lunedì 17 maggio 2021

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Il terzo tragico Fantozzi. “Sono contento di tornare a lavorare con Sallusti che mi riportò a Libero proprio dal Giornale e ringrazio l’editore per la voglia di continuare a scommettere su Libero“ (Pietro Senaldi, appena retrocesso da direttore a condirettore di Libero, Adnkronos, 14.5). Com’è umano, lei.

Bruciante attualità. “Le telefonate segrete del Duce. Dalle conversazioni con Hitler alle chiacchierate con Claretta: oggi iniziamo la pubblicazione delle carte riservate di Mussolini” (Libero, 16.5). Seguiranno i dialoghi di Cesare e Cleopatra e i barriti degli elefanti di Annibale.

L’insuccesso dà alla testa. “I sondaggi ci danno sempre per morti. Però nel 2018 abbiamo impedito il governo Di Maio, nel 2019 il governo Salvini, nel 2021 il governo Conte ter. Lasciamo pure che gli amanti dei reality si trastullino coi sondaggi, noi facciamo politica. E i risultati arrivano” (Matteo Renzi, segretario Iv, Corriere della sera, 10.5). Ultimo sondaggio di Repubblica: 2 per cento. E i risultati arrivano.

Fonti purissime. “Sull’incontro dell’autogrill (tra Renzi e lo 007 Mancini, ndr) abbiamo consultato fonti parlamentari di alto livello, a cominciare da quelle di Italia Viva” (Tommaso Ciriaco, Repubblica, 15.5). Ah beh allora.

Chi l’avrebbe mai detto. “Cade il velo sulla sfida di Salvini a Draghi. Il leader della Lega precipita il governo in un limbo pericoloso. La vicenda del Papeete non gli ha portato consiglio” (Stefano Capellini, Repubblica, 16.5). Viva costernazione a Repubblica: puntavano tutto sull’affidabilità di Salvini.

Il Ponte del Merlo. “(Il Ponte sullo Stretto, ndr) questo vecchio sogno della sinistra meridionalista…” (Francesco
Merlo, Repubblica, 16.5). Uahahahahahah.

Le mele con le patate. “Che D’Alema, dopo aver dato del principe dei corrotti a Craxi, e avere detto, sempre parlando di Craxi, che la politica non è un mestiere con cui arricchirsi, ecco, sarebbe un finale troppo perfetto anche per lui, se D’Alema chiudesse siffatta carriera fischiandosi i soldi dei socialisti” (Mattia Feltri, Stampa, 14.5). Qualcuno prima o poi spiegherà a questo genio la differenza tra una tangente e uno stipendio.

Prescrizione brutta. “Vergogna Bergamin. Il killer terrorista mai stato in cella ora l’ha fatta franca. Il leader dei Pac salvato dalla prescrizione” (Giornale, 12.5). Vi ricorda mica qualcuno?

Foglio d’ordini. “Per SuperMario la ‘luna di miele’ con gli italiani si sta consumando… Su Draghi si erano concentrate aspettative smisurate: compatibili forse con la statura del personaggio, ma non con la natura anomala del suo governo e la struttura fragile del Paese… I nostalgici che si ostinano a osservare il presente con gli occhiali del passato, e a ripetere ogni volta ‘quando c’era Conte’, dovrebbero mettersi l’anima in pace. L’era gialloverde è morta, quella giallorossa è moribonda e anche l’Avvocato del Popolo non si sente più tanto bene (vedi il collasso dei 5Stelle)… Draghi ascolta tutti, poi decide da solo… La scelta di Elisabetta Belloni è stata esemplare: un Consiglio dei Ministri convocato 15 minuti prima, senza ordine del giorno, e poi il blitzkrieg che ha liquidato Vecchione in un amen. Draghi è ‘metodo’… È ‘totus politicus’… Per il modo in cui mette il sub-governo dei partiti di fronte al fatto compiuto… Ha dato una chiara assertività al riposizionamento atlantico del Paese e ai rapporti con l’America di Biden… Questi sono fatti, non opinioni. E anche in questo caso, gli orfani di Conte se ne dovrebbero compiacere, invece che rammaricarsene… Sabotare la Pax Draghiana è peggio che un delitto” (Massimo Giannini, Stampa, 16.5). “Belloni cambia il volto dei Servizi”, “Dai rapporti con Erdogan all’omicidio Regeni: le sfide dell’ambasciatrice”, “C’è il via libera ai test salivari” (Stampa, 16.5). Ah ecco cos’erano: i test salivari alla Stampa.

Metodi. “Renzi: col metodo Davigo addio Csm” (Riformista, 14.5). Lui preferiva il metodo Lotti-Ferri-Palamara.

Il titolo della settimana/1. “Si chiude il lodo su via Solferino. Il palazzo valeva 33 milioni in più. Gli arbitri: non c’è stata lite temeraria da parte di Rcs. Ma non ci sarà un risarcimento” (Corriere della sera, 15.5). È il modo del giornale di Cairo di comunicarci che Cairo ha perso il contenzioso con Blackstone. Cari colleghi, vi siamo vicini nel momento della prova.

Il titolo della settimana/2. “Di Matteo ‘gela’ Davigo: ‘Chiunque avrebbe capito che le accuse ad Ardita in quei verbali erano false’” (Dubbio, 15.5). Ottimo sistema per sveltire i processi: anziché fare le indagini, si chiama il primo che passa a dare un’occhiata.

Il titolo della settimana/3. “Assegno unico per tutti dal 2022. Draghi: ‘Riforma epocale’” (Sole 24 ore, 15.5). È il modo del giornale confindustriale di comunicarci che l’assegno per le famiglie con figli, promesso per il 2021, slitta al 2022.

Il titolo della settimana/4. “Se Travaglio ti bacia sei già bell’e morto” (Paolo Guzzanti, Riformista, 13.5). Strano: eppure non ricordavo di aver baciato Paolo Guzzanti.

IlFQ

Dal Piano Ue ai decreti il Parlamento ormai s’è ridotto a passacarte. - Giacomo Salvini

 

Immobilismo - Si decide tutto con i Dl del governo.

Mercoledì 12 maggio, interno Senato. Di fronte alle due mozioni di Lega e Forza Italia in cui si chiedeva di “abolire il coprifuoco”, il ministro dei Rapporti col Parlamento Federico D’Incà è costretto a riunire i capigruppo di maggioranza per evitare la spaccatura in Aula. Il centrodestra vorrebbe eliminare subito il coprifuoco e riaprire tutti i locali al chiuso, ma Pd e M5S si oppongono. E così inizia una lunga trattativa sull’ordine del giorno di maggioranza da presentare il giorno successivo. Il capogruppo leghista Massimiliano Romeo vorrebbe usare la parola “abolizione” in riferimento al coprifuoco ma è troppo, il fronte rigorista spinge per “allungamento”. Alla fine, dopo una buona mezz’ora di litigi, arriva la mediazione: “Superamento progressivo”. E così via: su ogni singola virgola, una trattativa. E raccontano che questo copione si ripeta sempre più spesso nella maggioranza del governo Draghi. Risultato: il Parlamento è immobile da mesi. “L’iniziativa legislativa delle Camere ormai è ferma – racconta un ministro – e ne vedremo delle belle quando in Parlamento arriveranno le riforme legate al Recovery”. E non è un caso che sabato Matteo Salvini lo abbia detto senza tanti giri di parole: “Questo governo non farà le riforme”.

D’altronde basta seguire i lavori parlamentari per farsi un’idea. Il Parlamento, da quando si è insediato il governo Draghi, ha solo fatto da passacarte all’esecutivo: dal 13 febbraio le Camere hanno approvato 9 leggi, escludendo le 4 ratifiche, di cui 8 conversioni di decreti approvati dal governo (4 di questi risalgono al Conte-2). Una media di 3 leggi al mese, molto più bassa, secondo i dati di OpenPolis, della media di 4,9 dall’inizio della legislatura. L’unica legge di iniziativa parlamentare approvata è stata quella che ha istituito la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, il 18 marzo.

Di fronte all’immobilismo delle Camere, è stato il governo a sostituire di fatto il potere legislativo. Nei primi 90 giorni, l’esecutivo ha approvato 10 decreti legge e 5 decreti legislativi. Per quanto riguarda i decreti legge, se già il Conte-2 ne aveva fatto largo uso per rispondere all’emergenza pandemica, il governo Draghi non si è fatto problemi: ha una media di 3,3 al mese. La più alta degli ultimi 10 anni, secondo i dati OpenPolis: il governo giallorosa aveva una media di 3 decreti al mese, quello di Enrico Letta di 2,78 e di Mario Monti di 2,41. Senza considerare che questa settimana ne arriveranno altri due: il nuovo dl sulle riaperture e il Sostegni bis.

Che i parlamentari ormai siano diventati solo degli “schiaccia bottoni” lo dimostra anche l’iter delle conversioni dei decreti. Le Camere sono talmente ingolfate che non c’è mai il tempo per il doppio passaggio parlamentare – almeno uno alla Camera e uno al Senato – e quindi, visti i tempi contingentati (entro 60 giorni un decreto decade), ognuno degli 8 dl convertiti è stato veramente discusso in una sola delle due Camere prima di arrivare blindato nell’altra. Senza alcuna discussione. Con l’effetto tragicomico che, per quanto riguarda i decreti Covid, quando vengono convertiti risultano già superati da un decreto successivo: il Parlamento deve ancora approvare quello del 31 marzo e del 21 aprile.

L’immobilismo del Parlamento è dovuto anche dalle divisioni di una maggioranza così ampia. E così ci sono progetti di legge che non vedono mai la luce. Il caso più noto è il ddl Zan che fa litigare Lega e Pd-M5S: è fermo in Senato da 192 giorni. Ma non è nemmeno quello che da più mesi giace nei cassetti delle commissioni. La legge sul conflitto d’interessi è ferma da 220 giorni, il voto ai 18enni per il Senato da 247 e la legge elettorale “Brescellum” da 246. Per non parlare del ddl sul processo penale su cui si è posato uno strato di polvere: per arrivare alla presentazione degli emendamenti ci sono voluti 420 giorni. In Parlamento ora sono arrivati anche il ddl sullo Ius Soli e sul fine vita. Ma, vista la malaparata, se ne riparla dalla prossima legislatura.

IlFQ

Fauci: 'Il covid si può controllare ma non eliminare'.

Antony Fauci

Dovremo continuare a vaccinare con richiamo ogni anno o anno e mezzo.

"Non credo si possa eliminare il Covid. Possiamo controllarlo..

Dovremo continuare a vaccinare con richiamo ogni anno o anno e mezzo. Ma possiamo interrompere questa pandemia, possiamo ridurre le infezioni in modo che non sia più una minaccia pubblica". Lo ha detto l'immunologo americano Anthony Fauci, intervistato da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa'. Fauci ha ricordato che un solo agente patogeno è stato finora eradicato, quello del vaiolo.

Il vaccino anti-Covid da assumere in pillole "non è ancora una realtà", ma "ci stiamo lavorando insieme a Pfizer".

"Negli Usa stiamo vaccinando con Pfizer gli adolescenti dai 12 anni in su, e credo che il via libera alle vaccinazioni da questa età verrà dato molto presto anche in Italia e altrove, perché i dati che noi abbiamo sono molto sicuri".

Fauci ha aggiunto che comunque "bisogna evitare di dichiarare una vittoria prematura" sulla pandemia. "Non abbiamo ancora vinto questa battaglia. Ma a differenza dell'anno scorso - ha aggiunto - ora abbiamo i vaccini. Se la maggior parte della popolazione sarà vaccinata riusciremo a ridurre le misure di sicurezza". Alla domanda se vede possibile una ripresa improvvisa della pandemia che costringa a nuove chiusure, Fauci ha risposto: "C'è sempre questa possibilità se facciamo le cose che non dobbiamo fare. Ma se stiamo attenti e continuiamo a vaccinare e non togliamo le limitazioni fino a quando la stragrande maggioranza della popolazione sarà vaccinata, ne usciremo. Ma bisogna procedere a piccoli passi, non è qualcosa che si può spegnere come l'interruttore della luce".

ANSA