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venerdì 5 maggio 2023

SPAZIO DEMENZA: L'UOMO EROTICO NON FA IL LETTO. L'opinione Contro - Gioacchino Musumeci


C'è in corso una polemica perfetta per lo spazio demenza della mia pagina da cui derivano alcune riflessioni per nulla scontate.
Laura Chiatti, attrice, ospite di Mara Venier ha affermato: " Io non tollero l’uomo che si mette a fare il letto, dare l’aspirapolvere. Io proprio non lo posso vedere, sono all’antica in questo senso con certi ruoli. Mi abbassa l’eros, me lo uccide”,
L'affermazione ha suscitato lo sdegno social e sono intervenuti in difesa dell'attrice i cavalieri Gedi dell'antica bigotteria Simone Pillon e Mario Adinolfi, il quali in linea con le posizioni medioevali caratterizzanti i loro numerosi interventi pubblici, hanno manifestato stima all'attrice. Secondo il binomio Adinofli /Pillon la Chiatti non fa altro che sottolineare gli opposti che naturalmente si attraggono, le differenze tra uomo e donna, cioè pardon tra maschi e femmine.

Francamente posso dire che tanta avanguardia televisiva mi ha letteralmente stupito, certe perle non si sentivano da decennni, e per un momento ho provato il desiderio di correre ad un centro commerciale e uscirne felice con un maxischermo da 7mila pollici per non perdere mai più le mirabilie della rete ammiraglia nazionale. Merda rarissima!
Sarà per caso che dall'insediamento del governo Meloni si ricorra a personaggi noti per ricordare che l'ordine naturale delle cose è quello di almeno 150 anni fa, anche 200. Ma l'impeto è durato un attimo, un coito interrotto dalla coscienza che impietosa mi ha ricordato la sua presenza. Toc toc, ricordati che non sei l'uomo di Laura Chiatti e la tua compagna ti stimerà se avrai rispetto del tuo letto come minimo.😁
E la coscienza m'ha suggerito, nel pieno rispetto di Laura Chiatti, che la differenza tra sessi, sempre che poi sia un fatto importante, non sia contenuta nei ruoli canonici della bibbia o sue interpretazioni maschiliste se non misogine.
Men che meno se certi postulati e modelli educativi da cui derivano grottesche fisime comportamentali riducono la donna a un contenitore di ormoni che ribolle se il partner lascia le mutande sgommate sopra il letto sfatto.😆
E mentre il maschio dissemina peli ovunque si guarderà bene dal raccoglierli nel timore che la propria " femmina" delusa per la femminilizzazione dilagante tra le mura di casa, non voglia più trombare con lui. Trattasi di equilibratissime e tradizionali dinamiche di coppia.
Oggi so molte cose! Che a 16 anni ero strano perché non tolleravo che mia madre raccogliesse le mie robe, le lavasse e stirasse, ci pensavo da me. Anche perché a parte i 9 figli da rincorrere col battipanni, detto tra noi, mia madre non stirava, bruciava le cose.
Inoltre so che un uomo ordinato e indipendente, che si rifà il letto e ramazza la stanza, uccide l'eros di Laura Chiatti. Spiace per i militari che obbligati a pulire camerate e fare cubi nelle brande, perdono l'appeal del maschio "tarzanesco."
Nella vita ciascuno è come è, ma non sarebbe troppo male domandarsi perché siamo come siamo se le nostre fissazioni condizionano perfino la sfera sessuale😁😁. Voglio dire che se fossi donna e mi piacesse l'uomo cinghiale forse vorrei capire perché dato che in casa dovrei farmi il culo anche per lui. Esattamente come vorrei capire, se mi piacessero le 90 enni, il perché.
Allo stesso modo non sarebbe male chiedersi perché proprio oggi, cioè con la Meloni al governo, la Tv debba proporre certi stereotipi o diversamente anticaglie, quasi a voler delimitare l'altezza della siepe oltre la quale una donna non può sporgersi.
Pare che l'emancipazione femminile, in Italia piuttosto astratta, presso le frange dei conservatori sia interpretata come pericolosa deriva destabilizzante le regole della sacra famiglia.
In definitiva la domanda è sempre la stessa: si può accudire la famiglia senza diventare serve? " Sai nessuno mi obbliga a fare la serva, io faccio le cose spontaneamente per la famiglia..." Ma che vorrà significare! E che vorranno significare le frasi compiaciute dei maschietti sul profilo della Chiatti, una per tutte: " Bellezza d'altri tempi". Ah le bellezze di cro magnon😁😁
In foto donna di Neanderthal.

sabato 12 marzo 2022

L’invasione e lo stupore dei “buoni”. - Antonio Padellaro

 

L’invasione russa dell’Ucraina era solo una questione di tempo, scrive il generale Fabio Mini su Limes, nell’articolo anticipato ieri dal Fatto. Dal momento che, a partire dal 1997, la progressiva espansione della Nato, secondo i più accreditati osservatori occidentali (compreso William Perry, ex Segretario alla Difesa durante la presidenza Clinton), sarebbe stata inevitabilmente considerata dai russi una minaccia, “e che andare avanti avrebbe avvelenato le relazioni con Mosca”.

Ora, tutto ciò nulla toglie ai crimini contro l’umanità di cui si sta macchiando Putin, mentre ci dice qualcosa sulla cecità dei “buoni” che non avendo calcolato, per oltre un ventennio, le conseguenze dei propri atti subiscono oggi la sanguinaria ritorsione dei “cattivi”. E lo fanno chiedendosi come diavolo sia potuto accadere. Detto che i “buoni” continueranno a sentirsi infallibili (e Dio ci aiuti), sia però consentito interrogarsi sull’utilità del vecchio espediente retorico che consiste nel considerare un pazzo furioso chiunque non si comporti secondo le nostre attese, soprattutto quando sbagliatissime. Leggiamo, infatti, sulla stampa belligerante, dotte analisi sulle disastrose condizioni in cui versa l’autocrate. Con titoli del tipo: “Dal cancro alla pazzia, le intelligence occidentali s’interrogano sulla salute fisica e mentale di Putin” (Repubblica).

Secondo il Daily Star (ripreso dal Giornale), Mad Vlad “prova costante dolore e potrebbe avere problemi di non poco conto che spaziano dalla follia a un tumore all’intestino”. Si cita una fonte, naturalmente anonima, del Pentagono, secondo cui “in passato lo abbiamo visto sorridere, ma nel 2022 ci sono poche foto in cui sembra felice”. Non basta, “perché addirittura alcuni pensano che come ultima traccia da lasciare sulla Terra prima della sua morte ci sia stata l’invasione dell’Ucraina”. Tutto molto credibile: infatti, chi prima di tirare le cuoia come estremo desiderio non vorrebbe appiccare il fuoco all’appartamento del vicino o magari bombardare Kiev?

È vero che gli abbiamo piazzato qualche testata nucleare con vista Cremlino, però lui è sempre così malmostoso. Mai una bella risata, e che diamine.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/11/linvasione-e-lo-stupore-dei-buoni/6522369/?fbclid=IwAR2dfjIoSHz8dWpjrh-SX3hjX-szyAZ5IaiqUSveJYA7kXFrkafnebyBMys

venerdì 25 febbraio 2022

Razzi su Kiev e in Italia riparte il pollaio. - Antonio Padellaro

 

Dispiace davvero occuparsi, mentre le bombe scoppiano e la gente muore, del tragicomico cortiletto italiano. Urlano le sirene a Kiev e noi ci svegliamo con la voce di Enrico Letta che irrompe a Radio Rai (nell’eccellente filo diretto che aggiorna minuto per minuto la situazione). Cosa vuole dirci di così urgente il segretario del Pd? Un’iniziativa italiana per il cessate il fuoco? Che vuole paracadutarsi nelle trincee del Donbass? No, vuole semplicemente tirare un petardo tra le scarpe di Matteo Salvini perché è a lui che si rivolge quando denuncia “troppi distinguo, troppe ambiguità, troppi posizionamenti filorussi”, per intimare: “o di qua o di là”. Infatti, subito, Salvini con una coda di paglia lunga fino a Mosca chiede che l’Italia “condanni senza ambiguità l’attacco all’Ucraina”, pur senza mai approfondire il tema delle sanzioni contro l’amico Vlad. Poi aggiunge che se “qualcuno usa per beghe interne questa tragedia dimostra di essere un piccolo uomo” (e anche Letta è sistemato). Si continua così per tutta la giornata, tra distinguo e frecciatine su chi è più servo di Putin o di Biden, finché giunge notizia che Matteo Renzi si è dimesso dal board di Delimobil – la più grande compagnia di car sharing russa – in seguito all’invasione dell’Ucraina. Se non ci fosse da piangere sarebbe la comica finale, perché immaginiamo lo sgomento che la notizia avrà suscitato al Cremlino dove non si aspettavano una sanzione così feroce. A parere di tutti gli analisti l’aggressione militare russa avrebbe improvvisamente compattato il fronte occidentale che fino a ieri notte si era presentato in ordine sparso, da New York a Parigi a Londra a Berlino, con ciascun leader convinto di avere in tasca la chiave giusta per indurre a più miti consigli lo zar. Che tuttavia da ieri ha una chance di vittoria in più stante lo scarsissimo spirito bellico della politica romana, che è sempre quella dell’armatevi e partite. Non a caso Churchill diceva che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/25/razzi-su-kiev-e-in-italia-riparte-il-pollaio/6506847/?fbclid=IwAR2wbq15HxSqi4QO6A4hETh5v5BI6XFcRb-br8Ke_wFWaeMPEMLxrPWLy7o

venerdì 28 gennaio 2022

Ho visto cose… - Marco Travaglio

 

Ho visto cose che voi umani… avete visto tutti, salvo i fortunati che non guardano la tv e i giornaloni.

Ho visto il presidente del Consiglio fare le consultazioni per scegliersi il presidente della Repubblica e minacciare, tramite indiscrezioni mai smentite alla stampa amica, di prendere cappello e andarsene se non fosse eletto lui o chi piace a lui.

Ho visto Salvini rientrare al Papeete (gli porta buono) e lanciare per aria tre candidati all’ora come frisbee e scordarseli subito dopo mentre ne lancia altri (tra cui Cassese che lo dipingeva come un troglodita “fuori dalla legalità costituzionale”), confondendo il kingmaker con King Kong.

Ho visto il centrodestra candidare a capi dello Stato Berlusconi, Pera, Moratti e Nordio e poi smettere per non soffocare dal ridere, su consiglio del prof. Zangrillo.

Ho visto il terrore negli occhi dei forzisti alla sola idea che la forzista Casellati prenda voti, certamente non da loro.

Ho visto grandi elettori a forma di poltrona votare Mattarella per dire che va bene tutto tranne Draghi e grandi giornalisti a forma di lingua che li spacciavano per fan di Draghi in incognito.

Ho visto Di Maio lanciare l’ultimo sombrero sulla Belloni al grido di “lei è mia sorella”, dopo aver fatto trapelare parentele strettissime con tutti i quirinabili su piazza (una sessantina) e senza spiegare come possa un avellinese di 35 anni avere una sorella romana di 63, cosa mai vista prima se non nella famiglia Mubarak. E comunque Draghi è suo nipote.

Ho visto Letta e Renzi insieme (bella battuta già questa) inventare candidati inesistenti, Frattini e Casellati, per fingere di stopparli con la sola forza del pensiero.

Ho visto bocciare Frattini per l’unica cosa che non ha, le idee: “Non è atlantista”, infatti da ministro degli Esteri disertava i vertici europei per starsene su un atollo delle Maldive, sull’oceano sbagliato. Dunque è indianista.

Ho visto due giovani vedove di SuperMario – il rag. Cerasa e Feltri jr. – strillare e flagellarsi come prefiche per il “Draghicidio” e “l’omicidio politico alla baby gang” sol perché qualcuno minaccia di lasciare il premier a fare il premier, malgrado lo scarso rendimento fin qui dimostrato.

Ho visto il sessantaseienne Casini postare su Instagram una sua foto di diciannovenne già democristiano e rivendicare la sua “passione per la politica”, come se questo potesse giovargli.

Ho visto le migliori firme del Paese manifestare sincero stupore per avere scoperto all’improvviso che quell’affabile compagnone di Draghi, pur così empatico, non è amatissimo dai parlamentari, almeno da quelli italiani.

Non ho ancora visto il nuovo presidente della Repubblica, ma questo è un dettaglio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/28/ho-visto-cose-3/6471327/

domenica 14 novembre 2021

Alla corte di Bin Rignan. - Marco Travaglio

 

Riceviamo lezioni di giornalismo da autorevoli docenti, indignatissimi perché diamo notizie vere su Renzi (come su tutti) e perché i pm di Firenze indagano su notizie di reato. David Parenzo, noto per non aver mai dato una notizia in vita sua e sinceramente sgomento dinanzi all’oggetto misterioso, dice che pubblicare i finanziatori di un senatore indagato per finanziamento illecito fa di noi “soltanto dei guardoni”. Lui, intanto, non lo guarda nessuno. Alessandro Sallusti, passato dalla corte di B. a quella di R. come se facesse differenza, spiega che “non c’è da stupirsi” se la Bestiola renziana progettava di “distruggere” e “diffamare” i 5Stelle e due giornalisti, perché lo fanno tutti da sempre tranne lui. E cita “i film di Giovannino Guareschi” (che non ha mai fatto film) e le accuse (ovviamente vere) a vari politici, da Leone a B.. Ergo “Travaglio è il bue che dà del cornuto all’asino”. Quanta modestia. Sallusti è l’artefice della patacca su Dino Boffo, che su Avvenire osò criticare B. per i bunga-bunga e si ritrovò sul Giornale un’“informativa” giudiziaria (ovviamente mai esistita) che lo definiva “noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni”. Ma è anche l’unico direttore finito ai domiciliari per varie diffamazioni e graziato da Napolitano (con gran sollievo della Santanchè che l’aveva in casa come pena accessoria): il tutto perché pubblicò su Libero un pezzo che accusava un giudice di aver costretto una ragazza ad abortire e poi, scoperta la falsità della notizia, anziché rettificarla, la ripubblicò raddoppiando il danno.

Un’altra lezione giunge dall’ex pm Carlo Nordio: sul Messaggero definisce “processo politico”, “porcheria” e “nefandezza” l’inchiesta Open e “compiacenti” i giornali (due o tre) che la raccontano, per avere “vilipeso i più elementari diritti alla riservatezza”. E lui è una nota vestale della privacy: nel 2000 convalidò il sequestro dell’auto di un 25enne sorpreso dai carabinieri con una squillo e accusato inopinatamente di favoreggiamento della prostituzione, dopodiché il giovane, rincasato in taxi, s’impiccò con la cintura; e nel 2004 Bruno Vespa scoprì che dal 1998 Nordio s’era scordato nel cassetto il fascicolo sulle presunte tangenti a D’Alema e Occhetto, anziché trasmetterlo a Roma, dove giunse impolverato e prescritto. Potete ben intuire l’autorevolezza del pulpito.

Ps. In un vertice ad Arcore sulla corsa al Quirinale, “Dell’Utri ha detto che Renzi gli ha fatto sapere che, se la partita di Berlusconi diventa giocabile, lui è pronto a giocarla” (Stampa). Ora, noi non sappiamo se davvero Bin Rignan abbia parlato con Dell’Utri. Ma, se l’ha fatto, è stato solo per dirgli quello che ripete sempre agli amici B. e Verdini: “Pregiudicato!”.

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2372701819119034825/1199653859162764004

martedì 14 settembre 2021

Qui rido io. - Marco Travaglio

 

Leggo l’editoriale di prima pagina su Repubblica, “L’Occidente collabori con Cina e Russia”, e quasi cado dalla sedia. Ma stiamo scherzando? Un mese fa, quando lo disse Conte per l’Afghanistan, e ancor prima quando lo praticò da premier firmando gli accordi per la Via della Seta e il 5G e predicando in Parlamento una politica estera “multilaterale”, mancò poco che gli atlantisti de noantri lo lapidassero per alto tradimento. Eccolo lì, il grillino servo di Putin e Xi Jinping, quello che vuole venderci a Mosca e Pechino e farci espellere dalla Nato, l’“avvocato dei tagliagole” che “sta coi Talebani” (Libero), arrapato dal “fascino dei kalashnikov” (Rep). Intanto gli stessi lo dipingevano pure come il cameriere di Trump, cioè del presidente Usa, ma si sa, la coerenza per i nostri Nando Mericoni è un optional. E giù attacchi renziani e destrorsi in Parlamento. E giù tweet dei nostri americani a Roma, da Riotta a Iacoboni. E giù inchieste su “Giuseppi” e i nostri 007 complici di Trump nel Russiagate, come avrebbe presto dimostrato il celebre “rapporto Barr” (purtroppo mai visto). E giù retroscena sui famosi hacker russi che truccano le elezioni in mezzo mondo e sugli spioni putiniani travestiti da medici che fingevano di aiutarci contro il Covid a Bergamo mentre ci rubavano segreti scientifici e militari per il vaccino Sputnik.

Il tutto su Stampa e poi su Rep di Sambuca Molinari, l’ameregano per eccellenza. Ma anche sul Foglio del rag. Cerasa (“Più Draghi e meno Dragone”). Poi lo scandalo degli scandali: Grillo va a trovare l’ambasciatore cinese a Roma e vuole portarci Conte (che non ci va). Minzolingua: “Il fattore C, lo strano legame tra i grillini e la Cina”. E Rep: “Il M5S filocinese, una spina per il Pd” che deve tenersi a distanza e stringersi vieppiù a FI&Lega. La quale Lega “guarda con apprensione al previsto incontro di Conte e Grillo con l’ambasciatore cinese”. A giugno. Poi il 3 settembre Salvini incontra e selfa l’ambasciatore cinese ed esce estasiato (“piena condivisione”). E niente più apprensione nella Lega e sui giornaloni. Tantomeno quando Draghi telefona a Putin e a Xi per coinvolgerli nel dialogo coi talebani e nel G20 su Kabul (finora senza esiti). Anzi, lì lo sdegno si tramuta in saliva sul “pragmatismo di Draghi”, anzi Dragone. Ieri la resa finale al nemico: “L’Occidente collabori con Russia e Cina”. Dopo la Via della Seta, la Via di Damasco. Tre sole spiegazioni possibili. 

1) Draghi, con quella bocca, può dire ciò che vuole, tanto la lingua gliela prestano i giornaloni. 

2) La Russia e la Cina con cui ora dobbiamo collaborare sono solo omonime di quelli a cui volevano venderci Conte&C. 

3) Quel diavolo di Giuseppi, zitto zitto, ha espugnato anche Repubblica.

ILFQ

giovedì 22 luglio 2021

I Dragaràn. - Marco Travaglio

 

L’ayatollah Khomeini aveva i Pasdaràn, i Guardiani della Rivoluzione. Draghi ha i Guardiani della Restaurazione. Sono i presunti giornalisti che scambiano la Fornero per “esperta di pensioni” (infatti le sfuggì il trascurabile dettaglio di 390mila esodati). Spacciano le critiche di merito al Salvaladri&mafiosi Cartabia alle “bandierine di partito” del M5S e, per farlo, nascondono i gravissimi allarmi del procuratore nazionale antimafia De Raho e del procuratore Gratteri (zero tituli su tutti i giornaloni). Quelli che gabellano la Cartabia per un’esperta di diritto penale, anche se non distingue un tribunale da un phon e dice bestialità (ieri, tentando di smentire i veri esperti, è arrivata a dire che l’improcedibilità non tocca i processi di mafia perché esclude “i reati da ergastolo”: come se la prima attività dei mafiosi fosse uccidere; ma il grosso dei processi di mafia è per associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, corruzione, voto di scambio, riciclaggio, turbativa d’asta, traffico di rifiuti: nessuno punito con l’ergastolo). Quelli che raccontano inesistenti “smentite del Colle” sui timori – confermatici dai portavoce – per il Parlamento che decide i reati da perseguire e da ignorare in barba alla Costituzione.

Quelli che danno del bugiardo a Conte perché ha detto che anche il processo per il ponte Morandi rischia l’improcedibilità (la norma che esclude i reati pre-2020 salterà al ricorso del primo avvocato: il favor rei, cioè la retroattività delle norme più favorevoli all’imputato, che in teoria vale solo per le norme penali sostanziali, è già stato esteso dalla Consulta e da molti tribunali di sorveglianza alle regole dell’esecuzione penale, come quella di Bonafede che negava le pene alternative ai condannati per tangenti: figurarsi se non varrà per una norma processuale che trasforma un condannato in primo grado in un improcedibile in appello; infatti gli avvocati si son già detti pronti a invocarla anche per il ponte Morandi). Quelli che, su due quotidiani di centrodestra come Repubblica, Sole 24 Ore e Giornale, si inventano che la Ue fa “sponda al progetto Cartabia”, lo “loda” e lo “blinda”, citando un documento che sollecita il “ddl del marzo 2020 per migliorare l’efficienza dei processi penali”, senza dire che parla del ddl Bonafede, non il testo Cartabia che lo demolisce. Quelli che riempiono paginate sul boom di contagi per i folli assembramenti per le vittorie azzurre e il bus scoperto della Nazionale, ma si scordano di collegarli all’inerzia del governo Draghi e all’inaudita deroga concessa da Draghi al dl Draghi. Tutto ciò che dà ombra al governo non esiste. Come scriveva Indro Montanelli nel 1977, “ma da quali ometti è rappresentato questo povero giornalismo italiano!”.

ILFQ

lunedì 15 marzo 2021

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Un po’ per uno. “Il prossimo sindaco di Roma? Io voterei Bertolaso” (Matteo Salvini, segretario e deputato Lega, 11.3). Giusta par condicio: non può distruggere solo la Lombardia.

Sala trucco. “La mia svolta green. Vado con i Verdi europei” (Giuseppe Sala, ex commissario di Expo Milano 2015, sindaco Pd di Milano, Repubblica, 12.3). Ché quelli italiani potrebbero riconoscerlo.

ControSenso. “Il voto è dibattito; Le regole non sono scritte per gli amici; La formazione è la madre della competenza; Rinnovare vuole dire evolvere; Uno non vale l’altro; La piramide è rovesciata; La comunità è maggiore della somma delle sue parti; Il sogno non è utopia; L’esempio è cambiamento; La felicità è partecipazione; Nessun limite all’immaginazione” (le dieci regole del manifesto “ControVento lanciato da Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini per l’associazione Rousseau, 10.3). Ma anche: Non calpestare le aiuole; Non sporgersi dai finestrini; Non lanciare oggetti; Non parlare al conducente; Non ci sono più le mezze stagioni.

L’identikit/1. “Boschi in Procura: ‘C’è uno stalker che mi perseguita” (Messaggero, 10.3). Non dirlo a noi.

L’identikit/2. “Il mio stalker era ovunque” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, Messaggero, 11.3). Noi una mezza idea ce l’avremmo.

Agenzia Sticazzi. “Draghi segreto. Macché Palazzo Chigi! Ogni sera torna a casa dalla sua Serenella” (Oggi, 1.3). Apperò.

MojitoZeneca. “Sì, ho detto che avrei aiutato Speranza. Sto cercando i vaccini” (Salvini, 3.3). Ecco, bravo, metti un annuncio sul giornale.

Good news. “Un lockdown per ripartire” (Repubblica, 8.3). “Da luglio ripartono i licenziamenti, ma solo per le grandi aziende in crisi” (Repubblica, 12.3). Ah beh allora.

Agendine. “Sicurezza, ristori e vaccini: i pilastri dell’agenda Draghi” (Repubblica, 11.3). Allora mi sa che è l’agenda del 2020.

Pompe funebri/1. “Industria, sport, editoria e arte. L’Italia celebra il secolo dell’Avvocato” ( Stampa, 12.3). Ecco cos’erano ieri tutti quegli assembramenti nelle piazze.

Pompe funebri/2. “Henry Kissinger: ‘Gianni Agnelli era un uomo del Rinascimento’” (intervista di Maurizio Molinari, Repubblica, 11.3). Però i giornalisti non li faceva tagliare a pezzi: si limitava a comprarli.

Pompe funebri/3. “L’Avvocato. Prevalenza dell’occhio, accelerazione, sintesi estrema erano i suoi dati caratteristici. Angelli capì molto prima di tanti le implicazioni, non solo economiche, della globalizzazione, nel Paese che già il nonno considerava piccolo” (Marcello Sorgi, La Stampa, 12.3). Ecco perchè nascondeva miliardi all’estero: l’Italia gli stava stretta.

Piano con le parole. “Mio nonno, un Draghi. Lapo Elkann e Gianni Agnelli: ‘C’è soltanto un italiano che mi ricorda lui: Draghi’” (Lapo Elkann a Francesco Merlo, Venerdì di Repubblica,12.3). Ora si spera che il premier non lo quereli.

Sei anni e non sentirli. “L’accusa è inventata. Ma i giudici incarcerano il regista antimafia. Il fratello: ‘Come Tortora’” (Luca Fazzo, Giornale, 12.3). “Crespi: un altro innocente va in carcere. E la giustizia nella tomba” (Piero Sansonetti sulla condanna a 6 anni in primo, secondo grado e Cassazione per Ambrogio Crespi per concorso esterno in associazione mafiosa, Riformista, 17.3). Se li assolvono sono innocenti, se li prescrivono sono innocenti, se li condannano sono innocenti. Ma che deve fare uno per essere colpevole?

La Migliora. “Vezzali sottosegretaria. Sullo sport la scelta pop del governo dei migliori” (Repubblica, 12.3). In effetti, quand’era deputata, era fra i migliori assenteisti.

L’importanza di chiamarsi. “Rispunta la battaglia per una donna leader del Pd” (Repubblica, 11.3). Infatti Letta finisce con la a.

Gorgoglio e pregiudizio. “Un pregiudizio devastante ha ridotto il politico a sinonimo di criminale” (Luciano Violante, ex giudice, ex deputato Pci-Pds-Ds-Pd, ex presidente Camera, ora presidente Fondazione di Leonardo-Finmeccanica, Il Dubbio, 12.3). Ma tu guarda che stranezza.

Di Lotti e di governo. “Autonomi anche dal M5S: i dem recuperino identità” (Luca Lotti, deputato Pd, Messaggero, 13.3). Nei cassetti della Consip dev’esserne rimasta un po’.

Il titolo della settimana/1. “Il ministro della Salute non è neppure infermiere” (Pietro Senaldi, Libero, 11.3). E, quel che è peggio, il ministro dei Trasporti non è neppure tramviere.

Il titolo della settimana/2. “Antigone: investire su un modello di pena e non su nuove carceri” (Il Dubbio, 12.3). Quel modello di pena che, in pratica, te ne vai a spasso come prima.

Il titolo della settimana/3. “Draghi spinge sulle dosi” (Giornale, 12.3). E senza neppure una goccia di Dolce Euchessina.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/ma-mi-faccia-6/6133278/

sabato 13 marzo 2021

Maggioranze linguistiche. - Marco Travaglio

 

Sono combattuto. Leggo il tweet di Selvaggia Lucarelli: “Non chiedo il vaccino, però questa cosa che i giornalisti siano nella lista delle categorie non utili a detta degli stessi giornalisti mi dispiace. In questo anno di paura, siamo stati noi a raccontare alla gente cosa succedeva, a denunciare, siamo stati non utili. Necessari”. E mi sembra di essere d’accordo. Poi arrivano vari “colleghi” a insultarla e, visti i nomi (c’è persino il mèchato), do ragione a loro: a esser generosi, sono inutili. Compulso con la consueta avidità i miei svaghi preferiti, Libero e il Foglio, e scopro che: secondo Brunella Bolloli, Selvaggia “vuole farsi inoculare” (battutona); secondo Salvatore Merlo, “richiede per sé il vaccino” e, in quanto giurata di Ballando con le stelle, è una “paragiornalista” (come dimostra la sua fotografia in décolleté sul sito del Foglio) e, con simpatico giro di parole, pure una “cretina”. Ricontrollo il suo tweet, ma niente, ha scritto proprio così: “Non chiedo il vaccino”. Quindi mi spiace, ma Selvaggia ha torto: i giornalisti, almeno quei due, non sono inutili, ma dannosi perché non solo non sanno scrivere, ma neppure leggere.

Poi però ci ripenso: della Bolloli non so, ma del Merlo minor (il maior è lo zio Francesco, che lecca abitualmente su Rep) non posso proprio fare a meno. Nelle giornate uggiose, essendo meteopatico, vado a rileggermi le sue interviste bocca-a-bocca con Montezemolo e Malagò. Del primo esaltò rapito il “largo sorriso malizioso”, “l’occhio liquido”, “la capigliatura da insidiatore di femmine”, il “leggero profumo maschio al limone” (l’aveva pure annusato, in ossequio al giornalismo watchdog all’anglosassone), “le dita delle mani sottili, delicate e nervose” (nessuna notizia di quelle dei piedi) che “fanno pensare al poker, alla roulette, a sapienti contatti con porcellane, pergamene, morbide automobili” (la Ferrari Peluche, cose così). Di Malagò lo arraparono “la struttura atletica di 55enne ben conservato” (tipo il latte pastorizzato) e “l’intelaiatura dei tendini e dei muscoli” (lì, oltre all’olfatto, aveva attivato anche il tatto). Solo una volta s’imbatté in una notizia: “L’email che dimostra il controllo di Casaleggio sulle vite dei grillini”, il “Watergate grillino”, “Casaleggio spione”. Ma niente paura: era falsa (Casaleggio non era mai entrato in una casella postale che non fosse la sua). Infatti il Merlo minor non ci riprovò mai più e tornò alla postura precedente. L’altro giorno ha gettato la lingua oltre l’ostacolo per inumidire l’incolpevole SuperMario: “La parola è d’argento, il silenzio è Draghi”. Ma la faccia resta di bronzo. Quindi no, cara Selvaggia, hai torto marcio. I giornalisti non si dividono soltanto fra necessari e superflui. C’è pure chi unisce l’inutile al vomitevole.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/13/maggioranze-linguistiche/6131794/