martedì 18 maggio 2021

Debutta la class action. Come funziona e chi può promuoverla. - Giovanni Negri

 

Dal 19 maggio in vigore il potenziamento dell’azione di classe. La possibilità di adesione anche dopo il giudizio di primo grado.

Partirà il 19 maggio, salvo rinvii dell’ultimissima ora (sarebbe il terzo slittamento, peraltro), la riforma della class action. Tutto da verificare, però, è il contesto applicativo che deve accompagnare la riforma, dall’allestimento della piattaforma digitale che dovrà raccogliere le adesioni all’azione di classe alla versione definitiva del decreto del ministero della Giustizia sull’istituzione dell’elenco pubblico di associazioni e organizzazioni legittimate a proporre l’azione (a inizio anno il garante aveva dato parere favorevole a una prima versione, chiedendo però 2 correzioni). Come pure da valutare con attenzione è la compatibilità della nuova disciplina con la direttiva 2020/1828, sulle azioni di tutela dei consumatori.

Con la legge 31 del 2019, peraltro, la class action, assai poco utilizzata sinora, è stata inserita come titolo autonomo all’interno del Codice di procedura civile, come strumento per la tutela dei diritti individuali omogenei lesi da atti e comportamenti di imprese o gestori di servizi pubblici o di pubblica utilità. L’azione può essere promossa da ciascun componente della classe, ma anche da organizzazioni e associazioni senza scopo di lucro che soddisfano determinati requisiti. Il giudice competente è la sezione specializzata in materia di impresa individuata in base alla sede del resistente.

Il procedimento si articola in tre fasi dedicate rispettivamente alla decisione sull’ammissibilità della domanda, alla valutazione della causa nel merito, alla verifica dei diritti individuali e alla liquidazione dei risarcimenti ai singoli, con intervento di un rappresentante comune degli aderenti nominato dal giudice. L’adesione degli interessati, che, elemento di forte tensione del sistema e contestato da parte delle imprese, è possibile anche dopo il verdetto di primo grado oltre che dopo il giudizio di ammissibilità, deve essere effettuata in via telematica attraverso il portale del Ministero della giustizia.

La disciplina prevede la facoltà per il promotore dell’azione di chiedere la disclosure delle prove e individua uno spazio per gli accordi transattivi sia in corso di causa, su proposta formulata dal giudice, sia dopo la sentenza. Un passaggio di forte novità, ma anche questo assolutamente indigesto per le aziende, in difficoltà nel valutare i costi della causa e quindi la convenienza di una transazione, è costituito dall’obbligo per l’impresa, in caso di condanna, di corrispondere al rappresentante comune degli aderenti e all’avvocato del promotore compensi stabiliti in percentuale dell’importo complessivo del risarcimento, sulla base del numero degli aderenti.

Oltre a quelle sull’azione di classe, la legge n. 31/2019 ha inserito nel Codice di procedura civile anche misure inedite sull’azione collettiva inibitoria, che può essere promossa da chiunque abbia interesse a ottenere la cessazione o il divieto di reiterazione di una condotta d’impresa lesiva di una pluralità di individui o enti.

Anche per questa azione la competenza è assegnata alle sezioni specializzate in materia d’impresa e il promotore può avvalersi della disclosure delle prove. Con la condanna alla cessazione della condotta contestata il giudice può ordinare all’impresa di adottare idonee misure di ripristino, di pagare una somma di denaro in caso di inosservanza o ritardo, di dare diffusione al provvedimento attraverso i mezzi di comunicazione più indicati.

I punti chiave

1
ll perimetro.
Obiettivo più azioni.
Con la riforma l’intenzione è di favorire un sensibile aumento del numero delle azioni di classe , sinora assolutamente trascurabile. Sarà possibile utilizzare lo strumento non solo per la tutela dei diritti dei consumatori, ma anche per fare valere diritti comunque omogenei danneggiati dalla condotta di imprese e da gestori di servizi pubblici o di pubblica utilità

2
Chi può proporla.
In campo singoli ed enti.

L’azione può essere promossa da ciascun componente della classe ma anche da organizzazioni e associazioni senza scopo di lucro, che soddisfano determinati requisiti e sono iscritte in un elenco pubblico presso il ministero della Giustizia. Il giudice competente è la sezione specializzata in materia di impresa individuata in base alla sede del resistente

3
I costi.
Rischio insostenibilità.

La nuova versione dell’azione di classe è stata contestata dalle imprese per l’impossibilità di valutare in anticipo i costi presumibilmente sostenibili. Cruciali le previsioni sia di un inserimento nella classe anche successivamente al giudizio di primo grado, con possibile effetto volano, sia di un extracompenso da dovere corrispondere ai legali e al rappresentante comune.

4
L’inibitoria.
Alt al danno.
Oltre alla class action la legge del 2019 introduce anche un’azione inibitoria che non ha come obiettivo il risarcimento di un danno collettivo, quanto piuttosto la cessazione di una condotta imprenditoriale in danno di una collettività oppure di una pluralità di enti o associazioni. Possibile però anche la condanna al pagamento di una somma di denaro

IlSole24Ore

Letta snobba i lavoratori non garantiti. - Antonio Padellaro

 

Non ha sicuramente torto il sociologo Luca Ricolfi quando rimprovera alla sinistra “l’iper-tutela della sua base elettorale, ossia dei garantiti, e il cinico abbandono dei non garantiti, come se questa non fosse la diseguaglianza fondamentale dell’Italia di oggi” (intervista a La Verità). Infatti, continua a fare rumore il silenzio del Pd, e del suo segretario, Enrico Letta, dopo che le conseguenze di 15 mesi di pandemia e lockdown hanno reso quasi incolmabile il fossato tra chi ha potuto contare su un salario comunque garantito (dipendenti pubblici e impiegati di aziende medio grandi) e il complesso del lavoro autonomo (commercianti, artigiani, partite Iva) dal reddito massacrato.

Stupisce che la sinistra dell’equità sociale non sembri granché interessata alla tutela di un mondo di almeno cinque milioni di persone (senza contare le famiglie) – la spina dorsale dell’economia nazionale, soprattutto al Nord – e che abbia preferito lasciarne la rappresentanza politica alla destra di Lega, FdI, Forza Italia. Anche se per il Pd il blocco dei non garantiti costituisse una causa persa dal punto di vista elettorale, come può disinteressarsene il partito cha affonda le radici nelle idee di progresso e nei valori del cattolicesimo sociale? Forse da Enrico Letta sarebbe lecito aspettarsi una spiegazione sul perché, nella non facile coabitazione di governo con il Carroccio, il Pd sia impegnato a polemizzare con Matteo Salvini quasi esclusivamente sul tema dei diritti (contro l’omofobia e a favore dello ius soli). E si tralasci, per esempio, di intervenire sul davvero poco che l’esecutivo Draghi (in linea con l’esecutivo Conte) riesce a produrre nel sostegno al lavoro non garantito. Un rimprovero che non può essere mosso al M5S: senza il reddito di cittadinanza (contestatissimo dall’establishment Ztl) gli ultimi e i penultimi di questo Paese sarebbero letteralmente alla fame. Forse però a parlare bene dei 5stelle si fa peccato.

Ps. Il direttore de La Verità assai si duole per il mio articolo di domenica dedicato al piagnisteo della destra sulla legge Zan. Ha ragione: avrei dovuto avvertirlo che lo scritto (sul vittimismo della sinistra che la destra adesso imita) era autoironico. Purtroppo, la carta stampata non consente segnalazioni come quelle televisive: per esempio, il cartello a protezione dei bambini per immagini che non capiscono o che potrebbero turbarli. O come le faccine su WhatsApp.

IlFQ


A mio parere Letta non può definirsi un uomo di sinistra. Starebbe bene al centro, tra color che son sospesi, perché non ha ancora capito da che parte stare. Fa il mestierante politico.

Ego me absolvo. - Marco Travaglio

 

Racconta Alessandro Barbero che nel luglio 799 Carlo non ancora Magno, re dei Franchi, è accampato in Sassonia. E si vede arrivare papa Leone III, miracolosamente fuggito a una rivolta di patrizi romani che – dice lui – gli hanno cavato gli occhi, mozzato il naso e la lingua. Il sovrano obietta che gli occhi, il naso e la lingua li ha ancora. Il Pontefice risponde che la Provvidenza glieli ha fatti ricrescere. Carlo finge di credergli. Purtroppo due nobili nostalgici del penultimo papa Adriano I, Pascale e Campolo, accusano l’attuale con prove piuttosto dettagliate di illegittimità, inadeguatezza e dissolutezza. Ma ormai il papa è lui e Carlo, protettore della Chiesa occidentale, deve difenderlo. Così s’impegna a reissarlo sul trono di San Pietro dopo un processo che finirà con l’assoluzione. E invia a Roma una commissione d’inchiesta mentre i suoi messi arrestano Pascale e Campolo e distruggono le prove. Pensa di convocare 10 testimoni pronti a giurare che Leone non farebbe mai ciò di cui è accusato. Ma poi si rende conto che non basterebbe. Scende a Roma e il 1° dicembre riunisce un’assemblea-concilio di nobili e vescovi, che sentenzia: nessuno può giudicare il Papa se non Dio. Così però un’aura di sospetto resterà comunque. Allora Leone si autoassolve nella basilica di San Pietro il 23 dicembre, giurando la propria innocenza sul Vangelo. Pascale e Campolo vengono condannati a morte coi loro seguaci (pena poi commutata in esilio). Due giorni dopo, sempre in San Pietro, Leone incorona Carlo imperatore. E tutti i salmi finiscono in gloria.

La storia si sta ripetendo nei talk show sulle accuse dell’avvocato Amara al giudice Ardita, membro del Csm come Di Matteo (che lo ha informato delle accuse e lo difende a spada tratta insieme ai conduttori) e com’era fino a un anno fa Davigo (che ha informato dei verbali ai vertici del Csm senz’avvertire l’interessato per non commettere un favoreggiamento personale). Stiamo parlando di tre magistrati specchiati (fino a prova contraria), messi due contro uno (o viceversa) dal diabolico Amara e dalle manine spargi-dossier. L’accusa ad Ardita è di far parte della “loggia Ungheria” con giudici, avvocati, politici, imprenditori e faccendieri. Cinque Procure indagano per capire se c’è qualcosa di vero. Se c’è, procederanno contro gli affiliati. Se non c’è, contro il calunniatore. Ardita ha tutto il diritto di proclamarsi innocente. Ma nessuno può dire che basta leggere i verbali, con alcune date sbagliate sui suoi incarichi, per capire che è tutto falso: questo lo stabiliranno, speriamo presto, i pm. I tempi in cui bastava il giuramento del Papa o dei suoi amici per assolverlo sono passati da un pezzo.

IlFQ

La cura. - Franco Battiato





Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi
La bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì, che avrò cura di te

Fonte: LyricFind
Compositori: Francesco Battiato / Manlio Sgalambro