domenica 27 febbraio 2022

Il fotovoltaico da balcone come alternativa al gas e contro il caro bollette. - Roberta De Carolis

 

La guerra in Ucraina ci sta mettendo di fronte ai nostri errori. Eppure le soluzioni, almeno per far fronte alla crisi energetica, c’erano e ci sono ancora: le rinnovabili. Il fotovoltaico si può addirittura istallare sul balcone. La tecnologia davvero non può essere più la scusa ora.

Esiste un fotovoltaico molto “casalingo” ma non meno efficiente e molto efficace contro il caro bollette: è quello da balcone, che prevede l’installazione di innovative celle fotovoltaiche bifacciali sui parapetti da esterno irraggiati dal sole. Non quindi sul tetto dell’edificio, proprio “in casa nostra”.

Non tutte le abitazioni sono adatta ad installare il classico fotovoltaico da edificio, quello che normalmente si costruisce sul tetto. In questi caso un compromesso può essere il fotovoltaico da balcone, ovvero un singolo pannello solare da 1,2 kW/h o da 2,4 kW/h, che può essere posizionato ovunque sul balcone purchè ci sia una sufficiente irradiazione solare, e che può anche essere spostato tramite una struttura mobile su ruote.

Come funziona il fotovoltaico da balcone.

Sul balcone i pannelli solari hanno un meccanismo di funzionamento molto simile a quelli installati sui tetti degli edifici. L’impianto si collega normalmente alla rete della corrente domestica determinando una potenza aggiuntiva.

È quindi necessario anche in questo caso avere un contatore bidirezionale, ovvero uno che non misuri solo i consumi ma anche l’energia immessa in rete, in quanto, installando un impianto fotovoltaico, si diventa produttori (oltre che consumatori) di energia.

E anche con i fotovoltaico da balcone non è richiesta un’autorizzazione (a meno che non si viva in un centri storico italiano coperto da vincolo paesaggistico): basterà comunicare l’impianto mediante il modello unico per il fotovoltaico.

Tutti gli impianti fotovoltaici da balcone sono inoltre dotati di una batteria per l’immagazzinamento di energia, necessaria ad intervenire in caso di minore produzione “al momento” e di maggiore consumo (es. nelle ore solari).

Vantaggi e limiti del fotovoltaico da balcone.

Una famiglia di 3-5 persone, considerati i consumi a cui ormai siamo abituati, non può coprire il proprio fabbisogno energetico con un unico impianto da balcone. Ma averlo resta un utilissimo metodo per aiutare l’ambiente e le nostre bollette (e in questo momento ne abbiamo bisogno più che mai).

Con la potenza tipica installata e la conseguente energia accumulata in una giornata di sole pieno, infatti, i pannelli fotovoltaici da balcone possono arrivare ad alimentare contemporaneamente un PC per circa 2-3 ore, una TV, l’aspirapolvere fino a 30 minuti e 8 lampadine a basso consumo.

E sulle bollette tutto questo sarà più che evidente.

Naturalmente installare un impianto fotovoltaico da balcone ha un costo. Facendo un giro in rete ci si rende conto che per un singolo impianto è necessario investire una media di 1500 euro, a cui dovremmo aggiungere i costi di manodopera se non siamo in grado di montarlo autonomamente.

Potremmo comunque usufruire delle detrazioni fiscali pari al 50% fruibili in dieci anni.

In un momento storico in cui abbiamo paura di restare senza energia dovremmo tutti, davvero, scegliere di autoprodurla (anche se i nostri governi non sembrano voler andare in questa direzione).

https://www.greenme.it/ambiente/energia/fotovoltaico-da-balcone-caro-bollette/

“Open, nessun reato dei pm: le chat acquisite lecitamente”. - Marco Grasso e Valeria Pacelli

 

Chiesta l’archiviazione per i magistrati fiorentini denunciati da Renzi: “Sull’uso dei messaggi deve decidere il giudice competente”.

Per i magistrati di Genova i colleghi di Firenze non hanno commesso reati nell’indagine sulla Fondazione Open. Il perché lo scrivono in tre pagine in cui chiedono di archiviare il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e i pm Luca Turco e Antonino Nastasi, indagati per abuso d’ufficio dopo la denuncia di Matteo Renzi dello scorso 11 febbraio. Si tratta dei tre pm fiorentini che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito nei confronti di Renzi e altri nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Open (udienza preliminare il 4 aprile). Renzi li ha denunciati per violazione dell’articolo 68 della Costituzione (sulle guarentigie parlamentari) e abuso d’ufficio, lamentando che erano stati “acquisiti senza autorizzazione a procedere” i suoi messaggi Whatsapp di giugno 2018 con l’imprenditore Manes (non indagato) e le mail con l’imprenditore Marco Carrai, indagato per finanziamento illecito nella stessa indagine fiorentina su Open. Renzi nella sua denuncia fa anche riferimento all’estratto del conto corrente finito agli atti.

Su questi fatti la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha sollevato un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale: per la giunta era necessaria l’autorizzazione preventiva del Senato. La relazione è stata approvata (con 167 voti sì e 76 no) anche dal Senato. Vedremo cosa deciderà la Consulta.

Intanto nella richiesta di archiviazione la Procura di Genova spiega perché l’autorizzazione a procedere per acquisire l’estratto del conto corrente del senatore non era necessaria: “Si è trattato – scrivono i pm – di acquisizioni documentali (…) che non rientravano nella nozione di corrispondenza per cui potevano, così come ha precisato anche la Suprema Corte (…), essere oggetto di sequestro senza previa autorizzazione della Camera di appartenenza”. Ci sono poi le email e messaggi, risalenti a quando Renzi era già senatore. Tra questi quelli con Carrai, il quale ha presentato ricorso contro le perquisizioni del 2019, incassando diversi pareri favorevoli della Cassazione, l’ultimo, senza rinvio, il 18 febbraio. Le chat di Carrai saranno sfilate dal processo.

Per i pm di Genova, però, sulle chat non c’è un problema di acquisizione. I messaggi del senatore, spiegano nella richiesta di archiviazione, sono finiti agli atti in modo casuale e non “mirato”: “Non si ravvisano – scrivono i pm – evenienze dalle quali si possa desumere che ci si trovi in presenza di acquisizioni ‘mirate’, emergendo anzi elementi di segno opposto”. Inoltre “i sequestri – continuano i pm – sono stati eseguiti nei confronti di soggetti non legati dal rapporti di parentela” con Renzi, ma “direttamente sottoposti a indagine (Carrai) o ai quali erano riferibili contributi (Manes) a favore della Fondazione, rispetto alla quale lo stesso querelante ha sempre precisato non rivestire cariche formali”.

La questione, secondo i pm genovesi non è dunque se si potevano sequestrare le chat, ma il loro utilizzo nel procedimento Open e su questo, spiegano, deve decidere il giudice di Firenze competente. Non è una questione di “illiceità delle acquisizioni probatorie, che evidentemente non sussiste” – è scritto nella richiesta di archiviazione –, semmai di “utilizzabilità degli elementi probatori acquisiti nei confronti del parlamentare, essendo invece pacifica l’utilizzabilità nei confronti degli altri indagati non tutelati”. E così i pm concludono: “Deve ritenersi esclusa ogni ipotesi di reato in relazione alle condotte dei magistrati (…), trattandosi invece di questione endoprocessuale, che appartiene alla esclusiva competenza del giudice penale di Firenze competente (…) che in questa sede non può essere valutata”.

Sarà il Gup di Genova – davanti al quale Renzi chiederà di essere interrogato – a decidere se archiviare. “Se Genova impiega solo 10 giorni (per decidere sulla denuncia, ndr) – ha detto il leader di Iv – significa che ha una straordinaria efficienza (…). Sono certo che sia sempre così per tutti e non solo quando gli indagati sono colleghi magistrati”. Essendo questioni procedurali, spiegano fonti investigative, le indagini si sono basate sullo studio della giurisprudenza e delle sentenze di Cassazione: ciò basta per chiedere l’archiviazione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/26/open-nessun-reato-dei-pm-le-chat-acquisite-lecitamente/6508280/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1-AgWa8vBTO2d3l-LKaGFHFa1ueuOU493iqu9CU9xZFlsZdeTBDJBAqz0#Echobox=1645874298

sabato 26 febbraio 2022

L'uomo, la Terra, il Tempo e l'Universo


Esiste un Universo immenso e, a quanto pare, in costante espanzione; il solo pensiero della sua immensità crea nell'animo umano un'angoscia, l'angoscia dovuta all'impossibilità di comprenderne il concetto.

Come anche il concetto di eternità, è angosciante per svariati motivi, tra i quali l'impossibilità di comprendere il concetto di totale assenza del trascorrere del tempo; il tempo esiste quando esistono un inizio ed una fine, quando non c'è una fine esiste solo la caducità di un tempo rapportato al giorno che si alterna alla notte, o ad altre banalità. Non si avrebbe neanche la necessità di contare i giorni, i mesi e gli anni, credo.

Ma torniamo all'esistenza di Universo.

Il caso ha voluto che un piccolo pianeta, (immagino che fosse inizialmente una delle tante grosse rocce prodotte dal Big Bang e che abbia assunto la sua forma rotonda roteando nello spazio alla velocità esponenziale prodotta dalla deflagrazione, oppure di fosse formata, sempre roteando a forte velocità, raccogliendo la polvere circostante), trovandosi in una posizione ideale di vicinanza ad una stella e, traendo da essa calore, abbia, casualmente, incominciato a produrre tante forme di vita.

Provvista d'acqua, senza la quale non sarebbe possibile la alcuna forma di vita, ha nutrito le spore che hanno dato inizio alla vita sotto forma di: "Piante, Animali, Monera (a cui appartengono i Procarioti, batteri e alghe azzurre), Protisti (con gli organismi unicellulari) e Funghi.(wiky)"

Tra queste forme di vita si sviluppò anche l'uomo.

Si, purtroppo, l'uomo che, invece di godere di ciò che il pianeta terra gli procurava gratuitamente, ha incominciato a sentirsene padrone e poiché altri padroni non accettavano che ci fosse un unico padrone, cominciarono a spartirsi territori di terra, creando confini tra loro. Ma neanche questo bastò, perché all'interno degli stessi confini c'erano altri padroncini che non accettando che ci fossero dei grandi padroni, crearono le fazioni, per cui continuano a combattersi tra loro.

Senza l'uomo la terra sarebbe rimasta un paradiso dove fauna e flora avrebbero convissuto in eterno godendo dei frutti che donava.

Ma l'uomo c'è, e, pertanto, si sono create le disuguaglianze, i razzismi, le ingiustizie, lo strapotere che si avvale del servilismo, ... 

Un caos dal quale non si riesce ad uscirne, così ingarbugliato, che è impossibile trovare una soluzione logica, ragionata e, pertanto, a qualsiasi problema, si reagisce con la forza delle armi: uomini che uccidono altri uomini per avvalersi dello strapotere fine a se stesso, perché si rifiutano di ammettere che il loro comportamento non segue schemi logici e comprensivi, essendo privi di discernimento morale, economico e intellettuale.

Siamo, ormai, vittime di algoritmi che decidono per noi, che ci inseguono, ci spiano per incanalarci nei meandri stabiliti da chi il potere lo detiene per raggiungere ad ogni costo fini personali privi di etica.

Amen.

Cetta.

Sting - Russians (Official Music Video)


In Europa e in America, c'è un crescendo d'isteria
Condizionato in risposta alle minacce
Dei retorici discorsi dei Sovietici
Il sig. Krushchev ha detto, "vi seppeliremo"
Io non sottoscrivo questo punto di vista
Sarebbe come una cosa ignorante da fare
Se anche i Russi amano i loro bambini

Come posso salvare il mio piccolo ragazzo
dal giocattolo di morte di Oppenheimer
Non c'è monopolio nel senso comune
Da ogni lato dello schieramento politico
Condividiamo la stessa biologia
A dispetto dell'ideologia
Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini

Non c'è precedente storico
Per mettere le parole in bocca al Presidente
Non c'è nessuna cosa come una guerra da vincere
È una bugia in cui non ci crediamo più
Il sig. Regan dice noi ti proteggeremo
Non sottoscrivo questo punto di vista
Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini
Condividiamo la stessa biologia
A dispetto dell'ideologia
La cosa che può salvare noi, me e te
È che anche i Russi amino i loro bambini

Ucraina, considerazioni. - Giuditta Gatto

 

Siamo governati da un impero globale, composto da poche persone, che si sono impadronite del 70% della ricchezza dell'intero pianeta. I ricchi sono sempre meno e molto più ricchi i poveri sono sempre di più e sempre più poveri, d'altronde questa grande verità l'aveva già scoperta negli anni 60, oltre ai grandi economisti e filosofi del IX secolo anche un piccolo parroco di un piccolo paese... don Milani. Ma aldilà delle nostre considerazioni su chi ha questo potere e con quali potenti strumenti tecnologici governa anche le nostre idee e i nostri giudizi sugli avvenimenti che accadono nel mondo, vi sono delle realtà oggettive a cui nessuno può sfuggire. A proposito dell'Ucraina infatti la storia non mente, fu fatto un colpo di Stato nel 2014 voluto da USA e UE, che instaurò un Governo corrotto e che in pratica appoggiò il partito neonazista ucraino, colpevole impunito della terribile strage di Odessa, nel 2015 fu messo fuori legge il partito comunista ucraino.....dimostrazione davvero democratica per l'occidente, nei fatti si al neonazismo e no al partito comunista, il no al partito comunista sarà stato per simpatia con l'America... è inverosimile che ciò accada in Europa il continente di coloro i quali ogni anno si riempono la bocca di antifascismo e anti nazismo nel giorno della "memoria". Da allora nei fatti è scoppiata la guerra, infatti è da allora che gli USA piazzano missili balistici e altro sulle frontiere della Russia, questo per bloccare in tempo eventuali risposte ad un attacco bellico USA. Ovviamente come non siamo virologi non siamo neanche profondi conoscitori della geopolitica, però anche per questo ci sono semplici realtà a cui non si può sfuggire come ad esempio l'impegno degli USA a vendere, tramite il suo Governo fantoccio, gran parte dei gasdotti ucraini alla SCHEL....ovviamente è semplice, il possesso dei gasdotti sappiamo cosa significano economicamente per un Paese, soprattutto per coloro che per questo vogliono appropriarsene e il Venezuela di Guaidò, messo a capo del Paese sempre con il solito colpo di Stato, voluto sempre dagli USA è uno dei tanti esempi di tattica e democrazia americana nel mondo. Ora però, secondo sempre i consueti programmi dei Servizi segreti USA, aspettiamo che vengano procurate sommosse popolari in favore degli americani e della UE per dimostrare che Putin è un dittatore e giustificare magari qualche azione violenta nei suoi confronti. La storia è sempre la stessa, gli americani non hanno ancora trovato qualcosa di nuovo che possa almeno coprire la bugia con scuse diverse da quelle usate dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, questa è la dimostrazione della loro decadenza economica sociale e culturale, sempre se di cultura si può parlare. Però anche se non siamo politologi esperti, vi sono alcune cose semplici che la storia ci ha insegnato, c'è "l'imprevisto" e l'imprevisto potrebbe essere una presa di coscienza, in senso solo economico e cioè di convenienza, di chi regge le sorti dell'impero, o dell'intromissione di qualcuno o qualcosa che non proviene e non fa parte dell'impero stesso...staremo a vedere, intanto chi davvero soffre, come sempre, sono solo e soltanto i cittadini inermi costretti a subire.

https://www.facebook.com/photo?fbid=5081879575208800&set=a.458399947556809

Ettore Zanca - Ucraina

 

In questi giorni ha tenuto banco una questione che non vale nemmeno la pena ricordare, tanto la sapete tutti, si, quella cosa lì che tutti dicono e che appena si accenna a un altro argomento immediatamente si dice “ma possibile che pensate ad altro mentre sta succedendo?”. Ovvero la famosa polemica sulla riproduzione dello scarabeo stercorario.
No scherzo, volevo vedere se eravate attenti.
Siamo tutti preoccupati per il potenziale scoppio della terza guerra mondiale. E io sono qui per alleviare questa angoscia. Se no che ci sta a fare Ettoruzzo vostro?
Che poi me li immagino quelli che si indignano perché si parla d’altro mentre scoppia la guerra. Con i gomiti sul tavolo di casa, lo sguardo fisso e il coniuge che chiede “amore che hai?” e loro: “silenzio! Non vedi che sto pensando al Donbass?”. E poi postano convinti i loro strali contro Putin. Lo vedo proprio Vladimirone che guarda facebook e dice “oh raga, Pierelzeviro Castracani mi ha appena fatto brutto con un post, forse davvero sto esagerando”.
Ma poi: anche se pensiamo alla guerra che potere abbiamo? Io nemmeno riesco a fermare il postino che fugge dopo aver messo l’avviso della raccomandata da ritirare senza nemmeno citofonarmi, figuriamoci un conflitto mondiale.
Anyway (che fico dirlo ve’?) andiamo al dunque. Far scoppiare una guerra mondiale non è per niente una cosa facile. Sia Putin, sia Biden non decidono così solo perché gli rode.
Entrambi hanno una valigetta che viene immaginata con dentro un bottone. Biden e Putin se le sono promesse facendo a gara a chi ha il bottone più grosso, non quello della patta, purtroppo.
Il bottone attiverebbe il lancio dei missili. Ecco. Uno dei due, spero entrambi, sta dicendo una minchiata colossale.
Attivare il lancio di 900 testate nucleari statunitensi (tante sono, conviene abituarsi), non è solo questione di premere un bottone. La procedura è più complessa. Si compone di una valigetta, denominata “football”, in cui altro che bottoni, ci sono solo fogli. Sono codici alfanumerici di attivazione delle procedure che autorizzano i militari a entrare in preallarme.
I generali si mettono davanti alle postazioni, inviando un ordine di armamento al comando nucleare centrale. Più o meno la burocrazia che ci vuole in Italia per ristrutturare casa.
Ma non basta, la valigetta è custodita da cinque militari, che aiutano il presidente a decidere. E non finisce qui. La vera e propria attivazione del lancio, avviene con un biscotto. Esatto. Il presidente degli Stati Uniti ha in mano una credit card chiamata biscuit. Con quella digita un pin, confermato dal segretario di Stato e la “festa” può cominciare.
Il biscuit mi porta a varie riflessioni. La prima è che il nome non deve essere casuale. In effetti se fanno casino lanciandosi missili tra loro, il biscotto vero e proprio finisce a noi. Indovinate dove. Poi mi viene da pensare con terrore se Biden si trova improvvisamente a corto di liquidi e deve fare un prelievo bancomat, se sbaglia carta? Sono cazzi. Praticamente ci parte una guerra nucleare perché voleva pagare il caffè e due marche da bollo.
Infine la cosa più grave. Questa carta, nel tempo, non è stata proprio custodita benissimo. Jimmy Carter la mandò in lavanderia con un vestito, Clinton la perse per sei mesi. E non disse nulla a nessuno. Forse è perché sapeva benissimo che a nascondere le marachelle proprio bravo non era. Però sicuramente in quel periodo non avrebbe voluto attaccare gazzarra con nessuno, metti che si finiva alle brutte, che figura ci faceva?
Putin viceversa, è più prudente e ci tiene a farci sapere che lui la valigetta la porta anche al cesso.
E qui si fa più difficile. L’unica speranza è che rimanga a corto di carta igienica e a quel punto i codici alfanumerici verranno sacrificati per una nobile causa.
Siete più tranquilli? Bene. A qualcosa servo ogni tanto. Come diceva mio padre quando gli davo rare soddisfazioni da genitore.

venerdì 25 febbraio 2022

Razzi su Kiev e in Italia riparte il pollaio. - Antonio Padellaro

 

Dispiace davvero occuparsi, mentre le bombe scoppiano e la gente muore, del tragicomico cortiletto italiano. Urlano le sirene a Kiev e noi ci svegliamo con la voce di Enrico Letta che irrompe a Radio Rai (nell’eccellente filo diretto che aggiorna minuto per minuto la situazione). Cosa vuole dirci di così urgente il segretario del Pd? Un’iniziativa italiana per il cessate il fuoco? Che vuole paracadutarsi nelle trincee del Donbass? No, vuole semplicemente tirare un petardo tra le scarpe di Matteo Salvini perché è a lui che si rivolge quando denuncia “troppi distinguo, troppe ambiguità, troppi posizionamenti filorussi”, per intimare: “o di qua o di là”. Infatti, subito, Salvini con una coda di paglia lunga fino a Mosca chiede che l’Italia “condanni senza ambiguità l’attacco all’Ucraina”, pur senza mai approfondire il tema delle sanzioni contro l’amico Vlad. Poi aggiunge che se “qualcuno usa per beghe interne questa tragedia dimostra di essere un piccolo uomo” (e anche Letta è sistemato). Si continua così per tutta la giornata, tra distinguo e frecciatine su chi è più servo di Putin o di Biden, finché giunge notizia che Matteo Renzi si è dimesso dal board di Delimobil – la più grande compagnia di car sharing russa – in seguito all’invasione dell’Ucraina. Se non ci fosse da piangere sarebbe la comica finale, perché immaginiamo lo sgomento che la notizia avrà suscitato al Cremlino dove non si aspettavano una sanzione così feroce. A parere di tutti gli analisti l’aggressione militare russa avrebbe improvvisamente compattato il fronte occidentale che fino a ieri notte si era presentato in ordine sparso, da New York a Parigi a Londra a Berlino, con ciascun leader convinto di avere in tasca la chiave giusta per indurre a più miti consigli lo zar. Che tuttavia da ieri ha una chance di vittoria in più stante lo scarsissimo spirito bellico della politica romana, che è sempre quella dell’armatevi e partite. Non a caso Churchill diceva che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/25/razzi-su-kiev-e-in-italia-riparte-il-pollaio/6506847/?fbclid=IwAR2wbq15HxSqi4QO6A4hETh5v5BI6XFcRb-br8Ke_wFWaeMPEMLxrPWLy7o

Zitti e Mosca. - Marco Travaglio

 

L’attacco criminale di Putin all’Ucraina è un post scriptum degli imperialismi del XX secolo, totalmente fuori sincrono rispetto al comune sentire delle opinioni pubbliche mondiali. Non solo per le nuove generazioni che la guerra, fredda o guerreggiata che fosse, l’hanno letta sui libri di storia, ma anche per quelle che l’hanno vissuta e poi archiviata. Per questo lascia la gente senza parole e rende false e vuote le parole dei governanti che ne sono prodighi. Quelli che menano le danze, Putin e Biden, sono due cascami del Novecento che stanno per compiere 70 e 80 anni, formattati mentalmente nel vecchio mondo che ora rispunta dalla tomba come gli zombi. Con una differenza: Putin parla a un popolo che non dimentica nulla, tantomeno la sua vocazione nazionalista ancora frustrata dal crollo dell’Urss e dalle provocazioni dell’Occidente che ha fatto di tutto per umiliarlo, violando l’impegno di non allargare la Nato a Est; Biden parla a un popolo che non ricorda quasi nulla, salvo i tributi di sangue pagati a far guerre in giro per il mondo, perdendole drasticamente tutte dal 1945. Quindi la guerra non toglie consensi a Putin (a meno che la perda), ma ne toglierebbe parecchi a Biden (che già ne ha pochi) col rischio che ne approfitti la terza potenza, quella tragicamente più al passo coi tempi: la Cina. Quanto a noi, cittadini della cosiddetta Europa, pagheremo il solito tributo di soldi per conto terzi, passando da uno stato d’emergenza (sanitario) a un altro (bellico). Con l’aggravante – per noi italiani – di doverci pure sorbire il cinepanettone delle Sturmtruppen in servizio permanente effettivo, che trasformano le peggiori tragedie nell’eterna commedia all’italiana.

“Noi l’avevamo detto”. È il mantra dei Nando Mericoni a mezzo stampa (“Pronto-Amerega-me-senti?”), che da tre mesi si calano l’elmetto sul capino e rilanciano ogni giorno le veline della Cia sull’invasione russa “tra oggi e domani” e ora, dopo aver fatto e rifatto lo stesso titolo fasullo, si vantano di averci azzeccato. Come se il compito dell’informazione fosse ripetere cento volte una fake news sotto dettatura (“oggi piove”) e poi, quando la centunesima volta si avvera, fingere che fosse sempre stata vera (“visto che oggi piove?”). E come se drammatizzare urlando “Al lupo! Al lupo!” non fosse il modo migliore per sdrammatizzare: un regalo al lupo che, quando arriva, non ci crede o non si scandalizza più nessuno. Ora semmai qualcuno si chiede come mai l’amico americano, se sapeva tutto da mesi, ha lasciato l’Ucraina così impreparata e sola dinanzi all’attacco.

“Legalità internazionale”. Bei tempi quando qualche governo poteva insegnarla agli altri.

Oggi non ci sono “buoni” titolati a dare lezioni ai “cattivi” russi, visto che Usa e Ue si sono macchiati di guerre illegali e criminali (peggio ancora se avallate dall’Onu) in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Somalia e via bombardando.

“Ci vorrebbe l’Europa”. Fa il paio col “non ci sono più le mezze stagioni”. L’Europa politica e militare non è mai nata per non dispiacere al residuato bellico della Nato (a 31 anni dalla fine del Patto di Varsavia), con alleati indecenti come la Turchia (impegnata a sterminare i curdi nel silenzio degli atlantisti). Finché accetteremo che lo Zio Sam faccia casini in giro lasciandoci il conto da pagare, in termini di migranti (Libia e Afghanistan), terrorismo (Iraq), affari mancati (Cina) e bollette (Ucraina), resteremo il vaso di coccio fra due potenze che si rafforzano a scapito nostro. E piangere sull’Europa che non c’è non sarà solo inutile: sarà ridicolo.

“Tremenda vendetta!”. Posto che, in base ai trattati, la Nato non può inviare truppe in Ucraina, la reazione sarà in forma di parole e di sanzioni. Le parole abbondano e mettono tutti d’accordo. Ma Putin le snobba, anzi le capitalizza agli occhi del suo popolo e del suo establishment (che l’altroieri era tutt’altro che allineato e coperto). Altra cosa sono le sanzioni, che per la Ue escludono gas e banche, per gli Usa no. Su questo conta Mosca: quando si passerà dalle parole ai fatti, il fronte occidentale si rivelerà pura finzione.

“Abbasso i putiniani!”. La caccia agli amici di Putin scatenata dai giornaloni e dal Pd c’entra poco con la guerra in Ucraina e molto con le guerricciole da buvette di Montecitorio: serve a screditare Salvini (che con e sulla Russia ne ha dette e fatte di tutti i colori, ma Putin manco lo conosce) e Conte (reo di un approccio multilaterale in politica estera, peraltro in linea con la tradizione diplomatica italiana, da Moro ad Andreotti, da Prodi a D’Alema allo stesso Frattini). Altrimenti sul banco degli imputati ci sarebbe anzitutto B., quello dei festini con l’amico Vlady nella dacia e a villa Certosa, delle sceneggiate a base di lettoni e plaid trapuntati, delle leccatine alle democrazie-modello di Putin e Lukashenko. Invece è tutto prescritto, in vista del campo largo di Letta (zio e nipote).

“Finché c’è guerra non si tratta”. È la linea di Biden, dunque di Draghi. Ma quando si dovrebbe trattare: in tempo di pace? I negoziati servono quando si combatte, per ottenere tregue e poi trattati. E a mediare non è adatto chi è intruppato in una fazione. Perciò servirebbe, in Europa, qualcuno che tenga una postura più terza e meno appiattita sugli Usa. O almeno che si levi l’elmetto, guardi al di là del proprio naso e scopra ciò che è ovvio dalla notte dei tempi: gli amici te li puoi scegliere, i nemici no.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/25/zitti-e-mosca/6506800/

Ucraina, proteste in diverse città della Russia contro l’attacco militare: centinaia di persone fermate dalla polizia.
































































Nonostante il governo russo abbia vietato le proteste contro l’attacco militare all’Ucraina minacciando l’arrestocentinaia di cittadini russi sono scesi in piazza per manifestare contro la guerra. Sit-in e cortei sono stati organizzati in oltre 40 città della Russia, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Krasnoyarsk e San Pietroburgo. Anche a Mosca, sulla Piazza Pushkin, diverse persone si sono radunate per esprimere il proprio dissenso sull’operazione militare in corso. E sono almeno 800 le persone fermate dalla polizia per aver partecipato agli eventi pacifisti. Di queste oltre 200 a Mosca. Un altro centinaio di persone è stato invece arrestato a San Pietroburgo. Il  ministero dell’Interno russo aveva avvisato di essere pronto ad adottare “tutte le misure necessarie” per mantenere l’ordine in caso di proteste, minacciando di arrestare i partecipanti a manifestazioni non autorizzate.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/24/ucraina-proteste-in-diverse-citta-della-russia-contro-lattacco-militare-500-fermati-dalla-polizia/6506580/

giovedì 24 febbraio 2022

Ucraina, Putin se ne frega delle sanzioni: vedi Champions. - Antonio Padellaro

 

Le “sanzioni a raffica” (Boris Johnson) contro la Russia di Putin, “che la pagherà cara” (Joe Biden), sono così a raffica e così salate che, per esempio, mentre i blindati di Mosca entrano nel Donbass, la Uefa ancora non sposta la sede della finale Champions prevista il prossimo 28 maggio nella Gazprom Arena di San Pietroburgo. Perché, intanto, Nyon cosa fa? “Monitora in maniera costante, ma al momento non ci sono piani per cambiare sede”. Insomma, a questo punto, per capire quale sia la reale consistenza delle ritorsioni economiche minacciate dall’Occidente contro l’“invasore” rosso forse è sufficiente osservare la traiettoria del pallone. Perché i padroni del calcio “devono tenere insieme norme e sensibilità di 55 Paesi differenti, e per il rapporto strettissimo tra la stessa Uefa, Gazprom e Putin” (Panorama). Oltre a essere il più grande fornitore di gas d’Europa, Gazprom (fiore all’occhiello dell’impero dello zar Vladimir) versa ogni anno alla Uefa un mucchio di bei soldini in cambio degli spottoni televisivi prima, durante e dopo ogni match. Una cifra stimata nell’ultimo decennio in circa 300 milioni di euro. Infatti, la Russia non è l’Iran, un pianeta a se stante e poco interconnesso con l’Europa, che si può punire nel disinteresse generale. Mentre sanzionare, ma sul serio, gli oligarchi del rublo magico sarebbe come tagliare i cavi di una centralina elettrica per fare un dispetto al vicino, ma con il risultato di rimanere al buio. Così come è impossibile colpire gli interessi dei ricconi targati Cremlino senza depauperare il capitale di aziende, imprese, società, banche inglesi, francesi, tedesche, italiane che non valutano certo gli investitori dal colore del passaporto. A cominciare dal mitico Abramovic, padrone del Chelsea, visto che a Londra questo groviglio di interessi che nella City stipendia “un esercito di avvocati, contabili e consulenti di pubbliche relazioni è arrivato a finanziare lo stesso partito conservatore” (Corriere della Sera). Londongrad.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/24/ucraina-sanzioni-putin-se-ne-frega-vedi-champions/6505413/?fbclid=IwAR0HmMG3P-PxXd4w-UACC__XxL5r8uaY6B4gXirtnGjZuKhPo1ln4tvUO7I

Ucraina-Russia, le cause del conflitto che ha riportato la guerra in Europa. - Alberto Magnani

 

Le tensioni fra Kiev e Mosca arrivano (almeno) dal crollo dell’indipendenza del 1991. Con un’oscillazione costante fra l’Occidente e la vecchia area di influenza.

È guerra. Dopo qualche spiraglio di accordo, la situazione è precipitata definitivamente all’alba del 24 febbraio, quando il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato in diretta tv l’avvio delle operazioni militari in Ucraina. Una «operazione speciale» a difesa dell’indipendenza posticcia delle due repubbliche auto-dichiarate di Donetsk e Luhansk, nella regione del Donbass.

L’escalation viene paragonata a quella vissuta quasi un decennio fa, con l’annessione della penisola della Crimea nel 2014. Ma le tensioni che logorano sia i rapporti Mosca-Kiev, sia la stessa Ucraina al suo interno, si trascinano - almeno - dal crollo dell’Urss e stanno tornando a galla con i timori di un conflitto sull’Est Europa.

Dall’indipendenza alla rivoluzione arancione.

La data che simboleggia la prima rottura fra l’Ucraina e l’allora Unione sovietica è il 24 agosto 1991: il giorno della dichiarazione di indipendenza da Mosca, poi approvata il 1 dicembre con un referendum che vedrà oltre il 92% degli ucraini schierarsi a favore dell’addio all’Urss. Da allora inizia un’altalena che farà oscillare Kiev fra la vecchia sfera di influenza russa e un processo di «occidentalizzazione» che la spinge verso Ue e Nato, con cambi di rotta che si susseguono fino agli ultimi sviluppi della crisi.

Nei primi anni dell’indipendenza l’Ucraina, secondo paese della vecchia Urss per dimensione economica, stagna nella crescita (il Pil si inabissa fino al -22,9% nel 1994) e viene governata da leader vicini a Mosca: prima Leonid Kravčuk dal 1991 al 1993, poi Leonid Kučma dal 1994 al 2004, in un decennio scandito da scandali, episodi di corruzione e una conferma tutt’altro che lineare alle urne, per il secondo mandato, nel 1999.

Lo strappo decisivo arriva nel 2004: Viktor Janukovyč, già primo ministro nel governo dello stesso Kučma e continuatore della sua politica, viene dichiarato vincitore nel secondo turno del voto contro il candidato filo-occidentale Viktor Juščenko, favorevole all’avvicinamento con Ue e Nato. La rabbia per i brogli contestati a Janukovyč e al vecchio establishment sfocia nelle proteste della cosiddetta Rivoluzione arancione, chiamata così per il colore della campagna elettorale di Juščenko. Il voto viene invalidato e ripetuto, con la vittoria di Viktor Juščenko e il via all’esperienza di un governo filo-occidentale.

Durerà fino al 2010, una parentesi scandita da due tappe cruciali per i rapporti fra Kiev e Mosca: nel 2004 la Nato ingloba tre ex Stati sovietici come Estonia, Lettonia e Lituania; quattro anni dopo, nel 2008, l’Alleanza atlantica «promette» per la prima volta di allargarsi all’Ucraina in futuro. Il proposito surriscalda i rapporti con Mosca, in un periodo turbolento “anche” per ragioni diverse: la maggioranza di Juščenko traballa con frizioni fra i suoi stessi membri, mentre l’economia ucraina sprofonda sotto il peso della crisi finanziaria del 2008.

Fra le personalità più controverse dell’entourage di Viktor Juščenko c’è Julija Tymošenko, già protagonista della Rivoluzione arancione del 2004, chiamata a coprire due volte l’incarico di primo ministro nel 2005 e fra 2007 e 2010. Nel 2011 finirà in carcere per abuso di ufficio, con l’accusa di aver firmato un contratto di forniture di gas sfavorevole all’Ucraina. Si difenderà parlando di un caso «montato» dagli avversari, ma la sua reputazione esce appannata.

La guerra in Crimea e gli accordi di Minsk.

Nel 2010 Kiev torna sotto il governo di un candidato vicino alla Russia e gradito a Putin, Viktor Janukovyč, che batte Juščenko e avvia un processo di riavvicinamento a Mosca, siglando accordi sul gas con la Russia e sospendendo le trattative intraprese con la Ue. Il distanziamento da Bruxelles si rivela fatale al suo governo. Nel 2013, lo stop a accordo di pre-adesione alla Ue scatena infatti proteste sconfinate nella cosiddetta Euromaidan: scontri di piazza (Maidan) che mieteranno oltre 100 vittime concludendosi con la deposizione dello stesso Janukovyč dalla presidenza, la convocazione del voto anticipato, l’abolizione del bilinguismo russo-ucraino e la scarcerazione della ex premier Tymošenko, liberata dopo il voto favorevole del Parlamento ucraino. Tymošenko tiene un celebre discorso a Kiev, irritando una parte della platea che «non si sente rappresentata» dalla ex leader.

La reazione di Mosca è indiretta, ma dirompente. Un mese dopo, a marzo, la Russia invade e annette la penisola ucraina della Crimea, incassando il consenso della popolazione con un referendum. A maggio seguono l’esempio i militanti filo-russi delle due province del Donbas, Donetsk e Luhansk, con una doppia consultazione per proclamare la propria indipendenza. La vittoria del sì è schiacciante in entrambi i casi, creando una “frattura” che dà adito a scontri e violenze sempre più intensi. Nel 2015, dopo un tentativo analogo nel 2014, Francia, Germania, Russia e Ucraina firmano un accordo che prevede il cessate il fuoco e il lavoro diplomatico per configurare lo status speciale delle due province: i cosiddetti accordi di Minsk, dal nome della capitale bielorussa che già aveva ospitato l’intesa fallita l’anno prima.

La “pace” formale non si traduce, comunque, in una stabilizzazione delle province. Il governo ucraino conteggia almeno 14mila vittime nella regione del Donbass fra 2014 e 2021, con un costo economico di 10 miliardi di dollari Usa per le operazioni militari nell’area. Nel frattempo, alla presidenza di Kiev si susseguono l’uomo d’affari Petro Poroshenko (2014-2019) e l’attuale presidente, l’ex attore Volodymyr Zelensky. L’orientamento di entrambi è di apertura all’Occidente e di allontanamento da Mosca, con nuovi accordi siglati con la Ue nel 2017 e una spinta sempre più decisa verso Bruxelles. Zelensky chiede apertamente l’ingresso nella Ue e nella Nato.

L’intreccio economico fra Kiev e Mosca.

La Russia non poteva che rappresentare, almeno in origine, un partner privilegiato per l’Ucraina. I valori dell’interscambio si sono poi ridotti negli anni di «guerra fredda» fra Kiev e Mosca, culminati con la crisi che si sta consumando sui confini fra i due Paesi.

Secondo le stime del Chatman House, un think tank, il valore delle sole esportazioni ucraine in Russia è crollato dai 29 miliardi di dollari Usa nel 2011 ai 5 miliardi di dollari Usa registrati nel 2019. In parallelo, complice la (ri)apertura pro-mercato, l’export verso la Ue è raddoppiato in valore assoluto dal 2012, mentre la Cina è diventata il primo mercato di sbocco delle merci di Kiev. Secondo i dati di Trading economics, un portale specializzato, la Cina incide sul 14,4% delle esportazioni complessivi dell’Ucraina nel 2020 (7,12 miliardi di dollari Usa), oltre il doppio rispetto al 5,5% mantenuto dalla Russia: un valore di 2,7 miliardi di dollari Usa, vicino a quello dei flussi verso la Germania (2,07 miliardi, il 4,4% del totale) e Italia (1,93 miliardi, il 3,9%).

Nel 2014 Kiev si è affrancata dalla dipendenza dal gas russo, iniziando a comprarlo sul mercato europeo e importandolo attraverso Paesi come Ungheria e Slovenia. Al tempo stesso, però, un accordo vincola Kiev a far transitare il gas russo nel territorio dell’Ucraina fino al 2024: un’ipoteca che mantiene il legame con Mosca, anche nel vivo della crisi più logorante in - almeno - tre decenni di rapporti fra i due.

https://24plus.ilsole24ore.com/art/ucraina-russia-cause-conflitto-che-ha-riportato-guerra-europa-AEB2DjFB?s=hpl

Ucraina, la Russia ha iniziato l’invasione: manovra a tenaglia, attacchi anche da Bielorussia e Crimea. Missili su Kiev. Putin: “Per chi interferisce conseguenze mai viste” – La ricostruzione.

 

COME E' INIZIATA - Putin ha annunciato l’operazione militare mentre era in corso il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Secondo il Guardian il messaggio era stato registrato già lunedì. Il ministero degli Esteri ucraino: l’operazione mira a "distruggere lo Stato, impadronirsi del suo territorio con la forza e stabilire un’occupazione". La Russia ha fatto sapere di aver "soppresso il sistema di difesa anti aerea" dell’Ucraina. Colpiti anche palazzi e strutture commerciali. Per la Bbc almeno sette morti. Il presidente Zelensky ha annunciato l'imposizione della legge marziale.

L’annuncio di Vladimir Putin, probabilmente registrato già lunedì, è stato trasmesso poco dopo le 4 italiane (le 6 a Mosca) mentre a New York era in corso per la seconda volta in tre giorni un Consiglio di sicurezza dell’Onu di cui la Russia è presidente di turno. “Ho deciso per un’operazione militare speciale. La possibilità che l’Ucraina abbia armi tattiche nucleari costituisce una minaccia strategica per la Russia”, ha sostenuto il presidente russo dando ufficialmente il via all’invasione dello Stato nel cuore dell’Europa orientale che a sua detta è “parte integrante della storia russa”. L’attacco è partito da più fronti, con una manovra a tenaglia su larga scala a differenza di quanto ci si aspettava nei giorni scorsi. I media locali hanno riferito che forze russe sono entrate nel Paese sia dal confine russo sia da Bielorussia e Crimea. Forti esplosioni sono state sentite nei maggiori centri, da Kharkiv a Leopoli a Mariupol e nella capitale Kiev, su cui sono stati lanciati missili prendendo di mira i caccia ucraini in un aeroporto fuori Kiev ma colpendo anche palazzi e strutture commerciali.

La Cnn citando alcune fonti del ministero dell’Interno ucraino aveva dato notizia di “centinaia di vittime” tra feriti e morti. Più tardi la Bbc ha riportato che almeno sette persone sono morte e altre nove sono rimaste ferite. Mentre suonavano le sirene, auto della polizia con i megafoni hanno invitato i passanti nel centro di Kiev “a rifugiarsi nei sottopassi” e poi rientrare immediatamente nelle proprie case, racconta l’Ansa. Secondo Bloomberg la Russia ha usato “armi di alta precisione per distruggere infrastrutture militari ucraine”. Il ministero della Difesa russo ha poi fatto sapere che “le difese aree dell’Ucraina sono state soppresse“. Le forze armate di Kiev dal canto loro rivendicano di aver abbattuto 5 aerei russi e un elicottero. Mosca smentisce. Navi da guerra russe pattugliano le acque al largo di Odessa ma è stata smentita la presenza di truppe in città.

L’annuncio di Putin durante il Consiglio di sicurezza Onu – Per giustificare l’attacco, Putin ha detto che Mosca vuole “smilitarizzare e de-nazificare” l’Ucraina. La responsabilità dello spargimento di sangue a suo dire sarà nelle mani del “regime ucraino“. I soldati ucraini sono stati invitati a deporre le armi e a tornare a casa. “I vostri padri e i vostri nonni non hanno combattuto per poter aiutare poi i neo-nazisti”, la sua esortazione. L’obiettivo dichiarato dell’invasione di un Paese è “proteggere la popolazione” del Donbass separatista “che per otto anni è stata soggetta a maltrattamenti e genocidio”, stando alla versione di Mosca. Poi il presidente ha avvertito gli altri paesi che qualsiasi tentativo di interferire con l’azione russa porterebbe a “conseguenze che non hanno mai visto“. Secondo il Guardian il messaggio era registrato. I metadati mostrano infatti che il file del video è stato caricato sul sito del Cremlino il 21 febbraio. Putin appare nella stessa posizione e con gli stessi abiti che indossava durante il discorso di lunedì durante il quale ha annunciato il riconoscimento delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk.

Kiev: “Vuol distruggere lo Stato ucraino” – L’operazione mira a “distruggere lo Stato ucraino, impadronirsi del suo territorio con la forza e stabilire un’occupazione”, ha denunciato in un comunicato il ministero degli Affari esteri ucraino. Kiev ha invitato la comunità internazionale ad “agire immediatamente” perché “solo azioni unite e forti possono fermare l’aggressione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin”. L’Ucraina “si difenderà e vincerà: il mondo può e deve fermare Putin. Il momento di agire è ora” twitta il ministro degli Esteri dell’Uctaina, Dmytro Kuleba. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha annunciato l’imposizione della legge marziale. “La Russia ha compiuto attacchi contro le nostre infrastrutture militari”, ha detto Zelensky sul suo profilo Facebook. “Un minuto fa ho avuto un colloquio con il presidente Biden. Gli Stati Uniti hanno già cominciato a mobilitare il sostegno internazionale – ha aggiunto, secondo Ukrinform – Dovreste restare a casa se possibile”.

Mosca: “Non è aggressione contro popolo ucraino ma contro la giunta al potere” – Alle 3:30 italiane, dopo che le amministrazioni sotto occupazione russa a Donetsk e Luhansk avevano chiesto a Mosca assistenza militare preannunciando di fatto una escalation, si è riunito su richiesta di Kiev il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il presidente russo ha annunciato l’operazione militare quando aveva da poco finito di parlare l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield chiedendo a Mosca di “fermarsi, tornare nei suoi confini, far tornare le truppe nelle caserme”. L’ambasciatore russo, Vassily Nebenzia, nel corso del vertice ha accusato nuovamente Kiev di provocazioni militari nella regione del Donbass. Sottolineando poi che Mosca si è concentrata sulla “pace e la sicurezza” nelle repubbliche separatiste e sta prendendo di mira la “giunta al potere a Kiev”. “Non siamo aggressivi contro il popolo ucraino – ha aggiunto – ma contro la giunta che è al potere a Kiev”. Immediata la dura condanna dell’attacco da parte di tutti i Paesi che siedono nel Consiglio, che hanno preannunciato ulteriori sanzioni. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha convocato per la mattinata una riunione degli ambasciatori dell’Organizzazione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/24/ucraina-la-russia-ha-iniziato-linvasione-manovra-a-tenaglia-attacchi-anche-da-bielorussia-e-crimea-missili-su-kiev-centinaia-di-vittime-putin-per-chi-interferisce-conseguenze-mai-viste/6505444/