A PiazzaPulita, due sere fa, Corrado Formigli ha aperto la puntata con un editoriale che va letto parola per parola.
Ha mostrato come MPS, Mediobanca e Generali siano finite dentro un Risiko costruito da imprenditori vicini a Meloni, con procedure aggirate e vigilanze bypassate.
E chiesto conto alla Presidente del Consiglio delle scelte, delle relazioni e delle omissioni che emergono nell’inchiesta della Procura di Milano:
“Allora, oggi abbiamo deciso di cominciare con questo, perché la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, questa settimana ha dichiarato praticamente su tutto, su tutto tranne che su una vicenda che vi sto per raccontare e sulla quale vorremmo avere lumi.
Mi riferisco naturalmente alla seria inchiesta finanziaria, giudiziaria, della Procura di Milano che ipotizza per Caltagirone, per Milleri e per l'amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Lovaglio, reati come aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza.
Perché c'è sì un enorme elefante bianco nei corridoi di Palazzo Chigi. Questo grande elefante bianco si chiama Mediobanca ed è la più grande banca d'affari italiana.
Mediobianca è stata conquistata dall'imprenditore Caltagirone, amico di Meloni, costruttore, finanziere, editore, fiancheggiatore con i suoi giornali di questo governo e con lui Milleri, capo di Essilor Luxotica e della sua finanziaria Delfin in mano alla famiglia del vecchio.
Il punto è che, però, per prendersi Mediobanca, il salotto buono della finanza italiana e con lei il boccone più prelibato che è quello del colosso delle assicurazioni Generali, Caltagirone, che è appunto sponsor del governo, ha dovuto comprare con cordata imposta, scelta dal governo stesso, il 15% delle azioni di Monte dei Paschi di Siena, che è del governo, che è stata risanata.
E voi pensate che Monte dei Paschi di Siera abbia venduto il suo 15% di azioni di una banca risanata con le regole del libero mercato facendo entrare chi aveva di più da offrire? Non è andata così.
Hanno fatto entrare nell'affare solo gli imprenditori graditi al governo. La cordata di fiducia che doveva fare questo terzo polo bancario. E questa cordata parlava direttamente col Ministero delle Finanze. E ha fatto cartello, con tanti saluti, per esempio alla concorrenza di Unicredit, tenuta fuori dai giochi per una scelta del governo.
Comprate le azioni di Monte dei Paschi di Siena, seguitemi, Caltagirone e Soci si sono poi mangiati Mediobanca. E con questa hanno preso il controllo delle assicurazioni Generali a Trieste.
Anche qui, secondo i giudici, aggirando le leggi che impongono oltre certi limiti l'acquisto in contanti e non attraverso uno scambio di azioni.
Dovevano insomma fare un'OPA. E soprattutto, aggirando le autorità di vigilanza, la Banca Centrale Europea e la Consob.
E, allora, la mia domanda è molto semplice alla Presidente del Consiglio.
Cara Meloni, favorire imprenditori amici nella conquista della più grande banca d'affari e nella più grande assicurazione del Paese, aggirare il mercato e le autorità di controllo, di questo parla l'inchiesta della Procura di Milano.
Se questi comportamenti fossero provati, lei che cosa direbbe? Che cosa pensa di questo risico bancario? Anche perché ricordo che lei sulle banche ha usato sempre parole molto severe.
Nel 2005, l'allora segretario dei DS, Fassino, chiese visibilmente contento a Giovanni Consorte: “Abbiamo una banca?”.
Si trattava della scalata di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro. La destra insorse e oggi, però, par di capire che forse anche lei, cara Meloni, potrebbe dire a Caltagirone: “Abbiamo una banca”. Anzi, abbiamo una Mediobanca.
Alla faccia della guerra ai poteri forti, ai suoi proclami sulle elite finanziarie e soprattutto alla faccia del libero mercato di cui la maggioranza si riempie la bocca ogni giorno”.