mercoledì 7 novembre 2018

Verdini condannato per bancarotta

Verdini condannato per bancarotta


Il Tribunale di Firenze ha condannato a 4 anni e 4 mesi l'ex senatore Denis Verdini, imputato in un processo in cui era accusato di concorso in bancarotta preferenziale di un'impresa edile che aveva rapporti con il Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui Verdini è stato presidente per un ventennio. La Procura, con il pm Luca Turco, aveva chiesto una condanna a sei anni.

Condannati anche i due imprenditori titolari della ditta, Ignazio e Marco Arnone, padre e figlio, di Campi Bisenzio. A Ignazio Arnone è stata inflitta una pena di 3 anni e 4 mesi e al figlio Marco una pena di 2 anni e 4 mesi. L'accusa aveva chiesto un anno e tre mesi per il padre e il figlio, titolari dell'impresa edile che effettuò lavori per conto della banca all'epoca presieduta da Verdini.

Prima della requisitoria del pm, Verdini, presente in aula, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee per giustificare la linearità del suo operato, ricordando che i fatti sono avvenuti mentre era in corso al Credito Cooperativo Fiorentino un'ispezione di Banca d'Italia con il successivo commissariamento.

Secondo l'accusa, Verdini, da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, avrebbe pianificato un'operazione che portò la banca a rientrare in possesso di parte dei soldi prestati a una delle due imprese edili degli Arnone ma al tempo stesso a portare alla bancarotta della stessa ditta. Un'operazione che, secondo la Procura, recò inoltre svantaggio agli altri creditori dell’impresa edile. Da qui la condanna per bancarotta preferenziale.


Fonte: adnkronos del 7 novembre 2018

Condoni, non solo Ischia: nel decreto Genova spuntano altre sanatorie. - Maurizio Caprino e Giuseppe Latour

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Un altro condono, per un altro terremoto. Sempre introdotto con emendamenti inseriti alla Camera nel decreto Genova. Una sanatoria applicabile in assenza di qualsiasi richiesta di autorizzazione passata, nelle zone del Centro Italia colpite dal sisma del 2016. Con un limite di tolleranza del 20% della cubatura esistente. Di fatto, significa che è possibile sanare non solo piccole difformità ma anche, nei casi più estremi, mettere una toppa su situazioni più complesse, come la chiusura di un balcone o, persino, l’aggiunta di un piano.
Dunque, non c’è solo la sanatoria su Ischia a occupare i piani del governo, ma anche una seconda misura, comunque incisiva, per i 140 Comuni colpiti dai due terremoti del 2016. Messa in atto, per la precisione, aggiungendo l’articolo 39 ter.
Qui si innova una norma che l’esecutivo aveva inserito a luglio scorso, in fase di conversione del decreto Terremoto (Dl 55/2018), puntando a sanare piccole difformità che rischiavano di allungare i tempi di ricostruzione degli immobili privati nelle quattro regioni (Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche) colpite dal sisma. Quella versione della legge deve avere funzionato male perché, con un nuovo testo, il decreto Genova torna sul tema e mette in piedi una vera e propria riapertura dei termini del condono del 2003.
Nei 140 Comuni del cratere sarà possibile condonare, al momento della richiesta di contributo per la ricostruzione, un ampio ventaglio di interventi realizzati, prima del 24 agosto 2016, in assenza di qualsiasi titolo abilitativo edilizio: oltre a quelli di manutenzione straordinaria riguardanti le parti strutturali dell’edificio, anche gli interventi di restauro e di risanamento conservativo e quelli di ristrutturazione.
Non solo. Per interventi che sono al di sotto del limite del 5% della cubatura dell’immobile, non servirà neppure fare una richiesta formale. Oltre questo tetto viene, invece, introdotto un nuovo limite, pari al 20%, riferito ai piani casa regionali: tutto quello che resta entro il 20% potrà essere condonato. Quindi, ad esempio, anche un piano extra in una palazzina di quattro livelli. C’è un’eccezione: sono escluse solo le costruzioni che «siano state interessate da interventi edilizi totalmente abusivi per i quali sono stati emessi i relativi ordini di demolizione». Sanatoria, invece, per gli interventi abusivi senza ordine di demolizione.
L’emendamento che introduce il condono nelle quattro regioni del Centro è stato presentato da due deputati marchigiani: Tullio Patassini (Lega) e Patrizia Terzoni (5 Stelle). È stato approvato la notte del 22 ottobre.
Terzoni ha minimizzato dicendo che sono sanabili solo piccole irregolarità che risalgono a decenni fa, il tutto per sbloccare una ricostruzione ferma da due anni, su richiesta di più parti.
Tra queste di sicuro non c’è Legambiente: per il vicepresidente, Edoardo Zanchini, in questo modo «si riaprono in silenzio i termini del condono del 2003. È la prima volta che si consente di sanare quanto realizzato in un territorio fino al momento in cui avviene un terremoto. Così si dice: per il passato chiudiamo un occhio. Per noi, invece, la discriminante resta la data del 2003». Secondo Rossella Muroni (Leu), «si crea in questo modo un pericoloso precedente, per cui ad ogni calamità naturale si potrà proporre una nuova sanatoria».
Ieri sul decreto hanno discusso in seduta congiunta le commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato. Il termine per presentare emendamenti scade alle 15 di oggi, ma uno dei relatori, Paolo Ripamonti (Lega) di fatto sollecita a non apportare modifiche perché «ci preme di più fare in fretta, a Genova si aspettano questo».
Fonte: ilsole24ore del 7 novembre 2018