domenica 20 dicembre 2020

Manovra, le novità: kit digitale per chi ha l’Isee basso, niente Iva sui vaccini Covid e rinvio della sugar tax. Slitta il voto sugli emendamenti.

 

L'obiettivo è approvare gli emendamenti in commissione entro domenica in modo che la legge di Bilancio possa arrivare in aula alla Camera lunedì, in tempo per vararla prima di fine anno. Confermata l'intesa sulla "cig per le partite Iva": fino a 800 euro al mese, ma solo per chi quest'anno ha avuto un reddito non superiore a 8.145 euro e inferiore al 50% della media dei tre anni precedenti. Sale a 10 giorni il congedo parentale dei papà. Stop alla prima rata Imu per le discoteche, niente ritenute per due mesi per gli stabilimenti balneari.

È una corsa contro il tempo quella dei deputati in commissione Bilancio, riuniti da sabato mattina per valutare e approvare gli emendamenti alla manovra: il testo è atteso in extremis in Aula alla Camera per lunedì, cioè a dieci giorni dalla fine dell’anno e quindi dallo spettro dell’esercizio provvisorio. Le votazioni dovrebbero concludersi al più tardi domenica mattina. La trattativa però è ancora in corso, soprattutto sul nodo del superbonus: il Movimento 5 Stelle vuole un allungamento dei tempi degli interventi di riqualificazione energetica anche per spingere la ripresa economica, mentre il Pd evidenzia gli alti costi a carico dello Stato, circa 10 miliardi l’anno. L’ipotesi è che alla fine verrà prorogato per tutto il 2022.

Tra gli emendamenti approvati in queste ore però non mancano altre novità, come l’Iva agevolata al 10% per il cibo da asporto, per aiutare i ristoranti costretti a chiudere tra 24 dicembre e 6 gennaio. In arrivo poi un nuovo slittamento della sugar tax: la tassa sui prodotti zuccherati viene rinviata dal primo luglio 2021 al primo gennaio 2022. Sul tavolo della maggioranza anche un ‘bonus idrico’ da 1.000 euro per sostituire soffioni della doccia, rubinetti e tazze del wc con apparecchi che consentano il risparmio dell’acqua e un bonus fino al 40% delle spese sostenute per acquistare un’auto elettrica entro il 2021, a patto di avere un Isee inferiore ai 30mila euro e che il veicolo abbia un costo sotto i 30mila euro. La maggioranza valuta poi di esentare l’Iva per vaccini anti Covid, tamponi e siringhe e di consentire alle farmacie di entrare in campo per la campagna di vaccinazione. Come anticipato nei giorni scorsi, è arrivato pure il via libera all’emendamento che istituisce l’anno bianco per gli autonomi e i professionisti: contributi cancellati per tutto il 2021 a chi ha reddito fino a 50mila euro e registra un calo di fatturato del 33%. La misura, a prima firma Garavaglia (Lega), è stata sottoscritta da tutti i partiti e prevede l’istituzione di un fondo da un miliardo di euro.

La cassa integrazione per gli autonomi – In parallelo all’anno bianco, c’è l’intesa per disegnare un nuovo ammortizzatore per le partite Iva: tra 2021 e 2023 gli autonomi potranno infatti contare su una cassa integrazione battezzata Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (Iscro) con un assegno fino a 800 euro al mese che verrà poi rivalutato in base all’inflazione. I requisiti sono però stringenti: per prima cosa occorre aver avuto, l’anno prima della domanda, un reddito non superiore a 8.145 euro e “inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti”. Poi bisogna essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria, titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda e non essere beneficiari di reddito di cittadinanza né di pensione.

Kit digitale per le famiglie con Isee sotto i 20mila euro – Oltre al capitolo autonomi e a quello sugli incentivi alla rottamazione auto, nelle scorse ore è stata siglata l’intesa anche su un’altra lunga serie di interventi a sostegno dei settori più diversi. Per spingere la digitalizzazione delle fasce della popolazione più in difficoltà spunta un kit ad hoc: chi ha un Isee sotto i 20mila euro potrà prendere in comodato un cellulare con connessione Internet, abbonamenti a due organi di stampa e la App io. Una misura che si aggiunge al voucher banda larga e pc disponibile da novembre per la stessa fascia di popolazione. L’obiettivo è “ridurre il fenomeno del divario digitale” per i nuclei familiari “non titolari di un contratto di connessione internet e di un contratto di telefonia mobile”.

Sale a 10 giorni il congedo parentale dei papà – Intesa pure sui congedi parentali obbligatori: salgono da 7 a 10 i giorni in cui i neopapà potranno restare a casa dopo a nascita del figlio L’obiettivo è quello di incentivare anche il lavoro femminile. E così si prova a finanziare un fondo con 50 milioni per conciliare i tempi di vita e lavoro e spingere le aziende verso soluzioni innovative. Sì anche ai fondi contro la violenza sulle donne: 6 milioni aiuteranno le carceri italiane a dotarsi di psicologi che possano rieducare quanti si sono macchiati di reati di questo tipo mentre si rifinanzia il reddito di libertà per quante hanno subito maltrattamenti, con 2 milioni di euro per il prossimo biennio. Meno di quanto previsto dal dl rilancio per quest’anno: la dote infatti era di 3 milioni per soli 12 mesi. Accordo anche su 50 milioni alle scuole paritarie che accolgono alunni disabili.

Smart working fino a fine febbraio per i “fragili” – I lavoratori ‘fragili’ potranno usufruire dello smart working anche nei mesi di gennaio e febbraio 2021, grazie a una proroga della normativa vigente fino al 31 dicembre 2020. I soggetti interessati sono “dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ivi inclusi i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità”.

Ampliato il contratto di espansione – Il contratto di espansione, che prevede un trattamento di agevolazione all’esodo per i lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione accompagnato dall’assunzione di giovani, viene esteso alle aziende con almeno 250 dipendenti: oggi vale solo per i grandi gruppi con oltre 1000 addetti. La modifica prevede anche uno ‘sconto’ per il datore di lavoro a cui spetta il pagamento dell’indennità mensile pari alla pensione maturata dal lavoratore che abbia deciso di lasciare il posto: lo sconto viene calcolato sulla base della Naspi. Ridotto anche il versamento a carico del datore di lavoro per i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata. Sono inoltre previsti incentivi per le imprese che occupino almeno mille dipendenti e che si impegnino ad assumerne uno per ogni 3 che abbiano acconsentito alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Stop alla prima rata Imu per le discoteche, 500 milioni agli aeroporti – Discoteche e stabilimenti balneari incassano rispettivamente lo stop alla prima rata Imu e lo stop per due mesi ai versamenti di ritenute, Iva, tasse e contributi. Italia Viva poi ottiene il rinvio al primo gennaio 2022 della sugar tax. Per i proprietari di casa raddoppia, passando da 50 a 100 milioni, il fondo a disposizione per il taglio degli affitti agli inquilini: lo Stato si accollerà metà del costo. Arrivano poi 500 milioni per gli aeroporti: una parte servirà per finanziare la cig dei piloti e 50 milioni per coprire i danni subiti dai prestatori di servizi aeroportuali.

Niente versamenti per 2 mesi alle società sportive – Stop per due mesi ai versamenti di ritenute, Iva, tasse e contributi per federazioni enti e società sportive professionistiche e dilettantistiche. L’emendamento approvato in commissione prevede che i versamenti dovuti per i mesi di gennaio e febbraio vengono sospesi e andranno saldati entro il 30 maggio o in 24 rate mensili a partire da quella data.

Tutti i fondi rifinanziati – In arrivo poi altri 145 milioni per il rifinanziamento del fondo rotativo del Mediocredito centrale per il sostegno, attraverso cofinanziamenti, alle imprese dedicate all’export e anche per “le attività relative alla promozione commerciale all’estero del settore turistico al fine di acquisire i flussi turistici verso l’Italia”. C’è poi un “fondo speciale di 160 milioni” per lo sviluppo socioeconomico di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria colpite dal terremoto nel 2016. Lo annuncia il presidente della commissione Fabio Melilli, spiegando che con apposita delibera Cipe queste risorse “finanzieranno uno specifico contratto istituzionale di sviluppo per interventi per le imprese e gli enti locali”. Stanziate risorse anche per gli straordinari delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, per il Giubileo e un fondo dedicato ai rifugi per i cani, fino al finanziamento da 3 milioni per bande musicali e jazz e al fondo da 10 milioni per lo stoccaggio dei vini di qualità.

In bilico cannabis light e aumento accise sulle sigarette elettroniche – Restano in bilico due misure che hanno fatto molto discutere: quella che puntava a liberalizzare la cannabis light e quella che mirava a innalzare le tasse sul tabacco riscaldato e che ora toccherà anche le sigarette elettroniche lasciando invece ‘salve’ le sigarette tradizionali. Prevista una risalita graduale dell’accisa per farla arrivare, nel 2023, al 40% “dell’accisa gravante sull’equivalente quantitativo di sigarette”. Il prelievo salirebbe al 30% dal primo gennaio 2021, al 35 dal primo gennaio 2022 e al 40% dal primo gennaio 2023. Finora, gli emendamenti presentati prevedevano una salita dell’accisa al 50%: per alcune proposte di modifica il balzo sarebbe stato in tre anni, per altre immediato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/19/manovra-le-novita-bonus-40-per-lauto-elettrica-a-chi-ha-isee-basso-niente-iva-sui-vaccini-covid-e-rinvio-della-sugar-tax-slitta-il-voto-sugli-emendamenti/6042480/

Amenità.


 

“Non c’è più la fiducia tra maggioranza e premier”. Mentre l’Europa è in allerta per la variante del Covid, l’unico pensiero di Italia Viva rimane far cadere il governo.

 

Il renziano Ettore Rosato, intervenuto a SkyTg24, ha tirato di nuovo in ballo Movimento 5 stelle e Pd, parlando (a loro insaputa) di una “fiducia” nei confronti di Conte che sarebbe venuta meno. Ed evocando, di fatto, una crisi istituzionale che al momento vuole solo il suo partito.

“Bisogna costruire un rapporto fiduciario di maggioranza che oggi non c’è più. Conte ha sciupato la fiducia che aveva”. Mentre in Europa cresce l’allarme per la variante di coronavirus che ha costretto il Regno Unito a varare misure più stringenti del previsto per Natale, l’unico pensiero di Italia Viva resta quello di far cadere il governo. Il renziano Ettore Rosato, intervenuto a SkyTg24, ha tirato di nuovo in ballo Movimento 5 stelle e Pd, parlando (a loro insaputa) di una “fiducia” nei confronti di Giuseppe Conte che sarebbe venuta meno. Ed evocando, di fatto, una crisi istituzionale che al momento vuole solo il suo partito.

“Anche i ministri del M5S non hanno apprezzato che il premier abbia mandato la ripartizione dei 210 miliardi del Recovery fund alle due del mattino senza discuterne con nessuno, secretando i progetti, per approvarli alle nove in Consiglio dei ministri”, spiega il coordinatore nazionale di Iv, riferendosi al vertice del 7 dicembre interrotto dopo pochi minuti per il falso tampone positivo della ministra Lamorgese. In realtà in quella riunione il premier avrebbe dovuto presentare la sua proposta per il Recovery (sia la ripartizione dei fondi che la struttura di governance), per poi discuterne nelle settimane successive con i ministeri, il Parlamento, le opposizioni e le parti sociali. Ma tutto ora è rinviato a gennaio per l’aut aut di Renzi. Rosato sostiene invece che la gestione della partita sul Recovery da parte di Conte “ha fatto cadere la nostra fiducia. E allora o il premier dice quale sia il suo percorso per i prossimi mesi o per noi questo governo è un’esperienza finita“.

Il deputato renziano sembra parlare a nome di tutta la maggioranza, nonostante Pd, Movimento 5 stelle e Leu non abbiano cercato pubblicamente alcuna verifica di governo in una fase così delicata per la pandemia. Solo due giorni fa Renzi aveva insistito, sostenendo che i dem “sono d’accordo con noi su tutte le richieste a Conte”. Ma a stretto giro era arrivata la secca replica del vicepresidente Pd Michele Bordo, mandato avanti dal segretario del partito per evitare l’incidente diplomatico: “Renzi parli per Italia viva e ci lasci stare”. Lo stesso Zingaretti ha cercato di scacciare le ombre sui suoi uomini, sostenendo che la “fase” della verifica di governo “va chiusa” al più presto, perché “non si può vivere nell’incertezza in eterno”. In realtà tra i dem c’è chi vorrebbe approfittare della situazione per cambiare alcuni ministri, mentre i pentastellati negano anche questo scenario. “Il M5S ha già più volte chiarito ufficialmente la sua unica posizione su questo tema”, si legge in un comunicato, che è quella di “una chiara contrarietà rispetto a ipotesi di rimpasto e piena soddisfazione nei confronti della squadra 5 Stelle”.

D’altronde la situazione epidemiologica non consente alcuna distrazione, men che meno una crisi istituzionale dagli esiti imprevedibili. Nel nostro Paese, come dimostrano i dati, la curva dei contagi ha smesso di scendere e c’è una prima risalita dell’indice Rt, motivo per cui il governo è stato costretto a varare regole più stringenti per le festività natalizie. Il timore è una recrudescenza del virus a gennaio, proprio quando la campagna di vaccinazione sarà a pieno regime. Come se non bastasse, la variante del Covid scoperta in Inghilterra ora inizia a fare paura: il ceppo è stato identificato anche in Danimarca e Australia e sempre più Paesi (tra cui l’Olanda e il Belgio) hanno bloccato i voli dal Regno Unito. L’agenda di governo, tuttavia, è condizionata dal confronto imposto da Renzi e che lui stesso ha rimandato a inizio 2021 dopo che nell’atteso faccia a faccia con Conte si è limitato a consegnargli un documento già pubblicato quella mattina su Facebook.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/20/non-ce-piu-la-fiducia-tra-maggioranza-e-premier-mentre-leuropa-e-in-allerta-per-la-variante-del-covid-lunico-pensiero-di-italia-viva-rimane-far-cadere-il-governo/6043188/

Inconsapevoli irresponsabili?

Basta con Conte: ci vuole un Salvini… - Antonio Padellaro

 

“Penso che abbiamo fallito, abbiamo un gran numero di morti e questo è terribile”.

Carlo XVI re di Svezia, Messaggio di Natale al Paese

L’anno che sta per chiudersi, il 2020, sarà ricordato come la Caporetto mondiale dei governi, travolti dal Covid su tutta la linea. Monarchie assolute e costituzionali, Repubbliche presidenziali, Repubbliche parlamentari, Repubbliche popolari, Repubbliche islamiche, repubbliche delle banane, democrature, dittature, regimi del terrore, non esiste forma di governo che non abbia fallito. Come, per quanto lo riguarda, il signore coronato di Stoccolma ha avuto il coraggio di riconoscere. La verità è che se guardiamo al numero dei decessi globali causati dalla pandemia – che mentre scriviamo sono un milione e seicentosettantamila, in crescita esponenziale – tutti hanno fallito: da Trump a Johnson, da Xi Jinping a Putin, dalla Merkel a Macron e Conte. Forse soltanto gli storici del futuro potranno rispondere all’interrogativo che sorge drammatico davanti alla catastrofe: chi ci governa, a ogni latitudine, ha fatto sicuramente il peggio, ma era possibile fare meglio? Eppure, dalla immunità di gregge al lockdown, dal laissez-faire ai gulag sanitari, non esiste modello che alla lunga abbia funzionato. Un fallimento che non costituisce attenuante per chi sta a Palazzo Chigi: il cosiddetto “modello Italia” che a marzo aveva dato dei risultati confortanti mostra falle gigantesche dopo l’allegra estate del liberi tutti. Sì, era difficile fare peggio, perciò da questa modesta tribuna chiedo le dimissioni immediate dell’attuale governo di incapaci. Per giungere rapidamente alla costituzione di un esecutivo di salute pubblica, dotato di tutti i poteri eccezionali che la situazione richiede. Propongo che a presiederlo sia Matteo Salvini, che si alternerà con Giorgia Meloni. Sono convinto che grazie alla loro guida illuminata, e all’efficacia delle misure suggerite dai loro scienziati di fiducia, l’Italia saprà sconfiggere rapidamente l’odioso invasore. Come consulenti speciali del nuovo esecutivo vedrei bene Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Maurizio Belpietro. Essi, a giudicare dai titoli dei giornali che dirigono (Libero: “Il governo è impazzito, la gente disperata fugge”; La Verità: “Conte distrugge il Natale”; Il Giornale: “Feste, lockdown a casaccio”), hanno sicuramente il polso della situazione. In totale sintonia con il Paese reale a cui l’ambiguo “Giuseppi” tenta di scippare il sacrosanto diritto ai cenoni natalizi e ai veglioni di Capodanno (con gli immancabili trenini attorno alle allegre tavolate).

Alla luce della situazione, come degno epitaffio, propongo quindi quel verso de “’A livella” di Totò che recita: “’Sti pagliacciate ’e fanno sulo ’e vive: nuje simmo serie… appartenimmo à morte!”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/20/basta-con-conte-ci-vuole-un-salvini/6043049/

Il monoclonale si poteva usare (ed era pure gratis). - Thomas Mackinson

 

La legge consentiva l’acquisto anche senza il visto Ema. Si sarebbero evitati 950 ricoveri: una goccia nel mare, ma utile.

Il monoclonale della Eli Lilly offerto gratis all’Italia? Poteva evitare almeno 950 ricoveri. Una goccia nel mare degli ospedalizzati, ma comunque una speranza di fronte alla mancanza di una cura specifica contro il Covid, sia per le casse dello Stato, visti i costi di un ricovero. Già da novembre avremmo potuto somministrare 10 mila dosi del Cov-555, prodotto in Italia, e diventare il primo Paese Ue a sperimentare l’unica cura autorizzata contro il virus. Il tutto a costo zero.

L’offerta, però, è stata fatta cadere nel vuoto e i furgoni dalla BSP Pharmaceuticals di Latina partono verso Stati Uniti e Canada. Lo scoop del Fatto sul trial mancato non ha una risposta. Il viceministro Sileri l’attende da 74 giorni. Parla al Corriere il dg Aifa Nicola Magrini. “I monoclonali sono seguiti con grande attenzione da parte di Aifa, Ema e comunità di ricerca. Non è vero che non abbiamo accettato usi compassionevoli.” E i 10 mila flaconi offerti gratis per lo studio clinico? “I dati che hanno consentito l’uso in emergenza negli Usa non sono forse sufficienti per un’approvazione europea da parte di Ema”. Ma poteva l’Aifa autorizzarlo senza aspettare l’Ema? Sì. In passato sono stati autorizzati farmaci in base alla legge 648, art.1 comma 4, che lo permette per “medicinali autorizzati all’estero ma non sul territorio nazionale”. Inoltre, una direttiva europea sui medicinali (2001/83 EC) consente ai singoli Paesi Ue l’acquisto in emergenza dove non ci sia ancora l’approvazione Ema. Magrini ne ricorda i limiti d’utilizzo: “Vanno usati precocemente con infusione endovenosa a domicilio”. In realtà, negli Usa sono somministrati negli infusion centres ospedalieri. Il 4 dicembre, come si legge nel sito della multinazionale, la Eli Lilly ha siglato un accordo per le flebo a domicilio per limitare saturazione degli ospedali e rischi di contagio. Il dg Aifa ammette ora: “Sarebbe utile fare uno studio clinico comparativo”. Ottima idea, ma allora perché quasi due mesi fa ha rifiutato lo studio clinico che avrebbe consentito di trattare gratis 10mila pazienti?

Il professor Giuseppe Ippolito, membro del Cts e direttore dello Spallanzani di Roma, era presente in qualità di “osservatore” del Cts alla riunione del 29 ottobre. La sua contrarietà, stando a chi c’era, fu determinante. Ippolito nega sia dipeso dalla sua contestuale partecipazione a un analogo progetto di ricerca finanziato dal governo: solleva piuttosto obiezioni sull’efficacia e cita un trial del 28 ottobre (Blaze-1) che dimostrerebbe risultati modesti nel ridurre la carica virale con sintomi lievi o medi e un calo relativo del rischio di ricovero, dal 5.8% a 1.6%. Percentuali che dicono poco, ma rapportate a 10 mila pazienti con Covid iniziale ad alto rischio significa passare da 1.350 a 400 ospedalizzazioni: 950 ricoveri in meno, con una cura a costo zero. Ricorda che il 26 ottobre l’organismo di valutazione indipendente DSMB aveva interrotto il trattamento nei pazienti ospedalizzati per “assenza di benefici clinici”. “Tre giorni dopo – scrive il professore – la società farmaceutica proponeva di testare il farmaco in Italia. Quando si dice la coincidenza”, ventilando il grave sospetto che la sperimentazione venisse propinata agli italiani come cavie di serie B. Ma la proposta è del 7 ottobre, 19 giorni prima del “blocco” superato con l’autorizzazione Fda del 9 novembre.

Guido Silvestri, il virologo alla Emory University che da Atlanta si era speso per la donazione non ci sta. “Non è stata la Lilly a farsi avanti. Li ho dovuti trascinare io, quasi pregandoli in ginocchio e sfruttando l’amicizia personale con il loro ceo”, risponde. Anche l’azienda conferma l’invito alla riunione del 29 ottobre, non di averla organizzata. Gianluca Rocco, giornalista del TgCom, ai primi di dicembre ha perso il padre. “Quando si è aggravato – racconta – ho chiesto ai medici del Galliera di Genova della terapia anticorpale, se ne parlava da mesi. Mi hanno spiegato che serve per evitare che i positivi si ammalino al punto in cui è arrivato mio padre, per lui era tardi. Scoprire che la si produce a Latina e ce la volevano pure regalare mi lascia senza parole”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/20/il-monoclonale-si-poteva-usare-ed-era-pure-gratis/6043034/

Due Raggi e due misure. - Marco Travaglio


A volte la cronaca sa essere ancor più ironica della storia. E così accade che in poche ore la mitica Procura di Roma del grande Pignatone e dei suoi allievi, santificata per anni dai turiferari dei giornaloni, venga messa definitivamente in mutande da due eventi giudiziari che parlano da soli: le richieste di rinvio a giudizio per Tiziano Renzi, Alfredo Romeo &C. che Pignatone &C. volevano a tutti i costi far archiviare sul caso Consip; e l’assoluzione anche in appello di Virginia Raggi che Pignatone &C. volevano a tutti i costi far condannare sul caso Marra. Il fatto poi che l’inchiesta Consip sia partita a Roma nel dicembre 2016 e sia ancora impantanata in udienza preliminare, mentre l’inchiesta Raggi è partita nel gennaio 2017 e ha già finito l’appello, è solo la ciliegina sulla torta. Ma rende l’idea del degrado di gran parte della magistratura, che nessuna persona sensata può ridurre al caso Palamara. Antonio Massari ne ha appena pubblicato un’impietosa radiografia in Magistropoli (ed. PaperFirst). Che ora va aggiornata coi fatti di ieri e dell’altroieri, degni coronamenti di una stagione partita con le grancasse su “Mafia Capitale”, un’ordinaria storia di corruzioni e sganassoni gabellata per la nuova Piovra.

Tutto comincia nel 2016. Al governo c’è l’Innominabile, che si gioca tutto nella campagna per il referendum costituzionale del 4 dicembre. La Procura è costretta ad aprire un fascicolo dopo la denuncia della Consob su uno scandalo che coinvolge il premier e il suo editore preferito, Carlo De Benedetti. Che è stato registrato al telefono col suo broker Gianluca Bolengo il 16 gennaio 2015 mentre gli ordina di investire 5 milioni nelle banche popolari perché il giorno prima l’amico Matteo gli ha preannunciato un imminente decreto che le trasforma in Spa e ne aumenta il valore. “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”, dice l’Ingegnere al broker parlando del decreto. Che infatti passa il 20 gennaio e, grazie a quell’informazione privilegiata e vietata, CdB guadagna 600mila euro. Per i codici penali di tutto il mondo, si chiama insider trading, infatti Consob lo denuncia ai pm romani. I quali non delegano indagini al Nucleo tributario della Gdf e non indagano né Renzi né CdB, ma solo il povero Bolengo. Poi, nel giugno 2016, chiedono l’archiviazione. Il tutto in gran segreto, tant’è che emergerà solo nel 2018 in Commissione Banche. Ma torniamo a giugno 2016. La Raggi viene eletta sindaco. Subito i giornaloni svelano un’indagine sulla sua neo-assessora all’Ambiente Paola Muraro per fantomatiche infrazioni ambientali commesse in 14 anni di consulenze per l’Ama, emerse proprio all’atto di nomina.

Per mesi la Muraro viene mostrificata a suon di luride allusioni alla sua vita privata e accostamenti financo a Mafia Capitale. Il 21 settembre la Raggi ritira la candidatura olimpica di Roma. Il 4 dicembre il premier perde il referendum e lascia il governo a Gentiloni. Il 13 la Procura di Roma invia un avviso di garanzia alla Muraro, che si dimette (dopodiché le accuse, come per miracolo, evaporano). E il 16 dicembre fa arrestare il vicecapo di gabinetto della sindaca, Raffaele Marra, per un alloggio pagato dall’immobiliarista Sergio Scarpellini tre anni prima (èra Alemanno). Scarpellini accusa altri 10 politici, inclusi Verdini e il pd Montino, per altri stabili regalati o affittati gratis, ma nessuno viene arrestato, mentre Marra si fa un anno e mezzo di custodia cautelare. Il 22 dicembre i pm napoletani Woodcock e Carrano trasmettono ai colleghi romani l’inchiesta Consip su presunte manovre fra l’imprenditore Romeo, Tiziano Renzi e il suo galoppino Carlo Russo per pilotare il più grande appalto pubblico d’Europa (da 2,7 miliardi): l’ad di Consip, il renziano Luigi Marroni, ha appena svelato una fuga di notizie sulle cimici piazzate negli uffici della società e fatto i nomi delle talpe: il ministro renziano Lotti, il comandante dei carabinieri Del Sette e il capo dell’Arma toscana Saltalamacchia. Il Fatto rivela l’inchiesta, mentre gli altri giornali preannunciano un avviso di garanzia alla Raggi. Che non è neppure indagata, ma chi di dovere già sa che lo sarà.

Su Consip la Procura di Roma fa ben poco, salvo indagare su chi ha scoperto lo scandalo (il pm Woodcock e il capitano Scafarto): evita addirittura di sequestrare il cellulare di babbo Renzi, poi ne chiede l’archiviazione per mancanza di indizi (che magari erano nell’iPhone). Ma il gup Gaspare Sturzo la respinge, intimando ai pm di indagare meglio. Sulla Raggi invece i pm capitolini fanno di tutto: avviso di garanzia il 24 gennaio, 8 ore di interrogatorio l’8 febbraio, cinque reati contestati (tre abusi d’ufficio, un falso, una rivelazione di segreti d’ufficio). Alla fine la montagna partorisce il topolino: tutto archiviato tranne il falso per la dichiarazione della Raggi all’Anticorruzione sul ruolo “meramente compilativo” di Marra, capo del Personale, nella nomina del fratello a capo dell’Ufficio Turismo, decisa da lei e dall’assessore competente in un “interpello” per far ruotare i 190 dirigenti comunali. Un processo senza reati né moventi né prove, già caduto con l’assoluzione in tribunale, ma replicato dai pm in appello. Risultato finale: l’altroieri babbo Renzi, Romeo&C. imputati per Consip; ieri la Raggi assolta anche in secondo grado. Come dice sempre qualcuno, “il tempo è galantuomo”. Almeno il tempo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/20/due-raggi-e-due-misure/6043019/

Assolta!