domenica 21 febbraio 2021

È anche la prescrizione ad allungare i processi. - Piercamillo Davigo

 

Il lettore Salvatore Griffo domanda: “Per quale ragione la riforma della prescrizione del ministro Bonafede determinerebbe processi ‘infiniti’ come sostenuto dai politici che vorrebbero abolirla per tornare al sistema precedente? Ma, prima della sciagurata riforma del governo Berlusconi, la durata dei processi era così lunga?”. È necessario chiarire bene che cos’è la prescrizione penale in Italia. L’art. 157 del codice penale (come modificato dalla legge 5 dicembre 2005, n. 251, detta “ex Cirielli” perché l’on. Cirielli, che l’aveva proposta, chiese di non chiamarla più con il suo nome) stabilisce: “La prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria”.

La prescrizione decorre dalla consumazione del reato e non da quando la notizia di questo reato perviene all’autorità giudiziaria. Per esempio, in materia di reati fiscali, poiché di frequente gli accertamenti vengono fatti dagli uffici finanziari dopo cinque anni dalla commissione, le notizie di reato pervengono quando gran parte del termine è decorso, anche se i termini sono prolungati di un terzo. Il compimento di determinati atti (sentenza di condanna, ordinanza cautelare personale, interrogatorio e altri) interrompe il decorso della prescrizione, che poi ricomincia a decorrere, ma il termine complessivo non può superare quello iniziale aumentato di un quarto. Questa, insieme ai criteri di priorità, spiega perché molte prescrizioni maturano in fase di indagini preliminari. In quasi tutti gli Stati la prescrizione è un istituto di natura processuale e non sostanziale e smette di decorrere con l’inizio del processo. Anche in Italia, nel processo civile la prescrizione cessa di decorrere con l’inizio del processo. La Corte di giustizia dell’Ue ha ritenuto che il precedente sistema di prescrizione penale italiano contrasti col diritto comunitario e consentito solo per il tempo anteriore alla direttiva 2017/ 1371 del Parlamento europeo e del Consiglio, perché impedisce l’adozione di sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate su gravi frodi dell’Iva. I fautori del ritorno alla prescrizione che decorre durante le impugnazioni sostengono che il suo blocco farebbe durare all’infinito i processi. È vero il contrario. Anzitutto esistono reati imprescrittibili: quelli puniti con la pena dell’ergastolo anche per effetto di circostanze aggravanti. Se fosse fondata la tesi che la prescrizione accelera i processi quelli per reati imprescrittibili non si farebbero mai. Quali sono le ragioni della durata dei processi? La causa principale deriva dal loro numero. Semplificando: se un giudice ha un processo da fare e questo richiede quattro udienze durerà quattro giorni. Se sono necessari adempimenti fra un’udienza e l’altra (disporre perizia, acquisire documenti, citare testi) che richiedono, ad esempio, un mese, il processo durerà quattro mesi. Ma se il giudice ha duemila processi sul ruolo e la prima udienza libera è dopo un anno, un processo di quattro udienze durerà quattro anni. L’idea che i giudici italiani non facciano nulla e che solo la prescrizione imminente li induca a trattare i processi è falsa. La loro produttività è una delle più alte d’Europa.

La vera anomalia italiana è la dimensione del contenzioso: le sopravvenienze civili annue contenziose di primo grado per ogni giudice in Italia sono 438,06; in Francia 224,15; in Germania 54,86. Le sopravvenienze penali annue di reati gravi per ogni giudice, in Italia sono 190,71; in Francia 80,92; in Germania 42,11 (dati Cepej 2008; per il 2010 non sono disponibili i dati della Germania). La diminuzione del numero dei procedimenti si può ottenere in sede penale riducendo drasticamente le fattispecie di reato con un’ampia depenalizzazione, riduzione della perseguibilità d’ufficio e introducendo apprezzabili margini di rischio per chi propone impugnazioni infondate e dilatorie.

Neppure è vero che il numero dei giudici di professione in Italia sia insufficiente. Tale numero, come indicano i rapporti della Commissione europea per l’efficienza della giustizia, è in linea con quello di uno Stato per certi versi simile come la Francia. La strada percorribile per fronteggiare i tempi inaccettabili della durata dei procedimenti non sembra quindi quella di aumentare il numero di giudici (e quindi in generale dei magistrati, dovendo coerentemente in tale ipotesi incrementare il numero degli addetti al pubblico ministero), anche perché gli esiti degli ultimi concorsi non consentono illusioni in proposito, salvo che si ritenga di abbassare la soglia qualitativa oggi richiesta per superare la giustamente rigorosa selezione (un recente concorso a 500 posti di magistrato ordinario in tirocinio ha prodotto 253 idonei su decine di migliaia di domande).

In Italia vengono proposte impugnazioni in un numero che non ha eguali in altri Paesi: la Cassazione italiana tratta quasi 90.000 processi ogni anno (di cui quasi 60.000 penali), quella francese 1.000. La Corte suprema degli Stati Uniti d’America ne tratta 80! Le ragioni delle impugnazioni così numerose stanno nell’assenza di deterrenze a proporre appelli e ricorsi solo dilatori (confidando nell’arrivo della prescrizione e comunque per differire l’esecuzione della pena). Nel caso di ricorso inammissibile viene inflitta una sanzione amministrativa di circa 2.000 euro, ma di queste sanzioni viene incassato solo il 4%. Il resto sono chiacchiere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/e-anche-la-prescrizione-ad-allungare-i-processi/6107740/

Sottosegretari: Annibali di Iv punta alla Giustizia. - Giacomo Salvini

 

Le richieste - B. ha mandato 20 nomi, la Lega vuole il lavoro: Chigi fa i calcoli.

Raccontano che Roberto Garofoli, neo sottosegretario a Palazzo Chigi, abbia la scrivania sommersa di carte: sono le richieste dei partiti per i posti di sottogoverno. A lui, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affidato il primo dossier che scotta ed è lui che in queste ore, tabelle (e calcolatrice) alla mano, fa i conti, smista le deleghe e riempie le caselle. Con una scadenza precisa: non andare oltre lunedì quando si terrà il primo vero consiglio dei ministri dell’èra Draghi. Il premier ha chiesto al suo braccio destro di avere il governo al completo per inizio settimana.

Restano quindi poco più di 24 ore e il compito di Garofoli non è semplice: oltre a dover accontentare tutti, nelle ultime ore si è aggiunta la questione del M5S che, avendo perso 50 parlamentari, dovrà cedere qualche posto al centrodestra, ma anche il problema dei veti e controveti dei partiti. Soprattutto quelli del Pd che non vede di buon occhio le “candidature” di sottosegretari leghisti in dicasteri chiave come l’Interno, Nicola Molteni, e il Lavoro, Claudio Durigon, a cui il ministro Andrea Orlando ha detto “no”.

Alla fine, secondo le tabelle che girano a Chigi in base alla proporzione “gruppo parlamentare-ministri con portafogli”, lo schema dovrebbe essere questo: su 40 sottosegretari da assegnare, 11 andranno al M5S, 8 alla Lega, 7 a Forza Italia e Pd, 2 a Italia Viva e centristi e uno a testa ai partitini (Cambiamo!, Più Europa, LeU). Inoltre, non ci dovrebbero essere viceministri (“Contano le deleghe, non il biglietto da visita” dice chi ha parlato col premier) ed è quasi sicuro che Draghi terrà per sé la delega agli Affari europei.

Nel M5S, dopo la retromarcia di Vito Crimi, quasi certi sono Laura Castelli al Mef, Pierpaolo Sileri alla Sanità, Francesca Businarolo alla Giustizia, Emanuela Del Re agli Esteri e Carlo Sibilia all’Interno. Chi scalpita per entrare è il siciliano Giancarlo Cancelleri, in competizione con l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin che ha un rapporto consolidato con Beppe Grillo per finire al Mit o al Sud, ma anche Stefano Buffagni che potrebbe andare alla Transizione Ecologica. Gli altri grillini in pole position sono Angelo Tofalo (Difesa), Mirella Liuzzi (Mise) e Luca Carabetta al Digitale.

Matteo Salvini punta a piazzare suoi uomini nei ministeri più autonomi: “Torneremo al Viminale” ha detto venerdì. E infatti il primo obiettivo è provare a “controllare” Luciana Lamorgese sui migranti con Stefano Candiani, ma anche Roberto Speranza con Luca ColettoEdoardo Rixi invece andrà alle Infrastrutture. Obiettivo: far ripartire le grandi opere, dal ponte sullo Stretto al Tav. Se sono quasi certi Massimo Bitonci al Tesoro e Massimo Volpi alla Difesa, il leader della Lega sogna anche Giulia Bongiorno alla Giustizia e Massimiliano Romeo all’Agricoltura.

Nel Pd, dopo la polemica sulle “quote rosa” mancate, Nicola Zingaretti ha indicato quasi tutte donne: oltre a Matteo Mauri (Viminale) e Antonio Misiani (Mef), si punta alla riconferma di Anna AscaniSandra ZampaSimona Malpezzi e Alessia Morani, mentre al Digitale dovrebbe andare Marianna Madia. Silvio Berlusconi invece ha mandato a Chigi una lista di oltre 20 nomi rispetto ai 7 necessari, dentro la quale ci sono soprattutto senatori (da Pichetto Fratin a Battistoni e Giammanco) mentre tra i deputati sono in pole Valentino Valentini (Esteri) Francesco Paolo Sisto (Giustizia). Tra i renziani dovrebbero essere premiati Lucia Annibali (Giustizia) e Davide Faraone (Mit) mentre Benedetto Della Vedova dovrebbe approdare alla Farnesina.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/21/sottosegretari-annibali-di-iv-punta-alla-giustizia/6108476/

Luna di Mieli. - Marco Travaglio

 

Se Paolo Mieli fosse uno dei tanti cazzari della cosiddetta informazione, non meriterebbe una riga di replica. Ma siccome non dice mai nulla per niente, i suoi apparenti deliri a Radio24-Confindustria vanno segnalati e decrittati: “Guardo cosa bolle in pentola e vedo che il Fatto Quotidiano è schierato con gli scissionisti 5Stelle… Sarebbe una forma di libera espressione giornalistica se non sapessimo che il Fatto è molto caro alla magistratura più militante…”. Già, perché “ogni tipo di governo ha avuto problemi con magistrati più o meno combattivi” (ecco, più o meno), come nel 2008, quando Prodi cadde per l’inchiesta di S. Maria Capua Vetere su Mastella, che poverino voleva “riformare la giustizia”. E, appena ciò accade, “qualche pm di qualche parte d’Italia parte con un’inchiesta… perché sa di trovare il consenso della categoria”. Segue una supercazzola sul caso Palamara (che si porta su tutto, ma non ha svelato una sola indagine o una sola sentenza condizionata, ma solo bieche storie di carriere), poi la conclusione: “La ribellione di un nutrito gruppo di 5Stelle e l’appoggio evidente del Fatto quotidiano sono campane che mandano un suono distinto e che si sente bene. Chi vivrà vedrà. Di sicuro, dalle parti della magistratura militante, sta ribollendo qualcosa”.

Ora, per strano che possa sembrargli, la linea del Fatto la decide il Fatto, non i dissidenti M5S né i pm militanti (più o meno). Ed è la stessa da sempre: no a governi-ammucchiata usciti dal cilindro del Colle all’insaputa degli elettori e guidati da tecnici-salvatori della patria; fuori dalle istituzioni il partito del pregiudicato-prescritto-imputato finanziatore della mafia. Quanto alle inchieste che han messo nei guai premier o ministri, nascevano da notizie di reato. Non certo dalla prava volontà di pm militanti (più o meno) di compiacere il Fatto o colpire chi riforma la giustizia (peraltro riformata 120 volte in 27 anni). L’idea che il sottoscritto sia il capo dei pm militanti (più o meno) è affascinante. Ma purtroppo il primo premier della II Repubblica nei guai con la giustizia fu B. col famoso invito a comparire per corruzione (23.11.1994). E la notizia non fu anticipata né dal Fatto (ancora in grembo a Giove) né dal sottoscritto, ma dal Corriere, diretto indovinate da chi? Da Mieli, of course. Quindi, se Mieli teme che sia indagato qualche ministro di Draghi, cosa assai possibile visto il ritorno in maggioranza di tutto il vecchio magnamagna, non ha che da invitarli tutti a rispettare il Codice penale o a riesumare il Lodo Alfano per metterli al riparo dalla giustizia. Se invece sa qualcosa di indagini già aperte e tenta di screditarle o bloccarle preventivamente, lo dica e lasci perdere il Fatto. Questi giochetti, con noi, non attaccano.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/21/luna-di-mieli/6108459/

AGORA' SENZA STELLE. - Rino Ingarozza

C'è poco da fare il rospo di Rignano, Rospo Bean è riuscito nel suo intento. Voleva far cadere Conte e c'è riuscito. Voleva spaccare la maggioranza e c'è riuscito. Voleva spaccare il Movimento 5 stelle e c'è riuscito.

Non è tanto questo che mi fa rabbia. Non è tanto lui a farmi pensare. Quello che mi dà da pensare e mi fa arrabbiare di più è il fatto che chi doveva contrastarlo, chi doveva far cerchio per non dargliela vinta, ha fatto il suo gioco. Si sono fatti un numero impressionante di errori e ancora se ne continuano a fare. Da parte di tutti. Nessuno si senta escluso (cantava De Gregori). Ad iniziare da Grillo, passando per Di Maio, Di Battista, Deputati, Senatori, militanti e simpatizzanti. Tutti ci hanno messo del loro. Tutti complici di Rospo Bean, tutti attori dello sfacelo del Movimento. Tutti con soluzioni diverse in tasca. "So io quel che si deve fare". "Di Maio deve andarsene". "Crimi è un dittatore". "'Ma Grillo si è rimbecillito?" "Di Battista deve fare un nuovo Movimento" (addirittura c'è già il nome. Italia dei valori) e pure l'inno (....meno male che Alessandro c'è).
Ma vi rendete conto che state facendo esattamente quello che il rospo e i suoi mandanti (Banche, Finanza, Confpigliatutto) si erano prefissati? Il Movimento unito faceva paura, diviso fa ridere. Unito mostrava i denti, diviso, al massimo, qualche dente cariato. Il Movimento unito ha fatto cose, diviso non può fare niente.
È inutile dire adesso che bisognava fare così o colà. Si è fatto in un certo modo. Si è sbagliato? Si. Non bisognava votare la fiducia? Forse si (forse) ...Ha votato la piattaforma ( della quale io non sono un fan) quella voluta da tutti, la stessa che ha detto che l'alleanza con la Lega andava bene. La stessa che ha detto che l'allenza col PD andava bene. Perché allora non si è gridato allo scandalo? Eppure si era sempre detto ...alleanza con nessuno. Allora tutti zitti. Si, solo due o tre non erano d'accordo, ma due o tre non fanno testo.
Veniamo a "Di Maio e Crimi, dittatori". Dittatori di cosa? Crimi era "obbligato" ad espellere chi non ha votato la fiducia e Di Maio non poteva fare niente. Lo prevede lo statuto del Movimento. Non farlo, sarebbe stato "dittatoriale". Se firmi una cambiale poi la devi onorare, non te ne puoi lamentare. Alcuni hanno votato contro Draghi ma anche contro i 4 Ministri del Movimento. E lo statuto che tutti (e sottolineo tutti) hanno accettato, prevede l'espulsione. Mi dite cosa c'entra tutto questo odio per Crimi? Non sto dicendo che è giusto espellere, anzi ......così si ridimensiona il peso specifico del Movimento, ma il regolamento questo dice. Punto.
"Grillo si è rimbecillito?" Non lo so, non credo. Penso che abbia avuto, certamente, voce in capitolo in tutte le scelte fatte, ora ha fatto questa e giusta o sbagliata che sia, è una scelta. Cosa poteva fare? Una riunione democratica, un'Agorà con tutti i parlamentari pentastellati e decidere se aderire al Governo Draghi o no e le future strategie. E poi, al limite, chiedere il via libera alla piattaforma Rousseau. Invece ha deciso lui e amen. Ed ecco perché son venuti fuori i mal di pancia. Anche il voto sulla piattaforma è stato un po' indirizzato (come ho detto in tempi non sospetti), diciamoci la verità. Mi chiedo: chi ha posto il quesito in quei termini? È stata una scelta collegiale o di due o tre? Ancora una volta non si è deciso insieme.
È stato questo il problema. Ognuno aveva la sua idea e si è comportato di conseguenza. Uno vale uno, certo ma, come diceva Totò, è la somma che fa il totale.
E veniamo a quello che sembra diventato uno sport nazionale:
"Di Battista deve fare un nuovo Movimento". Per fare cosa? Per dividersi i voti, in modo che non servano a nessuno? Fare un partitino personale alla Rospo Bean? Per organizzare un nuovo "Vaffa day?"
Tanti
auguri
.
Credo ci sia in po' di confusione in tutti. Una confusione che ha fatto perdere di mira chi è il vero nemico del popolo e cioè di noi tutti. Lo si poteva combattere dall'opposizione? Può essere. Si deve stare dentro per controllare? Può essere. Una cosa, però, dovrebbe essere lampante: i nemici non sono né Grillo, né Di Maio, né Di Battista. I nemici li conosciamo bene.
Da dentro o da fuori, combattiamo loro.
Rino Ingarozza (21/02/2021)
P.s.: Mi rendo conto perfettamente di aver fatto un post divisivo. Ben vengano quelli che la pensano diversamente ma mi auguro che motivino il dissenso, senza offendere nessuno. La discussione interna è la cosa che è mancata.
Un'Agorà senza stelle.

Possibile entrare nei sogni altrui e stabilire un dialogo.

L'opera “Flamig June” di Frederic Leighton, al Museo d'arte di Ponce a Porto Rico (fonte: Wikipedia)

 Scoperta utile per fare luce sui misteri del sonno.

E' davvero possibile entrare nei sogni di una persona e stabilire con lei un dialogo, proprio come nel film 'Inception' con Leonardo di Caprio: lo dimostra l'esperimento condotto da quattro gruppi di ricerca indipendenti tra Stati Uniti, Francia, Germania e Paesi Bassi. I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, aprono un'inaspettata finestra sul mondo onirico, che potrebbe essere sfruttata per risolvere problemi di natura psicologica e per capire meglio il rapporto tra sonno e memoria.

Nello studio sono stati arruolati 36 volontari, suddivisi tra la Northwestern University nell'Illinois, la Sorbona di Parigi, l'Università di Osnabruck nella Bassa Sassonia e il Radboud University Medical Center vicino a Nimega, nei Paesi Bassi. Tra i partecipanti, alcuni erano dei 'sognatori lucidi', ovvero persone consapevoli dei propri sogni tanto da essere perfino in grado di controllarli, mentre gli altri volontari sono stati addestrati a diventarlo.

L'attività del loro cervello è stata registrata durante il sonno grazie all'elettroencefalogramma, mentre venivano monitorati i movimenti degli occhi e le contrazioni dei muscoli facciali, tutti indicatori della fase Rem.

Nei quattro laboratori sono stati sperimentati metodi diversi per entrare in contatto con la persona immersa nel sogno (attraverso la voce, stimoli luminosi o il contatto fisico), in modo da chiederle di seguire istruzioni, fare semplici calcoli numerici o riconoscere la differenza tra diversi stimoli sensoriali. “E' come trovare un modo per comunicare con un astronauta su un altro pianeta, anche se nel nostro caso il pianeta è interamente basato sui ricordi memorizzati nel cervello”, spiegano i ricercatori.

In tutto sono 158 le domande che gli studiosi hanno posto ai sognatori: questi hanno risposto correttamente (attraverso il movimento degli occhi o la contrazione dei muscoli facciali) nel 18% dei casi mentre hanno sbagliato il 3% delle volte; la risposta non è stata chiara nel 17% dei casi, mentre il 60% delle domande è rimasto senza risposta.

Secondo i ricercatori, questi numeri dimostrano che una comunicazione a doppio senso è possibile, anche se non è facile. “Abbiamo scoperto che persone immerse nella fase Rem possono interagire e ingaggiare una comunicazione in tempo reale”, commenta Ken Paller della Northwestern University. “Abbiamo anche dimostrato che chi sogna è capace di comprendere domande, cimentarsi in compiti che impegnano la memoria operativa e produrre delle risposte”. Questa condizione è stata definita come 'sogno interattivo'.

Al risveglio, al termine dell'esperimento, alcune persone ricordavano le domande che erano state poste come fossero parte integrante del sogno: un partecipante, per esempio, ricordava i quesiti matematici come provenienti da un'autoradio, mentre un altro volontario aveva avvertito la voce del ricercatore che gli faceva una domanda come la voce fuori campo di un film.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2021/02/20/possibile-entrare-nei-sogni-altrui-e-stabilire-un-dialogo_e43c66e1-9531-4f84-a8dd-0179b88c57b7.html

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro.”

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro”

Il presidente dell'Antimafia, intervistato a SkyTg24, chiede che prevalga la "ragionevolezza". In caso contrario, invoca una votazione degli iscritti su Rousseau per l'ultima parola sulle espulsioni. Di Battista è d'accordo, ma in diretta Instagram ribadisce che non ha più alcun ruolo nel Movimento e non vuole averlo: "Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti". Né si candiderà alla nuova "guida collegiale". Intanto arriva la nota ufficiale del collegio dei probiviri.

Giornata ad alta tensione nel Movimento 5 stelle dopo che nei giorni scorsi i deputati e i senatori che non hanno votato la fiducia al governo Draghi sono stati espulsi dai rispettivi gruppi parlamentari. Il dossier è arrivato sul tavolo del collegio dei probiviri e, ha fatto sapere Raffaella Andreola (una dei tre membri), la maggioranza ha deciso per “l’apertura dei provvedimenti disciplinari” nonostante il suo parere contrario. Poi in serata la conferma con una nota ufficiale del collegio. A Montecitorio i dissidenti sono in 21, 15 a Palazzo Madama. Tra loro c’è il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. “Spero che prevalga la ragionevolezza in tutte le parti”, ha detto il senatore nel corso della trasmissione ‘L’Ospite’ di SkyTg24. “Faccio questa domanda: a chi conviene cacciarci? Forse al sistema? Se il Movimento è nato per cambiarlo, ora gli stiamo rendendo un servizio“. Morra si è detto molto “scosso” dalla decisione del capo politico reggente Vito Crimi, accusato da tanti dissidenti di non avere più alcun potere dopo che gli iscritti su Rousseau hanno dato il via libera alla nascita del nuovo direttorio a 5. A suo parere, quindi, la cacciata dai gruppi, “per diventare un’espulsione a tutti gli effetti dal Movimento”, deve essere “istruita e accolta dai probiviri ed essere ratificata con un voto online“. Solo se l’iter arriverà a compimento, “sarò un espulso, ma se non dovesse essere continuerò ad essere un iscritto e un attivista“.

Di Battista: “Non faccio scissioni o partiti” – A chiedere di ricorrere alla piattaforma Rousseau è anche Alessandro Di Battista. “Sarebbe una soluzione far votare gli iscritti, come ha detto Morra. Sono convinto che la grande maggioranza degli iscritti voterebbe contro” le espulsioni, ha spiegato in diretta su Instagram. L’ex parlamentare ha quindi ribadito di non avere più alcun ruolo oggi nel Movimento: “Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti. Sto provando da fuori a portare avanti determinate battaglie. Se fossi stato un parlamentare anche io avrei votato no” a Draghi. A chi gli chiede cosa devono fare ora i dissidenti, risponde così: “Il consiglio che ho dato ad alcuni di loro è di fare ricorso per essere riammessi e credo che molti ci stiano pensando“. Di Battista ha poi annunciato che, essendo fuori dal Movimento, non si candiderà “alla guida collegiale“. Né ha avuto alcun ruolo, come già chiarito ieri, con le presunte trattative per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare a Palazzo Madama formato dai senatori espulsi.

L’ipotesi Italia dei valori – Tra i dissidenti c’è infatti chi si starebbe mobilitando. Lo conferma il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina a Repubblica: “Le interlocuzioni ci sono state, sì, se c’è un progetto politico da costruire allora massima disponibilità. Se è prestare il simbolo tanto per, allora non è il caso, non ci interessa. Questa è la situazione”. Il suo partito è stato tirato in ballo perché il regolamento di Palazzo Madama permette la nascita di nuovi schieramenti solo se rappresentati da un simbolo presente alle ultime elezioni politiche. E Idv ha partecipato con la lista Civica popolare. Di Battista non c’entra nulla, ma tanti guardano a lui come un punto di riferimento per la sua ostilità al governo Draghi. Non Nicola Morra, che a SkyTg24 spiega: “Ho un buon rapporto con Di Battista, di lealtà ma non di fedeltà. Io non voglio un capo che indichi per me, voglio poter decidere da me assumendomi le mie responsabilità“. Nel corso dell’intervista il presidente dell’Antimafia si smarca anche dall’ipotesi di affrancarsi all’ex partito di Antonio Di Pietro: “Io mi sento M5S“, ribadisce. Però “non posso mettermi nei panni degli altri colleghi”.

Il ruolo dei probiviri – Nel frattempo l’iter disciplinare previsto dai regolamenti M5s sta facendo il suo corso. L’organo autonomo preposto a queste pratiche, il collegio dei probiviri, è formato dalla ministra Fabiana Dadone, dal consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti e da Raffaella AndreolaProprio lei ieri aveva ventilato l’ipotesi di sospendere le espulsioni “in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S”. Ma ora fa sapere che il collegio ha deciso “a maggioranza l’apertura dei provvedimenti disciplinari”. Lei però ha votato No, perché “gli atti posti in essere dall’onorevole Crippa e dal senatore Licheri (i due capigruppo, ndr), potrebbero avere dei possibili rilievi di illegittimità“, perché richiesti “dall’ex capo politico senatore Crimi, attualmente a mio avviso non titolato a tali indicazioni“. Poi l’appello: “Esorto vivamente i miei colleghi – aggiunge Andreola – a desistere da azioni che potrebbero essere oggetto di ricorsi. Rimetto agli iscritti la decisione chiedendo l’apertura immediata della votazione” su Rousseau. Nella nota ufficiale rilasciata in serata dal collegio, si legge che è stato deciso “di applicare quanto automaticamente previsto dallo Statuto in caso di espulsione dal gruppo parlamentare e procederà già da oggi con l’apertura dei procedimenti nei confronti dei parlamentari a cui è stata comunicata l’espulsione, da parte dei capigruppo di Camera e Senato, in seguito al voto di fiducia sul governo degli scorsi giorni”. In parallelo, spiegano, “inizierà una fase di attenta verifica su tutti i portavoce non in regola con le rendicontazioni, procedendo fin da oggi con le prime aperture di procedimento per i più ritardatari”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/20/m5s-i-probiviri-avviano-liter-per-le-espulsioni-di-battista-la-maggioranza-degli-iscritti-e-contro-morra-serve-un-voto-online/6108106/

Giuseppe Conte.

 

In questo primo lunghissimo anno di pandemia l’Italia ha potuto contare sul sacrificio di donne e uomini che hanno combattuto in prima linea contro il Covid. Sono i nostri medici, i nostri infermieri, il personale sanitario e i volontari che ogni giorno hanno lavorato senza risparmiarsi, con coraggio e dedizione, dimostrando un forte spirito di comunità. Hanno salvato tante vite, hanno curato e assistito tanti malati. Alcuni hanno pagato questo impegno con il sacrificio della propria vita. Tutti hanno convissuto con il dolore e hanno combattuto contro la stanchezza. Ma non hanno mai abbassato la guardia né si sono mai sottratti alle responsabilità della loro missione.

Questa giornata l’abbiamo dedicata a loro. Perché noi non dimentichiamo. Non potremo mai dimenticare i loro sforzi e i loro sacrifici.

Non smetteremo mai di ringraziarli. 

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/photos/a.385574775257827/1180629695752327/