domenica 21 dicembre 2025

Niente Asset Russi.

L’ambizioso “Piano A” sui beni russi congelati promosso dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è naufragato.
L’idea di finanziare un prestito all’Ucraina utilizzando i circa 210 miliardi di euro di asset statali russi congelati si è rivelata, come i critici avevano previsto fin dall’inizio, una proposta giuridicamente controversa e carica di rischi imprevedibili.
In un vertice europeo durato 16 ore a Bruxelles, i leader dell’Unione Europea hanno infatti mancato l’obiettivo di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, segnando un clamoroso flop per i cosiddetti “falchi” della politica estera UE.
Al centro di questa débâcle ci sono proprio loro, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, che per settimane avevano spinto con forza per un piano estremamente controverso – anche per la Bce – volto a sequestrare fino a 210 miliardi di euro di beni statali russi immobilizzati.
L’esito rappresenta non solo un fallimento tecnico, ma un colpo alla credibilità dei falchi europei, che puntavano a punire Putin sottraendogli direttamente risorse finanziarie.
Il piano originale è stato accantonato in favore di un prestito di 90 miliardi di euro all’Ucraina su due anni,
garantito dal bilancio comune UE.
L’esito rafforza l’immagine di un’Europa divisa, costretta a finanziare l’Ucraina “dal proprio portafoglio”.
Leggi al link in stories l’articolo di @robertovivaldelli
Da Inside Over

UNIONE SOVIETICA EUROPEA. - Marco Travaglio

 

Nella foga di combattere le autocrazie copiandole,

la nostra bella Ue ci ha regalato un’altra perla di liberaldemocrazia: sanzioni a 12 complici della guerra ibrida russa.
Tra i fortunati vincitori c’è Jacques Baud, ex colonnello svizzero dell’esercito e dell’intelligence, ex consigliere Onu, uno degli analisti militari più documentati sull’Ucraina: mentre i trombettieri contavano balle e sbagliavano tutto, Baud ne azzeccava parecchie.
Quindi o loro o lui. Kaja Kallas, la depensante estone che regge la politica estera Ue, gli ha vietato l’ingresso, congelato i beni e bloccato i conti bancari in tutta l’Unione.
Senza che alcun tribunale abbia neppure ipotizzato un reato: semplicemente per le sue idee e analisi, mai smentite da alcuno, sempre confermate dai fatti.
La sentenza l’ha emessa la depensante,
cioè il potere esecutivo: “Baud è ospite regolare di programmi tv e radio filorussi. Funge da portavoce della propaganda filorussa e di teorie complottiste”.
Tipo sulla corresponsabilità della Nato nella guerra, ormai certificata persino da Merkel e Casa Bianca.
Ma ecco il seguito della supercazzola:
“Baud è pertanto responsabile di azioni o politiche attribuibili (da chi? ndr) al governo della Federazione russa che compromettono o minacciano la stabilità o la sicurezza di un paese terzo (l’Ucraina), o sostiene tali azioni o politiche, tramite la manipolazione delle informazioni e delle ingerenze”. Testuale.
Censure e liste di proscrizione di putiniani immaginari non bastano più: servono condanne alla morte civile, come quelle di Usa e Israele alla Albanese per ciò che scrive per l’Onu sulla Palestina.
Inutile attendersi proteste o pigolii dalla nostra casta pennuta, che vede minacce alla libertà d’informazione ovunque, fuorché là dove sono.
In simultanea, casomai qualcuno credesse alle coincidenze, quatto firme di Limes annunciano di aver lasciato la rivista fondata e diretta da Lucio Caracciolo: Gustincich, Arfaras, il generale Camporini e il prof. Argentieri (dirigente dell’università americana a Roma “John Cabot”).
Motivo: Limes sarebbe “filorussa”.
E quando l’hanno scoperto? Argentieri risponde, riuscendo a restare serio, che
“la svolta, chiarissima, è del 2004: la Rivoluzione arancione. Da lì in poi Limes assume una postura costantemente diffidente, se non apertamente ostile, verso l’Ucraina”.
E lui, pensa e ripensa, ha realizzato appena 21 anni dopo.
Camporini ha riflessi più pronti: rimprovera a Caracciolo “il mancato sostegno ai principi del diritto internazionale, stracciati dall’aggressione russa all’Ucraina”.
Che fra un po’ compie quattro anni.
Ma lui, tra un annuncio di sconfitta russa e l’altro, aveva da fare.
Poi è giunta la chiamata dell’Arcangelo Gabriele: “Sturmtruppen, avanti marsch!”.
ll Fatto Quotidiano –17 dicembre 2025