venerdì 4 dicembre 2020

La Mes è finita. - Beppe Grillo

 

di Giuseppe Rag. Grillo – Non starò qui ad elencare le mille ragioni che fanno del Mes uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato.

A farlo, ogni qualvolta gli viene messo un microfono sotto al naso, ci ha già pensato il nostro Presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che “disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere”.

Dunque non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli.

Dal momento che però il dibattito italiano, rimpasto a parte, sembra impegnato esclusivamente su come reperire altri fondi per dar ossigeno alla sanità e alle imprese italiane, ecco due proposte assolutamente praticabili, sacrosante e soprattutto non vincolanti (che non prevedono alcun tipo di indebitamento per l’Italia) che porterebbero un sacco di miliardi nelle casse dello Stato in poco tempo, semmai ce ne fosse bisogno.

1. Far pagare l’Imu e l’Ici non versata sui beni immobili alla Chiesa.

Nel Novembre del 2018, una sentenza della Corte di giustizia europea, ha stabilito che lo Stato italiano deve riscuotere l’Ici non versata dalla Chiesa Cattolica tra il 2006 e il 2011 in virtù di una deroga concessa dal governo Berlusconi, successivamente ritenuta irregolare.

E’ giusto ricordare che, secondo i dati di Gennaio 2018, la Chiesa cattolica è proprietaria di 140 università, 6.228 scuole materne, 1.280 scuole primarie, 1.136 scuole secondarie, 399 nidi d’infanzia, 354 consultori familiari, 1.669 centri di difesa della vita e della famiglia, 111 ospedali di medie dimensioni, 10 grandi ospedali, 1.853 ospedali e case di cura, 136 ambulatori. Tutte queste strutture portano alle casse della Chiesa 620 milioni di euro all’anno dall’Imu non pagata. La questione può essere così riassunta: è giusto che i beni immobili della Chiesa, presenti sul territorio nazionale, siano sottoposti alla stessa tassazione a cui sono sottoposti anche tutti gli altri immobili di proprietà di privati cittadini? Aldilà di come uno la possa pensare, anche alla luce della recente sentenza Ue, la riposta è chiara. Si.

Al momento della sentenza della Corte di giustizia però, era in carica il governo Conte I che, si dice, non fece nulla perché la Lega (con la sua ostentazione di crocefissi e rosari) non intendeva mettersi “contro” la Chiesa. Come se chiedere il pagamento di tasse dovute fosse un atto vessatorio.

Il primo segnale positivo nella scia di quanto stabilito dall’Unione Europea arriva a fine Ottobre 2019 col governo Conte II quando 76 parlamentari del M5S depositano a Palazzo Madama un disegno di legge che punta a recuperare l’Imposta comunale sugli immobili (Ici) non pagata dalla Chiesa e dagli enti no profit tra il 2006 e il 2011 e far pagare la subentrante Imposta municipale (Imu) per quegli immobili sfruttati commercialmente dagli enti religiosi ma che «eludono l’imposta». Un arretrato che, secondo le stime Anci, varrebbe circa 5 miliardi di Euro. Il disegno di legge proposto dal Movimento puntava ad essere tradotto in emendamento nella manovra economica 2019 principalmente per evitare gli aumenti della cedolare secca, dei bolli sugli atti giudiziari, del biodisel e della plastic tax.

Il perché quella proposta sia rimasta sepolta nei cassetti di Palazzo Madama resta incerto, forse, come qualcuno sostiene, i tentennamenti del Pd che su questo tema (come per l’eutanasia) sembra dominato in modo inquietante dalla componente cattolica hanno svolto un ruolo decisivo.

Sta di fatto che ad un anno di distanza e col mondo totalmente stravolto dal Covid, quei soldi tornerebbero utili per un sacco di altri interventi più urgenti e non più prorogabili.

Per quanto ancora il Ministero dell’economia può continuare ad infischiarsene della sentenza dell’Unione Europea?

2. Una patrimoniale ai super ricchi.

Da giorni ormai rimbalza sui social come sui giornali l’ombra nefasta dell’avvento di una patrimoniale sui beni mobili e immobili degli italiani. La proposta presentata da Leu e Pd e subito bocciata dalla commissione Bilancio della Camera che l’ha definita “inammissibile” prevedeva un’aliquota progressiva minima dello 0,2% sui patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro. Ma, fortunatamente, non è passata e quindi capitolo chiuso.

E se per una volta, invece che sovraccaricare di tasse la classe media che sta lentamente scomparendo, si procedesse a tassare soltanto i patrimoni degli italiani più ricchi?

Nel nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto sulla ricchezza globale del Credit Suisse, ci sono 2.774 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro; se sommati, i loro patrimoni, ammonterebbero addirittura a circa 280 miliardi. Secondo la prestigiosa rivista Forbes, che tutti gli anni si preoccupa di stilare le sue consuete classifiche dei paperoni in giro per il mondo, in Italia ci sono altre 40 persone miliardarie o multimiliardarie. Non sarebbe più equo, dunque, rivolgersi a loro piuttosto che al resto della popolazione già stremata da un anno tragico dal punto di vista finanziario, oltre che sanitario?

Un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo genererebbe un’entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi. Uno del 3% dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori.

Si tratterebbe di ragionare come ragiona una qualsiasi famiglia in difficoltà economica che, prima di rivolgersi alle banche o (peggio) agli strozzini, decide di andare a bussare alla porta di un parente alla lontana che se la passa decisamente meglio. Quello che per una famiglia è tanto (una somma di denaro per uscire dalle difficoltà) per il ricco parente è niente o molto poco. In un momento devastante e di grande difficoltà come questo nessuno può tirarsi indietro e, proprio come una famiglia in difficoltà, l’Italia ha bisogno di dire ai suoi concittadini più abbienti che il Paese ha bisogno di loro.

Una patrimoniale così concepita, significherebbe per le casse dello Stato un’entrata garantita di almeno 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022.

Se sommate, le due proposte, porterebbero nel biennio 2021/2022 all’incirca 25 miliardi di euro subito spendibili e liberi da vincoli di rientro.

Per questo motivo incaponirsi sull’assurda discussione sui fondi del Mes, che vengono descritti come la panacea di tutti i mali, è una mera perdita di tempo ed energie.

I soldi del meccanismo europeo, è giusto ricordare che (convenienti o meno) sempre debito sono. Un debito che ormai ammonta a oltre 150 miliardi e che, prima o poi, dovrà essere ripagato dalle vere vittime morali di tutta questa storia. I giovani e le nuove generazioni.

https://www.beppegrillo.it/la-mes-e-finita/

Da Zuckerberg 1 milione per una super 'TAC' che 'guarda' nel corpo.

 

Sviluppata a Grenoble, ha mostrato i danni da Covid nei polmoni. 

La fondazione benefica di Mark Zuckerberg e della moglie Priscilla Chan premia con un milione di dollari il progetto di ricerca europeo che ha messo a punto una nuova tecnica di tomografia a raggi X (chiamata HiP-CT) per guardare dentro il corpo umano con una risoluzione senza precedenti. La tecnologia è stata sviluppata grazie alla sorgente di raggi X più brillante al mondo, presso il sincrotrone Esrf di Grenoble, e ha già permesso di fare un 'viaggio allucinante' dentro al polmone di una vittima di Covid-19, mostrando i danni causati dal virus SarsCoV2 con una definizione decine di volte superiore a quella di una comune tac.

I risultati preliminari dello studio sul polmone malato sono stati tradotti in un'animazione 3D: il video, pubblicato su YouTube dal sincrotrone Esrf, mostra deformazioni in bronchi e alveoli polmonari e rende visibile tutta la rete di vasi sanguigni dell'organo, fino ai più piccoli capillari coinvolti nello scambio gassoso negli alveoli.

In blu sono evidenziate le parti del polmone piene di aria, in rosso i vasi sanguigni liberi e in giallo quelli ostruiti: l'ennesima prova di come le alterazioni della rete vascolare giochino un ruolo centrale nella malattia.

Il progetto di ricerca, che potrà imprimere una vera svolta nello studio del corpo umano e delle sue malattie, è coordinato da Paul Tafforeau della European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) insieme a Peter Lee e Rebecca Shipley dell'University College di Londra. Cruciale per la sua realizzazione è stato il recente potenziamento del supermicroscopio europeo Esrf: costato 150 milioni di euro, ha permesso di installare la sorgente di raggi X più brillante mai ottenuta (Extremely Brilliant Source, Ebs), basata su un'idea del fisico italiano Pantaleo Raimondi.

(Nella foto: Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan mentre presentano la loro iniziativa a favore della ricerca biomedica (fonte: Chan Zuckeberge Initiative)

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2020/12/02/da-zuckerberg-1-milione-per-una-super-tac-che-guarda-nel-corpo_cfa35ebb-8dbc-4008-8932-ecaaaa56c201.html

Censis, il sistema Italia è ruota quadrata che non gira.

 

Italiani per stretta festività. Covid amplia gap ricchi-poveri.


"Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest'anno eccezionale, sotto i colpi dell'epidemia".
Lo evidenzia il 54mo Rapporto Censis. "Il virus ha colpito una società già stanca", si rileva: "Quest'anno però siamo stati incapaci di visione" e "il sentiero di crescita prospettato si prefigura come un modesto calpestio di annunci già troppe volte pronunciati: un sentiero di bassa valle più che un'alta via".

Il rapporto rivela inoltre che quasi l'80% degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle prossime festività.
"In vista del Natale e del Capodanno - si legge - il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l'albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell'ultimo dell'anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Non andrà tutto bene: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori)".

Inoltre, "il 90,2% degli italiani è convinto che l'emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti". Se da un lato, da marzo a settembre 2020 "ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza (+22,8%)", dall'altro 1.496.000 individui (il 3% degli adulti) hanno una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): di questi, 40 sono miliardari e sono aumentati sia in numero che in patrimonio durante la prima ondata dell'epidemia.   

Secondo il Censis, poi, l'esperimento della didattica a distanza durante la pandemia sembra non aver funzionato adeguatamente. "Per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti" anche se "il 95,9% è molto o abbastanza d'accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l'insegnamento". 

"Il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l'automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile". Lo rivela il Censis nel suo 54/mo rapporto annuale. "L'82,5% delle Pmi - si legge - ritiene che in futuro nessun lavoratore potrà operare in regime di smart working. La percentuale scende al 66,4% tra le aziende di dimensioni maggiori (10-49 addetti). Si può stimare che 14 milioni di persone, tra settore privato e impiegati pubblici, opereranno presso le abituali sedi di lavoro e 3,5 milioni con modalità nuove che non prevedono una presenza giornaliera costante".

Covid: Conte firma il nuovo Dpcm. Stretta sulle feste di Natale.


Regioni, il decreto approvato senza averci interpellato.

Con la firma del premier Conte sul nuovo Dpcm, il governo blinda il Natale. 'Non possiamo abbassare la guardia.

Dobbiamo evitare una terza ondata a gennaio che potrebbe essere violenta. Intanto, non faremo un un nuovo lockdown generalizzato. Niente divisioni, è il momento di agire uniti', dice Conte presentando le misure. Tensione con le Regioni, che esprimono rammarico per il metodo con cui è stato approvato il decreto con le regole per gli spostamenti dal 21 dicembre al 6 gennaio. Per il presidente della Lombardia Fontana, 'è inaccettabile il divieto di spostarsi a Natale e Santo Stefano per i ricongiungimenti familiari'. Toti: 'Le misure del governo non stanno in piedi'. 

 

Il governo blinda il Natale e va allo scontro con le Regioni imponendo il divieto di spostamento anche tra i Comuni per il 25 dicembre, Santo Stefano e Capodanno. "Abbiamo evitato il lockdown generalizzato - sintetizza all'ora di cena il premier Giuseppe Conte spiegando il provvedimento - ma ora non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta della prima". E' una misura "ingiustificata" rispondono i presidenti in rivolta, secondo i quali si crea una disparità di trattamento tra chi abita in una grande città e i milioni di italiani che vivono invece nei piccoli comuni. Ma lo scontro è anche nel Pd, con 25 senatori che chiedono al premier di rivedere le "misure sbagliate" e il segretario Nicola Zingaretti che ribadisce la necessità di "misure rigorose".

Qualche deroga sarà però concessa, anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico secondo il quale, proprio in considerazione della differenza di dimensioni tra città metropolitane e comuni minori, vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti "per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari", a partire dal non lasciare gli anziani da soli. Lo stesso Conte conferma che tra i motivi che rientrano nello "stato di necessità" c'è l'assistenza alle persona non autosufficienti, così come sarà possibile sempre rientrare non solo alla propria residenza ma anche nel luogo "dove si abita con continuità", una formula per consentire il ricongiungimento delle coppie conviventi. Prevale dunque la linea dei rigoristi nel giorno in cui l'Italia registra purtroppo il record di vittime per Covid dall'inizio della pandemia, 993 in 24 ore. Il decreto legge 'cornice', già in vigore, e il Dpcm valido dal 4 dicembre fino al 15 gennaio, contengono tutte le restrizioni già annunciate nei giorni scorsi e nessuna delle 'concessioni' che erano state ipotizzate o chieste dai governatori. Niente centri commerciali aperti nei fine settimana e nei festivi, ristoranti chiusi la sera, niente sci fino al 7 gennaio, quarantena per chi viene dall'estero. Ma è sulle misure previste dal 21 dicembre al 6 gennaio che si è acceso lo scontro più duro. Chi va all'estero dovrà poi rimanere due settimane in quarantena, chi decide di passare l'ultimo dell'anno in albergo dovrà cenere in camera ma soprattutto non ci si potrà muovere dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno, giorno questo in cui anzi il coprifuoco sarà posticipato dalle 5 alle 7. Unica concessione, l'apertura dei ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, anche se il divieto di muoversi sarà comunque un ostacolo.

"C'è stupore e rammarico per il mancato confronto", attaccano le Regioni sottolineando che il metodo utilizzato dal governo "contrasta con lo spirito di legale collaborazione" tra istituzioni e impedisce di arrivare a "soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche" del Natale. I governatori criticano anche il fatto che né nel decreto legge né nel Dpcm si faccia riferimento ai ristori promessi per le attività costrette a chiudere. Il divieto di andare da un comune all'altro è una "limitazione ingiustificata e lunare" dice Attilio Fontana mentre Luca Zaia chiede "quale tecnico sanitario abbia avallato una cosa del genere". E se il presidente della Liguria Giovanni Toti definisce quello del governo un comportamento "scorretto" che "mortifica i sacrifici dei cittadini", quello della Valle d'Aosta Erik Lavevaz parla di una misura "iniqua" e Massimiliano Fedriga di "disparità di trattamento" tra chi abita in una grande città e chi invece nei piccoli comuni.

Posizione condivisa da Matteo Salvini. "Il governo non conosce l'Italia e i suoi ottomila comuni e divide le famiglie - accusa il leader leghista - Un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residente dei 5.495 comuni che hanno meno di 5mila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti, divisi da una manciata di chilometri". Ai governatori risponde Boccia ribandendo che coprifuoco e limitazione alla mobilità sono punti "inamovibili": è "incomprensibile - afferma il ministro - "il loro stupore. Le norme sono state discusse in due riunioni durate 7 ore". Una crepa si apre però anche nel governo. Le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti avrebbero chiesto che il verbale del Cdm registri la loro netta contrarietà alla misura e 25 senatori del Pd, molti vicini all'ex leader Matteo Renzi, chiedono di modificare la norma rendendo possibili i ricongiungimenti familiari a Natale. E' una misura "sbagliata" dice il capogruppo Andrea Marcucci, rivolgendosi direttamente al premier. A stoppare la fronda è pero il segretario Nicola Zingaretti: con mille morti, "rifletta chi non capisce quanto è importante tenera alta l'attenzione con regole rigorose". Una sponda a Conte che arriva anche dai sindaci, con il presidente dell'Anci Antonio Decaro che invita il governo a "non dare segnali di allentamento". Non c'è stato al momento scontro, invece, sul ritorno a scuola dei ragazzi delle superiori dopo le feste, con il premier che non ha escluso la possibilità di turni pomeridiani anche se la decisione sarà lasciata alle realtà territoriali. Dal 7 gennaio saranno in presenza al 75% e nel frattempo partirà un tavolo con i prefetti per affrontare il problema irrisolto da settembre, quello dei trasporti. Nella bozza del Dpcm era al 50% ma, dicono dall'Istruzione, su sollecitazione della ministra Lucia Azzolina si è arrivati al 75%.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/12/03/covid-regioni-il-decreto-approvato-senza-averci-interpellato_c334c149-36b8-4936-9652-48570e52123f.html

Stormir di fronde. - Marco Travaglio























Per non farci mancare nulla, ora abbiamo pure le fronde. Tre, senza contare quella dei renziani che ce l’hanno nel Dna. C’è quella di un drappello di senatori Pd che contestano il governo sul divieto agli spostamenti tra Comuni durante le feste. C’è quella dei 46 parlamentari 5Stelle capitanati da Morra, Toninelli e Lezzi che contestano il sì dell’Italia alla riforma del Mes. E c’è quella di 4 eurodeputati M5S che se ne vanno con supercazzole sulla buonanima di Casaleggio, sulla “difesa del pianeta e la tutela della salute dei cittadini” e sulla “fine del Movimento” a far data da cotanta perdita. Tre fronde diverse, un comune denominatore: l’assoluto e irresponsabile distacco dalla realtà. Alla fronda pidina ha risposto, a stretto giro, il dato terrificante dei morti di ieri per o con Covid: quasi mille, record assoluto dall’inizio della pandemia. In quattro giorni abbiamo avuto più vittime dell’11 Settembre e certi decerebrati vanno dietro ai capricci dei parenti stretti ed eventuali elettori. La miglior risposta alle due fronde grilline sarebbe una risata, ma siccome c’è in ballo il governo va articolata meglio.

La riforma del Mes, secondo alcuni addirittura peggiorativa di quel prestito-capestro per gli Stati in bancarotta, passerà comunque: FI o chi per essa, viste le pressioni europee, nel voto del 9 dicembre rimpiazzerà i dissidenti 5Stelle. Che così avranno ottenuto questo triplice risultato: screditare vieppiù il M5S, proprio mentre i poteri marci vogliono buttarli fuori da Palazzo Chigi e i giornaloni fanno a gara a demolire le loro conquiste (vedi le fake news del Corriere sul Reddito di cittadinanza); indebolire il governo Conte (di cui il M5S è l’azionista n.1 e che per questo è così inviso ai padroni del vapore); rafforzare il partito delle larghe intese e del governo Draghi all’insaputa di Draghi. La solita eterogenesi dei fini, già sperimentata con la linea Di Battista-Laricchia alle Regionali: il M5S rifiutò l’alleanza col Pd in Puglia, perse per strada un bel po’ di elettori che provvidero da soli, salvo poi entrare nella giunta Emiliano con un peso molto più marginale di quello che avrebbe avuto con un’intesa preventiva. Una soluzione di buonsenso l’ha indicata il viceministro Pierpaolo Sileri: il M5S fa passare la riforma del Mes e gli alleati Pd-Iv-Leu la piantano di invocare il prestito anti-Covid di 36 miliardi, visto che Conte e Gualtieri hanno ribadito mille volte che l’Italia non ne ha bisogno perché non ha problemi di cassa, non è alla bancarotta e ha già stanziato per la sanità quasi 10 miliardi in 9 mesi con vari scostamenti di bilancio. Se ne servono altri, basta prenderli dalle convenzioni fra Regioni e cliniche private. Ma, come tutte le soluzioni di buon senso, anche questa ha un’aspettativa di vita sottozero.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/04/stormir-di-fronde/6026164/