L'insana proposta del critico d'arte si sarebbe concretizzata a bordo di un volo Roma - Palermo. “Gli ho lanciato questa sorta di sfida – ha spiegato il sindaco di Salemi- e lui mi ha detto che se ne può parlare". La replica del procuratore aggiunto "non ho mai detto che se ne potesse parlare. Figuriamoci poi se posso mai essere interessato. Assolutamente no".
“Vedrei bene una lista civica denominata ‘Sgarbi – Ingroia’: lui si occuperebbe di mafia, io di monumenti”. E’ l’inattesa provocazione diVittorio Sgarbi, in vista delle elezioni amministrative a Palermo. Il sindaco di Salemi si aggiunge così al coro di quanti ipotizzano per il procuratore aggiunto della Dda di Palermo un ruolo nella prossima campagna elettorale. Il sindaco di Salemi racconta questo retroscena, che a suo dire deriverebbe da un incontro a bordo di un volo Roma – Palermo di lunedì scorso, durante il quale Sgarbi ed Ingroia si sarebbero incrociati: “Gli ho lanciato questa sorta di sfida – ha spiegato il critico d’arte – e lui mi ha detto che se ne può parlare. In questo modo sparigliamo le carte”. Anche Sgarbi, che è attualmente impegnato a presentare in giro per l’isola il suo nuovo progetto politico in vista delle prossime elezioni regionali, vedrebbe dunque bene il giudice come candidato.
Peccato che Ingroia racconti un’altra versione su questa ipotetica lista con il critico d’arte (reduce da una recente dichiarazione in cui affermava che “l’antimafia con il potere è peggio della mafia”). Il magistrato conferma (sorridendo) di aver incrociato Sgarbi in aeroporto, ma dice di non aver mai risposto all’ironico suggerimento. “Mi ha avvicinato in aeroporto– ha spiegato il magistrato – esponendomi la sua curiosa proposta. Ma era solo uno scherzo, o almeno lo interpreto così, non ho mai detto che se ne potesse parlare. E ovviamente non immaginavo che avrebbe accreditato la sua battuta come ipotesi seria. Figuriamoci poi se posso mai essere interessato. Assolutamente no”.
Mai prima d’ora infatti il sindaco di Salemi aveva manifestato vicinanza con i magistrati e gli investigatori antimafia. Nel 1995 era arrivato addirittura a leggere una lettera anonima al Tg5 in cui s’indicava Giancarlo Caselli – allora procuratore capo a Palermo e quindi capo d’Ingroia – come il mandante occulto dell’omicidio di Padre Puglisi. Gesto che gli era costato una condanna in primo e secondo grado per diffamazione (salvato in Cassazione). A ottobre poi aveva fatto un esposto alla procura di Marsala contro il maresciallo dei carabinieri di Salemi Giovanni Teri e il questore di Trapani Carmine Esposito, rei di essere gli autori degli atti investigativi dell’operazione Salus Iniqua.
Nel giugno scorso dare il via alle avances per il procuratore aggiunto della Dda di Palermo ci aveva pensato il giornalista del Corriere della Sera Felice Cavallaro con un articolo intitolato “Ecco perché vorrei Ingroia sindaco”. Poi era stata la volta delle provocatorie sfide lanciate – soprattutto da esponenti del Pdl – dopo che il magistrato si era proclamato “partigiano della costituzione” al congresso nazionale del Pdci. Quindi era stato il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo a dichiarare “totale disponibilità del Movimento per l’Autonomia ad appoggiare Ingroia nella corsa a sindaco di Palermo, più o meno come Monti”. Proposte a cui però il magistrato ha sempre opposto un fermo rifiuto: “Non è mia intenzione candidarmi, ma soprattutto non credo sia opportuno che un magistrato che eserciti a Palermo si candidi a sindaco della stessa città, specie di fronte al rischio che si alimentino dubbi e sospetti sulla pregressa attività giudiziaria”.
Peccato che Ingroia racconti un’altra versione su questa ipotetica lista con il critico d’arte (reduce da una recente dichiarazione in cui affermava che “l’antimafia con il potere è peggio della mafia”). Il magistrato conferma (sorridendo) di aver incrociato Sgarbi in aeroporto, ma dice di non aver mai risposto all’ironico suggerimento. “Mi ha avvicinato in aeroporto– ha spiegato il magistrato – esponendomi la sua curiosa proposta. Ma era solo uno scherzo, o almeno lo interpreto così, non ho mai detto che se ne potesse parlare. E ovviamente non immaginavo che avrebbe accreditato la sua battuta come ipotesi seria. Figuriamoci poi se posso mai essere interessato. Assolutamente no”.
Mai prima d’ora infatti il sindaco di Salemi aveva manifestato vicinanza con i magistrati e gli investigatori antimafia. Nel 1995 era arrivato addirittura a leggere una lettera anonima al Tg5 in cui s’indicava Giancarlo Caselli – allora procuratore capo a Palermo e quindi capo d’Ingroia – come il mandante occulto dell’omicidio di Padre Puglisi. Gesto che gli era costato una condanna in primo e secondo grado per diffamazione (salvato in Cassazione). A ottobre poi aveva fatto un esposto alla procura di Marsala contro il maresciallo dei carabinieri di Salemi Giovanni Teri e il questore di Trapani Carmine Esposito, rei di essere gli autori degli atti investigativi dell’operazione Salus Iniqua.
Nel giugno scorso dare il via alle avances per il procuratore aggiunto della Dda di Palermo ci aveva pensato il giornalista del Corriere della Sera Felice Cavallaro con un articolo intitolato “Ecco perché vorrei Ingroia sindaco”. Poi era stata la volta delle provocatorie sfide lanciate – soprattutto da esponenti del Pdl – dopo che il magistrato si era proclamato “partigiano della costituzione” al congresso nazionale del Pdci. Quindi era stato il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo a dichiarare “totale disponibilità del Movimento per l’Autonomia ad appoggiare Ingroia nella corsa a sindaco di Palermo, più o meno come Monti”. Proposte a cui però il magistrato ha sempre opposto un fermo rifiuto: “Non è mia intenzione candidarmi, ma soprattutto non credo sia opportuno che un magistrato che eserciti a Palermo si candidi a sindaco della stessa città, specie di fronte al rischio che si alimentino dubbi e sospetti sulla pregressa attività giudiziaria”.