Donald Trump mette nel mirino la Ue minacciandola di dazi se i suoi paesi membri non acquisteranno più petrolio e gas americani. Gli acquirenti di Gnl – tra cui Ue e Vietnam – hanno già parlato di acquistare più carburante dagli Stati Uniti, in parte per scoraggiare la minaccia dei dazi. Ma non finisce qui: il team del tycoon ha detto ai funzionari europei che il presidente entrante degli Stati Uniti chiederà agli stati membri della Nato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil, ma ha intenzione di continuare a fornire aiuti militari all’Ucraina. Lo riporta il Financial Times. (ILSO24h)
Questa è la democrazia americana... Produce guerre e ne trae profitto applicando regole alquanto discutibili...Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 21 dicembre 2024
Biden -Trump - NATO - Zelensky
sabato 16 novembre 2024
I TOPI FUGGONO DALLA NAVE CHE AFFONDA. - Renata Girardi
domenica 18 agosto 2024
“Sta facendo una mossa suicida” L’attacco alla Russia voluto dal burattino spiegato come sempre alla perfezione dal professor Alessandro Orsini .
Kiev ha perso ovunque: a Kursk può finire male
Di Alessandro Orsini per Il Fatto quotidiano
Kursk non sta funzionando. L’idea di invadere la Russia per costringere Putin a spostare truppe dal Donbass, almeno finora, non ha dato i risultati sperati. Da quando gli ucraini sono entrati a Kursk, il 6 agosto scorso, i russi non hanno fatto altro che conquistare nuovi territori in Donbass. Mentre scrivo, Zelensky ordina l’evacuazione a Pokrovsk.
La strategia di Putin a Kursk si basa su tre mosse:
1) arrestare l’avanzata degli ucraini;
2) lasciare che si accomodino;
3) falcidiarli con gli aerei. Le probabilità che la sortita di Zelensky a Kursk si concluda in un nuovo disastro sono alte giacché il record negativo del presidente ucraino è strabiliante.
Dall’inizio della controffensiva, il 5 giugno 2023, fino alla sua conclusione agli inizi di ottobre, tutto ciò che Zelensky ha ideato contro i russi è stato un fallimento.
Tant’è vero che, terminata la controffensiva, l’esercito ucraino si è ritrovato dissanguato mentre quello russo ha addirittura invaso Kharkiv.
La controffensiva ucraina, concepita da Zelensky per conquistare nuovi territori, si è conclusa con la perdita di molti altri territori e la richiesta immediata di arruolare un numero enorme di civili, 500 mila, sufficienti a costruire un nuovo esercito.
Il tutto accompagnato da un urlo disperato: “Ho terminato armi e munizioni!”. Zelensky ha avviato l’amministrazione militare dei territori occupati. La domanda sorge spontanea: come crede di poterli mantenere senza la superiorità aerea?
I cieli sono russi. Zelensky chiede agli alleati di autorizzarlo a usare i missili a lunga gittata. Per averla vinta, ricorre alla nota strategia di metterli davanti al fatto compiuto piegando la loro riluttanza con il consueto: “Non vedete che i russi stanno uccidendo tutti gli ucraini a Kursk? Autorizzatemi, altrimenti siete corresponsabili”. Oggi chiede l’autorizzazione per distruggere la Russia; domani la invocherà per non essere distrutto.
Zelensky si è giocato il tutto per tutto.
Se Putin arresta l’avanzata in Donbass per spostare i soldati a Kursk, è fatta. Se non li sposta, gli ucraini a Kursk dovranno parare le Fab-3000 con le mani.
I Patriot e i Samp-T in quella terra avrebbero vita breve. Gli ucraini controllano pochi chilometri quadrati che i russi conoscono come le loro tasche. Il primo missile lanciato da un Samp-T sarebbe quasi certamente l’ultimo.
Ricorriamo all’immaginazione e immaginiamo che Kursk finisca nell’ennesimo disastro. Che cosa accadrebbe a Zelensky? Secondo alcuni analisti, rischierebbe di essere rovesciato.
Ma i golpisti dovrebbero prima assicurarsi il consenso della Casa Bianca, senza i cui soldi cadrebbero in poco tempo.
Biden difenderebbe Zelensky con tutte le sue forze.
Gli ucraini devono resistere a Kursk fino al voto di novembre per la Casa Bianca. Trump è pronto ad attribuire a Kamala Harris le colpe di tutte le disfatte.
Quella di Kursk sarebbe la più grande perché costruita sui 75,1 miliardi di dollari sborsati da Biden, cui bisogna aggiungere 23,3 miliardi di dollari recentemente deliberati dal Congresso.
Dall’inizio della guerra a oggi, l’Ue e altri Paesi europei hanno dato a Zelensky 110,2 miliardi di euro.
All’ultimo vertice sul bilancio comunitario sono stati promessi ulteriori 77 miliardi. Sommando i dollari americani agli euro dell’Europa, la cifra è esorbitante. Questa cifra da capogiro rischia di essere bruciata in una mano a poker.
Il grande giocatore di poker vince senza carte in mano contro avversari carichi di punti. Ma il bluff richiede che le carte siano ignote ai giocatori. In questo caso, tutti conoscono le carte di Putin e di Zelensky.
La Russia ha i soldati per aprire nuovi fronti e l’Ucraina no. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
L’Ucraina sta finendo i soldati e molti Paesi dell’Unione Europea stanno finendo i soldi con la Germania in recessione. Tra non molto, le carte potrebbe darle Trump.
giovedì 15 agosto 2024
Ucraina e gasdotti Nord Stream.
mercoledì 14 agosto 2024
L’Ucraina nelle mani di un vero idiota! Il professor Orsini ridicolizza Zelensky e i suoi padroni della Nato dopo l’insensato attacco in territorio russo.
I primi non possono aprire nuovi fronti; i secondi sì.
Per fare chiarezza, sottoporrò al vaglio della ragione tutte le spiegazioni elaborate dagli ambienti di Kiev nel rispetto del progetto illuministico. Con solerzia da etnografo, ne ho appuntate almeno sei.
Tutte hanno in comune una mancanza totale di senso della realtà figlia di una grave forma di megalomania sempre più radicata negli ambienti di Zelensky, Nato e Unione europea.
L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non risulta che tutte queste persone siano braccate dalla paura perché mille ucraini sono entrati a Kursk.
Dal canto suo, Zelensky ha dichiarato che l’invasione serve per costringere Putin a trattare alle condizioni dell’Ucraina.
Il problema è che l’invasione ucraina della Russia non è paragonabile all’invasione russa dell’Ucraina.
La prima è piccolissima; la seconda è grandissima.
Infatti, Putin non ha pensato di trattare, ma di contrattaccare.
La terza spiegazione è che l’invasione ucraina serve a conquistare la centrale nucleare di Kursk per minacciare di farla esplodere nel caso in cui Putin non dichiari la resa senza condizioni.
Se una circostanza del genere si verificasse, la cosa più probabile che accada è che Putin dia 24 ore a Zelensky per dimettersi pena un attacco nucleare ad ampio spettro.
La quarta spiegazione è che l’invasione di Kursk serve a ottenere il crollo del regime di Putin.
Secondo l’ambiente di Kiev – che include anche i principali quotidiani italiani – Putin sarà isolato dai suoi generali e odiato da tutti i russi per la falla a Kursk.
In realtà, l’invasione di Kursk causerà gli stessi effetti della rivolta di Prigozhin: i consensi di Putin aumenteranno giacché i russi odiano la Nato, mica Putin.
La ragione è presto detta: i russi sentono di essere attaccati dalla Nato e difesi da Putin. Soltanto chi abbia assunto dosi massicce di oppio ideologico non riesce a cogliere una verità così elementare.
La quinta spiegazione è che l’invasione di Kursk costringerà Putin a spostare truppe dal Donbass.
In realtà, è accaduto il contrario.
Per condurre l’invasione, Zelensky ha dovuto spolpare il fronte ucraino, dove arretra di continuo; Putin, invece, sta difendendo Kursk con il ricorso a nuovi soldati per le ragioni di cui sopra: ha un esercito enorme.
Infine, e siamo a sei, Zelensky ha dichiarato di avere invaso Kursk per spirito di vendetta affinché i russi capiscano che cosa significhi essere invasi…
Come se non lo sapessero: la megalomania distrugge persino il senso storico. Nel frattempo, i russi continuano a falcidiare gli ucraini in Donbass.
Qualcuno gli spieghi che la terza guerra mondiale vedrebbe Cina, Iran e Corea del Nord schierate con la Russia. Un tale schieramento sovrasterebbe persino gli Stati Uniti. Figuriamoci l’Ucraina.
martedì 4 luglio 2023
Zelensky il personaggio. - Giuseppe Salamone
Se c'è un personaggio da mettere immediatamente nella cerchia dei leader più pericolosi al mondo, quello è Zelensky!
Sono ormai diverse settimane che ripete a reti unificate, ovviamente con i megafoni della propaganda occidentale sempre proni, che la centrale nucleare di Zaporozhye sarebbe in procinto di saltare per aria a causa di un attacco terroristico da parte dei Russi.
Ora ci sarebbero alcune considerazioni da fare in merito, lavoro che dovrebbero fare in primis i giornalisti e poi i politici i quali sarebbe loro dovere proteggere i propri cittadini e gli interessi nazionali. Ma evidentemente sono troppo impegnati, o forse sarebbe meglio dire troppo proni a sottostare agli ordini che arrivano dai padroni oltreoceano. Pertanto nessuna critica o presa di posizione si leva per smentire questo personaggio, nemmeno davanti ad affermazioni altamente propagandiste che appaiono più come minaccie che avvertimenti.
Dicevamo, perché mai i Russi dovrebbero far saltare la centrale nucleare di Zaporozhye? È bene ricordare che si tratta di un sito gestito da loro ormai da molto tempo. Inoltre non avrebbero alcun motivo per farlo adesso soprattutto perché la tanto decantata controffensiva Ucraina è morta direttamente sul nascere. Se proprio i Russi volessero provocare una minaccia nucleare, di certo non userebbero una centrale visto che hanno 6000 testate a disposizione per poterlo fare.
L'ultima cosa nei pensieri dei Russi è quella di far saltare una centrale, questo perché avrebbero solo da perdere. In merito a tutto ciò è bene riportare cosa scrive l’Institute of Study of War in data 30 giugno (parliamo di un organo di informazione controllato dai falchi a stelle e strisce. Documento reperibile sul loro sito o sul mio canale Telegram):
“È improbabile che le forze russe provochino un incidente nella centrale nucleare di Zaporozhye. L’ISW ha precedentemente valutato che le forze armate russe non sarebbero in grado di controllare le conseguenze di un incidente radioattivo alla ZNPP e che tale incidente radioattivo potrebbe ulteriormente degradare la capacità della Russia di consolidare la sua occupazione dell’Ucraina meridionale, perché lascerebbe aree inabitabili e ingovernabili“.
Aggiungiamoci anche le parole di Raphael Grossi, direttore generale dell'AIEA, che intervistato da France24 ha smentito nettamente Zelensky. Infatti alla domanda del giornalista il quale gli chiedeva conto per questa situazione, ha risposto dicendo che a lui non risulta nulla di quanto affermato da Zelensky e che essendo stato lì, non ha visto gli sviluppi propinati a reti unificate dal comico Ucraino.
Insomma, il vertice NATO si avvicina e qualcuno ha bisogno di smuovere l'indignazione, la controffensiva non ha dato i risultati sperati e quindi bisogna parlare di qualcosa di più grosso, l'attenzione a livello mondiale sul comico Ucraino e la sua credibilità crolla ogni giorno sempre di più e la Russia riesce a piazzarsi come un alleato affidabile stringendo accordi in tre quarti di mondo ad eccezione del "buono e democratico occidente". A chi serve una catastrofe nucleare su cui marciarci sopra per giocare al "buono e cattivo"? Ognuno tragga liberamente le proprie conclusioni...
T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone
lunedì 22 maggio 2023
Gli ultrà bellicisti:balle & linciaggi. - Daniela Ranieri
BUFALE DA SBUFALATORI - Dopo l’articolo sugli osanna chez Bruno Vespa al leader ucraino, sui social si è scatenata la controffensiva con molte informazioni inesatte o incomplete: in gran parte lontane dalla verità.
Come qualcuno sa, siamo finiti nel linciaggio da operetta di gente molto nota sui social (meno nel mondo reale) per le sue posizioni belliciste – giornalisti e analisti “liberali” – dopo il nostro articolo sull’imbarazzante pagina di giornalismo offerta dall’ospitata su Rai1 di Zelensky, “intervistato” al Vittoriano dai nostri giornalisti di punta, alcuni dei quali smaccatamente asserviti alla narrazione dominante Nato-Usa.
Questi assatanati di guerra, che lapidano chiunque auspichi un negoziato e contesti la narrazione padronale, dopo averci insultato per giorni senza argomenti, hanno visto la luce in un thread di Twitter da cui suggono la Verità e a cui ci hanno ingiunto di rispondere, pena il rogo previsto per i putiniani. Noi non dobbiamo niente a questi provocatori, ma molto ai nostri lettori.
La Senior fellow all’Istituto Affari Internazionali (dalla bio di Twitter) Nona Mikhelidze ha preteso di “smontare” il nostro articolo punto per punto. In realtà ne contesta solo due passaggi, ma facendo molta scena con un sacco di link per creare confusione: quello in cui scriviamo che è inverosimile che il popolo ucraino sia al 100% col governo, altrimenti Zelensky non avrebbe avuto bisogno di mettere fuori legge gli 11 partiti di opposizione, oscurare tre reti televisive, istituire la legge marziale, e il riferimento ai crimini ucraini nel Donbass.
La debunker (“sbufalatrice”) ci controbatte con sondaggi che dicono invece che il popolo al 97% crede alla vittoria dell’Ucraina e al 91% “approva la performance di Zelensky” (sic). A parte che semmai conferma quanto abbiamo scritto, come si fa a discutere con una che dice “questa cosa non è vera perché l’ha smentita la XX”, dove XX è una sigla qualunque? Ci mettiamo a dimostrare che l’IRI, International Republican Institute, che lei cita come fosse la Bibbia, non è imparziale perché è una fondazione di destra? A contestare che l’Ucraina sia un paradiso di democrazia non siamo noi. Citiamo il caso, riportato da Jacobin, di Volodymyr Chemerys, attivista ucraino per i diritti umani: a luglio 2022 agenti del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) gli sono entrati in casa, gli hanno rotto una costola e sequestrato i dispositivi elettronici per reati come la “posizione apertamente filo-russa”, “la critica delle attività delle autorità ucraine” e per aver definito la guerra dal 2014 “un conflitto civile interno”. O dell’autore satirico Jan Taksyur, richiuso per 5 mesi in un centro di detenzione preventiva con l’accusa di tradimento per aver fatto satira sull’élite ucraina, gli ultranazionalisti e la rivoluzione di Maidan. O del pacifista Ruslan Kotsaba, proclamato “prigioniero di coscienza” da Amnesty nel 2015, incriminato per “alto tradimento” prima dell’invasione russa per un video in cui definiva quella in Donbass “guerra civile fratricida” e processato secondo la sua testimonianza più duramente dopo il 24. o2. 2022, etc.. Questo accade a chi dissente, dunque stupisce che oltre il 90% delle persone si dicano d’accordo con Zelensky? E le migliaia di disertori tra i 18 e i 60 anni che sono fuggiti alla coscrizione obbligatoria?
La debunker passa poi all’abolizione degli 11 partiti d’opposizione. Confuta che Zelensky li abbia aboliti, come abbiamo scritto? No, dice che dimentichiamo “di dire che sono filo-russi”. L’accusa è talmente risibile che si auto-annulla: in un Paese dove circa un terzo della popolazione è russa o russofona o russofila, per chi dovrebbe votare, per chi la massacra da 8 anni? Tra gli 11 partiti che Zelensky ha messo fuorilegge, due erano tra i più votati alle elezioni del 2019. Il più grande gruppo di opposizione, l’OPZZh (Piattaforma di opposizione filorussa per la vita), aveva circa il 10% dei seggi: si chiamava così dai fatti di Maidan, ma la maggior parte dei suoi esponenti aveva posizioni filo-ucraine e sosteneva Zelensky in Parlamento.
Nel 2020 l’OPZZh è finito testa e testa nei sondaggi col partito di Zelensky dopo che un suo candidato ha battuto il candidato del partito di Zelensky nelle elezioni per il sindaco della città natale del presidente. I militanti di OPZZh sono stati arrestati ed esiliati. Alcuni, tra cui il vincitore del voto, sono stati uccisi. La debunker ci ricorda che il capo del partito era Viktor Medvedchuk, “che secondo il piano di Putin doveva sostituire Zelensky dopo che i russi prendevano Kyiv”. A parte la comicità dell’espressione “il piano di Putin” (questi analisti parlano direttamente con Putin, hanno una linea rossa col Cremlino), facciamo rispondere Olga Baysha, analista ucraina di formazione statunitense: “Medvedchuk è una figura odiosa. Ma non bisogna dimenticare che i suoi canali tv rappresentavano le opinioni di diversi gruppi nella società ucraina che si opponevano alla guerra dell’Ucraina contro il Donbass e alla persecuzione dei dissidenti”. A ogni modo quello che abbiamo scritto è giusto.
Con analoga superficialità, la debunker dice che le reti tv erano filo-russe. Il giornalista ucraino e leader del sindacato della stampa Serhiy Guz ha detto a Jacobin: “Non sapremo mai qual è la base di queste accuse, qual è il legame con la Russia, perché non c’è alcuna prova che qualcuno dei lavoratori di questi canali televisivi abbia lavorato per l’intelligence russa”.
Quanto ai crimini degli ucraini in Donbass, derubricati a “miti” e “disinformazione”, esistono fonti più autorevoli di noi e di questi linciatori e dilettanti del giornalismo. Il rapporto Osce 2019 (https://www.osce.org/files/f/documents/5/1/430004_0.pdf) sui crimini nel Donbass e le torture dei prigionieri politici in Donetsk e Lugansk; il rapporto OHCHR 2016 sui crimini nel Donbass (https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf); il rapporto Human Rights Watch 2014 sulla distruzione di centinaia di scuole (“Sia Kiev sia i ribelli usano edifici scolastici a scopi militari”); Noam Chomsky, emerito studioso statunitense di origine ucraina: “Gli osservatori Osce avevano segnalato un forte aumento della violenza nella regione del Donbass, che molti, non solo la Russia, denunciano essere in gran parte di matrice ucraina”. Il report di Amnesty International di agosto 2022, dopo tre mesi sul campo di battaglia in Donbass e nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv: “Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili” usandoli come scudi umani, “violano il diritto internazionale e trasformano i civili in obiettivi militari”, cioè la Rada, il Parlamento ucraino,”è venuta meno al dovere di difendere la popolazione”. Più di tutto parla il Vicolo degli Angeli, un complesso commemorativo inaugurato a Donetsk nel 2015 in memoria dei bambini morti nella guerra del Donbass.
Strano che la debunker non debunki il nostro debunking delle bugie di Zelensky sul battaglione Azov, integrato da Kiev nella Guardia nazionale (a Vespa ha detto che era un’invenzione russa: invece risulta da rapporti Osce e da inchieste di Guardian e Bbc) e sulla violazione anche da parte sua degli accordi di Minsk-2. Metodologicamente, tacciando noi di fake news, i calunniatori non si accorgono di accusare fonti pro-Nato. Eticamente, contestando che ci siano stati questi crimini, arzigogolando con link e numeri, si rendono simili a quelli che negano l’Olocausto cavillando se gli ebrei uccisi fossero davvero 6 milioni.
Il nostro pezzo era sull’asservimento della stampa alla narrazione della “vittoria a tutti i costi” ribadita da Zelensky a Vespa che, siccome non è riuscito a portarlo a Sanremo, gli ha regalato l’Altare della Patria (proponiamo per la prossima visita direttamente il Colosseo, dove si può assaporare meglio il sangue). Noi siamo vicini al popolo ucraino criminalmente attaccato da Putin e distantissimi da chi vuole portarci alla guerra atomica. E questo linciaggio ci conferma che siamo nel giusto. Ma siamo solidali con questi soldatini del web: in fondo sono in guerra, che ne sappiamo noi delle privazioni della trincea?
Pagina Alessandro Orsini - Intervista Zelensky
martedì 16 maggio 2023
Irritazione della Santa Sede dopo il no di Zelensky alla mediazione del Papa per la pace. Francesco: “Con le armi si continuerà a distruggere ogni speranza” - Francesco Antonio Grana
“Con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere anche ogni speranza di pace”. Il giorno dopo l’udienza in Vaticano con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato il duro monito di Papa Francesco che, al Regina Caeli recitato con i fedeli presenti in piazza San Pietro, è tornato a condannare il ricorso alle armi. Parole molto eloquenti che confermano la volontà di Bergoglio di continuare sulla sua strada anche per quanto riguarda la guerra in Ucraina, nonostante la netta chiusura di Zelensky a ogni possibile mediazione, non solo vaticana, con la Russia. In particolare, due affermazioni del presidente hanno, almeno per il momento, vanificato l’offerta di mediazione che il Papa gli ha rinnovato anche nell’udienza di ieri: “Non si può fare una mediazione con Putin, nessun Paese al mondo lo può fare” e “per me è stato un onore incontrare Sua Santità, però lui conosce la mia posizione, la guerra è in Ucraina e il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula per la pace”. In che cosa consiste il “piano di pace” presentato da Zelensky? Si tratta di 10 punti in cui si chiede il ritiro delle truppe russe, il ripristino dei confini, la firma russa di un trattato per l’integrità territoriale di Kiev e un accordo con i paesi Occidentali affinché forniscano strumenti di difesa all’Ucraina. In pratica, non una mediazione, ma una serie di condizioni che portino alla vittoria.
Parole che non potevano non irritare la diplomazia della Santa Sede. Non a caso all’incontro con Zelensky si è notata l’assenza del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a Fatima per presiedere le celebrazioni del giorno in cui la Chiesa ricorda la prima apparizione della Madonna, nel 1917, ai tre pastorelli. È evidente a tutti che sarebbe potuto rientrare in anticipo e partecipare all’udienza dei vertici della Segreteria di Stato con il presidente ucraino, immediatamente successiva a quella con Francesco. Udienza nella quale Parolin è stato sostituito dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato. Uno scenario che conferma la solitudine di Bergoglio nel tentativo, tutt’altro che scontato, di arrivare a una mediazione che ha come primo obiettivo il cessate il fuoco, oltre ovviamente allo scambio dei prigionieri e al rientro a casa dei bambini portati con la forza in Russia. Trattative, queste ultime due, chieste esplicitamente dall’Ucraina al Papa.
“In questi giorni – ha affermato Francesco al Regina Caeli – abbiamo assistito di nuovo a scontri armati tra israeliani e palestinesi, nei quali hanno perso la vita persone innocenti, anche donne e bambini. Auspico che la tregua appena raggiunta diventi stabile, che le armi tacciano, perché con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere anche ogni speranza di pace”. Con l’immancabile preghiera per la fine dei conflitti: “A lei (Maria, ndr) ci rivolgiamo chiedendo di alleviare le sofferenze della martoriata Ucraina e di tutte le nazioni ferite da guerre e violenze”. Nella meditazione sul Vangelo domenicale, il Papa ha ricordato che lo Spirito Santo “non ci lascia soli mai, sta vicino a noi, come un avvocato che assiste l’imputato stando al suo fianco. E ci suggerisce come difenderci di fronte a chi ci accusa. Ricordiamo che il grande accusatore è sempre il diavolo, che ti mette dentro i peccati, la voglia di peccato, la malvagità. Riflettiamo su questi due aspetti: la sua vicinanza a noi e il suo aiuto contro chi ci accusa”.
Francesco ha aggiunto: “Lo Spirito Santo vuole stare con noi: non è un ospite di passaggio che viene a farci una visita di cortesia. È un compagno di vita, una presenza stabile, è Spirito e desidera dimorare nel nostro spirito. È paziente e sta con noi anche quando cadiamo. Rimane perché ci ama davvero: non fa finta di volerci bene per poi lasciarci soli nelle difficoltà. No, è leale, è trasparente, è autentico. Anzi, se ci troviamo nella prova, lo Spirito Santo ci consola, portandoci il perdono e la forza di Dio. E quando ci mette di fronte ai nostri sbagli e ci corregge, lo fa con gentilezza: nella sua voce che parla al cuore ci sono sempre il timbro della tenerezza e il calore dell’amore”. Quindi, ha concluso il Papa, “se invochiamo lo Spirito, impariamo ad accogliere e ricordare la realtà più importante della vita, che ci protegge dalle accuse del male”.