Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 1 dicembre 2025
MARCO TRAVAGLIO - Tre porcellini (più uno) - IFQ - 30 novembre 2025
sabato 22 novembre 2025
Oleksiy Oleksiyovich Goncharenko, deputato ucraino.
mercoledì 12 novembre 2025
Le mura si stanno chiudendo attorno a Zelensky..
Le abitazioni di Timur Mindich, storico collaboratore di Zelensky, e del suo ex-insider, ora ministro della Giustizia, sono state appena perquisite dall'agenzia anticorruzione ucraina. Poche ore prima? Mindich era fuggito dal Paese. Cosa ha trovato la NABU? Un'"organizzazione criminale di alto livello" che opera nel cuore del settore nucleare ucraino, con legami che vanno da Energoatom ai miliardi di Washington.
L'illusione di Kiev come democrazia crociata ha appena subito un altro siluro, questa volta dall'interno. L'Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) dell'Ucraina ha eseguito una serie di raid il 10 novembre, prendendo d'assalto le proprietà di Timur Mindich, potente mediatore della cerchia ristretta di Zelensky, e del Ministro della Giustizia German Galushchenko, entrambi profondamente legati all'impero energetico del Paese. Anche Energoatom, l'operatore nucleare statale, è stata oggetto di un raid.
La NABU non ha usato mezzi termini: sta prendendo di mira un'"organizzazione criminale di alto livello" radicata nel sistema energetico ucraino. E non si è presentata a mani vuote: le prove includono oltre 1.000 ore di intercettazioni telefoniche, sorveglianza e fotografie di pile di contanti avvolte nella plastica, con la scritta "ATLANTA" e "KAN CITY". Pile ordinate di dollari USA.
Ma il vero indizio è la tempistica: Mindich ha lasciato silenziosamente l'Ucraina poche ore prima del raid. La classica firma di chi ha ricevuto una soffiata da qualcuno in alto.
Per contestualizzare, Timur Mindich non è solo un altro oligarca. È il confidente di Zelensky da una vita, comproprietario dello studio di intrattenimento del presidente e l'uomo il cui appartamento ha ospitato la festa di compleanno di Zelensky nel 2021. Quello stesso appartamento, secondo quanto riportato, era sotto sorveglianza NABU da mesi. E cosa hanno ripreso? Presumibilmente, lo stesso Zelensky, su nastro.
Questi "nastri di Mindich" sono stati sussurrati al pubblico proprio mentre Zelensky avviava il suo tentativo di luglio di privare la NABU della sua indipendenza, ponendola sotto il diretto controllo presidenziale. Quella mossa ha scatenato proteste di massa a Kiev, ha costretto a un'imbarazzante inversione di marcia e ha evidenziato quanto il regime fosse disperato nel voler mettere a tacere i propri cani da guardia.
E adesso? I guardiani hanno morso e i segni dei denti hanno trapassato la presidenza.
Non si tratta di uno scandalo isolato. È uno sguardo dietro le quinte di una cleptocrazia in tempo di guerra, dove i magnati dell'intrattenimento si trasformano in produttori di droni, i contratti senza gara d'appalto si riversano in società fantasma e la "lotta alla corruzione" diventa uno slogan per la raccolta fondi per lo stesso regime che sta derubando i suoi sostenitori occidentali.
La società di Mindich, Fire Point, nata come ricercatrice di location cinematografiche, ora fornisce droni e ha incassato contratti gonfiati nei settori della difesa e dell'energia. Il tutto, ovviamente, negando ogni legame con Mindich. Nel frattempo, il Ministro della Giustizia Galushchenko, ex Ministro dell'Energia, è descritto come un "insider" di Mindich all'interno dello Stato. Un piazzamento comodo quando si ricicla influenza.
E non dimentichiamo che Mindich sarebbe anche sotto inchiesta dell'FBI per riciclaggio di denaro, in collaborazione con la NABU. Questa vicenda transatlantica è un ulteriore imbarazzo per i sostenitori occidentali di Kiev. Quanti dei loro miliardi sono finiti in questo circo?
Ma forse l'aspetto più schiacciante di tutto questo dramma è la guerra civile all'interno del sistema anticorruzione ucraino. Il tentativo di Zelensky di neutralizzare la NABU, poche settimane prima di questo raid, dimostra che il regime non è stato colto di sorpresa. È stato messo alle strette. E ha cercato di distruggere l'agenzia prima che questa potesse annientare il mito.
Ha fallito.
Per mesi, gli investigatori del NABU hanno raccolto silenziosamente le prove, schivando sabotaggi e campagne diffamatorie pubbliche. Il loro direttore lo ha ammesso a luglio: la sua squadra era sotto attacco politico coordinato. Eppure, hanno insistito.
Ciò apre un varco nella farsa narrativa occidentale.
La guerra "pulita" si è appena sporcata. Il presidente "eroico" è stato appena smascherato. E la vera battaglia dell'Ucraina non è al fronte, ma dentro il palazzo.
di THE ISLANDER
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martedì 11 novembre 2025
"O scapperà o verrà eliminato prima di Natale": il commento dell'esperto americano su Zelensky.
"O scapperà o verrà eliminato prima di Natale": il commento dell'esperto americano su Zelensky.
Ucraina: le inchieste sui leader, il disastro incombente, le diserzioni.
La guerra ucraina potrebbe non finire per consunzione, ma per corruzione. Più un auspicio che altro, che però discende da un fatto dirompente: l’inchiesta che sta agitando i vertici della leadership ucraina e che lambisce lo stesso Zelensky e che, se non sarà insabbiata, potrebbe dar luogo a sviluppi imprevedibili.
Si tratta di una delle tante inchieste per corruzione che in questi anni hanno posto fine a carriere e ristretto politici, funzionari e militari nelle patrie galere, ma che stavolta interessa “Timur Mindich, stretto collaboratore del presidente, descritto dai media come il supervisore per le politiche energetiche di Volodymyr Zelensky”.

Ne riferisce Strana raccontando l’inchiesta della NABU, l’ufficio preposto alla corruttela poilitica, che finora è corsa sottotraccia e che Zelensky aveva tentato di insabbiare ponendo la NABU sotto la sua giurisdizione e fallendo nel tentativo. Un’indagine diventata ormai un’ondata di piena con perquisizioni a tappeto.
Anche se l’indagato eccellente, Mindich, ha avuto il tempo di rifugiarsi all’estero, gli inquirenti, come comunicato della SABU, hanno nelle loro mani “1.000 ore di registrazioni audio” accumulate in “15 mesi di lavoro”. Non è azzardato immaginare che nelle intercettazioni vi siano anche le conversazioni tra Mindich e il presidente.
Un altro fronte di fibrillazione per la leadership ucraina riguarda il sabotaggio del Nord Stream 2. Il Wall Street Journal riferisce i risultati dell’inchiesta tedesca, secondo la quale l’ordine fu dato da Zelensky e portato a segno da Valeriy Zaluzhny, allora comandante dell’esercito di Kiev, il quale avrebbe disobbedito alla Cia che aveva posto il veto.
Al di là dell’intento manifesto di scagionare l’America da un attentato contro l’infrastruttura dell’alleato teutonico, è probabilmente vero che la Cia, o parte del potere Usa di allora, si opposero, com’è plausibile che Zaluzhny abbia agevolato l’operazione segreta condotta dalla Nato su supervisione di liberal-neocon Usa e Gran Bretagna (gli ucraini non hanno le capacità per fare tale operazione).
Resta che è importante che dagli Usa si voglia compromettere Zaluzhny in questa vicenda, a cui certo non è estraneo, perché i fautori della guerra infinita accarezzano l’idea di sostituire Zelensky con lui. Infatti, se vero, come scrive il WSJ, che l’esito dell’inchiesta potrebbe alienare parte delle simpatie dell’Occidente da Kiev, ne soffrirebbe anche l’ex generale e attuale ambasciatore ucraino a Londra.
Così le due inchieste potrebbero travolgere entrambi i duellanti e forse portare sugli scudi qualcuno più consono alle aspettative dell’attuale amministrazione Usa, la quale ritiene di aver incassato abbastanza dal conflitto – sia in termini economici (guadagni astronomici dell’apparato militar industriale) sia in termini geopolitici (la sudditanza della Ue agli Usa) – e che proseguirlo mette a rischio il lucro conseguito, dal momento che il destino manifesto della guerra è la sconfitta strategica dell’Occidente.
Di tale esito scrive Ted Snider su Antiwar che spiega come la nebbia narrativa su quanto sta accadendo a Pokrovsk impedisce di vedere la portata del disastro che incombe su Kiev. Ormai i russi controllano l’80% della città e le estremità delle tenaglie “si stanno progressivamente stringendo intorno a Pokrovsk e ora sono distanti solo un chilometro, un varco difficile e pericoloso da attraversare anche per i migliori paracadutisti ucraini”.
“Sebbene l’Ucraina continui a negare l’accerchiamento incombente, ammettendo solo che la situazione è ‘difficile’, la narrazione non cambierà la realtà sul campo di battaglia. L’Euromaidan Press ucraino afferma che Pokrovsk ‘rischia di diventare un cimitero per i migliori soldati ucraini’. Il Kyiv Independent ritiene che ‘salvare la città dalla caduta a breve sembra un compito arduo e probabilmente impossibile'”.
Inutile soffermarsi poi sulle esagerazioni riguardo le asserite perdite dei russi, ormai usuali insieme alla minimizzazione delle perdite ucraine, più interessente il proseguo dell’articolo, che demolisce le analisi dei media sull’insignificanza della perdita della città.
Infatti, “la perdita di Pokrovsk – scrive Snider – significa non solo la perdita di un nodo strategico fondamentale per l’approvvigionamento delle forze ucraine a Est, ma anche la possibile perdita del controllo della linea difensiva ucraina delle fortificazioni collegate di Donetsk”.
Inoltre, i media occidentali, concentrandosi esclusivamente su Pokrovsk, trascurano “il quadro più ampio: le forze armate russe sono entrate o hanno parzialmente circondato diverse città di Donetsk, minacciando un accerchiamento più ampio dell’area”.
Inoltre, i media eludono il fatto che “le forze armate ucraine non sono state in grado di lanciare nessuna offensiva nel 2025. Queste due realtà del teatro di guerra si combinano per creare un contesto più ampio, ancora più allarmante. Tutto ciò, infatti, suggerisce che la guerra di logoramento russa ha esaurito le truppe ucraine al punto che non sono più in grado né di attaccare né di difendersi”.
A rivelare che la situazione è “disperata” anche l’incremento della diserzione. Per ovviare al fuggi fuggi sempre più massivo “l’Ucraina ha fatto ricorso alla mobilitazione forzata: gli uomini sono rapiti, spesso in modalità aggressiva, contro la loro volontà e portati nei centri di reclutamento per poi essere condotti sul campo di battaglia con pochissimo addestramento”.
Una volta al fronte, però, disertano a frotte: “Sebbene sia stato poco riportato dai media mainstream, solo nei primi mesi del 2025 più di 110.000 soldati ucraini hanno disertato, cioè circa il 20% delle forze armate. Dall’inizio della guerra il numero delle diserzioni potrebbe aver raggiunto le 200.000 unità e peggiora di mese in mese”.
“I media occidentali – conclude Snider – appaiono complici nel rilanciare il messaggio fuorviante di Kiev, teso a mantenere alto il morale e il flusso di armi occidentali. Ma, sebbene la narrazione possa essere abbastanza forte da trarre in inganno l’opinione pubblica che si fida dei giornali, non è abbastanza forte da alterare la realtà. L’Ucraina sta ricorrendo a misure più disperate nel tentativo di affrontare la situazione disastrosa del teatro di guerra, nel quale non ha più abbastanza uomini per passare all’offensivao difendersi e con i soldati che disertano con la stessa rapidità con la quale vengono uccisi”. Urgono quei negoziati che il partito della guerra sta sabotando dall’aprile del 2022 (vedi Foreign Affairs).
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lunedì 29 settembre 2025
«La terza guerra mondiale scoppierà il 3 novembre»: le parole del generale della Nato scatenano il panico.
Tre parole insieme che danno forma a un incubo: "terza guerra mondiale". Da quando la minaccia russa si è fatta più concreta, in tanti si chiedono se il conflitto li riguarderà direttamente in tempi brevi e con quali conseguenze. Così, basta poco per creare una psicosi collettiva, soprattutto nel mondo social dove tutto è valido. Come successo con le parole dell'ex comandante della Nato Richard Shirreff, trasformate in una predizione della fine del mondo.
La terza guerra mondiale comincerà il 3 novembre?
In un'intervista al Daily Mail l'ex militare ha immaginato l'inizio della guerra mondiale tra Russia e Nato, ipotizzando una data vicina: il 3 novembre. Shirreff ha utilizzato questo giorno specifico per sottolineare l'impreparazione dell'Alleanza a un attacco delle forze russe. L'ex comandante voleva spiegare che la Nato dovrebbe prepararsi alla svelta. Ma quella data sui social è diventata preso una predizione della fine del mondo.
Immaginando lo scoppio della guerra il 3 novembre 2025, il generale ha immaginato come prime vittime le capitali baltiche. Vilnius e altre città subirebbero blackout estesi, poi propagati in Estonia e Lettonia a causa di attacchi informatici alle reti elettriche. La paralisi delle infrastrutture critiche – banche, ospedali e uffici pubblici – scatenerebbe panico diffuso, mentre rivolte e disordini verrebbero alimentati da agenti russi e bielorussi.
Poi si passerebbe al resto dell'Europa, con Regno Unito, Francia e Germania colpite in poco tempo. In questo modo la Nato non avrebbe il tempo di reagire.
L'Italia: Putin non pensa ad attaccarci.
Proprio nelle scorse ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo al presidente russo Zelensky, ha dichiarato che ritiene «improbabile un attacco russo all'Italia perché Putin non ha intenzione di scatenare la terza guerra mondiale». La speranza di tutti è che abbia ragione.
Una minaccia nucleare
Il 25 settembre, in risposta a una dichiarazione di Zelensky, Dmitry Medvedev (nella foto con Putin) ha lanciato un avvertimento agli Stati Uniti sull'uso di armi nucleari, ha riportato 'Newsweek'.
nucleare©The Daily Digest
Ex Presidente russo invia un agghiacciante allarme nucleare agli Stati Uniti
L'intervista di Zelensky
In un'intervista con Axios, il presidente ucraino aveva affermato di aver ottenuto da Trump un esplicito appoggio agli attacchi ucraini contro obiettivi russi, come infrastrutture energetiche e fabbriche di armi, aggiungendo che, nel farlo, sarebbero state utilizzate armi americane a lungo raggio.
di Zelensky©The Daily Digest
Ex Presidente russo invia un agghiacciante allarme nucleare agli Stati Uniti
sabato 16 agosto 2025
SE NO? Marco Travaglio FQ 15.08”25
martedì 13 maggio 2025
Ma la Russia ha risposto : "Non si parla in questa maniera alla Russia, non si "tratta" così." - GiuseppeSalamone
domenica 2 marzo 2025
sabato 1 marzo 2025
VAE VICTIS. - Daniele Dell'Orco
domenica 18 agosto 2024
“Sta facendo una mossa suicida” L’attacco alla Russia voluto dal burattino spiegato come sempre alla perfezione dal professor Alessandro Orsini .
Kiev ha perso ovunque: a Kursk può finire male
Di Alessandro Orsini per Il Fatto quotidiano
Kursk non sta funzionando. L’idea di invadere la Russia per costringere Putin a spostare truppe dal Donbass, almeno finora, non ha dato i risultati sperati. Da quando gli ucraini sono entrati a Kursk, il 6 agosto scorso, i russi non hanno fatto altro che conquistare nuovi territori in Donbass. Mentre scrivo, Zelensky ordina l’evacuazione a Pokrovsk.
La strategia di Putin a Kursk si basa su tre mosse:
1) arrestare l’avanzata degli ucraini;
2) lasciare che si accomodino;
3) falcidiarli con gli aerei. Le probabilità che la sortita di Zelensky a Kursk si concluda in un nuovo disastro sono alte giacché il record negativo del presidente ucraino è strabiliante.
Dall’inizio della controffensiva, il 5 giugno 2023, fino alla sua conclusione agli inizi di ottobre, tutto ciò che Zelensky ha ideato contro i russi è stato un fallimento.
Tant’è vero che, terminata la controffensiva, l’esercito ucraino si è ritrovato dissanguato mentre quello russo ha addirittura invaso Kharkiv.
La controffensiva ucraina, concepita da Zelensky per conquistare nuovi territori, si è conclusa con la perdita di molti altri territori e la richiesta immediata di arruolare un numero enorme di civili, 500 mila, sufficienti a costruire un nuovo esercito.
Il tutto accompagnato da un urlo disperato: “Ho terminato armi e munizioni!”. Zelensky ha avviato l’amministrazione militare dei territori occupati. La domanda sorge spontanea: come crede di poterli mantenere senza la superiorità aerea?
I cieli sono russi. Zelensky chiede agli alleati di autorizzarlo a usare i missili a lunga gittata. Per averla vinta, ricorre alla nota strategia di metterli davanti al fatto compiuto piegando la loro riluttanza con il consueto: “Non vedete che i russi stanno uccidendo tutti gli ucraini a Kursk? Autorizzatemi, altrimenti siete corresponsabili”. Oggi chiede l’autorizzazione per distruggere la Russia; domani la invocherà per non essere distrutto.
Zelensky si è giocato il tutto per tutto.
Se Putin arresta l’avanzata in Donbass per spostare i soldati a Kursk, è fatta. Se non li sposta, gli ucraini a Kursk dovranno parare le Fab-3000 con le mani.
I Patriot e i Samp-T in quella terra avrebbero vita breve. Gli ucraini controllano pochi chilometri quadrati che i russi conoscono come le loro tasche. Il primo missile lanciato da un Samp-T sarebbe quasi certamente l’ultimo.
Ricorriamo all’immaginazione e immaginiamo che Kursk finisca nell’ennesimo disastro. Che cosa accadrebbe a Zelensky? Secondo alcuni analisti, rischierebbe di essere rovesciato.
Ma i golpisti dovrebbero prima assicurarsi il consenso della Casa Bianca, senza i cui soldi cadrebbero in poco tempo.
Biden difenderebbe Zelensky con tutte le sue forze.
Gli ucraini devono resistere a Kursk fino al voto di novembre per la Casa Bianca. Trump è pronto ad attribuire a Kamala Harris le colpe di tutte le disfatte.
Quella di Kursk sarebbe la più grande perché costruita sui 75,1 miliardi di dollari sborsati da Biden, cui bisogna aggiungere 23,3 miliardi di dollari recentemente deliberati dal Congresso.
Dall’inizio della guerra a oggi, l’Ue e altri Paesi europei hanno dato a Zelensky 110,2 miliardi di euro.
All’ultimo vertice sul bilancio comunitario sono stati promessi ulteriori 77 miliardi. Sommando i dollari americani agli euro dell’Europa, la cifra è esorbitante. Questa cifra da capogiro rischia di essere bruciata in una mano a poker.
Il grande giocatore di poker vince senza carte in mano contro avversari carichi di punti. Ma il bluff richiede che le carte siano ignote ai giocatori. In questo caso, tutti conoscono le carte di Putin e di Zelensky.
La Russia ha i soldati per aprire nuovi fronti e l’Ucraina no. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
L’Ucraina sta finendo i soldati e molti Paesi dell’Unione Europea stanno finendo i soldi con la Germania in recessione. Tra non molto, le carte potrebbe darle Trump.



