Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 15 dicembre 2024
Ha ruttato ancora. - Tommaso Merlo
domenica 1 dicembre 2024
UN' EUROPA DI BURATTINI AL SERVIZIO DELLA NATO. - Elena Basile
(Di Elena Basile – ilfattoquotidiano.it) – Il corrispondente eterno da Bruxelles – una cariatide che ci diletta da decenni con articoli in cui si fa portavoce del politichese in grado di seppellire valori e ideali europei, sostenitore dell’austerità e dell’agenda Draghi, di tutti i madornali errori commessi da una organizzazione internazionale piegata dalle logiche di potere – ci spiega ancora una volta quale sia il bene da perseguire. Il commissario Fitto va votato anche se in questo modo si sdogana l’alleanza con la destra e si allarga il perimetro della Von der Leyen perché il vero pericolo è costituito dalla Russia imperialista e dalla politica commerciale di Trump. Naturalmente non offre alcun dato né argomento per spiegare perché la Russia sia una minaccia imperiale. Questi sono dettagli. I progressisti non hanno bisogno di ragionare. Abboccano all’amo. Hanno bisogno di nemici per compattarsi e difendere la giusta via che va dalla Meloni alla Schlein.
La Russia ha un tasso demografico discendente, territori immensi e materie prime. Non ha alcun bisogno di conquiste territoriali. La guerra in Ucraina è stata provocata dall’espansionismo aggressivo della Nato, dal colpo di Stato in piazza Maidan, dalla non applicazione degli accordi di Minsk, dalle provocazioni militari, con spedizioni punitive nel Donbass da parte dell’esercito Ucraino che include il battaglione neonazista Azov. La penetrazione militare ed economica anglosassone, divenuta nel 2014 anche politica, ha pompato il nazionalismo dei seguaci di Bandera, trasformando il Paese in una anti-Russia. Mosca ha inseguito la mediazione, come ha affermato Stoltenberg fino al dicembre 2021, e non ha avuto molte opzioni, volendo conservare la sovranità del Paese. Del resto la Russia nel marzo del 2022 aveva già raggiunto l’accordo con l’Ucraina per il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati. Inutile sottolineare questi argomenti, basati su fatti innegabili, per contrastare lo slogan che attribuisce a Putin intenti imperiali. Sono dettagli.
Inutile ragionare. C’è la fede nel Verbo che procura prebende, status, un posto di commentatore dell’Europa che ricorda i privilegi monarchici di origine divina. In effetti, è proprio l’Europa, a cui tiene il Corrispondente eterno, la nemica degli ideali europeisti. L’Europa di “mercato e austerità”, neoliberista, filo-atlantica, in grado di distruggere la libertà di espressione creando un “ufficio contro la disinformazione”, titolo orwelliano che sta per Ufficio Censura. L’Europa che apre ai migranti e non li integra: sceglie alcuni Paesi-vittima come l’Italia, destinata a divenire un campo profughi per l’inettitudine e il privilegio di altri Stati. L’Europa bellicista, che paga gli errori dei neoconservatori statunitensi, trasformandosi in braccio armato della Nato per interessi Usa. L’Europa che rinuncia all’accordo con la Cina per imposizione statunitense e ingoia le politiche commerciali unilaterali con Biden come con Trump. L’Europa classista che toglie lo stato sociale ai deboli per incrementare i finanziamenti alla difesa. L’Europa che ha rinunciato a una reale transizione verde e ha provocato il ritorno al carbone della Germania. L’Europa club elitario. L’Europa senz’anima in cui la cultura è pompata dalla politica e i cosiddetti progressisti eseguono in brutta copia le politiche neofasciste della destra e dei neocon di Washington.
Signor eterno corrispondente da Bruxelles, è questa Europa che la fa mangiare e che lei difende a denti stretti, l’assassino dei valori e degli ideali federalisti, della speranza di un socialismo liberale in grado di coltivare i beni comuni, dall’istruzione alla sanità. Mi domando se anche lei sia andato a vedere con la classe dirigente imbellettata il bel film di Andrea Segre su Berlinguer. Quale trasformazione antropologica ha potuto rendere il potere insensibile al punto da ricordare un uomo politico e il suo slancio etico senza batter ciglio, commemorarlo mentre affossano, in ogni passo quotidiano, gli ideali dell’eurocomunismo, dello sviluppo democratico, della creazione di una società più equa e più libera? È l’Europa che lei incarna, signor eterno corrispondente, a essere la nostra nemica, l’Europa del politichese, degli intrighi, del potere, dell’asservimento a interessi stranieri, l’Europa forte con i deboli e umile con i potenti, l’Europa delle intese comuni e dei campi larghi, dove poca è la differenza tra Meloni, Von der Leyen e Borrell, l’Europa che ha massacrato una generazione di giovani ucraini per non aver voluto accettare un Paese neutrale, l’Europa complice dello sterminio del popolo palestinese, che finge di combattere Trump in nome della neoconservatrice Harris, l’Europa delle menzogne, della più beota e sfrontata propaganda. L’Europa dei lecca-lecca, dei signorsì, di persone prive di coscienza e scrupoli, l’Europa dei potenti psicopatici e dei burattini, dei vuoti opportunisti.
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giovedì 21 novembre 2024
Finian Cunningham - Perché Putin dovrebbe ignorare la patetica provocazione di Biden sull'ATACMS. - di Finian Cunningham - Strategic Culture
Per quanto riguarda le provocazioni, l'ultima del presidente Joe Biden nel consentire l'uso di attacchi missilistici a lungo raggio sulla Russia è sicuramente audace. Ma, in ultima analisi, nella pratica, è un gesto patetico da parte di un presidente zoppo che non avrà alcun impatto sulla prevista vittoria militare della Russia contro il regime di Kiev armato dalla NATO.
La decisione segnalata di Biden è un'ultima, disperata scommessa per incitare un'escalation con la Russia e sabotare i piani imminenti del presidente eletto Trump per porre fine al conflitto in Ucraina. La mossa di Biden è sconsiderata, riprovevole e odiosa. Ma non dovrebbe essere considerata una seria minaccia.
La Russia farebbe meglio a ignorarla. Naturalmente, la Russia deve difendersi da qualsiasi potenziale minaccia al suo territorio che tali armi potrebbero rappresentare. Tuttavia, Mosca dovrebbe continuare a esercitare la moderazione strategica per cui è rinomato il presidente Putin e non reagire alla provocazione.
Comprensibilmente, i politici e i media russi hanno reagito furiosamente ai resoconti dei media statunitensi secondo cui Biden avrebbe dato il via libera all'esercito ucraino per utilizzare ATACMS di fabbricazione nordamericana per colpire in profondità nel territorio russo. I missili supersonici Mach-3 lanciati da terra hanno una gittata fino a 300 chilometri.
L'audacia e l'arroganza della classe dirigente USA non conoscono limiti. Ha sanzionato la Russia (senza alcun risultato, badate bene), ha trasformato in arma un regime neonazista a Kiev, ha già ucciso civili nel territorio russo della Crimea con l'ATACMS, e così via. Ora Biden sta aumentando la capacità di assalto in profondità nella Russia.
Due mesi fa, il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che se gli Stati Uniti avessero autorizzato una simile mossa, questa avrebbe alterato radicalmente l'essenza stessa del conflitto in Ucraina, perché Mosca avrebbe visto gli Stati Uniti e i suoi partner della NATO come "partecipanti diretti" in una guerra contro la Russia.
Il ragionamento di Putin era corretto. L'impiego di ATACMS e altri sofisticati missili a lungo raggio contro la Russia avrebbe inevitabilmente significato che personale americano e della NATO stessero gestendo questi sistemi. L'esercito ucraino, lacerato dalla diserzione, in disordine e con un morale basso, non sarebbe stato in grado di prendere di mira e utilizzare tali munizioni. L’uso degli ATACMS, o JASSM lanciati da aerei, e dei missili da crociera Storm Shadow e Scalp britannici e francesi per colpire la Russia equivale al coinvolgimento diretto della NATO in una guerra contro la Russia.
Quando Putin ha lanciato il suo duro avvertimento a settembre, Biden e altri leader occidentali, tra cui il primo ministro britannico Keir Starmer, sembravano all'epoca tenerne conto e fare marcia indietro dalle considerazioni di consentire al regime ucraino di usare missili a lungo raggio contro la Russia.
Ora, tuttavia, Biden ha cambiato idea per dare finalmente la sua approvazione, secondo quanto riportato. Lo stile dei funzionari statunitensi anonimi che informano il New York Times, il Washington Post e l'Associated Press ha tutti i tratti distintivi di un'operazione psicologica orchestrata.
Cosa è cambiato?
Semplice. Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali degli Stati Uniti il 5 novembre con una clamorosa vittoria, sfidando l'establishment politico che voleva che vincesse Kamala Harris. Il presidente eletto repubblicano entrerà in carica tra due mesi, quando si insedierà il 20 gennaio. Trump ha ripetutamente affermato che negozierà la fine del conflitto in Ucraina, durato quasi tre anni, che ha visto gli alleati degli Stati Uniti e della NATO finanziare un regime corrotto in Ucraina con una cifra pari a 200 miliardi di dollari.
Eppure, dopo tutto quello spreco osceno di denaro pubblico occidentale per gonfiare la macchina da guerra, la Russia sconfiggerà il proxy della NATO. La posta in gioco per il futuro della NATO e per la macchina da guerra imperialista occidentale non potrebbe essere più alta.
L'impressionante mandato elettorale di Trump suggerisce che il popolo statunitense vuole che la propaganda bellica degli Stati Uniti finisca e che le sue crescenti esigenze economiche e sociali siano prese in considerazione come una priorità.
Sotto Trump, il racket della guerra potrebbe terminare. La nomina della scorsa settimana di Tulsi Gabbard - una critica esplicita della guerra per procura della NATO in Ucraina - a direttore dell'intelligence nazionale è un segno importante delle sue audaci intenzioni di negoziare una soluzione diplomatica al conflitto. Ciò significa la fine del denaro sporco che scorre nelle casse del complesso militare-industriale occidentale e di Wall Street. Biden e la candidata democratica Kamala Harris sono stati i burattini del racket della guerra. Per ottenere un buon risultato, hanno sciorinato un'infinita russofobia, rendendo impossibili i negoziati con Mosca, e hanno giurato di mantenere il conflitto in Ucraina “per tutto il tempo necessario”. I leader europei come Starmer, Macron e Scholz sono altrettanto spregevoli.
Mentre Biden fa le valigie per il suo tardivo pensionamento, sta rendendo disperati servizi dell'ultimo minuto al racket della guerra che si trova nel cuore putrido del capitalismo USA. La settimana scorsa, il suo Segretario di Stato Antony Blinken (un'altra marionetta senza personalità) ha dichiarato che l'amministrazione Biden avrebbe sbloccato altri 9 miliardi di dollari in aiuti militari all'Ucraina, in modo che questa possa continuare a combattere la guerra fino al prossimo anno.
Allo stesso modo, il via libera di Biden all'uso di missili a lungo raggio è un altro stratagemma per mantenere in vita il racket della guerra. Trump invertire le decisioni quando entrerà alla Casa Bianca, ma nei prossimi due mesi, l'amministrazione Biden sembra cercare di sabotare le intenzioni di pace di Trump intensificando il conflitto fino a un pericoloso punto di non ritorno.
La Russia non dovrebbe abboccare all'amo. Per cominciare, gli Stati Uniti non hanno una grande scorta di ATACMS da dare all'Ucraina. Qualsiasi uso di questi missili sarà limitato. Il cosiddetto presidente del regime di Kiev Vladimir Zelensky (che ha annullato le elezioni mesi fa e governa per decreto) non ha alcuna possibilità di fermare la rapida vittoria delle forze russe, anche con alcuni ATACMS.
No, non si tratta di difendere l'Ucraina o di consentire il ridicolo “piano della vittoria” di Zelensky. Si tratta di uno Stato profondo imperialista occidentale a guida americana che vuole provocare la Russia in una terribile escalation per mantenere i profitti della guerra.
Il gesto di Biden è avventato, ma è qualcosa che dovrebbe essere trattato con disprezzo. Mentre vaga nell'oblio della sua demenza senile, il popolo si dimenticherà presto di questo politico fallito. I suoi 50 anni di carriera sono stati un lungo turno di prostituzione per l'imperialismo statunitense.
Legalmente, la Russia potrebbe rispondere alla provocazione di Biden con attacchi reciproci contro siti statunitensi e della NATO. Ma una simile escalation è esattamente ciò su cui scommettono lo Stato profondo imperialista degli Stati Uniti e i suoi lacchè della NATO.
Il gesto provocatorio è più simbolico che una minaccia sostanziale. La Russia dovrebbe ignorarlo e concentrarsi sulla demolizione del regime per procura della NATO a Kiev, infliggendo così un colpo mortale alla credibilità degli Stati Uniti e della NATO.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)
mercoledì 14 agosto 2024
L’Ucraina nelle mani di un vero idiota! Il professor Orsini ridicolizza Zelensky e i suoi padroni della Nato dopo l’insensato attacco in territorio russo.
I primi non possono aprire nuovi fronti; i secondi sì.
Per fare chiarezza, sottoporrò al vaglio della ragione tutte le spiegazioni elaborate dagli ambienti di Kiev nel rispetto del progetto illuministico. Con solerzia da etnografo, ne ho appuntate almeno sei.
Tutte hanno in comune una mancanza totale di senso della realtà figlia di una grave forma di megalomania sempre più radicata negli ambienti di Zelensky, Nato e Unione europea.
L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non risulta che tutte queste persone siano braccate dalla paura perché mille ucraini sono entrati a Kursk.
Dal canto suo, Zelensky ha dichiarato che l’invasione serve per costringere Putin a trattare alle condizioni dell’Ucraina.
Il problema è che l’invasione ucraina della Russia non è paragonabile all’invasione russa dell’Ucraina.
La prima è piccolissima; la seconda è grandissima.
Infatti, Putin non ha pensato di trattare, ma di contrattaccare.
La terza spiegazione è che l’invasione ucraina serve a conquistare la centrale nucleare di Kursk per minacciare di farla esplodere nel caso in cui Putin non dichiari la resa senza condizioni.
Se una circostanza del genere si verificasse, la cosa più probabile che accada è che Putin dia 24 ore a Zelensky per dimettersi pena un attacco nucleare ad ampio spettro.
La quarta spiegazione è che l’invasione di Kursk serve a ottenere il crollo del regime di Putin.
Secondo l’ambiente di Kiev – che include anche i principali quotidiani italiani – Putin sarà isolato dai suoi generali e odiato da tutti i russi per la falla a Kursk.
In realtà, l’invasione di Kursk causerà gli stessi effetti della rivolta di Prigozhin: i consensi di Putin aumenteranno giacché i russi odiano la Nato, mica Putin.
La ragione è presto detta: i russi sentono di essere attaccati dalla Nato e difesi da Putin. Soltanto chi abbia assunto dosi massicce di oppio ideologico non riesce a cogliere una verità così elementare.
La quinta spiegazione è che l’invasione di Kursk costringerà Putin a spostare truppe dal Donbass.
In realtà, è accaduto il contrario.
Per condurre l’invasione, Zelensky ha dovuto spolpare il fronte ucraino, dove arretra di continuo; Putin, invece, sta difendendo Kursk con il ricorso a nuovi soldati per le ragioni di cui sopra: ha un esercito enorme.
Infine, e siamo a sei, Zelensky ha dichiarato di avere invaso Kursk per spirito di vendetta affinché i russi capiscano che cosa significhi essere invasi…
Come se non lo sapessero: la megalomania distrugge persino il senso storico. Nel frattempo, i russi continuano a falcidiare gli ucraini in Donbass.
Qualcuno gli spieghi che la terza guerra mondiale vedrebbe Cina, Iran e Corea del Nord schierate con la Russia. Un tale schieramento sovrasterebbe persino gli Stati Uniti. Figuriamoci l’Ucraina.
mercoledì 24 luglio 2024
Dove sono le basi Nato in Italia.
In Italia ci sono circa 120 strutture della Nato, gestite dagli Stati Uniti o controllate dall'Italia ma in cui operano anche militari statunitensi. Esistono poi altre 20 basi segrete statunitensi.
Sono 120 le basi Nato in Italia, di diversa natura e gestione, a cui si aggiungono 20 basi segrete degli Stati Uniti, la cui posizione non è nota per ragioni di sicurezza. Dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia, l’alleanza militare della Nato ha raggiunto i 32 stati membri, di cui l’Italia è uno dei paesi fondatori, avendo firmato il Patto Atlantico nel 1949 per creare un’organizzazione di sicurezza in caso di attacco da parte dell’Unione sovietica. Dopo il periodo di distensione dovuto alla dissoluzione dell’Unione sovietica, sembrava che le basi italiane avessero perso la loro funzione, ma con l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia sono state riportate in uno stato di pre-allerta.
I tipi di basi Nato in Italia
Le basi Nato e degli Stati Uniti su suolo italiano sono di quattro tipi. Le prime furono concesse agli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, pur essendo sotto controllo italiano, gli Stati Uniti mantengono il controllo militare su equipaggiamenti e operazioni. Poi ci sono le basi Nato gestite dall’alleanza, le basi italiane messe a disposizione della Nato e le basi a comando condiviso tra Italia, Stati Uniti e Nato.
Le più importanti, da nord a sud, sono quelle di Solbiate Olona (in provincia di Varese) e Ghedi (Brescia) in Lombardia, di Vicenza e Motta di Livenza (Treviso) in Veneto, di Aviano (in provincia di Pordenone) in Friuli Venezia Giulia, di Poggio Renatico, nel Ferrarese, in Emilia Romagna, di La Spezia in Liguria, di quella nella tenuta di Tombolo (Pisa) in Toscana (anche se si tratta di una base italiana dove operano anche militari statunitensi), di Cecchignola (Roma) e Gaeta (Latina) nel Lazio, di Mondragone (Caserta) e Napoli in Campania, di Taranto in Puglia e di Trapani Birigi e Sigonella, nel territorio del Comune di Lentini (Siracusa), in Sicilia.Cosa fanno le basi Nato in Italia.
A Sigonella si trova il comando di monitoraggio in tempo reale delle truppe a terra e da qui partono i droni di sorveglianza che oggi monitorano i confini ucraini. A Napoli hanno sede uno dei due centri di comando della Nato (mentre l’altro è nei Paesi Bassi) la base dei sommergibili statunitensi nel mediterraneo, così come il comando delle forze aeree e dei marines statunitensi. Infine, ad Aviano e Ghedi si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani.
domenica 21 luglio 2024
Jeffrey Sachs - La dichiarazione della NATO e la strategia mortale dei neoconn. - di Jeffrey D. Sachs | 13 luglio 2024 | Common Dreams
Per il bene della sicurezza dell'America e della pace nel mondo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare immediatamente la ricerca neoconn dell'egemonia, a favore della diplomazia e della coesistenza pacifica.
Nel 1992, l'eccezionalismo della politica estera degli Stati Uniti ha preso il sopravvento. Gli Usa si sono sempre considerati una nazione “eccezionale” destinata alla leadership, e la scomparsa dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991 ha convinto un gruppo di ideologi, divenuti noti come “neoconn”, che gli Stati Uniti avrebbero dovuto governare il mondo come unica superpotenza incontrastata. Nonostante gli innumerevoli disastri di politica estera causati, la Dichiarazione NATO 2024 continua a promuovere l’agenda neoconn, avvicinando il mondo alla guerra nucleare.
Originariamente guidati da Richard Cheney, Segretario alla Difesa nel 1992, i neoconn con la loro agenda hanno condizionato le scelte di tutti i presidenti che si sono succeduti: Clinton, Bush, Obama, Trump e Biden: nel nome dell’egemonia statunitense, gli Stati Uniti hanno intrapreso guerre perpetue, contro la Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia e Ucraina, nonché nell'incessante espansione della NATO verso est, nonostante la chiara promessa fatta da Stati Uniti e Germania nel 1990 al Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov che non si sarebbe mossa di un solo centimetro verso est.
L'idea centrale dell’ideologia neocon è che gli Stati Uniti debbano avere il dominio militare, finanziario, economico e politico su ogni potenziale rivale in ogni parte del mondo. E questo è rivolto in particolare contro Cina e Russia. L'arroganza americana è sbalorditiva: la maggior parte del mondo non vuole essere guidata dagli Stati Uniti, tanto meno da uno Stato chiaramente guidato da militarismo, elitarismo e avidità.
Il piano neocon per il dominio militare degli Stati Uniti è stato delineato nel “Progetto per un nuovo secolo americano” che prevede un'espansione inesorabile della NATO verso est e la trasformazione di quest’organizzazione da alleanza difensiva contro l'ormai defunta Unione Sovietica, ad offensiva utilizzata per promuovere l'egemonia statunitense. A guidare le pressioni per l'allargamento della NATO verso est a partire dagli anni Novanta, c’è il principale sostenitore finanziario e politico dei neoconn: l'industria degli armamenti. Joe Biden è stato un neocon convinto fin dall'inizio, prima come senatore, poi come vicepresidente e ora come presidente.
Per raggiungere l'egemonia, i piani dei neocon si basano su operazioni di cambio di regime da parte della CIA; guerre di scelta guidate dagli Stati Uniti; basi militari statunitensi all'estero (che oggi contano circa 750 in almeno 80 Paesi); militarizzazione di tecnologie avanzate (bioguerra, intelligenza artificiale, informatica quantistica), ecc.
La ricerca dell'egemonia statunitense ha spinto il mondo dinanzi la guerra aperta in Ucraina tra le due principali potenze nucleari: Russia e Stati Uniti. Il conflitto ucraino è stato provocato dall'implacabile determinazione degli Stati Uniti ad espandere la NATO in Ucraina, nonostante la fervente opposizione della Russia, nonché dalla partecipazione degli Stati Uniti al violento colpo di Stato di Maidan (febbraio 2014), che ha rovesciato un governo neutrale, e dall'indebolimento da parte degli Stati Uniti dell'accordo di Minsk II, che chiedeva l'autonomia per le regioni etnicamente russe dell'Ucraina orientale.
La Dichiarazione della NATO la definisce un'alleanza difensiva, ma i fatti dicono il contrario. La NATO si impegna ripetutamente in operazioni offensive, comprese quelle di cambio di regime, ha guidato il bombardamento della Serbia per spezzare la nazione in due parti e ha piazzato un'importante base militare nella regione separatista del Kosovo. La NATO ha svolto un ruolo importante in molte guerre scelte dagli Stati Uniti: i bombardamenti in Libia, ad esempio, sono stati utilizzati per rovesciare il governo di Moammar Gheddafi.
La ricerca dell'egemonia da parte degli Stati Uniti, arrogante e imprudente nel 1992, è oggi assolutamente delirante, dal momento che gli Stati Uniti si trovano chiaramente di fronte a rivali formidabili, in grado di competere con gli Stati Uniti sul campo di battaglia, nel dispiegamento di armi nucleari e nella produzione e diffusione di tecnologie avanzate. Il PIL della Cina è ora circa il 30% più grande di quello degli Stati Uniti, se misurato ai prezzi internazionali, e la Cina è il produttore e fornitore a basso costo di molte tecnologie verdi critiche, tra cui i veicoli elettrici, il 5G, il fotovoltaico, l'energia eolica, l'energia nucleare modulare e altre. La produttività della Cina è ora così grande che gli Stati Uniti si lamentano della sua “sovraccapacità”.
Purtroppo, e in modo allarmante, la dichiarazione della NATO ripete le illusioni dei neoconn.
La Dichiarazione dichiara falsamente che “la Russia è l'unica responsabile della sua guerra di aggressione contro l'Ucraina”, nonostante le provocazioni statunitensi che hanno portato allo scoppio della guerra nel 2014.
La Dichiarazione della NATO riafferma l'articolo 10 del Trattato di Washington, secondo il quale l'espansione verso est non è affare della Russia. Tuttavia, gli Stati Uniti non accetterebbero mai che la Russia o la Cina stabilissero una base militare al confine con gli Stati Uniti (ad esempio in Messico), come hanno dichiarato per la prima volta nella Dottrina Monroe nel 1823 e hanno riaffermato nel corso degli anni.
La Dichiarazione della NATO riafferma l'impegno per le tecnologie di biodifesa, nonostante le crescenti prove che la spesa statunitense per la biodifesa da parte dell'NIH ha finanziato la creazione in laboratorio del virus che potrebbe aver causato la pandemia Covid-19.
La Dichiarazione della NATO proclama l'intenzione della NATO di continuare a dispiegare i missili anti-balistici Aegis (come ha già fatto in Polonia, Romania e Turchia), nonostante il fatto che il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato ABM e il posizionamento dei missili Aegis in Polonia e Romania abbia profondamente destabilizzato l'architettura del controllo degli armamenti nucleari.
La Dichiarazione della NATO non esprime alcun interesse per una pace negoziata per l'Ucraina.
La Dichiarazione della NATO ribadisce il “percorso irreversibile dell'Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l'adesione alla NATO”. Ma la Russia non lo accetterà mai, quindi l'impegno “irreversibile” è un impegno irreversibile alla guerra.
Il Washington Post riporta che nel periodo precedente al vertice NATO, Biden aveva una serie remore a impegnarsi per un “percorso irreversibile” verso l'adesione dell'Ucraina alla NATO, ma i suoi consiglieri hanno messo da parte queste preoccupazioni.
I neoconn hanno creato innumerevoli disastri per gli Stati Uniti e per il mondo, tra cui diverse guerre fallite, un massiccio accumulo di debito pubblico con trilioni di dollari di spese militari dispendiose e il confronto sempre più pericoloso degli Stati Uniti con Cina, Russia, Iran e altri paesi. I neocon hanno portato il Doomsday Clock a soli 90 secondi dalla mezzanotte (guerra nucleare), rispetto ai 17 minuti del 1992. Per il bene della sicurezza dell'America e della pace nel mondo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare immediatamente la ricerca di egemonia dei neocon a favore della diplomazia e della coesistenza pacifica.
Ahimè, la NATO ha appena fatto il contrario.
(traduzione de l'AntiDiplomatico)
* FONTE originale: https://www.commondreams.org/opinion/nato-neoconservatism-empire
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-jeffrey_sachs__la_dichiarazione_della_nato_e_la_strategia_mortale_dei_neoconn/39602_55788/
martedì 5 settembre 2023
Giuliano Amato vuota il sacco sulla strage di Ustica. Che aspettiamo a liberarci della Nato? - Fabio Marcelli
Il 27 giugno del 1980 venne abbattuto un aereo civile nei cieli di Ustica e morirono 81 passeggeri, tra i quali molti bambini (ricordo che proprio in quei giorni incontrai una ragazza veronese distrutta dal dolore perché era la maestra di alcuni di loro). Le rivelazioni fatte da Giuliano Amato nella sua recente intervista portano nuova luce sulla strage. È legittimo chiedersi per quale motivo Amato abbia deciso di vuotare il sacco solo oggi, a circa 43 anni di distanza, ma è importante sottolineare la sua denuncia delle responsabilità al riguardo. Per coprire tali responsabilità si sono mossi durante tutto questo periodo numerosi apparati, lasciando anche una lunga scia di sangue e intimidazioni per neutralizzare ogni possibilità di testimonianze rivelatrici al riguardo.
Ebbi l’occasione di seguire all’epoca le attività in materia dell’avvocato Romeo Ferrucci, esemplare figura di giurista che non si rassegnava alla teoria della bomba esplosa all’interno dell’aviomezzo, fabbricata dai comandi politici (lo stesso Amato fa preciso riferimento a Bettino Craxi) e militari, proprio per stornare ogni sospetto dai veri responsabili, subendo per tale motivo gravi intimidazioni, presumibilmente da soggetti legati al mondo dei servizi. E la pista francese era una di quelle battute da Romeo e dagli altri che come lui (ricordo un pranzo col rimpianto Andrea Purgatori) volevano un accertamento delle responsabilità della strage senza guardare in faccia a nessuno. Se ne parlava quindi da tempo e lo stesso Cossiga ne aveva parlato a suo tempo, la magistratura ha più volte accertato le responsabilità statali nel depistaggio e il disegno di legge per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta firmato qualche anno fa tra gli altri dall’attuale presidente del Senato La Russa si concludeva affermando che “il Governo dell’epoca depistò le indagini assecondando i voleri di potenze straniere invece di difendere la sovranità italiana e i diritti delle vittime e delle loro famiglie”.
Ma le dichiarazioni di Amato hanno una qualità nuova e inedita, sia per la chiarezza della denuncia che per l’autorevolezza della fonte da cui provengono. Parlando del sistematico depistaggio su larga scala promosso ai massimi livelli, Amato afferma che “quindi tutte queste persone hanno coperto il delitto per “una ragion di Stato”, anzi dovremmo dire per “una ragion di Stati” o per “una ragion di Nato”. Se questo è vero, tuttavia, non è solo Macron a dover chiedere scusa. In un Paese degno di questo nome un’affermazione di questo genere provocherebbe un cataclisma politico, in Italia il governo si rifiuta di prendere posizione sul piano internazionale, come giustamente richiesto dall’Associazione dei familiari delle vittime, e tenta un goffo scaricabarile sulla magistratura.
In parte la confessione di Amato pare riconducibile all’attuale stato confusionale della classe dirigente italiana di fronte alle sconvolgenti novità che scaturiscono dal passaggio del mondo a un sistema multipolare, ma non ci si può limitare a questa constatazione.
Due elementi colpiscono al riguardo. Il primo è il riferimento esplicito alla Nato, il secondo la contemporaneità tra l’intervista e la forte crisi del dominio neocoloniale francese in Africa. Due elementi tra loro fortemente connessi. L’obiettivo del missile era infatti proprio Gheddafi che sia la Francia che la Nato giudicavano un ostacolo ai loro progetti e del quale riuscirono a liberarsi solo 32 anni dopo al termine della disastrosa guerra civile che non accenna ancora a finire. In parte, come ha ipotizzato Antonio Castronovi, le dichiarazioni di Amato risponderebbero all’intento di colpire la Francia per frustrarne ogni velleità di autonomia rispetto alla Nato. Ma ci sono, come lo stesso Amato afferma, anche precise responsabilità della Nato. Occorre quindi chiedersi, al di là di ogni possibile dietrismo, che aspettiamo a liberarci di questa “alleanza” (leggasi servitù) sempre più obsoleta e sempre più pericolosa in un mondo che cambia a fortissima e crescente velocità?
Dobbiamo farlo quanto prima, non solo per onorare le vittime di questa e altre stragi e le persone che, come Romeo Ferrucci e Andrea Purgatori, si sono dedicate con coraggio alla ricerca della verità, ma anche per salvaguardare le future potenziali vittime, tra le quali ci siamo anch’io che scrivo e voi che leggete, delle guerre devastanti che la Nato sta preparando per arginare l’irrefrenabile declino delle potenze occidentali sul mondo. Come recita un appello che lancia un presidio per mercoledì prossimo 6 settembre alle ore 18 davanti all’ambasciata francese, “in questa vicenda i vertici civili e militari dello Stato italiano emergono una volta di più come complici silenti dei crimini di guerra commessi nel mondo dall’Occidente, con l’“aggravante” che le 81 vittime in questione erano cittadini e lavoratori del nostro paese, da allora in attesa di giustizia”.
sabato 10 giugno 2023
Lucio Caracciolo: “Ucraina nella Nato? Saremmo in guerra”
(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei massimi esperti di geopolitica, facciamo il punto sulla situazione in Ucraina dopo l’esplosione della diga di Kakhovka.
LUCIO CARACCIOLO – Strategie “Il nuovo attacco si basa sulla tattica delle ‘cento punture di spillo’. Il crollo della diga può destabilizzare la Crimea”. Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei […]
Pensa che sia in atto, come il presidente ucraino Zelensky ripete da tempo, una vera offensiva ucraina?
L’annuncio che è in corso un’offensiva fa parte dell’offensiva stessa. Non dobbiamo aspettarci un’operazione in senso classico. I rapporti di forza tra Ucraina e Russia in termini numerici sono tali da impedire la concentrazione di una massa di soldati sufficiente a sfondare il fronte russo e soprattutto, successivamente, a controllare i territori riconquistati. Gli ucraini hanno finora dimostrato fantasia e abilità tattica, ma sono consapevoli di questi dati e quindi sembrano orientati ad adottare la tattica delle “cento punture di spillo”, che possono essere anche molto acuminati e velenosi. E preludere a una sorpresa finale, anche molto rischiosa.
Una tattica articolata?
Sì, basata ad esempio su attacchi di commandos nei territori russi, con un effetto destabilizzante sotto il profilo psicologico. L’idea è di mostrare ai russi la possibilità che la guerra si estenda sul loro territorio. Poi la linea del fronte ucraino non corrisponde automaticamente a una linea di possibile offensiva: l’estuario del Dniepr, ad esempio, è fuori dalla possibilità di una grande battaglia dopo la catastrofe della diga. Questo accorcia le linee difensive che i russi devono proteggere e quindi anche lo spazio che gli ucraini possono considerare per la offensiva. L’obiettivo finale di questa tattica articolata, che può durare diversi mesi, a mio avviso è quello di destabilizzare la Crimea.
L’obiettivo strategico?
Il Donbass interessa ormai relativamente poco a Kiev. Parliamo di un territorio devastato da quasi dieci anni di guerra, abitato in gran parte da una popolazione filo-russa, visto che gli ucraini se ne sono quasi tutti andati. La priorità per gli ucraini è la regione che da Zaporizhzhia porta in Crimea. Se riescono a scavalcare i russi metteranno in crisi Mosca. Per puntare a destabilizzarne il gioiello geopolitico: Sebastapoli.
E cosa significa destabilizzare?
Destabilizzare vuol dire rendere la vita impossibile ai russi in quell’area e in prospettiva tagliarne i collegamenti con la madre patria. In questo senso l’aspetto strategico del crollo della diga consiste nel tagliare l’acqua dolce alla Crimea. Non sarà per niente facile trovare alternative da parte russa. Già oggi in Crimea arriva acqua inquinata e presto dal bacino del Dniepr potrebbe arrivarne poca o niente.
L’esplosione della diga danneggia quindi la Russia?
La crisi idrica in Crimea è senza dubbio un vantaggio notevole per l’Ucraina. Se poi la Crimea fosse davvero allo stremo, per i russi si aprirebbero due alternative: o una umiliante resa, che forse lascerebbe loro il Donbass ma senza la Crimea; oppure il rilancio di una offensiva più ampia con una mobilitazione generale in Russia. Il passaggio dalla “operazione speciale” alla vera e propria guerra. Rischio esistenziale per Putin.
Ha preso quota nelle ultime settimane l’ipotesi della “pace tedesca” con l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e la concessione di territori alla Russia. Ipotesi che è stata rilanciata anche da Henry Kissinger. Che ne pensa?
Intanto è interessante che festeggiando il suo centesimo compleanno, Kissinger si sia smentito rispetto all’Ucraina nella Nato, cui prima era contrario. Però dobbiamo essere consapevoli che far aderire subito l’Ucraina alla Nato significa che noi oggi saremmo in guerra con la Russia: quel che gli Usa e molti europei non vogliono. Quindi non mi sembra una soluzione, almeno di sconfitta totale della Russia. Non è un caso che gli Stati Uniti segnalino costantemente a Kiev che di Nato oggi non si deve parlare.
Che giudizio dà della missione di pace a opera di monsignor Zuppi?
Non so che cosa abbia prodotto, al di là di quello che si è letto sulla stampa. Certamente il Vaticano si muove da tempo, con alcuni risultati, sulle questioni umanitarie, favorendo lo scambio di prigionieri o il ritorno a casa dei bambini e dei ragazzi rapiti dai russi. Non credo che la Santa Sede possa dire una parola decisiva sulle questioni di fondo. Come può la Chiesa cattolica dirimere il conflitto tra due chiese ortodosse?
Il Vaticano però continua ad agire con molta determinazione, quasi non volesse lasciare nulla di intentato.
Si tratta di una delle missioni della Chiesa cattolica, tentare l’impossibile, e molte volte ha saputo lasciare il segno. Del resto la Santa Sede è stata tra le prime a dire che bisognava ragionare sulla pace.
Chi si frappone maggiormente alla sua missione, gli ucraini o i russi?
Le due posizioni si tengono. Si potrebbe immaginare freddamente a tavolino un compromesso che muova dall’attuale linea del fronte, dichiari un cessate il fuoco indicando una forza internazionale di interposizione e poi avviare un lungo negoziato sugli assetti finali, che potrebbe durare anni. Ma tutto questo è impossibile oggi, perché sia Putin che Zelensky non possono accettare l’attuale situazione sul terreno. Ovvero, non possono venderla come vittoria al proprio pubblico.
Sembra una trappola senza soluzione, come potrebbe finire la guerra?
A oggi sembra poter finire solo per esaurimento di uno o entrambi i contendenti. A soffrire di più è l’Ucraina, basti guardare il dato demografico: da 53 milioni di abitanti l’Ucraina è passata a 30 milioni, con in più una perdita di capitale fisico che, secondo la Banca mondiale, equivale a 400 miliardi. Per questo la ricostruzione ucraina sarà molto importante. Noi dovremmo impegnarci su questo dossier per non lasciare quel Paese in balia della Russia, del caos interno o di entrambe le cose. Urge il cessate-il-fuoco, per quanto provvisorio. Tutto il resto è secondario.
Gli Usa hanno rivelato che dietro l’attentato al Nord Stream c’è forse l’Ucraina. Cosa vuol dire?
La rivelazione sui progetti ucraini per far saltare il Nord Stream, che viene da ambienti del Pentagono, costituisce l’ennesima pressione su Kiev. Gli Stati Uniti vorrebbero che la guerra si concludesse entro la fine dell’anno e spingono perché venga accettato un “compromesso sporco”. Biden ha interesse che il conflitto si concluda prima che la campagna presidenziale entri nel vivo. Possibilmente anche prima di una guerra atomica con la Russia.
https://infosannio.com/2023/06/09/lucio-caracciolo-ucraina-nella-nato-saremmo-in-guerra/