lunedì 30 giugno 2014

"Sale sulle ferite", - Carla Ruocco



"Sale sulle ferite"!!!

Sono queste le parole con cui Salvatore Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti, ha commentato pubblicamente il dilagare delle società pubbliche!!!


Una miriade di società che sono costate lo scorso anno alle casse dello Stato 26 miliardi!!!
Un pozzo oscuro di debiti e costi!!!


La Corte dei Conti nella sua ultima rivelazione ha evidenziato 50 società partecipate dallo Stato e ben 5.258 in capo agli enti locali. A queste ultime bisogna aggiungere 2.214 organismi di varia natura come consorzi e fondazioni.
Per un totale di 8.048: i cui costi dal 2011 al 2013 sono di circa 82,6 miliardi!!! Questa cifra è incredibile corrisponde alla somma degli interessi sul nostro enorme debito pubblico!!!


Già ad inizio Giugno la Corte in una sua relazione sugli organismi partecipati dagli enti territoriali aveva fotografato una situazione ai limiti del reale.


I dati si riferiscono ai bilanci 2012 (gli ultimi disponibili) di 4.264 società: Regioni, Province e Comuni hanno erogato 8,5 miliardi alle partecipate dei quali 4,4 miliardi per contratti di servizio (trasporto pubblico, nettezza urbana, eccetera) e 4,1 miliardi per altri interventi. 


A fronte di questi trasferimenti, sono stati conseguiti profitti complessivi per un miliardo (2,2 miliardi gli utili e 1,2 miliardi il monte delle perdite). 


Ne consegue che senza quelle entrate «speciali» la quasi totalità non si reggerebbe in piedi. Le società al 100% pubbliche hanno ottenuto 350 milioni di utili e 506 milioni di perdite.
Ma la cosa più inquietante è che queste società si travestono da soggetti privati: il travestimento da privati consente di aggirare ad esempio il blocco delle assunzioni stabilito per la pubblica amministrazione evitando perfino i concorsi. 


Un carrozzone che viaggia in Italia inosservato!!
Ma dov’è la “rivoluzione dei tagli” promessa da Renzi????
Ma lo sa che sono questi i veri costi della politica???
La soluzione non è in un tweet!!! 

Caro Renzi metti da parte gli annunci e inizia a tagliare i rami marci se vuoi veramente ridurre sprechi e recuperare risorse!!
Con regole chiare e controlli seri!!!


https://www.facebook.com/M5Scarlaruocco/posts/565477493563360?fref=nf

Leggi anche: 

http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/06/29/corte-conti-miriade-partecipate-stato-spende-26-mld_fa6e7708-4492-40db-92f4-fb401e409fa0.html



Io le abolirei quasi tutte....
Nel 90% dei casi servono ai politici per crearsi un bacino di voti e per attingere a piene mani!

"CHI E' FARAGE ". - Stefania Campailla


il giorno stesso del viaggio di Grillo ... prima ancora che stringesse la mano a Farage ... i media si sono organizzati per dirci "CHI E' FARAGE " questo "SCONOSCIUTO" e .... l'abbiamo seguiti un po' tutti in questa cosa?
Se può esistere qualcosa che ci fa più paura dell'ignoto è, secondo i servizi che sono passati in TV, con traduzioni che a questo punto mi chiedo se sono veritiere, un movimento contro cui la gente comune inglese diceva TUTTO quello che le nostre orecchie NON VOLEVANO SENTIRE : RAZZISTI, ANTISEMITI, ANTIEUROPEISTI. Hanno raccolto dalla strada le voci dei simpatizzanti di UKIP e di Farage che gridavano contro la chiusura all'immigrazione europea, ma sarà stata corretta la traduzione delle loro voci?
Devo dire che CI SONO CADUTA DENTRO.
Piano, piano sto cercando di saperne di più ... mi sto informando, sto cercando voci "libere" che esprimano la loro su questo movimento che in Inghilterra ha sbaragliato tutti.
E' opportuno INFORMARSI PERSONALEMNTE BENE PRIMA DI PRENDERE UNA POSIZIONE SU QUESTO DELICATISSIMO ARGOMENTO.
Non vi è dubbio che la STAMPA ITALIANA ed I MEDIA ITALIANI, il SISTEMA ITALIANO insomma, sia in mano a gente che in un MODO o "NELL'ALTRO" (io sono più propensa a pensare "NELL'ALTRO") è riuscita a coalizzarsi attorno a RENZI, a fare scudo contro questo movimento POPULISTA rappresentato dal 5 STELLE,.... un movimento che ha raccolto le RAGIONI DEL POPOLO : deluso, bistrattato, non rappresentato, vessato, portato alla miseria. Un movimento che ha portato in piazza (riempiendola in modo impressionante) LE RAGIONI di QUEL 99% degli ITALIANI al di la di chi abbiano votato (o che ci abbiano FATTO CREDERE CHE ABBIA VOTATO) dentro il segreto dell'urna, al di la della fedeltà, più o meno ostentata, di appartenenza ad un PD che niente ha oggi a che fare con BERLINGUER.
L'ho detto fin dal primo momento che quel 40% di voto favorevole a Renzi,, questo Plebiscito "mi puzza" ... perché io ho frequentato (sebbene solo attraverso il web) sia le piazze di Renzi che le piazze di Grillo e, pensa tu!, anche quelle di Berlusconi ... perché ho trascorso intere giornate a leggere i commenti sulle pagine dei militanti di tutti e tre questi schieramenti, perché ho "origliato" fra la gente, al mercato, dal parrucchiere, in fila alla posta ... e quel 40% NON mi sembra COOONNNNGGGRRRUUUOOOO con quanto ho sentito e visto. 
Per questo adesso nell'ambito DEL SOSPETTO, che si è insinuato mio malgrado, mi viene naturale confrontarlo con le CERTEZZE del passato, a cercare analogie storiche denunciate da più parti, da FRE LANCE, su argomenti che mettono paura in chi di paura non vuol vivere: un SISTEMA perfettamente SINCRONIZZATO nei modi e nei tempi, che non ha desistito nell'affidarsi alla criminalità organizzata, ai servizi segreti deviati; un Sistema guidato da gente i cui nomi sono registrati su un" libro mastro" che porta lo stemma "dell'occhio dentro la piramide" che è riuscito a far eliminare LE PROVE che lo avrebbero accusato nei tribunali da Milano a Palermo ....
Oggi questo SISTEMA che domenica 25 maggio ci ha consegnato quel 40% pro RENZI, dando ancora una volta, a suo modo, una mano alla sorte, .... CI DICE CHE FARAGE E' L'INCARNAZIONE DEL DIAVOLO .... dipende da noi crederci o no!!!!
 — con Giovanni Giovannelli.

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Come ho avuto modo di ribadire in altre sedi, chi non si informa crede in tutto ciò che i media, asserviti ai servi dei padroni (politici corrotti dal potere economico che è in effetti quello che comanda nel mondo, l'occhio al quale hai fatto riferimento) diffondono: praticamente, spazzatura.

...il diodorande....



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Il Regno di Giorgio I e II dove si ha la logica “in gran dispitto” e dunque un po’ anche la democrazia. - Andrea Scanzi



Chiediamo umilmente scusa a Gelli e ai suoi fratelli per aver demonizzato il loro progetto di Repubblica presidenziale. I piduisti, compreso il povero B. che ci sta ancora provando, erano soltanto dei precursori, tra l’altro piuttosto timidi e minimalisti, della nostra bella Monarchia presidenziale
Nella sola giornata di ieri S.A.R. Giorgio I e II ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa per esautorare ancora una volta il Parlamento, ridurlo a scendiletto del governo Usa e ordinare di non ridurre di un centesimo gli stanziamenti miliardari per acquistare gli inutili anzi dannosi F-35; e ha inviato una lettera segreta al fido vicepresidente del Csm Michele Vietti per bloccare l’azione disciplinare invocata da ben due commissioni (I e VII) contro il procuratore di Milano Bruti Liberati. Gli F-35 si comprano perché lo dice lui, Bruti si salva perché lo dice lui. 

In una democrazia parlamentare degna di questo nome, fondata sulla divisione dei poteri, i presidenti delle Camere reagirebbero all’istante contro l’ennesima invasione di campo di un presidente che si crede il capo del governo e del Parlamento; e il Csm accoglierebbe la lettera del presidente come l’interessante parere del primus inter pares, il cui voto vale 1 esattamente come quello degli altri consiglieri. Invece tutti si comportano come in una monarchia assoluta, dove il sovrano può tutto e decide tutto: cioè si piegano a 90 gradi e obbediscono. Anche Renzi, che all’inizio vantava una certa autonomia: ora fra i due – secondo Repubblica – “è scoccata una scintilla, una strana alchimia, una singolare emulsione di sintonie e affinità”. 

Il bello, si fa per dire, è che la lettera di Napolitano al Csm è più misteriosa del terzo segreto di Fatima: la conoscono Lui, Vietti e due giornali amici ammessi agli arcana imperii (Corriere e Repubblica, che ne anticipano il contenuto ma non il testo). Bei tempi quando i presidenti parlavano con messaggi alle Camere, comunicati ufficiali, esternazioni pubbliche. Ora piovono pizzini scritti in codice iniziatico e riservati a pochi adepti in grado di decrittarli, al di fuori di ogni controllo democratico. Tanto anche gli esclusi dal cerchio magico eseguono senza fiatare. 

Ieri è bastata la notizia della lettera di Sua Maestà, a tutti sconosciuta, perché l’intero Csm scattasse sull’attenti: fantozzianamente, i relatori delle due commissioni sul caso Milano si sono precipitati a sbianchettare le censure a Bruti e le richieste d’azione disciplinare presentando frettolosamente due proposte “integralmente sostitutive” rispetto a quelle già approvate che non garbavano al monarca. Il fu organo di autogoverno dei magistrati diventa il cortile di casa Napolitano: i membri del Csm sono ancora formalmente 27, ma quello che conta è uno solo. Decide Lui i magistrati sommersi e salvati. E pazienza se i titolari dell’azione disciplinare sarebbero altri: il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia. L’indipendenza della magistratura “da ogni altro potere”, prevista da quel ferrovecchio chiamato Costituzione, è abolita. Il magistrato non deve più “obbedire soltanto alla legge”, ma al capo dello Stato, possibilmente con “emulsione di sintonie e affinità”. 

Purtroppo non era stato avvertito il presidente di Cassazione Antonio Esposito, che un anno fa osò condannare B. mettendo in crisi le larghe intese tanto care al Colle. Infatti fra qualche giorno finirà, lui sì, sotto processo disciplinare per aver “violato il riserbo” con la nota intervista al Mattino. C’è la prova che l’intervista fu manipolata e che il giudice non disse una parola sul processo a B., ma non fa niente. A giudicarlo sarà una commissione Disciplinare di 5 membri, di cui 4 non paiono proprio sereni sul suo conto: Vietti (ex sottosegretario di due governi B.), Marini (già candidato di B. alla vicepresidenza del Csm), Virga (fedelissimo di Ferri, sottosegretario dei governi Letta e Renzi indicato da B.) e Vigorito (firmò la relazione della IIª commissione che ipotizzava responsabilità disciplinari di Esposito, cioè anticipava il giudizio). Più che una commissione, pare un plotone di esecuzione, ma è quel che si merita Esposito: così impara a preferire la Costituzione all’emulsione.

C’è chi può e chi non può
Ogni tanto è bene attivare il Tom-Tom per scoprire dove siamo e dove stiamo andando. Pronti, partenza, via.

Il 14 novembre ’91 il presidente Cossiga proibì al vicepresidente del Csm Galloni di mettere all’ordine del giorno del plenum alcune pratiche a lui sgradite e mandò i carabinieri a Palazzo dei Marescialli a far sgombrare l’aula in caso di disobbedienza ai suoi ordini: Violante avviò le pratiche per l’impeachment, accusandolo di alto tradimento e attentato alla Costituzione, Napolitano ne chiese le dimissioni e l’Anm scese in sciopero contro la grave violazione costituzionale. L’altro ieri il presidente Napolitano ha proibito per lettera al vicepresidente del Csm Vietti di mettere all’ordine del giorno del plenum l’istanza di azione disciplinare per il procuratore di Milano Bruti Liberati, votata all’unanimità dalla II e dalla VII commissione; Vietti l’ha comunicato ai consiglieri senza leggere la lettera (nel frattempo autodistruttasi) e quelli hanno prontamente obbedito, ritirando le precedenti deliberazioni, sbianchettando ogni critica a Bruti e archiviando festosamente la pratica. Nessun partito ha battuto ciglio, nessun grande giornale ha trovato da ridire, l’Anm non ha scioperato, Violante non ha chiesto impeachment e Napolitano non ha invocato dimissioni, anche perché sarebbero state le sue.

Grillo e il M5S sono trattati come appestati da sempre, ma ancor più da quando hanno annunciato l’accordo tecnico, al Parlamento europeo, col gruppo dei nazionalisti xenofobi inglesi dell’Ukip e con altri esponenti di destra svedesi, francesi e lituani. Intanto il segretario e premier del Pd Matteo Renzi annuncia tra carnevali di Rio e gridolini di giubilo l’accordo politico-istituzionale, al Parlamento italiano, per la riforma del Senato (e dunque della Costituzione) con Forza Italia, guidata da un frodatore fiscale detenuto e ideata da un pregiudicato per mafia recluso nello stesso carcere di Riina; e con la Lega Nord, alleata in Europa con i fascisti razzisti del Front National di Marine Le Pen. Ma chi – giustamente – eccepisce sui compagni di strada di Grillo, si guarda bene dal farlo su quelli – ben peggiori – di Renzi. Il quale, come un noto detersivo, lava più bianco.

L’anno scorso Adam Kabobo uccise a picconate tre passanti a Milano: il segretario della Lega Nord Matteo Salvini gli augurò di “marcire in prigione”. Martedì Davide Frigatti ha ucciso un passante a coltellate e ne ha feriti altri due a Cinisello Balsamo: Salvini ha educatamente chiesto se non sia “il caso di riaprire delle strutture dove accogliere e curare i malati di mente”. Il fatto che Kabobo sia ghanese e Frigatti padano è puramente casuale.

Un mese fa il leader Ndc Angelino Alfano ha candidato alle Europee il governatore dimissionario della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, con la decisiva motivazione che “è un presunto innocente” e “noi siamo garantisti”. Lunedì il ministro garantista Alfano ha annunciato via twitter la cattura dell’“assassino di Yara Gambirasio”, mai condannato in primo grado né imputato, ma solo indagato. Però, non trattandosi di un politico e non militando (che si sappia, almeno) nell’Ncd, è già colpevole prim’ancora del processo. 

Il 28 marzo 2013 l’Unità, organo del Pd, titolò a tutta prima pagina: “Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento”. La notizia era palesemente falsa, ma non fu mai rettificata dall’house organ allora bersaniano e ora renziano. Neppure quando, il 20 aprile 2013, fu siglato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con la rielezione dell’ottantottenne Napolitano; né quando, il 24 aprile 2013, fu firmato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” col governo Letta di larghe intese; né quando, il 19 gennaio 2014, al Nazareno, fu sottoscritto il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con l’Italicum (liste bloccate tipo Porcellum) e il Senato delle Autonomie (non più eletto dai cittadini, ma nominato dalla Casta); né due giorni fa, quando una telefonata fra Renzi e il Caimano ha confermato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento”. Coraggio, compagni dell’Unità, siete ancora in tempo.


Andrea Scanzi



Posto anche questo interessantissimo commento trovato sotto l'articolo:



É lungo, lo so, ma la questione merita. 

Stato assoluto 

L'assunto di Boschi in riferimento alla legittimità di Berlusconi afferrabile dal consenso elettorale, ha origini antiche, che qui spiegherò.

Non si è colta la gravità che è insita nella nota di Napolitano,
il quale, con la medesima ha decretato la fine dello stato di diritto, dando vita ad un surrogato di Stato assoluto, con sfumature di monarchia, con tracce d' anarchia, del potere costituito.

"La locuzione Stato di diritto traduce l'originaria espressione tedesca Rechtsstaat, coniata dalla dottrina giuridica tedesca nel XIX secolo. Fondamento di questa forma di Stato è la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse libertà dell'uomo. Il concetto dello Stato di diritto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta.
Il concetto di Stato di diritto si esplica in due nozioni: lo Stato di diritto "in senso formale" e lo Stato di diritto "in senso materiale".
L'affermarsi dello Stato di diritto coincide con la fine dell'assolutismo e comporta l'affermazione della borghesia tra il XVIII ed il XIX secolo, la quale insieme al potere economico raggiunto rivendica anche quello politico e determina una trasformazione radicale nell'assetto della società e nel concetto di stato.
A livello teorico, la proclamazione dello Stato di diritto avviene come esplicita contrapposizione allo Stato assoluto: in quest'ultima forma di Stato, infatti, i titolari dei poteri erano "assoluti", ossia svincolati da qualsivoglia potere ad essi superiore. Attualmente, infatti, in gran parte degli Stati del mondo i diritti civili e politici sono assicurati a tutti gli individui, senza alcuna distinzione, proprio grazie all'evoluzione storico-politica che, a partire dallo Stato assoluto, ha portato al raggiungimento del cosiddetto Stato di diritto.
Possiamo riconoscere un esempio precursore di Stato di diritto nella costituzione inglese del XVII secolo: la gloriosa rivoluzione inglese combattuta contro l'assolutismo della dinastia Stuart porta ad una serie di documenti (Bill of rights, Habeas Corpus, Act of Settlement) che sanciscono l'inviolabilità dei diritti fondamentali dei cittadini e la subordinazione del Re al Parlamento (che è rappresentante del popolo).

E fini qui la definizione etimologica dello Stato di diritto, veniamo ora ai fatti.

Che un Presidente di una Repubblica parlamentare di uno stato democratico avverta l'esigenza di rispondere ufficialmente alle istanze di una minoranza di persone che, in modo sovversivo e con toni irricevibili pretende l' impunità, seppur camuffata dalla stravaganza semantica (agibilità politica), del proprio leader politico, condannato in via definitiva per evasione fiscale e frode ai danni dello Stato, e con altri procedimenti pendenti in odore di condanna, da la misura di quanto siamo distanti da uno stato di diritto che sia degno di essere definito tale.


Un Presidente garante della Costituzione avrebbe accolto la missiva come una qualsiasi altra missiva inviategli, si immagina, da migliaia di delinquenti, che decanta in qualche polveroso faldone riposto in archivio.
Qui vi è il primo scardinamento del principio costituzionale secondo cui tutti i cittadini sono uguali, e si badi: non solo innanzi alla legge.
Per Napolitano almeno uno è più uguale degli altri.


Il ragionamento che sta a monte del senile sorpassato e che da vita alla stortura è il seguente: non si possono ignorare le ragioni di chi è stato votato da 8 milioni di cittadini.
Che é lo stesso assunto su cui poggia il ragionamento di Boschi.


Nessuno ha avvertito l oltremodo longevo, e la virgulta giovinotta, che l'Italia è ancora una Repubblica parlamentare: ne consegue che nessun candidato ottiene l'investitura popolare.
Nessun parlamentare è dunque insostituibile, non avendo alcun vincolo di mandato.


Già questa incontrovertibile verità smonterebbe il precario elaborato del senescente e della virgulta giovanilista devota Renziana Boschi, ma, quandanche sorvolando sui trascurabili capi saldi fondanti della carta costituzionale, il combinato non sta in piedi ugualmente, cede fatalmente alla ragion logica e precipita rovinosamente a terra.


Vediamo perché.
Come si è scritto sopra, quandanche un candidato viene investito dal voto popolare in forma diretta ( il che presupporrebbe la maggioranza più uno dei voti, non un terzo scarso della maggioranza relativa) non diventa una sorta di intoccabile per la legge, ma come tutti i parlamentari gli vien fatta salva la garanzia di non essere perseguito per reati di opinione: e qui starebbe la ragione politica di cui straparla il delinquente e a cui da corda il senile longevo e la virgulta devota.


Se commetti reati comuni e rivendichi ragioni politiche, quali la persecuzione perpetrata ai tuoi danni da un organo dello Stato ( la magistratura) per fini politici, ti poni fuori dal consorzio umano, più che dalle istituzioni che dovresti rappresentare.
Un Presidente che avalla una teoria di tal genere, accogliendola in prima istanza con risposta ufficiale nella quale si indicano i passi perché sia accolta una seconda istanza che si fonda sui presupposti sopra elencati, si pone anch'esso fuori dalla Costituzione e dallo Stato di diritto.
Il che dovrebbe essere sufficiente al fine di formulare una formale e dovuta richiesta di Impeachment per il presidente, e una sostanziale pernacchia liberatoria per la impreparata e imbarazzante devota Renziana, Boschi.


postato da Roberto Mariani


http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-regno-di-giorgio-i-e-ii-dove-si-ha-la-logica-in-gran-dispitto-e-dunque-un-po-anche-la-democrazia/#.U6amNViiLBA.facebook

Ironizzando.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10202985992743059&set=p.10202985992743059&type=1&theater

Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no. - Andrea Scanzi

Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no

Di bianco vestite, sedute l’una accanto all’altra, i ministri “Karina Huff” Boschi e Marianna “Acume” Madia davano due giorni fa la sensazione, peraltro giustificatissima, di divertirsi molto all’idea che qualcuno – anzitutto i media – fosse disposto a prenderle sul serio come esperte di riforme costituzionali.
La novità del renzismo è proprio questa: la disparità di trattamento di stampa e giornali nei confronti della loro provvisorietà politica. Quando ad argomentare non poco confusamente erano le berlusconiane, le mitragliate “moraliste” dei giornalisti erano spietate. Se la Santanché veniva attaccata, nessuno tirava fuori la storiella lisa del sessismo. E così se a ricevere la critica erano le Carfagna e le Gelmini, le Comi e le Biancofiore.
Adesso che le novelle statiste sono renziane, l’atteggiamento cambia: a parità di impreparazione coincide una sorta di rapimento mistico generale.
Sull’ex showgirl Carfagna si poteva ironizzare, sulla nota costituzionalista Boschi no. E giù copertine, articolesse infatuate e servizi atti a tratteggiarla come una sorta di quasi-Madonna aretina. Fa simpatia anche l’accento toscano, su cui lei stessa aveva – goffamente – provato a ironizzare nello spot raggelante col futuro sindaco di Bari Decaro (sì, quello della “fohaccia o schiaccia”). La berlusconiana era per forza oca giuliva, emblema della mancanza di meritocrazia; al contrario, le renziane hanno fatto carriera perché tutte eredi evidenti di Nilde Jotti.
Anche il candore dei vestiti è prova certa della loro castità e candor, al contrario delle berlusconiane equivoche o (peggio) delle grilline volgari. E’ vero, anche la Carfagna aveva provato a reinventarsi sobria in un tripudio di tailleur e pettinature da dopoguerra, ma non andava comunque bene. Invece la Boschi è sempre perfetta, che scelga il bianco o l’azzurro shocking. Le renziane sono – per Decreto Regio firmato da Scalfari in persona – brave e buone, anche se collezionano errori e gaffe: se la Madia sbaglia ministero fa simpatia, se la Gelmini si copre di ridicolo coi neutrini è uno scandalo planetario.
Se la Morani affoga nelle supercazzole para-economiche a Ballarò va capita (“è inesperta”), mentre se a inciampare è una Taverna occorre evidenziare come quella senatrice lì sembri proprio la Sora Lella. Le renziane sono palesemente droidi berlusconiane 2.0, col buonismo finto al posto del garantismo livido, però l’imperativo di quasi tutti i media è gridare al miracolo del “finalmente la nuova politica”. Non importa che, a voler essere puntigliosi, le somiglianze riguardino pure pettegolezzi e maldicenze. Non importa che, fino a ieri, quasi tutte loro non fossero per niente renziane. Non importa che, della Bonafé, l’unica cosa che si ricordi del pensiero politico sia forse il tacco 12. E non importa che Pina “Dolce Forno” Picierno ricordi in tutto – e in peggio – Daniela Santanchè: le renziane vanno sempre incensate e le altre ogni volta abbattute.

domenica 29 giugno 2014

IL NECESSARIO, IL POSSIBILE E L'IMPOSSIBILE. - Giancarlo Cancelleri



A Bagheria continua il contagio vitale.http://goo.gl/cqDaFC

Patrizio Cinque - Sindaco M5S Bagheria - insieme ai consiglieri comunali, questa mattina, come tutte le domeniche, ha avviato l'ennesima azione di ripulitura della città. 

L'azione serve certamente a restituire decoro e pulizia agli spazi cittadini, ma vuole anche essere un invito ai concittadini ad innamorarsi nuovamente di Bagheria per rispettarla e preservarla.
Questa volta però ad attenderlo c'era una bella sorpresa.
Una folla di cittadini armati di buone intenzioni si è unita al Sindaco ed ai consiglieri per lavorare e condividere un nuovo percorso civico.


San Francesco d'Assisi (patrono d'Italia) diceva:
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile".
La comunità di Bagheria è certamente sulla buona strada!


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=599807986801243&set=a.266670593448319.60930.265320453583333&type=1&theater

REPETITA IUVANT. - Giancarlo Cancelleri



Le parole e le azioni di Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, e di tutto il M5S ibleo sono così belle che meritano di essere ripetute.

"Azzerata l'aliquota Tasi, 5 milioni di euro risparmiati dai cittadini iblei. 


E' questa la novità più importante del nuovo Regolamento sull'Imposta Unica Comunale, la cosiddetta IUC, presentato questa mattina dall'assessore comunale alle risorse patrimoniali, Stefano Martorana. 
Siamo l'unico comune capoluogo di provincia in Italia, finora, insieme ad Olbia, ad aver introdotto questa importante novità che, sicuramente, darà un grande sollievo ai cittadini, già provati dalla crisi economica. 
Come ha ribadito, questa mattina, lo stesso assessore Martorana, l'obiettivo dell'amministrazione comunale è di rendere questa misura strutturale, anche se, a causa dei possibili nuovi tagli ai trasferimenti da parte di Stato e Regione, non sarà un'impresa facile. Ma era un atto dovuto. 
Così come alcune importanti misure riguardanti l'Imu e forme di detrazione sostanziali per quanto riguarda la Tari, specie per i cittadini meno abbienti. Ripeto, un atto necessario, in un momento difficile, come quello presente, per i cittadini."

Federico Piccitto Sindaco M5S di Ragusa


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=599522343496474&set=a.266670593448319.60930.265320453583333&type=1&theater

Semi di albicocca: un potente antitumorale? Proprieta', benefici e dove trovarli. - Marta Albè

semi di albicocca anticancro

semi di albicocca sono un concentrato di benefici per la salute, un po' come i loro frutti. Le popolazioni del Pakistan ne sono conoscenza da tempo e praticamente da secoli ricorrono alle albicocche e ai loro semi come rimedi naturali per la cura della salute. Il popolo Hunza sarebbe il maggior utilizzatore e conoscitore delle proprietà benefiche dei semi di albicocca, oltre che dell'olio ricavato da essi e dei frutti secchi.
I maggiori benefici attribuiti ai semi di albicocca riguarderebbero le proprietà anticancro. E' stato infatti osservato che in Pakistan, per quanto riguarda il popolo Hunza, malattie come il cancro sono pressoché sconosciute, così come le comuni patologie del benessere che affliggono gli occidentali. Ancora una volta, il benessere e lo sviluppo economico non rappresentano una garanzia di salute.
I semi di albicocca sarebbero un vero e proprio elisir di lunga vita. La loro utilità per contrastare il cancro era già nota nell'antica Cina, oltre che in Medio Oriente. Sono infatti stati ritrovati dei documenti attribuiti all'imperatore Shen Nung e risalenti al I-II secolo A.C., nei quali erano state riportate delle ricette ottenute dall'estratto di semi di albicocca e ritenute un valido aiuto contro i tumori.

Vitamina B17 e proprietà anticancro

Le proprietà anticancro dei semi di albicocca hanno ricevuto in seguito la conferma da parte della scienza moderna e anche molte critiche. Il loro segreto consisterebbe nel contenuto di vitamina B17, anche conosciuta come amigdalina o nitriloside. Per alcuni si tratta di una sostanza in grado di inibire lo sviluppo dei tumori e delle loro metastasi.
La vitamina B17, in presenza di cellule malate, agirebbe sprigionando cianuro, in grado di distruggerle. Le cellule tumorali contengono infatti un particolare enzima, assente nelle cellule sane, che permette l'attivazione dell'azione anticancro della vitamina B17. Il cancro sarebbe una malattia quasi sconosciuta alle popolazioni che seguono un'alimentazione ricca di vitamina B17. Oltre che nelle albicocche, accompagnate dall'assunzione dei loro semi, la vitamina B17 è contenuta in legumi come le fave o i piselli, nei germogli di legumi e cereali, nell'erba medica, nella lattuga, nelle rape ed in altri ortaggi e bacche.
Di contro, negli ultimi anni, tali proprietà sarebbero state fortemente ridimensionate. Diversi studi hanno anzi affermato che non c'è alcun effetto positivo come anticancro

semi di albicocca

Assunzione e controindicazioni

Quanti semi di albicocca è possibile consumare al giorno? Ernst T. Krebs, l'autore degli studi a favore come anti cancro, sosteneva che 7 semi di albicocca, assunti quotidianamente, sarebbero la quantità ideale durante tutto il corso della vita. 
Le controindicazioni in proposito possono riguardare il loro contenuto di cianuro. E' stato calcolato che, per assumere una quantità di cianuro che possa risultare fatale, a seconda del peso e dell'altezza, un individuo dovrebbe mangiare da 80 a 560 semi di albicocca al giorno. Parliamo dunque di quantità spropositate rispetto al consumo di semi di albicocca come integratori alimentari. 
Più in generale, il loro normale impiego come integratori di vitamina B17 prevede il consumo di 1 o 2 semi di albicocca al giorno. I semi di albicocca vanno assunti accompagnati dal frutto fresco o secco, poiché gli enzimi contenuti nel frutto stesso sono considerati come componenti del loro meccanismo d'azione.

Semi di albicocca amari

La vitamina B17 è presente in quantità maggiore nei semi di albicocca amari rispetto ai semi di albicocca dolci. I semi di albicocca ricordano molto le mandorle nell'aspetto e nella forma. I semi amari provengono dalle albicocche selvatiche, dal sapore acidulo, mentre i semi dolci vengono ottenuti dai frutti freschi e maturi che troviamo comunemente in vendita. I semi di albicocca, dopo essere stati estratti dai frutti, vengono sottoposti ad essiccazione.

Dove trovare i semi di albicocca

I semi di albicocca sono un prodotto legato sia all'alimentazione naturale che alla cura della salute grazie a metodi alternativi ai tradizionali medicinali, con particolare riferimento alla prevenzione delle malattie. Possono essere acquistati nelle erboristerie (in cui dovrebbe risultare possibile ordinarli se non disponibili), nei negozi di prodotti biologici, oppure negli shop online dedicati al mondo del biologico e del naturale. E ovviamente potete mettere da parte i noccioli del frutto di cui avete fatto scorpacciate in estate.

STORIA DELLA CONDANNA DI DELL’UTRI - Alessandro Di Battista

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Dell’Utri è in carcere, tuttavia giustizia sarà fatta solo quando la mafia verrà sconfitta e “Cosa Nostra”, la principale organizzazione criminale italiana, sarà smantellata definitivamente. Borsellino diceva che il fenomeno mafioso non si può sconfiggere delegando alla sola magistratura il dovere di combatterlo. Li abbiamo visti i risultati. Decine di magistrati, investigatori, poliziotti e carabinieri trucidati e “Cosa Nostra” che prosegue nelle sue attività, prima con la teatralità delle stragi, poi inabissandosi, poi accettando di scendere a patti con lo Stato per vedersi riconosciute le sue richieste. “Cosa Nostra” non è stata affatto sconfitta, si è trasformata, si è infiltrata, ha mostrato delle qualità camaleontiche inimmaginabili. Quando la mafia non uccide più o uccide meno evidentemente è più forte che mai. 
I magistrati hanno preso a cazzotti “Cosa Nostra” ma vi sembra giusto che il “lavoro sporco” lo facciano solo i giudici? Sapendo che pezzi di partiti e pezzi di stato sono “cosa loro” siamo noi cittadini a dover prendere in mano la lotta alla mafia. Come? Partecipando alla politica (scegliendo qualsiasi partito purché non occorra scendere a compromessi per farne parte), contattando quei gruppi (il movimento delle “Agende Rosse”per esempio o Addio Pizzo) che fanno cose straordinarie sul territorio. Semplicemente informandoci e informando.
Quanti di voi sanno perché Dell’Utri è stato condannato? Intendo nello specifico. Lui ha «concorso nelle attività dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, nel perseguimento degli scopi della stessa mettendo a disposizione l’influenza e il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale». Questo c’è scritto nella sentenza, ma cosa ha fatto concretamente? In quanti lo sanno? In quanti hanno provato a leggere delle carte o fatto delle ricerche web per conoscere e capire? Credetemi, si trovano molte più cose utili alla nostra vita e al cambio che vogliamo dare all’Italia scrivendo su google “Dell’Utri – Mafia”, non “Farage – xenofobia”. 
In questi giorni ho scritto meno su FB perché ho studiato molto. Con questo lungo post spero di fornirvi delle informazioni importanti.
Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto, dal ’74 al ’92 ha fatto da tramite tra “Cosa Nostra” e Silvio Berlusconi.
Il patto tra i boss mafiosi e B. venne siglato tra il 16 maggio, data dell’arresto di Luciano Liggio, e il 26 maggio, giorno in cui venne arrestato Stefano Bontate. Il patto venne sottoscritto in un ufficio di Milano durante un incontro in cui, con l’intermediazione di Dell’Utri e Gaetano Cinà (un vecchio amico di Dell’Utri vicinissimo alla mafia) l’ex-cavaliere incontrò Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo. Il patto prevedeva la protezione di “Cosa Nostra” a B. e famiglia in cambio di cospicue somme di denaro. Per questo Vittorio Mangano (definito eroe perché in carcere non aveva mai “cantato”; Forza Italia gli omertosi come Mangano li chiama eroi, il PD li chiama “compagni G”) venne mandato ad Arcore. Si occupò senz’altro di cavalli (Borsellino nella sua ultima intervista disse che la mafia utilizzava il termine “cavalli” quando parlava di una partita di droga) ma soprattutto si occupò della sicurezza della famiglia Berlusconi. Era lui ad accompagnava i figli di B. a scuola.
B. lo conosciamo, Dell’Utri anche, di Cinà abbiamo già parlato ma chi erano gli altri attori del patto? 
Girolamo Teresi era un boss, il sottocapo della famiglia di Santa Maria del Gesù, braccio destro di Bontate. Secondo alcune testimonianza di Tommaso Buscetta, il boss-pentito che fu determinante per l’esito del maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino, fu Teresi a rapire il giornalista Mauro De Mauro (poi scomparso nel nulla) perché aveva scoperto molte cose riguardo l’omicidio (di omicidio si trattò) di Enrico Mattei.
Stefano Bontate è stato il capo dei capi di “Cosa Nostra” fino a che non cadde sotto i colpi dei corleonesi (i Riina, i Provenzano, i Bagarella che vinsero la II guerra di mafia prendendo il controllo dell’associazione mafiosa). Prima di incontrare a Milano Berlusconi, Bontate era stato l’ideatore della strage di Viale Lazio, il blitz organizzato per uccidere il boss Cavataio. Cavataio venne finito da un giovane mafioso, un tal Bernardo Provenzano che gli spaccò la testa con il calcio della sua beretta (per questo lo chiamarono Binnu u’ tratturi). Sempre prima di conoscere e “collaborare” con Berlusconi Bontate aveva ricostruito la “Commissione”, l’organo di potere supremo di “Cosa Nostra” che era stato smantellato durante la I guerra di mafia. A ricostruire la Commissione ci pensò un triunvirato composto da Luciano Liggio – boss di Corleone e capo di Riina prima di essere arrestato -, Tano Badalamenti – mandante dell’omicidio di Peppino Impastato – e, appunto, Bontate. Insomma Bontate era “Cosa Nostra” in persona quando Dell’Utri lo presentò a Berlusconi.
Francesco Di Carlo è stato uno dei testimoni chiave nel processo a Dell’Utri. Prima di diventare collaboratore di giustizia faceva parte della mafia di Altofonte, una cosca appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato, quello in cui comandava Brusca, il boss che fece sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo e che premette il tasto del telecomando che fece saltare in aria Falcone. Di Carlo venne addirittura accusato di aver ucciso Roberto Calvi, “il banchiere di Dio” trovato impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri. Calvi in realtà pare sia stato ucciso, su richiesta di Pippo Calò, il cassiere di “Cosa Nostra”, da Vincenzo Casillo, un criminale legato ai servizi segreti deviati che faceva parte della Nuova Camorra Organizzata. La NCO era l’associazione criminale fondata da Raffaele Cutolo il cui autista, Luigi Cesaro, attualmente è un deputato di FI e si siede a 13 metri di distanza dagli scranni del M5S
Il patto, lo ricordo a tutti, non è teoria, è storia! B. pagava (prima per la sua protezione, poi per far istallare le antenne della Fininvest in Sicilia) “Cosa Nostra” e Dell’Utri faceva, assieme a Cinà, da tramite. Facendo da tramite, il fondatore di Forza Italia, il partito chiamato da Renzi per riformare la Costituzione, rafforzò il potere economico e l’influenza di “Cosa Nostra”.
Ho provato a fornirvi un quadro. Se mettiamo assieme i pezzi possiamo ricostruire molte pagine della storia repubblicana. Forse questo teme Napolitano, che i cittadini “colleghino” parti diverse di un passato che ci ha segnato e che ha contribuito a costruire questo nostro presente. Altrimenti come si spiegherebbe il suo ostracismo riguardo al lavoro dei giudici di Palermo che hanno istruito il processo sulla trattativa Stato-Mafia nel quale è coinvolto lo stesso Dell’Utri?
Studiare le sentenze, collegare fatti e denunciare quel che è accaduto ti crea molti nemici e non ti fa dormire tranquillo perché sei costretto a prendere una decisone per la tua vita. Se non sai non hai problemi ma quando inizi a sapere arrivi a un bivio con due strade. La prima è quella di fottertene, di pensare al tuo orticello e di dire “è sempre stato così, nulla si può cambiare”. La seconda è rischiare, è studiare, è alzare la testa, è parlare dovunque del passato perché solo il passato può convincere chi ha paura di cambiare a pensare davvero al futuro. Il futuro che mi immagino io è una Repubblica che non sia fondata sul compromesso, perché “Cosa Nostra” uccide con il tritolo e i kalashnikov ma il compromesso ci uccide polverizzando, giorno dopo giorno, quelle particelle di umanità che ci fanno sentire limitati, mortali, a volte in difetto, ma sostanzialmente vivi.



P.S. Questa foto l’abbiamo scattata in Via D’Amelio qualche giorno fa, poche ore prima che Patrizio Cinque diventasse sindaco di Bagheria.

La zoccola è tornata!


Stanotte non mi ha fatto dormire!

sabato 28 giugno 2014

IL SUICIDIO DI MARCHIONNE E LA SUA MESSA IN SCENA. - MONI OVADIA




I sui­cidi reali di ope­rai, arti­giani, pic­coli impren­di­tori depau­pe­rati sono atti dispe­rati, grida di denun­cia della bru­ta­lità di un edi­fi­cio sociale che ormai ha messo al suo cen­tro la sola dimen­sione eco­no­mica. Intesa peral­tro non come atti­vità mirante ad una legit­tima pro­du­zione di red­dito al ser­vi­zio della crea­zione di una vita pro­spera, cul­tu­ral­mente ed eti­ca­mente intensa, bensì a con­sen­tire da un lato l’accumulo di ric­chezze smi­su­rate e di potere, da parte di pochi pri­vi­le­giati e dall’altro lato ad impo­ve­rire le mol­ti­tu­dini di lavo­ra­tori, pre­cari, semi occu­pati, disoccupati.

Ma non solo que­sti ultimi ven­gono ridotti a vivere una vita grama, ad essere pri­vati di dignità. Sono pri­vati anche di spe­ranza, di oriz­zonte verso cui muo­versi per dare un senso alle pro­prie vite.


In un con­te­sto simile il sui­ci­dio cessa di essere atto estremo e diviene para­dos­sal­mente un modo di eman­ci­parsi da una vita che cessa di essere tale per­ché essa è da tempo pura soprav­vi­venza e, per sovra­mer­cato, soprav­vi­venza schi­fosa. La tra­ge­dia è immane per­ché il dramma si stinge sul cri­nale di una pos­si­bile rou­tine. L’operaio e l’operaia Fiat che si sono tolti la vita, per­ché non hanno potuto accet­tarsi come deie­zioni umane è come una col­tel­lata nelle anime e nei corpi dei loro col­le­ghi che non pos­sono, almeno in qual­che misura, non vedersi nella deci­sione dei due suicidi.

Devono dun­que rea­gire per non cedere, per ricom­porre la loro iden­tità di lavo­ra­tori e di esseri umani. Alcuni di loro lo hanno fatto insce­nando un atto tea­trale: la rap­pre­sen­ta­zione del sui­ci­dio, per rimorso, del Padrone. Di colui che da quando ha assunto il ruolo si è carat­te­riz­zato per totale insen­si­bi­lità nei con­fronti della con­di­zione del lavoro e per­sino per evi­dente ostilità.

La prova è che fra tutte le rea­zioni che l’azienda poteva sce­gliere per affron­tare l’atto tea­trale di quei dipen­denti, peral­tro in sof­fe­renza lavo­ra­tiva, ha scelto il più tetra­gono e ottuso: il licen­zia­mento addu­cendo un pre­sunto nocu­mento all’immagine della Fiat. Il licen­zia­mento per la colpa di avere por­tato su un piano sim­bo­lico e pro­vo­ca­to­rio la disu­ma­nità dello sfrut­ta­mento farà molto più danno a un’azienda che avrebbe potuto cogliere l’occasione almeno per riflet­tere sulla natura delle sue rela­zioni con i lavo­ra­tori che sono soprat­tutto e prima di tutto esseri umani. Inol­tre, punire una rap­pre­sen­ta­zione col pre­te­sto della sua radi­ca­lità e della sua durezza è un atti­tu­dine bieca che ricorda quella dei regimi. Ma Ser­gio Mar­chionne che uomo è? L’imprenditore lo cono­sciamo, ma l’uomo?

Non faremo l’errore di trac­ciarne un pro­filo psi­co­lo­gico d’accatto, ma un paio di osser­va­zioni pos­siamo ten­tarle. L’uomo pare sprov­vi­sto di distanza iro­nica e di senso dell’umorismo, ma anche di quell’aleatorio ma prov­vi­den­ziale sen­ti­mento sca­ra­man­tico per il quale sai che quando si sogna, ovvero si rap­pre­senta la morte di una per­sona, gli si allunga la vita.

 Moni Ovadia


Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://ilmanifesto.info/il-suicidio-e-la-sua-messa-in-scena/
26.06.2014


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13560

Leggi anche:
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/06/24/AR9r3Rt-inscenarono_licenziati_marchionne.shtml

NUOVA RECESSIONE E NUOVO MONDO SENZA L' ARROGANZA DEGLI STATI UNITI. - Paul Craig Roberts

economia usa

La cifra del Pil reale degli USA nel primo trimestre del 2014 è stata pubblicata oggi.
Il totale non è un +2,6% di crescita predetta dai saccenti economisti a provvigione.
Il numero reale è invece una diminuzione che si attesta al -2,9%.

Ma parlare di un -2,9% è un eufemismo. Questa cifra è stata ottenuta sgonfiando il tasso del Pil nominale attraverso una misurazione attenuata dell’inflazione. Durante l’amministrazione  Clinton, la Commissione Boskin  praticava la manipolazione del calcolo dell’inflazione  per ingannare quelli che percepivano la Social Security (il fondo pensionistico del Governo Federale) sugli adeguamenti al costo della vita. Chiunque compri cibo, benzina o qualsiasi altra cosa sa che l' inflazione reale è molto più alta di quella ufficiale.


E’ possibile invece che la diminuzione del primo trimestre sia di tre volte maggiore di quella dichiarata.

Comunque la si guardi, la differenza è enorme tra le previsioni di Gennaio del +2,6% e la diminuzione del 2,9% della fine di Marzo.

Qualsiasi economista libero e non a libro paga di Wall Street, del Governo e dei Poteri Forti in generale sapeva che il 2,6% era una buffonata. I salari degli Americani sono cresciuti solo dell’1%, i soli crediti concessi agli studenti, per i giovani che non trovano lavoro e, forse sbagliando, si gettano nella dottrina che ha come slogan “l’istruzione è la soluzione”. Ma in un’economia basata sulla domanda di consumo, l’assenza di guadagno unita alla mancanza di credito determina, per definizione, una crescita economica negativa.

L’economia americana non può crescere perché le multinazionali spinte da Wall Street hanno portato l’economia reale fuori dai confini USA. Tutta la produzione americana è stata trasferita all’estero. Guardate le etichette dei vostri abiti, a quelle delle vostre scarpe, da quello che mangiamo agli utensili da cucina, ai computer e a tutto il resto. Anche le tradizionali posizioni professionali, come l' ingegneria informatica sono state mosse all’estero. Un’economia esternalizzata, semplicemente, non è un’economia.

E questo succede davanti agli occhi di tutti, quando ben pagati imbonitori del mercato dichiarano agli americani quanto possano beneficiare dal rilocalizzare il lavoro della classe media americana in Cina e in India.
Io ho esposto queste tesi per più di due decenni, ed è questo il motivo per cui non vengo più invitato nelle conferenze delle università americane e delle grandi associazioni commerciali. Gli economisti amano i soldi che ricevono per mentire, uno che dice la verità è l’ultima cosa che vogliono in mezzo a loro.

Una diminuzione ufficiale del – 2,9% nel primo trimestre implica, di conseguenza, una diminuzione nel secondo trimestre. Due diminuzioni di fila definiscono una recessione. Immaginate le conseguenze di una recessione. Significa che anni di strategia basata sul quantitative easing (quando la banca centrale acquista beni - generalmente si tratta di azioni o titoli di stato - con denaro creato "ex-novo" e al fine di incentivare la crescita economica) ha fallito nel rivitalizzare l’economia come, del resto, anni di deficit dello Stato alimentato dalle teorie keynesiane. Né le politiche fiscali o monetarie hanno funzionato. Cosa, quindi, può rivitalizzare l’economia?

Nulla, eccetto forzare il ritorno della produzione industriale che le compagnie americane hanno trasferito all’estero.


Questo però richiederebbe un governo credibile. Ma sfortunatamente, il governo U.S. ha perso credibilità sin dal secondo mandato di Clinton. Non né è rimasta neanche un briciolo.

Oggi, nessuno al mondo crede più al governo degli Stati Uniti, eccetto gli americani eterodiretti dai media mainstream. La propaganda di Washington domina le menti degli americani, ma produce sorrisi e sconcerto da ogni altra parte.

Le povere previsioni per l’economia americana hanno indotto due tra le più grandi lobby di affari, la Camera di Commercio U.S. e l’associazione nazionale dei produttori (o quello che rimane di essa) a prendere posizione contro l’amministrazione Obama per la paura di ulteriori sanzioni contro la Russia. Secondo Bloomberg News, iniziando da domani (26 giugno), i gruppi di affari inizieranno una campagna pubblicitaria sul New York Times, Wall Street Journal e il Washington Post contro qualsiasi sanzione nei confronti della Russia. Queste organizzazioni dicono che le sanzioni diminuiranno i loro profitti avendo come risultato la perdita di posti di lavoro americani.

Le due più grandi associazioni commerciali U.S.A., fonti importantissime di finanziamento delle campagne elettorali dei vari partiti politici, hanno finalmente aggiunto la loro voce a quella del mondo degli affari tedesco, francese e italiano.

Tutti, tranne l’opinione pubblica americana, sanno che la crisi in Ucraina è totalmente un "business" creato da Washington. Gli imprenditori europei e americani si stanno chiedendo “perché i nostri profitti e i nostri lavoratori debbano soffrire a causa della propaganda di Washington contro la Russia”.

Obama non sa cosa dire. Forse la sua feccia neocon. Victoria Nuland, Samantha Powers, Susan Rice se ne uscirà con qualche risposta. Obama può affidarsi al New York Times, Washington Post, Wall S.T. Journal e Weekly Standard per spiegare perché milioni di americani ed europei debbano soffrire affinché il "ratto" dell’Ucraina vada a buon fine.

Le bugie di Washington si stanno ritorcendo contro Obama. La Cancelliera Merkel è completamente assoggettata ai voleri U.S.A. ma l’industria tedesca sta dicendo all’amica americana che il valore dei propri affari in Russia è maggiore del valore sofferto a causa delle pretese imperialistiche del governo U.S.A. Il mondo imprenditoriale francese sta chiedendo a Hollande cosa voglia fare con la mancanza di posti di lavoro e se lui stesso porta avanti gli interessi americani. Anche gli italiani stanno chiedendo al loro governo (sembra che l’Italia ne abbia uno), che i rozzi americani, oltre a non avere alcun tipo di gusto, stanno infliggendo un danno all'economia, perché le sanzioni sulla Russia costituiscono un colpo mortale al settore italiano più famoso e universalmente riconosciuto al mondo: quello del lusso e della moda.

In Europa si sta spandendo a macchia d’olio il dissenso nei confronti di Washington e del ruolo da burattinaio mondiale da due soldi. L’ultimo exit poll ha rilevato che 3/4 dei tedeschi sono contrari alla permanenza delle basi NATO in Polonia e negli stati baltici. L’ex Cecoslovacchia, attualmente divisa in Slovacchia e Repubblica Ceca, nonostante membri NATO, si sono opposte alla presenza di truppe americane e NATO sul loro territorio. Recentemente, un ministrro tedesco ha detto che far piacere a Washington è come fare sesso orale senza ricevere nulla in cambio.
La pressione che i pazzi a Washington stanno mettendo sulla NATO potrebbe mandare in frantumi l’organizzazione. Preghiamo perché sia così. La scusa all’esistenza della NATO è scomparsa ventitré  anni anni fa con il collasso dell’Unione Sovietica. Washington ha fatto espandere la NATO molto oltre i limiti segnati dal Trattato del Nord-Atlantico. La NATO ora regola un territorio che va dal Baltico all’Asia Centrale. Quindi, per giustificare la continua espansione delle operazioni, Washington ha dovuto fare della Russia un nemico.

Ma la Russia non vuole assolutamente essere un nemico della NATO o di Washington, ma il complesso apparato militare di sicurezza americano, che assorbe più di un trilione di dollari dalle tasche degli americani, ha bisogno di una scusa per far continuare a far lievitare i profitti.

Sfortunatamente, gli imbecilli di Washington hanno scelto un nemico pericoloso. La Russia è una potenza nucleare, un Paese di vaste dimensioni che vanta un’alleanza strategica con la Cina.

Solo un governo imbevuto di arroganza e hubris, o uno gestito da psicopatici e sociopatici, sceglierebbe un nemico del genere. Il Presidente Putin ha più volte sottolineato all’Europa come le politiche americane in Medio Oriente e in Libia non siano state solo un completo fallimento, ma anche devastanti e pericolose per l’Europa e la Russia. I pazzi a Washington hanno rimosso dei governi che tenevano a bada gli jihadisti. Ora questi violenti sono sguinzagliati e senza alcun tipo di controllo. In Medio oriente i jihadisti sono al lavoro per ridefinire i confini stabiliti dagli inglesi e dai francesi dopo la Prima Guerra Mondiale.

Europa, Russia e Cina hanno tutte una percentuale di popolazione musulmana e ora si preoccupano che la violenza che Washington ha scatenato in M.O. possa destabilizzare anche loro stesse.

Nessuno al mondo ha una vera ragione per amare gli Stati Uniti. Meno che mai gli stessi americani dissuanguati per le pretese di dominio di Washington sul mondo. Il tasso di popolarità di Obama, è uno scarso 41% e nessuno lo riconfermerebbe. Invece, i 2/3 della popolazione russa vogliono che Putin rimanga presidente anche dopo il 2018.

A marzo, una società di sondaggi, la Public Opinion Research Center, ha dichiarato che il tasso di popolarità di Putin è del 76%, nonostante le forti opposizioni delle ONG russe, finanziate da Washington, istituzioni che lavorano attivamente in Russia da almeno vent’anni.

Per di più, il dollaro americano è nei guai. Il dollaro è tenuto a galla attraverso la manipolazione del mercato finanziario e Washington sta mettendo sotto pressione i sui suoi stati vassalli perché sostengano il valore del dollaro attraverso la stampa delle loro monete e conseguente acquisto di dollari. Per tenere il dollaro in vita larga parte del mondo patirà le conseguenze dell’inflazione. Quando la gente finalmente lo capirà e correrà a comprare oro, in quel momento ce lo avranno tutto i cinesi.

Sergey Glazyeb, un consigliere del Presidente Putin, ha detto che solo un’alleanza contro il dollaro potrebbe fermare le ambizioni degli Stati Uniti. Questa è stata la mia opinione per lungo tempo. Non ci può essere pace fino a che Washington continua a stampare moneta per finanziare nuove guerre.

Come ha detto il governo cinese, è tempo di “de-americanizzare il mondo”. La leadership degli Stati Uniti ha completamente fallito, producendo null’altro che bugie violenze, morte e promesse di maggiori violenze. Non ci scordiamo che Washington, senza rimorso, ha distrutto, in tutto o in parte, sette Paesi nel ventunesimo secolo. A meno che la leadership degli Stati Uniti, non venga sostituita con una più a misura d’uomo, la vita sulla terra non ha futuro.


Paul Craig Roberts
Fonte: http://www.prisonplanet.com/
Link: http://www.prisonplanet.com/a-new-recession-and-a-new-world-devoid-of-washingtons-arrogance.html
26.06.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MISHA DI TEATRO NEL BICCHIERE

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13564

Tisa, accordo segreto: privatizzare anche scuola e sanità.


Si chiama “Tisa”, acronimo di “Trade in services agreement”, ovvero “accordo di scambio sui servizi”. E’ un trattato che non riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell’economia dei paesi sviluppati, come l’Italia, che è uno dei paesi europei che lo sta negoziando attraverso la Commissione Europea. 
Obiettivo: privatizzare tutti i servizi fondamentali, oggi ancora pubblici – sanità, istruzione, trasporti – su pressione di grandi lobby e multinazionali. «Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione», spiega Stefania Maurizi su “L’Espresso”, che pubblica – in esclusiva un team di media internazionali – l’ultimo scoop di Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange. Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70% del Pil globale. Solo negli Usa rappresenta il 75% dell’economia e genera 8 posti di lavoro su 10 nel settore privato.
Dopo il Gats del 1995 e il Ttip, il Trattato Transatlantico tuttora in discussione (anche quello a porte chiuse) per vincolare l’Europa alle regole Julian Assangecommerciali americane sulle merci, mettendo fine alle tutele europee sul lavoro, l’ambiente, l’energia, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, il Tisa punta dritto alla deregulation privatizzata dei servizi, coinvolgendo i mercati più importanti del mondo: gli angolassoni Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada, i 28 paesi dell’Unione Europea, e poi Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico e Costa Rica. «Con interessi in ballo giganteschi: gli appetiti di grandi multinazionali e lobby sono enormi», scrive “L’Espresso”, che indica la “Coalition of Services Industries”, lobby americana che porta avanti un’agenda di privatizzazione dei servizi, come «la più aggressiva». Per la “Coalition”, «Stati e governi sono semplicemente visti come un intralcio al business». Infatti ammette: «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi».
Bozze del trattato e informazioni precise sulle trattative non ce ne sono, scrive Stefania Maurizi. Per questo è cruciale il documento Wikileaks che “L’Espresso” rivela: «Per la prima volta dall’inizio delle trattative Tisa, viene reso pubblico il testo delle negoziazioni in corso sulla finanza: servizi bancari, prodotti finanziari, assicurazioni». Il primo testo risale al 14 aprile, mentre altre comunicazioni dimostrano divergenze tra i vari paesi, separati da ambizioni differenti. A colpire subito è il carattere di segretezza: «Questo documento deve essere protetto dalla rivelazione non autorizzata», si prescrive. Il documento potrà essere desecretato solo «dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative». Osserva Maurizi: «Pare difficile credere che, nonostante la crisi senza precedenti che ha travolto l’intera economia mondiale, distruggendo imprese, cancellando milioni di posti di lavoro e, Stefania Maurizipurtroppo, anche tante vite umane, le nuove regole finanziarie mondiali vengano decise in totale segretezza».
Il carattere top secret si spiega forse con la paura che si scatenò dopo il fallimento del “Doha Round”, cioè i negoziati avviati nel 2001 a Doha, nel Qatar, che scatenarono un’ondata di proteste contro la globalizzazione selvaggia, culminata con il bagno di sangue al G8 di Genova. Il forcing per la mondializzazione forzata – da una parte Usa, Ue e Giappone, dall’altra Cina, India e America Latina – è fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative. «Con il fallimento del Doha Round – continua “L’Espresso” – gli Stati Uniti e i paesi che spingono per globalizzazione e liberalizzazioni hanno spostato le trattative in un angolo buio (impossibile definirlo semplicemente discreto, vista la segretezza che avvolge le negoziazioni e il testo dell’accordo), lontano dall’Organizzazione mondiale del Commercio, per sfuggire alle piazze che esplodevano in massicce, e a volte minacciose e violente, proteste “no global”». Il risultato è il Tisa, «di cui nessuno parla e di cui pochissimi sanno», anche se questo accordo «condizionerà le vite di miliardi di persone».
«Il più grande pericolo del Tisa è che fermerà i tentativi dei governi di rafforzare le regole nel settore finanziario», spiega Jane Kelsey, professoressa di legge dell’Università di Auckland, Nuova Zelanda, nota per il suo approccio critico alla globalizzazione. «Il Tisa è promosso dagli stessi governi che hanno creato nel Wto il modello finanziario di deregulation che ha fallito e che è stato accusato di avere aiutato ad alimentare la crisi economica globale», sottolinea Kelsey. «Un esempio di quello che emerge da questa bozza filtrata all’esterno dimostra che i governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti finanziari potenzialmente tossici e si Jane Kelseytroveranno ad affrontare azioni legali se prenderanno misure precauzionali per prevenire un’altra crisi».
L’articolo 11 del testo fatto filtrare da Wikileaks non lascia dubbi su come i dati delle transazioni finanziarie siano al centro delle mire dei paesi che trattano. L’Europa richiede che nessun paese «adotti misure che impediscano il trasferimento o l’esame delle informazioni finanziarie», ma propone che il diritto dello Stato di proteggere i dati personali e la privacy rimanga intatto, a condizione che «non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo». Un paradiso fiscale come Panama, invece, chiede di specificare che «un paese parte dell’accordo non sia tenuto a fornire o a permettere l’accesso a informazioni correlate agli affari finanziari e ai conti di un cliente individuale di un’istituzione finanziaria o di un fornitore cross-border di servizi finanziari». Gli Stati Uniti invece sono netti: i paesi che aderiscono all’accordo permetteranno al fornitore del servizio finanziario di trasferire i dati dentro e fuori dal loro territorio, in forma elettronica o in altri modi, senza alcun rispetto della privacy.
«Quello che colpisce di questo articolo del Tisa sui dati – scrive Stefania Maurizi – è che risulta in discussione proprio mentre nel mondo infuria il dibattito sui programmi di sorveglianza di massa della Nsa innescato da Edward Snowden, programmi che permettono agli Stati Uniti di accedere a qualsiasi dato: da quelli delle comunicazioni a quelli finanziari. Ma mentre la Nsa li acquisisce illegalmente, nel corso di operazioni segrete d’intelligence e quindi la loro utilizzabilità in sede ufficiale e di contenziosi è limitata, con il Tisa tutto sarà perfettamente autorizzato e alla luce del sole». In altre parole, il Tisa rende manifesto che la stessa Europa, che ufficialmente ha aperto un’indagine sullo scandalo Nsa in sede di Parlamento Europeo, «sta contemporaneamente e disinvoltamente trattando con gli Stati Uniti la cessione della sovranità sui nostri dati finanziari per ragioni di business». E sui dati, i lobbisti americani della “Coalition of Services Industries” che spingono per il Tisa non hanno dubbi: «Con il progresso nella tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni, sempre più servizi potranno essere Rosa Pavanelliforniti all’utente per via elettronica e quindi le restrizioni sul libero flusso di dati rappresentano una barriera al commercio dei servizi in generale».
Fino a che punto può arrivare il Tisa? Davvero arriverà a investire servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità? “L’Espresso” ha contattato “Public Services International”, (Psi), una federazione globale di sindacati che rappresentano 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici di 150 paesi del mondo. L’italiana Rosa Pavanelli, prima donna alla guida del Psi dopo una vita alla Cgil, è sicura che il Tisa vorrà allungare le grinfie anche su sanità e istruzione. L’Italia? E’ nelle mani della Commissione Europea, delegata a trattare. Daniel Bertossa, che per “Public Services International” sta cercando di informarsi sulle trattative segrete, racconta che, anche se nessuno lo ha reso noto, «per ragioni tecniche che hanno a che fare con il Wto, noi sappiamo che il Tisa punta a investire tutti i servizi», come ammettono gli stessi paesi negoziatori. Bertossa sottolinea quanto sia problematica la riservatezza intorno ai lavori del trattato e il fatto che sia condotto al di fuori del Wto, che, «pur con tutti i suoi problemi, perlomeno permette a tutti i paesi di partecipare alle negoziazioni e rende pubblico il testo delle trattative». Invece, per sapere qualcosa del Tisa c’è voluta Wikileaks. «Ai signori del mercato, stavolta, è andata male».