mercoledì 1 dicembre 2010

Nicola Cosentino al processo: accusato di mafia.

L’ultima esalazione di una Giustizia moribonda? No, soltanto fumo negli occhi.

Nicola Cosentino, accusato di essere l’uomo ombra, il tramite tra Stato e camorra.

Il clan dei casalesi lo avrebbe sostenuto in tutte le elezioni alle quali ha preso parte, dal 1980 a oggi. Accusato di aver condizionato e gestito le strategie politiche in materia di rifiuti in Campania; l’uomo degli appalti controllati, delle aree da comprare, rilevare, gestire, violare, l’uomo a cui spettava decidere delle assunzioni aiutato dagli amici corrotti o soci negli affari sporchi. Amici istituzionali e mafiosi. L’uomo che grazie alla complicità di ministri, presidenti di inchieste e di commissione, di dirigenti e di soldati infilati sulle poltrone giuste, grazie alle relazioni con due imprenditori ritenuti legati alla criminalità organizzata, Sergio e Michele Orsi, quest’ultimo ucciso nel giugno 2008 poco dopo aver iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati, ha tenuto e tiene tutta la Campania chiusa in un pugno.

Un anno dopo l’ordinanza cautelare firmata dal gip Piccirillo e non autorizzata dal Parlamento e anche grazie al divieto di usare le intercettazioni a carico di Cosentino che lo inchiodavano al di la ogni ragionevole dubbio, la giustizia torna a bussare alla porta di Nicola Cosentino.

Dovrà difendersi in una aula di tribunale dall’accusa schiacciante di concorso in associazione camorristica. Il Pd gli chiede di lasciare lo scranno a Montecitorio. “Deve rinunciare immediatamente all’immunità parlamentare e farsi processare”, dice il segretario regionale dei Democratici Enzo Amendola. Sulla stessa linea i responsabili nazionali giustizia e sicurezza Andrea Orlando ed Emanuele Fiano, che parlano di “stridente incompatibilità tra le condotte di cui le indagini danno conto e gli incarichi politici e istituzionali” di Cosentino. “Deve lasciare la guida del Pdl in Campania”. Tutti personaggi che sanno e sapevano chi era e cosa rappresentava Cosentino. Ma adesso possono parlare. L’avviso di conclusione delle indagini è stato firmato dai pm Giuseppe Narducci e Alessandro Milita. Secondo gli inquirenti, Cosentino avrebbe“garantito il permanere dei rapporti fra imprenditoria mafiosa, pubbliche amministrazioni ed enti a partecipazione pubblica” e avrebbe anche “contribuito al riciclaggio e al reimpiego delle provviste finanziarie provenienti dal clan dei Casalesi” mirava ad “un ciclo integrato dei rifiuti alternativo e concorrenziale”, boicottando le società affidatarie per creare “un’illecita autonoma gestione a livello provinciale, la cosiddetta “provincializzazione del ciclo rifiuti”", controllando la gestione delle discariche, attivandosi per la costruzione di un termovalorizzatore e strumentalizzando le attività del commissariato di governo”. Noi diciamo che non strumentalizzava le azioni del governo, noi preferiamo dire che, assieme al governo, strumentalizzava una emergenza creata ad arte nominando commissari collusi e complici di questa rete infamante e criminale.

Ha venti giorni di tempo per replicare prima della richiesta di rinvio a giudizio. Si annuncia battaglia sull’attendibilità dei collaboratori di giustizia, come Gaetano Vassallo e Luigi Guida. Afferma l’avvocato Stefano Montone, legale di Cosentino con Agostino De Caro: “Avevamo chiesto più volte un interrogatorio al pm, anche prima dell’ordinanza, ma non ci avevano mai convocato. A questo punto ritengo che non ripeteremo la richiesta ma interloquiremo direttamente con il giudice. Finalmente avremo accesso alle carte e potremo difenderci come è nel nostro diritto”.

Vorremmo ricordare al legale di Cosentino che hanno sempre avuto accesso alle carte, e ai filoni investigativi della magistratura. Infatti, il legale, avvalendosi dello stretto rapporto fatto di amicizia, collaborazione e complicità del Cosentino con il presidente del Consiglio e quindi, ma non per caso, con il ministro di giustizia e degli interni, egli, ha sempre potuto, quando richiesto, leggere le carte segrete della commissione parlamentare di inchiesta, quindi ha potuto leggere le audizioni, anche quando segretate, dei vari investigatori, procuratori, magistrati ect.

Il legale insomma, conosce ogni punto e virgola sia delle accuse mosse nei confronti del suo assistito, sia le manovre investigatrici degli inquirenti.

Nicola Cosentino nasce a Casal di Principe il , 2 gennaio 1959.

Parente acquisito di diversi camorristi: suo fratello Mario è sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo detto Peppe O’ Padrino, che sta scontando un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa; un altro fratello, Giovanni, è sposato con la figlia del boss Costantino Diana, deceduto. Ha 3 figli.

Erede della società attiva nel commercio di gas e carburante fondata dal padre, O’mericano, nome datogli per i rapporti commerciali con le basi americane. Attualmente fuori dalla gestione della società, condotta dai fratelli Giovanni, Mario e Antonio, imparentati con i boss.

A 19 anni diventa consigliere comunale nel suo comune nativo negli anni 1978-80, poi consigliere della Provincia di Caserta (1980) e assessore provinciale con delega ai servizi sociali dal 1983 al 1985. Rieletto alla Provincia di Caserta nel 1985, viene nominato assessore provinciale alla Pubblica Istruzione. Al suo terzo mandato come consigliere provinciale ricopre l’incarico di assessore provinciale all’Agricoltura.

Il 23 aprile 1995 è eletto consigliere regionale della Campania, riportando 12.851 preferenze, pari al 31,50% dei voti di preferenza espressi nella sola Provincia di Caserta.

Nel 1996, è eletto alla Camera dei Deputati per Forza Italia, nel collegio Capua – Piedimonte Matese, riportando 35.560 voti. Viene scelto dai colleghi di partito componente del direttivo parlamentare di Forza Italia e dal 17 ottobre 1996 è membro della Commissione parlamentare per le questioni regionali e della Commissione Difesa.

Il 24 settembre 1997 è designato coordinatore di Forza Italia per la Provincia di Caserta. Viene poi eletto vice-coordinatore regionale della stessa formazione per la Campania, con delega agli enti locali, per poi divenirne coordinatore regionale nel giugno 2005.

Durante il suo mandato Forza Italia risale, dall’11% dei consensi registrati nelle elezioni regionali dell’aprile 2005, al 27% delle politiche del 9 aprile 2006, tornando ad essere il primo partito della Campania.

Rieletto deputato nelle elezioni del 13-14 aprile 2008 nelle liste del Popolo della Libertà, la nuova formazione politica guidata da Silvio Berlusconi, Cosentino è stato nominato Sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze del quarto Governo Berlusconi. Le prime accuse di collusione con la camorra arrivano dopo la pubblicazione su L’Espresso di una dichiarazione del boss pentito Carmine Schiavone, che confermerebbe un patto elettorale siglato con Cosentino:

«Io era amico di Nicola Cosentino… Io intervenni anche per far votare Cosentino… Però il Riccardi mi sembra che si candidò anche lui, quindi furono divisi questi voti tra il Riccardi e il Cosentino. Ma ci andò solo Cosentino.» (Carmine Schiavone)

Tali affermazioni sono state successivamente giudicate false dal pm Raffaele Cantone, ragione per cui le indagini sono state archiviate. Sulla base di quale principio giuridico e morale il pm abbia ritenuto inattendibili le affermazioni del pentito ci sfugge; ci sfugge pensando a tutte le altre prove raccolte, tra cui le stesse intercettazioni, e realtà investigative che invece confermavano le stesse dichiarazioni del pentito Schiavone.

Nel settembre 2008 viene accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici attraverso la società per lo smaltimento dei rifiuti Eco4, emerse dalle rivelazioni di Gaetano Vassallo, un imprenditore reo confesso di aver smaltito abusivamente rifiuti tossici in Campania attraverso la corruzione di politici e funzionari. «Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nel controllo della società Eco4 gestita dai fratelli Orsi. Ai fratelli Orsi era stata fissata una tangente mensile di 50 mila euro… Posso dire che la società Eco4 era controllata dall’onorevole Nicola Cosentino e anche l’onorevole Mario Landolfi (AN) vi aveva svariati interessi. [...] Presenziai personalmente alla consegna di 50 mila euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest’ultimo a Casal di Principe. [...] Ricordo che Cosentino ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio mi informò del suo contenuto» (Gaetano Vassallo).

Nel novembre 2009, dai magistrati inquirenti fu inviata alla Camera dei deputati una richiesta di autorizzazione a procedere per l’esecuzione della custodia cautelare per il reato di concorso esterno in associazione camorristica. Il testo del mandato di arresto riportava le seguenti motivazioni:

«Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni ‘90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale [...] creando e co-gestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l’Eco4 spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali»

La richiesta fu respinta dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

A fine 2009 un pentito di Camorra Luigi Guida, detto O’ndrink, rilascia dichiarazioni ai magistrati in merito alla gestione della società Eco4. Guida rivela lo stretto rapporto e la corresponsabilità nello smaltimento abusivo di rifiuti tra Cosentino e i fratelli Sergio e Michele Orsi, collusi con la Camorra, il primo fu arrestato per associazione a delinquere, il secondo fu assassinato nel 2008 per aver denunciato dei camorristi.

Il 28 gennaio 2010 la Corte di Cassazione confermò le misure cautelari a carico di Cosentino. Il 19 febbraio la richiesta di dimissioni dagli incarichi fu respinta da Silvio Berlusconi.

Il 22 settembre 2010 la Camera dei Deputati ha negato, con scrutinio segreto,l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni telefoniche di Cosentino, richiesta dai pm di Napoli (308 no contro 285 sì). Nel luglio 2010 l’imprenditore Flavio Carboni, personaggio legato a vario titolo in gravi scandali e inchieste della Prima Repubblica, definito uomo ombra della Strategia della Tensione, amico di Pippo Calò, coinvolto nel caso Calvi, collaboratore di Gelli, accusato di complicità con i servizi segreti durante gli anni di piombo, resta coinvolto a Roma in un’inchiesta su irregolarità nella gestione degli appalti per degli impianti eolici in Sardegna; in questo ambito viene indagato anche il governatore Cappellacci. Carboni è stato arrestato insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia cristiana nonché ex sindaco del suo paese di origine, Cervinara (Avellino), e all’imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli.

A tali personaggi i pm romani contestano, inoltre, l’accusa di: ”aver esercitato pressioni sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire la legittimità del Lodo Alfano, aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale ” Per la Lombardia”, aver favorito la nomina a presidente della Corte d’Appello di Milano del pm Alfonso Marra, effettivamente ottenne la nomina. ”

Questa “struttura riservata”, come si trova definita all’interno dell’informativa del 18 giugno redatta dai carabinieri di Roma, avrebbe orchestrato (secondo la stessa informativa) una campagna denigratoria all’interno del PDL campano al fine di far decadere la candidatura di Caldoro, al fine di promuovere quella dell’ex sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, la cui corsa alla poltrona di presidente della regione era venuta meno a seguito dell’indagine a suo carico sul reato di associazione camorristica.

Torniamo all’accusa a carico di Cosentino per i fatti riguardanti la gestione rifiuti in Campania.

Una eredità partita da lontano.

Il 24 ottobre del 1997 una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nel corso di un sopralluogo a Pontinia, individuò 11.600 fusti e due cisterne colme di liquido classificato, in seguito, rifiuto pericoloso: rifiuti provenienti, come accertato dagli inquirenti, da aziende di rilevanza internazionale, operanti nel campo dell’informatica e della farmaceutica.

L’inquietante scoperta portò la commissione a costituire un gruppo di lavoro ad hoc per “valutare l’esistenza o meno di una sorta di holding affaristico-criminale attiva sul territorio nazionale nel ciclo dei rifiuti”. Incrociando i dati documentati dalle fatturazioni emesse dalla società proprietaria dell’impianto e verificando gli assetti societari della holding, veniva realizzato il primissimo database che consentì una vera e propria mappatura di uno degli affari più redditizi. Proprio Scalia ci consegna un documento fondamentale che se, fosse stato preso subito in considerazione e se, l’Italia non fosse prigioniera di lobby occulte e deviate, la Campania e gran parte di Italia non avrebbe conosciuto questi lunghi venticinque anni di inquinamento, criminalità organizzata e sofferenza. Nel documento una complessa trama del business collegato ai rifiuti, ancora oggi in attesa del termine dell’istruttoria della DDA sulla vicenda dei rifiuti in Campania. L’avvocato di Nicola Cosentino non dovrebbe perdere tempo nel preparare una strategia difensiva ma deve pretendere dalle procure e dai magistrati si istruisca un maxi processo per tutti coloro che, assieme a Cosentino, hanno agito illegalmente. Non è giusto che a pagare sia solo un uomo; e per un uomo, anche se del calibro di Cosentino, da solo, sarebbe stato impossibile metter su un sistema tanto accurato come quello che ha gestito i rifiuti in Campania e che ancora lo gestisce. Impossibile non ci sia stata la complicità di tutti quegli enti, pubblici e privati, di tutte quelle istituzioni chiamate a controllare, di tutte quelle banche che hanno partecipato o finanziato appalti o mezzi, di tutti quegli imprenditori chiamati a gestire i rifiuti in Campania. Del resto le commissioni parlamentari di inchiesta sapevano già tutto e dagli anni novanta. Quindi non vogliamo il sacrificio di uno solo per la salvezza di tutti gli altri criminali. Noi vogliamo un maxi processo, noi vogliamo venga abolita la prescrizione e l’archiviazione per tutti i commissari straordinari che in Campania si son succeduti dal 1994 al 2010.

http://www.agoravox.it/Nicola-Cosentino-al-processo.html


Debito, la tempesta si avvicina all’Italia.


La corsa al rialzo di inizio settimana sui Btp ha evidenziato una nuova e terrificante verità: anche l’Italia è ufficialmente finita nel mirino degli speculatori. Le periferie dell’euro sono sempre più in crisi e la tempesta, sostiene oggi il Financial Times, punta decisa su Roma. L’unica certezza per il futuro sono i tagli drastici e una manovra da “lacrime e sangue”

Grecia e Irlanda sono morte, il Portogallo è in coma, la Spagna è sull’orlo del baratro e nemmeno l’Italia si sente tanto bene. L’analisi è ormai chiara e trova sempre maggiori consensi. A lanciare l’allarme, l’ultimo, ci ha pensato il Financial Times con un editoriale che suona come una condanna: dopo aver devastato Atene e Dublino, la tempesta – ad oggi concentrata su Lisbona e Madrid – punta decisamente sull’Italia. E poco importa che la Penisola conservi importanti elementi di forza a cominciare da un basso indebitamento privato e da una relativa solidità del sistema bancario: i mercati hanno emesso la loro sentenza. La reazione a catena è innescata e le cifre non mentono.

Lunedì l’asta italiana sui titoli di Stato si è svolta in un clima di puro panico. Le voci iniziali sulle possibili difficoltà di collocamento dei Btp hanno spinto al rialzo i premi richiesti dagli investitori. Il differenziale tra i decennali italiani e gli omologhi tedeschi ha superato quota 200 punti basesegnando così il record assoluto dall’introduzione dell’euro. Oggi si è tornati a respirare con una discesa sotto quota 180 in linea con la tendenza al ribasso che ha interessato anche i bond diSpagna e Portogallo ma il recupero non porta con sé sufficienti garanzie. La verità è che l’esperienza di inizio settimana è stata per qualcuno a dir poco sconvolgente. L’incubo di trovarsi di fronte a un gioco al massacro ormai fuori controllo si è materializzato in una due giorni di contrattazioni difficile da dimenticare. Il nervosismo dei trader è ormai evidente. Quello del governo e dei regolatori segue a ruota.

La vera novità, in estrema sintesi, è che anche l’Italia è ufficialmente finita nel mirino degli speculatori. Gli operatori, in altri termini, hanno ormai identificato il nostro Paese come nazione a rischiolegando i destini della Penisola a doppio filo con le tragedie greche, irlandesi, portoghesi e spagnole. Le prossime aste, insomma, potranno anche andare “tecnicamente” a buon fine senza cioè che l’offerta ecceda eccessivamente la domanda. Ma il premio chiesto per detenere le obbligazioni italiane è destinato a salire. E siccome l’Italia non può fare a meno di ricorrere a nuove emissioni per pagare gli interessi sul suo enorme debito pubblico, è evidente che il finanziamento dello stesso finirà per costare sempre di più.

Non è difficile capire, dunque, per quale motivo la preoccupazione abbia iniziato a dilagare anche tra le fila del governo. Berlusconi, ormai, spara cifre a ripetizione ma in realtà nessuno sembra più disposto a seguirlo. E così, mentre il premier sovrastima lo spread tra i rendimenti delle obbligazioni spagnole e i bund tedeschi (parlando di 400 punti base contro gli effettivi 311 dell’altro giorno) allo scopo di minimizzare l’allarme sul record registrato dai titoli decennali italiani, il sottosegretario Gianni Letta esprime per la prima volta “forte preoccupazione” sul rischio di una diffusione incontrollata dell’effetto contagio proveniente dall’Irlanda. Alle rassicurazioni insomma sembra oggi subentrare un profondo senso di impotenza di fronte a forze di mercato difficili da arginare.

Se è vero che l’Italia pagherà dazio ad ogni tappa del processo di deterioramento della crisi debitoria europea, è certo allora che la situazione è destinata a peggiorare. Grecia e Irlanda, afferma Willem Buiter, capo economista di Citigroup, sono tecnicamente insolventi e il Portogallo non sembra messo tanto meglio. Come dire che gli aiuti presenti e futuri di Europa e Fmi non sortiranno effetti adeguati. Quanto alla Spagna, considerata la vera chiave di volta della crisi di fronte all’impossibilità di un intervento pubblico capace di sostenere le dimensioni della sua economia, c’è poco da stare allegri. La disoccupazione della nazione iberica si attesta da tempo a quota 20%, un vero e proprio macigno capace di bloccare qualsiasi prospettiva di crescita. I pignoramenti delle case dovrebbero triplicare nel prossimo anno producendo un eccesso di offerta sul mercato e una conseguente svalutazione degli immobili e degli assets bancari. La situazione sembra senza via d’uscita e la speculazione al ribasso si sta muovendo di conseguenza.

L’Italia, affermano gli osservatori internazionali, non vive di certo una situazione paragonabile a quella dei cosiddetti “Pigs” (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) ma i timori sul suo futuro restano più che fondati. A spaventare gli investitori c’è l’incertezza politica e la sostanziale paralisi decisionale dell’esecutivo (lo stesso fattore alla base del recente allarme sulle prospettive economiche del Belgio) e i ridotti margini di crescita. Le banche italiane, segnalano gli analisti di Business Insider, conservano una posizione migliore rispetto alla media degli altri istituti europei ma un ulteriore riduzione della crescita economica continentale potrebbe costringerle a chiedere il sostegno della Banca Centrale Europea.

L’unica certezza, a questo punto, è che il futuro del Paese sarà contrassegnato da un devastante sforzo economico di parziale risanamento dei conti. Difficile quantificare l’ammontare delle prossime manovre ma è certo che avremo a che fare con un impegno senza precedenti. Se la linea franco-tedesca dovesse prevalere, il nuovo Patto di stabilità imporrebbe all’Italia di ridurre drasticamente il rapporto debito/Pil tagliando qualcosa come 130 miliardi di euro in tre anni. Un’operazione micidiale fatta di tagli alla spesa e di aumento delle tasse la cui portata potrebbe essere superiore alle previsioni iniziali. Ieri la Commissione Ue ha corretto in senso negativo le stime di riduzione del deficit (cioè degli interessi sul debito) avanzate dal governo italiano per i prossimi due anni. Secondo la Ue nel 2012 l’Italia non riuscirà a riportare il dato entro i limiti di Maastricht sforando l’obiettivo di mezzo punto percentuale. Il che, tradotto, equivale alla necessità di una manovra aggiuntiva da almeno 7 miliardi di euro. Il futuro, insomma, appare destinato a sancire il binomio “lacrime e sangue”. E’ l’unica possibilità per evitare il collasso. Ammesso, s’intende, che non sia troppo tardi.

di Matteo Cavallito e Mauro Meggiolaro


2011. Il diario della crisi.


- Gennaio
: Cade il governo Berlusconi. Consultazioni tra il Quirinale i partiti e le parti sociali. fallisce il primo mandato esplorativo affidato a Berlusconi. Folla di fronte a Montecitorio. Lancio di uova a Palazzo Grazioli. Il debito pubblico supera i 1900 miliardi. La UE chiede all'Italia una manovra aggiuntiva rispetto alla Finanziaria di 30 miliardi.

- Febbraio: Secondo mandato assegnato a Draghi. Cresce la disoccupazione alimentata dalla fine della cassa integrazione per decine di migliaia di lavoratori. La Confindustria dichiara che la crescita nel 2011 potrebbe essere pari a zero. Valutazione confermata dal FMI e dalla UE. Scioperi spontanei nella pubblica amministrazione. Draghi nel suo primo discorso in Parlamento da presidente del Consiglio, dopo aver ottenuto una fiducia bipartisan, annuncia che i sacrifici sono inderogabili e che l'Italia è sull'orlo del baratro economico.

- Marzo: Calo delle entrate e nuovo balzo in avanti del debito pubblico a 1.940 miliardi di euro. Il rapporto debito/PIL supera la barriera del 120%. L'interesse riconosciuto dal Tesoro sui titoli di Stato italiani raggiunge quello spagnolo. Si ipotizza un prestito ponte all'Italia da parte della UE e del FMI di 200 miliardi con condizioni non negoziabili sul fronte della riduzione del debito, delle pensioni e del personale del pubblico impiego.

- Aprile: Disordini sociali in tutta Italia. Berlusconi non rientra da un viaggio ad Antigua. Draghi annuncia in diretta televisiva il blocco quinquennale dei titoli di Stato ai detentori italiani, ai quali verrà comunque corrisposto l'interesse. Viene allungato di due anni il periodo di congelamento degli aumenti nel settore pubblico. E' deliberata l'abolizione delle Province e l'assorbimento del personale nelle Regioni di appartenenza e reintrodotto l'ICI per la prima casa.

- Maggio: Flessione del 6% del gettito fiscale. La crescita zero del PIL per il 2011 potrebbe diventare negativa. Napolitano in diretta televisiva e a reti unificate esorta alla coesione sociale e alla solidarietà nazionale. Tensioni per la mancata vendita di parte dei titoli di Stato.

- Giugno: Si profila l'uscita dell'Italia dall'euro. Draghi avvia misure eccezionali per risanare la finanza pubblica. Prelievo del dieci per mille dai conti correnti, tetto massimo per le pensioni a 2500 euro e innalzamento dell'età pensionistica di due anni.

- Luglio: Le banche italiane sono investite dalla bolla immobiliare. Crollo dei titoli bancari e delle società immobiliari quotati in Borsa. Fallimento di alcune società del settore. Occupazione di immobili sfitti in molte città italiane. Emergono legami insospettabili tra criminalità organizzata, politici e imprenditori nel mercato immobiliare. Draghi vara una legge per scoraggiare la delocalizzazione delle imprese italiane all'estero.

- Agosto: Fuga di capitali dall'Italia e aumento della disoccupazione in particolare al Sud. Rivolte spontanee per beni di prima necessità in Campania e in Sicilia. Dell'Utri condannato anche in Cassazione entra in carcere. Il PDL si scioglie spontaneamente. Inizio dell'iter parlamentare per una nuova legge elettorale. Beppe Grillo presenta in Senato la legge di iniziativa popolare: "Parlamento Pulito".

- Settembre: Il debito pubblico supera quota 2.000 miliardi. Piano per un taglio di un terzo dei dipendenti della PA in cinque anni. Diminuzione dei consumi. L'Italia evita per ora l'uscita dall'Euro. Aumenta la forbice tra il rendimento dei titoli italiani e quelli tedeschi.

- Ottobre: Uno sciopero generale paralizza per due giorni il Paese. Contestazioni ai sindacati.Schifani lascia la carica di presidente del Senato per motivi personali. Il nuovo presidente appartiene al Pd per rafforzare il governo tecnico di unità nazionale. L'ipotesi di elezioni per il 2012 si allontana per paura di un default.

- Novembre: L'Italia è stremata dalla disoccupazione e dall'aumento dell'inflazione. Draghi avvia un maxi programma di recupero dell'evasione fiscale da 50 miliardi all'anno basato sulle proprietà effettive. Sono decurtati del 50% i finanziamenti pubblici ai partiti e del 100% ai giornali.

- Dicembre: Tassa patrimoniale e aumento dell'imposizione fiscale sui depositi e sui conti correnti sono l'ultimo atto del 2011 del Governo. L'Italia termina l'anno con una previsione di crescita dell'uno per cento del PIl nel 2012 e una disoccupazione del 22%. Berlusconi non èmai rientrato da Antigua dove lo hanno raggiunto tra gli altri Bondi, Cicchitto, Fede, Gasparri e Letta per ragioni di incolumità personale.


Camera chiusa, salta la mozione di sfiducia a Bondi


Il governo arriverà al voto di sfiducia tutto intero, o quasi. In attesa del voto del 14 dicembre, infatti la prossima settimana la Camera non lavorerà. Salta, quindi, l’annunciata mozione di sfiducia al ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi.

A stabilirlo è stata la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha accolto la richiesta arrivata dal Pdl. “In pendenza della mozione di sfiducia abbiamo ritenuto opportuno che non vi fossero lavori parlamentari su questioni delicate”, ha spiegato Fabrizio Cicchitto. La richiesta è stata appoggiata da Lega e Fli. Contrario invece il Pd: “Noi abbiamo fatto presente che sarebbe stato opportuno mantenere il calendario fissato”, ha riferito Dario Franceschini.

Resta l’incognita della finanziaria: in caso di modifiche al Senato, Montecitorio dovrebbe riunirsi per la terza lettura. “Se per fini puramente dilatori il ddl stabilità dovesse tornare alla Camera, siamo disponibili a completare la terza lettura in due ore”, ha assicurato Franceschini. Tra l’altro, il partito democratico ha chiesto un passaggio in aula, e non solo in commissione, del piano nazionale di riforma che il governo dovrà presentare all’Ecofin. Quanto alla mozione Bondi, per il capogruppo del Pd non sarà più necessaria. “Dopo il 14, Bondi non sarà più ministro” ha assicurato, “ho buoni motivi per ritenere che la mozione di sfiducia sarà approvata”. Di ben altro avviso Cicchitto. “Sono sicuro che il governo riprendera’ l’attivita’ nel pieno della sua azione politica”, ha detto.

Quale che sia l’esito della mozione di sfiducia, la mattina del 15 dicembre la conferenza dei capigruppo di Montecitorio tornera’ a riunirsi per ristabilire il calendario. Di certo dovra’ comunque essere convertito il decreto rifiuti, ha ricordato anche il presidente della Camera Gianfranco Fini.


PS.

Intanto le case di Pompei continuano a crollare, quasi a rappresentare l'Italia che perde ogni giorno un pezzo, inesorabilmente.


Intanto le case di Pompei