domenica 13 marzo 2022

DIAMO UN OCCHIATA VERSO LA GRANDE AMERICA. - Gioacchino Musumeci

 

DIAMO UN OCCHIATA VERSO LA GRANDE AMERICA.

Piace parlare di resistenza e sovrapporre lo scenario bellico Ucraino a quello del secondo conflitto mondiale. Ma in questo parallelismo si offende proprio la resistenza Ucraina.
Gli alleati combattevano contro i tedeschi sul campo, gli ucraini contro la Russia si attaccano e tirano forte. Alle invocazioni di Zelensky possono seguire solo proclami.
I sostenitori del militarismo da salotto radical chic, belligeranti col culo degli Ucraini dovrebbero vergognarsi un tantino. Esacerbare la tensione in un braccio di ferro col dittatore Putin avrebbe prodotto un solo esito : GUERRA. Infarcire lo scenario di ipocrisia strumentale fatta di vorrei ma non posso, porterà un solo risultato: GUERRA.
Ora siamo tutti d'accordo sul fatto che Putin è colpevole di aver scatenato la guerra ma dopo due settimane possiamo concentrarci solo un momento sui nostri amici Atlantici?
Bisogna riconoscere con rassegnazione il merito strategico degli USA : non vogliono una guerra frontale con la Russia, sarebbe un disastro totale.
In alternativa, che fare: studiare negli anni le manie di Putin, le ambizioni Ucraine e il limiti della UE, strattonare quanto basta Zelensky per intrappolare la Russia in un ipotetico nuovo Afghanistan. Se fossi uno stratega americano avrei lavorato per questo. Dubito che oltreoceano siano meno scaltri. Guardiamo cos'hanno da perdere gli Usa in questo quadro: praticamente nulla. Noi? Tanto da perdere.
La Clinton, guarda caso, ha commentato la faccenda della guerra proprio così: "Se le forze ucraine sono fornite di armi sufficienti, possono combattere la Russia e riprendere il controllo. Penso che dobbiamo osservarlo attentamente. Dobbiamo fornire armi sufficienti per l'esercito e i volontari ucraini e dobbiamo continuare a stringere le viti"
C'è ancora bisogno di spiegare la strategia Usa? Foraggia la guerra alimentando un miraggio. Sul piano concreto ciò equivale a distruzione e morti. Putin ha sicuramente cominciato un conflitto secondo modalità inaccettabili ma gli Usa non hanno alcun interesse a indirizzare la politica verso la pace. Vogliono che la guerra continui.
La Nato guarda esclusivamente interessi americani e questi comprendono due cose: combattere i russi col minimo sforzo e il massimo vantaggio economico, costi quel che costi agli Ucraini e a noi.
In definitiva è evidente che non possiamo integrare l'Ucraina nella UE com'è evidente che sul piano energetico non siamo emancipati, occorrerà tempo e abbiamo solo troppi problemi da risolvere.
Smettiamo di essere miopi. Gli Usa hanno spinto verso questo quadro sconveniente per noi, e vantaggioso per loro.
Dovremmo seguire proprio i consigli della Clinton e migliorare un punto: oltre guardare attentamente lo scenario, dobbiamo separare nettamente i nostri interessi da quelli americani.
Dopo due settimane di conflitto mi sento di dire che un mondo senza dittatura Russa e ingerenze Americane, sarebbe un mondo di pace sicura. Come Europei avremmo il dovere di emanciparci completamente dagli Usa per spingere verso un processo di pace autentico, senza commercio di armi in sottofondo, nei reali Interessi dell'Ucraina non come corollario di una strategia Americana o Russa.

Da Bruxelles al massimo c’è l’Erasmus. - Antonio Padellaro

 

Immaginiamo qualcuno a cui viene promessa, e poi negata l’iscrizione a un circolo esclusivo, salvo poi garantirgli la partecipazione a qualche gita sociale. A leggere le cronache del vertice europeo di Versailles, è ciò che sarebbe accaduto a proposito della candidatura dell’Ucraina come Stato membro dell’Ue, accantonata come “una questione troppo grossa”. Mentre, stando sempre alle fonti diplomatiche, l’Europa dovrebbe concentrarsi “su cosa possiamo fare per gli ucraini nei prossimi mesi, offrendogli di entrare al limite nel programma Erasmus” (Il Foglio).

Immaginiamo che accedere ai programmi di mobilità studentesca non sia esattamente il sogno del popolo ucraino, né tantomeno quello del premier Zelensky che, in sovrappiù, ha dichiarato di “aver raffreddato molto tempo fa il suo entusiasmo per un’adesione alla Nato dopo aver capito che la Nato ha paura di uno scontro con la Russia”. E poiché l’uomo di Kiev e la sua gente “non hanno mai voluto essere un Paese che prega in ginocchio per qualcosa”, arrivederci e grazie.

Si discuterà, quando sarà il momento, sulle vere ragioni di tali attese tradite. O, se si preferisce, di tali promesse fraintese.

Infatti, può anche darsi che l’ex comico divenuto presidente abbia riposto eccessivo affidamento sulle possibili aperture politiche e militari dell’Unione. Che, tuttavia, non può essersi inventato di sana pianta, alla luce anche della insistente richiesta di una no fly zone. Di cui potrebbe aver parlato con chi a Bruxelles era legittimato a farlo, prima s’intende dell’aggressione di Putin. Con il risultato che oggi al “raffreddamento” di Kiev fa da contraltare il gelo dei 27 sul possibile ingresso di un partner accerchiato, bombardato e con sullo sfondo l’incubo nucleare. Sembra come se questi “preferirei di no”, di stampo europeo e atlantico, stessero preparando il terreno a quella neutralità dell’Ucraina da qui all’eternità, che resta per Mosca la condizione irrinunciabile per qualsiasi negoziato di pace. Zelensky (al contrario di Groucho Marx) non farebbe mai parte di un club che non accettasse tra i suoi soci uno come lui. Anche se qui c’è molto poco da ridere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/12/da-bruxelles-al-massimo-ce-lerasmus/6523410/

Salvare il salvabile. - Marco Travaglio

 

Se l’Unione europea esistesse, i suoi ridicoli e ridanciani rappresentanti non si sarebbero riuniti a Versailles, ma da due settimane (anzi da prima, quando il peggio si poteva forse evitare) farebbero la spola fra Kiev e Mosca per trascinare Putin e Zelensky a quel tavolo che, almeno a parole, nessuno dei due esclude. E proporrebbero un negoziato sui tre punti che, almeno a parole, Putin ritiene fondamentali e Zelensky ha definito trattabili: Donbass, Crimea, Nato. E, se gli Usa non fossero d’accordo, l’Ue andrebbe avanti comunque, perché dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia all’Ucraina, i loro interessi sono diametralmente opposti ai nostri. A Biden questa guerra nel cuore dell’Europa fa stracomodo: deve far dimenticare l’umiliante débâcle afghana e allevarsi il nemico ideale, il nuovo Male Assoluto, per non perdere le elezioni di mid-term, mentre la sua economia ingrassa sull’indebolimento di quella europea dissanguata dal conflitto armato, dall’instabilità politica, dalla catastrofe umanitaria dei profughi e dal boomerang economico delle sanzioni. Perciò i servi furbi dello Zio Sam, ben nascosti dietro l’eroica resistenza ucraina, soffiano sul fuoco affinché la guerra criminale di Putin duri il più possibile e faccia più morti possibili (inviando sempre più armi) e criminalizzano come quinta colonna del nuovo Hitler chiunque lavori o accenni a una via diplomatica. Che non è utopica: è pragmatica.

Le sanzioni, specie se danneggiano più il sanzionatore che il sanzionato, vanno modulate e condizionate. Se lo scopo è ricacciare Putin entro i confini russi, non c’è misura economica o invio di armi che tenga: serve la terza guerra mondiale (che però nessuno vuole). Se invece l’obiettivo è salvare il salvabile della sovranità ucraina e il maggior numero di vite, non resta che concedere alla Russia ciò che già ha – Donbass e Crimea – e rassicurarla con una nuova conferenza di Helsinki per la sicurezza europea che impegni tutti (Ue, Nato, Ucraina e Russia), parta dalla neutralità di Kiev, rimedi agli errori passati, blocchi nuove provocazioni e invasioni. Le sanzioni possono diventare un’ottima arma di ricatto se l’Ue è disposta ad attenuarle in cambio di un impegno russo a risparmiare i civili (che però, inviando armi, è molto più difficile distinguere dai militari) e a revocarle in cambio di un cessate il fuoco e di un negoziato vero. Senza chiedere il permesso a Biden, che somiglia tanto a quel personaggio del film di John Landis Ridere per ridere: il “cacciatore di pericoli” che irrompe ad Harlem, urla “Negriii!” e scappa, inseguito e menato da una gang di teppisti di colore. Con la differenza che, quando gli americani vengono a far danni in casa nostra, quelli inseguiti e menati non sono loro: siamo noi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/13/salvare-il-salvabile/6524119/