giovedì 4 febbraio 2016

Il pericoloso declino del ceto medio. - Carlo Carboni




Nella letteratura socioeconomica internazionale si è ormai diffuso lo scenario di declino/crisi dei ceti medi nel Primo Mondo: un bel guaio dato che, da Aristotele in poi, si è condivisa l’idea che «la comunità politica migliore è formata dai cittadini delle classi medie. Il declino e poi l’aperta crisi hanno conosciuto tempi diversi tra i paesi. 
Negli Usa i mr. Smith sono già sottopressione dagli anni Novanta, tanto che Krugman, nel 2003, scrisse “Requiem per la gloriosa classe media”. 

Cosa era successo? Fondamentalmente che le nuove tecnologie labour saving della new economy avevano iniziato a erodere non solo i posti e le retribuzioni dei blue collar workers, ma anche quelli dei white collars durante il take off della nuova economia. 

Si trattava di classe medie inferiori, ma sempre ceto medio era. 

Al contrario di mr. Smith, il sig. Rossi d'Europa ha conosciuto un processo che è andato più a rilento e ha iniziato a barcollare seriamente (dopo più di un decennio rispetto agli Usa) con la crisi economico finanziaria, con la riduzione dei privilegi per chi dispone di una solida attività lavorativa Gli arretramenti dei welfare e le politiche austere di bilancio, più che la computerizzazione traversale dei settori occupazionali, sono cause delle penalizzazioni subite dai ceti medi europei e, in particolare, dallo strato inferiore di lavoro dipendente e indipendente. 
A esempio, in Italia il Sig Rossi ha visto diminuire l'occupazione dipendente, perdere e poi stagnare le retribuzioni e, infine, la pesante revisione delle pensioni. Anche il sig. Rossi microimprenditore (l'Italia ha un vasto ceto medio produttivo autonomo) è stato fortemente colpito dalla crisi dei consumi e del credito. A conti fatti, i ceti medi europei per ora hanno perso meno di quelli statunitensi, ma il futuro è più impervio visto il vantaggio tecnologico indiscusso degli Usa (occupazione in nuovi settori).

Il declino/crisi dei ceti medi procede pari passo non solo con l'automazione, con l'intelligenza artificiale o con la globalizzazione dei mercati del lavoro, ma anche con l'aumento delle disuguaglianze: più forte è la disuguaglianza, maggiore è la distanza tra upper middle class e la lower middle. Questo si è verificato negli States ben prima della crisi, a causa di un'intensa innovazione tecnologica (connessione e automazione) e un mercato del lavoro che risentiva del clima globale. In Europa la disuguaglianza ha invece conosciuto un aumento solo dal 2008: non ha solo ridotto di un 4-10% l'incidenza delle famiglie di ceto medio negli anni di crisi, ma ha rispecchiato dinamiche retributive stagnanti. In questo scenario, il crollo della percezione delle famiglie di appartenere ai ceti medi (meno 20-30%) dipinge uno stato d'animo peggiore di quel dovrebbe essere.

A dare pensiero, non c'è, dunque, solo la faglia della disuguaglianza socio-economica che spacca a metà i ceti medi, ma c'è anche una percezione di appartenenza - termometro dell'emotività sociale - che indica delusione. Ingannati nelle tradizionali speranze, i ceti medi di oggi hanno più difficoltà forse a sbarazzarsi del proprio glorioso fantasma che a risolvere il loro status di reale deprivazione. Quello che prima andava bene per quel lavoro routinario nella società tecnologica non va più bene: un guaio quasi esistenziale, irreversibile, che non puoi certo tamponare con gli 80 euro o con l'abolizione dell'IMU. Anche perché si aggiunge ad altri guai che il Sig. Rossi ha attraversato con il sistema creditizio prima nella veste di microimprenditore in sofferenza e, poi, come piccolo risparmiatore punito dalla privatizzazione del rischio bancario. Delusi dalla scuola e dall'università che a stento “fanno la differenza” sul mercato del lavoro per i propri figli, i ceti medi, soprattutto nell'Europa meridionale, si sono spinti fino a scaricare i loro umori in piccoli terremoti elettorali, dando nuova linfa all'astensione e all'indignazione, a un certo orientamento ambivalente che premia il radicalismo sia di esperienze come Podemos in Spagna e il M5S in Italia sia di partiti nazionalpopulisti.

Non c'è dubbio che, con la crisi, sia andata peggio agli strati già in precedenza a disagio o ai nuovi esclusi, i giovani. Sta di fatto che i ceti medi hanno le loro melanconiche sofferenze e le loro delusioni da deprivazione. Continuare a ingoiarle produrrebbe risentimento e comportamenti cinici. Sarebbe un guaio per tutti.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-02-02/il-pericoloso-declino-ceto-medio-081908.shtml?uuid=AC5uytLC

Banca Etruria, 25 mila conti sospetti: l'ombra del riciclaggio. - Antonio Castro

Banca Etruria, 25 mila conti sospetti: l'ombra del riciclaggio


Spuntano 25mila conti fantasma - e l' inquietante prospettiva di utilizzare la banca in difficoltà per favorire il riciclaggio - nella vicenda della Banca Etruria. 

L' inchiesta conclusa nel dicembre 2014 degli ispettori della Banca d' Italia - come riporta Il Sole 24 Ore di ieri - spalanca nuovi scenari in una vicenda già complicata dove ora, all' ipotesi che la Procura di Arezzo possa aprire un' inchiesta per truffa aggravata, si aggiunge anche la possibilità che si proceda ad approfondire il «rischio riciclaggio», come suggeriscono nella relazione finale gli ispettori di Via Nazionale.

Gli 007 di Palazzo Koch nella relazione ispettiva finale del 2014 (che porterà nel febbraio 2015 proprio al commissariamento dell' istituto di credito toscano), scrivono chiaramente che «ci sono conti correnti con titolari incerti o inesistenti, o senza adeguate verifiche». Il verbale ispettivo fa i conti di questa "opacità" e mette nero su bianco che «a dicembre 2014 permangono ancora circa 25mila rapporti da regolarizzare (di cui 5mila conti correnti e 5mila dossier titoli), sui quali sono state effettuate, nel secondo semestre 2014, circa 1.200 forzature con 360 operazioni di importo superiore a mille euro».

La normativa sulle movimentazioni bancarie - proprio in chiave antiriciclaggio e antievasione - giusto negli anni precedenti (governo Monti), è diventata sempre più stringente. Le movimentazioni consistenti e sospette vengono monitorate costantemente, così come la risultanza anagrafica dei titolari e degli intestatari dei conti.  Il problema è che secondo gli ispettori in BancEtruria se ne sarebbero infischiati. Tanto che le operazioni "sospette" saltano all' occhio e neppure gli ispettori riescono a capire da dove arrivino i contanti sul alcuni di questi 20mila conti fantasma.  Sarà pure un certo lassismo di provincia, dove procedure e verifiche lasciano il passo alle conoscenze personali e di famiglia, però gli uomini di Visco scrivono chiaramente che «non sempre è corretto l' utilizzo della forma semplificata di verifica... anche l' individuazione del titolare effettivo presenta anomalie: a dicembre scorso i rapporti continuativi per i quali il titolare effettivo è stato dichiarato inesistente ammontano a più di 20mila; peraltro da un esame campionario su circa 700 posizioni è emerso che nel 20% dei casi tale condizione era errata».

Non proprio la migliore delle premesse per la famigerata trasparenza bancaria tanto ventilata quanto - nei fatti - poco attuata.
Che gli uomini di via Nazionale abbiano scovato ben 25mila conti fantasma in BancEtruria - e migliaia di operazioni sospette - fa sorgere il dubbio che qualcuno, allentando dall' interno la griglia dei controlli obbligatori, possa aver favorito l' ingresso di clienti non proprio immacolati al fine di racimolare capitali anche in ambienti non proprio raccomandabili.
Non sarebbe la prima (e certamente non sarà l' ultima), che associazioni malavitose scelgono un piccolo istituto di credito di provincia e fuori dai circuiti più alla ribalta, per sciacquare i soldi sporchi. Sembra un giallo di provincia ma il sospetto è legittimo, e robusto se ha attirato anche l' attenzione dell' Ispettivo di Bankitalia.

Certo tra il 2013 e il 2014 le cose in banca non vanno benissimo. Tanto che (con in pancia oltre 2 miliardi di crediti deteriorati e 8 miliardi in titoli di Stato per mascherare i problemi), la dirigenza della banca toscana decide di spendere e spandere per premiare i dipendenti che collocano più titoli e pagare consulenze. Per una banca già in difficoltà, con gli ispettori ormai di casa da anni, è un po' bizzarro che vengano deliberati (il 27 settembre 2013) premi ai dipendenti per oltre 2 milioni. Nella relazione ispettiva 2014 di Bankitalia si parla di «2,1 milioni di premi per il conseguimento di importanti traguardi». Di quali importanti traguardi non si parla.
Insomma, non c' è un collegamento diretto con vendita di obbligazioni subordinate allo sportello, che soprattutto «nell' ultima tranche furono emesse però proprio nel 2013», ricorda sempre il quotidiano di Confindustria.

È proprio per le «carenze di governo, gestione e controllo dei rischi e connessi riflessi sulla situazione patrimoniale» è la «politica di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari», che 15 ex membri dell' ultimo cda della banca aretina, presieduto da Lorenzo Rosi, potrebbero essere sanzionati. E tra tra questi c' è anche il vicepresidente Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena Boschi. Pierluigi Boschi già nel 2012 (come gli altri consiglieri) fu sanzionato con 144mila euro di multa. Ora - dopo aver assunto il ruolo di vicepresidente - Boschi padre rischia una seconda e forse più pesante sanzione che, secondo indiscrezioni, potrebbe ammontare per i 15 consiglieri a 2,5 milioni (come la prima comminata nel 2012).

LA PASSIONE DI RENZI PER I BANCHIERI.



GLI ESPERTI DI PALAZZO CHIGI HANNO LAVORATO DI FINO: NEL DECRETO LEGISLATIVO CHE HA INIZIATO L’ITER ALLA CAMERA ARRIVA IL CODICILLO CHE AZZERA LE MULTE PER I BANCHIERI CHE AGGIRANO LE NORME SU RISPARMI E INVESTIMENTI: DOVRANNO SOLO SCUSARSI IN PUBBLICO.

Nel primo provvedimento salva banchieri, che aveva come beneficiario d’eccezione Pier Luigi Boschi, erano state azzerate azioni e obbligazioni subordinate dei quattro istituti sull’orlo del crac: il via libera alla «rivalsa» è stato infatti vincolato all’ok di Bankitalia. Non proprio un cavillo né tantomeno un banale dettaglio procedurale… 

L’ultimo favore del governo alle banche - anzi: in questo caso direttamente ai banchieri - è nascosto tra le pieghe di un decreto legislativo che ieri ha iniziato l’iter parlamentare, alla Camera. Poche righe micidiali, che di fatto sterilizzano le multe per chi aggira le norme su risparmi e investimenti: gli esperti di palazzo Chigi hanno lavorato di fino. Si tratta di una sorta di doppio scudo per i manager degli istituti: ampi poteri discrezionali a Consob e Banca d’Italia nell’accertare le responsabilità dei banchieri; sanzioni pecuniarie sostituite da sostanziali (e ridicole) scuse in pubblico.

Come se non fosse bastato il primo provvedimento salva banchieri, che aveva come beneficiario d’eccezione Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena Boschi ed ex vicepresidente di PopEtruria, una delle quattro banche «risolte » col decreto del 22 novembre scorso. Proprio in quel provvedimento - lo stesso che ha azzerato azioni e obbligazioni subordinate dei quattro istituti sull’orlo del crac - era contenuta una limitazione all’azione dei creditori sociali contro gli ex manager: il via libera alla «rivalsa» è stato infatti vincolato all’ok di Bankitalia. Non proprio un cavillo né tantomeno un banale dettaglio procedurale. Ma tant’è. 

pier luigi boschi  renzi boschi

A distanza di un paio di mesi, ecco un altro clamoroso blitz. Quasi a completare il cerchio e in qualche modo ad assicurare la massima protezione ai banchieri - o, nei casi peggiori, il danno minore - adesso arriva un colpo di spugna sulle multe.

Doppio, dicevamo. Il primo riguarda una serie di violazioni relative alle norme finanziarie e ai servizi di investimento: la norma del governo stabilisce che quando le violazioni sono «connotate da scorsa offensività o pericolosità e l’infrazione contestata sia cessata, Banca d’Italia o Consob, secondo le rispettive competenze, possono applicare, in alternativa alle sanzioni amministrative pecuniarie, una sanzione consistente nella dichiarazione pubblica avente a oggetto la violazione commessa e il soggetto responsabile».

Della serie: ti becco, ma la multa la straccio e se compri uno spazietto su un giornale, dichiarandoti responsabile, e chiedi in qualche modo scusa ai risparmiatori eventualmente traditi, la faccenda è chiusa. Il secondo scudo, come accennato, amplia il raggio d’azione di Consob e Bankitalia, cioè le due autorità competenti in campo finanziario. 

La relazione spiega di che il decreto aggiunge «la valutazione dell’elemento soggettivo del trasgressore» e assegna «all’autorità di vigilanza» il compito» di apprezzare il grado della colpa».Nel dettaglio, il governo vuole che siano le authority a decidere se un banchiere che ha calpestato le regole - a esempio quelle sulla trasparenza,magari truffando migliaia di consumatori - abbia agito solo con colpa o anche con dolo, ipotesi più grave.

Una scelta, quella dell’esecutivo, che attribuisce un enorme prerogativa ai due enti guidati rispettivamente da Giuseppe Vegas e Ignazio Visco. Fatto sta che il decreto delegato prosegue il suo percorso: Camera e Senato devono pronunciarsi per il prescritto parere entro 60 giorni, poi il testo tornerà a palazzo Chigi per il semaforo verde definitivo. Il parere delle commissioni parlamentari non è vincolante, ma non tutti sono disposti a far passare questa norma in silenzio.

ignazio visco  giuseppe vegas

Il doppio scudo, in particolare, è finito sotto la lente di Alternativa Libera -Possibile,pronta a dare battaglia. «Anziché pensare a risolvere i problemi dei banchieri - denunciano i deputati Marco Baldassarre e Andrea Maestri - il governo pensi a inasprire le sanzioni contro chi non rispetta la legge e acceleri i risarcimenti in favore dei risparmiatori danneggiati dai fallimenti bancari». Chi saranno i primi a beneficiare dello scudo? Senza dubbio i vecchi amministratori di Banca Marche, Chieti, Carife e PopEtruria faranno esaminare con attenzione, ai loro avvocati, le carte del governo. 

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/passione-renzi-banchieri-esperti-palazzo-chigi-hanno-117806.htm

I soldi dei conti vip? All'ultimo... Banca Etruria, il terribile sospetto.

Quel suicidio sospetto a Banca Etruria: l'ombra nera sull'istituto nel mirino

Perché poche settimane prima del decreto salvabanche molti conti correnti di Banca Etruria sono stati svuotati? Il sospetto dei magistrati, riporta il Corriere della Sera, è che qualcuno possa aver messo in allarme alcuni clienti vip che altrimenti avrebbero perso i propri risparmi e stanno quindi cercando di risalire all'identità dei titolari per verificare se siano stati in qualche modo favoriti. 

Il sospetto è emerso dopo la relazione del commissario liquidatore Giuseppe Santoni che lunedì parlerà al tribunale di Arezzo. Si tratta del passo preliminare per ipotizzare il reato di bancarotta fraudolenta contro il presidente Lorenzo Rosi e i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschipadre del ministro delle Riforme Maria Elena, oltre ai componenti del Consiglio di amministrazione. Si legge: "La situazione di liquidità si presenta assai critica, atteso che secondo quanto emerge dalle informazioni dei commissari straordinari, le riserve liquide sono inadeguate, per effetto dei deflussi dei fondi che hanno interessato la banca. In particolare il saldo netto di liquidità alla data del 18 novembre scorso pari a 335 milioni, il 4,6 per cento del totale attivo, è diminuito di euro 288 milioni da inizio ottobre. La situazione è fortemente aggravata dall'elevato grado di concentrazione della raccolta, che espone la banca al rischio del ritiro dei depositi anche di singoli depositanti (i primi 16 clienti detengono circa il 16 per cento)".