è colpevole di falsa testimonianza, ma che il reato è coperto dall’amnistia del 1990.

1992, 4 maggio
Il pm Antonio Di Pietro firma un decreto di “acquisizione di documenti” sugli appalti della Coge di Parma, partecipata da Paolo Berlusconi. Il fascicolo è il 6380/91 su Mario Chiesa che il 17 febbraio ha dato il via a Mani Pulite. In Tangentopoli la famiglia Berlusconi entra subito.

1992, 21 maggio
Paolo Borsellino parla a due cronisti francesi di un’indagine in corso sui rapporti fra il boss Mangano, Dell’Utri e Berlusconi.

1992, 9 giugno
I giornali svelano che il dc Maurizio Prada accusa la Fininvest di una tangente da 150 milioni alla Dc. Fininvest “smentisce categoricamente”: solo sconti sugli spot. Anche il dc Gianstefano Frigerio parla di 150 milioni dati da Paolo Berlusconi per la discarica di Cerro. 1992, 15 settembre. Augusto Rezzonico, ex presidente delle Ferrovie Nord, racconta ai pm che in febbraio Dc e Psi hanno inserito nella legge sul codice della strada un emendamento per favorire la “Fininvest, unica depositaria del know how tecnico necessario” per il sistema di segnalazione elettronico “Auxilium” per le autostrade, “un business da 1.000 miliardi”. Poi aggiunge che il manager del gruppo Sergio Roncucci “ringraziò per l’emendamento e mi confermò l’impegno della Fininvest a contribuzioni alla Dc per il piacere ricevuto”.

1992, dicembre
Paolo Berlusconi indagato a Roma: avrebbe venduto immobili Edilnord a enti previdenziali a prezzi gonfiati in cambio di mazzette all’Ufficio tecnico erariale. Pagamenti per cui sarà poi considerato vittima di concussione. 1993, 15 gennaio. Paolo Berlusconi rinviato a giudizio con 34 persone i finanziamenti illeciti ai partiti legati alle discariche. 1993, 8 aprile. Gianni Letta, interrogato da Di Pietro, ammette di aver finanziato illegalmente con 70 milioni il segretario Psdi Antonio Cariglia: “La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata tramite fattorino”. Lo salva l’amnistia del 1990.

1993, 18 maggio
Arrestato per corruzione Davide Giacalone,consulente del ministro delle Poste Oscar Mammì per la legge sulle tv, e poi consulente Fininvest per 600 milioni. Verrà assolto e in parte prescritto.

1993, 18 giugno
Arrestato Aldo Brancher, assistente di Fedele Confalonieri, per 300 milioni dati al Psi e 300 a Giovanni Marone, segretario del ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, in cambio di spot anti-Aids sulle reti Fininvest. Resterà tre mesi a San Vittore senz’aprire bocca. Poi diventerà deputato e viceministro.

1993, 23 giugno
Confalonieri e Brancher indagati a Milano per 300 milioni al Psi. I due usciranno indenni dall’inchiesta.

1993, settembre
La Procura di Torino indaga su un giro di false fatture nelle sponsorizzazioni sportive, che porterà al coinvolgimento di Publitalia e nel ‘95 all’arresto e alla condanna di Dell’Utri. Anche a Milano si scoprono fondi neri di Publitalia. Dell’Utri patteggerà la pena

1993, 29 ottobre
Il pm romano Maria Cordova, che indaga su tangenti al ministero delle Poste, chiede al gip Augusta Iannini (moglie di Bruno Vespa) l’arresto di De Benedetti, Galliani e Letta. Ma la Iannini arresta solo De Benedetti e si spoglia delle altre due posizioni perché relative a amici di famiglia. I due, poi assolti, restano a piede libero. 1993, 25 novembre. Craxi trasmette un memoriale ai pm: “Gruppi economici (…) hanno certamente finanziato o agevolato i partiti politici e, anche personalmente, esponenti della classe politica. Da Fiat a Olivetti, da Montedison a Fininvest”.

1993, 4 dicembre
La Procura di Torino raccoglie le confessioni del presidente del Torino Calcio, Gianmauro Borsano, deputato Psi, travolto da un crac finanziario. Borsano dice che nel marzo ‘92 il vicepresidente del Milan, Galliani, gli versò 18 miliardi e mezzo più 10 miliardi in nero per il calciatore Lentini. La Procura trasmette il fascicolo a Milano per falso in bilancio e il 22 febbraio ‘94 ascolta Borsano e altri protagonisti. Il pool mette così il naso nei conti esteri Fininvest.

1993, 14 dicembre
Arrestati a Torino il sindaco Pds e quattro assessori di Grugliasco per tangenti sul megacentro commerciale Le Gru, costruito dalle coop rosse e gestito dalla francese Trema e da Standa (Fininvest). La Procura indaga Brancher (poi archiviato) e convoca come teste Berlusconi, che si presenterà solo il 19 aprile ‘94, dopo aver vinto le elezioni.

1993, dicembre
Salvatore Cancemi, primo boss pentito della Cupola,comincia a parlare al pm di Caltanissetta Ilda Boccassini dei rapporti fra Berlusconi, Dell’Utri, mafia e stragi. 1993, 20 dicembre. Il procuratore Borrelli dice al Corriere: “Sappiamo che certe coincidenze possono provocare sconquassi, ma che possiamo farci? Quelli che si vogliono candidare si guardino dentro. Se sono puliti, vadano avanti tranquilli. Ma chi sa di avere scheletri nell’armadio, vergogne del passato, apra l’armadio e si tiri da parte prima che arriviamo noi”.

1994, 26 gennaio
Silvio Berlusconi annuncia in tv, con un videomessaggio, il suo ingresso in politica perché “questo è il paese che amo”. In privato, confida a Montanelli e a Biagi: “Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti”.

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro)

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/






lunedì 23 novembre 2009

Piovono rane di Alessandro Gilioli

A che punto siamo con le leggi salvapremier?
Abbastanza nel casino. Si sta procedendo su strade diverse. Da un lato la norma che dovrebbe abbreviare i processi, dall’altra l’idea di un nuovo Lodo Alfano per la alte cariche dello Stato, infine l’ipotesi (abbastanza tramontata) di reintrodurre semplicemente l’immuntà parlamentare, che ovviamente includerebbe anche il premier.

Partiamo dalla prima.
Per il “processo breve” i finiani e il resto della maggioranza stanno continuando a trattare su alcuni aspetti, come la durata dei diversi gradi di giudizio e l’articolo che escludeva gli immigrati irregolari. Se trovano un accordo, la legge dovrebbe passare al Senato prima di Natale e alla Camera forse entro febbraio-marzo. Ma c’è il rischio che a Montecitorio venga modificato qualcosa e allora la discussione torni a Palazzo Madama, quindi si arrivi almeno all’estate per l’approvazione.

Basterebbe a salvare Berlusconi?
Per quanto riguarda i due dibattimenti già iniziati (Mills e fondi neri Mediaset) forse sì, ma dipende da diverse variabili, a iniziare dalla durata massima che verrà alla fine stabilita per il primo grado, che potrebbe passare da due a tre anni; oltre che dai vari “legittimi impedimenti” che il premier potrebbe addurre per fare rinviare le udienze. In ogni caso Berlusconi non si fida, anche perché può arrivare nel frattempo il rinvio a giudizio per la questione Mediatrade, senza contare quello che sta succedendo a Palermo.

Che cosa sta succedendo a Palermo?
Ad esempio, continuano a saltare fuori i pizzini passati da Provenzano al defunto sindaco mafioso Vito Ciancimino. Ieri ne è uscito uno del 2000 in cui Provenzano scriveva a Ciancimino: «Abbiamo parlato con il nostro amico senatore per quella questione (…) hanno fatto una riunione e sono tutti d’accordo».
E chi era quel senatore?Ovvio che nessuno può dirlo, ma tutti pensano a uno stretto collaboratore del premier già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. E poi da Palermo potrebbe uscire altro.

Tipo?
Il pentito Gaspare Spatuzza testimonierà il 4 dicembre prossimo al processo d’appello a Dell’Utri. Spatuzza ha già messo a verbale la dichiarazione secondo cui il suo boss, Graviano, nel ‘94 gli aveva detto che Berlusconi si era accordato con la mafia per un patto politico-elettorale tra Cosa Nostra e Forza Italia, intermediario lo stesso Dell’Utri.
E quindi?E quindi con queste previsioni a Berlusconi la legge sul processo breve rischia di non bastare più. Per stare tranquillo, avrebbe bisogno dell’immunità.

Un altro lodo Alfano?
Sì, ma dopo la bocciatura della Consulta non è facile. Bisognerebbe fare una legge costituzionale, con tempi lunghi e modalità complesse: una modifica della Costituzione deve essere approvata da ciascun ramo del Parlamento con due distinte deliberazioni, tra le quali devono trascorrere almeno tre mesi. Nel caso in cui la deliberazione, nella seconda votazione di ciascuna delle Camere, non sia avvenuta a maggioranza di due terzi, si andrebbe poi a un referendum confermativo. Lo stesso dicasi per la reintroduzione dell’immunità parlamentare, che è stata ventilata per qualche giorno ma che pure avrebbe bisogno di una revisione costituzionale.

E quindi?
Quindi in questi giorni c’è chi (come uno degli avvocati di Berlusconi, Gaetano Pecorella) ha ipotizzato una “legge-ponte” che metta al riparo il premier in attesa di una modifica della Costituzione.
Così a occhio sembra una porcheria pazzesca..In effetti è tutto da vedere che Napolitano firmi una roba del genere. Però uno spiraglio c’è.

Quale?
L’Udc di Casini sostiene che basterebbe approvare una leggina di pochi righe che blocchi i procedimenti contro il premier per legittimo impedimento fine a fine mandato.
Perché Casini sostiene una cosa del genere?Perché lui pensa che tutta Italia è bloccata attorno ai processi di Berlusconi, meglio dare al premier un salvacondotto fino a fine legislatura che rottamare migliaia di processi con norme come quella sul processo breve.

E a Berlusconi questa cosa andrebbe bene?
Certo che sì, ma non è facile né farla votare dalla componente finiana del Pdl né farla passare dal Quirinale come se niente fosse.
E poi rischierebbe una nuova bocciatura della Consulta.Sì, in effetti se passa come legge ordinaria c’è anche questo rischio, ma è secondario perché comunque così il premier guadagnerebbe un anno, che è quel che gli serve per far passare nel frattempo un nuovo lodo Alfano come legge di revisione costituzionale.

Quindi?
Quindi Berlusconi in queste settimane è nervoso come non lo era mai stato, questo ormai lo ammettono perfino i giornali del premier. Perché il Cavaliere è incerto sulle diverse ipotesi per salvarsi – con i vari Ghedini, Pecorella e Alfano che litigano tra di loro sulla strategia migliore – e teme che nessuna scelta lo metta completamente al sicuro, anche perché deve prima passare attraverso le forche caudine di Fini e (poi, eventualmente) di Napolitano. Per questo ogni tanto fa balenare – magari via Schifani – l’ipotesi di elezioni anticipate, soprattutto per spaventare Fini. Salvo poi ritirare la mano.

E perché ritira la mano?
Perché non le può indire lui, le elezioni anticipate. Lui può solo dimettersi, poi Napolitano potrebbe tranquillamente dare l’incarico a un altro, tipo lo stesso Fini o Casini. E quest’ultimo ha già detto che «in Parlamento una nuova maggioranza si troverebbe in dieci minuti». Per Berlusconi sarebbe lo scenario più agghiacciante: fuori dal governo e senza una maggioranza che lo mette al riparo dai processi.

E quindi?
E quindi vedremo come ne escono i consiglieri legali del premier, e a quale lui darà ascolto. Al momento l’ipotesi più probabile è ancora quella che passi in primavera la legge sul processo breve, e poi si vedrà se e cosa succede agli altri eventuali procedimenti. Con il premier ancora a Palazzo Chigi ma sulla graticola chissà fino a quando. Che poi è quello che vuole Fini e in un certo senso anche il Pd.

Anche il Pd?
Sì, perché Bersani ha bisogno di tempo. Tempo per ricostruire il partito (non siamo nemmeno arrivati alle nomine interne), per radicarlo sul territorio, e soprattutto per far nascere il partito di centro Rutelli-Casini con cui spera di fare asse alle prossime politiche per conquistare la maggioranza. Ma in Italia tutto è in movimento, sempre, e non è detto che la situazione non precipiti prima.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/22/salvapremier-faq/

Riaperta d’urgenza la Repubblica di Salò - di Marco Travaglio

Ieri il piccolo duce ha smentito di aver mai pensato alle elezioni. Dunque, vista la sua innata sincerità, ci sta pensando seriamente. Per ora manda avanti l’apposito Schifani, ventriloquo da riporto, per vedere l’effetto che fa.

Perché lo faccia, è lampante: come nel 1992 il crollo della Prima Repubblica ne scoperchiò la scatola nera sversando i liquami di Tangentopoli e Mafiopoli, così ora salta il tappo della cloaca politico-affaristico-mafiosa denominata Seconda Repubblica. Le tubature non tengono più, i miasmi si spandono dappertutto. E non passa giorno senza che questa o quella procura s’imbatta, anche involontariamente, in un condotto della Fogna delle Libertà. In Campania l’arresto di Cosentino & C. A Palermo Spatuzza, Grigoli e Ciancimino jr. parlano di Dell’Utri e Berlusconi ai tempi delle stragi e delle trattative. In Puglia c’è Giampi col suo harem di escort bipartisan. A Milano mister Grossi, re delle cosiddette “bonifiche ambientali”, è in carcere con la moglie del vicecoordinatore nazionale del Pdl Abelli, e dietro la porta gli amici Formigoni, Lupi, Gelmini e Berlusconi tremano all’idea che qualcuno parli. Intanto saltan fuori gli altarini della Arner, la banca svizzera usata da noti mafiosi per riciclare soldi sporchi (indovinate di chi è il conto corrente numero 1).

Non c’è “dialogo”, riforma della giustizia, processo breve o morto, prescrizione-lampo che sia in grado di fermare l’onda nera. Il dialogo fa le pentole, ma non i coperchi. E non c’è coperchio che possa richiudere il pentolone. Qualcuno a questo punto obietterà che, al ducetto, le elezioni servirebbero a poco: guadagnerebbe un po’ di tempo e, casomai le rivincesse lui, si libererebbe pure di Fini, ennesimo nemico interno dopo il Bossi modello-base, Follini, Casini e Veronica.

Peccato che Fini oggi sia popolare almeno quanto lui (infatti i sondaggi sono miracolosamente scomparsi dagli house organ, che fino a due mesi fa ce ne rifilavano tre al giorno). Ma non c’è più nulla di razionale nel disperato agitarsi di questo pover’ometto in perenne fuga dal suo passato. Come Hitler nel bunker e Mussolini a Salò, il ducetto è solo, assediato dai suoi incubi e circondato di servi sciocchi (quelli furbi sono in fuga da un pezzo). Una Salò all’amatriciana, anzi alla puttanesca: al posto dei giovanottoni sadomaso di Pasolini, le girls di Tarantini. Roberto Feltrinacci incita alla pugna finale ripetendo a pappagallo la pietosa bugia: “Il popolo è con Te, o Duce, dall’Alpi al Lilibeo, ma non osa manifestarlo e ti adora in silenzio”.

Il feldmaresciallo Alfred Sallusting, cranio lucido e pallore nibelungico, stretto nel suo impermeabile di pelle nera esorta all’estrema resistenza, armi in pugno e baionetta fra i denti. Il principe grigio Junio Valerio Belpietro, pancia in dentro e mento in fuori, invoca lo spirito sansepolcrista e la fucilazione di Galeazzo Fini e degli altri traditori a Verona. Nicola Bombaccicchitto, l’ex socialista passato a destra, lancia il cappuccio oltre l’ostacolo, ma alla fine cade in disgrazia, sospettato di collusioni con la massoneria per via della sua collezione di grembiulini e compassi. Augusto Pavonzolini, dal palazzo dell’Eiar, distrae le masse con culi, tette e balle a volontà. Lo aiuta il figlio segreto del Duce, tale Bruno, che è tutto suo padre e, mentre l’impero crolla, parla a “Lupa a Lupa” delle orecchie dei cani. Claretta Bondi, vinta la concorrenza di Angelica Carfagnanoff, lacrima e si dispera giorno e notte, pronta a tutto pur di fare da scudo all’Amato, anche a intercettare col suo corpo le raffiche partigiane. Intanto il dottor morte Niccolò Ghedini, curvo nel laboratorio dell’impunità su provette, serpentine e alambicchi fumanti, prova e riprova la formula dell’arma segreta, che non arriva mai e, quando arriva, non funziona. Disperso, al momento, il camerata Capezzone. Ma niente paura: non lo cerca nessuno.

da Il Fatto Quotidiano del 19 novembre 2009

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2384236&yy=2009&mm=11&dd=19&title=riaperta_durgenza_la_repubblic




domenica 22 novembre 2009

L' INTOCCABILE

Rifiuti: l'incubo del nucleare

1/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare (sottotitoli in italiano)
http://www.youtube.com/watch?v=0kNYai21Oxc

2/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=X-Pf_LtRTlA

3/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=YH52DYFJ21k

4/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=cXza57uzGHI

5/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=KF2LIP2HtT0

6/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=QbEu50baNck

7/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=IN0vY5v93Cw

8/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=DR109g9lhWc

9/9 - Rifiuti: l'incubo del nucleare
http://www.youtube.com/watch?v=yIULGyhtWec

REPORT: LE SCORIE NUCLEARI IN GERMANIA

Parla Agente Segreto Gladio sulla morte di Ilaria Alpi e il maresciallo Vincenzo Licausi

Chi è Mario Delli Priscoli

Dove era arrivato Luigi de Magistris nell'agosto 2008, dove è arrivata la Procura di Catanzaro a novembre 2009
Il primo personaggio ad invocare provvedimenti disciplinari a carico di Luigi de Magistris fu l'allora Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli. Ed ecco qualche interessante notizia, ammesso che ce ne fosse bisogno. Mario Delli Priscoli – ricostruiscono i giudici di Salerno sulla base delle dichiarazioni rese da De Magistris - è padre di Francesco Delli Priscoli, professore universitario già consulente del Consiglio dei Ministri (governo D’Alema); già interessato alle licenze Umts – il sistema che unisce telefonini a servizi internet – per le quali si era scatenata una vera e propria “guerra di lobby” oggetto di investigazione dell’inchiesta Why Not e in parte anche di Toghe Lucane; già professore di informatica, settore sempre al centro del procedimento Why Not e, secondo quanto riportato su internet, presente all’interno di stage insieme alla suddetta CM sistemi, riconducibile alla Bruno Bossio e Antonino Saladino. Tutti e tre, Adamo compreso, indagati da De Magistris. Interrogato dai giudici di Salerno è lo stesso De Magistris a ricordare di aver letto, sempre navigando su internet, “di accertamenti che furono fatti, con riguardo all’omicidio di Simonetta Cesaroni in Roma alla via Poma, anche nei riguardi di Francesco Delli Priscoli. Ho potuto leggere – spiega – che uno dei magistrati che si occupò della vicenda pare (non so quanto letto corrisponda al vero) sia stato il dott. Settembrino Nebbioso (attuale capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Alfano e in rapporti stretti con Saladino), che ha poi ricoperto per tanti anni un ruolo apicale all’interno del Ministero della Giustizia e che risulta avere contatti d’interesse con magistrati con riferimento all’inchiesta Toghe Lucane e che se non vado errato, risulta anche tra i nominativi delle persone rinvenute nelle perquisizioni all’indagato Antonio Saladino”. Da accertamenti risulterebbe ancora che l’Università La Sapienza di Roma, presso la quale il prof. Delli Priscoli insegna, ha ottenuto “grazie al suo contributo”, “ingenti finanziamenti pubblici, anche da parte dell’Unione Europea per oltre 8 miliardi di lire”. “Taluni di tali progetti – spiegava ancora De Magistris – mi consta siano stati svolti anche in collaborazione con la società Alenia del gruppo Finmeccanica (nel cui Consiglio di Amministrazione vi era anche Franco Bonferroni, indagato per gravi reati nelle inchieste Poseidone e Why Not)”. Ancora, Delli Priscoli avrebbe insegnato nell’ambito di corsi organizzati dallo stato maggiore della difesa in convenzione con il Cnr (istituto nel quale era impiegato il fratello di Romano Prodi, già indagato in Why Not) e lavorato su progetti in collaborazione con la Deutsche Telecom, società per la quale presta servizio Maurizio Poerio, anche lui personaggio di primo piano nelle inchieste Poseidone e Why Not. Non solo. Il Delli Priscoli avrebbe anche lavorato “presso la società Telespazio, del gruppo Finmeccanica (“una delle principali fonti di finanziamento della società Global Media, il polmone finanziario (anche di illecita natura) dell’Udc”, che partecipa “al progetto Galileo al quale era interessato anche Maurizio Poerio”. Tornando alla telefonia, Francesco Delli Priscoli, era fra i consulenti del Governo (Primo Ministro Giuliano Amato) per la valutazione dei partecipanti alla gara per l'assegnazione delle licenze UMTS. Gara da cui venne “prematuramente” escluso il Consorzio Anthill e che vide l'altrettanto inopportuna ritirata della BLU s.p.a. in cui un ruolo di spicco (all'epoca) era rivestito da Giancarlo Elia Valori. Il ritiro della BLU comportò l'immediata fine dell'asta al rialzo ed un conseguente “mancato introito” per lo Stato Italiano stimato fra i 15 ed i 20 mila miliardi di lire. Proprio dalla dichiarazione di fallimento del Consorzio Anthill per un “imprecisato residuo debito” (così recita la sentenza del Tribunale di Matera – Presidente del Collegio la D.ssa Iside Granese) nasce la denuncia/querela da cui scaturirà l'inchiesta “Toghe Lucane”. Si scoprirà che la D.ssa Granese non poteva “occuparsi” del Consorzio Anthill, la D.ssa Rosa Bia (relatrice) era stata “messa in mora” dal CSM e non poteva occuparsi di Cause Civili a Matera, il Dr. Attilio Caruso (Presidente del Consorzio Anthill e Presidente della Banca Popolare del Materano) aveva avviato trattative per vendere il Consorzio Anthill alla Telecom Italia mentre era in corso la Gara Umts (operazione illegittima ed illecita costituente turbativa d'asta). Risulta sempre più evidente che su “Toghe Lucane” si gioca la partita più importante della storia repubblicana. I diciannove procedimenti penali a carico di alcuni magistrati materani, incardinati presso la Procura di Catanzaro chiariranno molti interrogativi e, forse, qualche antico delitto.

http://toghelucane.blogspot.com/2009/11/dove-era-arrivato-luigi-de-magistris.html

Bastardi senza gloria.







Bastardi senza gloria, ma con tanta buona musica
David Bowie ed Ennio Morricone, ma anche chicche e inediti nella esplosiva colonna sonora di Inglourious Basterds di Quentin Tarantino.

“In Bastardi senza gloria ci sono rarità nel classico stile Tarantino, che nemmeno gli archivi della casa discografica conservano più. Poiché la trama è incentrata su un cinema, la colonna sonora racchiude brani insensati da commedie tedesche dell’era nazista, oltre a fantastici tagli musicali , scelti in maniera meticolosa, tratti da film di cui molto probabilmente non avete mai sentito parlare, ma che vorrete subito andare a cercare su Internet."
A parlare così è Mary Ramos, da parecchio tempo music director di Quentin Tarantino. E come nella saga Kill Bill, anche questa volta il soundtrack gioca un ruolo da protagonista nell’evolversi della vicenda. La musica si trasforma quindi una sorta di “bastardo” aggiunto alla compagnia di soldati ebrei a caccia di nazisti.
E in omaggio al gusto pulp e postmoderno caro a Quentin, il film trabocca di pezzi gia usati in altre pellicole che qui assumono però una risonanza e un significato completamente diverso.
Da "Cat People" di David Bowie che sottolineava la natura felina di Nastasia Kinsky in Il bacio della pantera a Rabbia e Tarantella di Ennio Morricone che sanciva il tradimento di Mastroianni nei confronti della causa. rivoluzionaria in Allonsanfan dei fratelli Taviani, la colonna sonora del film gioca a sorprendere lo spettatore con scelte ardite e non convenzionali
E se non mancano le canzoni d’epoca come "Davon Geht Die Welt Nicht Unter” cantata da Zarah Leander nel film propagandistico Un grande amore di Rolf Hansen e i consueti omaggi a Morricone (presente con brani tratti dai film Revolver, La resa dei conti e dal già citato Allonsanfan) ad aprire Bastardi senza gloria è l'armonica di La battaglia di Alamo con John Wayne.

Ecco la track list ufficiale con un assaggio dei brani

1 The Green Leaves of Summer – Nick Perito
2 The Verdict (Dopo la Condanna) – Ennio Morricone
3 White Lightning (Main Title) – Charles Bernstein
4 Slaughter – Billy Preston
5 The Surrender (La Resa) – Ennio Morricone
6 One Silver Dollar (Un Dollaro Bucato) – The Film Studio Orchestra
7 Davon Geht Die Welt Nicht Unter – Zarah Leander
8 The Man With The Big Sombrero – Samantha Shelton and Michael Andrew
9 Ich Wollt Ich Waer Ein Huhn – Lilian Harvey and Willy Fritsch
10 Main Theme From Dark Of The Sun – Jacques Loussier
11 Cat People (Putting Out The Fire) – David Bowie
12 Tiger Tank – Lalo Schifrin
13 Un Amico – Ennio Morricone
14 Rabbia e Tarantella – Ennio Morricone.

http://mag.sky.it/mag/musica/2009/10/02/bastardi_senza_gloria_colonna_sonora_soundtrack.html

venerdì 20 novembre 2009

Sandro Pertini: Appello ai Giovani

Influenza A: industrie «immunizzate» contro eventuali danni da vaccino

Ci sono già segnalazioni di sospette reazioni avverse, alcune gravi: ma sarà lo Stato a garantire eventuali indennizzi. Come in altri Paesi

(Ansa)MILANO - Finora sono 374 le persone che, in Italia hanno lamentato sospette reazioni alla vaccinazione anti-influenza A, su un totale di 334 mila dosi somministrate. Per lo più si tratta di reazioni non gravi (nell’84 per cento dei casi), ma, secondo l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che raccoglie le segnalazioni sul suo sito, nel 10 per cento dei casi la gravità non è stata definita, mentre le rimanenti (che per sottrazione risultano essere il 6 per cento) sono state considerate gravi. Ribadiamo: sono soltanto sospetti e la relazione diretta di causa-effetto fra vaccino (il Focetria, l’unico disponibile in Italia) e disturbi segnalati è tutta da dimostrare. Ma non è escluso che esista. E aggiungiamo: se queste reazioni dovessero essere messe in relazione al vaccino e comportare danni permanenti, chi dovrà risponderne non sarà l’industria produttrice del vaccino.

LE RESPONSABILITÀ - Perché il contratto fra il Ministero della Salute e la multinazionale Novartis, produttrice del vaccino Focetria, prevede l’esonero per quest’ultima da ogni responsabilità per eventuali danni da vaccinazione anche imprevedibili e inattesi. Eccetto ovviamente quelli che potrebbero derivare da omessi controlli sulla sua preparazione. Lo Stato si assume completamente il rischio da vaccini, giustificato dall’emergenza pandemia e l’Italia è allineata con una cinquantina di altri Paesi il cui governi hanno firmato lo stesso tipo di accordo. Anche gli Stati Uniti hanno seguito questa strada con i loro fornitori di vaccini anti-pandemia: dal 15 giugno scorso le industrie farmaceutiche americane godono di un’immunità giuridica contro eventuali cause per danni da parte dei vaccinati contro l’influenza da H1N1. In quella data infatti, il Governo americano ha introdotto un emendamento alla legge sulle urgenze pubbliche (il PREP Act) che , in definitiva, protegge le aziende dalla minaccia di cause legali e da richiesta di indennizzi.

PREP ACT AMERICANO - Lo stesso PREP Act autorizza il Ministero della Sanità a istituire un fondo per indennizzare eventuali vittime degli effetti indesiderati da vaccini. Gli Stati Uniti hanno già dovuto affrontare, in passato, decine di cause in seguito alla vaccinazione di massa, voluta nel 1976 dal Presidente Gerald Ford, per fronteggiare un’epidemia di virus H1N1. All’epoca la minaccia di una nuova influenza spagnola aveva fatto paura e l’amministrazione aveva dato il via libera alla campagna di vaccinazione che non solo era risultata poi inutile (perché l’epidemia non c’è stata) , ma aveva provocato 532 casi di sindrome di Guillain Barrè, una forma di paralisi, reversibile nella maggior parte dei casi se curata adeguatamente e 25 morti da vaccino su 48 milioni di persone cui era stato somministrato. «In Italia – precisa Gaetano Maria Fara igienista all’Università di Roma La Sapienza – esiste una legge sui danni da vaccini. Oggi non esistono più vaccinazioni obbligatorie per legge, ma quando lo Stato fornisce attivamente e gratuitamente la vaccinazione e in qualche modo la incoraggia, garantisce poi, attraverso questa legge, il risarcimento dei danni civili. Non di quelli penali ovviamente, attribuibili, per esempio, a omessi controlli, e che rimangono di competenza dell’azienda produttrice».

CONSENSO INFORMATO - A chi vuole sottoporsi alla vaccinazione viene comunque richiesto un consenso informato: in altre parole il cittadino prende atto anche degli eventuali danni che gli possono derivare dalla vaccinazione e firma, accettando la procedura. «Questo consenso vale soprattutto per i danni minori – aggiunge Fara – ma esiste sempre l’imponderabile. E se è vero che le cure di eventuali danni sono assicurate dal sistema sanitario gratuitamente, rimangono pur sempre eventuali danni biologici o morali che possono costituire motivo di iniziativa legale».

http://www.corriere.it/salute/09_novembre_20/vaccino-danni-paga-stato_2a0b5006-d5eb-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

Giornata internazionale sui diritti dell'infanzia.

Coerentemente con il modello SOS a livello internazionale, anche SOS Villaggi dei Bambini ha una politica di intervento centrata sul bambino. Questa politica è frutto di confronto interno con tutte le realtà SOS di accoglienza in Italia e a livello mondiale con tutte le organizzazioni SOS ed è coerente con i principi sanciti dalla Convenzione ONU dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

E’ periodicamente effettuato un monitoraggio del modello che coinvolge tutti gli stakeholders compresi i bambini e i giovani seguiti nei “Villaggi SOS”.

Questo modello è basato sul diritto di ogni minore a crescere nella propria famiglia e, quando ciò non è possibile, sul principio che per ogni bambino una famiglia accudente è il posto migliore in cui crescere:

“La famiglia, unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività”. *

L’obiettivo principale degli interventi SOS è quindi quello di prevenire la separazione dei bambini dal nucleo d’origine. Solo quando questo è inevitabile si accoglie il bambino offrendogli un’accoglienza di tipo familiare.

Due i programmi di intervento:

•programmi di rafforzamento familiare
•programmi di accoglienza di tipo familiare suddivisi in programmi a breve termine e programmi a medio - lungo termine.
Se vuoi conoscere dove sono attivati in Italia questi progetti clicca qui

---------------

* Preambolo convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

http://www.sositalia.it/sos-in-italia/Pages/default.aspx?gclid=CNuEt-GumJ4CFVITzAodok-hlw

Lettera ad un amico.

Lettera ad un amico italiano che vive fuori dall'Italia.

"Carissimo,

qui, in Italia siamo, purtroppo, al "punto di non ritorno".

Destra e sinistra, le più grosse coalizioni politiche, sono la medesima cosa.

L'unica dritta che posso darti è restare dove sei.

Io ho deciso di scappare dall'Italia: vendo tutto e me ne vado, con tutti i miei, voglio dare loro un futuro, una speranza di vita che qui è preclusa.

L'Italia è morta!

L'Italia è in mano a pazzi, stasera sai chi c'era per il PdL ad "annozero"? : Quagliarello!

Debbo dirti altro?

Amico, fratello, ascolta il mio consiglio: non tornare!

Nel Web c'è una foto di Brunetta, il deficiente associato al PdL, che dorme tranquillo.

Loro, gli "alieni", sono così, dormono tranquilli, hanno la mafia del "Capo cupola" che li protegge.

Scudo fiscale?

Perché lo hanno fatto?

Tu me ne hai mandato un esempio.

Con lo scudo fiscale i mafiosi stanno riacquistando i beni che la legge gli ha sottratto!

Li riacquisteranno pagando il 5% di quanto avrebbero dovuto pagare di tasse e nessuno ostacolerà le loro offerte perché pochi, o nessuno, naturalmente, possiede quei capitali.

Questo governo appoggia la mafia, su questo non ci piove.

Ed io, sono schifata, nauseata, più so, e più voglio dissociarmi dal "marasma" che sta imperversando sul mondo intero.

Forse, ma non è certo, tra qualche anno si potrà parlare di un'Italia libera, ma non è ancora tempo.

Ora non è ancora tempo: la sinistra l'ha ceduta, ed in maniera definitiva, alla destra "non" destra, ma mafiosa.

Buona notte, amico.

La patria è la nostra famiglia, non dimenticarlo, quella che abbiamo creato; la terra è quella che ci ospita e ci da nutrimento, il resto non conta.

Dissociarsi dalla falsa politica istituzionela, fa bene alla politica del vivere sociale.

Buona vita, amico mio.

Ovunque tu viva.

giovedì 19 novembre 2009

Cicli e ri-cicli nel Pdl sull'orlo della crisi

Fini: "Riforme condivise e non a maggioranza". Scontro tra Feltri e Bocchino: "I finiani si sono scoperti formalisti e adoratori delle norme, pur di non dare una mano al premier", scrive il direttore de Il Giornale. " Basta con le 'ghedinate' da prendere o lasciare" replica Il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera. Sullo sfondo le inchieste di Report e il processo di Palermo

Resta alta la temperatura sul tema riforma della giustizia non soltanto tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno del Pdl. Due i filoni da analizzare per comprendere il perché di tanta tensione. Da una parte c'è il nodo politico, che vede i "finiani" nel mirino dei cosiddetti "falchi". Dall'altra ci sono le indagini e i nodi giudiziari che, a vario titolo, coinvolgono il premier.
Sul versante politico, anche oggi dunque, lo scontro interno alla maggioranza non si placa. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è tornato spiegare che non è nelle intenzioni del governo procedere spontaneamente alla riproposizione del cosiddetto lodo Alfano con legge costituzionale, ma che "coloro che hanno a cuore il bene del Paese possono farlo, noi non abbiamo nulla in contrario e lo valutiamo con favore". Intanto il direttore de Il Giornale torna a scagliarsi contro il presidente della Camera: "La magistratura è un partito, ed è ovvio che Berlusconi se ne difenda con il suo partito, il Pdl. Peccato che alcuni alleati del Cavaliere non abbiano capito il concetto o facciano orecchie da mercante. I finiani si sono scoperti formalisti e adoratori delle norme, pur di non dare una mano al premier", scrive Vittorio Feltri.
Netta la replica di Italo Bocchino, vicepresidente vicario del gruppo Pdl alla Camera: "I falchi berlusconiani devono farla finita di parlare di complotto contro Berlusconi. Basta con le 'ghedinate' da prendere o lasciare. Il premier deve guardarsi da quei suoi consiglieri che lo hanno portato in un vicolo cieco. Procediamo con la riforma costituzionale del lodo Alfano e del ripristino dell'immunità parlamentare; così com'è oggi, il processo breve è destinato a sbattere contro il muro dell'incostituzionalità".

Negli ultimi giorni Berlusconi si tiene ai margini della diatriba. In pubblico preferisce tacere, ma sono in molti a dire che, nelle conversazioni private, il premier è "un fiume in piena" e non nasconde la sua ira.
A preoccuparlo è il versante giudiziario. Il timore del Cavaliere è che da Palermo gli arrivi un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Il passaggio cruciale sarà la data della testimonianza di Spatuzza nel processo di secondo grado contro Dell'Utri, già condannato a nove anni in primo grado. Poi ci sono altri due capitoli aperti: quello della procura di Caltanisetta, che indaga sugli attentati a Falcone e Borsellini nel '92: e l'inchiesta di Firenze sui mandanti esterni delle stragi del '93.
A tutto questo si aggiunge l'inchiesta milanese sull'Arnerbank (oggetto della puntata di domenica sera di Report) che i procuratori milanesi sospettano sia una sorta di lavanderia per il denaro sporco che arriva fino a Marina e Piersilvio Berlusconi. Sull'Arnerbank poi hanno messo gli occhi anche i pm di Palermo Scarpinato e Ingroia che si occupano di riciclaggio di soldi della mafia.
Insomma, altro che la continua guerriglia di Gianfranco Fini: oltre ai processo Mills e Mediaset, ad agitare veramente i sonni di Berlusconi sono le incredibili bombe giudiziarie, che potrebbero essere sganciate su Palazzo Chigi per devastare la credibilità del premier. Al quale, se arrivasse da una di queste procure un avviso di garanzia, non resterebbe che la strada delle elezioni anticipate per dire al Paese: ecco il "fango" che monta e che vuole destabilizzare un premier eletto dal popolo.

Ma andiamo con ordine:

A Palermo, il pentito di mafia Gaspare Spatuzza, accusa Dell'Utri e chiama in causa il premier come nuovi referenti politici di Cosa Nostra nel '93 al termine della sanguinosa campagna stragista a Roma, Firenze e Milano. Intanto, la trasmissione Report di Milena Gabanelli andata in onda domenica sera su Rai Tre rivela: nella sede milanese della svizzera Banca Arner la famiglia Berlusconi ha quattro conti correnti per un totale di 60 milioni di euro, di cui uno intestato direttamente al presidente del Consiglio per dieci milioni e altri tre per 50 milioni a capo delle holding italiane Seconda, Ottava e Quinta, amministrate dai figli Marina e Piersilvio. Tra i clienti della banca ci sarebbero anche Ennio Doris, fondatore del gruppo Mediolanum, e Stefano Previti figlio di Cesare".
La notizia- bomba arriva verso la fine della puntata dedicata in gran parte al fenomeno dell'esportazione illegale dei capitali e alla nuova versione dello scudo fiscale che - secondo la testimonianza del consulente delle Procure Giangaetano Bellavia, "con le modifiche del 3 ottobre è allargato alle dichiarazioni fraudolente, alle fatture false e alla distruzione delle scritture contabili".

L'inviato di Report Paolo Mondani ricostruisce la storia della Banca Arner, fondata nel 1994 da Paolo Del Bue ("uomo di fiducia di Berlusconi"), Nicola Bravetti, Giacomo Schraemli e Ivo Sciorilli Borelli. Nel 2003 viene aperta la sede Milanese e negli anni successivi scattano una serie di disavventure giudiziarie. Il 7 maggio del 2008 Bravetti viene messo per due settimane agli arresti domiciliari dalla Procura di Palermo con l'accusa di intestazione fittizia di beni avendo aperto un conto di 13 milioni di euro a favore di Teresa Macaluso nascondendo il vero proprietario e cioè il marito e costruttore siciliano Francesco Zummo, collegato al clan Ciancimino, indagato per mafia ma assolto in appello. I beni di Zummo - valutati tra i 500 milioni e il miliardo di euro - sono stati messi sotto sequestro.

Non si sa se Del Bue, che ha lasciato la carica di amministratore nel 2005 è ancora tra i soci, ma era di certo in Arner quando, secondo la ricostruzione fornita agli inquirenti dall'ex presidente del Torino Gianmauro Borsano, la società panamense New Amsterdam, amministrata fiduciariamente da Arner, versò in nero 10 miliardi di lire al Torino per il passaggio del calciatore Gianluigi Lentini al Milan.
Eppure l'importanza di Del Bue si capisce solo dalle carte del processo Mills, l'avvocato inglese condannato in appello per essersi fatto corrompere da Berlusconi per testimoniare il falso nei processi del premier. Nelle motivazioni della condanna il tribunale spiega che Mills si fece pagare per nascondere ai giudici italiani che le società offshore Century One e Universal One erano riconducibili non ai manager della Fininvest, ma "direttamente a Silvio Berlusconi". I conti esteri di quelle due società erano gestiti proprio da Del Bue, che da quei conti prelevava anche ingenti somme in contanti: 100 miliardi di vecchie lire in tre anni.
Sempre secondo la ricostruzione di Report a mettere in contatto Bravetti con Zummo sarebbe stato l'avvocato Paolo Sciumè. Il noto professionista, racconta Mondani con voce fuori campo, è nei consigli di amministrazione di molte società tra cui Parmalat dove è finito sotto processo per bancarotta ma assolto in primo grado. Nel 1996 entra nel cda di Mediolanum e nel 2003 in quello di Banca Mediolanum.
La Banca Arner, il 17 aprile del 2008, viene messa sotto torchio dagli ispettori della vigilanza della Banca d'Italia che riscontrano "gravi irregolarità a causa delle carenze delle violazioni in materia di contrasto del riciclaggio".

A questo punto Berlusconi deve risolvere la questione dei processi in corso (Mills e Mediaset) per i quali ha bisogno dell'approvazione del ddl sul processo breve. Il ddl redatto allo scopo da Ghedini è riuscito nella titanica impresa di indegnare tutti: dalle opposizioni a numerosi esponenti della stessa maggioranza. Bisogna riscriverlo, blindarlo e farlo approvare. Tre cose che richiedono tempo.
Una boccata d'ossigeno arriva dai giudici di Milano che riconoscono al premier imputato i "legittimi impedimenti per impegni istituzionali precedentemente assunti" e fanno slittare di due mesi (si riparte il 18 gennaio) il processo Mediaste.
Basteranno due mesi per sciogliere il nodo sul processo breve? Basteranno le modifiche alle quali sta lavorando il ministro della Giustizia?
Il premier non si fida: anche il lodo Alfano era stato modificato per soddisfare le riserve del Quirinale, eppure l'Alta Corte lo ha bocciato.

Fini adesso suggerisce di affiancare al ddl sul processo breve la via costituzionale del Lodo Alfano, e l'immunità di stampo europeo. Ma come "precondizione"' la terza carica dello Stato chiede lo stanziamento di risorse per gli operatori della giustizia, perché solo così si possono evitare i tempi biblici dei processi. "Riscrivere le regole deve necessariamente comportare l'impegno per una riscrittura che sia quanto più possibile condivisa, perchè le regole riguardano tutti, perchè le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano", insiste la terza carica dello Stato. "Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro Paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che, in una democrazia dell'alternanza, ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile".
Berlusconi ha il sospetto qualcuno gli stia preparando una trappola, vuole capire se alla fine, in Parlamento, a spingere veramente per approvare questo ddl è tutta la maggioranza o ci sarà chi rema contro. In questo clima, anche le dichiarazioni fatte ieri da Fini nel corso della trasmissione "In mezz'ora" di Lucia Annunziata, non lo hanno tranquillizzato. A cominciare da quella frase con la quale l'ex leader di An ha scongiurato le elezioni anticipate che sarebbero la fine non solo della legislatura, ma anche del Pdl. "E chi lo ha detto? - è la replica dei suoi falchi -: Il Pdl può vivere e vincere le elezioni anche senza Fini".


http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13514

L'efficienza fatta persona!


e poi da del fannullone agli altri......

Le istituzioni si mobilitano.

In Europa: una risoluzione del Parlamento di Strasburgo, l’impegno ad approfondire il caso in altri studi, la proposta di una commissione parlamentare di inchiesta. In America: indagini del Congresso sulle attività della National Security Agency. In Italia: esposti alla magistratura, fascicoli aperti dalla procura di Roma, un’istruttoria del Comitato parlamentare sui servizi, l’interessamento del Garante per la privacy. I soggetti istituzionali si muovono, spinti a occuparsi di Echelon, spiegano, "per la gravità di quanto i mass media denunciano".

La risposta dell’Unione europea. "Francamente le uniche persone che ancora dubitano dell’esistenza di Echelon si trovano negli Stati Uniti", dice Glyn Ford, eurodeputato laburista e direttore dello Stoa. E’ stato lui a commissionare il rapporto alla Omega Foundation e a presentarlo all'assemblea di Strasburgo. Ed è ancora lui, subito dopo, ad avviare, soprattutto in Inghilterra, un’intensa attività di lobby tra laburisti, verdi, organizzazioni non governative, gruppi antimilitaristi e associazioni per la difesa della privacy. Risultato: la "Risoluzione sulle relazioni transatlantiche e il sistema Echelon", che il Parlamento europeo vota il 16 settembre 1998. Titolo a parte, il documento contiene solo un brevissimo accenno alla rete di intercettazione, al punto 14, il penultimo: "La crescente importanza di Internet e delle telecomunicazioni mondiali in genere, e del sistema Echelon in particolare, richiedono misure precauzionali per quanto concerne le informazioni economiche, così come un efficace criptaggio". Il riferimento a Echelon appare improvviso e del tutto fuori contesto in una risoluzione che, per il resto, "sottolinea l’importanza delle relazioni Ue-Usa in materia di economia, politica e sicurezza" e affronta una serie di problemi commerciali.

I nuovi studi arrivano - quattro rapporti scritti tra aprile e agosto 1999 - e il caso si riapre. Due giorni di audizioni pubbliche alla Commissione libertà civili e affari interni, il 22 e il 23 febbraio 2000, per esaminare in particolare la relazione di Duncan Campbell, "Interception Capabilities", che del sistema Echelon conferma l’esistenza e approfondisce funzionamento e obiettivi. Suscitando, stavolta, un giustificato allarme tra gli eurodeputati. "Echelon, un sistema di spionaggio assolutamente illegale e al di fuori di qualsiasi controllo, è una chiara minaccia per la libertà e l’economia dei paesi europei", dichiara il capogruppo dei Verdi, Paul Lannoye, che propone l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta "con pieni poteri". Soluzione appoggiata anche da esponenti degli altri gruppi (in 200, tra verdi, comunisti, ed eurogollisti, hanno già firmato la petizione) e non esclusa dal liberale britannico Graham Watson, direttore dei lavori nella due giorni di audizioni. Toccherà ora all'assemblea decidere. Anche se il presidente Romano Prodi ha incaricato il finlandese Errki Liikanen di indagare sulla rete di intercettazione anglosassone, la Commissione, ufficialmente, ha finora ostentato cautela, affermando che prove di spionaggio commerciale non ce ne sono : "E’ solo un’ipotesi e io non mi occupo di ipotesi", ha dichiarato il commissario al Mercato interno, Frits Bolkestein. L'unica certezza, come ha sottolineato Prodi è che "sulla vicenda Echelon la Commissione si impegnerà nel suo ruolo di guardiano dei trattati".

I misteri d’Italia. Incredulità, sgomento, indignazione. Ma anche speranza. Che Echelon possa aiutare a chiarire i grandi misteri della recente storia italiana, dal caso Moro a Ustica. Se, davanti alla rivelazione della "rete di intercettazione globale", i soggetti istituzionali restano in un primo tempo spiazzati, la società civile mette subito in moto la macchina della giustizia. E’ appena febbraio del ’99 quando l’associazione di consumatori Adusbef presenta un esposto alle procure di Roma e di Milano, chiedendo di accertare, tra le altre questioni, se Echelon possa contribuire "a fare luce su alcuni dei grandi misteri d’Italia", come la strage di Ustica e il caso Moro, e se non costituisca una "violazione della sovranità nazionale, della privacy dei cittadini e delle aziende italiane da un possibile spionaggio industriale e se non rappresenti una chiara violazione del trattato di Maastricht". La procura di Roma apre subito un fascicolo, intestato "atti relativi", e avvia un’indagine per accertare, innanzitutto, se l’attività di intercettazione coordinata dai servizi segreti americani sia in contrasto con le leggi italiane. Le ipotesi di reato potrebbero essere varie, come ha spiegato il magistrato Carlo Sarzana, capo dei giudici per le indagini preliminari della procura di Roma: dai reati comuni come lo spionaggio politico ed economico o il traffico di notizie riservate ai quelli previsti dalla legge sulla privacy. Anche se, tiene a precisare, dal momento che non esistono leggi sovranazionali, "sarebbero prevedibili difficoltà a perseguire a livello internazionale reati che si commettono via satellite".

L'articolo completo su:
http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori/didonato/pagineinterne/reazioni.htm

Arner bank, la finanza ''sporca'' sotto i riflettori di Report

"La banca dei Numeri 1" in onda su RaiTre. E Il Fatto parla della "lavanderia".

"La banca dei numeri 1": è questo il tema della puntata di Report - la trasmissione di Milena Gabanelli - in onda stesera elle 21,30 su RaiTre, alla quale guardano con molto sospetto i media di Berlusconi, a partitre dal solito Giornale, che stamattina ha messo le mani avanti.
Ma di che si occupa la trasmissione? Secondo il tema pubblicato sul sito di Report, questo è il punto di partenza del programma: "Con lo scudo fiscale del 2001, poi prolungato fino al 2003, sono stati messi in regola circa 78 miliardi di euro. A fronte di questa enorme massa di denaro sono state inviate circa 90 segnalazioni di operazioni sospette, di cui nessuna che riguardava la Sicilia.
Le banche hanno evidenziato poco o nulla proprio grazie alle garanzie di anonimato accordate da quella legge. E quindi non è stato possibile intercettare il denaro sporco frutto di reati di natura fiscale per i quali era stata accordata la non punibilità.
È stato solo per una fortuita coincidenza investigativa che la Procura di Palermo ha individuato e sequestrato alcuni milioni di euro che uno dei riciclatori più importanti di Cosa Nostra, già condannato per mafia, stava tentando di fare rientrare in Italia".

Una miriade di nuovi ricchi

"È proprio in quegli anni - sottolinea il testo che presenta la puntata di stasera - che all’improvviso sul palcoscenico della finanza sono apparsi una miriade di nuovi ricchi che hanno acquistato a tutto spiano pacchetti azionari, immobili, attività imprenditoriali e commerciali offrendo denaro contante fresco e abbondante, soprattutto per quello che erano gli ordinari standard di mercato.
Quel massiccio e improvviso rientro di denaro in contante gonfiò a dismisura la bolla speculativa sugli immobili con la quale, in parte, ancora stiamo facendo i conti.
Con il terzo scudo - che pure ha alle spalle la nuova legge antiriciclaggio (la 231 del 2007) - di fatto sono state rimosse le segnalazioni di operazioni sospette che i vari operatori, commercialisti, avvocati d'affari, fiduciarie, banche, sono obbligati a inviare alla UIF, l’Unità di Informazione Finanziaria, della Banca d'Italia nel caso le caratteristiche del soggetto, la natura dell'operazione, la sua provenienza, l'ammontare dell'importo destino sospetto di un tentativo di riciclaggio.

Coperti reati più gravi dell'evasione

Peraltro, i reati che il nuovo scudo fiscale coprirebbe sarebbero ben più gravi della semplice evasione. Cosa si nasconde dietro il mondo delle fiduciarie e delle banche svizzere? Come spariscono i soldi oltrefrontiera, come lavorano gli spalloni di nuova generazione, quali sono i metodi di esportazione sicura dei capitali all'estero, come alcune banche muovono questo meccanismo".
Il resto i telespettatori lo vedranno direttamente in tv.

E IL FATTO ACCENDE I RIFLETTORI SULLA ARNER BANK

E Il Fatto quotidiano, oggi in edicola, ha acceso i riflettori sulla Arner Bank, con un articolo firmato da Peter Gomez e Sandra Amurri, che ripubblichiamo integralmente (solo i sottotitoli sono i nostri, per facilitare la lettura):
"Per fotografare la situazione e capire i timori, di giorno in giorno sempre più evidenti, di Silvio Berlusconi per le indagini milanesi e palermitane sulla Arner Bank, basta una frase di David Mills: "Chi è Paolo Del Bue della banca Arner? Se posso usare un'immagine: Del Bue, tra le persone che ruotavano intorno alla famiglia Berlusconi, era certamente nella cerchia più interna. Voglio dire che era tra chi aveva un rapporto personale con la famiglia. Mi sembra significativo che sui conti bancari delle società Century One e Universal One avesse un diretto controllo e poteri di disposizione assoluti".

La testimonianza di Mills del luglio 2004


Era il 18 luglio del 2004 e Mills, oggi condannato in appello a 4 anni e mezzo per corruzione giudiziaria, stava raccontando buona parte di quello che, davanti ai magistrati, aveva taciuto per quasi due lustri: dai soldi ricevuti dal cavaliere, sino alla reale proprietà di Century One e Universal One - due off shore, controllate attraverso dei trust da Marina e Piersilvio Berlusconi - che avevano incassato decine di milioni di dollari di fondi neri provenienti dalla compravendita di diritti televisivi.
Tra il 1992 e il 1994, mentre in Italia infuriava Mani Pulite, Del Bue quel tesoro lo aveva però fatto sparire. Assieme ad alcuni collaboratori aveva prelevato 103 miliardi di lire in contanti e si era rifugiato in Svizzera dove, con degli amici, gestiva la Arner, una finanziaria trasformata in banca nel maggio del ‘94, non appena Berlusconi era diventato per la prima volta presidente del Consiglio.

I magistrati scoprirono l'importanza della Arner

È rileggendo quel verbale di Mills che i magistrati cominciano a intuire l'importanza della Arner, l'istituto di credito di Lugano che, a partire dal 2004, è autorizzato a operare anche in Italia. La Arner è, infatti, la banca preferita da Berlusconi. È la cassaforte in cui i familiari del Cavaliere e buona parte dei manager posti ai vertici del suo impero economico - dal big boss di Mediolanum, Ennio Doris, sino all'entourage dell'avvocato pregiudicato Cesare Previti - versano le loro fortune personali.Questo almeno è quello che risulta agli investigatori della Dia e della Guardia di finanza che negli ultimi due anni hanno bussato più volte alle porte della sede milanese della banca. Inizialmente per far luce sull'esatto ruolo di Nicola Bravetti, uno dei soci dell'istituto, pizzicato per caso al telefono mentre - con la collaborazione del consigliere di amministrazione Mediolanum, Paolo Sciumè - tentava di evitare il sequestro di 13 milioni di dollari accantonati su un conto Arner alle Bahamas da un presunto colletto bianco di Cosa Nostra: l'imprenditore palermitano Francesco Zummo, considerato prestanome di don Vito Ciancimino e già condannato per favoreggiamento.

Due avvisi di garanzia all'amministratore delegato e al commissario

Poi, quando Bravetti e Sciumè finiscono agli arresti domiciliari perché accusati di intestazione fittizia di beni, negli uffici della Arner di corso Venezia a Milano, arrivano pure le Fiamme gialle. L'11 giugno i militari perquisiscono l'intero palazzo Arner e notificano due avvisi di garanzia al nuovo amministratore delegato e, fatto quasi senza precedenti, al commissario Mario Marcheselli, piazzato nell'istituto di credito dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, su designazione di Banca Italia, dopo l'esplosione del caso Bravetti-Zummo. Entrambi sono accusati di non aver collaborato con gli ispettori del governatore Mario Draghi e di aver così finito per favorire le operazioni di riciclaggio.

La banca preferita dal Cavaliere è una "lavanderia"?

La procura di Milano, insomma, ipotizza che la banca preferita dal Cavaliere sia una sorta di lavanderia per il denaro sporco. La cosa, ovviamente, preoccupa Palazzo Chigi. Non solo perché Arner Italia custodisce i segreti di almeno tre società (le ormai celebri Holding) attraverso cui Marina e Piersilvio Berlusconi controllano parte del capitale Fininvest.
O perché il conto numero uno dell'istituto è intestato al premier.
A far paura sono pure le indagini sul ruolo dell'avvocato Giovanni Acampora, già condannato con Previti nei processi "Toghe sporche". Tra la Arner e Acampora pare esserci un legame antico e mai interrotto. Tanto che Arner è il perno di un business seguito da legale molto da vicino: le operazioni finanziarie per acquistare e ristrutturare il Grand Hotel di via Veneto, a Roma.
Un affare misterioso da 50 milioni di euro che solo le eventuali rogatorie estere potranno chiarire. Un bel problema per gli uomini della banca del premier. Dopo l'approvazione dello scudo fiscale la Svizzera e molti altri paesi off-shore sono sul piede di guerra contro il governo italiano. E minacciano ritorsioni. Scoprire la verità, questa volta, potrebbe essere molto più facile del solito.


http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Arner%20bank,%20la%20finanza%20

In controtendenza, potrete leggere un articolo de "il giornale" di Feltri, uscito il giorno dopo la messa in onda della trasmissione "report" e del quale allego il link.

http://www.ilgiornale.it/interni/e_report_mescola_affaristi_boss_e_banca_vip/16-11-2009/articolo-id=399376-page=0-comments=1

Come potrete notare, non c'è alcuna smentita, è solo il tentativo osceno di ridicolizzare la serietà dell'inchiesta.
Cosa non farebbe Feltri per difendere il "suo" amato premier, il mr. B che, già al calduccio del suo stato di feto, sperimentava come e cosa fare per creare un impero economico dal nulla utilizzando capitali mafiosi e corrompendo chiunque gli capitasse a tiro?

Interessanti da leggere anche questi altri articoli relativi all'argomento:

http://www.clandestinoweb.com/number-news/84707-linchiesta-di-report-la-banca-arner-e-quei-conti-del-pr.html

http://www.corriere.it/economia/09_novembre_16/report_premier_3cf65452-d27d-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml




mercoledì 18 novembre 2009

Al peggio non c'è mai fine.

Dal blog di Daniele Martinelli.

Nei giorni scorsi ho scritto che al berlusconi day del 5 dicembre non ci sarò.
Lo confermo.
Non ci sarò per impegni inderogabili già presi, non perché io non approvi l’iniziativa.
Avrei preferito esserci a Roma assieme ai 300 mila aderenti all’iniziativa uniti dalla rete, ma quel sabato non posso proprio.

Tuttavia oso non dare così per scontato che il 5 dicembre il puttaniere sarà ancora presidente del consiglio dei piduisti.
Il presidente della Camera Fini è ormai palesemente contro le politiche criminali sull’ingiustizia della coalizione caserma capitanata dal capomandamento di Hardcore.
Schifani parla apertamente di elezioni anticipate.
Il killer pentito Gaspare Spatuzza, per voce del procuratore di Firenze, sta rivelando cose per le quali il puttaniere non dorme più nemmeno la notte: sta dando la sua versione sui mandanti delle stragi in Sicilia e di tutti i primi anni ‘90.
Al vertice carnevalesco della Fao il puttaniere non ha fatto altro che scherzare con Gheddafi e Lula.

Pare abbiano passato la notte con un numero imprecisato di lolite.

Al di là delle boutade questo governo così com’è non potrà durare a lungo.
Alla crisi economica risponde con la privatizzazione dell’acqua.
Al discredito internazionale risponde col processo breve e con la proposta di un lodo alfano varato con legge costituzionale.
Agli appelli del vaticano il governo risponde con le prostitute e i trans.
In questo quadro il no berlusconi day sembra essere la goccia dolce in un mare di guai salati. Spero che l’iniziativa sia l’antipasto a un no berlusconi no stop.

martedì 17 novembre 2009

Show di beppe grillo alla "Feltrinelli" di milano - prima parte

Show di beppe grillo alla feltrinelli di milano - seconda parte

E ora passano alle vie di fatto - Furio Colombo

Se vi capita di svegliarvi verso le quattro o
le cinque del mattino, mentre vi voltate
nel letto in cerca di un po’più di sonno,
pensate che quella è l’ora dei campi nomadi.
A quell’ora centinaia di agenti della polizia
di Stato, carabinieri,guardie forestali, militari
in tenuta da Afghanistan sono impegnati
a smantellare i campi nomadi. Vuol dire sfondare
porte, svegliare famiglie di soprassalto,
terrorizzare bambini, svuotare casupole, distruggere
baracche, rastrellare gli abitanti a
volte per trasferirli, a volte per disperderli nelle
boscaglie o negli squallidi quartieri vicini,
dove si nascondono, come in una guerra.
Questa, infatti, è la guerra degli italiani ai rom,
60 milioni di italiani contro 170 milarom per
metà donne, per metà bambini, per metà cittadini
italiani. Si chiama trasferimento nei
campi attrezzati. Vuol dire: ruspe nel primo
campo disumano; trasferimento in un secondo
campo disumano, lontano, nel cemento, a
filo di un autostrada.
Le operazioni sono guidate dal prefetto Pecoraro,
che è a capo di un quartier generale
detto “emergenze rom”. Non c’è alcuna
emergenza rom, naturalmente; niente a che
fare con la camorra. Ma, attenzione: il prefetto
Pecoraro sta scrupolosamente eseguendo
ordini. Gli ordini sono politici. È la nuova Italia
di Berlusconi-Bossi-Maroni, in cui si aggrediscono
dovunque i deboli.
Ma la persecuzione degli zingari (specialmente
dei bambini zingari) continua. Scrive Repubblica
(11 novembre): “I piccoli rom del
comune di Roma che non conoscono l’italia -
no lo impareranno nel loro campo di appartenenza
e solo dopo potranno andare a scuola”.
Nel ridicolo linguaggio da fureria comunale,
il progetto persecutorio è chiaro: apartheid.
E’ vietato ai bambini rom l’accesso alla
scuola perché non sanno l’italiano. È vietato
ai bambini rom di imparare l’italiano, perché
non vanno a scuola. Firmato Gianni Alemanno,
sindaco di Roma.Ma niente è ragionevole
(che non vuol dire buono, ma solo pragmatico
e utile) in una infezione di cattivismo che
dilaga, porta vendetta e vendetta della vendetta.
Per esempio Alba Adriatica. Muore un uomo
in una rissa come in tante tragiche risse italiane.
Ma questa volta il colpevole è un rom.
Dunque distruzione delle case e delle auto
rom, dunque tentativo di linciaggio. Le alternative,
per gli zingari fuggitivi, sono: fame,
schiavitù, arresto, espulsione.
È l’Italia del tardo berlusconismo. Dopo molti
annunci perversi, ora questa tetra Italia passa
alle vie di fatto.

Da "il fatto quotidiano" del 15.11.09.

Riforme, altolà di Fini: ''Le regole non si riscrivono a piacimento della maggioranza''

ultimo aggiornamento: 16 novembre, ore 18:38
Prato - (Adnkronos) - Il presidente della Camera: "Non si deve far passare il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole di convivenza civile". Il presidente del Senato Schifani: ''E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si è fatto nulla''. Fini:
''Delirio parlare di complotto. Lodo Alfano? Si se costituzionale". Il ddl sul processo breve presentato al Senato

Prato, 16 nov. (Adnkronos) - "Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, in un passaggio del suo intervento alla seduta straordinaria del consiglio comunale di Prato, in occasione dei 720 anni della realizzazione della sala consiliare.

"Riscrivere le regole -ha sottolineato Fini- deve necessariamente comportare l'impegno per una riscrittura che sia quanto piu' possibile condivisa. Perche' le regole riguardano tutti, perche' le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano". Secondo il presidente della Camera "e' proprio la nostra Costituzione ad indicare con chiarezza le modalita' attraverso le quali e' possibile modificare la Costituzione -ha osservato Fini- E' certamente possibile farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie, ma in quel caso si e' sottoposti all'assenso dell'unico soggetto che in una democrazia e' sovrano: il corpo elettorale".
"L'esperienza recente -ha sottolineato Fini- deve insegnare a tutti che se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilita' delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che puo' unire, mettendo in disparte o in secondo piano cio' che puo' dividere".
Passando poi dal tema delle riforme istituzionali a quello delle riforme strutturali, il presidente della Camera ha osservato infine che "il Paese non puo' continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale".
In un passaggio del suo discorso, poi, Fini ha parlato di immigrazione: "Non ci puo' essere integrazione senza legalita': ci si integra solo se si e' disposti a vivere in condizioni di rispetto della legalita'". "Se e' doveroso da parte dell'Italia -ha proseguito Fini- rispettare la cultura di origine e l'identita' degli uomini e delle donne che vengono a partecipare con il loro lavoro alla crescita della nostra societa', dobbiamo anche chiedere loro di rispettare le nostre leggi, di parlare la nostra lingua, di mandare i loro figli nelle nostre scuole, e di fare proprio il valore della dignita' della persona, che e' alla base della nostra cultura, non si possono reclamare solo diritti senza essere pronti ad adempiere ad altrettanti precisi doveri".
Per Fini "integrazione non puo' significare chiudere gli occhi di fronte ad autentiche enclaves in cui non si rispettano le leggi e i diritti, non si parla la lingua italiana e non si chiede l'integrazione. Serve quindi -e' stato l'invito del presidente della Camera- un impegno delle istituzioni tutte, della politica e dei cittadini, per rendere possibile un nuovo patto di cittadinanza. L'Italia deve essere di tutti coloro che la sentono come patria, anche se per alcuni non e' la terra dei loro padri".
Sull'argomento della riforme è intervenuto in serata anche il presidente del Senato Renato Schifani. "E' sempre auspicabile" che le riforme siano condivise, "ritengo comunque che si stia perdendo del tempo prezioso. E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si e' fatto nulla", ha detto da Palermo dove si trovava per il decennale dell'Universita' Lumsa.
"Le nuove regole - ha detto Schifani- sono note da piu' anni. Se ne parla dai tempi della bicamerale. Ritengo che tutti i partiti debbano avere un sussulto di volonta' politica per mettersi attorno a un tavolo e fare presto nell'interesse del Paese".


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Riforme-altola-di-Fini-Le-regole-non-si-riscrivono-a-piacimento-della-maggioranza_3999924547.html