venerdì 29 marzo 2024

Il tempio funerario di Hatshepsu.

 

Il tempio funerario di Hatshepsut, noto anche come Djeser-Djeseru ("Santo fra i Santi"), è un tempio situato sotto le scogliere di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re in Egitto. Il tempio funerario è dedicato alla divinità solare Amon-Ra, e si trova vicino al tempio di Mentuhotep II, entrambi serviti come fonte di ispirazione e, in seguito, come fonte di materiale edilizio.

Il tempio di Hatshepsut è considerato il punto di maggior contatto tra architettura egizia e architettura classica. Ottimo esempio dell'architettura funeraria del Nuovo Regno, enfatizza il faraone e include santuari in onore degli dèi importanti per la sua vita ultraterrena. Il tutto segna un punto di svolta nell'architettura egizia, che abbandona la geometria megalitica dell'Antico Regno per passare ad un edificio che permetta il culto attivo. La linearità assiale del tempio di Hatshepsut si ritrova negli altri templi del Nuovo Regno.

L'architettura del tempio originario è stata considerevolmente modificata a causa di un'erronea ricostruzione avvenuta all'inizio del XX secolo. 

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giovedì 28 marzo 2024

Muro degli sconfitti - complesso di Cerro Sechín

 

Cerro Sechín è un sito precolombiano della bassa valle del Casma, sulla costa centrosettentrionale del Perù, dove sono venuti alla luce i resti di un grande complesso templare del periodo formativo. Costruito su una bassa piattaforma di terra, è cinto sui quattro lati da una muraglia con un'unica apertura sul lato nord; il muro è rivestito esternamente da monoliti di granodiorite incastrati nella massa di pietrame e argilla come tessere di un mosaico, che recano incise due file di personaggi convergenti verso l'ingresso. Questi personaggi sono sacerdoti, dignitari, guerrieri con mazza o con scettro e sono separati fra di loro dai corpi di vittime sacrificate e da parti anatomiche, come teste mozze.

Lo stile delle incisioni rivela affinità con quello di Chavín, anche se la datazione cronologica è ancora oggetto di discussione e molti storici propendono per la posteriorità di Cerro Sechín rispetto a Chavín.

All'interno del muro di cinta sorge un edificio sicuramente più antico in mattoni crudi, con le pareti rivestite di argilla e decorate da pitture e bassorilievi dove il tema dominante sono i felini.

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martedì 26 marzo 2024

Simulata al computer l’esplosione termonucleare che avviene in una stella di neutroni. - Marco della Corte

 

Le simulazioni al computer ci stanno fornendo nuove informazioni sul fenomeno conosciuto come esplosione termonucleare e il comportamento delle cosiddette “stelle cannibali”.

Quando una stella di neutroni assorbe materiale da una compagna binaria vicina, la combustione termonucleare instabile del materiale accumulato può produrre un’esplosione incontrollabile che invia radiazioni X in tutto l’Universo.

L’esplosione termonucleare è tuttavia un processo che ha bisogno di ulteriori approfondimenti: come esattamente queste potenti eruzioni si evolvano e si diffondano sulla superficie di una stella di neutroni rimane un mistero. Cercando però di replicare i brillamenti di raggi X osservati utilizzando simulazioni, gli scienziati stanno imparando di più sui loro dettagli, nonché sulle stelle di neutroni ultra-dense che li producono.

Esplosione termonucleare, Zingale: “Una visione più dettagliata”.

Michael Zingale è astrofisico computazionale presso la State University di New York a Stony Brook. Lo studioso ha affermato sull’esplosione termonucleare: “Possiamo vedere questi eventi accadere in modo più dettagliato con una simulazione. Una delle cose che vogliamo fare è comprendere le proprietà della stella di neutroni perché vogliamo capire come si comporta la materia alle densità estreme che si troverebbero in una stella di neutroni”.

Cosa sono le stelle di neutroni.

Le stelle di neutroni sono alcuni degli oggetti più densi dell’Universo. Sono ciò che rimane dopo che una stella massiccia ha terminato la sua vita, ha esaurito il carburante ed è esplosa in una supernova. Mentre il materiale esterno viene lanciato nello spazio, però, il nucleo dell’atro collassa sotto la gravità, formando una palla super densa di circa 20 chilometri (12 miglia) di diametro, che racchiude in quella piccola sfera una massa pari a quella di 2,3 Soli circa.

Si ipotizza che la materia schiacciata in modo così denso sia un po’ “atipica”, se volessimo utilizzare un eufemismo. Gli scienziati possono tuttavia studiare le loro esplosioni termonucleari per comprendere di più su ciò che rimane di queste stelle. Non possiamo esattamente avvicinarci a un corpo celeste formato da neutroni per osservarlo più da vicino, per ragioni ben valide come la distanza oppure il pericolo che una simile stella potrebbe arrecare. Possiamo però raccogliere tutte le informazioni possibili sui raggi X che fuoriescono da essa, grazie alle nuove tecnologie e simulazioni, come quella descritta nell’articolo in questione.

Approfondimenti sull’esplosione termonucleare.

L’esplosione termonucleare è un fenomeno estremamente potente che avviene quando nuclei atomici leggeri si combinano per formare nuclei più pesanti, liberando enormi quantità di energia. Questo processo è al centro del funzionamento delle bombe atomiche e delle stelle, incluso il nostro Sole. Qui di seguito proponiamo una panoramica più dettagliata dell’evento:

  1. Fusione nucleare: l’esplosione termonucleare è principalmente il risultato di tale fusione, che avviene quando due nuclei atomici leggeri, tipicamente isotopi di idrogeno (come deuterio e trizio), si combinano per formare un nucleo atomico più pesante, come elio. Durante questo evento vengono rilasciate enormi quantità di energia sotto forma di radiazione elettromagnetica (luce) e particelle ad alta energia.
  2. Condizioni estreme di temperatura e pressione: affinché la fusione nucleare avvenga efficacemente, è necessario creare condizioni estreme di temperatura e pressione simili a quelle presenti nel nucleo delle stelle. Queste condizioni possono essere raggiunte tramite due principali metodi: la compressione di una miscela di isotopi di idrogen, ad esempio quando esplode una bomba atomica, o tramite reazioni di fusione nucleare all’interno di una stella.
  3. Bomba termonucleare: chiamate anche bombe a idrogeno, esse sfruttano il principio della fusione nucleare per generare un’enorme esplosione. Queste armi sono una via di mezzo tra una bomba atomica tradizionale (detta anche a fissione) e un secondo stadio che utilizza la radiazione e il calore generati dalla fissione nucleare per avviare e accelerare la fusione nucleare di isotopi di idrogeno, come il deuterio e il trizio. Questo processo rilascia quantità di energia molto maggiori rispetto alle armi a fissione sola.
  4. Reazioni nucleari nel Sole e nelle stelle: le stelle, compresa la nostra, generano energia attraverso reazioni di fusione nucleare costanti, come quella di idrogeno in elio. All’interno del nucleo stellare, le enormi pressioni e temperature causate dalla gravità convergente rendono possibile la fusione nucleare. Questo processo continua per gran parte della vita di una stella, mantenendo il suo equilibrio termico e luminoso.

In sintesi, l’esplosione termonucleare è un processo in cui nuclei atomici leggeri si combinano per formare nuclei più pesanti, rilasciando enormi quantità di energia. Questo fenomeno è fondamentale per comprendere il funzionamento delle bombe atomiche e il processo di produzione di energia all’interno delle stelle.

https://reccom.org/esplosione-termonucleare-al-computer/

Atlantide

 

La ricerca di Atlantide è andata ben oltre le antiche conoscenze lasciate da Platone. Molti ricercatori oggi continuano a sfogliare gli archivi, mentre altri effettuano esplorazioni alla ricerca di quella terra mitica che sarebbe diventata lo stato più potente in un remoto passato . Studi approfonditi sulle antiche piramidi egiziane e su altre grandiose strutture suggeriscono che furono costruite molto prima di quanto si crede comunemente. Inoltre, alcuni archeologi sostengono che geroglifici, affreschi, simboli e disegni furono applicati agli edifici nel secondo o terzo millennio a.C., mentre le strutture stesse potrebbero avere circa 20mila anni. L’erosione dell’acqua e del vento, ha contribuito a trarre tali conclusioni, che non potrebbero essere raggiunte nelle moderne condizioni climatiche. Un tempo il territorio del Nord Africa era un fiorente paradiso, con enormi città sparse sul territorio. Erodoto e Tolomeo ne menzionarono l'unicità, Lawrence d'Arabia voleva trovarlo, ma non ebbe il tempo di realizzare il suo sogno. Si diceva che fosse bello e coinvolgente, come "un pezzo di paradiso in terra". In essa vissero e operarono saggi e astrologi, Esculapio e alchimisti. Questo paese era un vero paradiso. Una conferma indiretta di ciò, può essere trovata nelle raccolte arabe di antiche leggende. Ad esempio, in Libia fino al 2013 esisteva un trattato che descriveva la vita dei locali vissuti nel XII millennio a.C. 

A causa delle ostilità nel paese, questo e molte altre reliquie furono distrutte o rubate. Un quadro simile è stato osservato in Iraq, Siria e altri paesi di questa regione. Durante i combattimenti in questi paesi, è stato osservato l'intaglio intenzionale di antichi manufatti. Alcuni di loro furono salvati e altri andarono perduti per sempre. Si ritiene che in un lontano passato esistesse un potente stato arabo sul territorio della penisola arabica e del Nord Africa. Secondo varie fonti, fu qui che l'umanità imparò per la prima volta la metallurgia, e la gioielleria e che la medicina era in anticipo di diversi millenni sui tempi. Non sorprende che trovino sepolture di persone con protesi, teschi con evidenti segni di trapanazione e denti curati, dai 6 ai 10 mila anni fa. L'Atlantide araba era abitata dagli Aditi che, secondo le leggende, erano discendenti diretti di Noè . Sul territorio dei moderni paesi arabi si trovano antichi insediamenti. L'intero mondo antico sapeva che non esisteva altro luogo dove si producevano resine aromatiche e incensi meravigliosi. La vita dei cittadini era straordinaria e misteriosa. Si diceva che conoscessero i riti della resurrezione dai morti. Come i leggendari Atlantidei , sapevano volare, conoscevano il segreto dell'eterna giovinezza. Inoltre, gli abitanti di questa regione erano impegnati nell'estrazione e nel commercio dell'ambra e dei suoi prodotti, che si trovavano in grandi quantità solo in questi luoghi ed erano molto richiesti dagli antichi. In termini di valore, l'ambra a quei tempi era valutata più dell'oro. Le fotografie scattate dai satelliti della NASA, hanno confermato che tra le sabbie arabe esistevano davvero delle città. Gli archeologi nello studiare le immagini satellitari, hanno notato la convergenza di linee sottili, nonché segni di strutture nascoste sotto le dune di sabbia. All'inizio degli anni '90, le prime pagine dei principali giornali del mondo erano piene di resoconti di una importante scoperta archeologica. I rapporti affermavano che era stata trovata Iram la maestosa città araba "l'Atlantide delle sabbie". Gli antichi trattati arabi parlavano di città maestose. Un gruppo di ricerca canadese è giunto alla conclusione che i deserti non si formano dal nulla. Questo è il risultato di una potente esplosione. Cioè, si può immaginare che una volta qui esistesse un vero centro culturale, lo stato più ricco e avanzato in vari settori. Se prendiamo in considerazione tale teoria, allora possiamo supporre che questa civiltà non fosse l'unica sulla Terra e che l'emergere di uno o più forti concorrenti porti a inevitabili rivalità. Il paradiso arabo è stato distrutto da un'arma potente . Decine delle città più belle si trasformarono immediatamente in polvere. I giardini divennero una terra desolata senza vita. Le sabbie ed il tempo, nascondono le ricchezze di una grande civiltà. Dopo diverse migliaia di anni, le persone tornarono in queste terre e fondarono nuovi paesi. Le strutture più persistenti dell'Atlantide araba (il termine è stato dato da ricercatori americani) si sono rivelate delle piramidi . Furono queste ad essere le prime a essere portate alla luce dagli egiziani per far rivivere la grandezza perduta. Orientalisti e ricercatori del mondo arabo, che riuscirono a studiare un po' le fonti primarie e i materiali dell'antichità, giunsero alla conclusione che una volta nei territori sopra descritti esisteva uno stato potente. Ciò che sono riusciti a portare alla luce e a restaurare non è più dell’1% di quella grande civiltà, che ora riposa sotto milioni di tonnellate di sabbia. E forse lì da qualche parte, sotto uno strato di sabbia, un giorno ritroveranno la sorgente dell'eterna giovinezza, che, secondo le leggende arabe e l'onnipresente Erodoto, era proprietà degli Aditi. Questo è solo l’inizio del grande lavoro che attende gli scienziati in futuro. Ci sono ancora molti misteri, e il mistero è solo leggermente socchiuso. 

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lunedì 25 marzo 2024

Göbekli Tepe - Sumeri

Fino a circa 20 anni fa, si pensava che la 'civiltà' fosse comparsa con i Sumeri circa 7000 anni fa. Ma alcuni anni fa, al confine tra Siria e Turchia, sono stati scoperti Göbekli Tepe e insediamenti vicini. Tutto è cambiato da allora.
I resti più antichi di Göbekli Tepe risalgono ad almeno 12.000 anni. Alcuni monoliti trovati in rovina rappresentano esseri umani vestiti solo con perizoma. Ma 12.000 anni fa, l'umanità era nel bel mezzo del Recente Dryas (piccola età glaciale). Pertanto, è impossibile che la gente di quel periodo camminasse da solo con un perizoma. Per camminare vestito così, la temperatura doveva essere mite. Ma l'ultimo periodo "temperato" prima del Recente Dryas si è concluso intorno al 110.000 a. C. , quando è iniziata l'ultima era glaciale. Quindi almeno alcune parti di Göbekli Tepe possono risalire a quel vecchio periodo.
A Göbekli Tepe sono stati registrati ideogrammi, cioè incisioni che non rappresentano né animali né cose, ma concetti astratti. Questi potrebbero essere il primo esempio di scrittura umana, almeno 5.000 anni prima di quella dei Sumeri. Gli edifici di Göbekli Tepe non sono fatti di legno o paglia, ma di calcare. Alcuni pilastri pesano fino a 20 tonnellate. Gli abitanti di Göbekli Tepe hanno potuto costruire case e villaggi di pietra migliaia di anni prima dei Sumeri.

Scoperto un mostruoso buco nero con 6 galassie intrappolate nella sua rete gravitazionale. - Pasquale D'Anna


Gli astronomi hanno scoperto nel 2020 sei galassie intrappolate nella “ragnatela” cosmica di un buco nero supermassiccio quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni: il video.

Gli astronomi hanno trovato nel 2020 sei galassie intorno a un buco nero supermassiccio osservato quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni (osservazioni effettuate grazie al VLT dell’ESO). Questa è la prima volta in cui un raggruppamento così compatto è stato visto così presto dopo il Big Bang e la scoperta ci aiuta a capire meglio come i buchi neri supermassicci, uno dei quali si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, si siano formati e siano cresciuti fino alle odierne enormi dimensioni così velocemente. La scoperta viene in supporto alla teoria secondo cui i buchi neri possono crescere rapidamente all’interno di grandi strutture, simili a ragnatele, che contengono gas in quantità sufficiente per alimentarli.

Queste galassie circondano un buco nero supermassiccio e sono contenute da una “ragnatela” cosmica di gas che si estende fino a 300 volte le dimensioni della Via Lattea. L‘Universo aveva solo 0,9 miliardi di anni!

La crescita dei buchi neri.

I primissimi buchi neri, che si pensa si siano formati dal collasso delle prime stelle, devono essere cresciuti molto velocemente per raggiungere masse di un miliardo di soli entro i primi 0,9 miliardi di anni di vita dell’Universo. Ma gli astronomi non riuscivano a spiegare come quantità sufficientemente grandi di “combustibile da buchi neri” avrebbero potuto essere disponibili per consentire a questi oggetti di crescere fino a dimensioni così grandi in così poco tempo. La “ragnatela” e le galassie al suo interno contengono abbastanza gas per fornire il carburante di cui il buco nero centrale ha bisogno per diventare un gigante supermassiccio.

Galassie deboli.

Le galassie che ora vengono rilevate sono tra le più deboli che gli attuali telescopi possano osservare. L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO studierà ancora questo incredibile oggetto.

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Fossile di drago marino di 180 milioni di anni scoperto in un bacino idrico del Regno Unito. - Hasan Jasim

 

Un fossile di drago marino di 180 milioni di anni è stato scoperto in un bacino idrico nel Regno Unito.

In una scoperta straordinaria, un fossile di un drago marino di 180 milioni di anni è stato trovato in un bacino idrico nel Regno Unito. Il fossile, che si ritiene sia i resti di una nuova specie di drago marino, è stato scoperto da un cacciatore di fossili dilettante nell'estate del 2021.

Il drago marino, chiamato Ittiosauro, è un tipo di rettile marino vissuto durante l'era mesozoica. Queste creature erano conosciute per i loro corpi lunghi e snelli e si credeva fossero potenti nuotatori che si nutrivano di pesci e calamari.

Il fossile è stato scoperto da Paul de la Salle, un cacciatore di fossili dilettante che stava cercando fossili in un bacino vicino alla città di Rutland, nella regione delle East Midlands in Inghilterra. Dopo aver scoperto il fossile, de la Salle contattò esperti locali, i quali confermarono che si trattava effettivamente dei resti di un ittiosauro.

Si dice che il fossile sia straordinariamente ben conservato, con gran parte dello scheletro intatto. Gli esperti ritengono che la creatura fosse lunga circa 4 metri e che da viva pesasse circa 150 chilogrammi.

La scoperta di questa nuova specie di drago marino è significativa perché fornisce nuovi spunti sull’evoluzione di queste affascinanti creature. In particolare, fa luce sulla diversità degli ittiosauri durante il periodo Giurassico, periodo in cui si ritiene che questa particolare specie abbia vissuto.

Il fossile è stato donato al museo locale di Rutland, dove sarà studiato ed esposto al pubblico. Si spera che questa straordinaria scoperta ispiri più persone a interessarsi ai fossili e al mondo naturale.

In conclusione, la scoperta di questo fossile di drago marino di 180 milioni di anni è un evento significativo per la paleontologia e lo studio delle creature preistoriche. È un promemoria dell’incredibile diversità della vita che è esistita sul nostro pianeta e dell’importante ruolo che i cacciatori di fossili dilettanti possono svolgere nel fare nuove scoperte.

https://hasanjasim.online/a-180-million-year-oldsea-dragon-fossil-has-been-discovered-in-a-reservoir-in-the-united-kingdom/?fbclid=IwAR0ozKlLi2xCeeIYSA5rdY4RkkGbnSQBUuJcQapwcAKqqnT3-8Cpe98YqxM

La felicità consiste nello stare in pace con se stessi.

- Nella coscienza di agire per il meglio e mai per il peggio; 

- nel rispetto di chi ci sta accanto; 

- nella consapevolezza di essere una formichina rispetto all'Universo; 

- nella consapevolezza di avere solo una minuscola, infinitesimale conoscenza dello scibile umano; 

- di avere ancora tanto da imparare e di avere poco tempo per farlo; 

- di non sentirsi mai abbastanza responsabile e sicuro di ciò che si fa; 

- di pensare secondo una logica e con la propria testa; 

di non cercare vie di comodo per prevaricare sugli altri in qualsiasi campo, preferendo avvalersi delle proprie facoltà per ottenere ciò che si desidera....

E, soprattutto, circondarsi di belle persone, allontanando, al contempo, quelle subdole, supponenti, narcisiste,  

E' difficile, faticoso il percorso, ma dà soddisfazione e rende più forte ed invincibile chi lo pratica. 

cetta

domenica 24 marzo 2024

Sesta tavoletta di smeraldo di Thoth. - Emilia Zareva

 

"Sì, amico, sappi questo: i Figli della Luce camminano sempre accanto a te.
Sono padroni del potere del Sole, mai visti, eppure guardiani degli uomini. La loro strada è aperta a tutti, aperta a chi vuole camminare nella Luce. Liberi dagli Amenti neri, liberi dalle sale, sulle quali la Vita regna senza limiti. Sono i Soli e i Signori del mattino, figli della Luce, affinché
brilla tra la gente. Sono simili agli umani, ma diversi.
Sono i segreti delle persone che li terranno al sicuro e li proteggeranno da ogni male. Colui che prende la via degli insegnanti,
devono essere liberati dalla schiavitù della notte. Deve conquistare l'informabile e impersonale, deve conquistare
lo spettro della paura. Con la sapienza deve acquisire tutti i segreti, percorrere il sentiero che conduce nell'oscurità, ma sempre
per tenere davanti a sé la luce del suo scopo. Incontrerà grandi ostacoli sulla strada, ma continuerà ostinatamente verso la Luce del Sole.
Ascolta, o uomo, il Sole è il simbolo della Luce che brilla alla fine della strada. Ora vi svelo i segreti: come
andare incontro al potere oscuro, incontrare e sconfiggere la paura della notte. Solo attraverso la conoscenza puoi vincere, solo attraverso la conoscenza puoi avere la Luce.
Ora io vi do la sapienza conosciuta ai padroni; la sapienza che vince tutte le oscure paure. Usala la saggezza che ti do. Sii il padrone dei Fratelli delle Tenebre.
Quando ti arriva un sentimento che ti avvicina al cancello nero, controlla il tuo cuore e vedi se la sensazione che provi viene da dentro. Se trovi l'oscurità nei tuoi pensieri, cacciali dal loro posto in la tua mente. Invia un'ondata di vibrazioni attraverso il tuo corpo, prima irregolari, poi persino, ripetile spesso fino a quando non sei libero. Rilascia il potere delle onde nel tuo centro cerebrale. Dirigilo a onde dalla tua testa
alle gambe.
Ma se scopri che il tuo cuore non è oscurato, assicurati che un potere è diretto a te. Solo attraverso la conoscenza
puoi superarlo. Solo attraverso la saggezza puoi sperare di essere liberi. La conoscenza porta saggezza, la saggezza è potere. Acquisiscilo e avrai potere su tutto.
Prima cerca un luogo associato all'oscurità. Fai un cerchio intorno a te. Mettiti in piedi in mezzo. Usa questo
e sarai libero. Alza le mani verso lo spazio buio sopra di te. Chiudi gli occhi e respira la Luce.
Invoca lo Spirito di Luce attraverso lo spazio-tempo con le seguenti parole e sarai libero:
Riempi il mio corpo con lo Spirito di Luce. Vieni dal Fiore che brilla nel buio. Vieni dalle sale dove governano la settimana
Signori. Elencherò i Sette per nome: Tre, Quattro, Cinque e Sei, Sette, Otto - Nove. Li ho chiamati per nome aiutami, liberami e salvami dalle tenebre della notte: Untanas, Cuertas, Cietal e Goyana, Huertal,
Semveta - Ardal. Nel loro nome, ti prego, liberami dalle tenebre e riempimi di Luce. ”

sabato 23 marzo 2024

Scoperta una riserva di 600.000 milioni di litri d’acqua sulla Luna. - Angelo Petrone

 

Una serie di nuove osservazioni della NASA superano le stime precedenti della navicella spaziale Lunar Prospector. L’hanno trovato sul fondo di oscuri crateri lunari

Seicento milioni di tonnellate di litri di acqua potrebbe nascondersi nella profondità della Luna. Si tratta della quantità stimata, sotto forma di ghiaccio, che il radar Mini-SAR della NASA, a bordo della navicella spaziale indiana Chandrayaan-1, ha rilevato sul fondo di oltre 40 crateri tra 2 e 15 km vicino al polo nord della Luna. La scoperta è stata pubblicata su “Geophysical Research Letters“. Lo strumento della NASA, che pesa meno di 10 kg, è in grado di acquisire immagini radar delle aree permanentemente in ombra che esistono intorno ai due poli lunari. E lì, all’interno di crateri profondi e oscuri che non vedono la luce solare da milioni di anni e sui cui fondi sono state misurate alcune delle temperature più fredde dell’intero Universo, Mini-SAR ha confermato i sospetti che ci sia una grande quantità di ghiaccio d’acqua. Il principale obiettivo scientifico dell’esperimento Mini-SAR, infatti, non è altro che mappare il maggior numero possibile di questi preziosi depositi. Grazie alle condizioni di oscurità e caldo, il ghiaccio in questi crateri lunari, che spesso hanno bordi taglienti e campi di blocchi di roccia sparsi ovunque, è straordinariamente stabile. Mini-SAR ha trovato tali depositi studiando il cosiddetto “grado di rugosità superficiale” (CPR) dei crateri e trovandone alcuni che hanno un CPR elevato all’interno, ma non all’esterno dei bordi. Una diversa disposizione delle rocce rispetto a quella osservata in un cratere ‘normale’ e che gli scienziati della NASA ritengono causata da materiale ‘diverso’ all’interno dei crateri stessi. ”Interpretiamo questo rapporto – scrivono i ricercatori – come coerente con l’acqua ghiacciata presente in questi crateri. “Il ghiaccio deve essere relativamente puro e spesso almeno un paio di metri per produrre questa firma.” La quantità di ghiaccio d’acqua, circa 600 milioni di tonnellate, è superiore a quanto precedentemente stimato dallo spettrometro di neutroni della missione Lunar Prospector, che ha analizzato la superficie del nostro satellite, ma solo fino ad una profondità di circa mezzo metro.

Il quadro che emerge dalle molteplici misurazioni e dai dati risultanti dagli strumenti della missione lunare – afferma Paul Spudis, ricercatore principale dell’esperimento Mini-SAR presso il Lunar and Planetary Institute di Houston – indica che la creazione, migrazione, deposizione e ritenzione idrica si stanno verificando anche sulla Luna. Le nuove scoperte mostrano che il nostro satellite è una destinazione scientifica, esplorativa e operativa ancora più interessante e attraente di quanto si pensasse fino ad ora.” “Dopo aver analizzato i dati – afferma Jason Crusan, dirigente del programma Mini-RF per la missione delle operazioni spaziali della NASA a Washington – il nostro team scientifico ha determinato una forte indicazione della presenza di ghiaccio d’acqua, una scoperta che darà alle missioni future un nuovo obiettivo da esplorare e sfruttare ulteriore.” Questi risultati si aggiungono ora alle recenti scoperte di altri strumenti della NASA e confermano che è possibile ottenere acqua in molteplici modi sulla Luna. Il Moon Mineralogy Mapper della NASA , ad esempio, ha scoperto molecole d’acqua in entrambe le regioni polari, e il satellite di osservazione e rilevamento dei crateri lunari, LCROSS, ha rilevato anche il vapore acqueo. Per non parlare dei 270 miliardi di tonnellate di “acqua fantasma” intrappolata nelle perle di vetro che si formano durante gli impatti dei meteoriti, una riserva inaspettata e scoperta lo scorso anno. Ottima notizia, quindi, nel momento in cui l’Umanità si prepara a ritornare sul nostro satellite. E questa volta con l’intenzione di restare.

https://www.scienzenotizie.it/2024/03/22/scoperta-una-riserva-di-600-000-milioni-di-litri-dacqua-sulla-luna-2782239

venerdì 22 marzo 2024

giovedì 21 marzo 2024

New Trolls - Quella carezza della sera (Discoring 07/01/1979)

LE TESTE GIGANTI MISTERIOSE.

 

Alcune delle sculture che vedete nella foto, incluse altre simili, arrivano a pesare addirittura circa 50 tonnellate. Per fare un paragone, pesa come circa 4 cacciabombardieri Eurofighter armati e pronti al combattimento. La statua è stata trasportata ad almeno 150 km dalla cava in cui si trova la roccia di basalto con cui è stata realizzata. Il tutto è stato fatto almeno tra i 3.000 e i 4.000 anni fa. Ma non esistono date certe per queste teste giganti. Potrebbero anche essere molto più antiche.

Queste teste, ne sono trovate al momento 17, sono state ritrovate nella zona tropicale del Messico. Appartengono alla più antica civiltà conosciuta mesoamericana: gli Olmechi. Gli archeologi ancora oggi non sanno spiegare come sia possibile spostare in mezzo alla giungla, e quindi senza strade o sentieri, oggetti così pesanti, per un tragitto così lungo. Secondo l’attuale ricostruzione della storia del continente americano, queste popolazioni non dovevano conoscere né il ferro né la ruota. Ma allora come hanno estratto dalla cava le enormi rocce usate per costruire le statue? Come le hanno lavorate? E soprattutto, come le hanno trasportate?

Man mano che le scoperte archeologiche procedono risulta sempre più evidente che i popoli del lontano passato, in qualche modo, riuscivano a spostare blocchi dal peso enorme. In centro America gli Olmechi spostavano colossi da 50 tonnellate. Nell’Oceano Pacifico, nella città sommersa di Nan Madol, ci sono blocchi di 50 tonnellate alzati ad una decina di metri di altezza sul mare (!!). In Egitto ci sono blocchi di granito pesanti anche 80 tonnellate sollevati fino a 60 metri di altezza. Per non parlare dei monoliti “monstre” di 1.650 tonnellate della cava di pietra a Baalbek.

Evidentemente c’è ancora qualcosa che non sappiamo sul nostro passato.

L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

Puoi trovare una copia del libro a questo link
https://www.amazon.it/dp/B0BLYBDF69

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Risolto mistero della creatura marina che ha evoluto occhi su tutto il corpo. - Lucia Petrone

Piccoli e senza pretese, i chitoni hanno occhi diversi da qualsiasi altra creatura del regno animale.

Alcuni di questi molluschi marini hanno migliaia di piccoli occhi bulbosi incastonati nei loro gusci segmentati , tutti con lenti costituite da un minerale chiamato aragonite. Sebbene piccoli e primitivi, si ritiene che questi organi sensoriali chiamati ocelli siano capaci di una vera visione , distinguendo le forme e la luce . Altre specie di chitone, tuttavia, sfoggiano “macchie oculari” più piccole che funzionano più come singoli pixel, proprio come i componenti dell’occhio composto di un insetto o di una canocchia , formando un sensore visivo distribuito sul guscio del chitone. Un nuovo studio che esamina come si sono formati questi diversi sistemi visivi ha ora rivelato una sorprendente agilità evolutiva per queste creature che vivono nelle rocce: i loro antenati hanno evoluto frettolosamente gli occhi in quattro diverse occasioni, risultando oggi in due tipi molto distinti di sistema visivo. Lo studio mostra ancora una volta come l’evoluzione offra molteplici soluzioni a problemi di base, come usare la luce per evitare di diventare un pranzo. “Sapevamo che esistevano due tipi di occhi, quindi non ci aspettavamo quattro origini indipendenti“, afferma la biologa evoluzionista e autrice principale dello studio, Rebecca Varney dell’Università della California a Santa Barbara. “Il fatto che i chitoni abbiano evoluto gli occhi quattro volte, in due modi diversi, è piuttosto sorprendente per me.” Per ricostruire questa storia evolutiva, i ricercatori hanno confrontato fossili e analizzato campioni di DNA prelevati da esemplari conservati presso il Museo di Storia Naturale di Santa Barbara per mettere insieme l’ albero evolutivo del chitone . L’analisi ha mostrato che i due sistemi visivi si sono evoluti due volte ciascuno e in rapida successione. Stranamente, però, i gruppi che arrivarono a strutture visive simili non erano quelli più strettamente correlati tra loro; erano parenti lontani, separati da milioni di anni. Le macchie oculari si sono evolute in un gruppo di chitoni già da 260 a 200 milioni di anni fa durante il Triassico , quando emersero per la prima volta i dinosauri , appena fuoriuscendo i primi occhi a conchiglia che un altro gruppo si evolse nel Giurassico circa 200-150 milioni di anni fa. Quindi, gli occhi si sono evoluti una seconda volta tra 150 e 100 milioni di anni fa, durante il Cretaceo , nei chitoni Toniciinae e Acanthopleurinae, rendendoli l’occhio con lente più recente emerso, di cui siamo a conoscenza.

Infine, gli ocelli si sono evoluti nuovamente in un ramo diverso dell’albero evolutivo del chitone fino al Paleogene , circa 75-25 milioni di anni fa. Dopo aver messo insieme una sequenza temporale, Varney e colleghi erano ancora curiosi di conoscere le potenziali condizioni che guidavano questa evoluzione ripetitiva. I chitoni hanno aperture nelle placche del guscio attraverso le quali passano i nervi ottici; si scopre che le specie con meno fessure tendevano ad evolvere meno occhi a conchiglia, più complessi. D’altra parte, i chitoni con più fessure svilupparono ocelli più numerosi e più semplici. “Chiarire il ruolo della storia [dei tratti] nel modellare i risultati evolutivi è fondamentale per la nostra comprensione di come e perché i personaggi possono evolversi in modi prevedibili”, concludono i ricercatori . Il modo in cui queste strutture forniscono informazioni visive al cervello chitone è al centro della ricerca in corso. Ciò che sappiamo finora, da un altro studio recente , è che in almeno una specie di chitone, gli occhi a conchiglia più complessi inviano informazioni visive per l’elaborazione in una struttura neurale a forma di anello che circonda tutto il loro corpo. I nervi ottici collegati a questo anello rilevano quindi la posizione di un oggetto in base alle parti dell’anello attivate.

https://www.scienzenotizie.it/2024/03/18/risolto-mistero-della-creatura-marina-che-ha-evoluto-occhi-su-tutto-il-corpo-4681873?fbclid=IwAR1qdMEhuVKrBs4ZeXqog3UcuxhPgaAB9ZEadZQ0RvXvV4PmdroTIOoAPmo

Eccezionale scoperta in Turchia: trovata statua preistorica di un cinghiale. - Andrea Laratta.

 

“Pieni gli alberghi a Tunisi per le vacanze estive/ a volte un temporale non ci faceva uscire /un uomo di una certa età mi offriva spesso sigarette turche ma Spero che ritorni presto l’era / Del Cinghiale Bianco /Spero che ritorni presto l’era / Del Cinghiale Bianco”. Così cantava Franco Battiato, buonanima, nella sua canzone L’era del cinghiale bianco dall’atmosfera orientaleggiante sia nelle sonorità che nell’ambientazione del video. Ed oggi eccoci: il cinghiale bianco è tornato.

Infatti, nell’Alta Mesopotamia, una regione che ha visto la nascita delle più antiche civiltà della storia, oggi situata in Turchia, sono state fatte delle scoperte ardite solo a pensarle, come il sito archeologico di Göbekli Tepe, situato su di una cresta montuosa calcarea nella provincia di Şanlıurfa, nel sud-est della Turchia, dalle dimensioni megalitiche con architetture complesse e con dei pilastri caratteristici perché a forma di T. Qualche giorno fa al suo interno, nell’ambito di un progetto frutto di una collaborazione tra l’Università di Istanbul e l’Istituto Archeologico Germanico (un progetto mirato a fare luce sulla preistoria della Turchia), sono state fatte scoperte molto importanti su scala mondiale: sono state rinvenute sculture umane e animali. Sono state infatti scoperte delle statue antiche tra cui statue umane e, incredibile a dirsi, una statua a grandezza naturale di un cinghiale in pietra calcarea, bianchissimo.

Siamo in un sito del neolitico (nel periodo neolitico pre-ceramico, tra il 9.600 e l’8.200 a.C.) eppure sul cinghiale sono presenti dei pigmenti colorati che ne fanno dedurre che fosse anche dipinto. Un cinghiale in pietra dipinto nel “ground zero della storia” come titola molto efficacemente il comunicato stampa del Ministero della Cultura della Turchia.

Gli archeologi, dando notizia del ritrovamento sottolineano, che “La statua di cinghiale a grandezza naturale è stata trovata nella ‘struttura a D’ di Göbekli Tepe, sulla sua superficie si possono vedere residui di pigmento rosso, bianco e nero, che la rendono la prima statua dipinta conosciuta del periodo neolitico. La statua è stata trovata su una panchina con decorazioni che si pensa siano un simbolo a forma di H, una mezzaluna, due serpenti e tre volti umani o maschere”.

E sulla scultura umana affermano che “è uno degli esempi più impressionanti di arte preistorica, è stata portata alla luce una delle sculture più realistiche del periodo: si candida ad essere uno dei più imponenti esempi di arte preistorica con un’espressione facciale realistica, è stata trovata fissata a terra in una panchina”. La statua è alta 2,3 metri.

Nell’area in cui si trovava la statua seduta, “dove erano messe in risalto le costole, la colonna vertebrale e le ossa della spalla” spiegano gli archeologi turchi, “che evocavano una persona morta, si raggiungeva una statua di avvoltoio posta sul muro e lastre di pietra lasciate sul pavimento”.

L’area di Göbekli Tepe è di circa 9 ettari ed è imponente l’architettura monumentale costruita in questa landa desolata, con grandi pilastri monolitici a forma di T scolpiti nel calcare, tra i primi esempi conosciuti di edifici megalitici costruiti appositamente per le esigenze rituali dei loro costruttori preistorici. E 2 pilastri monolitici in pietra calcarea posizionati centralmente (alti fino a 5,5 m) sono comuni a tutti gli edifici monumentali di Göbekli Tepe.

Tre degli edifici megalitici sono stati eretti direttamente sull’altopiano calcareo naturale, che era stato accuratamente levigato, e i due pilastri centrali monolitici a forma di T sono stati trovati nel sito, cioè incastrati in piattaforme accuratamente scolpite dall’altopiano naturale. I due pilastri centrali sono circondati da uno o più muri in pietra. I muri di cinta, riconducibili a diverse fasi degli edifici, erano interrotti a intervalli regolari da pilastri in pietra calcarea a forma di T inseriti, anche se questi non raggiungevano le stesse altezze dei due monoliti centrali.

Non sappiamo cosa secondo Battiato sarebbe dovuto succedere con il cinghiale ma Göbekli Tepe è un luogo unico per la sua ricca e distinta collezione di rappresentazioni artistiche, che principalmente sono immagini di animali. Gli stessi pilastri a forma di T sono antropomorfi, come testimoniano in alcuni casi le incisioni di bassorilievi che mostrano braccia, mani e abiti. Il repertorio artistico comprende anche numerose statue in pietra e figurine di animali e umani, oltre a piccoli reperti adornati da molteplici raffigurazioni e simboli.

https://www.finestresullarte.info/archeologia/turchia-alta-mesopotamia-eccezionale-scoperta-statua-cinghiale-bianco

ANUNNAKI - Quinta tavoletta di smeraldo di Thoth. - Emilia Zareva

 

Quinta tavoletta di smeraldo di Thoth:
"Sogno spesso l'Atlantide sepolta, persa nei secoli passati nella notte. Ciclo dopo ciclo esistevano nella bellezza, luce nel buio della notte.
Potente al potere sui nati sulla terra era il signore di Unal, Signore della Terra ai tempi di Atlantide, re di
nazioni, signore della saggezza, Luce attraverso Suntal, Guardiano della Via, che abita nel suo Tempio, Luce della Terra
ai tempi di Atlantide.
Lui, il maestro, è di un ciclo sopra di noi, vive in un corpo da uomo, ma non come quelli nati sulla Terra è Lui.
Sappi, o uomo, che Lord Horlet non è mai stato uno dei figli degli uomini. Lontano nel passato, quando Atlantide
per la prima volta cresciuto al potere, ne apparve uno con la Chiave della Saggezza, che indica la via verso la Luce di tutti.
Ha mostrato a tutte le persone la strada per il successo, la strada per la luce che scorre tra le persone. ho padroneggiato l'oscurità
conduce l'animo umano su altezze che sono Uno con la Luce.
Divise in parti i regni governati dai figli degli uomini. Ha eretto un tempio non costruito dagli uomini.
Dal cielo ha evocato la sua essenza, gettata e modellata dal potere di Itolan in forme che ha costruito attraverso
la tua mente. Passo dopo passo copriva l'isola, spazio dopo spazio cresceva di potenza. Nero, ma
non del tutto, ma buio come lo spazio-tempo, e nel profondo del suo cuore c'era l'Essenza della Luce. Presto il tempio crebbe e visse, versato e plasmato dalla Parola dell'Abitante, chiamato dall'informatore in forma.
Poi costruì grandi stanze all'interno, le riempiì di forme evocate dal cielo, le riempiì di saggezza chiamata dalla sua mente.
Era senza forma nel suo tempio, ma assunse la forma di un uomo. Abitando in mezzo a loro, ma non di loro, era strano e molto diverso dai figli degli uomini. Poi scelse tra gli uomini tre che divennero il Suo ingresso. Ha scelto tre dei più esaltati come suo legame con Atlantide. Erano messaggeri e portarono i suoi consigli ai re dei figli degli uomini.
Egli creò gli altri e diede loro la saggezza; essi divennero maestri ai figli degli uomini. Lasciali su Undal Island
insegnanti di Luce per uomini.
Ciascuno di coloro che sono stati selezionati doveva essere addestrato per cinque e dieci anni. Solo così potrebbe essere
capisce come essere Luce per i figli degli uomini. Così fu creato il Tempio, la dimora del Maestro degli uomini. Io, Thoth,
Ho sempre cercato la saggezza, ho cercato nel buio e nella luce. Molto tempo fa, in gioventù, ho percorso la strada e cercato
per acquisire nuove conoscenze. Dopo tanto sforzo uno dei tre mi ha portato la Luce. Mi ha portato gli ordini di
L'Abitante, mi ha chiamato dalle tenebre verso la Luce. Mi ha messo davanti all'abitante, nel profondo del Tempio davanti al grande Fuoco.
Là sul grande trono vidi l'abitante, immerso nella luce e ardente di fuoco. Mi sono inginocchiato davanti alla grande saggezza e
Ho sentito la Luce scorrere attraverso di me a onde. Poi udii la voce dell'abitante:
Oh, tenebra, trasformati in luce. Per molto tempo ha cercato la strada per la luce. Ogni anima sulla Terra che ha allentato le catene
si, presto sarà libero dalla schiavitù della notte. Sorgi dalle tue tenebre, avvicinati alla Luce di
il suo scopo. Qui abiterai come uno dei miei figli, custode dei manoscritti raccolti dalla saggezza, strumenti della Luce dall'aldilà. Siate pronti a fare il necessario, custode della saggezza, nonostante i secoli delle tenebre che presto scenderanno sui figli degli uomini. Vivi qui e bevi di ogni saggezza. ”

Monolitico di granito scoperto nelle vicinanze del maestoso zigurat di Ur. - Minerva Elidi Wolf

 

Nella vasta ricchezza del sottosuolo iracheno, sotto un manto di storia e mistero, giace un enigma impegnativo. Non sono gioielli o petrolio a rendere questa terra così intrigante, ma un insieme monolitico di granito scoperto nelle vicinanze del maestoso zigurat di Ur. I rilievi e le scritture enigmatiche che adornano queste strutture hanno scatenato speculazioni e teorie che superano la sfera della natura e si estendono fino al soprannaturale. Sono le porte stellari di Zogoth, antichi portali verso un altro mondo, o forse anche in un'altra dimensione, una narrazione che scende nella stessa oscurità della nostra ancestralità e ci invita a esplorare la strada sconosciuta e sorprendente del misterioso.

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martedì 19 marzo 2024

CHE CI FA LI' QUELLA MONTAGNA?

 

La Torre del diavolo è una montagna degli Stati Uniti alta oltre un chilometro e mezzo sul livello del mare, ergendosi di circa 400 metri rispetto al terreno circostante. La torre del diavolo appare agli occhi degli spettatori come una grande roccia che sbuca dal nulla. Ciò che la rende così insolita è la sua superficie praticamente piatta e i singolari solchi verticali al suo fianco, così regolari che i nativi ci vedevano i graffi provocati dalle zampe di un orso.
A vederla sembra che sia lì da sempre e apparentemente non sembra possibile dare una spiegazione su come si sia formata. In fondo, intorno non c'è nulla!
In realtà una spiegazione c'è e a darcela è la scienza. Prima di scoprirla, cercala tu fermandoti un minuto a pensarci
I geologi la studiano dalla fine del 1800 e ancora oggi continuano a ricercare i dettagli della sua formazione. Tuttavia, gran parte della storia geologica della Torre è stata delineata.
Circa 60 milioni di anni fa, una colonna di magma fuso fu spinta attraverso le rocce sedimentarie sovrastanti e si raffreddò mentre era ancora sottoterra. Raffreddandosi subì una contrazione che diminuì il suo volume fratturandola in più colonne.
Nel corso di milioni di anni l'erosione ha fatto il resto, spazzando via gli strati di roccia sedimentaria, più friabili, facendo affiorare la torre del diavolo.
CURIOSITA': Stephen Spielberg l'ha usata come sfondo per il film campione di incassi “Incontri ravvicinati del terzo tipo”
(Per il post si ringrazia la pagina facebook
Nuovi Mondi - Astronomia e Scienza)