martedì 13 dicembre 2016

Onde gravitazionali, una strana eco fa traballare la Relatività.

I ricercatori hanno analizzato i dati di Ligo che hanno portato alla scoperta delle onde gravitazionali e che erano stati generati dalla collisione tra due buchi neri (fonte: Maxwell Hamilton)
I ricercatori hanno analizzato i dati di Ligo che hanno portato alla scoperta delle onde gravitazionali e che erano stati generati dalla collisione tra due buchi neri (fonte: Maxwell Hamilton)


Piccole anomalie captate dallo strumento Ligo


Una strana 'eco' nelle onde gravitazionali potrebbe mettere in crisi la teoria della relatività: l'osservazione delle 'vibrazioni' dello spazio tempo, una delle più attese conferme della teoria di Einstein, potrebbe trasformarsi in un boomerang. E' quanto sostiene lo studio pubblicato sul sito ArXiv da Jahed Abedi, del Politecnico Sharif di Teheran: i ricercatori avrebbero rilevato la traccia di alcune anomalie nel segnale captato dallo strumento americano Ligo, lo stesso che ha portato a scoprire le onde gravitazionali. 

Traballa la Relatività?
I ricercatori hanno analizzato gli stessi dati di Ligo che hanno portato alla scoperta delle onde gravitazionali e che erano stati generati dalla collisione tra due buchi neri. E' emerso così che i dati in arrivo da Ligo indicherebbero che l'interno dei due buchi neri sarebbe diverso da come lo aveva descritto Einstein. Quella regione sarebbe cioè governata dalle leggi proprie della meccanica quantistica e le misteriose eco percepite insieme ai segnali delle onde gravitazionali sarebbero appunto delle particolari firme dovute a effetti quantistici. "E' sicuramente uno studio interessante, ma i dati sono ancora troppo pochi per giungere a delle conclusioni: sarà necessario osservare ancora molti eventi di questo tipo per ridurre le tante incertezze", ha osservato Gianluca Gemme, coordinatore nazionale della collaborazione europea Virgo per l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). "I buchi neri sono un po' il territorio di confine tra il mondo della teoria della relatività e quello della meccanica quantistica, due teorie che non vanno d'accordo tra loro", ha aggiunto. "Non sappiamo - ha detto ancora - che cosa ci sia dentro i confini di un buco nero": al momento, ha detto ancora "questo è un territorio ignoto", che "forse può essere spiegato solo dalla meccanica quantistica".


http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2016/12/12/onde-gravitazionali-una-strana-eco-fa-traballare-la-teoria-della-relativita-_e8f35596-0a1f-4846-8eba-1f03f71a9d78.html

La cabala della politica. - Michele Ainis

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C'È UN folletto, c'è un diavolo burlone dietro questa crisi di governo. Le prove? Basta mettere in sequenza i fatti. O i numeri, che si ripetono come in una giostra. Dal 12.4 (voto finale della Camera sulla riforma costituzionale) al 4.12 (voto popolare al referendum) fino al 24.1 (voto della Consulta sull'Italicum). Insomma: 1, 2, 4. I primi tre numeri, ma senza il tre.
E SENZA l'ausilio di Minerva, dea della ragione. Anzi: con una serie di distorsioni logiche, se non di veri e propri paradossi. Sono almeno sette, come i peccati capitali.

Primo: le dimissioni. 

Renzi le avrebbe rassegnate su due piedi, subito dopo il ko del referendum; Mattarella gli ha chiesto d'aspettare l'approvazione della legge di bilancio. Sicché quest'ultima, a sua volta, è stata timbrata dal Senato su due piedi, o meglio nello spazio di due giorni. Dimostrando così che il bicameralismo paritario non è affatto un intralcio, che il Senato non è affatto un freno. Dipende dal pilota, non dal motore. E il pilota, in questo caso, è come se si fosse dimesso per due volte: da palazzo Chigi e dalla sua riforma.

Secondo: la fiducia. 

Quella posta dall'esecutivo sulla legge di bilancio, che il 9 dicembre ha ottenuto l'assenso di 173 senatori. Ora, la "questione di fiducia " è un po' un ricatto verso i parlamentari della maggioranza: o votate quel tal provvedimento - dice il governo - oppure mi dimetto. Invece stavolta la fiducia serviva per accelerare le dimissioni, non per scongiurarle. Più che una minaccia, recava una promessa. Sicché i senatori si sono trovati nella singolare condizione d'approvare una fiducia per esprimere sfiducia.

Terzo: le consultazioni al Quirinale. 

Dove hanno sfilato 23 delegazioni, un record. Eppure questo Parlamento è figlio del Porcellum, il supermaggioritario bocciato poi dalla Consulta. Morale della favola: nessun maggioritario frappone un argine alla disgregazione, quando gli eletti disfano gruppi e partiti in Parlamento (263 cambi di casacca nella legislatura in corso, altro record). Bisognerebbe correggere il divieto di mandato imperativo, come propongono all'unisono Grillo, Renzi, Berlusconi; ma guarda caso, questa è l'unica riforma che non ci hanno sottoposto.
Quarto: la legge elettorale. Cambierà, ma come? Difficile inventare l'ennesimo modello: il tempo è poco, gli ingegneri sono esausti. Non resta che rivolgersi al mercatino dell'usato, dove si trovano due sistemi bell'e pronti: il proporzionale della prima Repubblica; il Mattarellum con cui ha esordito la seconda. Il nostro prossimo passo sarà il passo del gambero.

Quinto: la Consulta. 

È un giocatore di riserva, ma può segnare il gol che decide la partita. Succederà se le forze politiche non riusciranno a licenziare la riforma dell'Italicum, come nel 2013 non riuscirono a mettersi d'accordo sul superamento del Porcellum. A quel punto intervennero i giudici costituzionali (sentenza n. 1 del 2014); e nacque il Consultellum, tutt'ora vigente nei soli riguardi del Senato. Dopotutto, si tratta semplicemente di replicare l'esperienza. Ma se le leggi elettorali le scrive la Consulta, significa che il Parlamento non ci serve, dunque non ci servono elezioni, dunque non ci servono leggi elettorali. Più che una sentenza, un rompicapo.

Sesto: la legislatura. 

Subito al voto, chiede l'opposizione di destra e di sinistra. Anche con l'Italicum, aggiungono i più spericolati. Ballottaggio alla Camera, proporzionale al Senato: che sarà mai? Sarà un sistema schizofrenico, con esiti opposti nelle due assemblee legislative. E sarà un Carnevale della democrazia, con quel ballottaggio alla Camera dove non si vince nulla, perché le poltrone di governo si vincono in Senato. Urge un corso di lezioni sulle elezioni.

Settimo: il nuovo esecutivo. 

Nuovo? Rimane inalterata la formula politica (il centro del Pd alleato coi centristi) nonché la maggioranza dei ministri. A occhio e croce, parrebbe casomai un rimpasto, per usare un'etichetta dei bei tempi andati. Ovvero la sostituzione di qualche giocatore nella squadra di governo, ma senza porre in discussione il rapporto fiduciario, senza aprire una crisi formale. E se la sostituzione tocca al presidente del Consiglio? Anche in questo caso, non mancano precedenti illustri. Febbraio 1849: Gioberti si trovò costretto a fare le valigie, mentre i suoi ministri rimasero tutti al proprio posto, sorretti da unanime consenso. In quell'occasione, insomma, fu rimpastato il solo presidente del Consiglio. Ecco perciò svelato il senso di tutti questi bizzarri avvenimenti: erano l'antipasto del rimpasto.

http://www.repubblica.it/politica/2016/12/13/news/la_cabala_della_politica-154024805/

L’immenso ghiacciaio dell’Antartide in seria difficoltà. - Robert Hunziker

antartica
La crisi del riscaldamento globale sembra stia peggiorando sempre più velocemente. L’Antartide è oggi sotto i riflettori con una sconvolgente ricerca nuova di zecca, dagli sviluppi raccapriccianti.
Se si sciogliesse integralmente l’intera Antartide, provocherebbe un innalzamento del livello del mare di circa 60 m (200’), ma questo non succederà durante il nostro corso di vita. È troppo grande e richiederebbe decisamente troppo riscaldamento e davvero troppo tempo. Ma un collasso di una parte significante dell’Antartide, come l’Antartide occidentale, ha il potenziale, secondo la nuova ricerca, per sommergere Miami e New York durante le nostre vite attuali. È la prima volta questa, in cui delle osservazioni scientifiche giungono ufficialmente alla conclusione che una catastrofe così orrenda sia possibile, così presto!
Miami Beach è già costretta a sollevare le strade di mezzo metro (2 piedi) a causa delle persistenti inondazioni dopo le esperienze del passato. Inoltre, un mare in crescita è la vendetta del riscaldamento globale per le sconsiderate, arroganti, presuntuosamente eccessive antropogeniche (causate dall’uomo) emissioni di CO2 di combustibile fossile.
Le nuove spaventose scoperte includono il ghiacciaio di Pine Island, l’oggetto del lavoro di ricerca di Seongsu Jeong, Ian M. Howat, Jeremy N. Basis, Accelerated Ice Shelf Rifting and Retreat at Pine Island Glacier, West Antarctica, Geophysical Research Letters, 28 November 2016 (Accelerazione della frattura di una calotta di ghiaccio e arretramento nel ghiacciaio di Pine Island, Antartide occidentale, Geophysical Research Letters, 28 November 2016).
Il tenore dell’articolo di Jeong, dovrebbe spaventare a morte chiunque dubiti della solennità e della potenza dietro l’accelerazione del riscaldamento globale. Si dà il caso che il ghiacciaio di Pine Island fosse già la più grande massa al mondo di irreversibile scioglimento di ghiaccio, prima che questa nuova ricerca venisse alla luce, ma la tempistica è sempre stata un po’ confusa. Adesso, con questa nuova analisi, la tempistica sta assumendo una nuova preoccupante dimensione.
Ecco il problema: secondo Ian Howat, professore associato di Scienze della Terra presso l’Università statale dell’Ohio: “questa sorta di formazione di fratture causa un altro meccanismo di arretramento rapido di questi ghiacciai, aggiungendo la probabilità che si possano vedere collassi significanti nell’Antartide occidentale durante la nostra esistenza” (Fonte: Pam Frost Gorder, La rottura della calotta di ghiaccio dell’Antartico occidentale dall’interno, Università statale dell’Ohio, 28 Nov 2016). (Source, Pam Frost Gorder, West Antarctic Ice Shelf Breaking Up From the Inside Out, The Ohio State University, Nov. 28, 2016).
Questa è una minaccia di riscaldamento globale completamente nuova. È grande, veramente grande! È la prima volta che i ricercatori danno testimonianza di “profonde fratture sotto la superficie” che si aprono nel ghiaccio dell’Antartico. “ Questo implica che qualcosa abbia indebolito il centro della calotta di ghiaccio, con la spiegazione più probabile di un crepaccio scioltosi al livello di sostrato roccioso da un oceano riscaldato”, Ibid. La base della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale giace sotto il livello del mare, in questo modo l’acqua calda dell’oceano può introdursi all’interno, inosservata.
Un oceano riscaldato appare come la causa di come l’oceano abbia assorbito il 90% del calore della Terra, aiutando a proteggere le creature sulla terraferma, come gli umani, da un reale surriscaldamento dannoso. Ma, si raccoglie ciò che si semina, come è stato dimostrato in Antartide; tutto questo calore mondiale ci si sta ritorcendo contro sotto grandi, grosse lastre di ghiaccio.
Qui le differenze rispetto alle ricerche del passato: le fratture si formano generalmente ai margini delle calotte di ghiaccio, dando vita agli iceberg, ma non in profondità e all’interno, come invece evidenzia questa nuova scoperta. Inoltre, la frattura in questione è all’interno a circa 32 km (20 miglia). Il Ghiacciaio di Pine Island (tenendo le dita incrociate) funziona come misura di protezione, trattenendo grandi porzioni di ghiaccio dell’Antartide occidentale dal riversarsi nel mare. Il Ghiacciaio di Pine Island è come un portiere di hockey per una parte delle lastre di ghiaccio del Massiccio dell’Antartide occidentale, l’ultima linea di difesa, che previene il collasso parziale delle grandi lastre di ghiaccio, che causerebbero un grande tonfo inimmaginabile, di grandezza inconcepibile!
Un anno fa, Science Magazine ha pubblicato il seguente articolo: “Just a Nudge Could Collapse West Antarctic Ice Sheet, Raise Sea Levels 3 Meters,” Science, Nov. 2, 2015 ( “Solo un colpetto potrebbe portare al collasso delle lastre di ghiaccio dell’Antartide occidentale, si solleva di 3 metri il livello del mare”, Science 2 Nov. 2015). Il paragrafo di apertura dell’articolo dichiara: “Non serve molto a causare il crollo totale della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale, ed una volta iniziato, non si fermerà. Nell’ultimo anno, molti articoli hanno evidenziato la vulnerabilità della lastra di ghiaccio che ricopre la parte occidentale del continente, suggerendo che il suo crollo sia inevitabile, e probabilmente già in corso. Adesso, un nuovo modello mostra proprio come questa valanga possa realizzarsi. Una quantità relativamente piccola di scioglimento nel corso di pochi decenni, dice l’autore, porterà inesorabilmente alla destabilizzazione dell’intera lastra di ghiaccio ed all’aumento del livello del mare di più di tre metri”. Questo era prima, circa un anno fa, ma adesso le circostanze sembra si stiano accelerando…
Con questa nuova scoperta, la tempistica per il collasso della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale è del tutto inquietante. In precedenza i ricercatori pensavano a decenni e secoli. Adesso, “all’interno delle nostre vite attuali”.
Presupponendo che non sia già troppo tardi, mai prima d’ora nella storia mondiale è stato importante avere una forte leadership in USA, per fare qualunque cosa sia necessaria per tamponare un cambio climatico incombente, un cataclisma del riscaldamento globale. È in gioco il nostro stile di vita.
In base a queste linee, la scienza che studia il clima è inspiegabilmente simile al rilevamento degli asteroidi vicini alla Terra, che nel corso dei millenni si sono occasionalmente scontrati con la terra, annientando ad esempio, i poveri ed indifesi dinosauri. Se un asteroide vicino alla Terra è progettato per urtare, forse un certo tipo di dispiegamento può prevenire il grande schianto dall’annientamento della vita sul pianeta. Perciò, ponendo la domanda più grande: Quale dispiegamento ferma le lastre di ghiaccio dal collasso?

McGovern: l’America fa paura, come la Germania nel 1933.

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Donald Trump dovrebbe “perdonare” gli americani per la loro ignoranza e condurre «un assalto frontale contro il “New York Times” e il “Wall Street Journal”, che ai cittadini hanno raccontato il contrario della verità». Se farà davvero un accordo strategico con Putin, il neopresidente «dimostrerà la sua serietà». Parola di Ray McGovern, ex dirigente della Cia. «Non sappiamo se Trump riuscirà a governare in modo indipendente dall’establishment: Jimmy Carter ci provò, ma non ci riuscì». L’unica buona notizia è che Hillary ha perso: «Si allontana così il rischio di una guerra nucleare», che McGovern – curatore del briefing quotidiano alla Casa Bianca dal 1963 fino al 1990 – giudicava concreto, con la Clinton al comando. Ma non c’è da stare allegri: «La situazione ricorda quella della Germania all’indomani dell’incendio del Reichstag nel 1933, che lanciò Hitler». Il problema? «Gli americani vivono sotto minaccia, dall’11 Settembre». Prima Bush, poi Obama, hanno calpestato la Costituzione in nome della sicurezza. E tutto, sulla base di rischi inventati di sana pianta, come le inesistenti armi di Saddam. Pessimo affare: l’America è nei guai, quindi anche il mondo. C’è solo da sperare che Trump sia sincero, e che non venga mangiato vivo dal super-potere.

«Credo che a breve vedremo di che pasta è fatto, Donald Trump», dice McGovern a Giulietto Chiesa, in una video-intervista concessa a “Pandora Tv”. «A parire dall’11 settembre 2001 – dice – gli americani si sentono spaventati, in pericolo: ed è stato 
Ray McGovern
l’establishment ad alimentare queste paure». Ora tocca a Trump: riuscirà a non farsi spolpare subito da Wall Street e dal Pentagono? A quanto sembra, le aperture verso la Russia lo confermerebbero. Poi c’è il fronte interno: «Le elezioni si vincono e si perdono sulle questioni economiche». Ufficialmente, «il tasso di disoccupazione è tornato ai livelli di oltre dieci anni fa, ma le persone sono ancora senza lavoro, o costrette a fare due lavori». Trump ha intercettato il malumore della gente comune, che «si sente abbandonata, non gli piace quello che ha fatto il governo e ha sentito di non contare nulla». Ma la propaganda di Trump – sessismo, razzismo – è stata violenta: «Quello che mi fa paura è che ci troviamo in una situazione non molto diversa da quella che si manifestò dopo l’incendio del Reichstag», dice McGovern. E le premesse per l’esasperazione popolare, aggiunge, portano la firma di Bush e Obama.


A partire dall’11 Settembre, insiste Ray McGovern, negli Usa sta prendendo piede una reazione simile a quella della Germania alla vigilia sdel nazismo: «La gente normale è spaventata e crede che la Costituzione debba fare un passo indietro per lasciare spazio a “nuove leggi”: i tedeschi le chiamarono “leggi d’emergenza”, noi Patriot Act. Leggi che infrangono la Costituzione». Ci vogliono anni prima che la Carta stabilisca che sono incostituzionali, ma «nel frattempo, molta viene viene arrestata e incarcerata, illegalmente». Per esempio, il presidente Obama può ancora arrestare qualcuno senza neppure un processo e sbatterlo a Guantanamo, fintanto che è in corso la “guerra al terrorismo”. «Sarebbe legale? No. E’ stata varata, questa legge? No, ma è stata scritta. Quindi, potrebbe essere considerata legale». Nessuno è più libero di criticare il governo, insiste l’ex alto funzionario Cia. «E’ una cosa maledettamente seria. E’ sui libri, è scritta, e ha già un effetto deterrente su ciò che le persone fanno o dicono». Lo stesso Obama ha sorvolato ripetutamente la Costituzione: «Come la mettiamo coi i “presunti terroristi” che il presidente ha ordinato di uccidere in Afghanistan e in Pakistan? Alcuni di loro erano cittadini americani, 
Eric Holder
sono stati privati della loro vita senza un regolare processo. Ma il ministro della giustizia di Obama, Eric Holder, diceva: no, noi non lo facciamo, il giusto processo, lo facciamo già qui alla Casa Bianca, senza bisogno di nessun tribunale».


«La cosa più triste», aggiunge McGovern, è che negli Usa «la professione legale si comporta in modo vergognoso: approva la tortura». Tutto merito di «un pugno di avvocati», che hanno dato il loro ok nel silenzio generale dei colleghi, «tutti molto riluttanti, troppo impegnati col loro prossimo ricco contratto». Persino gli psicologi, «utilizzati per avallare le tesi di Bush, dissero che non c’erano state torture: avevano corrotto anche loro». Ma, in compenso, «l’ordine degli psicologi li radiò dall’albo». Lo fecero «perché vincolati alla stessa regola dei medici: non fare del male». McGovern rivendica la “pulizia” di interi settori dell’intelligence: «Sapevamo, anche prima della guerra in Iraq, che le prove delle armi di distruzione di massa di Al-Qaeda e Saddam Hussein erano solo vecchi stracci, cioè che non esistevano. Lo abbiamo fatto presente, ma il presidente voleva la sua guerra, e così è stato». E la stampa? Non pervenuta: si è allienata al potere. Da allora è diventata il megafono della Casa Bianca, prima sotto Bush e poi con Obama. 
                                          «I media hanno 
Trump
raccontato agli americani che la Russia ha “invaso” la Crimea il 23 febbraio 2014, anziché dire la verità: e cioè che noi, gli Stati Uniti, il giorno prima avevamo fatto un colpo di Stato in Ucraina contro la Russia».

Riuscirà Trump a imporre una narrazione veritiera degli eventi? Sarebbe bello, sospira McGovern, dopo che la Clinton ha definito “killer” un leader come Putin, sostenuto da oltre l’80% dei russi. «Credo che Trump ce la possa fare», dice l’ex dirigente Cia, ma dovrà dire ai grandi media: «Ci avete mentito, non ci avete riportato i fatti reali e i problemi dell’Europa». Trump ha l’opportunità di smentire il mainstream, facendo un accordo con Putin. Gli europei? Ne saranno disorientati: «La cattiva notizia, per loro, sarà che dovranno spendere di più per la loro difesa. Ma la buona notizia è che la gente si chiederà: perché?». Già: se la Russia non è più una minaccia, perché investire ancora nella Nato? Allora, dice McGovern, sulla stampa americana cominceremmo a leggere cose del tipo “ok, avevamo esagerato: è vero, non abbiamo più bisogno di incrementare la difesa”. «Se hai a che fare con un popolo che non è stato nutrito di informazioni corrette, devi cominciare a farlo. E Trump lo può fare». Funzionerebbe: «La stampa lo seguirà e dirà: ah è vero, la Russia non è poi così male. Putin? Sta parlando col nostro presidente, quindi non dev’essere così cattivo». Ma lo stesso McGovern è il primo a sapere che, prima, bisogna fare i conti con l’oste: «La stampa è controllata dalle mega-corporations che fanno soldi con l’industria delle armi».

La lista dei nuovi ministri del governo Gentiloni.

Paolo Gentiloni © ANSA

Ecco la NUOVA SQUADRA DI GOVERNO
Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni
Sottosegretario alla presidenza: Maria Elena Boschi

Ministri senza portafoglio
Anna Finocchiaro: Rapporti con il Parlamento
Marianna Madia: Pubblica Amministrazione
Enrico Costa: Affari Regionali
Claudio De Vincenti: Coesione Territoriale e Mezzogiorno
Luca Lotti: Sport con deleghe su editoria e Cipe

Ministri con portafoglio
Angelino Alfano: Esteri
Marco Minniti: Interno 

Andrea Orlando: Giustizia
Roberta Pinotti: Difesa
Pier Carlo Padoan: Economia
Carlo Calenda: Sviluppo Economico
Maurizio Martina: Agricoltura
Gianluca Galletti: Ambiente
Graziano Delrio: Infrastrutture
Beatrice Lorenzin: Salute
Dario Franceschini: Cultura
Valeria Fedeli: Istruzione
Giuliano Poletti: Lavoro.
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/12/12/la-lista-dei-nuovi-ministri-del-governo-gentiloni_fd98f1a3-9b4f-40fb-b076-dca63a134140.html

(PD: De Vincenti, Minniti, Orlando, Pinotti, Calenda, Delrio, Galletti, Fedeli, Martina, Franceschini, Finocchiaro, Madia, Lotti, Boschi - NdC: Alfano, Lorenzin, Costa - Indipendenti: Poletti, Padoan).