lunedì 28 febbraio 2011

La Chiesa simoniaca di Ratzinger, Bertone e Bagnasco. - di Paolo Flores d'Arcais.




La Chiesa simoniaca di Ratzinger Bertone e Bagnasco sabato ha riscosso il suo prezzo: il forsennato attacco di Berlusconi alla scuola pubblica (“travisato”, ovviamente: peccato ci sia la registrazione video), dopo che il suo governo ha coperto la scuola clericale d’oro e altre utilità. E’ il prezzo dell’indulgenza, per il silenzio della Chiesa gerarchica sulle colpe di Berlusconi, l’ultima delle quali è il sesso (oltretutto posticcio): ben più gravi lo spergiuro, i furti delle cricche, l’odio contro i diversi e gli ultimi. Il prezzo dell’indulgenza: siamo tornati, cioè, alla vendita delle indulgenze, un regresso di alcuni secoli, altro che prima del Concilio di Papa Roncalli. La Chiesa simoniaca, appunto. Possibile che contro la deriva anticristiana della Chiesa di Ratzinger Bertone e Bagnasco, che ha accompagnato sistematicamente gli scandali del regime di Berlusconi, fin qui si abbia notizia di una sola iniziativa pubblica del mondo cattolico? Quella presa dal “Centro giovanile Antonianum” e che ha raccolto nel silenzio dei media ormai oltre mille adesioni su https://sites.google.com/site/anchenoiabbiamounsogno/home.

Dove si dice: “Siamo convinti che come cristiani non si possa più tacere di fronte a quanto sta accadendo nel nostro paese'”. E amaramente aggiunge: “Un giorno chi guida la Chiesa in Italia riuscirà a denunciare i comportamenti inaccettabili con chiarezza e determinazione, perché avrà come unico interesse l'annuncio della Buona Notizia. In situazioni come quelle odierne, dirà che chi offende ed umilia le donne in modo così oltraggioso non può governare un paese. Dirà che coinvolgere minorenni in questo mercato sessuale è, se possibile, ancora più sconcertante. Dirà che chi col denaro vuol comprare tutto, col potere vuol essere al di sopra delle leggi, con i sotterfugi evita continuamente di rendere conto dei propri comportamenti, costui propone e vive una vita che è all'opposto di quanto insegna il nostro maestro Gesù. Per evitare ambiguità dirà chiaramente che questa persona è il nostro Primo Ministro”.

Possibile che i tanti gruppi, purtroppo fra loro divisi, di cattolici cristiani, epperciò laici, non trovino il modo di comunicare, coordinarsi, unirsi? Il sito micromega.net mette a loro disposizione la sezione “altra chiesa” perché questo mondo di credenti democratici cessi di essere una “Chiesa del silenzio”, e pubblicizza intanto il sito dell’appello dell’Antonianum perché tutti i credenti refrattari a un cattolicesimo di “scribi farisei e sepolcri imbiancati” lo inondino di firme.https://sites.google.com/site/anchenoiabbiamounsogno/home.




domenica 27 febbraio 2011

La Libia, Obama e la giravolta del Cavaliere. - L'editoriale di Eugenio Scalfari.




LE RIVOLUZIONI dei popoli nordafricani e mediorientali hanno numerose differenze tra loro ma anche profonde analogie. Tra queste ce ne sono tre che meritano d'esser segnalate: sono guidate da giovani, hanno come primario obiettivo la conquista dei diritti di libertà e sono rivoluzioni laiche anche se nei paesi musulmani il loro grido di riconoscimento e di vittoria è spesso quello tradizionale "Allah è grande".

Bin Laden e il fondamentalismo talebano non potevano registrare una sconfitta storica maggiore di questa: Al Qaeda sperava d'essere alla testa di questo sconvolgimento storico; invece non ne è stata neppure la coda; semplicemente ne è rimasta fuori e non ha alcuna probabilità di inserirvisi. Lo sbocco finale è ancora incerto, in alcuni paesi dipende in larga misura dall'esercito e dai giovani ufficiali, in altri dalla nascente borghesia, in altri ancora dall'esistenza di forti legami tribali. Ma la conquista dei diritti di libertà (e di lavoro) spinge i rivoluzionari a guardare più verso ovest, cioè verso Occidente, che verso est. E non è un caso che ai giovani che hanno scacciato Mubarak dall'Egitto abbiano risposto i giovani e le donne iraniani che vorrebbero liberarsi dal giogo politico e culturale del regime khomeinista.

La stessa Israele è perplessa. Da un lato impensierita dalla caduta dei dittatori "moderati", dall'altro speranzosa di poter convivere con giovani democrazie prive di pregiudizi religiosi e storici.

Una convivenza competitiva ma non militare, una più equa diffusione del benessere, della divisione internazionale del lavoro e delle tecnologie che caratterizzasse tutta l'immensa regione che va dai due fiumi mesopotamici fino al Sinai, al Nilo, al Sahara libico e algerino, all'Atlante, a Casablanca. Forse sarà un sogno, ma le premesse ne stanno prendendo corpo. Molto dipenderà anche da come si comporteranno l'America di Obama e l'Europa. E meno male che Obama c'è!

Il Presidente americano ha legato il suo futuro politico al trionfo della democrazia nel mondo musulmano. Ne parlò un anno fa al Cairo e l'ha ripetuto adesso con chiarezza ancora maggiore. L'obiettivo è terribilmente ambizioso, molto di più di quello che portò alla caduta del Muro di Berlino. Sbaglia chi continua a proporre come metro il confronto tra Obama e Bush: il confronto attuale riguarda Obama da un lato e il pensiero unico del reaganismo dall'altro. C'è materia per riflettere e operare in un mondo multipolare che implica per tutti e per ciascuno una scelta di ruolo e di responsabilità.

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La Libia è oggi l'epicentro delle ultime convulsioni, ma l'esito è ormai segnato: la fine di Gheddafi porterà purtroppo stragi e rovine ma politicamente è già avvenuta. Non esiste alcuna ipotesi alternativa a quella del suo esilio perpetuo e del giudizio sui crimini commessi. Molti osservatori europei si preoccupano del petrolio e del gas, degli approvvigionamenti e dei prezzi di mercato; ma si tratta di preoccupazioni poco significative. Di gas ce n'è fin troppo sul mercato, l'offerta è maggiore della domanda e gli operatori internazionali sono ben contenti che ci sia una diminuzione del prodotto. Per il petrolio è diverso, ma quello libico è uno dei peggiori per qualità e comunque rappresenta meno del 2 per cento dell'offerta mondiale.

Il prezzo si è impennato a causa della speculazione, ma non ha l'aria di tenere a lungo anche perché la monarchia saudita deve procurarsi nuovi titoli di benemerenza con l'Occidente e non ha alcun interesse a speculare al rialzo sui prezzi del greggio.
Ma il problema libico contiene due elementi di vera preoccupazione: la costruzione di una stabile democrazia e l'emigrazione nordafricana verso l'Europa, della quale le coste della Sirte costituiscono il pontile. Questi due elementi sono fortemente intrecciati tra loro ed è superfluo spiegarne le ragioni, tanto sono evidenti agli occhi di tutti.

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La telefonata dell'altro ieri di Barack Obama al premier italiano è stata interpretata dai berlusconisti come un segnale di prezioso rafforzamento politico del premier italiano sullo scacchiere internazionale. Altri osservatori più distaccati si sono augurati che le opposizioni non si mettano di traverso e non operino contro il governo in un'azione che dovrebbe essere un obiettivo condiviso e "bipartisan".

Non temano e non si preoccupino questi osservatori: per quanto possiamo capirne, l'opposizione non sarà così meschina da privilegiare i baciamano di Berlusconi a Gheddafi rispetto all'interesse nazionale. Esiste un peso politico e strategico dell'Italia nella questione libica che fa premio su ogni considerazione e così avverrà. Quanto a Berlusconi, la spinta dei fatti e la pressione americana l'hanno rapidamente costretto ad una virata di 180 gradi, dal baciamano a Gheddafi alla condanna senza appello del Rais. Del resto, mai come nel caso libico, vale la distinzione tra Stato e governo e non è di poco conto la dichiarazione del nostro Presidente della Repubblica che non ha disgiunto il tema dei diritti di libertà ardentemente sostenuti dai rivoluzionari e la comune responsabilità europea sul tema dell'immigrazione di massa.

Napolitano rappresenta lo Stato e lo Stato per bocca sua ha parlato chiaro e netto. Il governo faccia la sua parte e le opposizioni la loro.

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Il ministro Maroni si lamenta per la scarsa voglia dell'Europa di "spalmare" su tutti i Paesi dell'Unione la temuta ondata dell'immigrazione verso le coste italiane. La Commissione di Bruxelles si è dichiarata pronta a cogestire con il governo italiano la fase dell'accoglienza e i costi che essa comporta, ma ha escluso di poterci aiutare a "spalmare" gli immigrati.

Le ragioni di questa difficoltà sono due. La prima riguarda l'Unione europea, la seconda i singoli Paesi membri.

L'Unione - se richiesta dal Paese interessato - può agire in prima persona per gestire i problemi dell'immigrazione. Qualora il procedimento sia avviato, la gestione dell'Unione si farà con i criteri europei. Esistono in proposito almeno due direttive e Maroni dovrebbe conoscerle.

Proprio perché immaginiamo che le conosca e proprio perché non condivide i criteri dell'Unione, ha preferito agire direttamente e bilateralmente. I respingimenti in mare non sarebbero avvenuti nel modo in cui sono avvenuti se fosse stata l'Unione europea ad occuparsene. Invece sono stati Maroni e Gheddafi.

Quanto agli Stati membri, quasi tutti hanno obiettato che si potrà "spalmare" quando il rapporto "pro capite" tra immigrati e cittadini avrà raggiunto in Italia lo stesso livello esistente negli altri Paesi dell'Unione. Così l'Austria, così la Germania, così la Francia, così la Gran Bretagna, così l'Olanda e il Belgio, così molti altri dei 27.
Ci rendiamo conto che la Lega incontra notevoli difficoltà a condividere questi ragionamenti. A noi purtroppo sembrano chiari e razionali. Non per pregiudizio, ma per senso della realtà. Ma appoggeremo i tentativi del ministro dell'Interno di "spalmare" dove riuscirà a convincere gli interlocutori. Restando chiaro che chi di respingimento ferisce, di respingimento rischierà di perire.

Post scriptum . Mentre tutto questo accade c'è un problema che continua ad avvitarsi su se stesso e sul nostro Paese: l'economia non cresce, siamo al penultimo posto dei Paesi europei (salvati come sempre dalla Grecia), al quarantesimo nella lista della produttività e all'ottantesimo in quella della competizione. Ma si sta profilando un altro gravissimo rischio: l'inflazione combinata con la deflazione, una tenaglia che potrebbe far stramazzare un toro e figuriamoci un'anatra zoppa come l'economia italiana.

Fino a marzo la Banca centrale europea non si muoverà, ma è probabile e prevedibile che quando la primavera sarà in fiore la Bce alzerà i tassi di interesse con effetti negativi sul costo del debito pubblico e dei prestiti bancari. Forse sarà necessaria una manovra di bilancio con quel che ne seguirà sugli investimenti e sui consumi. Senza imposte patrimoniali ovviamente. A quelle ci dovranno pensare i Comuni per non chiudere i battenti per bancarotta.



Romiti contro Berlusconi "Su scuola e giovani sbaglia".



"Gli insegnanti ci mettono abnegazione e amore, si sacrificano e le famiglie amano i maestri. Abbiamo un debito enorme rispetto alle generazioni attuali. Abbiamo avuto tanto e ora non possiamo dare altrettanto. E la situazione peggiora". "Spero che Mediaset non si interessi alla carta stampata, sarebbe un duro colpo alla libertà d'informazione"


Romiti contro Berlusconi. Sul tema della scuola, dei giovani ma anche su quello delle concentrazioni editoriali. E l'ex amministratore delegato di Fiat e, oggi, presidente della Fondazione Italia-Cina, è critico anche sulla politica italiana rispetto alla Libia. Le sue parole sono state raccolte da Sky Tg24, nell'intervista di Maria Latella.

La scuola - "Il presidente del consiglio, se è convinto dell'inutilità della scuola pubblica, uscendo dalla sede dove ha fatto queste affermazioni, doveva chiamare il ministro della Pubblica istruzione e costringerla a dimettersi", ha spiegato Romiti. "Berlusconi non ha fatto un'affermazione vera, perché la maggioranza degli insegnanti ha pochi mezzi, guadagna pochissimo, eppure le famiglie amano maestri e maestre di scuola elementare". Gli insegnanti, afferma Romiti, "ci mettono molta abnegazione e amore. Si sacrificano".

I giovani - "I giovani hanno una sensibilità grandissima. Quando qualcosa non va lo dovrebbero dire. Oggi abbiamo perso un sentimento che è quello della vergogna. Non ci vergognamo più. I giovani devono intervenire. Giovani svegliatevi", ha spiegato. Quello che dice il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, "è vero" e sono "affermazioni molto sagge". "La nostra generazione - sottolinea Romiti - ha un debito enorme rispetto alle giovani generazioni attuali. Abbiamo avuto tanto dai nostri padri e dai nostri nonni e ora non possiamo dare altrettanto ai nostri giovani. E il problema è che la situazione peggiora".

Concentrazioni editoriali - L'ex presidente di Rcs Cesare Romiti auspica che Mediaset non si interessi alla carta stampata sulla scorta della norma sugli incroci tra tv e stampa contenuta nel decreto milleproroghe. "Credo che sarebbe un passo ulteriore gravissimo della nostra economia e del nostro sistema di vita", ha detto Romiti, sottolineando che peggiorerebbe il "sistema di libertà" garantito dai giornali italiani. "Vedo che c'è un pò di turbolenza, mi auguro ci sia senso dello Stato", ha detto.
Durissimo anche con Fedele Confalonieri. L'ex presidente di Rcs ha affermato di non credere alle affermazioni del presidente di Mediaset che ha bollato come "stupidaggini" le ipotesi di un ingresso dell'azienda nella proprietà di quotidiani come 'Corriere della sera'. "Non ci credo - ha detto Romiti - perché quando uno fa queste dichiarazioni dietro chissà cosa ha".
"C'è un pò di turbolenza. Finchè sono rimasto in Rcs abbiamo fatto sì che ci fossero pochi azionisti. In pochi azionisti si governa meglio e nessuno di loro allora si era introdotto nei giornali. Oggi non è più cosi, allora facevamo diversamente". Romiti, auspica che venga tutelata la "libera informazione" che nasce dai giornali.

La Libia - "Guardo con grande preoccupazione a quello che sta succedendo in Libia. La Libia ci ha fatto comodo perchè ha investito in molte aziende italiane ma la politica avrebbe dovuto avere un atteggiamento diverso nei confronti della Libia. Da parte governativa, non da questo governo, siamo stati troppo accondiscendenti rispetto al Babbo Natale del deserto", ha sottolineato Cesare Romiti. "Avremmo dovuto mantenere più dignità e difendere meglio le nostre aziende", ha concluso l'ex presidente di Rcs.
Romiti ricorda anche i rapporti stretti tra Fiat e la Libia. "Era un periodo difficile, era l'inizio degli anni '70. Era un momento difficile per la Fiat e i libici si fecero avanti. Furono trattative lunghissime. Alla fine - sottolinea Cesare Romiti - proposero di partecipare all'aumento di capitale e di entrare nel capitale di Fiat. Ci preoccupava perchè all'epoca la Libia era quello che era. Chiedemmo agli Stati Uniti che ci raccomandava di non divulgare nessuna cosa sensibile e al presidente della Repubblica italiana che allora era Carlo Azeglio Ciampi e che mi abbracciò".
Per Romiti la decisione della Libia di partecipare allora al salvataggio di un'azienda italiana si spiega con il fatto che all'epoca "la Libia era talmente screditata che il fatto di fare un'operazione capitalistica e comportarsi bene gli permetteva di riacquistare un'autorevolezza nel mondo".



Dio voterebbe Berlusconi?





Parole testuali di Accappatoio Selvaggio sulla scuola pubblica: "Gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie". Lui non ha corso di questi rischi, è andato a scuola dai Salesianiche lo hanno con tutta evidenza educato ai valori della famiglia.

"Berlusconi: "La scuola pubblica non educa. Sì alla famiglia, no ai matrimoni gay". Eh si. La sua condotta di padre di famiglia è esemplare. Io ho sempre desiderato avere un padre quasi ottantenne che andasse a letto con delle prostitute minorenni. Come sono sfortunato.

"Luca Popper, Milano



sabato 26 febbraio 2011

Usa: alghe per il biodiesel ricavate dalle acque di scarico.


Un gruppo di ricercatori del Rochester Institute of Technology sta sperimentando la produzione di biodiesel utilizzando alghe che crescono in un impianto di trattamento delle acque reflue
Alghe per il biodiesel ricavate dalle acque reflue
Dalle acque di scarico fluirà “petrolio verde”. Ne è convinto il gruppo di ricercatori statunitensi del Rochester Institute of Technology sta sperimentando la produzione di biodiesel utilizzando alghe che crescono in un impianto di trattamento delle acque di scarico estraendone i composti chimici più inquinanti.

La ricerca condotta in Usa ha basi fondate: lo dice un ricercatore dell’università Ca’ Foscari di Venezia, Guido Bordignon, appena tornato dall’Antartide, dove si è recato “a caccia” di nuove alghe da studiare. “È dimostrato che le alghe hanno un alta capacità di bioremediation, in particolare verso composti tossici come nitrati e nitriti di cui i nostri fiumi sono pieni e che utilizzano per crescere – spiega Bordignon – Questi microrganismi hanno una quantità di grasso duemila volte superiore a quello della colza, una pianta utilizzata normalmente per i biocarburanti”. Ecco spiegato perché le alghe stanno prendendo sempre più spazio nell’interesse di molti Paesi e di aziende.

Essi intravedono infatti le enormi potenzialità di questi organismi unicellulari in un mercato, quello dei biocarburanti in crescita esponenziale: secondo una ricerca della società di analisi Pike Research nel 2020 la produzione mondiale raggiungerà i 230 milioni di litri l’anno e un valore di mercato di 1,3 miliardi di dollari. Anche in Italia ci sono alcuni progetti in questo senso: il più avanzato è proprio a Venezia, dove nelle prossime settimane dovrebbe essere inaugurato un impianto pilota da un megawatt che produce energia elettrica utilizzando alghe che crescono in laguna.

Charlie Brooker fa a pezzi Berlusconi


Caso Ruby, nuove carte: “Più troie siamo, più ci vorrà bene”. E alcune fanno il test dell’Hiv.

Nelle 782 pagine dei pm di Milano le strategie per avere soldi dal premier e le rivendicazioni: "Ho avuto da lui la Smart, voglio la Mini Cooper". Bonifici e versamenti per 400mila euro a 12 di loro

“Più troie siamo e più bene ci vorrà”. Il giorno di Natale, nelle conversazioni via sms tra due ragazze coinvolte nei festini di Arcore, il tema del dibattito è chiaro: trovare il modo per spillare più soldi possibile a Silvio Berlusconi. Essere “disponibili”, per usare un termine meno forte, è la strada considerata migliore, perché “oltre che per le palle bisogna prenderlo per il coso…domani se è aperto vado in un sexy shop”. Ragazze che si augurano di tornare dalle nottate a Villa San Martino “con le tasche piene”, ma che constatano che il premier “sta peggiorando con l’invecchiamento”, e temono “la manina stretta”. Ma non solo. C’è anche chi si preoccupa per la propria salute. E dopo le nottate “allucinanti” vanno a fare il test dell’Hiv e poi si confrontano tra loro: “Tutto a posto? Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids”. C’era qualche dubbio? “Mah sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai”.

Nuove conversazioni, tratte da intercettazioni erano rimaste finora inedite. Ma il solco è sempre lo stesso. Quello tracciato nelle 782 pagine della richiesta di giudizio immediato per il premier, avallate dal Gip di Milano Cristina Di Censo. Le novità partono dalle conversazioni tra le ragazze, ma arrivano ai bonifici del ragionier Spinelli: un conto personale di Berlusconi al Monte dei Paschi da cui risultano bonifici per 406mila a 12 ragazze, tra le quali una sola era già emersa nell’indagine. Dall’esame risulterebbero inoltre tre assegni da 100mila euro passati dai conti del premier, attraverso il suo commercialista Giuseppe Spinelli, a Lele Mora, il quale dopo ogni versamento avrebbe a sua volta versato 50mila euro a Emilio Fede.

Soldi e sesso. Il copione delle notti di Arcore che emerge dalle carte dei pm è ben definito. Nelle intercettazioni le ragazze parlano delle feste, che secondo il Corriere della Sera sono 16, quattro in più (25 ottobre, 7 e 22 novembre, 19 dicembre) rispetto a quelle indicate nel mandato a comparire a Berlusconi e Minetti. Le ragazze parlano del premier anche in questi termini: “Quando siamo noi fa le 4 tutte le notti… Non dorme perché sta tutta la notte lì così con noi una e un’altra”, commentano due ospiti. “Lì ci sono ragazze di 20 anni che erano distrutte, erano morte, io uguale e anche di più perché ce ne ho di più, e ce ne ho (di anni) quarantacinque meno di lui”. E poi via di nuovo alla contestazione: “Ci ha fatto un discorso pazzesco, ci ha detto che un operaio lo guadagna in cinque mesi”, con riferimento al denaro ricevuto per le serate. “Dovresti dirgli che ha ragione, però, se ci abitui in un modo…non è che stai uscendo con Gino il calzolaio…” E tra le ragazze aumenta l’invidia reciproca: “C’ho le palle girate perché ieri è arrivata quella con la Mini Cooper che gli ha regalato a luglio, e a me m’ha regalato la Smart a giugno…adesso giuro che gliela chiedo un’altra auto”.

Diversi quotidiani, oggi, riportano indiscrezioni su ciò che Berlusconi avrebbe detto incontrando alcune deputate del Pdl, ieri a Montecitorio. In particolare, il premier avrebbe definito Ruby “una pazza” e “una visionaria”. “Queste rivelazioni a puntate non sono finite qua”, avrebbe aggiunto: “Pensate che Ruby avrebbe raccontato ai pm di aver visto a casa mia Belen, la Carfagna e la Gelmini che ballavano nude. Ora, vi pare possibile? Oltretutto in quel periodo la Gelmini era incinta, aveva un pancione così”. Questa mattina, il premier è tornato sull’argomento durante il suo intervento al congresso dei cristiano riformisti: “Vi ringrazio per l’accoglienza, vedo tanti giovani, vi invito al bunga bunga. Sapete che bunga bunga vuol dire semplicemente andiamo a scherzare, a ridere, a berci qualcosa, ma sempre con grande eleganza e grande rispetto di tutti, nell’ambito di una casa dove possono succedere solo cose a posto”.



Milleproroghe, da quote latte ad anatocismo: le misure.


Roma - (Adnkronos) - Nel decreto, approvato oggi alla Camera, via libera alle ruspe in Campania per la demolizione delle case abusive e all'aumento dei biglietti del cinema. Arriva il foglio rosa per motorini e minicar.

Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Abruzzo: via libera al pacchetto di norme per i terremotati. Tra le misure approvate c'è la proroga della riscossione dei tributi al 31 dicembre 2011 e lo slittamento della riscossione delle rate dei premi assicurativi al 31 ottobre di quest'anno. Viene inoltre istituita la giornata della memoria delle vittime del terremoto, il giorno 6 aprile. Anatocismo: la norma lascia invariato quanto previsto dalla versione licenziata dal Senato (che fissa in 10 anni dall'ultima applicazione degli interessi trimestriali la prescrizione per presentare ricorso). Con le modifiche introdotte dal Senato si ribadisce che le banche non potranno chiedere la restituzione della somme con cui hanno risarcito i clienti, in seguito a sentenza del tribunale. Alluvioni: arrivano 100 milioni per il finanziamento delle spese derivanti dalle alluvioni, per ciascuno degli anni 2011 e 2012. Le risorse andranno alla Liguria (45 mln l'anno), al Veneto (30 mln l'anno), alla Campania (20 mln l'anno) e ai comuni della provincia di Messina (5 mln l'anno), colpiti dall'alluvione del 2 ottobre del 2009. Autotrasporto: viene prorogato l'ecobonus, con un fondo di 30 milioni di euro.

Banche: potranno utilizzare in compensazione il credito d'imposta, insieme alle attività immateriali e valori d'avviamento. In questo modo potranno meglio rispondere ai nuovi parametri fissati da Basilea 3, che entreranno in vigore nel 2013. Banche popolari: proroga al 2014 del termine entro il quale le fondazioni bancarie devono scendere sotto il tetto dello 0,5% nelle banche popolari. La norma riguarda solo gli istituti che detenevano partecipazioni al 2009 per effetto di fusioni. Case fantasma: i proprietari delle case 'fantasma' avranno tempo fino al 30 aprile per mettersi in regole. La versione originale del decreto milleproroghe prevedeva un rinvio, rispetto al termine inizialmente fissato al 31 dicembre 2010, di tre mesi, spostando la dead line al 31 marzo. La nuova versione sposta la scadenza di un altro mese.Carta d'identità: slitta al 31 marzo 2011 il termine entro cui sui documenti dovrà essere inserita anche l'impronta digitale del soggetto titolare del documento identificativo. Cinque per mille: arrivano le risorse necessarie per il finanziamento del 5 per mille. Sono 300 milioni, che si vanno ad aggiungere ai 100 già stanziati nella legge di stabilità. Una quota, fino al tetto di 100 milioni di euro, sarà destinata ai malati di Sla.

Cinema: dal primo luglio andare costerà un euro in più. L'incremento del costo dei film nelle sale, ad esclusione delle sale parrocchiali, servirà per finanziare le agevolazioni fiscali nel settore della produzione cinematografica, previsti dal milleproroghe. I rincari avranno effetto dal primo luglio e fino al 31 dicembre 2013. Cultura: arrivano 3 milioni per la Scala e l'Arena di Verona. Editoria: arrivano 30 milioni per l'editoria e 15 milioni per radio e Tv locali. Foglio rosa: arriva il foglio rosa per i motorini e le minicar, che potrà essere utilizzato nel periodo che va dalla prova teorica a quella pratica. Si stabilisce inoltre che la prova pratica di guida non potrà essere sostenuta prima che sia trascorso un mese dalla data del rilascio dell'autorizzazione. In caso di esito negativo della prova, dovrà passare almeno un mese per poter sostenere un altro esame e gli aspiranti centauri avranno solo due possibilità. Rispetto al termine del 19 gennaio per l'entrata in vigore della norma, stabilito dal nuovo codice della strada, viene fissata una nuova scadenza al 31 marzo 2011, che potrà essere ulteriormente rinviata al 31 dicembre 2011. Fondi investimento: novità sulla tassazione dei fondi comuni d'investimento. Per i fondi nazionali si stabilisce il passaggio della tassazione attuale del maturato in capo ai fondi, alla tassazione del maturato in capo ai sottoscrittori delle quote del fondo.

Incroci tv-giornali: il blocco degli incroci tra Tv e stampa arriverà fino al 31 marzo. Spetterà al governo decidere se differire la norma di un anno, o più, attraverso un Dpcm. Parmalat: agli azionisti Parmalat non potrà essere distribuito più del 50% degli utili. Sono inoltre inefficaci le eventuali modifiche della clausola concordataria. Poste: Poste spa potrà ''acquistare partecipazioni, anche di controllo, nel capitale delle banche'', ma solo al fine di entrare nel capitale della banca per il mezzogiorno. La norma stabilisce inoltre lo scorporo di Bancoposta da Poste. Precari: stop alla tagliola per impugnare i licenziamenti dei precari. I lavoratori con contratti a termine avranno tempo fino alla fine dell'anno per fare ricorso. Quote latte: slitta ancora una volta il pagamento delle multe sulle quote latte, dando altri sei mesi di tempo agli allevatori. E' prevista uno slittamento di altri sei mesi, rispetto all'ultimo termine fissato al 31 dicembre 2010, della partenza dei piani di rateazione delle multe.

Sanatoria manifesti: arriva il condono per le violazioni ''ripetute e continuate'' delle norme in materia di affissioni e pubblicità di ''manifesti politici ovvero di striscioni e mezzi similari''. Il provvedimento consente di chiudere i contenziosi ''di ogni ordine e grado di giudizio, nonché delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio'' attraverso il versamento di 1.000 euro. Il termine per il pagamento è fissato al 31 maggio 2011. Sfratti: ancora un anno di tempo per rendere esecutivi gli sfratti, per le categorie disagiate. La norma sposta il termine degli sfratti dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2011 il termine. Social card: torna la social card, la carta acquisti alimentari e per il pagamento delle bollette, destinata alle fasce della popolazione più bisognose. E avrà una fase sperimentale affidata agli enti caritativi operanti nei comuni con più di 250.000 abitanti. La sperimentazione avrà durata di 12 mesi e potrà contare su risorse pari a 50 milioni di euro.

Tributi regioni: le regioni colpite da calamità naturali potranno incrementare i tributi e le accise sui carburanti. Il provvedimento stabilisce che ''qualora il bilancio della regione non rechi le disponibilità finanziarie sufficienti per effettuare le spese conseguenti'' all'emergenza ovvero "la copertura degli oneri conseguenti alla stessa'' le regioni possono deliberare gli aumenti. "Potranno essere incrementati i tributi, le addizionali, le aliquote e le maggiorazioni di aliquote attribuite alle regioni''. Per gli enti territoriali arriva anche un allegerimento del patto di stabilità interno. Tlc: Arrivano 30 milioni di euro per finanziare il passaggio al digitale per il 2011. - Veneto: viene prorogata al 30 giugno la sospensione dei tributi. Nel provvedimento è stata inserita inoltre una norma che consente alle regioni colpite da calamità naturali di aumentare i tributi e le accise sui carburanti.





venerdì 25 febbraio 2011

SUPERBATTERIA ECOLOGICA di Sergio Tomat



Due ricercatori dell’Università di Padova hanno inventato una nuova batteria non inquinante e dalle prestazioni migliori rispetto a quelle tradizionali.
Gli inventori sono Vito Di Noto del Dipartimento di Chimica Inorganica (Cima) e Maurizio Fauri del Dipartimento di Ingegneria (Dei).
La nuova batteria utilizza come ione attivo il magnesio ed è destinata a soppiantare le batterie al litio in commercio dai primi anni ’90. Facendo un paragone con quest’ultima, la nuova batteria ha una densità di carica doppia, una densità di energia superiore del 50% e un rapporto energia/peso cinque volte migliore.
Ma non basta: essendo priva di liquido, funziona anche con temperature che possono andare dai –40 fino ai +200 gradi centigradi, cosa che apre la strada a una serie vastissima di possibili applicazioni (la useremo anche nelle astronavi?).
E per di più non inquina. Mentre una batteria al litio esaurita diventa un rifiuto tossico, il magnesio al limite si può anche mangiare (invece di comprarci la magnesia in farmacia potremo prendere quella delle batterie esaurite) Troppo bello per essere vero? E allora sentite questa: un’automobile elettrica alimentata con questa nuova batteria ha un’autonomia di 1.000 chilometri (la panda elettrica della FIAT fa al massimo 200 km.)!
La favoletta ha addirittura un lieto fine: il brevetto è stato depositato il 29 luglio scorso, non dai due inventori, ma a nome dell’Ateneo Padovano, che quindi ora ne possiede tutti i diritti. È la prima volta che succede nei quasi 800 anni storia dell’Università di Padova. Così come forse non succede spesso che esperti di discipline diverse superino rivalità, gelosie, nonché l’orticello delle rispettive specializzazioni e mettano in comune strutture, saperi e risorse umane per ottenere un risultato fuori del comune.
Una storia esemplare come quelle dei filmoni americani. Un fulgido esempio di applicazione del genio italico e allo stesso tempo una dimostrazione di autentico disinteresse e dedizione alla comunità.
Una storia che non poteva non meritare il plauso delle massime autorità dello Stato (e magari anche il conferimento di qualche bella onorificenza) e articoli in prima pagina nei maggiori quotidiani…
E invece no! La notizia di questa scoperta è rimasta sepolta nelle pagine interne di qualche quotidiano locale (come “La Nuova Venezia”, edizione del 28/10/99).
Perché tanto disinteresse?
Indovinate un po’…



Auto blu in Regione, Penati e altri tre rinunciano. Ma una delibera li indennizza. - di Davide Milosa

Il documento votato il gennaio scorso prevede che chi dice no all'autovettura di servizio ha diritto a un rimborso di circa 60mila euro lordi. Di più: la disposizione è retroattiva. L'ex presidente della Provincia è attualmente vice presidente del Consiglio regionale e anche consigliere provinciale

In Regione Lombardia la parola d’ordine è contenere i costi. Anche se, in certi casi, le strade della politica producono alcuni cortocircuiti istituzionali. Le auto blu in testa. Argomento delicatissimo sul fronte degli sprechi. Il benefit, in questo caso, spetta ai componenti dell’Ufficio di Presidenza. Tra loro c’è anche un uomo di punta del Partito democratico ed ex presidente della provincia come Filippo Penati. Il quale tempo fa ha dichiarato di voler rinunciare all’auto blu.

Ottimo. Peccato che, come capita spesso, cancellato, sulla carta, lo spreco rientri dalla finestra. E così arriviamo al 10 gennaio 2011. Data che fissa l’approvazione all’unanimità di una singolare delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, del quale fa parte lo stesso Penati. Il documento, infatti, prevede un strano passaggio. In sostanza il politico che rinuncia all’utilizzo dell’auto blu, ha diritto a “un trattamento indennitario”. Tradotto: denaro che gli rientra in tasca. Si legge “dell’opportunità di erogare, a fronte della minor spesa sostenuta dall’amministrazione consiliare, una somma di denaro correlata al 60% del totale del costo medio annuale”. Un costo medio che si aggira attorno agli 85mila euro, così suddivisi: 25mila per “acquisto e manutenzione di un’autovettura di rappresentanza e 61mila per lo stipendio di un’autista”.

E’ semplice algebra. Il risultato produce un bel tesoretto, circa 60mila euro, che ogni anno finisce in tasca a Filippo Penati. Anche perché, e il dato non appare irrilevante, la delibera è retrottativa perché, votata nel giugno scorso, diventa operativa a partire dall’undici maggio 2010. Ma Penati è in buona compagnia. Con lui anche il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, il quale a stretto giro di ruota dalla sua elezione ha pubblicamente rinunciato all’auto blu. Filippo Penati spiega: “In realtà questa delibera va a integrare una disposizione già esistente”. E dunque cosa cambia? “Abbiamo introdotto la tassazione”. Rifacendo i calcoli, “la cifra – prosegue Penati – si aggira sui 24mila euro”. Comunque una bella cifra. “Ma questo denaro lo impiego per pagare le spese dei miei spostamenti”. Quindi precisa: “Questa delibera comunque non è solo una mia decisione, nell’ufficio di presidenza ci sono altre persone”. Ma è anche vero che il documento è stato approvato all’unanimità. E comunque oltre a Penati, e Boni, anche altri due hanno rinunciato all’auto blu. Solo il quinto ha deciso di tenersi un benefit da 86mila euro l’anno.

Su Filippo Penati, però, pesa un altro impaccio: il doppio incarico reso tale dalla sua presenza in Consiglio provinciale. Anche qua sono i numeri a parlare. L’ex inquilino di palazzo Isimbardi, infatti, nel 2010 ha partecipato ad appena otto sedute di consiglio. Cifra che lo colloca come fanalino di coda dei vari consiglieri. Penultima la figlia del giornalista del Corriere della Sera ucciso dal terrorismo rosso il 28 maggio 1980, Benedetta Tobagi. Per lei, che si è dimessa di recente, l’asticella fissa quota nove.

Sul doppio incarico di Penati proprio ieri sono arrivate le critiche dell’Italia dei valori. “Tale comportamento – nota l’Idv – è poco consono al precetto dell’articolo 54 della Costituzione; ancor più riprovevole sarebbe mantenere un incarico istituzionale che non si è in grado di svolgere adeguatamente al solo fine di evitare il subentro di un candidato che medio tempore ha aderito a un partito della medesima coalizione”. Sul punto ha risposto subito Penati: “Credo sia doveroso restare nelle istituzioni anche quando si perde”. Dopodiché ha spiegato:”Il 2010 per me è stato un anno molto impegnativo. Per molti mesi sono stato completamente assorbito dalla campagna elettorale delle regionali, come candidato presidente, questo ricoprendo anche l’incarico di capo della segreteria politica di Bersani”. Nulla da dire. Resta solo un’ultima questione. Quel denaro che ufficialmente rientra nelle casse della Regione e che poi riesce sotto forma di indennità.



giovedì 24 febbraio 2011

L'Italia è il principale partner militare di Gheddafi.


Le armi italiane potrebbero fare strage in Libia: è ora di intervenire

La rivolta libica
La rivolta libica
Le armi fornite dall'Italia al Colonnello Gheddafi in questi ultimi anni (in particolare elicotteri e aeromobili, bombe, razzi e missili) sono forse state in prima linea nella sanguinosa repressione di questi giorni della popolazione civile libica, che sta protestando pacificamente contro il regime. Basterebbe questo a dare forza alla richiesta di sospensione di ogni forma di fornitura di armamenti e di cooperazione militare col governo libico che la Rete Italiana per il Disarmo (coordinamento che raccoglie oltre 30 organismi italiani impegnati sul tema del controllo degli armamenti) e la Tavola della Pace rivolgono in queste ore concitate e dolorose al Parlamento e al Governo italiano.

L’Italia è il principale fornitore di armi alla Libia: al regime di Tripoli sono stati vendute diverse tipologie di armamento (aerei e veicoli terrestri, sistemi missilistici e sistemi di protezione e sicurezza) per un mercato di 93 milioni di euro nel 2008 e 112 milioni nel 2009. Un vero e proprio boom degli ultimi due anni favorito dalla firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia” avvenuta nel 2008.

"I funzionari di Governo italiani che abbiamo incontrato negli ultimi anni ci hanno sempre assicurato che le tipologie dei sistemi d’arma venduti in giro per il mondo non potevano essere usati per violare i diritti umani - dice Francesco Vignarca, coordinatore della Rete. Ma le notizie degli ultimi giorni ci dimostrano come le repressioni di piazza si possono condurre anche con raid aerei contro i manifestanti. Una notizia che, se poi si confermasse l'uso di armamenti made in Italy, darebbe ancora più valore a quanto diciamo da tempo: una buona parte dell'export militare italiano è contrario alla nostra legge (la 185 del 1990) perché non tiene conto come prescritto delle possibili violazioni di diritti umani e dei grandi squilibri sociali che tali acquisti, con il loro impatto milionario, inducono nei paesi compratori delle nostre armi”.

"Non riesco a sopportare l’idea che armi italiane stiano facendo strage di civili in Libia” ha dichiarato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. “Così come non posso sopportare l’idea che l’Italia continui a sostenere anche in queste ore il regime di Gheddafi. C’è da vergognarsi. Ci vuole un sussulto di dignità. Basta con il silenzio e le complicità dell’Italia. Questo è il momento di rompere con il passato. Noi chiediamo al Parlamento di compiere un gesto chiaro e immediato: imporre il blocco della vendita delle armi e la sospensione di ogni forma di cooperazione militare con la Libia e con i paesi che non rispettano il diritto di manifestare liberamente e pacificamente.”

Le richieste dei due organismi italiani si uniscono ad altre autorevoli voci che hanno già interpellato in merito il nostro Governo, come quella del Segretario Generale di Amnesty International Salil Shetty che ieri ha scritto al Presidente del Consiglio Berlusconi e ai ministri Frattini e Maroni chiedendo "la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blindati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il rischio di violazioni dei diritti umani".

Gli interessi italiani e in particolare di Finmeccanica (il cui secondo azionista è proprio la Lybian Investment Authority) hanno sicuramente frenato in questi giorni l'azione diplomatica dell'esecutivo italiano ed in particolare del Ministro degli Esteri, Franco Frattini. “Le possibili violazioni delle prescrizioni di legge (se si guarda alla sostanza delle questioni, non alla forma sicuramente rispettata) configurano un grosso problema etico e morale per il Governo Italiano – afferma Giorgio Beretta esperto di commercio di armi della Rete Italiana per il Disarmo - che non a caso è l'unico a non essersi espresso per una sospensione delle forniture militari come invece fatto nei giorni scorsi da Francia, Germania e Regno Unito nei confronti di diversi paesi della turbolenta area mediterranea tra cui la Libia.

Che il ministro degli Esteri italiano sia all’oscuro delle dichiarazioni dei suoi colleghi? O forse non sa che sia la legge italiana che la Posizione Comune dell’Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e di rifiutare le esportazioni di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna?”.

In realtà non tutto il Governo italiano è inattivo in questi giorni: mentre la repressione del regime libico si abbatte sulla popolazione, con probabile uso di armamenti italiani, il nostro Ministro della Difesa Ignazio La Russa si trova ad Abu Dhabi per partecipare alla locale fiera di armamenti (Idex 2011), nella quale i nostri esponenti di governo puntano a far confermare la nostra industria militare tra quelle leader a livello mondiale. Come si fa a spacciare la vendita dei sistemi d'arma come un simbolo di “vitalità del nostro Paese che riesce a portare con successo, ovunque nel mondo, i frutti della propria inventiva e laboriosità”.

Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo hanno già chiesto nei giorni scorsi la cessazione di ogni sostegno politico-militare verso Algeria, Egitto e Tunisia e a maggior ragione vista la situazione attuale in Libia richiedono con forza al Governo e al Parlamento italiano, oltre al congelamento di ogni collaborazione sul piano commerciale-militare con il regime di Gheddafi un deciso orientamento a favore di una restrizione e maggior controllo dell’export bellico italiano per evitare l'uso di tali armi per la repressione del dissenso in qualsiasi teatro di conflitto mondiale.

*Rete Disarmo e Tavola della Pace



Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita.




Trama del libro

Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei cigni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall'evidenza, che tutti i cigni fossero bianchi? Un singolo evento è sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro è prevedibile e i rischi controllabili, ma la storia non striscia, salta. I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Sono all'origine di quasi ogni cosa, e spesso sono causati ed esasperati proprio dal loro essere imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero applicabili agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli hedge funds. Questo libro è dedicato ai cigni neri: cosa sono, come affrontarli, in che modo trame beneficio.

Recensione del libro

Che cos'è un Cigno nero? è un evento isolato e inaspettato, che ha un impatto enorme, e che solo a posteriori può essere spiegato e reso prevedibile. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell'incertezza, e già autore del libro di successo Giocati dal caso, è convinto che manie, epidemie, mode, idee, nascita di generi e scuole artistiche, finanza, economia, tutte seguano la dinamica del Cigno nero. In pratica questo vale per tutto ciò che di importante succede intorno a noi. Secondo Taleb, nella vita individuale e privata, come in quella sociale e pubblica, noi agiamo come se fossimo in grado di prevedere gli eventi, da quelli sentimentali a quelli storici, a quelli naturali. Pensiamo ad esempio alla professione che abbiamo scelto, all'incontro con la nostra compagna o compagno, alla scelta di vivere all'estero, ad un improvviso arricchimento o impoverimento: quante di queste cose sono avvenute secondo i piani? E se prendiamo l'attacco dell'11 settembre 2001, lo tsunami del Pacifico nel 2004, l'ascesa di Hitler e la guerra che ne seguì, la rapida fine dell'Urss, o la diffusione di internet, ci accorgiamo che secondo la logica del Cigno nero quel che non sappiamo è molto più importante di quello che è noto. Molti Cigni neri sono causati e ingigantiti, nel bene e nel male, proprio dal fatto che sono imprevisti.
Taleb in questo saggio afferma, contro molte abitudini di pensiero, che il mondo è dominato da ciò che è estremo, sconosciuto e molto improbabile (secondo la nostra conoscenza attuale), mentre noi continuiamo a occuparci di aspetti secondari, a concentrarci su ciò che è conosciuto e ripetuto. Invece il Cigno nero, l'evento estremo, andrebbe utilizzato come punto di partenza, non come un'eccezione da nascondere sotto il tappeto. L'autore propone l'idea più audace, e più fastidiosa, che nonostante il progresso della nostra conoscenza, il futuro sarà sempre meno prevedibile e che quindi, per vivere nel mondo d'oggi, sia necessaria molta più immaginazione di quella di cui disponiamo.
Nella prima parte del libro Taleb illustra per lo più il modo distorto in cui percepiamo gli eventi, storici e attuali, e gli errori che facciamo quando nel sapere cerchiamo conferme e dimentichiamo la lezione dell'antibiblioteca di Umberto Eco: conta di più concentrarsi sui libri non letti e trattare la conoscenza come un'apertura all'improbabile, piuttosto che come un tesoro o uno strumento per aumentare la propria autostima. Taleb chiama questo tipo di "antistudioso", novello Socrate che sa di non sapere, che più avanza nell'età e più accumula libri non letti, "empirista scettico", perché non si fa imbrogliare dal platonismo di certe categorie astratte che vorrebbero imbrigliare la storia, ma si confronta con i salti eccentrici e col fatto che la realtà empirica non è né equilibrata, né ragionevole. La seconda parte del saggio, "Non possiamo proprio prevedere", riguarda gli errori che commettiamo quando abbiamo a che fare con il futuro e i limiti di alcune scienze che offrono "ancoraggi" a certe previsioni, anziché valutare certe idee in assoluto e nelle loro conseguenze reali. La terza parte, "I Cigni grigi dell'Estremistan", approfondisce l'argomento degli eventi estremi, spiega come viene generata la grande "frode intellettuale" della curva a campana di Gauss (la variabile casuale normale) e passa in rassegna le idee delle scienze naturali e sociali raccolte sotto l'etichetta di "complessità". Taleb in queste pagine cerca di spiegare come si può ridurre l'effetto sorpresa di un Cigno nero, sempre sovversivo, trasformandolo in Cigno grigio e facendosi quindi un'idea generale della possibilità che si verifichi. Il finale è all'insegna della saggezza pratica: l'autore ci invita a essere per metà iperscettici sulle conferme degli altri, e per metà aggressivi e sicuri laddove gli altri consigliano prudenza. E conclude ricordandoci che anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei Cigni neri, unici e imprevedibili.

La trama del film.

Nina (Natalie Portman) è una ballerina di danza classica del New York City Ballett che ha studiato con sacrificio e dedizione assoluta, spinta anche dalle ambizioni della madre, ex ballerina che non è riuscita a “sfondare”nel mondo della danza. Il suo sogno nel cassetto è quello di ottenere il ruolo di prima ballerina del balletto “Il lago dei cigni”, opera del celebre Chajkosky. Durante i provini, la giovane sbaraglia tutte le pretendenti al ruolo, ottenendo la parte del “cigno bianco”. Ma dovrà interpretare anche il ruolo antitetico di “cigno nero”. Così ha deciso il regista e coreografo Thomas (Vincent Cassell), che come una sorta di “demiurgo” cercherà di far emergere il lato più oscuro e seducente della candida, incantevole e inibita Nina.
La dedizione smisurata della dolce ragazza, messa in campo per superare i propri blocchi emotivi e riuscire a recitare degnamente la parte di “cigno nero”, la condurranno verso il baratro del disordine della mente: allucinazioni, autopunizioni corporali, pensieri malati e delirio si impossesseranno della sua innocenza, spingendola fino al parossismo di una metamorfosi in “cigno nero”.
Un film da vedere, molto intenso e ipnotico, degnamente interpretato da Vincent Cassell, e con una incredibile Natalie Portman, che riesce ad incarnare un personaggio combattuto tra due essenze contrapposte.

La recensione del film.

Dopo aver suscitato apprezzamenti e riconoscimenti vari, questo fine settimana approda nelle sale italiane “Il cigno nero”. La pellicola - diretta dal regista di “the wrestler”, Darren Aronofsky - è un thriller psicologico in cui la continua lotta tra il bene e il male che alberga in ognuno di noi, viene magistralmente interpretata dalla incredibile Natalie Portman.
Non a caso, la bellissima attrice di origini israeliane, che ha già vinto il Golden Globecome migliore attrice di film drammatico, è stata candidata all'Oscar come migliore attrice protagonista, mentre il film ha ottenuto ben 5 candidature.

Per il libro:

Per il film: