Visualizzazione post con etichetta acqua. Mostra tutti i post
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giovedì 21 agosto 2025

Ecco i nomi di dieci delle piante raffigurate, tutte adatte alla coltivazione in acqua, e una breve guida.

 

Monstera, Pothos e Filodendro: Prendi una talea con almeno un nodo (il punto in cui la foglia si attacca allo stelo) e mettila in acqua.


Spatifillo (Giglio della Pace): Puoi trasferire una pianta intera, lavando via delicatamente tutta la terra dalle radici e ponendola in acqua.

Calathea e Maranta: Anche queste piante possono crescere in acqua. Il segreto è pulire le radici molto bene e assicurare un'acqua pulita.

Aglaonema (Dieffenbachia): Similmente ad altre piante, le talee di Aglaonema possono essere fatte radicare in acqua e mantenute.

Pianta Ragno (Chlorophytum): Le piccole piantine (plantule) che crescono dagli steli possono essere staccate e messe direttamente in acqua.

Coleus: Questa pianta colorata radica molto velocemente in acqua partendo da una talea.

Consigli pratici per la coltivazione idroponica delle piante:

Luce e temperatura: Tieni i vasi in un luogo con luce indiretta. Evita il sole diretto.
Cambio dell'acqua: Sostituisci l'acqua settimanalmente o più spesso se torbida.
Tipo di acqua: Preferisci acqua piovana, distillata o filtrata; se usi quella del rubinetto, lasciala riposare.
Concime: Aggiungi un concime liquido specifico per idroponica, molto diluito, ogni 2-4 settimane.
Consigli: Usa carbone attivo per l'acqua e immergi solo le radici, mai il colletto della pianta.

Piante: Pothos, Filodendro, Monstera, Pilea e Coleus sono ideali per la coltivazione in acqua.

venerdì 11 luglio 2025

Petra - Giordania.

 

Nascosta all'interno dei canyon di arenaria della Giordania, l'antica città di Petra si erge come una testimonianza della straordinaria civiltà che l'ha creata. I Nabatei, originariamente
commercianti arabi nomadi, si sono insediati in questo aspro paesaggio intorno al IV secolo a.C. e lo hanno trasformato in uno dei centri urbani più impressionanti dell'antichità.
Ciò che distingueva veramente i Nabatei era la loro impareggiabile padronanza di ingegneria dell'acqua.
In una regione che riceve meno di sei pollici di precipitazioni all'anno, si sono sviluppati sistemi sofisticati per catturare, conservare e distribuire ogni goccia preziosa. La loro rete includeva dighe, cisterne e tubi in ceramica che impedivano l'evaporazione e sedimento filtrato. Questa meraviglia dell'ingegneria non solo ha fornito 30.000 abitanti, ma ha anche creato rigogliosi giardini nel deserto.
Le facciate iconiche della città, la più famosa del Tesoro (Al-Khazneh), sono state scolpite direttamente nelle scogliere di arenaria color rosa. Queste strutture rappresentano gli
ingressi a vasti complessi che si estendono in profondità nella roccia.
I Nabatei hanno orientato questi edifici per catturare specifici effetti luminosi durante solstizi ed equinozi, rivelando
la loro conoscenza astronomica.
La posizione strategica di Petra all'incrocio delle principali rotte commerciali ha consentito ai Nabatei si accumulare enormi ricchezze controllando il commercio di incenso e spezie.
Piuttosto che costruire un impero militare, hanno mantenuto l'indipendenza attraverso diplomazia, rendere omaggio ai poteri più grandi preservando la loro autonomia.
Anche se annessa a Roma nel 106 d.C., Petra continuò a prosperare fino a cambiare commercio.
Rotte e terremoti hanno portato al suo graduale abbandono. La città è rimasta in gran parte dimenticata nel mondo occidentale fino al 1812, quando l'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt ha riscoperto questa meraviglia architettonica, preservando l'eredità del
Nabatei ingegnosi. #petra #sistemaidraulico

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Leggi anche: https://www.danielemancini-archeologia.it/petra-e-i-nabatei/

https://www.archcalc.cnr.it/indice/PDF19/24_Gabrielli.pdf

http://www.pangea-project.org/citta-dacqua/

giovedì 26 giugno 2025

Valle di Tashyaran - Usak - Turchia.

 

Una serie di canyon e chine piene d'acqua su entrambi i lati formano un'oasi con acque turchesi situata tra formazioni rocciose di arenaria ad alta quota,
Valle di Tashyaran - Usak
La Valle di Ta şyaran sull'autostrada U şak-Izmir che dista circa 45 km dal centro della città; si è formata a seguito di acqua, vento e movimenti tettonici. Le rocce che ricoprono la valle di diversi colori partendo da terra sembrano la tavolozza di colori di un pittore.

venerdì 23 maggio 2025

L'acqua purificata non è un'invenzione moderna - i Maya lo facevano già 2000 anni fa con una tecnologia che funzionerebbe ancora oggi.

 

Mentre a Roma si costruivano acquedotti, dall'altra parte dell'oceano la civiltà Maya aveva sviluppato un sofisticato sistema di filtrazione dell'acqua utilizzando un minerale vulcanico chiamato zeolite nelle riserve di Tikal, nell'attuale Guatemala.
Il sorprendente è che questo sistema non era rudimentale, ma incredibilmente avanzato. Gli archeologi hanno scoperto che i Maya importavano questo speciale minerale da giacimenti lontani, combinandolo con quarzo cristallino per creare un vero e proprio "setaccio molecolare" naturale.
Pensate: questa tecnologia è apparsa nelle civiltà europee quasi due millenni dopo. Il sistema Maya rimuoveva efficacemente microbi, metalli pesanti e tossine dall'acqua, esattamente come fanno i nostri moderni impianti di depurazione.
Questo antico sistema ha funzionato perfettamente per quasi mille anni, fino all'abbandono della città. E la sua efficacia? L'acqua filtrata dai Maya risulta ancora oggi priva di contaminazioni, mentre altri bacini senza questo trattamento sono tuttora inquinati.
La saggezza antica continua a sorprenderci, dimostrando che l'ingegno umano ha sempre trovato soluzioni brillanti ai problemi fondamentali.

 con Ivana Domenicali.

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domenica 13 ottobre 2024

L’acqua è vita, ma è il diritto più violato. - Daniela Padoan

 

Scarsa e inquinata: l’acqua è sempre più bene pubblico privatizzato e costoso. Facendo così aumentare le disuguaglianze e le sofferenze di chi non può permettersi questa risorsa vitale. Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia, ne ha scritto per il numero di ottobre di LiberEtà, il mensile dello Spi-Cgil.

L’acqua è una presenza scontata nelle nostre esistenze, come l’aria, il sole, la natura nella sua infinita capacità di forme. Fino al momento in cui viene a mancare. Allora tutto cambia. Le occupazioni quotidiane, come lavarci, cucinare, annaffiare una pianta sul balcone, vengono messe in forse. È quanto accade in molti Paesi del mondo, dove spesso sono le donne a sobbarcarsi il compito di percorrere a piedi anche molti chilometri per portare a casa una tanica d’acqua potabile per gli usi più necessari. 

«Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta», ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, «la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora1».  La Terra stessa è un fragile organismo fatto d’acqua che si sta disseccando; e, man mano che i suoli si disidratano, avanzano i deserti. Eppure consumiamo e sprechiamo questo bene vitale ignorando da dove venga, quali strade attraversi per raggiungerci, il modo in cui viene violato, sequestrato, rubato, ridotto a merce. 

L’acqua ha sempre significato, per la specie umana, sopravvivenza, benessere, salute, possibilità di coltivare e viaggiare; è stata una presenza spirituale, mitologica e religiosa, e un legame tra i popoli capace di connettere i confini. Nel nostro mondo, però, l’acqua è sempre più motivo di discriminazioni, conflitti, guerre. Le grandi multinazionali stanno prosciugando questo elemento all’apparenza inesauribile con l’agricoltura industriale, l’allevamento intensivo, le grandi dighe idroelettriche, l’accaparramento di fonti e bacini sottratti alle comunità territoriali e native, la riduzione a merce e addirittura a titolo in Borsa – tanto più redditizio quanto più l’acqua diventa scarsa. 


Articolo pubblicato su LiberEtà
Daniela Padoan1 Ott 2024

https://www.libertaegiustizia.it/2024/10/12/lacqua-e-vita-ma-e-il-diritto-piu-violato/

giovedì 11 aprile 2024

Alternative sostenibili alla plastica ottenute dai batteri ingegnerizzati.

Queste alternative sostenibili alla plastica sono più resistenti dell’acido polilattico usato di norma.

(Rinnovabili.it) – Gli sforzi per trovare alternative sostenibili alla plastica convenzionale stanno raggiungendo nuovi traguardi. Il lavoro di ingegneri e ricercatori impegnati nella ricerca di soluzioni innovative è in crescita. Restano però alcune sfide aperte. Ad esempio, trovare un materiale che possa offrire le stesse prestazioni delle plastiche tradizionali evitando i loro impatti ambientali.

Oggi sappiamo che l’acido polilattico (PLA) è una delle alternative più promettenti. Si può produrre da fonti vegetali e plasmare con una certa efficienza. Tuttavia, presenta limitazioni legate alla sua fragilità e alla sua degradabilità. Per superare queste difficoltà, i bioingegneri dell’Università di Kobe, in collaborazione con la Kaneka Corporation, hanno sviluppato una tecnica innovativa. Mescolando l’acido polilattico con un’altra bioplastica chiamata LAHB, sono riusciti a ottenere un materiale con proprietà desiderabili, come la biodegradabilità e una maggiore lavorabilità.

Una fabbrica di batteri per produrre plastica biodegradabile.

Il processo ha richiesto l’ingegnerizzazione di ceppi batterici per produrre il precursore del LAHB, manipolando il loro genoma per ottimizzare la produzione. I risultati, pubblicati sulla rivista ACS Sustainable Chemistry & Engineering, indicano la creazione di una “fabbrica di plastica batterica” che produce catene di LAHB in quantità elevate, utilizzando solo il glucosio come materia prima. Con la manipolazione genetica dei batteri, dicono gli scienziati, è possibile controllare la lunghezza delle catene e quindi le proprietà della plastica risultante.

Il materiale ottenuto, chiamato LAHB ad altissimo peso molecolare, è stato aggiunto all’acido polilattico per creare una plastica altamente trasparente, più modellabile e resistente agli urti rispetto all’acido polilattico puro. Inoltre, questa nuova plastica si biodegrada nell’acqua di mare entro una settimana. Potrebbe essere l’anello mancante tra la sostenibilità e la versatilità delle bioplastiche?

Il team che lo ha sviluppato ci crede e guarda al futuro con ambizione. Tra le ipotesi di lavoro future c’è l’uso della CO2 come materia prima per la sintesi di plastiche utili.

https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/ecodesign/alternative-sostenibili-alla-plastica-ottenute-dai-batteri-ingegnerizzati/

sabato 23 marzo 2024

Scoperta una riserva di 600.000 milioni di litri d’acqua sulla Luna. - Angelo Petrone

 

Una serie di nuove osservazioni della NASA superano le stime precedenti della navicella spaziale Lunar Prospector. L’hanno trovato sul fondo di oscuri crateri lunari

Seicento milioni di tonnellate di litri di acqua potrebbe nascondersi nella profondità della Luna. Si tratta della quantità stimata, sotto forma di ghiaccio, che il radar Mini-SAR della NASA, a bordo della navicella spaziale indiana Chandrayaan-1, ha rilevato sul fondo di oltre 40 crateri tra 2 e 15 km vicino al polo nord della Luna. La scoperta è stata pubblicata su “Geophysical Research Letters“. Lo strumento della NASA, che pesa meno di 10 kg, è in grado di acquisire immagini radar delle aree permanentemente in ombra che esistono intorno ai due poli lunari. E lì, all’interno di crateri profondi e oscuri che non vedono la luce solare da milioni di anni e sui cui fondi sono state misurate alcune delle temperature più fredde dell’intero Universo, Mini-SAR ha confermato i sospetti che ci sia una grande quantità di ghiaccio d’acqua. Il principale obiettivo scientifico dell’esperimento Mini-SAR, infatti, non è altro che mappare il maggior numero possibile di questi preziosi depositi. Grazie alle condizioni di oscurità e caldo, il ghiaccio in questi crateri lunari, che spesso hanno bordi taglienti e campi di blocchi di roccia sparsi ovunque, è straordinariamente stabile. Mini-SAR ha trovato tali depositi studiando il cosiddetto “grado di rugosità superficiale” (CPR) dei crateri e trovandone alcuni che hanno un CPR elevato all’interno, ma non all’esterno dei bordi. Una diversa disposizione delle rocce rispetto a quella osservata in un cratere ‘normale’ e che gli scienziati della NASA ritengono causata da materiale ‘diverso’ all’interno dei crateri stessi. ”Interpretiamo questo rapporto – scrivono i ricercatori – come coerente con l’acqua ghiacciata presente in questi crateri. “Il ghiaccio deve essere relativamente puro e spesso almeno un paio di metri per produrre questa firma.” La quantità di ghiaccio d’acqua, circa 600 milioni di tonnellate, è superiore a quanto precedentemente stimato dallo spettrometro di neutroni della missione Lunar Prospector, che ha analizzato la superficie del nostro satellite, ma solo fino ad una profondità di circa mezzo metro.

Il quadro che emerge dalle molteplici misurazioni e dai dati risultanti dagli strumenti della missione lunare – afferma Paul Spudis, ricercatore principale dell’esperimento Mini-SAR presso il Lunar and Planetary Institute di Houston – indica che la creazione, migrazione, deposizione e ritenzione idrica si stanno verificando anche sulla Luna. Le nuove scoperte mostrano che il nostro satellite è una destinazione scientifica, esplorativa e operativa ancora più interessante e attraente di quanto si pensasse fino ad ora.” “Dopo aver analizzato i dati – afferma Jason Crusan, dirigente del programma Mini-RF per la missione delle operazioni spaziali della NASA a Washington – il nostro team scientifico ha determinato una forte indicazione della presenza di ghiaccio d’acqua, una scoperta che darà alle missioni future un nuovo obiettivo da esplorare e sfruttare ulteriore.” Questi risultati si aggiungono ora alle recenti scoperte di altri strumenti della NASA e confermano che è possibile ottenere acqua in molteplici modi sulla Luna. Il Moon Mineralogy Mapper della NASA , ad esempio, ha scoperto molecole d’acqua in entrambe le regioni polari, e il satellite di osservazione e rilevamento dei crateri lunari, LCROSS, ha rilevato anche il vapore acqueo. Per non parlare dei 270 miliardi di tonnellate di “acqua fantasma” intrappolata nelle perle di vetro che si formano durante gli impatti dei meteoriti, una riserva inaspettata e scoperta lo scorso anno. Ottima notizia, quindi, nel momento in cui l’Umanità si prepara a ritornare sul nostro satellite. E questa volta con l’intenzione di restare.

https://www.scienzenotizie.it/2024/03/22/scoperta-una-riserva-di-600-000-milioni-di-litri-dacqua-sulla-luna-2782239

mercoledì 5 luglio 2023

Vicus Caprarius: la città dell'acqua. - Hasan Törön

 

La Fontana di Trevi è una delle attrazioni turistiche più notevoli di Roma. Quello che la maggior parte dei visitatori non sa è che un importante sito archeologico si trova proprio sotto il famoso quartiere.
Oggi conosciuta come la "Città delle acque", Vicus Caprarius è un antico complesso di appartamenti romani (insule) risalente al I secolo, istituito dopo il grande incendio del 64. Fu successivamente ristrutturato in una domus, o casa di classe superiore, durante il IV secolo. Il sito è stato scoperto alla fine degli anni novanta, i durante l'ampliamento del cinema Trevi, situato sopra di esso.
È stata portata alla luce una grande quantità di manufatti, tra cui statuette in terracotta, ceramica africana e un tesoro di oltre 800 monete (ora esposti nel museo adiacente).
L'Aqua Virgo, uno degli 11 acquedotti dell'antica Roma, scarica ancora parte della sua acqua nei bacini del Vicus Caprarius, oltre a trasportare l'acqua alla Fontana di Trevi. 

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lunedì 27 settembre 2021

Marte troppo piccolo per avere acqua e vita.

 

Marte ‘travestito’ da Terra (fonte: NASA Earth Observatory/Joshua Stevens; NOAA National Environmental Satellite, Data, and Information Service; NASA/JPL-Caltech/USGS; Graphic design by Sean Garcia/Washington University)

Nuova ipotesi dall'analisi dei meteoriti.

Marte è troppo piccolo per trattenere quantità di acqua necessarie a supportare la vita: è la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della Washington University a Saint Louis dopo aver valutato la composizione chimica di una ventina di meteoriti marziani caduti sulla Terra. I risultati dello studio, che potrebbero aiutare la ricerca di pianeti abitabili al di fuori del Sistema solare, sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).

“Il destino di Marte era scritto fin dall’inizio”, afferma il ricercatore Kun Wang. “C’è probabilmente una soglia per quanto riguarda le dimensioni dei pianeti rocciosi affinché possano trattenere acqua a sufficienza per permettere l’abitabilità e la tettonica a placche, con una massa che è superiore a quella di Marte”. Il suo team lo ha dedotto esaminando la composizione di 20 meteoriti marziani, di cui ha valutato in particolare gli isotopi del potassio per stimare la presenza e la distribuzione di elementi e composti ancora più volatili come l’acqua.

“Questi meteoriti risalgono ad un’epoca compresa tra centinaia di milioni e 4 miliardi di anni fa e hanno registrato la storia evolutiva degli elementi volatili su Marte”, sottolinea Wang. “Misurando gli isotopi di elementi volatili come il potassio possiamo dedurre come sono stati persi e fare confronti tra i diversi corpi del Sistema solare”. Grazie a questo approccio innovativo, i ricercatori hanno stabilito che Marte, durante la sua formazione, ha perso più potassio ed elementi volatili rispetto alla Terra, ma ne ha trattenuti di più rispetto alla Luna e all’asteroide Vesta (due corpi più piccoli e aridi sia di Marte che della Terra).

“Questo studio evidenzia che c’è un intervallo piuttosto ristretto per quanto riguarda le dimensioni dei pianeti affinché abbiano abbastanza ma non troppa acqua per essere abitabili”, aggiunge il co-autore dello studio Klaus Mezger dell’Università di Berna. “Questi risultati guideranno gli astronomi nella ricerca di esopianeti abitabili in altri sistemi solari”.

ANSA

mercoledì 25 agosto 2021

Consumo di acqua: chiudere i rubinetti è utile, ma il grande spreco viene dal cibo. - Elisabetta Ambrosi

 

In Italia il consumo procapite supera i duecento litri a testa al giorno e il Paese è in debito idrico. Dalla doccia allo sciacquone, sono molte le soluzioni pratiche e poco invasive che si possono adottare. Però il gesto più urgente è modificare le abitudini alimentari.

Ormai ci viene ripetuto su ogni fronte: mai lasciare aperto il lavandino mentre ci laviamo i denti, niente bagno nella vasca, fate la doccia. Insomma dobbiamo risparmiare l’acqua, riducendo il consumo individuale il più possibile. Ma per prendere sul serio la battaglia contro il consumo idrico, è fondamentale capire perché è davvero necessaria. Se il ciclo dell’acqua è circolare, infatti, come ci insegnano nei libri di scuola, perché allora dovremmo risparmiarla? Lo abbiamo chiesto a Emanuele Bompan, giornalista ambientale esperto, tra l’altro, proprio del tema idrico e autore del libro Atlante geopolitico dell’acqua (Hoepli 2019). “In realtà – spiega – l’acqua è una risorsa finita e soprattutto variabile. Il problema sono i cambiamenti climatici: fermo restando che lo scioglimento dei ghiacciai produce una diminuzione dell’acqua dolce, che viene contaminata da quella salata, il riscaldamento globale fa sì che in alcuni posti l’acqua diventi più abbondante, a causa di delle maggiori precipitazioni, in altre diventi sempre più scarsa”. Come ci ha confermato l’ultimo rapporto dell’Ipcc, continua Bompan, “la crisi climatica ha prodotto variazioni del ‘global cycle water’, anche a causa di un aumento dell’evaporazione dovuta al calore e alla deforestazione”. L’Italia, di fatto, consuma più acqua di quanta non ne riceva dalle precipitazioni e lo fa affaticando le falde acquifere, anche a causa di un consumo procapite molto elevato, oltre duecento litri al giorno a testa. Torniamo così al risparmio di acqua, che alla luce di questo appare sensato e urgente.

Quel rubinetto che perde vale un laghetto.

Il consiglio più diffuso è quello di chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti, ma lo stesso vale mentre ci si fa la barba e pure se ci si mette lo shampoo sui capelli sotto la doccia. Fare la doccia invece del bagno è un altro consiglio ovvio ma importante, sono cento litri di acqua risparmiati (d’altronde lavarci rappresenta il 40% dell’acqua consumata in casa). Se però non riuscite a fare a meno di un bagno ogni tanto, usate la stessa acqua per tutta la famiglia, oggi non siamo certo sporchi come minatori e si può fare senza problemi. Un capitolo importante è quello dello sciacquone, che rappresenta il 20% dei nostri consumi: ormai davvero è assurdo avere un pulsante indifferenziato, visto che utilizzarne uno a flusso differenziato consente infatti di risparmiare fino a 30.000 litri all’anno. Non avete i soldi o la possibilità di cambiarlo? A parte che fino a dicembre è possibile usufruire di un bonus per gli sciacquoni che utilizzano fino a un massimo di 6 litri d’acqua, esiste anche un vecchio trucco: mettete una bottiglia piena di acqua nella cassetta, ridurrà il volume di acqua scaricata. Un’altra fonte di vero scialo idrico è rappresentata dalle perdite dei rubinetti: se una goccia vi sembra poco considerate che 90 gocce al minuto fanno 4.000 litri all’anno. Sul fronte rubinetti si possono fare vari interventi: riparare le perdite, anzitutto, installare un riduttore di flusso sui rubinetti, che vi garantirà un risparmio idrico del 50% (circa 6.000 litri in meno all’anno), mentre un piccolo miscelatore farà mescolare acqua calda e fredda in maniera molto rapida e veloce. Esistono infine anche limitatori di pressione, vaporizzatori e rubinetti fotocellula che chiudono automaticamente il flusso d’acqua quando non serve. Anche su questo fronte, si può utilizzare ancora per qualche mese il bonus governativo per gli apparecchi di rubinetteria a limitazione di flusso d’acqua.

Le buone pratiche comunque non si fermano qui: l’utilizzo dell’acqua della bollitura della pasta può essere utile per lavare i piatti se non avete la lavastoviglie (che va sempre mandata piena, ma proprio piena). Anche lavare le verdure comporta un grande impiego di acqua: invece che sciacquarle nel lavandino, meglio pulirle dentro una bacinella e usare l’acqua per innaffiare le piante. Piante che è comunque meglio irrigare la sera – magari con l’acqua ricavata dai condizionatori, ottima anche per il ferro da stiro – perché l’acqua evapora meno. Altri consigli sparsi riguardano l’utilizzo degli elettrodomestici a pieno carico e di classe A+, con un risparmio di acqua fino al 50%, lo scongelamento degli alimenti in un contenitore invece che sotto l’acqua corrente, l’impiego di una coperta galleggiante per evitare l’evaporazione – e risparmiare da 1.000 a 4.000 litri di acqua al mese – nel caso fortunato in cui abbiate una piscina.

Inutile fare la doccia ma poi mangiare una bistecca.

Una pratica davvero utile sarebbe il recupero dell’acqua piovana, che dovrebbe diventare una regola per tutti, visto che la sola acqua piovana potrebbe coprire il 50% dell’acqua usata in casa ed è acqua priva di calcare. Si può fare con i classi secchi ma anche con impianti più complessi, come serbatoi di accumulo sia interrati che fuori terra, che prevedono filtrazione dell’acqua dalla sporcizia. Ultima regola d’oro, banale ma poco praticata è quella di controllare regolarmente il contatore facendo attenzione ai consumi e ad eventuali perdite, per evitare sprechi e insieme non rischiare bollette salatissime, perché l’azienda partecipata locale non vi farà certo sconti per il fatto che non ve ne siete accorti.

Tutti questi consigli sono validi ma rischiano di essere inutili se non si tiene sotto controllo una cosa fondamentale: la nostra impronta idrica, in particolare quella dei cibi che si consumano. In altre parole, potrebbe essere inutile farsi una doccia di pochi secondi se poi si mangia una bistecca la cui produzione richiede migliaia di litri (su www.waterfootprint.org potete controllare quanta acqua serve per il cibo che mangiate). Lo stesso vale per tutti i prodotti che compriamo, “sui quali in teoria dovrebbe essere spiegata con chiarezza, oltre l’impronta carbonica e sociale, anche quella idrica”, spiega sempre Bompan. In assenza di etichetta, scegliere prodotti a chilometro zero, ridurre i consumi di prodotti industriali e gli spostamenti, optare per il riuso sono tutti comportamenti che riducono il consumo di acqua. Insomma: l’acqua consumata non è solo quella che si vede, perché la produzione di qualsiasi cosa la richiede. E allora ben venga lo sciacquone differenziato, a patto poi di non mangiare, o utilizzare, cibi e oggetti fortemente idrovori, fermo restando che ogni comportamento esemplare in casa vale anche per l’educazione dei vostri bambini. I quali certamente non avranno da adulti a disposizione l’acqua che voi avete avuto (il flusso continuo e senza regole sarà un ricordo, al pari dello sciacquone riempito con acqua potabile). Meglio dunque abituarli subito, in modo che vivere in una società con l’acqua controllata, se non razionata, non sarà troppo frustrante per loro.

ILFQ

martedì 13 aprile 2021

Fukushima, via libera Tokyo a rilascio acqua contaminata in mare.

 

Decisione presa nonostante l'opposizione di popolazione e pescatori.

Il governo giapponese ha deciso di rilasciare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata fino ad oggi impiegata per raffreddare i reattori danneggiati dall'incidente nucleare di Fukushima.

Lo ha comunicato il premier Yoshihide Suga, confermando le anticipazioni della vigilia e malgrado la netta opposizione dell'opinione pubblica, dell'industria della pesca e dei rappresentanti dell'agricoltura locale. Suga ha incontrato i membri dell'esecutivo, incluso il ministro dell'Industria Hiroshi Kajiyama, per formalizzare la decisione, che arriva a 10 anni esatti dalla catastrofe del marzo 2011.

La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima Daiichi genera l'equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata, che - nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno. Poco più di 1.000 serbatoi si sono accumulati nella area adiacente all'impianto, l'equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l'estate del 2022. Proteste contro lo sversamento dell'acqua in mare sono state espresse in passato anche dai paesi vicini, tra cui la Cina e la Corea del Sud. Nel febbraio dello scorso anno, durante una visita alla centrale, il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, aveva ammesso che il rilascio dell'acqua nell'Oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell'industria nucleare. Il triplice disastro di Fukushima è stato innescato dal terremoto di magnitudo 9 e il successivo tsunami, che ha provocato il surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo all'interno dei reattori, a cui si accompagnarono le esplosioni di idrogeno e le emissioni di radiazioni. 

Cina e Corea del Sud hanno nuovamente criticato con forza il piano del Giappone, che ha rimarcato la sicurezza dell'operazione forte del sostegno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che ha definito la mossa simile allo smaltimento di acque reflue negli impianti nucleari in altre parti del mondo. Il processo, tuttavia, non inizierà probabilmente prima di diversi anni.

ANSA

giovedì 11 febbraio 2021

Marte 'affollato' sorprende con la sua acqua perduta. - Elisa Buson

Rappresentazione schematica del meccanismo alla base della 'fuga' di acqua dalla superficie di Marte, ricostruito grazie alla sonda Tgo (fonte: ESA)

 La missione europea ExoMars fiuta un nuovo gas e indizi sul clima.

Mai visto tanto 'traffico' su Marte: dopo l'arrivo della sonda emiratina Hope, anche la cinese Tianwen-1 è riuscita a inserirsi correttamente in orbita intorno al pianeta. La Cina diventa così la sesta potenza mondiale a raggiungere questo traguardo dopo Usa, ex Urss, Agenzia spaziale europea, India ed Emirati Arabi. Se le operazioni procederanno come previsto nei prossimi mesi, la Cina sarà anche la prima a dispiegare un orbiter, un lander e un rover in un'unica missione su Marte. La sfida è lanciata agli Stati Uniti, che il 18 febbraio, con la missione Mars 2020, proveranno a posare sulla superficie del pianeta il loro quinto rover, Perseverance, con l'obiettivo di riportare i primi campioni sulla Terra entro il 2031.

L'Europa, che sembrava destinata a rimanere alla finestra dopo il rinvio della sua nuova missione su Marte a causa di ritardi tecnici, torna invece a far sentire la sua voce con due importanti scoperte che gettano nuova luce sull'atmosfera del pianeta e i suoi cambiamenti climatici. Entrambe pubblicate sulla rivista Science Advances, portano la firma della sonda Tgo (Trace Gas Orbiter) di ExoMars, la missione congiunta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e della russa Roscosmos già in orbita da oltre tre anni.

I suoi strumenti hanno permesso di rilevare la presenza di un gas mai visto prima nell'atmosfera di Marte: è il cloruro di idrogeno (HCl), probabilmente dovuto al sale marino fissato nella superficie polverosa del pianeta e liberato in aria durante la stagione calda. “Questo è il primo rilevamento di gas alogeno nell’atmosfera marziana e rappresenta un nuovo ciclo chimico da studiare”, afferma Kevin Olsen dell’Università di Oxford.

Il suo team ha individuato il gas per la prima volta durante la grande tempesta di polvere del 2018, osservandola comparire contemporaneamente sia nell’emisfero Nord che in quello Sud, e ha poi testimoniato la sua rapida sparizione al termine del periodo polveroso. Il gruppo sta già esaminando i dati raccolti durante la successiva stagione polverosa dove l’HC1 sembra già crescere di nuovo.

La sonda Tgo ha permesso inoltre di “esplorare l’atmosfera in 3D”, sottolinea Ann Carine Vandaele, responsabile dello strumento Nomad che ha studiato i movimenti del vapore acqueo e dell'acqua ‘semi-pesante’ (dove un atomo di idrogeno è sostituito da un atomo di deuterio, una forma di idrogeno con un neutrone in più).

I dati dimostrano che “Marte ha perso gran parte della sua acqua originaria, probabilmente a causa di meccanismi di trasporto ad alta quota come quelli osservati da Nomad, dove la molecola viene poi disgregata dai raggi ultravioletti solari e dispersa nello spazio”, spiega Giancarlo Bellucci, ricercatore dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf ) e a capo del team scientifico italiano dello strumento Nomad. “Questi risultati – continua Bellucci - sono stati ottenuti grazie all’importante contributo dell’Agenzia spaziale italiana che ha supportato anche il gruppo italiano coinvolto nelle attività scientifiche dello strumento Nomad”.

I dati di ExoMars raccolti tra aprile 2018 e aprile 2019 hanno anche mostrato tre situazioni che hanno accelerato la perdita di acqua dall'atmosfera: la grande tempesta di polvere del 2018 che ha spazzato tutto il pianeta, una breve ma intensa tempesta regionale nel gennaio 2019 e il rilascio di acqua dalla calotta polare Sud durante i mesi estivi legati al cambiamento stagionale. Di particolare rilievo è un pennacchio di vapore acqueo ben evidente durante l'estate nell’emisfero meridionale di Marte, che potrebbe immettere vapore d’acqua negli strati superiori dell’atmosfera marziana con cadenza sia stagionale che annuale.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2021/02/11/marte-affollato-sorprende-con-la-sua-acqua-perduta-_6ccb3c44-fcbe-4d5c-886c-b39d379a368c.html

mercoledì 28 ottobre 2020

L’acqua come il petrolio: quotazione finanziaria e via libera alle speculazioni. - Giorgio De Girolamo (Fridays for Future)

 

Il Cme Group, in collaborazione con Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future al mondo su quello che dovrebbe essere un bene pubblico. Eppure il mercato è difficile (è un "materiale" che pesa e complicato da spostare) e limitato, per adesso in alcune valli della California. Come si può pensare di trarre profitto dall'“Oro blu”?

Principio primo della vita per Talete di Mileto, il primo dei filosofi, e diritto fondamentale per le Nazioni Unite dal 2010, l’acqua diventa anche la più preziosa e discutibile delle “commodity”: una materia prima con una sua quotazione finanziaria, come già sono oro e petrolio, e soggetta, quindi, alla legge della domanda e dell’offerta. Ma soprattutto nuova preda della speculazione finanziaria.

È il Cme Group che, in collaborazione con Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future al mondo sull’acqua. Il contratto, che debutterà nel quarto trimestre sulla piattaforma Globex, impiega come sottostante il Nasdaq Veles California Water Index, che rispecchia il prezzo dei diritti sull’acqua in California: un mercato da 1,1 miliardi di dollari, non causalmente inserito in una delle regioni del mondo negli ultimi anni più colpite da incendi e siccità.

L’evidenza dei limiti naturali, di cui è stata (ed è tuttora) tangibile metafora la pandemia di Covid-19, può aprire infatti a due reazioni diametralmente opposte: da un lato la presa di coscienza dell’importanza dei beni comuni e della loro equa ripartizione. Dall’altro, quella vantata, con tutta evidenza, dalla suddetta ultima frontiera della speculazione finanziaria, che nella scarsità di un bene essenziale non vede che l’ennesimo business da costruire.

Non c’è speculazione che non faccia alzare il prezzo di un dato prodotto. Tanto più quando questo è scarso e oggetto di un bisogno fondamentale. È retorico dire che senza acqua non c’è vita. Lo sanno bene gli abitanti di Città del Messico, dove spesso l’acqua costa più della Coca-Cola. E che spendono gran parte del proprio (magro, inutile dirlo) reddito per assicurarsi le forniture di acqua a domicilio attraverso autobotti quando la rete non funziona o dove la rete stessa non arriva.

L’iniziativa del Cme, inoltre, aspira a estendersi a livello internazionale, per diventare, a quanto dichiara, “una sorta di termometro in grado di segnalare il livello di allarme sull’acqua a livello globale”. Anche se più che un nobile interesse, sembra non essere altro che una maschera per celare una palpabile e immorale avidità.

“Ci sono poi anche dei problemi di natura tecnica e ingegneristica”, ci dice Edoardo Borgomeo, honorary research associate presso l’Università di Oxford e tra i massimi esperti di acqua a livello globale, il cui ultimo saggio, Oro Blu, storie di acqua e cambiamento climatico (Laterza, 2020), è un piccolo capolavoro di divulgazione scientifica. “In pratica è molto difficile fare trading dell’acqua, perché l’acqua è pesante e difficile da spostare, perché viene gestita localmente e perché le regole di gestione cambiano da luogo a luogo – prosegue – e non c’è un mercato globale dell’acqua, come esiste per il petrolio o la soia, e neanche un mercato regionale perché l’acqua non è facilmente trasferibile. Esiste un piccolo mercato in alcune valli della California dove l’acqua si può trasportare grazie alle infrastrutture, ma viste le dimensioni e il numero di attori coinvolti, non credo si possa parlare di un grande mercato”.

Al contempo però si vocifera anche che Michael Burry, divenuto celebre per aver scommesso (e vinto)  contro il fenomeno dei mutui subprime, abbia accumulato con altri speculatori terreni agricoli con annesse risorse idriche. Stavolta punterà sul precipitare della crisi climatica, la condizione più adatta per fare profitto con il prezzo dell’acqua.

Di acqua ce n’è molta sul nostro pianeta: circa il 70% della superficie terrestre è coperta di acqua. Ma per il 97% si tratta di acqua salata, utilizzabile solo se sottoposta a un processo costoso ed energivoro di desalinizzazione. Resta uno scarso 3%, di cui solo un terzo è considerato di facile accesso per l’uomo.

Inoltre siamo sempre di più a viverci, su questo Pianeta; e tutti, a ragione, vogliamo vivere meglio. L’equazione, fatta propria già da molti analisti, porterebbe alla certa previsione di futuri conflitti, molto più aspri ed estesi di quelli già in corso, con al centro la lotta per l’acqua. E conseguenti flussi migratori di misura sempre più ampia. Ma forse non è un tale catastrofismo malthusiano l’unica soluzione possibile. Ci sono fin troppi strumenti per collaborare a livello globale e contrastare la crisi climatica; anche dal fronte di quella idrica, che non è altro che una delle sue molteplici manifestazioni. Basterebbe usarli, metterli al centro di un interesse comune: che, ricordiamolo, non è l’interesse di tutti: bensì l’interesse dei molti (spesso poveri, affamati o assetati) che, appropriandosene, possono contrastare l’interesse dei pochi che tentano di opprimerli. A partire dagli speculatori del Cme. Perché dalla scarsità non si fanno solo profitti. Ma si possono anche costruire soluzioni per migliorare, senza aspettarsi alcun ritorno, quell’orto comune che ci ospita per il breve tempo di una vita.

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