venerdì 9 aprile 2021

Morto principe Filippo, la regina Elisabetta piange “l’amato marito”: i funerali nei prossimi 10 giorni ma non di Stato.

 

L'annuncio di Buckingham Palace: "Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo, spirato pacificamente stamattina nel Castello di Windsor". Secondo le regole previste per i funerali della Casa Reale, le esequie del principe Filippo si svolgeranno nei prossimi 10 giorni nella St Georgès Chapel in 'forma ristretta'.

Poche righe toccanti per esprimere il dolore di una perdita dopo 73 anni di vita insieme: così la regina Elisabetta II ha annunciato oggi la morte del principe consorte Filippo di Edimburgo, nato a Corfù il 10 giugno 1921 e scomparso a 2 mesi dal traguardo del compleanno numero 100. “È con profonda tristezza – vi si legge – che Sua Maestà la Regina annuncia la morte del suo amato marito, Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo, spirato pacificamente stamattina nel Castello di Windsor. Ulteriori annunci saranno dati a tempo debito. La Famiglia Reale si unisce alle persone che nel mondo sono in lutto per la perdita”.

Secondo le regole previste per i funerali della Casa Reale, le esequie del principe Filippo si svolgeranno nei prossimi 10 giorni nella St Georgès Chapel, sempre a Windsor, in ‘forma ristretta’, come ha chiesto lo stesso consorte della Regina Elisabetta. Per lui niente funerali di Stato: lo riferiscono fonti di palazzo alla Bbc, precisando che la cerimonia sarà di natura privata, pur con gli onori del caso, “nel rispetto delle consuetudini e delle volontà” del defunto. Il corpo resterà nel castello di Windsor fino al rito religioso, che si svolgerà nell’adiacente cappella di St George – dove si sono sposati fra gli altri Harry e Meghan – alla presenza della famiglia reale e d’una rappresentanza di ospiti. Le regole del distanziamento e i divieti di assembramenti vigenti per il Covid imporranno dei cambiamenti al programma già elaborato dal Palazzo dei funerali, che ha come nome in codice “Operation Forth Bridge”.

A Buckingham Palace la Union Jack è a mezz’asta. La bandiera britannica è stata fatta calare in questi minuti dopo l’annuncio dato dalla regina Elisabetta che è stato anche incorniciato e appeso sul cancello di Buckingham Palace. La folla che si è radunata davanti al palazzo però, ha costretto i funzionari reali a rimuovere l’annuncio della scomparsa del principe Filippo, per evitare assembramenti. Lo riporta il Telegraph, precisando che l’afflusso dei sudditi che vogliono rendere omaggio al consorte della regina sta creando preoccupazione, nonostante il successo della campagna vaccinale in corso in Gran Bretagna.

Inossidabile punto di riferimento della corte britannica per decenni, il duca di Edimburgo aveva celebrato a novembre i 73 anni di matrimonio con la quasi 95enne Elisabetta II. Avrebbe compiuto 100 anni a giugno. Aveva trascorso un mese in ospedale all’inizio di quest’anno prima di essere dimesso il 16 marzo e fare ritorno al Castello di Windsor. Filippo, noto anche come il duca di Edimburgo, sposò Elisabetta nel 1947 ed è stato il consorte più longevo nella storia britannica. Si è ritirato dalla vita pubblica nel 2017. Era un membro della famiglia reale greca: nato sull’isola greca di Corfù nel 1921, era un appassionato sportivo che amava le attività di campagna. Aveva quattro figli, otto nipoti e nove pronipoti.

IlFattoQuotidiano

Ma con chi ce l’ha? - Marco Travaglio

 

Diversamente da Michela Murgia, che ne è spaventata, devo confessare che a me il Comm. Str. Gen. C. Arm. F. P. Figliuolo non fa paura: fa ridere. Più che un generale golpista, mi ricorda un generico cabarettista. Lo so che non c’è niente da ridere, trattandosi dell’Uomo che, a suon di “svolte”, “blitz”, “raid”, “piani”, “task force” e “accelerazioni”, ci salverà dalla pandemia con la mirabolante campagna da 500mila vaccini al giorno. Ma che dico 600mila: 700mila! Ma che dico 600mila: 700mila, e ci mettiamo sopra anche una batteria di padelle antiaderenti! Quindi non lo faccio apposta, anzi mi sforzo allo spasimo per prenderlo sul serio. Ma è più forte di me. Prendete i suoi motti secchi e perentori come raffiche di mitra riassunti l’altra sera da Floris: “Sono abituato a vincere”, “Svolta o perderemo tutto”, “Chiuderemo la partita”, “Daremo fuoco a tutte le polveri”. Più che un colonnello greco o un generale argentino, richiamano il colonnello Rampaldo Buttiglione di Alto Gradimento, poi promosso da Mario Marenco a Generale Damigiani, protagonista di tanti b-movie di Castellano&Pipolo. L’altro giorno, reduce dalle grandi manovre in Lombardia, ha scandito: “Nuovo fiato alle trombe”. E il pensiero è corso commosso a Mike Bongiorno: “Fiato alle trombe, Turchettiiii! Allegriaaaa!”. Ma qui c’è poco da stare allegri: Astrazeneca oggi è vietato ai maggiori e domani ai minori, le case farmaceutiche fanno a gara a tagliarci le dosi per rivendersele a sei diversi committenti e le Regioni continuano a fare come pare a loro anche dopo la “scossa” di Draghi&Figliuolo e la “centralizzazione dei vaccini” (a proposito: in quale legge, decreto, dpcm, ordinanza, delibera è scritto che la campagna vaccinale è stata tolta alle Regioni e affidata al governo? No, perché a noi, malgrado un centinaio di titoli sui giornaloni, non risulta).

Ieri poi il generalissimo è tornato alla vecchia gag dei “500mila vaccini al giorno”, perché “il piano non cambia” (tanto ci può scrivere quello che vuole ed è già sicuro che non si avvera) e “dobbiamo arrivarci a fine mese” (fino all’altroieri era a metà mese, ora a fine mese, ma lui furbo non dice mai di quale mese, quindi vale pure per novembre, per dire). E mi sono domandato: ma a chi si rivolge, esattamente? Non ce l’avrà mica con me? Perché personalmente non ho nulla in contrario, anzi ne sarei felice, così prima o poi tocca pure ai 56enni. Ma, per quanti sforzi faccia, temo di non poter fare nulla di utile. A volte sospetto di essere stato nominato io, commissario straordinario anti-pandemia, a mia insaputa. Nel dubbio, prima di finire punito in fureria, conviene rispondere: “Signorsì, signore! Come ha detto? 500mila al giorno? Mo’ me lo segno”.

IlFattoQuotidiano

Draghi: «Su Alitalia non accetteremo discriminazioni da Bruxelles.» - Leonardo Berberi


Il presidente del Consiglio Mario Draghi scende in campo — o meglio: in pista — su Alitalia e manda un messaggio chiaro alla Commissione europea che in queste settimane sta valutando il progetto di rilancio della compagnia aerea. «Non possiamo accettare delle asimmetrie ingiustificate», spiega durante la conferenza stampa rispondendo a una domanda. «Se ci sono delle ragioni per trattare male Alitalia rispetto ad Air France, beh le vedremo perché non è arbitrario e non accetteremo quindi discriminazioni arbitrarie». Roma insomma non intende restare passiva nelle trattative per l’avvio di Italia Trasporto Aereo, la nuova società pubblica.

I negoziati.

Le trattative hanno subìto un forte rallentamento negli ultimi giorni per alcune richieste di discontinuità dell’Antitrust Ue che la delegazione italiana ritiene fortemente penalizzanti come quella di modificare il perimetro aziendale della newco o di cedere fino alla metà degli slot all’aeroporto di Milano Linate. Sacrifici che secondo Roma sono maggiori di quelli imposti ad altri vettori europei come Lufthansa e Air France per ricevere in cambio miliardi di euro di aiuti di Stato. Su Alitalia pendono due indagini comunitarie su 1,3 miliardi di prestiti ponte erogati nel 2017 e 2019.

La newco.

«Se la Commissione europea usa criteri apparentemente diversi è chiaro che dovrà giustificare se c’è un’asimmetria nel caso dell’Italia ed è chiaro che noi non possiamo accettare delle asimmetrie ingiustificate», dice Draghi. «Il punto centrale della trattativa è creare la compagnia ITA, che avrà necessariamente una forte discontinuità rispetto alla precedente Alitalia, e che parta immediatamente perché se perdiamo la stagione estiva non siamo messi bene — prosegue — e che parta e si regga sulle sue ali questa volta, che si regga da sola senza sussidi». Per questo ha auspicato che la «discussione con la Commissione europea su Alitalia «si risolva in senso positivo» perché «i ministri coinvolti Giorgetti, Giovannini e Franco stanno facendo di tutto e sono consapevoli come lo sono io dell’importanza della questione».


Addio al marchio?

Il presidente del Consiglio affronta anche il tema del nome della nuova società. «Mi spiace molto che non si chiami più Alitalia perché tutti noi che abbiamo viaggiato tantissime volte con quella compagnia la consideriamo come una cosa di famiglia. Una cosa un po’ costosa, ma di famiglia». Però aggiunge che ITA e la Commissione europea «stanno trattando sul logo se tenerlo o meno». Il nome Alitalia sparisce? Come spiegano al Corriere fonti istituzionali che lavorano al dossier il mantenimento del nome — e del marchio — è sì oggetto di trattativa, ma anche considerato come uno degli aspetti fondamentali per il decollo della newco, quindi salvo sorprese è destinato ad essere ereditato dalla nuova società. È probabile quindi che Draghi si riferisse al nome della società (ITA, appunto) più che di quello che ci sarà sugli aerei (cioè Alitalia).


I tempi.

Ma non c’è tempo da perdere, avverte Draghi. «Il punto è creare una società nuova che parta immediatamente, se perde la stagione estiva non siamo messi bene». Per questo chi sta lavorando al dossier punta a far decollare Italia Trasporto Aereo tra fine giugno e inizio luglio per poter intercettare quella ripresa — parziale — di traffico che è prevista soprattutto all’interno dell’Italia e nel Mediterraneo e, soprattutto, per non lasciare i cieli italiani ai rivali stranieri.


CorSera

Egitto, ritrovata a Luxor la 'città d'oro perduta'.


























Sarebbe il più grande insediamento urbano del Paese.

In Egitto è stata annunciata la scoperta di quello che viene descritto come il più grande insediamento urbano mai rinvenuto nel Paese attraverso un ritrovamento presentato quale il secondo più importante dopo quello della tomba di Tutankhamon. Come riporta la pagina Facebook del ministero delle Antichità egiziano, si tratta di una "città d'oro perduta" di quasi 3.000 anni fa e il ritrovamento è stato fatto da una missione guidata dall'archeologo-star egiziano Zahi Hawass sulla sponda ovest del Nilo nella zona di Luxor, nel sud dell'Egitto.

ANSA

The MOST Powerful, SAFEST Wind Turbine Ever - PowerPod by Halcium


Una piccola azienda nello Utah, la Halcium di Salt Lake City, negli Stati Uniti, sta lavorando alla messa in opera di PowerPod, una turbina eolica portatile che definisce la “turbina eolica più sicura e potente del mondo”.

Il proprietario, Nick Hodges, crede che la nuova turbina eolica sia la prossima grande innovazione nel campo dell’energia verde. Hodges afferma che il suo PowerPod è più economico dei pannelli solari e più efficiente in quei luoghi che hanno meno di 300 giorni di sole all’anno.

Progettata specificamente per ambienti urbani e residenziali, ogni turbina eolica da 1kW creerebbe fino a tre volte più potenza di una normale turbina montata. La potenza extra è dovuta a un avanzato sistema di pale nel pod, che aumenta la velocità del vento del 40%.

Di solito, le turbine eoliche sono montate su pali o su edifici e, sebbene generino energia pulita e verde, sono spesso criticate come piaghe da decubito nelle aree rurali.

Delle dimensioni di un grande barile di birra, il PowerPod può essere poggiato sul tetto, sulla recinzione o su un edificio pubblico, un camper, una barca a vela o qualsiasi superficie stabile.

Nelle aree in cui la velocità media può essere bassa, le normali turbine eoliche ricevono appena il vento sufficiente per iniziare a muoversi, ma generano pochissima elettricità. Ciò che fa invece questo PowerPod è accelerare la velocità del vento stesso, in modo che venga creata più potenza, più spesso.

Il pod prende aria e la convoglia in un’uscita più piccola rispetto a una normale turbina, che la accelera prima che colpisca la pala interna. Anche il vento può entrare da più direzioni contemporaneamente, cosa che spesso può causare la rottura delle normali turbine. L’aumento della velocità del vento riduce anche la necessità di installare i Powerpod su pali alti, che sono costosi da montare e occupano molto spazio.

I consumatori possono utilizzare un Powerpod da solo, collegandolo a un sistema di alimentazione allo stesso modo dei pannelli solari, con la stessa attrezzatura. Oppure, se si dispone già di un sistema solare, può connettersi senza problemi e fornire una fonte di alimentazione aggiuntiva e diversificata. La lama è contenuta interamente all’interno del guscio, il che significa che la turbina è sicura se c’è la presenza di bambini, animali domestici e animali selvatici.

Hodges ha creato una mappa che mostra la potenza media giornaliera generata da un PowerPod da 1kW, rispetto a un sistema solare da 1kW in diverse città del mondo. Mostra che i PowerPod hanno il potenziale per produrre una potenza uguale o maggiore rispetto alle loro controparti solari più costose.

L’intento di Hodges è quello di “produrne il maggior numero possibile. Ogni unità riduce la dipendenza dall’energia “sporca”, e questa è la mia più grande speranza”.

Il Blogdi Beppe Grillo

Ruby ter: legittimo impedimento di Berlusconi, rinviato il processo a Siena.

 

Slitta al 15 aprile l'udienza che dovrebbe portare a sentenza. Pm Siena: accertare le condizioni di Berlusconi.


Nuovo rinvio, al 15 aprile, per il processo Ruby ter a Siena che vede imputato Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari insieme a Danilo Mariani, pianista di Arcore. Il tribunale ha accolto la richiesta di legittimo impedimento avanzata dai difensori del leader di Fi, Federico Cecconi e Enrico De Martino, in considerazione del suo ricovero per accertamenti.

Slitta così per la quinta volta l'udienza che dovrebbe portare a sentenza. Il pm Valentina Magnini si era opposta al rinvio. 

Il tribunale di Siena non ha accolto le richieste del pm che si era opposto alla richiesta di rinvio chiedendo inoltre accertamenti medici per capire se i tempi dell'impedimento di Berlusconi di partecipare all'udienza. Respinta dal collegio anche la richiesta della difesa di Mariani di stralciare la posizione del pianista. Tra una settimana, il tempo concesso dal tribunale al leader di Forza Italia per essere presente in aula, si saprà se si andrà a sentenza oppure no.

Al processo Ruby ter a Siena, ripreso in mattinata oggi, il pm si è opposto alla richiesta di rinvio per legittimo impedimento avanzata dalla difesa di Silvio Berlusconi perchè ricoverato. Il pm ha anche chiesto al collegio di disporre accertamenti medici per capire se l'impedimento abbia carattere assoluto e per quanto tempo esso si protrarrà. Sempre la pubblica accusa si è opposta alla richiesta di stralcio avanzata dalla difesa di Danilo Mariani, il pianista senese di Arcore, imputato insieme a Berlusconi. Il tribunale si è ritirato in camera di consiglio per decidere. Berlusconi a Siena è imputato di corruzione in atti giudiziari: per l'accusa avrebbe pagato Mariani per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Il pianista è imputato di falsa testimonianza.

Silvio Berlusconi "vuole rendere dichiarazioni spontanee in aula". Lo hanno spiegato, uscendo dal tribunale di Siena dove si è tenuta la nuova udienza, poi rinviata, del processo Ruby ter, i due legali del leader di Fi, gli avvocati Federico Cecconi e Enrico De Martino. I due difensori oggi hanno presentato la nuova richiesta di legittimo impedimento a causa di un nuovo ricovero di Berlusconi, che è stata accolta dal tribunale. Il rinvio disposto è di una settimana, al 15 aprile, quando si potrebbe arrivare a sentenza. Il pm Valentina Magnini, che oggi si era opposta al rinvio, ha già fatto le richieste il 13 febbraio: 4 anni e 2 mesi per Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari perchè per l'accusa avrebbe pagato Danilo Mariani, il pianista senese di Arcore, per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Per Mariani, accusato di falsa testimonianza, la richiesta del sostituto procuratore è stata di 4 anni e mezzo di reclusione.

ANSA

Iv e le destre contro la Spazzacorrotti. - Ilaria Proietti

 

Governo - Il sottosegretario Scalfarotto rassicura Forza Italia: “Impegno a cambiare”.

Se non è un accordo poco ci manca. Perché ieri in commissione Affari costituzionali al Senato è stato siglato un “patto tra gentiluomini” che rischia di cancellare un pezzo della Spazzacorrotti: da un lato i berlusconiani (e la Lega) in pressing per escludere la responsabilità di partiti, movimenti politici e liste civiche in caso omettano di pubblicare il certificato del casellario giudiziale dei loro candidati. Dall’altro il sottosegretario agli Interni, il renziano Ivan Scalfarotto, che ha dato semaforo verde, prendendo l’impegno a nome del governo a “valutare, con le forze politiche, le problematiche applicative della legge 3 del 2019 in merito alla produzione della documentazione”. Documentazione prevista con l’obiettivo di garantire liste pulite o comunque a prova di fedina penale.

Ma tant’è, ora Draghi&C. dovranno sedersi al tavolo per valutare le modifiche pretese prima che in autunno si vada al voto in 1300 comuni tra cui Roma e Milano e pure per le Regionali in Calabria. E così, dopo l’apertura di Scalfarotto, dalle parti di Forza Italia e non solo si canta vittoria: “Si sono create le condizioni per giungere a una decisione comune, da parte di una maggioranza così ampia come quella che oggi governa il Paese, al fine di rivedere la legge 3 del 2019: d’accordo con il governo, abbiamo deciso di affrontarlo in un’altra sede e in un altro momento. Auspico che ciò sia fatto il prima possibile: non dobbiamo complicare, ma semplificare il quadro normativo per la presentazione delle liste” è il commento dell’azzurro Nazario Pagano, relatore del decreto approvato ieri a Palazzo Madama che rinvia le elezioni causa Covid. E autore dell’emendamento che puntava fin da subito a cancellare le odiate sanzioni (da 12 mila a 120 mila euro) che irroga la commissione di vigilanza sui partiti a quelli che se ne infischiano delle regole violando gli obblighi di pubblicazione dei certificati del casellario giudiziale dei candidati. Emendamento ritirato in segno di pace e trasformato in ordine del giorno a cui il sottosegretario ha dato il parere favorevole. Se dalle parti del Movimento 5 Stelle si mastica amaro, il Pd minimizza: “In realtà ieri non è successo nulla: un sì a un ordine del giorno non si nega a nessuno”.

Ma vallo a spiegare a Forza Italia, che invece pensa di andare presto all’incasso. Sentite qui l’altro azzurro Luigi Vitali, che ieri ne ha parlato in aula a Palazzo Madama: “Ci è stato detto dal sottosegretario Scalfarotto che forse la normativa era troppo giovane per essere sottoposta a una rivisitazione in maniera traumatica; ma devo dare atto dell’impegno ad aprire un momento di riflessione, al fine di verificare quanto ha funzionato e quanto no”. Per poi rivolgersi direttamente all’indirizzo del Movimento 5 Stelle che ha fatto della Spazzacorrotti un cavallo di battaglia. “Nessuno vuole sottrarre i partiti alla responsabilità della trasparenza nelle candidature e nella designazione dei loro rappresentanti; ma facciamo una normativa razionale, efficace e che funzioni, invece di sparare nel mucchio”. Un renzianissimo “stai sereno” o quasi.

IlFattoQuotidiano