venerdì 8 febbraio 2019

Beppino Englaro: la mia battaglia per Eluana, anche grazie a lei lʼItalia ha una legge sul "fine vita".

Beppino Englaro: la mia battaglia per Eluana, anche grazie a lei l'Italia ha una legge sul "fine vita"

Il padre di Eluana ricorda le battaglie giudiziarie: "Lei è stata una vittima sacrificale perché allora la medicina lʼha condannata a vivere in una condizione alla quale ha sempre detto ʼnoʼ".


E' stata una battaglia lunga e difficile, si è pagato un "prezzo altissimo" ma per il "sorriso radioso" della figlia EluanaBeppino Englaro rifarebbe tutto quello che ha fatto. Nel decimo anniversario della morte, il suo è stato "un grande caso costituzionale", dice Beppino, che ha diviso il Paese costringendolo a fare una riflessione. Allora "gli italiani non erano pronti ad accettare la sua scelta - prosegue - ora c'è una legge che è ben fatta, merita un plauso", nonostante alcuni nodi burocratici.

I ricordi della figlia e della sua dolorosa vicenda sono indelebili: una carrellata di immagini nitide gli ritornano in mente, soprattutto non dimenticherà quel 9 febbraio 2009 quando, dopo la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale autorizzata dalla magistratura, Eluana morì in una clinica di Udine. Era in uno stato vegetativo permanente, conseguenza di un terribile incidente d'auto che nel gennaio del 1992 la fece finire in coma irreversibile.

"E' stata una vittima sacrificale - spiega all'agenzia di stampa Ansa - perché allora la medicina l'ha condannata a vivere in una condizione alla quale ha sempre detto 'no grazie'".

Undici anni di processi, 15 sentenze - "Non aveva il tabù della morte - racconta Beppino - e noi genitori sapevano che "la strada imboccata era fin da subito quella giusta. Eluana aveva idee ben chiare riguardo alla sua vita, e non potevamo fare altro". Non la dolce morte in qualche clinica svizzera, ma uno stop a una "vita-non vita" entro il recinto della "legalità", un lungo e tortuoso percorso: undici anni di processi, quindici sentenze dei giudici italiani e una della Corte Europea dei diritti dell'uomo, l'opposizione del governo di centrodestra in carica ai tempi e le proteste, i sit-in, le manifestazioni e gli appelli di numerose associazioni 'pro vita'. Con l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in silenzio forzato, ufficialmente obbligato ad essere spettatore fino a quando, qualche giorno prima della morte di Eluana, il suo rifiuto di firmare il decreto legge con cui il Consiglio dei Ministri avrebbe voluto bloccare l'interruzione della nutrizione forzata perché incostituzionale.

"Come genitori, abbiamo fatto tutto quello che potevamo e nel migliore dei modi, credo, ma il prezzo pagato è stato altissimo. Sua madre, mia moglie, che non riusciva a staccarsi da lei, si è consumata come una candela", si è ammalata e qualche anno dopo se n'è andata.

"Ho sempre avuto tutti contro - ammette -. Ma se non fossi andato avanti per quella strada avrei avuto contro Beppino Englaro e questa sarebbe stata la mia fine. Invece sono sempre stato e sono tuttora in pace con me stesso: ho liberato mia figlia".

E da allora, riconosce Beppino, "l'opinione pubblica è andata avanti e ha una maggior sensibilità" verso certi temi e adesso c'è anche "la legge sul fine vita". Questa legge, ammette Englaro, è nata anche grazie al "gran contributo" dato dal caso di sua figlia: "Ha una impostazione nella sostanza giusta. Certo ci sono questioni burocratiche da superare, ma consente finalmente di esercitare la libertà di autodeterminazione".

Taglio parlamentari, primo ok Senato. Pd invoca ‘resistenza civile’. M5s: ‘Volevano lo Stato su misura, non meno costi’.

Taglio parlamentari, primo ok Senato. Pd invoca ‘resistenza civile’. M5s: ‘Volevano lo Stato su misura, non meno costi’

Il disegno di legge di riforma costituzionale ha superato il primo esame a Palazzo Madama (mancano ora altre tre letture). Il M5s auspicava l'accordo di tutte le forze politiche, ma i democratici hanno deciso di opporsi definendo il provvedimento "un attacco alla democrazia". In Aula si è presentato anche Luigi Di Maio: "Volevo godermi la scena. Renzi dimostra che non voleva tagliare i costi della politica, ma avere uno Stato su misura in cui fare l'imperatore". A favore Fdi e Forza Italia.

Il Senato ha dato il primo via libera a “tagliare se stesso”, ovvero a ridurre i parlamentari da 945 a 600. Ma nonostante sulla carta ci si aspettasse il voto unanime da parte dei partiti, che da sempre (chi più chi meno) si sono schierati per rivedere le composizioni delle Camere, ci sono stati 54 no e 4 astenuti. Hanno votato contro il ddl di riforma costituzionale i senatori di Leu e Pd. In Aula anche Luigi Di Maio: “Volevo godermi la scena”, ha scritto poi su Facebook. “Renzi dimostra che non voleva tagliare i costi, ma farsi uno Stato su misura in cui fare l’imperatore”. I democratici, che in un primo momento sembrava si dovessero astenere, hanno scelto di opporsi alla riforma che, hanno dichiarato, secondo loro “è un taglio alla democrazia”. La senatrice Simona Malpezzi su Twitter ha invocato “la resistenza civile”: “Volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, ha scritto, “invece lo stanno chiudendo per buttare via le chiavi e con esse la nostra democrazia. Altro che taglia poltrone al Senato, oggi hanno incominciato a tagliare la libertà dei cittadini. Vergogna, resistenza civile“. Il gruppo Pd al Senato sta anche valutando di fare ricorso alla Corte costituzionale dopo che sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti al ddl. I democratici avevano proposto di legare il taglio dei parlamentari alla trasformazione del Senato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Di qui il loro no. In favore della legge hanno votato M5s e Lega, promotori del testo, ma anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno motivato la scelta come “apertura di credito” alla maggioranza sul tema delle riforma, specificando che si richiederà una verifica nei passaggi successivi. Del gruppo delle Autonomie, a differenza di quanto sembrava in un primo momento, hanno votato contro Bressa e Casini. La Lega, con Calderoli, ha sottolineato piuttosto la maggior efficienza per due Camere più snelle: lo dimostra il fatto, ha detto, che già oggi il Senato fa le stesse cose della Camera con la metà degli eletti. “Il cavallo più magro corre di più”, ha affermato. Ma a parte un battagliero Calderoli la Lega è stata silente e non ha mandato nessuno dei suoi ministri in Aula.
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In Aula per l’occasione, in sostegno di quella che da sempre è una delle leggi bandiera dei 5 stelle, si è presentato Luigi Di Maio. Il vicepremier M5s ha poi scritto su Facebook: “Servono altri tre passaggi per farla diventare legge”, ha detto. “Il Pd ha votato contro, dopo che per tre anni quel signore che non è neppure il caso di nominare (Renzi ndr.) ci ha trascinato in quella riforma dimostrando così che non gliene fregava niente di tagliare i costi della politica. Gli fregava solo una cosa: di costruirsi un modello di Stato su misura in cui lui poteva fare l’imperatore senza neanche andare a votare perché non aboliva il Senato ma aboliva il voto per i senatori, aboliva la possibilità di eleggere i nostro senatori”. Quindi ha concluso: “Oggi sono andato al Senato e mi sono voluto godere la scena, ho visto i senatori tagliare se stessi e ho visto quelli di Fi e Fdi dire ‘non siamo d’accordo però la votiamo’ dimostrando un minimo di sensibilità con il popolo italiano. Ma come al solito, allo stupore non c’è mai fine, ho visto il Pd votare contro”.
Sulla carta ci si aspettava che fossero tutti d’accordo. Come oggi questa maggioranza, in passato anche Partito democratico e prima ancora Forza Italia avevano proposto di ridurre il numero degli eletti se non di abolire proprio l’elezione del Senato. Ma, come emerso già chiaramente nelle scorse ore con le proteste del Pd che ha parlato di “assassinio della democrazia”, il voto unanime sul disegno di legge di riforma costituzionale auspicato dal ministro Riccardo Fraccaro resta un miraggio. La conferma è arrivata nella tarda serata di mercoledì 6 febbraio, quando i senatori democratici si sono incontrati e hanno ribadito la linea del no al provvedimento. L’approvazione all’unanimità avrebbe evitato il passaggio del referendum, non previsto in caso di consenso di due terzi dell’Aula in seconda lettura. Anche oggi il Partito democratico ha ribadito la contrarietà al provvedimento: “Di Maio annuncia una festa per la prima lettura del ddl che chiama taglia poltrone”, ha scritto su Twitter il capogruppo al Senato Andrea Marcucci. “State attenti perché non riducono il numero dei parlamentari, ma cominciano a tagliare la democrazia. E poi ultima festa del M5s è stata per legge bilancio, e poi il Pil è crollato”.
Hanno invece votato con la maggioranza Forza Italia e Fratelli d’Italia. Anche se non sono mancati i dissidenti. L’unico del gruppo a votare contro il ddl è stato l’azzurro Raffaele Fantetti. Il senatore, eletto all’estero, ha sottolineato che il taglio comporterebbe una sottorappresentazione dei cittadini italiani residenti all’estero. Si sono invece astenuti gli “azzurri” Sandro Biasotti, Stefania Craxi e Sandra Lonardo, nonché Isabella Rauti di Fdi. Non hanno invece preso parte al voto, annunciandolo in aula, Andrea Cangini (Fi) e Andrea De Bertoldi (Fdi). Hanno spiegato di essere contrari al testo, ma anche di evitare il “no” anche perché i loro gruppi hanno votato per il ddl come gesto di “apertura di credito” verso la maggioranza sul tema più ampio delle riforme, da verificare nei successivi passaggi.
Cosa prevede il ddl: confronto con le altre democrazie. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e del numero dei senatori eletti da 315 a 200: in totale da 945 a 600. Inoltre il numero dei senatori di nomina presidenziale non potrebbe essere superiore a cinque. La modifica costituzionale si applica dal primo scioglimento o cessazione delle Camere, ma non prima di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Il Pd ha parlato di “taglio della democrazia” mentre per Fi “serve solo a distruggere il Parlamento”. Negli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti è composta da 435 membri e il Senato da 100. In Spagna i cittadini eleggono i membri del Congresso dei deputati (350) e 208 senatori su 266 totali. I francesi eleggono i membri dell’Assemblea nazionale, 577 deputati, mentre il Senato (che non vota la fiducia) ha 348 grandi elettori. Sistema simile in Germania, dove il Bundestag conta ben 709 eletti (ma è un numero variabile), mentre la Camera Alta, il Bundesrat, appena 69. Nel Regno Unito la Camera dei comuni, ramo dominante rispetto a quella dei Lord, conta 650 parlamentari.
E con il taglio parte la riforma per adeguare il Rosatellum. Dopo l’approvazione della riforma che taglia il numero di senatori e deputati, il Senato ha iniziato l’esame della legge elettorale che dovrebbe essere applicata in conseguenza della riduzione dei parlamentari, il cosiddetto Rosatellum ter. Il testo, presentato da M5s e Calderoli, prevede infatti di applicare l’attuale sistema elettorale – il Rosatellum – anche al caso di un minor numero di eletti nei due rami del Parlamento. Il disegno di legge contiene una delega al governo a ridisegnare i collegi che, ovviamente saranno meno numerosi e più grandi. La delega riguarda sia i collegi uninominali che quelli plurinominali proporzionali. Nella seduta odierna si svolgerà solo la discussione generale.

Focaccia barese.



Ingredienti:

300 gr. farina di grano tenero tipo "0" per impasto
200 gr. semola rimacinata di grano duro per impasto
100 gr. patate per impasto
200 gr. lievito madre per impasto
10 gr. sale per impasto
50 ml. olio extra vergine di oliva per impasto
300/350 ml. acqua per impasto
400 gr. pomodori ciliegino per condire
20 olive baresane in salamoia per condire
origano q.b per condire
olio extra vergine di oliva q.b per condire
sale q.b per condire
La focaccia è la merenda per eccellenza dei baresi. Non c’è un momento della giornata in cui è più giusto mangiarla, infatti nei panifici della città è pronta sin dalla prima mattina e il profumo che emana si diffonde per strada. La focaccia barese è lo snack per eccellenza nella città pugliese, si usa per sostituire il pranzo o la cena ma si mangia in qualsiasi altro momento della giornata, per “sfizio” e non è raro incontrare persone che la gustano tranquillamente per strada, costretti a fare attenzione perchè, ad ogni morso, si corre il rischio che il pomodoro possa cadere e macchiare i vestiti. I ragazzi la portano a scuola, avvolta nella carta oliata, per fare merenda durante l’intervallo oppure quando marinano le lezioni. Si porta in spiaggia e diventa il pasto di una lunga giornata passata al mare sotto l’ombrellone. E’ il pasto che viene consumato durante le partite di calcio viste in compagnia degli amici, accompagnata, in questo caso dall’immancabile mortadella. Insomma, da prima mattina fino a tarda sera la focaccia accompagna la giornata dei baresi. E’ difficile descrivere ogni sensazione gustativa che la focaccia barese trasmette, l’unico modo per comprendere quello che dico è entrare in un panificio di Bari e acquistarla appena sfornata oppure provare questa ricetta. (Testo di Sandro Romano – Console per il Sud Italia dell’Accademia Italiana Gastronomia Storica)

Istruzioni:

  1. Per preparare la focaccia barese, iniziate lessando una patata in acqua bollente, quindi pelatela e schiacciatela con uno schiacciapatate. Dopodichè versate la farina di grano tenero “0” e la semola rimacinata di grano duro nella tazza di una planetaria. Se non possedete una planetaria, versate in una ciotola per poi impastare a mano.
  2. Aggiungete anche la patata schiacciata, il sale ed il lievito madre in un pezzo unico da 200 gr. (Procuratevelo presso il vostro panettiere di fiducia. Ricordatevi che il lievito madre dovrà essere rinfrescato da almeno 4 ore).
  3. Incorporate un pò d’acqua e azionate la planetaria a bassa velocità, aggiungendo il resto dell’acqua a filo. Se vi accorgete di lavorare in un ambiente caldo vi consigliamo di aggiungere l’acqua molto fredda, altrimenti dovrà essere a temperatura ambiente. Per ultimo unite l’olio, che servirà a dare elasticità e croccantezza al prodotto.
  4. Dopo i primi 5 minuti aumentate la velocità della planetaria e continuate ad impastare per 15 minuti: bisognerà lavorare l’impasto finché non si staccherà bene dalla ciotola e risulterà completamente liscio ed elastico, cioè quando inizierà a “scoppiettare”, rumore che fa l’impasto quando si riempie di bolle e viene lavorato velocemente.
  5. Se vi accorgete che l’impasto fatica a staccarsi dalla ciotola potete aggiungere un pizzico di farina ai bordi della ciotola della planetaria per facilitare l’operazione. Fate attenzione a non aggiungere troppa farina per evitare di indurire troppo l’impasto.
  6. Una volta che l’impasto sarà pronto, staccatelo dal gancio. Oliate il piano di lavoro, che non dovrà essere di legno altrimenti l’olio lascerà una macchia indelebile, e sistemate l’impasto, rigirandolo per oliarlo da entrambi i lati. Lavoratelo quanto basta per formare due palline da circa 400 gr. l’una.
  7. Prendete un vassoio di media misura e oliatelo, aiutandovi con un pennello per cospargere meglio l’olio. E’ importante che il vassoio non sia troppo grande per far sì che le due forme di impasto siano vicine. La vicinanza ravvicinata, infatti, gli permetterà di crescere meglio. Dopodichè sistemate le palline di impasto nel vassoio oliato.
  8. Questa è la fase della lievitazione: lasciate l’impasto a temperatura ambiente, senza coprirlo, per circa 8-12 ore. Se vi trovate in un ambiente che supera i 20°, il vostro impasto lieviterà in 8 ore, se, invece, il vostro ambiente sarà tra i 15 e i 20° ci potranno volere anche 12 ore. Trascorso questo tempo noterete che il vostro impasto sarà lievitato e avrà formato una leggera crosticina in superficie.
  9. Per sapere se l’impasto è lievitato correttamente e non è collassato, occorrerà fare una prova: schiacciate leggermente la superficie dell’impasto con un dito, la pasta dovrà ritornare alla forma iniziale perché sufficientemente elastica.
  10. Ora che il vostro impasto è pronto, potete stendere e condire la focaccia: prendete una teglia del diametro di 32 cm e oliatela, spargendo l’olio in tutta la teglia con le mani o un pennello. Adagiatevi una pallina di impasto al centro, capovolgendola per oliarla da entrambi i lati, e schiacciate l’impasto con le dita per stenderlo fino a coprire l’intera superficie della teglia.
  11. Una volta steso l’impasto, rompete i pomodorini a metà con le mani per far colare tutto il succo e i semi e disponeteli rivolti verso il basso, fino a riempire tutta la superficie della focaccia. Mettete ora le olive, oliate nuovamente, aggiungete un pizzico di sale e dell’origano secco.
  12. Fate cuocere la vostra focaccia in forno statico (o ventilato) preriscaldato alla massima potenza per 20-25 minuti. L’ideale sarebbe 270°, ma se il vostro forno non arriva a questa temperatura basterà impostarlo alla massima potenza, di solito 250°. Se avete a disposizione una pietra refrattaria, posizionatela sul ripiano basso del forno e preriscaldate per almeno 40 minuti.
  13. Una volta sfornata, la focaccia dovrà risultare croccante e alta circa 1-1,5 cm.
(Ricetta del panettiere Giovanni Di Serio, Presidente del Consorzio della Focaccia Barese)