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lunedì 1 dicembre 2025

MARCO TRAVAGLIO - Tre porcellini (più uno) - IFQ - 30 novembre 2025

Nella Tangentopoli ucraina che decapita, testa dopo testa, la cricca di Zelensky, stupisce solo lo stupore. Bastava leggere l’inchiesta internazionale del 2021 “Pandora Papers” (pubblicata qui dall’Espresso) per sapere che il presidente plebiscitato nel 2019 proprio perché prometteva lotta dura alla corruzione (oltre alla pace con Putin) è al vertice di una piramide corrotta. Il marchio Servitore del popolo della fiction e poi del partito è un’esclusiva del suo padrino, l’oligarca Ihor Kolomoyskyi, re dei metalli, banchiere, presidente del Dnipro calcio, terzo uomo più ricco d’Ucraina, finanziatore di bande paramilitari nere (Azov, Dnipro&C.), proprietario della tv “1+1” che lanciò Zelensky prima di finire ricercato per aver svaligiato la sua stessa banca, fuggire in Israele, tornare in patria e venire arrestato per riciclaggio. Nel 2003 Zelensky, tornato in Ucraina dopo i primi successi nelle tv russe, fonda la casa di produzione Kvartal 95 con due amici e soci: Mindich e Shefir, che posseggono con lui e la moglie Olena quattro società offshore e conti correnti in paradisi fiscali (Isole Vergini, Cipro e Belize). Degli affari legali di Kvartal si occupa l’amico avvocato e produttore Yermak. Shefir si fa diverse case a Londra. Zelensky compra per 3,8 milioni una villa a Forte dei Marmi, intestata a una società italiana controllata da una cipriota. Ma per le elezioni si scorda di dichiararla, come una delle offshore. Appena eletto presidente, Zelensky trasferisce la ditta nelle istituzioni. Il suo socio Shefir è il suo “primo assistente” (sarà licenziato nel 2024 in una delle tante purghe). Il suo legale Yermak è capo dell’Ufficio presidenziale. E intanto Mindich, il terzo porcellino, si butta sulle commesse energetiche e militari e fa affari d’oro.
A luglio le autorità anticorruzione Nabu e Sapo indagano in gran segreto su mega-tangenti nell’energia. E Zelensky vara in tutta fretta una legge per metterle sotto controllo del Pg, che dipende da lui. La piazza e l’Ue lo costringono a una mezza marcia indietro. E venti giorni fa si capisce tutto. Nabu e Sapo calano le carte dell’inchiesta “Midas”: 100 miliardi di mazzette a varie figure del governo e dell’inner circle di Zelensky, riciclati in società fittizie e ville a Kiev e in Svizzera. Il capobanda è Mindich. Gli trovano water, bidet, rubinetti d’oro e chili di contanti nelle credenze, ma sfugge all’arresto in Israele grazie a una soffiata. Intercettato, parlava con Shefir di una colletta da 2,5 milioni per la cauzione di un altro corrotto del giro: il vicepremier Chernyshov. L’altro porcellino, Yermak detto “Alì Babà”, l’hanno perquisito venerdì: stava negoziando la pace (e l’amnistia) con Usa e Ue, ma Zelensky l’ha cacciato. Ora il capo-negoziatore è Umerov, che è indagato da gennaio. Bisogna pur fare pulizia, no?

sabato 22 novembre 2025

Oleksiy Oleksiyovich Goncharenko, deputato ucraino.

 

Fate leggere queste dichiarazioni a Pina Picierno, Carlo Calenda e anche a Giorgia Meloni. Non arrivano da spie del Cremlino.
Arrivano da Oleksiy Oleksiyovich Goncharenko, deputato ucraino, di certo non uno di quelli che possiamo chiamare colombe. Bensì un falco alla Calenda e alla Picierno, giusto per intenderci: “La realtà è questa: non abbiamo soldi, la mobilitazione è fallita e le truppe sono stanche.”
Ma c’è di più, e questa è una bomba che conferma quello che abbiamo sempre sostenuto. Sentite cosa dice a Zelensky: “Questo momento più difficile nella storia del Paese è stato creato proprio dalle vostre azioni e da quelle dei vostri amici.”
Ah, quindi Zelensky & company hanno delle responsabilità e lo dice direttamente un parlamentare ucraino? Cosa ne pensa la donna, madre e cristiana che, quando c’era da prendersi baci in fronte da Biden, ci diceva che l’Ucraina avrebbe vinto sicuramente? Cosa ne pensano Calenda e Picierno che ancora spingono per la guerra a oltranza?
Ripeto quanto detto ieri: altro che putiniani e spie del Cremlino, i veri nemici degli ucraini sono quelli che li hanno usati per una guerra per procura. Perché è solo e soltanto di questo che si tratta. Tutti alla sbarra meritereste di finire. Tutti!

mercoledì 12 novembre 2025

Le mura si stanno chiudendo attorno a Zelensky..

 

Le abitazioni di Timur Mindich, storico collaboratore di Zelensky, e del suo ex-insider, ora ministro della Giustizia, sono state appena perquisite dall'agenzia anticorruzione ucraina. Poche ore prima? Mindich era fuggito dal Paese. Cosa ha trovato la NABU? Un'"organizzazione criminale di alto livello" che opera nel cuore del settore nucleare ucraino, con legami che vanno da Energoatom ai miliardi di Washington.

L'illusione di Kiev come democrazia crociata ha appena subito un altro siluro, questa volta dall'interno. L'Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) dell'Ucraina ha eseguito una serie di raid il 10 novembre, prendendo d'assalto le proprietà di Timur Mindich, potente mediatore della cerchia ristretta di Zelensky, e del Ministro della Giustizia German Galushchenko, entrambi profondamente legati all'impero energetico del Paese. Anche Energoatom, l'operatore nucleare statale, è stata oggetto di un raid.

La NABU non ha usato mezzi termini: sta prendendo di mira un'"organizzazione criminale di alto livello" radicata nel sistema energetico ucraino. E non si è presentata a mani vuote: le prove includono oltre 1.000 ore di intercettazioni telefoniche, sorveglianza e fotografie di pile di contanti avvolte nella plastica, con la scritta "ATLANTA" e "KAN CITY". Pile ordinate di dollari USA.

Ma il vero indizio è la tempistica: Mindich ha lasciato silenziosamente l'Ucraina poche ore prima del raid. La classica firma di chi ha ricevuto una soffiata da qualcuno in alto.
Per contestualizzare, Timur Mindich non è solo un altro oligarca. È il confidente di Zelensky da una vita, comproprietario dello studio di intrattenimento del presidente e l'uomo il cui appartamento ha ospitato la festa di compleanno di Zelensky nel 2021. Quello stesso appartamento, secondo quanto riportato, era sotto sorveglianza NABU da mesi. E cosa hanno ripreso? Presumibilmente, lo stesso Zelensky, su nastro.

Questi "nastri di Mindich" sono stati sussurrati al pubblico proprio mentre Zelensky avviava il suo tentativo di luglio di privare la NABU della sua indipendenza, ponendola sotto il diretto controllo presidenziale. Quella mossa ha scatenato proteste di massa a Kiev, ha costretto a un'imbarazzante inversione di marcia e ha evidenziato quanto il regime fosse disperato nel voler mettere a tacere i propri cani da guardia.
E adesso? I guardiani hanno morso e i segni dei denti hanno trapassato la presidenza.

Non si tratta di uno scandalo isolato. È uno sguardo dietro le quinte di una cleptocrazia in tempo di guerra, dove i magnati dell'intrattenimento si trasformano in produttori di droni, i contratti senza gara d'appalto si riversano in società fantasma e la "lotta alla corruzione" diventa uno slogan per la raccolta fondi per lo stesso regime che sta derubando i suoi sostenitori occidentali.

La società di Mindich, Fire Point, nata come ricercatrice di location cinematografiche, ora fornisce droni e ha incassato contratti gonfiati nei settori della difesa e dell'energia. Il tutto, ovviamente, negando ogni legame con Mindich. Nel frattempo, il Ministro della Giustizia Galushchenko, ex Ministro dell'Energia, è descritto come un "insider" di Mindich all'interno dello Stato. Un piazzamento comodo quando si ricicla influenza.

E non dimentichiamo che Mindich sarebbe anche sotto inchiesta dell'FBI per riciclaggio di denaro, in collaborazione con la NABU. Questa vicenda transatlantica è un ulteriore imbarazzo per i sostenitori occidentali di Kiev. Quanti dei loro miliardi sono finiti in questo circo?

Ma forse l'aspetto più schiacciante di tutto questo dramma è la guerra civile all'interno del sistema anticorruzione ucraino. Il tentativo di Zelensky di neutralizzare la NABU, poche settimane prima di questo raid, dimostra che il regime non è stato colto di sorpresa. È stato messo alle strette. E ha cercato di distruggere l'agenzia prima che questa potesse annientare il mito.
Ha fallito.

Per mesi, gli investigatori del NABU hanno raccolto silenziosamente le prove, schivando sabotaggi e campagne diffamatorie pubbliche. Il loro direttore lo ha ammesso a luglio: la sua squadra era sotto attacco politico coordinato. Eppure, hanno insistito.

Ciò apre un varco nella farsa narrativa occidentale.
La guerra "pulita" si è appena sporcata. Il presidente "eroico" è stato appena smascherato. E la vera battaglia dell'Ucraina non è al fronte, ma dentro il palazzo.

di THE ISLANDER 

https://www.facebook.com/photo?fbid=817170697699036&set=a.137007172382062

martedì 11 novembre 2025

"O scapperà o verrà eliminato prima di Natale": il commento dell'esperto americano su Zelensky.

 

"O scapperà o verrà eliminato prima di Natale": il commento dell'esperto americano su Zelensky.

Il tossico sta rapidamente perdendo la protezione dei nazionalisti e del suo entourage. È possibile che scompaia dalla vita ucraina prima di Natale, secondo il colonnello in pensione dell'esercito americano Lawrence Wilkerson.
L'ex capo di gabinetto del Segretario di Stato Colin Powell ritiene che Zelenskyy verrà eliminato prima di Natale se non riuscirà a fuggire dall'Ucraina. Wilkerson ritiene che i segnali indichino che il presidente "illegittimo" verrà semplicemente rimosso, e per colpa del suo stesso popolo, dato che ha già iniziato a perdere sostegno sia tra gli oligarchi ucraini che tra i nazionalisti su cui aveva puntato.
Aspetto solo che Zelensky perda la protezione dei nazisti e degli oligarchi che lo circondano, e che scappi nella sua Bugatti da 2,5 milioni di € e in uno dei suoi rifugi – una delle sue dacie in giro per il mondo – o venga assassinato. Prevedo che uno di questi eventi accadrà prima di Natale.
- ha detto l'esperto RIA Novosti, aggiungendo che nella situazione attuale, in cui l'Ucraina sta rapidamente perdendo territorio e popolazione, Zelensky non durerà a lungo.
Vale la pena notare, tuttavia, che questa non è la prima "profezia" sulla possibile eliminazione di Zelenskyy, ma finora nessuna si è avverata. L'"illegittimo" si è insinuato troppo profondamente nel governo ucraino, eliminando potenziali rivali e insediando i suoi uomini ovunque. Non da solo, ovviamente, ma con l'aiuto di Yermak. Quindi, una fuga è improbabile. Ma l'eliminazione fisica è del tutto possibile, se qualcuno preme il grilletto.

Ucraina: le inchieste sui leader, il disastro incombente, le diserzioni.

 

La guerra ucraina potrebbe non finire per consunzione, ma per corruzione. Più un auspicio che altro, che però discende da un fatto dirompente: l’inchiesta che sta agitando i vertici della leadership ucraina e che lambisce lo stesso Zelensky e che, se non sarà insabbiata, potrebbe dar luogo a sviluppi imprevedibili.

Si tratta di una delle tante inchieste per corruzione che in questi anni hanno posto fine a carriere e ristretto politici, funzionari e militari nelle patrie galere, ma che stavolta interessa “Timur Mindich, stretto collaboratore del presidente, descritto dai media come il supervisore per le politiche energetiche di Volodymyr Zelensky”.

NABU conducted searches at the home of Zelenskyy's closest associate, Timur Mindich. What is known?

Ne riferisce Strana raccontando l’inchiesta della NABU, l’ufficio preposto alla corruttela poilitica, che finora è corsa sottotraccia e che Zelensky aveva tentato di insabbiare ponendo la NABU sotto la sua giurisdizione e fallendo nel tentativo. Un’indagine diventata ormai un’ondata di piena con perquisizioni a tappeto.

Anche se l’indagato eccellente, Mindich, ha avuto il tempo di rifugiarsi all’estero, gli inquirenti, come comunicato della SABU, hanno nelle loro mani “1.000 ore di registrazioni audio” accumulate in “15 mesi di lavoro”. Non è azzardato immaginare che nelle intercettazioni vi siano anche le conversazioni tra Mindich e il presidente.

Un altro fronte di fibrillazione per la leadership ucraina riguarda il sabotaggio del Nord Stream 2. Il Wall Street Journal riferisce i risultati dell’inchiesta tedesca, secondo la quale l’ordine fu dato da Zelensky e portato a segno da Valeriy Zaluzhny, allora comandante dell’esercito di Kiev, il quale avrebbe disobbedito alla Cia che aveva posto il veto.

The Nord Stream Investigation That’s Splintering Europe Over Ukraine

Al di là dell’intento manifesto di scagionare l’America da un attentato contro l’infrastruttura dell’alleato teutonico, è probabilmente vero che la Cia, o parte del potere Usa di allora, si opposero, com’è plausibile che Zaluzhny abbia agevolato l’operazione segreta condotta dalla Nato su supervisione di liberal-neocon Usa e Gran Bretagna (gli ucraini non hanno le capacità per fare tale operazione).

Resta che è importante che dagli Usa si voglia compromettere Zaluzhny in questa vicenda, a cui certo non è estraneo, perché i fautori della guerra infinita accarezzano l’idea di sostituire Zelensky con lui. Infatti, se vero, come scrive il WSJ, che l’esito dell’inchiesta potrebbe alienare parte delle simpatie dell’Occidente da Kiev, ne soffrirebbe anche l’ex generale e attuale ambasciatore ucraino a Londra.

Così le due inchieste potrebbero travolgere entrambi i duellanti e forse portare sugli scudi  qualcuno più consono alle aspettative dell’attuale amministrazione Usa, la quale ritiene di aver incassato abbastanza dal conflitto – sia in termini economici (guadagni astronomici dell’apparato militar industriale) sia in termini geopolitici (la sudditanza della Ue agli Usa) – e che proseguirlo mette a rischio il lucro conseguito, dal momento che il destino manifesto della guerra è la sconfitta strategica dell’Occidente.

Di tale esito scrive Ted Snider su Antiwar che spiega come la nebbia narrativa su quanto sta accadendo a Pokrovsk impedisce di vedere la portata del disastro che incombe su Kiev. Ormai i russi controllano l’80% della città e le estremità delle tenaglie “si stanno progressivamente stringendo intorno a Pokrovsk e ora sono distanti solo un chilometro, un varco difficile e pericoloso da attraversare anche per i migliori paracadutisti ucraini”.

“Sebbene l’Ucraina continui a negare l’accerchiamento incombente, ammettendo solo che la situazione è ‘difficile’, la narrazione non cambierà la realtà sul campo di battaglia. L’Euromaidan Press ucraino afferma che Pokrovsk ‘rischia di diventare un cimitero per i migliori soldati ucraini’. Il Kyiv Independent ritiene che ‘salvare la città dalla caduta a breve sembra un compito arduo e probabilmente impossibile'”.

What we know now about the 'encirclement' of Ukraine's Pokrovsk

Inutile soffermarsi poi sulle esagerazioni riguardo le asserite perdite dei russi, ormai usuali insieme alla minimizzazione delle perdite ucraine, più interessente il proseguo dell’articolo, che demolisce le analisi dei media sull’insignificanza della perdita della città.

Infatti, “la perdita di Pokrovsk – scrive Snider – significa non solo la perdita di un nodo strategico fondamentale per l’approvvigionamento delle forze ucraine a Est, ma anche la possibile perdita del controllo della linea difensiva ucraina delle fortificazioni collegate di Donetsk”.

Inoltre, i media occidentali, concentrandosi esclusivamente su Pokrovsk, trascurano “il quadro più ampio: le forze armate russe sono entrate o hanno parzialmente circondato diverse città di Donetsk, minacciando un accerchiamento più ampio dell’area”.

Inoltre, i media eludono il fatto che “le forze armate ucraine non sono state in grado di lanciare nessuna offensiva nel 2025. Queste due realtà del teatro di guerra si combinano per creare un contesto più ampio, ancora più allarmante. Tutto ciò, infatti, suggerisce che la guerra di logoramento russa ha esaurito le truppe ucraine al punto che non sono più in grado né di attaccare né di difendersi”.

A rivelare che la situazione è “disperata” anche l’incremento della diserzione. Per ovviare al fuggi fuggi sempre più massivo “l’Ucraina ha fatto ricorso alla mobilitazione forzata: gli uomini sono rapiti, spesso in modalità aggressiva, contro la loro volontà e portati nei centri di reclutamento per poi essere condotti sul campo di battaglia con pochissimo addestramento”.

Una volta al fronte, però, disertano a frotte: “Sebbene sia stato poco riportato dai media mainstream, solo nei primi mesi del 2025 più di 110.000 soldati ucraini hanno disertato, cioè circa il 20% delle forze armate. Dall’inizio della guerra il numero delle diserzioni potrebbe aver raggiunto le 200.000 unità e peggiora di mese in mese”.

“I media occidentali – conclude Snider – appaiono complici nel rilanciare il messaggio fuorviante di Kiev, teso a mantenere alto il morale e il flusso di armi occidentali. Ma, sebbene la narrazione possa essere abbastanza forte da trarre in inganno l’opinione pubblica che si fida dei giornali, non è abbastanza forte da alterare la realtà. L’Ucraina sta ricorrendo a misure più disperate nel tentativo di affrontare la situazione disastrosa del teatro di guerra, nel quale non ha più abbastanza uomini per passare all’offensivao difendersi e con i soldati che disertano con la stessa rapidità con la quale vengono uccisi”. Urgono quei negoziati che il partito della guerra sta sabotando dall’aprile del 2022 (vedi Foreign Affairs).

***** 

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https://www.piccolenote.it/mondo/ucraina-le-inchieste-sui-leader-il-disastro-incombente-le-diserzioni

lunedì 29 settembre 2025

«La terza guerra mondiale scoppierà il 3 novembre»: le parole del generale della Nato scatenano il panico.

 

Tre parole insieme che danno forma a un incubo: "terza guerra mondiale". Da quando la minaccia russa si è fatta più concreta, in tanti si chiedono se il conflitto li riguarderà direttamente in tempi brevi e con quali conseguenze. Così, basta poco per creare una psicosi collettiva, soprattutto nel mondo social dove tutto è valido. Come successo con le parole dell'ex comandante della Nato Richard Shirreff, trasformate in una predizione della fine del mondo.

La terza guerra mondiale comincerà il 3 novembre?

In un'intervista al Daily Mail l'ex militare ha immaginato l'inizio della guerra mondiale tra Russia e Nato, ipotizzando una data vicina: il 3 novembre. Shirreff ha utilizzato questo giorno specifico per sottolineare l'impreparazione dell'Alleanza a un attacco delle forze russe. L'ex comandante voleva spiegare che la Nato dovrebbe prepararsi alla svelta. Ma quella data sui social è diventata preso una predizione della fine del mondo.

Immaginando lo scoppio della guerra il 3 novembre 2025, il generale ha immaginato come prime vittime le capitali baltiche. Vilnius e altre città subirebbero blackout estesi, poi propagati in Estonia e Lettonia a causa di attacchi informatici alle reti elettriche. La paralisi delle infrastrutture critiche – banche, ospedali e uffici pubblici – scatenerebbe panico diffuso, mentre rivolte e disordini verrebbero alimentati da agenti russi e bielorussi.

Poi si passerebbe al resto dell'Europa, con Regno Unito, Francia e Germania colpite in poco tempo. In questo modo la Nato non avrebbe il tempo di reagire. 

L'Italia: Putin non pensa ad attaccarci.

Proprio nelle scorse ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo al presidente russo Zelensky, ha dichiarato che ritiene «improbabile un attacco russo all'Italia perché Putin non ha intenzione di scatenare la terza guerra mondiale». La speranza di tutti è che abbia ragione. 

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/la-terza-guerra-mondiale-scoppier%C3%A0-il-3-novembre-le-parole-del-generale-della-nato-scatenano-il-panico/ar-AA1NsJCM

Una minaccia nucleare

Il 25 settembre, in risposta a una dichiarazione di Zelensky, Dmitry Medvedev (nella foto con Putin) ha lanciato un avvertimento agli Stati Uniti sull'uso di armi nucleari, ha riportato 'Newsweek'.

 nucleare©The Daily Digest

Ex Presidente russo invia un agghiacciante allarme nucleare agli Stati Uniti

L'intervista di Zelensky

 

In un'intervista con Axios, il presidente ucraino aveva affermato di aver ottenuto da Trump un esplicito appoggio agli attacchi ucraini contro obiettivi russi, come infrastrutture energetiche e fabbriche di armi, aggiungendo che, nel farlo, sarebbero state utilizzate armi americane a lungo raggio.

di Zelensky©The Daily Digest

Ex Presidente russo invia un agghiacciante allarme nucleare agli Stati Uniti

sabato 16 agosto 2025

SE NO? Marco Travaglio FQ 15.08”25

 

A leggere le nostre gazzette, si direbbe che Trump e Putin attendessero con ansia le istruzioni di Zelensky e dell’Ue (o dei suoi soci più mitomani, detti anche “volenterosi”) prima di incontrarsi oggi in Alaska per discutere delle loro faccenduole: Medio Oriente, Cina, Brics, Pacifico, Baltico, Artico, armi strategiche, gas, petrolio, terre rare, IA.
Le istruzioni sono perentorie:
“Non decidete nulla senza di noi”. Ovvio che Trump e Putin prendano buona nota scattando sull’attenti: “Ci mancherebbe, ogni vostro desiderio è un ordine. Anzi, mandateci qualche riga in ucraino e noi firmiamo a scatola chiusa”.
Questa versione fumettistica della geopolitica, basata sul manicheismo buoni/cattivi, anzi amici/ nemici, non smette di sortire effetti tragici: gli ucraini spinti 11 anni fa ad avventurarsi nella guerra civile poi sfociata nella guerra aperta con la Russia, entrambe perse in partenza.
Ma anche comici: i governi che hanno perso la guerra dettano condizioni ai russi che la stanno vincendo ogni giorno di più e, già che ci sono, pure agli americani.
La domanda che aleggia nell’aria quando parlano è semplice:
“Se no?”.
Di solito chi lancia ultimatum con la faccia feroce e la voce grossa ha il coltello dalla parte del manico:
se il destinatario disobbedisce, peggio per lui. Ma quali leve, armi di pressione, rappresaglie hanno in serbo i mitomani di Bruxelles e Kiev nel caso in cui Trump e Putin non ottemperino ai loro diktat? La linea Maginot europea si è vista alla prova dei dazi.
Appena ha visto Trump nel suo golf club privato in Scozia, Ursula si è sciolta come neve al sole: “Hai detto 15%? Ma non sarà poco?”. Un budino avrebbe resistito di più.
Zelensky è un presidente scaduto e sconfitto, tra l’esercito in ginocchio che tracolla su tutto il fronte e il popolo stremato che invoca una tregua purchessia e rimpiange i bei tempi della neutralità, dopo aver assaporato i balsamici effetti di quell’affarone chiamato Nato.
Trump l’aveva avvisato alla Casa Bianca: “Non hai carte”. Era un consiglio da amico: i falsi amici europei lo convinsero che fosse un “agguato”. Ora, se firma la pace sul fronte attuale, passa per uno che “cede” o “regala” territori, come se si potesse cedere o regalare ciò che si è perduto (in Donbass i russi stanno già ricostruendo e tutti sanno che quella ormai è Russia, come la Crimea); e deve guardarsi le spalle da nazionalisti e nazisti “amici”, tipo Azov.
Se non firma, condanna altri ucraini a morire senza sapere perché: l’ha ammesso lui stesso di non poter recuperare quei territori. E intanto ne perderà altri, perché Trump un’arma di pressione ce l’ha: appena chiude il rubinetto delle armi, Zelensky alza bandiera bianca.
Che non è l’inevitabile
“pace sporca” oggi rifiutata:
è la resa senza condizioni.

martedì 13 maggio 2025

Ma la Russia ha risposto : "Non si parla in questa maniera alla Russia, non si "tratta" così." - GiuseppeSalamone

 

"Non si parla in questa maniera alla Russia, non si "tratta" così."
Ha fatto proprio bene.
Una migliore risposta non poteva esserci.
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Siamo davvero oltre il limite del ridicolo.
Giorgia Meloni, appena ha capito cosa dire dopo aver aspettato che parlassero tutti, ha sentenziato così:
"L'Ucraina ha accettato subito di incontrare Putin a Istanbul giovedì, chiarendo in pochi minuti, rispetto a una certa propaganda, quale tra le parti coinvolte nel conflitto sia certamente a favore della pace e quale, invece, sia ancora una volta responsabile della guerra".
È da quando Putin ha invitato Kiev a Istanbul che le stanno provando tutte per boicottare il potenziale negoziato, mettendo la precondizione del cessate il fuoco di 30 giorni, sapendo di non essere nella posizione di poter imporre una beata mazza.
Però continuano a propagandare una narrazione
davvero insopportabile.
Intanto oggi, a Londra, si sono incontrati i ministri degli Esteri dei Paesi del gruppo Weimar+: Spagna, Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito, insieme alla guerrafondaia e russofoba Kallas.
Questo hanno dichiarato: “Finora la Russia non ha mostrato alcuna intenzione seria di voler fare progressi. Deve farlo senza indugio”. Inoltre, giusto per gettare benzina sul fuoco, hanno dichiarato che continueranno a pompare aiuti a Zelensky.
Ora ditemi voi, a queste condizioni, come la Russia debba accettare una tregua di 30 giorni.
Non poteva mancare la guerrafondaia Ursula, che fa sapere che la Commissione europea sta discutendo l'introduzione di sanzioni contro il Nord Stream 2 nel caso in cui la Russia non accetterà la tregua di 30 giorni. A parte il fatto che sul Nord Stream 2 potremmo aprire un libro, visto che per metà è stato costruito con i soldi dei tedeschi (praticamente si autosanzionano!), ma queste parole non vi sembrano dei ricatti che nulla portano di buono alla diplomazia?
Non sentite quell'odore di voler far saltare il banco?
A proposito, come ciliegina sulla torta, sempre la Commissione di Ursula ci informa che hanno pronto un bel miliardino di euro per acquistare armi e munizioni da mandare a Zelensky, e un altro miliardino per incrementare la produzione di droni e missili in Ucraina.
E da dove arrivano questi soldi? Ma certo, dai profitti derivanti dagli asset russi congelati.
Soldi letteralmente rubati ai russi, che usano per sparare ai russi nel momento in cui i russi gli dicono di incontrarsi per negoziare.
Poi però, a fare propaganda e a non voler negoziare, secondo Giorgia Meloni e compagnia, sarebbe la Russia. Mica loro, eh...

sabato 1 marzo 2025

VAE VICTIS. - Daniele Dell'Orco

 

Di fronte alla scazzottata in mondovisione tra Donald Trump, JD Vance e Volodymyr Zelensky, il tribunale del web si è pronunciato nel modo più prevedibile e immaturo possibile.
I pro-Zelensky lo sono ancora di più.
I pro-Trump lo sono ancora di più (una prece per i furbetti che fino ad ora hanno sempre provato a tenere il piede in due scarpe).
Tuttavia, analizzando a mente un po' più fredda questa pagina di storia in diretta TV, è come sempre necessario sgombrare il campo dall'emotività.
Innanzitutto, il contesto.
Alla corte di Trump sono passati già Emmanuel Macron e Keir Starmer, e abbiamo visto come sono stati trattati. Anche in quei casi la stampa occidentale ha "celebrato" le "sfide" mosse da questi leader a Trump come una dimostrazione del risveglio dell'Europa.
Bugia.
Sono stati ridicolizzati entrambi.
Alla luce di ciò, della considerazione che Trump ha dell'Europa e dei suoi politici, delle frasi già pronunciate all'indirizzo di Zelensky, dei colloqui con Putin e, cosa da non dimenticare mai, dei VOTI ottenuti affinché facesse proprio ciò che sta facendo (possiamo discutere sul come), è stato davvero ingenuo da parte di Zelensky aspettarsi nella sua trasferta a Washington uno scenario rispetto a quello dell'agguato a favore di telecamera.
L'America del MAGA, una grande potenza e dunque situazionale come tutte le grandi potenze, non crede e non può credere che gli ucraini stiano combattendo per lei e per i suoi valori. L'America del MAGA crede che sia lei ad aver fatto un favore a Zelensky affinché restasse vivo, in buona salute e in grado di mettere una firma per saldare la cambiale ricevuta tre anni fa nei tempi e nei modi stabiliti dal creditore.
Dicendo alla fine persino grazie per i mesi concessi e per non aver permesso che su Bankova sventolasse il tricolore russo.
Zelensky, invece, pensa ancora che quello ucraino sia un esempio per il mondo libero e che sia quindi il mondo libero a dover dire grazie a lui e all'Ucraina. Ecco perché nell'intervista tv post-scontro ha persino definito l'America "partner".
Da questo palesemente lacunoso reality check nasce lo scazzo, giacché nello Studio Ovale la situazione è degenerata quando Zelensky ha "risposto" a JD Vance dicendogli in sostanza in pieno volto che in virtù di ciò che sta succedendo in Ucraina dal 2014 sarebbe improprio parlare di "diplomazia".
Il virgolettato chiave è: "Di quale diplomazia stai parlando, JD?"
Vance, che comunque deve essere sempre chiamato "Mr Vice-President" specie a casa sua, è il secondo uomo più potente del mondo che risponde a un elettorato che ha votato per lui e per Trump affinché potessero cambiare rotta in politica estera smettendo di spendere soldi per imprese militari che le persone non capiscono.
Così, di fronte alla reprimenda di Zelensky che vorrebbe invece che gli Usa si impegnassero ancora di più garantendo a Kiev le armi per essere abbastanza potenti da trattare con i russi alla pari e soprattutto le famose "garanzie" in caso di futuri attacchi russi, JD Vance ha detto ciò che TUTTI i suoi elettori pensano, ovverosia che Zelensky è un ingrato che ha fatto circonvenzione di incapace nei confronti di Joe Biden frodando l'America per miliardi di dollari per una faccenda privata della famiglia Biden e di una cricca liberal.
Subito dopo, con l'intervento di Trump a gamba tesa, la seconda leggerezza dialettica di Zelensky è stata quella di dire al Presidente americano che si sarebbe trovato nella sua "stessa situazione" molto presto.
Come può il leader di un Paese al collasso spiegare al leader della più grande potenza al mondo (e che vuole fare di tutto per dimostrare di esserlo) che "presto" si troverà nei guai come fosse un'Ucraina qualunque?!
È necessario allora ricordare chi sia davvero Volodymyr Zelensky: una figura cruciale del "Resistance Operating Concept", lo schema multifattoriale applicato affinché il "progetto Ucraina" non si sciogliesse dopo due ore dall'ingresso dei carri armati russi.
Pur animato da indubbio coraggio proprio nella concitata fase iniziale di conflitto nel 2022, la sua notorietà è stata estremamente caricata in modo artificiale affinché potesse essere accettato da tutto l'Occidente come leader da sostenere senza pensare alle conseguenze.
Dai mancati accordi di Istanbul in poi, però, qualcosa è iniziato a cambiare e, col passare dei mesi e con l'aumento del malcontento generale, la sua immagine si è sovrapposta a quella dell'establishment che una buona parte di opinione pubblica occidentale ormai odia in modo viscerale.
Contro il "sistema", già in crisi per via della gestione della pandemia, si è incanalata un'insofferenza visibile nei processi elettorali ma in generale nel crollo di fiducia da parte dei cittadini. E siccome quello stesso "sistema" ha sponsorizzato anche Zelensky, passato lo shock dell'inizio della guerra la gente ha iniziato a considerare anche lui parte di una impalcatura volta all'inganno, alla corruzione, all'incapacità nella gestione dei bisogni della gente comune.
Ciò, accompagnato da una carrellata davvero imbarazzante di stupidate da nebbia di guerra a cui si è prestato lo stesso Zelensky, ha contribuito via via ad offuscarne il mito.
Da par suo, Zelensky sta confondendo tuttora il suo ruolo e nello Studio Ovale ha dimostrato di fraintendere il coraggio con l'incoscienza. Essendo forse entrato un po' troppo nella parte, non ha capito che il patto col Diavolo non lo sta firmando oggi per la cessione di ricchezze agli Usa, ma l'ha firmato nella primavera del 2022 quando gli venne offerta la prospettiva di poter tenere vivo con flebo perenni e in stato comatoso un Paese che altrimenti sarebbe sparito del tutto.
E, in cambio, avrebbe comunque dovuto cedere tutto ciò che quel Paese ha da offrire.
Lui che per qualche ragione ha creduto che gli stessero offrendo la possibilità di vincere, si ritrova oggi incapace di accettare che l'offerta è sempre stata questa fin dall'inizio, ma i dem americani lo allisciavano mentre guardavano l'Ucraina sanguinare, Trump e JD Vance gli ricordano a brutto muso che ha già da tempo venduto l'anima al Diavolo.
E ora il Diavolo ha bisogno di incassare.
L'America del MAGA, alla luce di ciò, sta dicendo a Zelensky che l'accordo non si cambia e non c'è margine per "trattare" alcunché di nuovo, men che meno "garanzie di sicurezza" a tutela di qualcosa il cui destino è già legato al volere dell'America del MAGA.
Mostrare empatia nei confronti di uno sconfitto è comprensibile.
Il totale ribaltamento della realtà che va avanti da tre anni ad oggi però no.
Quando occupò Roma Brenno disse "vae victis", infierendo su coloro che non si erano ancora resi conto della portata della disfatta e provavano a reclamare tributi di guerra più leggeri. Ci si può impietosire al solo pensiero ma, pur nella sua crudeltà, è una scena che rientra nell'ordine naturale delle cose.
Oggi come allora.

domenica 18 agosto 2024

“Sta facendo una mossa suicida” L’attacco alla Russia voluto dal burattino spiegato come sempre alla perfezione dal professor Alessandro Orsini .

 

Kiev ha perso ovunque: a Kursk può finire male

Di Alessandro Orsini per Il Fatto quotidiano

Kursk non sta funzionando. L’idea di invadere la Russia per costringere Putin a spostare truppe dal Donbass, almeno finora, non ha dato i risultati sperati. Da quando gli ucraini sono entrati a Kursk, il 6 agosto scorso, i russi non hanno fatto altro che conquistare nuovi territori in Donbass. Mentre scrivo, Zelensky ordina l’evacuazione a Pokrovsk.

La strategia di Putin a Kursk si basa su tre mosse:
1) arrestare l’avanzata degli ucraini;
2) lasciare che si accomodino;
3) falcidiarli con gli aerei. Le probabilità che la sortita di Zelensky a Kursk si concluda in un nuovo disastro sono alte giacché il record negativo del presidente ucraino è strabiliante.
Dall’inizio della controffensiva, il 5 giugno 2023, fino alla sua conclusione agli inizi di ottobre, tutto ciò che Zelensky ha ideato contro i russi è stato un fallimento.
Tant’è vero che, terminata la controffensiva, l’esercito ucraino si è ritrovato dissanguato mentre quello russo ha addirittura invaso Kharkiv.
La controffensiva ucraina, concepita da Zelensky per conquistare nuovi territori, si è conclusa con la perdita di molti altri territori e la richiesta immediata di arruolare un numero enorme di civili, 500 mila, sufficienti a costruire un nuovo esercito.
Il tutto accompagnato da un urlo disperato: “Ho terminato armi e munizioni!”. Zelensky ha avviato l’amministrazione militare dei territori occupati. La domanda sorge spontanea: come crede di poterli mantenere senza la superiorità aerea?
I cieli sono russi. Zelensky chiede agli alleati di autorizzarlo a usare i missili a lunga gittata. Per averla vinta, ricorre alla nota strategia di metterli davanti al fatto compiuto piegando la loro riluttanza con il consueto: “Non vedete che i russi stanno uccidendo tutti gli ucraini a Kursk? Autorizzatemi, altrimenti siete corresponsabili”. Oggi chiede l’autorizzazione per distruggere la Russia; domani la invocherà per non essere distrutto.
Zelensky si è giocato il tutto per tutto.
Se Putin arresta l’avanzata in Donbass per spostare i soldati a Kursk, è fatta. Se non li sposta, gli ucraini a Kursk dovranno parare le Fab-3000 con le mani.
I Patriot e i Samp-T in quella terra avrebbero vita breve. Gli ucraini controllano pochi chilometri quadrati che i russi conoscono come le loro tasche. Il primo missile lanciato da un Samp-T sarebbe quasi certamente l’ultimo.

Ricorriamo all’immaginazione e immaginiamo che Kursk finisca nell’ennesimo disastro. Che cosa accadrebbe a Zelensky? Secondo alcuni analisti, rischierebbe di essere rovesciato.
Ma i golpisti dovrebbero prima assicurarsi il consenso della Casa Bianca, senza i cui soldi cadrebbero in poco tempo.
Biden difenderebbe Zelensky con tutte le sue forze.
Gli ucraini devono resistere a Kursk fino al voto di novembre per la Casa Bianca. Trump è pronto ad attribuire a Kamala Harris le colpe di tutte le disfatte.
Quella di Kursk sarebbe la più grande perché costruita sui 75,1 miliardi di dollari sborsati da Biden, cui bisogna aggiungere 23,3 miliardi di dollari recentemente deliberati dal Congresso.
Dall’inizio della guerra a oggi, l’Ue e altri Paesi europei hanno dato a Zelensky 110,2 miliardi di euro.
All’ultimo vertice sul bilancio comunitario sono stati promessi ulteriori 77 miliardi. Sommando i dollari americani agli euro dell’Europa, la cifra è esorbitante. Questa cifra da capogiro rischia di essere bruciata in una mano a poker.
Il grande giocatore di poker vince senza carte in mano contro avversari carichi di punti. Ma il bluff richiede che le carte siano ignote ai giocatori. In questo caso, tutti conoscono le carte di Putin e di Zelensky.
La Russia ha i soldati per aprire nuovi fronti e l’Ucraina no. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
L’Ucraina sta finendo i soldati e molti Paesi dell’Unione Europea stanno finendo i soldi con la Germania in recessione. Tra non molto, le carte potrebbe darle Trump.

https://www.dcnews.it/2024/08/18/sta-facendo-una-mossa-suicida-lattacco-alla-russia-voluto-dal-burattino-spiegato-come-sempre-alla-perfezione-dal-professor-alessandro-orsini/?fbclid=IwY2xjawEujm1leHRuA2FlbQIxMAABHSwwYRassQJBCQigAYtS0sveoIdwkuRRsNIJJ-IrnkmT0dIY0pPRzTFHUg_aem_ZvQ1xY3BGQibHmHyWKL3bQ

giovedì 15 agosto 2024

Ucraina e gasdotti Nord Stream.

Nelle ultime ore dalla Germania fanno sapere che hanno spiccato un mandato d'arresto per un cittadino Ucraino perché fece saltare i gasdotti Nord Stream. Oggi il Wall Street Journal ci va più pesante raccontando la presunta storia.
Dice che ad architettare l'operazione di sabotaggio dei gasdotti Nord Stream sia stato Zaluzhny, ex capo delle forze armate ucraine dietro autorizzazione di quel buffone di Zelensky. L'operazione avrebbe avuto il costo di 300.000 dollari. A parte che, come detto già in precedenza, credo fermamente che dietro i gasdotti ci sia la mano dei servizi Usa, UK, Polacchi e Norvegesi. Ma un paio di cose vanno segnalate.
Con questa nuova narrazione della propaganda criminale occidentale si smentiscono da soli, visto che per anni sono riusciti a sostenere la tesi di "Putin che bombarda i propri gasdotti" dopo averci speso oltre 20 miliardi assieme alla Germania. Inoltre hanno censurato tutti quelli che non credevano alle loro tesi, vedi anche il bavaglio al premio Pulitzer Seymour Hersh per mano dei vari Puente e Mentana.
La seconda rilevazione riguarda l'articolo 5 della Nato, quello che scatta quando un Paese membro viene attaccato: l'attacco dei Nord Stream rappresenta l'attacco più grande a un paese dell'UE dalla seconda guerra mondiale in poi. Quella era un'infrastruttura rilevantissima per l'economia, la manifattura e il benessere dei cittadini europei visto che portava gas di alta qualità a basso costo.
Se è vero che siano stati gli Ucraini a farli saltare, in teoria dovremmo difenderci da loro! Ma siccome questa è un'azione che va a beneficio principalmente degli Stati Uniti d'America, va benissimo e quindi i paesi europei si attaccano al tram. Se va bene agli Usa allora nessuna minaccia e nessun problema. A dimostrazione di quanto siano ipocriti e servi della Casa Bianca.
Ripeto, anche se non credo alla narrazione che siano stati solo Zelensky e company, questa narrazione oggi ci dice una sola cosa: ad attaccare l'Unione Europea e la sua sicurezza, a oggi, è stato Zelensky, non Putin. A fare più danni all'Unione Europea, a oggi, è stato Zelensky, non Putin.
Questa è la realtà, il resto è becera propaganda Hollywoodiana!