sabato 3 maggio 2014

I BAMBINI DI FALLUJA - L'OSPEDALE DEGLI ORRORI. - Robert Fisk


Bambini nati morti, handicap, deformazioni troppo raccapriccianti da descrivere  - quali sono le bugie che si nascondono dietro l’angoscia del Fallujah General Hospital?

Le foto scorrono sullo schermo, in un piano alto del Fallujah General Hospital (Policlinico di Fallujah). E, di colpo, l’ufficio amministrativo di Nadhem Shokr al-Hadidi si trasforma in una piccola camera degli orrori. Un neonato con una bocca terribilmente deformata . Un altro con una malformazione del midollo spinale, con materia midollare che fuoriesce dal corpicino. Un neonato con uno spaventoso, enorme occhio da ciclope. Un altro neonato, con solo mezza testa, nato morto come i precedenti, data di nascita 17 giugno 2009. Un’altra foto passa sullo schermo: data di nascita 6 luglio 2009, mostra un minuscolo neonato con solamente un mozzicone del braccio destro, del tutto privo della gamba sinistra e senza genitali.


"Assistiamo continuamente a scene del genere", dice Al-Hadidi, quando un medico donna entra nella stanza e volge lo sguardo verso lo schermo. Ha fatto nascere alcuni di questi bambini nati morti. "In tutta la mia carriera, non ho mai visto niente di così raccapricciante", dice tranquillamente. Al-Hadidi risponde al telefono, accoglie i visitatori nel suo ufficio, ci offre del tè con i biscotti mentre queste immagini da brivido si materializzano sullo schermo. Ho chiesto di poter vedere queste fotografie per assicurarmi che i bambini nati morti, con le loro deformità, fossero reali. C'è sempre un lettore o uno spettatore che, sottovoce, grida alla "propaganda".
Ma le fotografie rappresentano una schiacciante, orribile ricompensa a tali dubbi. 7/1/2010: un bambino con la pelle sbiadita, giallognola e le braccia deformi. 26/4/2010: una massa grigia su un lato della testa del bambino. Un dottore accanto a me parla di "Tetralogia di Fallot", un difetto del setto interventricolare. 3/5/2010: una creatura dall’aspetto di una rana in cui – commenta il medico appena entrato nella stanza - "è come se tutti gli organi addominali cercassero di uscire dal corpo".
È troppo. Le fotografie sono eccessivamente crude; incarnano un dolore e una angoscia che ne rende la visione, per lo meno ai poveri genitori, impossibile. In poche parole, non possono essere pubblicate.
L’atteggiamento dei medici di Falluja è molto pratico. Sono consapevoli che la loro tragedia non ci è ignota. Infatti, le deformità dei bambini di Fallujah non rappresentano una novità. Già altri corrispondenti - tra cui il mio collega Patrick Cockburn - hanno visitato Falluja per denunciare quel che sta accadendo. Quel che è veramente vergognoso è che queste deformità si ripetono senza alcun tipo di monitoraggio o controllo. Un medico di Fallujah, una ostetrica formatasi in Gran Bretagna, dove ha acquistato a sue spese uno scanner da 79.000 sterline per la rilevazione prenatale delle anomalie congenite destinato alla sua clinica privata – e che è rientrata a Fallujah solo cinque mesi fa - mi dice il suo nome e mi domanda perché il Ministero della Salute a Baghdad non promuova una approfondita indagine ufficiale sui bambini deformi di Fallujah.
"Sono andata ad incontrare il ministro", dice. "Diceva che avrebbe creato un comitato. Sono andata ad incontrare il comitato. Non hanno fatto nulla. Non sono riuscita ad ottenere alcun tipo di risposta". Più tardi, ventiquattro ore dopo, la stessa donna inviava un messaggio ad un mio amico, un altro medico iracheno, in cui mi chiedeva di voler restare anonima.
Nonostante il numero di bambini nati morti di Fallujah sia altissimo, il personale medico presso il Policlinico di Fallujah dimostra la propria onestà invitando ripetutamente a non formulare conclusioni avventate.
"Ho fatto nascere io quel bambino", dice l'ostetrica mentre l’ennesima immagine raccapricciante viene proiettata sullo schermo. "Non credo che questo abbia qualcosa a che vedere con le armi americane . I genitori erano parenti stretti. I matrimoni tribali qui in Iraq coinvolgono parecchie famiglie che hanno tra loro legami di sangue. Bisogna riconoscere che se una madre partorisce in casa un neonato nato morto a causa di simili malformazioni, l'evento non ci viene affatto segnalato, ed il bambino verrà sepolto senza che se ne sappia nulla".
Le fotografie proseguono sullo schermo. 19/1/2010: un bambino con arti minuscoli, nato morto. Un bambino nato il 30/1/2010, con labbro leporino e palatoschisi, ancora in vita , un buco nel cuore, un difetto facciale, che necessitava di cure ecocardiografiche. "Il labbro leporino e la palatoschisi sono anomalie congenite abbastanza comuni", dice tranquillamente la dottoressa Samira Allani. "Ma è l’aumento della frequenza che è allarmante". La dott.ssa Allani cita una ricerca su "l’aumento della diffusione delle deformazioni alla nascita" a Fallujah, uno studio su quattro padri di famiglia "con due sole linee di discendenza". I difetti cardiaci congeniti , dice il documento, hanno raggiunto "cifre senza precedenti " nel 2010.
Le cifre continuano a crescere. Proprio mentre stiamo parlando, un infermiere viene a chiamare la dott.ssa Allani. Immediatamente andiamo nella sala parto dell'ospedale; ci mostra il corpicino di un bambino, dentro un’incubatrice, nato appena da 24 giorni. Zeid Mohamed è ancora troppo giovane per sorridere; dorme sotto lo sguardo della madre, al di là del vetro. La madre ha acconsentito affinchè io potessi vedere il suo bambino. Suo padre è una guardia di sicurezza, la coppia si è sposata tre anni fa. Nelle loro famiglie di provenienza, non vi è mai stato alcun caso di deformazione alla nascita. Ma Zeid ha solo quattro dita su ciascuna delle sue manine.
Negli archivi informatici della dott.ssa Allani si trova circa un centinaio di Zeids. Chiede ad un altro medico di convocare alcuni genitori. Saranno disposti a parlare con un giornalista? "Vogliono sapere cosa è successo ai loro figli", dice . "Meritano una risposta". Ha ragione. Ma né le autorità irachene, né gli americani, né gli inglesi - marginalmente coinvolti nella seconda battaglia di Fallujah, in cui hanno perso quattro uomini - né alcuna delle più importanti ONG, appaiono disposti ad aiutare, o in grado di farlo.
Quando i medici cercano di ottenere dei finanziamenti la ricerca, capita che a volte si rivolgono a organizzazioni che hanno un preciso orientamento politico. Lo studio della Dott.ssa Allani, ad esempio, ha ricevuto finanziamenti dal "Kuala Lumpur Foundation to Criminalise War" (Fondazione malese per mettere al bando la guerra)  - un’entità che in maniera appena marginale si oppone all’uso di armi da guerra statunitensi  a Fallujah. Anche questo, temo, è parte della tragedia di Fallujah.
L'ostetrica che mi ha chiesto di restare anonima parla sconsolata della mancanza di attrezzature e di formazione. "Difetti cromosomici - come la sindrome di Down - non possono essere corretti in uno stadio prenatale. Ma siamo in grado di trattare un’infezione fetale, e possiamo correggerla grazie al semplice prelievo di un campione di sangue del bambino e della madre. Ma nessun laboratorio qui a Fallujah possiede le apparecchiature adatte. Una semplice trasfusione di sangue è ciò che serve a prevenire il verificarsi dell’infezione. Certo , ciò non risponderebbe ancora alle nostre domande: perché l'incremento degli aborti, perché l'aumento dei bambini nati morti, perché l'aumento delle nascite premature?"
Il dottor Chris Busby , professore esterno proveniente dall'Università dell’Ulster, che ha esaminato  circa 5.000 persone a Fallujah, confessa che è impossibile precisare la causa dei difetti alla nascita, così come quella dei tumori. "Alcune forti esposizioni ad agenti mutageni sono sicuramente avvenute nel 2004, quando si avvennero i bombardamenti", ha scritto due anni fa. Il report del dottor Busby, redatto in collaborazione con Malak Hamdan ed Entesar Ariabi, afferma che la mortalità infantile a Falluja è pari ad 80 su ogni 1.000 nati, rispetto ai 19 in Egitto, 17 in Giordania e solo 9,7 in Kuwait.
Un altro dei medici di Fallujah mi dice che l'unico contributo che hanno ricevuto dal Regno Unito proviene dal dottor Kypros Nicolaides, primario in medicina fetale presso il King’s College Hospital. Dirige un ente di beneficenza, la Foetal Medicine Foundation (Fondazione per la medicina fetale), che ha già formato uno dei medici di Fallujah. Lo contatto. È carico di rabbia.

"A mio avviso, l’aspetto da incriminare maggiormente di tutto questo è che, durante la guerra, né il governo inglese né quello americano son stati capaci di recarsi da Woolworths (centro commerciale, ndr) ad acquistare dei computer con cui poter documentare le morti in Iraq. Esiste una pubblicazione Lancet in cui si stima che il numero dei morti durante la guerra si aggiri intorno ai 600.000. Eppure le potenzeoccupanti (USA e Gran Bretagna) non hanno avuto la decenza di dotarsi di un computer del valore di anche solo 500 sterlinein modo da dire "questo corpo è ci è stato portato oggi e questo era il suo nome".
Ora sapete che esiste un paese arabo che ha un numero di malformazioni o tumori maggiore di quello dell'Europa intera e avete bisogno di un adeguato studio epidemiologico. Sono sicuro che queste deformazioni sono in relazione con l’uso di armi da parte dei soldati americani. Ma ora abbiamo un “Dio sa quale” governo in Iraq e non disponiamo di alcuno studio epidemiologico. Chiudere gli occhi è molto facile per chiunque - tranne che per qualche professore pazzoide e sensibile come me che, da Londra, cerca di fare qualcosa".
Nell'ufficio di al-Hadidi, le fotografie vanno al di là delle parole. Come si può anche solo immaginare di descrivere un bambino nato morto, con una sola gamba e la testa che misura quattro volte la taglia del suo corpicino?
Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk
Link: http://www.independent.co.uk/voices/commentators/fisk/robert-fisk-the-children-of-fallujah--the-hospital-of-horrors-7679168.html
26.04.2014

Traduzione a cura di ROBICH per www.Comedonchisciotte.org

LEGGI ANCHE: Robert Fisk - Sayef e i bambini di Fallujah nell’ospedale degli orrori

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13305

Censis: i dieci italiani più ricchi possiedono quanto 500 mila operai.

La povertà tocca ormai anche i ceti medi. In foto la mensa per poveri della Comunità di Sant’Egidio, a Roma (Ansa/Peri)

Duemila persone hanno un patrimonio superiore a 169 miliardi di euro. L’ipotesi del centro studi sugli effetti del bonus di 80 auro: «Se permanente 3,1 miliardi di consumi»
I 10 uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500mila famiglie operaie messe insieme. Lo rileva un’analisi del Censis. Poco meno di 2mila italiani ricchissimi, membri del club mondiale degli ultraricchi, dispongono di un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi di euro (senza contare il valore degli immobili): cioè lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale. Ecco plasticamente rappresentate le disuguaglianze di oggi in Italia.
Un dirigente guadagna 5,6 volte in più di un operaio.
«Le distanze nella ricchezza sono cresciute nel tempo - osserva il Censis - oggi, in piena crisi, il patrimonio di un dirigente è pari a 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent’anni fa. Il patrimonio di un libero professionista è pari a 4,5 volte quello di un operaio (4 volte vent’anni fa). Quello di un imprenditore è pari a oltre 3 volte quello di un operaio (2,9 volte vent’anni fa)». Anche la geografia ha il suo peso: il rischio di finire in povertà è, per i residenti nel sud (33,3%), triplo rispetto a quelli del nord (10,7%) e doppio rispetto a quelli del centro (15,5%). Al sud (18%) i residenti hanno anche un rischio quasi doppio di finire indebitati rispetto al nord (10,4%) e di 5 punti percentuali più alto rispetto a quelli del centro (13%).
Gli effetti del bonus da 80 euro.
Ma come impiegheranno il bonus di 80 euro al mese i 10 milioni di italiani che ne beneficeranno? Dipende, dice il Censis, se il bonus Irpef sarà permanente oppure una tantum. Nel primo caso, si stima un incremento della spesa per consumi in 8 mesi superiore a 3,1 miliardi di euro, il 15% in più rispetto al caso in cui il bonus non venga rinnovato. Nel caso in cui gli 80 euro costituiscano un incremento una tantum del reddito, il Censis ritiene che 2,7 miliardi di euro (dei 6,7 miliardi totali previsti dal decreto del governo) andranno ad alimentare la domanda interna. Per la precisione, 2,2 milioni di beneficiari del provvedimento impiegheranno tutti gli 80 euro mensili in consumi, per una spesa pari a 1,5 miliardi negli otto mesi mentre altri 2,7 milioni di beneficiari li spenderanno solo in parte per consumi, per un valore di 1,2 miliardi di euro (e destineranno 700 milioni ad altro). Invece, 5 milioni di beneficiari useranno il bonus esclusivamente per impieghi diversi dai consumi (risparmi, pagamento di debiti, ecc.), per un ammontare di 3,3 miliardi di euro.
«Tanti vanno giù e pochi salgono»
Negli anni della crisi (tra il 2006 e il 2012), i consumi familiari annui degli operai si sono ridotti, in termini reali, del 10,5%, quelli degli imprenditori del 5,9%, quelli degli impiegati del 4,5%, mentre i consumi dei dirigenti hanno registrato solo un -2,4%. «Distanze già ampie che si allargano, dunque - rilevano i ricercatori del Censis - compattezza sociale che si sfarina, e alla corsa verso il ceto medio tipica degli anni ‘80 e ‘90 si è sostituita oggi una fuga in direzioni opposte, con tanti che vanno giù e solo pochi che riescono a salire. In questa situazione è alto il rischio di un ritorno al conflitto sociale».
Il secondo figlio raddoppia la possibilità di diventare poveri.
Le iniquità sociali non riguardano solo patrimoni e redditi, ci sono anche eventi della vita che generano diversità. Come avere o non avere bambini: la nascita del primo figlio fa aumentare di poco, rispetto alle coppie senza figli, il rischio di finire in povertà (nel primo caso il rischio riguarda l’11,6%, nel secondo caso il 13,1%). Ma la nascita del secondo figlio fa quasi raddoppiare il rischio di finire in povertà (20,6%) e la nascita del terzo figlio lo triplica (32,3%). Inoltre, avere figli raddoppia il rischio di finire indebitati per mutuo, affitti, bollette o altro rispetto alle coppie senza figli: il rischio riguarda il 15,7% nel primo caso, il 6,2% nel secondo caso.

Alluvione nelle Marche.

Jesi - (Adnkronos) - L'uomo è deceduto in seguito a un malore nella sua casa a Senigallia. Impossibili i soccorsi via terra a causa degli allagamenti. All'arrivo dell'eliambulanza non c'era più nulla da fare. Situazione critica in tutta nella provincia di Ancona (Foto Video Youreporter). Salvato uno jesino di 86 anni: era rimasto bloccato nell'auto in un sottopassoWeek-end instabile sull'Italia

Roma, 3 mag. (Adnkronos) - Allerta maltempo nelle Marche. Un anziano è morto sabato pomeriggio dopo aver accusato un malore nella sua casa a Senigallia. L'uomo è stato soccorso da un'eliambulanza perché i soccorsi via terra erano impossibili a causa della situazione delle strade, dopo il violento nubifragio che si è abbattuto sulla zona, ma per l'anziano non c'è stato nulla da fare.
La situazione resta critica in tutta nella provincia di Ancona e in particolare a Senigallia dove diverse zone della città sono allagate.
Sono più di 100 le unità dei vigili del fuoco impegnate nei soccorsi nella zona di Senigallia: 42 sono arrivate da comandi fuori regione, 10 da altri comandi delle Marche, 80 dal comando di Ancona. Sul posto sono operative le squadre di soccorritori acquatici con battelli pneumatici dai comandi di Ravenna, Venezia e Lucca e due elicotteri dei vigili del fuoco dei nuclei di Pescara e Bologna.
Le precipitazioni che venerdì notte hanno colpito la provincia di Ancona hanno provocato allagamenti e smottamenti in quasi tutta la Vallesina. In particolare sono state chiuse le seguenti strade: Sp 36 Montecarottese per smottamenti; Via Montelatiere di San Marcello per una frana; Via Fontedamo di Jesi per allagamenti.
Allagamenti ed esondazioni sono stati segnalati in vari punti di Chiaravalle. Alle 5.30 a via Fontedamo di Jesi un anziano jesino di 86 anni è stato salvato dai carabinieri mentre era rimasto bloccato con la propria auto in un sottopasso completamente allagato. Pochi minuti prima era stata segnalata al 112 una vettura in balia delle acque in quel sottopasso.
Giunti sul posto i militari dell'Aliquota Radiomobile di Jesi hanno visto una Fiat Multipla che si spostava lateralmente verso i pilastri spinta dalla forza delle acque. La vettura era invasa dalle acque fino a metà. I militari si sono accorti che all'interno c'era un uomo e sono entrati in acqua per raggiungere il veicolo.
Nonostante le difficoltà legate all'acqua alta più di un metro e alla corrente formatasi, i militari sono riusciti a salvare l'anziano, trovato in stato confusionale e con un principio di ipotermia. L'uomo è stato visitato e sta bene.