venerdì 24 gennaio 2020

Le idi Di Maio. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 24 Gennaio



Nel più bel discorso della sua carriera politica, quello dell’addio, Di Maio non ha fatto l’autocritica che l’avrebbe reso perfetto. Ma ha detto cose condivisibili. Soprattutto una: i partiti muoiono sempre per cause interne, mai per quelle esterne. I nemici esterni spesso le rafforzano, attaccandole e compattandole. Ma contro quelli interni non c’è rimedio. I 5Stelle, quanto a nemici, non si son fatti mancare nulla: sempre avuto tutti contro. Ed è stata la loro fortuna nel terremotare la Seconda Repubblica, come l’altro movimento antisistema, la Lega, nello scardinare la Prima. Ma la Lega è sempre stata monolitica, leninista, fideisticamente raccolta attorno a un capo: prima Bossi, poi Salvini. Ha subìto scandali giudiziari, scissioni politiche e disfatte elettorali, ha cambiato linea e alleati ogni due per tre, è stata data cento volte per morta, ma è sempre rinata dalle sue ceneri grazie a un boss carismatico che condannava all’irrilevanza chi ne usciva, anche se al governo non combinava mai nulla. Secessione, devolution, uscita dall’euro, sovranismo: zero risultati. Il M5S, pur molto simile nelle origini, è l’opposto: un movimento orizzontale e anarchico, con due fondatori carismatici – Grillo e Casaleggio sr. – ma nessun capo riconosciuto. Anche quando, per legge, se lo sono dovuto dare, nessuno l’ha mai trattato come tale (salvo quando vinceva).
Risultato: un ronzio di fondo cacofonico che sovrastava e oscurava non solo la parola del leader, ma anche le promesse mantenute. E questo un po’ per peculiarità strutturali: il continuo turn over per il limite dei due mandati e la selezione a caso dei candidati, raschiando il fondo del barile dei meetup ormai spompati , o attingendo dalla “società civile” (che può riservare felici sorprese, come Conte, o furbastri della poltrona, del soldo e della vetrina come tanti fuggiaschi in Parlamento e sabotatori nei consigli comunali). Un po’ per i vizi di molti italiani che si affacciano alla politica: individualismo, litigiosità, opportunismo, immaturità, velleitarismo, smania di protagonismo. Questo è il vero bivio dei 5 Stelle. Non piazzare Patuanelli o Taverna o Appendino o Dibba al posto di Di Maio per massacrare anche loro. Né decidere se farsi annettere dal Pd o dalla Lega, stabilendo una volta per tutte da che parte stare: la loro forza è restare “né di destra né di sinistra”, non per tornare a strillare dall’opposizione, ma per mantenere i propri punti cardinali, darsene di nuovi e valutare a ogni elezione chi sia il partner migliore per realizzarli (ora il centrosinistra, domani chissà). Cioè creare una comunità e formare una classe dirigente compatta che non si sfasci contro il primo scoglio.

Il leghista sciacallo del dolore usa pure Tommy, ma fa flop. - Sarah Buono


Il ladro elettorale di bambini. Zero programmi e contenuti: il “Capitano” fa campagna con l’inchiesta “Angeli e demoni”. Pochissimi i residenti.

Nessun simbolo della Lega, poche le bandiere di partito e ancora meno i politici o i candidati presenti. È il comizio più atteso e discusso di questa infinita campagna elettorale di Lucia Borgonzoni, in corsa per diventare la prima presidente leghista dell’Emilia-Romagna, ma non sembra. La piazza di Bibbiano, comune simbolo dell’inchiesta sulla presunta mala gestio degli affidi, non si scalda e non si riempie come avrebbe auspicato il Carroccio. Di fronte alla sede del Municipio, al massimo saranno presenti mille persone, incluse le decine e decine di giornalisti. Inviati del quotidiano Le Monde, corrispondenti dall’Olanda e dalla Spagna, tutti in cerca dello show di Matteo Salvini. “Questa non è una serata di partito ma una serata che dovrebbe riunire tutte le persone perbene perché quando si tratta di difendere i bambini dovremmo essere tutti uniti. I protagonisti saranno solo mamme, papà e bambini. Ci sono centinaia di vittime di ingiustizie, noi abbiamo chiesto a cinque testimoni di parlare a nome di chi non c’è più”.
Storie tragiche, di famiglie separate dai propri figli per una valutazione, forse, troppo affrettata ma che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta “Angeli e Demoni” aperta dal procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini e dalla pm Valentina Salvi. È il dolore a sfilare sul palco oggi, non i programmi per la Regione o la politica. Quella, forse, è a pochi metri di distanza, con le sardine in piazza Libero Grassi. “Abbiamo aperto il vaso di Pandora, c’è un sistema e noi siamo le vittime, con Salvini ci siamo sentiti protetti, finalmente abbiamo sentito lo Stato vicino” racconta dal palco una delle madri testimoni. Così come successo sul palco di Pontida, storica kermesse leghista, su cui salì “Greta di Bibbiano”, una bambina in realtà lombarda.
C’è anche Sara De Ceglie, la mamma, in piazza con lo striscione della sua associazione “Bambini strappati”. A pochi metri campeggia anche il cartello “Comunisti ladri di bambini” mentre una signora agita una croce e inveisce contro “il gender”. Il vero nemico sembrano le unioni civili e gay, contro cui anche la candidata Borgonzoni si è scagliata nel suo programma promettendo la cancellazione della legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.
Non è un caso che uno dei, pochi, politici presenti in piazza Repubblica sia Mirko De Carli del Popolo della Famiglia, alleato per le prossime elezioni. C’è anche Massimo Casanova, proprietario del Papeete ed eurodeputato eletto con il più alto numero di preferenze tra i leghisti alla scorsa tornata elettorale, e l’ex ministro Roberto Calderoli. Sul palco non salgono, lo spazio è solo per le famiglie spezzate.
Come quella di Tommaso Onofri, rapito e ucciso nel 2006 a Parma per chiedere un riscatto. “Mi sento vicina ai bambini di Bibbiano, hanno usato il nome di mio figlio nelle loro relazioni false, ma lui e noi non c’entriamo nulla, Matteo mi ha dato la possibilità di sfogarmi e spero che tutti insieme possiamo cambiare qualcosa” ha gridato Paola Pellinghelli, la madre. Nelle carte dell’inchiesta “Angeli e demoni” è emerso come Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza indagata, avrebbe usato il nome del piccolo Tommy per convincere i suoi sottoposti dell’esistenza di una rete di pedofili satanisti: tra le vittime, secondo Anghinolfi, ci sarebbe stato anche lui. Un fatto non vero e privo di alcun fondamento. “Ci sono oltre 26 mila bambini lontani, spesso per motivi giustificati ma se anche uno solo fosse lontano senza motivo allora è dovere di un popolo civile riportarlo a casa. Dobbiamo differenziare sull’accordo condiviso, mamma e papà possono anche litigare ma i bambini devono rimanere con le famiglie. Massimo disprezzo per quelle strutture che sui bimbi hanno fatto i soldi, viva Bibbiano e sappiate che sono pronto a dare la vita per riportare a casa questi bambini, giù le mani dai bambini” è la chiusa del leader leghista: l’unica che scalda la piazza.
A sentire le voci dei presenti sono pochi i bibbianesi autoctoni. Il paese sembra deserto, post evacuazione, i residenti scomparsi, chiusi nelle proprie case. “Qui siamo comunisti e ne andiamo fieri, sono uscito da casa solo quando ho visto che Salvini se ne era andato”. L’amico vicino sorride ma non conferma: “Dicono così ma poi votano Lega nel segreto dell’urna”.
Due giorni di attesa e lo sapremo. Nel frattempo Salvini, dopo la piazza del reggiano e aver esaurito la coda per farsi il selfie con lui, si è diretto a gran velocità alla discoteca bolognese Matis per concludere la serata. Da Bibbiano alla disco, tutto nella stessa serata. L’ennesima prova della strumentalizzazione vista ieri.