Le richieste - B. ha mandato 20 nomi, la Lega vuole il lavoro: Chigi fa i calcoli.
Raccontano che Roberto Garofoli, neo sottosegretario a Palazzo Chigi, abbia la scrivania sommersa di carte: sono le richieste dei partiti per i posti di sottogoverno. A lui, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affidato il primo dossier che scotta ed è lui che in queste ore, tabelle (e calcolatrice) alla mano, fa i conti, smista le deleghe e riempie le caselle. Con una scadenza precisa: non andare oltre lunedì quando si terrà il primo vero consiglio dei ministri dell’èra Draghi. Il premier ha chiesto al suo braccio destro di avere il governo al completo per inizio settimana.
Restano quindi poco più di 24 ore e il compito di Garofoli non è semplice: oltre a dover accontentare tutti, nelle ultime ore si è aggiunta la questione del M5S che, avendo perso 50 parlamentari, dovrà cedere qualche posto al centrodestra, ma anche il problema dei veti e controveti dei partiti. Soprattutto quelli del Pd che non vede di buon occhio le “candidature” di sottosegretari leghisti in dicasteri chiave come l’Interno, Nicola Molteni, e il Lavoro, Claudio Durigon, a cui il ministro Andrea Orlando ha detto “no”.
Alla fine, secondo le tabelle che girano a Chigi in base alla proporzione “gruppo parlamentare-ministri con portafogli”, lo schema dovrebbe essere questo: su 40 sottosegretari da assegnare, 11 andranno al M5S, 8 alla Lega, 7 a Forza Italia e Pd, 2 a Italia Viva e centristi e uno a testa ai partitini (Cambiamo!, Più Europa, LeU). Inoltre, non ci dovrebbero essere viceministri (“Contano le deleghe, non il biglietto da visita” dice chi ha parlato col premier) ed è quasi sicuro che Draghi terrà per sé la delega agli Affari europei.
Nel M5S, dopo la retromarcia di Vito Crimi, quasi certi sono Laura Castelli al Mef, Pierpaolo Sileri alla Sanità, Francesca Businarolo alla Giustizia, Emanuela Del Re agli Esteri e Carlo Sibilia all’Interno. Chi scalpita per entrare è il siciliano Giancarlo Cancelleri, in competizione con l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin che ha un rapporto consolidato con Beppe Grillo per finire al Mit o al Sud, ma anche Stefano Buffagni che potrebbe andare alla Transizione Ecologica. Gli altri grillini in pole position sono Angelo Tofalo (Difesa), Mirella Liuzzi (Mise) e Luca Carabetta al Digitale.
Matteo Salvini punta a piazzare suoi uomini nei ministeri più autonomi: “Torneremo al Viminale” ha detto venerdì. E infatti il primo obiettivo è provare a “controllare” Luciana Lamorgese sui migranti con Stefano Candiani, ma anche Roberto Speranza con Luca Coletto. Edoardo Rixi invece andrà alle Infrastrutture. Obiettivo: far ripartire le grandi opere, dal ponte sullo Stretto al Tav. Se sono quasi certi Massimo Bitonci al Tesoro e Massimo Volpi alla Difesa, il leader della Lega sogna anche Giulia Bongiorno alla Giustizia e Massimiliano Romeo all’Agricoltura.
Nel Pd, dopo la polemica sulle “quote rosa” mancate, Nicola Zingaretti ha indicato quasi tutte donne: oltre a Matteo Mauri (Viminale) e Antonio Misiani (Mef), si punta alla riconferma di Anna Ascani, Sandra Zampa, Simona Malpezzi e Alessia Morani, mentre al Digitale dovrebbe andare Marianna Madia. Silvio Berlusconi invece ha mandato a Chigi una lista di oltre 20 nomi rispetto ai 7 necessari, dentro la quale ci sono soprattutto senatori (da Pichetto Fratin a Battistoni e Giammanco) mentre tra i deputati sono in pole Valentino Valentini (Esteri) Francesco Paolo Sisto (Giustizia). Tra i renziani dovrebbero essere premiati Lucia Annibali (Giustizia) e Davide Faraone (Mit) mentre Benedetto Della Vedova dovrebbe approdare alla Farnesina.
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