Il vento populista che ancora soffia potrebbe tornare presto anche da noi e le vecchie caste politiche e giornalistiche tremano. Pensavano che la loro vittoria restauratrice fosse definitiva e di essersi tolti per sempre dai piedi quei bifolchi populisti. Ed invece no. Stravince Trump mentre in Europa imperversa il voto di protesta e l’astensione. Anche da noi, dove le vecchie caste erano convinte che passata la sbornia populista gli elettori sarebbero tornati all’ovile ed invece non vota più nessuno e ancora meno leggono i loro giornali. Il popolo preferisce farsi gli affari propri che sostenere un sistema in cui non si riconosce e detesta. Ne ha tutto il diritto e in una democrazia sana non deve essere il popolo a cambiare, ma la politica. Una democrazia sana comprende il malcontento e cerca di rappresentarlo, non di sopprimerlo come successo da noi. In Italia il popolo ha votato cambiamento radicale e si è ritrovato la restaurazione. Ed ecco i risultati. Il fossato tra popolo e classi dirigenti ha raggiunto proporzioni spaventose. Siamo una democrazia senza popolo e quindi spenta e ammosciata. Un paese politicamente inconsistente. Senza rotta, senza idee, senza slancio. In mano a vecchie caste politiche e giornalistiche che se la cantano e se la suonano tra loro mentre procediamo a rimorchio di un’America che ci ripudia e di un Europa che non esiste. Davvero una bella vittoria per i restauratori. Con la ciliegina della guerra tornata di moda. In Italia i populisti erano i vituperati gialloverdi che al governo hanno riacceso la luce dopo decenni di buio pesto. Il problema è che quella luce si è rispenta solo un anno dopo. Un po' colpa loro, un po' degli altri, sta di fatto che oggi di quella stagione rimane poco o nulla, ma l’astensionismo di massa e la stracciante vittoria di Trump confermano che i populisti nostrani hanno tirato i remi in barca troppo presto. È mesta cronaca. Quando la verde bolla salviniana esplose, gonfiò quella grigiastra della Meloni, ma da quando i fratelli d’Italia sono al potere, di populismo se n’è visto ben poco. Tipico. In campagna elettorale leoni, nei palazzi pecoroni. Già, imperversa l’era del pensiero unico neoliberista e quindi del conformismo di natura egoistica un po' ovunque. Anche i gialli del Movimento si sono dati una calmata e da anni fanno la corte al Pd per essere accettati al camposanto della fu sinistra, per aderire cioè ad un establishment che un tempo volevano cacciare. Una inspiegabile strategia suicida ma pare che le ennesime emorragie di voti abbiano fatto sorgere qualche dubbio ai reggenti. Meglio tardi che mai. Del resto il messaggio che giunge dall’America è chiaro. I populisti devono rimettere i remi in acqua e ricominciare a remare contro un establishment e un modo di fare politica che ha fatto il suo tempo. Già, ma gialli e verdi hanno un grosso problema di credibilità dato che la loro occasione storica l’hanno sprecata. Non gli basterà togliersi le cravatte e rimettersi le magliette, non gli basterà tornare a parlare come mangiano o un nuovo logo. Perfino una totale rifondazione potrebbe non bastare. L’uomo brand Trump ce l’ha fatta a tornare in sella, ma lui non ha mai rinnegato il suo populismo e un sistema bipartitico lo ha favorito. Da noi vedremo, di certo vi sono praterie politiche immense per nuovi movimenti che dalla società civile abbiano l’ambizione populista di rimettere il popolo al centro della democrazia e concretizzare politicamente le loro nuove consapevolezze. Una battaglia sacrosanta. La politica deve rappresentare il popolo non i politicanti e i loro amichetti delle lobby. La democrazia deve esprimere in maniera genuina la volontà popolare che piaccia o meno a Lorsignori. Già, i restauratori si sono illusi e gli ex populisti si sono arresi troppo in fretta, ma i popoli non tornano mai indietro perché sono espressione della storia e quindi evolvono con essa. Lorsignori possono ostacolare il cambiamento ma non fermarlo. E il salutare vento populista che ancora soffia potrebbe presto tornare anche da noi.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 13 novembre 2024
martedì 3 settembre 2024
Mangino cannoni - Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano.
Sorpresona: anche in Turingia e Sassonia, come da 15 anni in tutto l’Occidente, gli elettori han votato contro chi li sgoverna.
Decimata l’Spd del cancelliere Scholz; estinti i Liberali e i Verdi (nel senso di verde militare); Cdu superata o eguagliata dai fasci dell’Afd; boom del Bsw di Sahra Wagenknecht, astro nascente della nuova sinistra sociale, pacifista, critica sugli eccessi green e rigorosa sull’immigrazione.
Siccome sia Afd sia Bsw sono ostili al bellicismo russofobo dell’Ue, i giornaloni fantasy li chiamano “putiniani”: è più comodo scomunicare che capire e ribaltare le politiche europee.
Quelle che, in 30 mesi di guerra e riarmo a oltranza, hanno trascinato la Germania e tutti noi in recessione, mentre la Russia cresce del 4% (gli stipendi del 18%) e teme una crisi da Pil eccessivo.
La gente ha fame e paura? La risposta non è più “mangino brioche”: è “mangino cannoni”.
L’ha ripetuto anche ieri Draghi, che è tutti loro.
E quell’altro genio di Scholz seguita ad armare Kiev anche ora che la sua magistratura ha le prove della matrice ucraina dell’attentato al gasdotto russo-tedesco Nord Stream: un attacco terroristico che dovrebbe far scattare l’articolo 5 della Nato per dichiarare guerra a Zelensky, non a Putin.
Non contenti delle sberle prese, dalla Brexit alle Europee, gli euro-pirla restano ostaggi della coazione a ripetere e a suicidarsi.
Sentite quel gigante di Gentiloni: “Exploit della peggiore destra europea (e ottimi risultati della peggiore sinistra) in Sassonia e Turingia. Amici dei russi in quella che fu la Germania satellite dell’Urss. Nemici dei migranti nell’area tedesca con meno immigrazione. Vince il rancore contro tutto e tutti”.
Decide lui quali sono le destre e le sinistre migliori: quelle che da cinque anni gli garantiscono 25 mila euro al mese per dire queste scempiaggini.
Poi va a nanna tutto contento di aver copiato il compitino. Sotto il suo tweet, mani pietose lasciano frasi lapidarie: “Ma se siete così bravi, perché il popolo non si fida di voi? Mica vorrà dire che il popolo è idiota, vero?”, “Vince qualunque cosa purché sia lontana anni luce da voi”, “Mai che si facciano due domande…”.
Gli elettori li schifano, loro li insultano e la volta dopo vengono schifati il doppio.
Pensano che il loro dovere sia commentare le elezioni come al bar e, se non li soddisfano, inventare giochi di palazzo per ribaltarle, anziché domandarsi perché l’elettorato vota così e cos’hanno fatto per offrirgli alternative migliori. Sennò dovrebbero guardarsi allo specchio, confessare e ritirarsi, o scusarsi e cambiare politica. Troppa fatica. Meglio prendere sul serio l’aforisma di Brecht, che fra l’altro era tedesco: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
mercoledì 17 gennaio 2024
AUTONOMIA DIFFERENZIATA; IN SENATO IL FUNERALE DEL PAESE. - Pino Aprile
Parteciperemo a un funerale, martedì a Roma, al Senato: con il varo dell’Autonomia differenziata si celebra l’inizio della fine di questo Paese mai davvero unito e della decenza, dell’equità, della Costituzione che, sia pure solo a chiacchiere, riconosce pari diritti a tutti gli italiani (non avendoli mai avuti, nello stato a parole unitario, i terroni non sono evidentemente ritenuti italiani. Infatti, all’università, a proposito del cosiddetto Risorgimento, distinguono fra “italiani” e “borbonici”, ovvero gli abitanti dell’ex Regno delle Due Sicilie, la cui lingua ufficiale era l’italiano, mentre Cavour, Vittorio Emanuele II e gli altri parlavano francese).
Il capolavoro razzista della Lega, infatti, il disegno di legge sull’Autonomia differenziata per rendere costituzionale il riconoscimento di ulteriori privilegi al Nord (a spese di tutti) e la negazione di diritti fondamentali ai colonizzati del Sud, esordisce martedì 16 al Senato. I parlamentari meridionali della maggioranza, a quanto si sa, sono pronti a votare questa porcheria, per conservare al proprio culo il pagatissimo seggio, un po’ come i neri che aiutavano i negrieri a fare schiava la propria gente, perché ci guadagnavano, vendendo loro le catene.C’è poco da sperare dagli onorevoli terroni, considerando che hanno già approvato l’ordine del giorno della Lega, per chiedere una legge in base alla quale pagare di meno gli insegnanti del Sud; hanno fatto passare il furto di quasi quattro miliardi dal fondo di perequazione destinato ai Comuni più poveri del Sud; hanno condiviso lo svuotamento del Pnrr di progetti per il Sud da finanziare con i fondi europei e la proposta di usare le risorse Coesione-e-Sviluppo, che pur essendo all’80 per cento per il Sud, verrebbero dirottate altrove; hanno assistito silenti e complici alla sottrazione, finora, di circa 20 miliardi di euro destinati al Sud e alla cancellazione del Mezzogiorno dall’agenda di governo, sino alla folle idea della Zes (Zona economica speciale) unica per tutto il Sud, misura ingannevole che intanto ha bloccato quelle già esistenti e funzionanti, e che accentra il “sì” per ogni iniziativa nel Mezzogiorno, fosse pure una sorta di B&B, nelle mani di un potere politico centrale, romano: di fatto, la dichiarazione ufficiale dello stato di colonia interna.
Addirittura, uno dei due relatori dell’infame disegno di legge dell’Autonomia differenziata è molisano, Costanzo Della Porta!
Vi ricordo che l’autore dell’immondo disegno di legge è quel Roberto Calderoli che solo astuzie e lungaggini processuali salvano da una probabilissima sentenza definitiva per razzismo, essendo stato condannato già in primo e in secondo grado e, dopo il passaggio in Cassazione, di nuovo in primo grado. Quel Calderoli che vanta di aver avuto dal padre l’educazione umana e politica riassunta nella frase: “Bergamo nazione, tutto il resto è meridione”. E che, rubando a Goebbles il concetto con cui giustificava lo sterminio degli ebrei (animali, non esseri umani), definì i napoletani “Topi da derattizzare”. E uno così, in Italia, diviene ministro!, e gli danno da stuprare la Costituzione. Ed è lui il parlamentare più influente del partito che ha, come segretario nazionale, un tale che ha dovuto patteggiare una condanna per razzismo contro i napoletani, Matteo Salvini (uno così, Italia, diviene nientemeno che vice capo del governo, con la complicità del partito che si dice “della Nazione”, FdI, e nel 2018, dei cinquestelle). Partito che, incredibilmente, ha parlamentari e dirigenti meridionali. Del resto, ad amministrare le colonie nell’interesse della potenza colonizzatrice, sono dirigenti locali “al servizio”.
Chissà a cosa pensava Fabrizio de André, quando scrisse che “lì ci troverai i ladri, gli assassini e il tipo strano/
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano”.
Con l’Autonomia differenziata, nel patto indecente siglato il 28 febbraio 2018 da governo Gentiloni (Pd) e Regione Veneto (Zaia, Lega), si prevede che, con il trasferimento di competenze dall’amministrazione centrale a quelle regionali, si consenta a queste di trattenere sino al 90 per cento delle tasse statali (sulla percentuale si discute); si pretende che divengano di proprietà regionale i beni demaniali di Stato e opere pubbliche costruite con soldi di tutti gli italiani (che verrebbero derubati di quanto loro appartiene); si chiede addirittura che se il Paese dovesse sprofondare, a loro, e solo a loro, si dovrebbe garantire un flusso di risorse non inferiore alla spesa storica (quindi, uno Stato fallito dovrebbe svenarsi per mantenere il loro attuale livello di vita). E altre bestialità del genere.
Vi diranno che alcune di queste cose sono state attenuate nelle versioni successive. Fumo negli occhi, visto che quel testo rivela le ragioni e i fini per cui si è dato in via a un tale scempio.
Tutte queste schifezze (su cui la politica nord-centrica, dalla Lega al Pd è sempre stata unanime contro il Sud, vedi l’intesa perfetta fra i presidenti leghisti Fontana, della Lombardia, Zaia, del Veneto e il piddino presidente dell’Emilia Romagna, Bonaccini) son possibili in seguito allo stupro della Costituzione compiuto nel 2001, con la devastazione del Titolo V, da un altro governo di centrosinistra. La foglia di fico per far passare il mostro sono i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire in egual misura e qualità a tutti i cittadini (salute, istruzione, trasporti, eccetera). Di fatto, in 23 anni, i Lep non sono stati varati. Ora, in pochi mesi, la pagliacciata calderoliana con uso di ministero e pletora di alti nomi in acconciata Commissione ai desideri del leghista ordinante, ha buttato giù una indicazione dei Lep.
Ma, per legge, il passaggio di competenze dal governo alle Regioni deve avvenire senza aggravio di spesa e solo per tre di quei poteri (ufficialmente 23, di fatto, quasi 500), sanità, istruzione e trasporti, servirebbero da 80 a 100 miliardi, calcolò il precedente ministro alle Regioni, Francesco Boccia, Pd. Ed ecco che il ministro contro il Mezzogiorno, quel Raffaele (Buio) Fitto, salentino di Maglie, propone di stornare i FSC (fondi per lo sviluppo e la coesione), all’80 per cento del Sud, e usarli per far contenta la Lega.
Molti parlamentari meridionali del centrodestra, per non ammettere la vergogna del sostegno a un’azione contro il Sud di portata storica, forse definitiva (su questo, il Paese può spaccarsi. E chissà se sarebbe davvero un male), ripetono a cantilena le patacche che i loro capibastone spacciano come vere: l’Autonomia servirà anche al Sud, il Sud diventerà più responsabile, le Regioni meridionali potranno sfruttare le loro specificità… Palle, colossali palle: o sono talmente ignoranti da non capirlo o tanto falsi da fingere di crederci. Le risorse sono quelle che sappiamo e sono in calo, se le Regioni più ricche ne trattengono ancora di più, non resterà nulla nemmeno per il poco che c’è adesso, a Sud.
Ma per finanziare i Lep, anche le Regioni del Sud potrebbero trattenere parte delle tasse statali, obiettano. Vero, ma un conto è trattenere una certa percentuale di molto e un conto trattenere la stessa percentuale, ma di poco, visto che al Sud il reddito medio è circa metà di quello del Nord. Ci prendono in giro. Già adesso, con questo sistema, non ancora portato alle stelle dall’Autonomia differenziata, i Comuni del Mezzogiorno devono imporre, per necessità, tasse locali più alte che al Nord, ma ne ricavano così poco, che non riescono comunque a garantire quello cui i cittadini avrebbero diritto. Gli italiani che pagano di più sono quelli di Reggio Calabria, per avere molto meno di altri.
Altra foglia di fico con cui tanti parlamentari terroni cercano di nascondere la loro cattiva coscienza è dire che ormai “qualcosa bisogna dare”, magari competenze che non prevedono il calcolo dei Lep, così la Lega può gridare alla vittoria prima delle elezioni europee, e di fatto non si cede quasi nulla. Non è vero: una volta aperta la strada, passerebbe tutto. Ma se Fratelli d’Italia non converge sull’Autonomia differenziata (AD), la Lega blocca la riforma del Premierato per dare più forza al capo del governo. Un’altra bestialità: per avere più poteri al centro, Giorgia Meloni trasferisce i poteri dal centro alle Regioni. Ma ci fanno o ci sono? La verità è che hanno trasformato questi temi in bandiere di partito e devono andare avanti anche se sanno che sono incompatibili.
Ovviamente, se passasse questa schifezza dell’Autonomia differenziata (che comunque deve avere l’ok del Senato, poi della Camera dei deputati, poi un nuovo “sì” di entrambe le aule), le disuguaglianze fra Nord e Sud in Italia, già adesso le più grandi del mondo sviluppato, esploderebbero. E il Paese (come dimostrato storicamente, quando il livello di disparità supera una certa quota-limite) potrebbe spezzarsi. Paradossalmente, forse sarebbe la salvezza del Sud, dopo una fase iniziale durissima.
Quasi quasi, riesce difficile scegliere cosa augurarsi, se l’estremo atto di uno Stato razzista con il varo dell’AD o il rinsavimento dell’ultimo minuto di un Paese che ha perso la testa, e finalmente una botta di coraggio e orgoglio dei parlamentari terroni stufi di un blocco politico economico nord-centrico che, superando le distinzioni di partito (vedi proprio l’AD), da oltre un secolo e mezzo concentra risorse e investimenti pubblici solo in una parte del Paese (grandi eventi, autostrade, aeroporti, centri di ricerca, rete ferroviaria, alta velocità, sedi di Authority europee, diritti di scalo portuali…).
Noi martedì staremo al funerale che si terrà al Senato, e con l’elenco dei senatori meridionali. I quali speriamo ci sorprendano felicemente. Altrimenti, non dovrebbero stupirsi se, votando proni ai comandi dei loro partiti-padrone, ricevessero dai propri elettori messaggi tipo: “Ci indica, per favore, l’indirizzo a cui dobbiamo inviarLe i trenta denari che si è guadagnati per averci venduto? Grazie”.
giovedì 6 aprile 2023
Dal parrucchiere.
Naturalmente s'è fatto l'elogio ai nipoti, succo della vita di tutti, ma poi, e perchè no, s'è fatto un riferimento alla Lira, ai tempi passati, quando uno stipendio di 128.000 Lire al mese ti assicurava una vita più che dignitosa. Oggi con i 66.11 Euro non campi neanche un giorno.
C'è il costo della vita, aumentato a dismisura, d'accordo, ne terremo conto, ma il danno maggiore che hanno compiuto i nostri amministratori è che hanno convertito la lira in euro, ma non hanno adeguato gli stipendi e le paghe dei lavoratori alla media delle paghe e degli stipendi del resto dei pesi europei.
E non hanno tenuto sotto controllo gli aumenti del costo della vita, per cui se un affitto costava 600mila lire, con l'euro diventava subito 600 euro, mentre uno stipendio da 3.600.000 veniva convertito in 1.850 euro.
Come attualmente stanno facendo con i costi in aumento a causa del Covid e della guerra in Ucraina...
Il problema sta all'origine: abbiamo amministratori che sanno solo blaterare per raccogliere consensi, ma non hanno alcuna competenza, o preparazione che sia, di amministrazione.
giovedì 9 marzo 2023
… O come oh come porti i capelli bella bionda … ovvero: non donna di provincia ma bordello. - Francesco Briganti
“ L’Italia è marcia, il dio denaro ha crisi epilettiche e … anche io non mi sento tanto bene …! ”; parafrasando quella che è una famosa citazione di Woody Allen si può riassumere in poche parole ciò che, ogni mattina, ciascun italiano: di sicuro quel 90% escluso da ogni gioco di potere: economico, finanziario o politico che sia, si dice guardandosi allo specchio.
sabato 4 marzo 2023
… L come Libertà … ovvero: Tripoli bel suol d’amore. - Francesco Briganti
Ad un certo punto della sua vita il grande Lucio Battisti, smise di comparire in pubblico; le sue canzoni, vecchie e nuove, erano comunque alla ribalta via radio o attraverso i suoi Lp, ma della sua presenza in video o in concerti pubblici dovemmo: noi suoi fans, fare a meno.
Tutti, anche quelli che non erano esattamente suoi fans, sapevamo però che Lui c’era e perciò ognuno sperava che prima o poi tornasse a cantare dal vivo; poi, un giorno ci svegliammo con la notizia della sua morte ed al primo sgomento per la bruttissima nuova seguì una tristezza ed un senso di privazione infiniti; ci rendemmo conto, infatti e con intimo dolore, che con lui era morta una parte di noi!
Contemporaneamente al suo decesso moriva anche la nostra speranza e la sua decisione da “ ipoteticamente revocabile “ cambiava in “ impossibile “ perché: definitiva e immutabile. Finiva: quel giorno, un’epoca! E, tutti noi: giovani, giovanissimi e appena appena più maturi, toccammo con mano e ne ricavammo, forse, l’esatta percezione della morte che, fino a quel momento, non era stata altro che una, lontanissima, delle vicende possibili!
Anni fa Achille Occhetto ritirò dal palcoscenico italiano il grande Partito Comunista Italiano, ne cambiò il nome ed il simbolo: la falce ed il martello, che con il passar del tempo dalle radici di una quercia, dove era stato relegato comunque a memoria di ciò che eravamo stati, finì per sparire completamente.
Noi, che già allora eravamo di una “ sinistra vera “ e tali siamo rimasti, ne prendemmo atto; sapevamo che non sarebbe più stata la stessa cosa, ma avevamo la speranza che quelle radici fossero comunque sempre presenti e che ad esse, coloro che evolvevano con la nuova formazione, continuassero a ispirarsi.
Pur affievolendosi sempre più: man mano che quella nuova formazione CAMBIAVA in qualcosa di ulteriormente nuovo e diverso, quella speranza di aver una matrice comune ed un’idea fondante cui far riferimento è sempre stata presente in tutti quelli che, ancora nel 2022 alle ultime votazioni, hanno continuato a credere che il Pd fosse figlio, o forse nipote o addirittura anche solo lontanissima genia del PCI e del PSI.
Nella primavera-estate del 2022 quel democristiano baciapile e piccolo borghese di E. Letta, ma gran parte del lavoro l’avevano fatto già Renzi, Gentiloni ed i vari Monti prima e Draghi dopo, ci ha sbattuto in faccia e nel peggiore dei modi, che il partito di Enrico Berlinguer: da lungo tempo preda di una malattia era, tra infinite sofferenze, naturalmente deceduto e che con lui era morta ogni nostra nostalgica speranza di vedere, prima o poi, qualcuno: ancora degno di potersi definire compagno, tornare ad ispirarsi a quella idea che fu di Gramsci, di Ingrao, di Natta e di Nenni, De Martino e Pertini.
Passati sei mesi abbondanti dal “ settembre nero “ che ha visto assurgere al governo di questolerciopaese una “ dolce Arlecchina serva di più padroni: l’Europa ed i propri alleati, abbiamo già avuto modo di sperimentare quanto la “ vacuità violenta “: spiegherò perché, di una destra arruffona, abbuffina ed inconcludente sia già in via di completamento del piano “ GELLICCO “ della P2!
La strage :che domenica scorsa, ha visto solo per caso un numero di 67 vittime innocenti, si deve considerare come solo l’ultimo “ ESEMPIO “: in ordine di tempo, di quelle deviazioni sistemiche a cui, un fascismo di fatto, deve abituarci prima di passare alla propria irreversibile conferma ufficiale.
Gli attacchi alla libertà di pensiero e di parola; la continuazione e la esasperazione della legge Cartabia nei confronti della libertà di stampa; gli interventi estemporanei e diretti alla magistratura, alla giustizia, alla scuola, al valore della vita a prescindere da chi fossero i “ VIVI “ considerati e da tutelare, da parte di “ ministri “ di un popolo ad essere in realtà solo il 25% di un 50% di aventi diritto al voto: dunque di una infima minoranza rispetto alla totalità di questo popolo se esistesse come tale, SONO STATI i prodromi del “ peggio del peggio “ che, ancora e di più, seguirà man mano che si procede nei giorni a venire.
Da domenica scorsa, comunque siamo tutti più tristi!
Siamo tutti ed ancora una volta: orfani, vedovi, madri e padri a piangere qualcuno; siamo tutti ed ognuno: ad aver un minimo sindacale di “ animo umano “, coscienti che attendere vigliaccamente lo svolgersi del divenire, anche fossimo veramente disperati ed affranti per ciò che è successo senza comunque fare nulla per dimostrare sul serio la nostra avversione a quel divenire, CI RENDERA’ passivi complici e supporter di ogni squallido mefistofelico accadere!
La nostra vita già oggi non è più la stessa!
Come dopo la morte di Lucio Battisti ci sentimmo defraudati di una parte di noi, così dalla strage di domenica in poi, ad ogni ulteriore affermazione, ad ogni ulteriore manifestazione di questa destra: del piccolo ras arcoriano e fino alla “ dolce stilnovista “ Giorgia e passando per l’imbelle leghista, non avendo alcun segno di cambiamento effettivo dalla “ compagna (?) Schlein, NOI TUTTI faremo un passo: sempre di più vicino, a quei lager di deportazione che saranno: in primis solo virtuali, ma che poi e logisticamente occuperanno gli stadi e gli elenchi dei desaparecidos!
Se, infatti la compagna (?) segretaria sarà la definitiva conferma che la sinistra: italiana e parlamentare, E’ MORTA; se: Crocifisso il Partito Democratico sul Golgota di Montecitorio, quelle SUE donne ed uomini saranno capaci di cotanto squallido comportamento; se Conte ed i 5S stanno solo recitando una insulsa parte nel gioco scenico di un “ SISTEMA ITALIA “ alla sua fine, non resterà altro da fare se non arrendersi all’evidenza conclamata oppure nel cominciare a formare quelle cellule di resistenza: attiva ed effettiva, attese alla liberazione, secondo Costituzione, di “ questo, già di suo nell’ultimo trentennio, lerciopaese !”.
Erano SESSANTASETTE, erano giovani e forti e sono morti!
scendono pastose lente calde
solcano rughe segnate dal tempo
bruciano dalla fonte alla foce
inutili le lacrime solitarie
degli uomini senza un domani!
Se nemmeno questo serve più a farci reagire, allora allora: lasciate ogni speranza VOI che leggete giacché …
nessuno più risalirà a riveder le stelle!
https://www.facebook.com/photo/?fbid=2016590725211513&set=a.355881571282445
lunedì 27 febbraio 2023
Di chi è la colpa?
E' vero che se le cose vanno male la colpa è anche nostra, di noi cittadini, perché siamo noi cittadini a votare ed eleggere chi ci deve governare e, spesso, diamo il voto a personaggi famosi che di politica non capiscono nulla o quasi e si prestano alla politica per avere più visibilità, più possibilità anche nel loro ambito lavorativo.
lunedì 9 gennaio 2023
Manipolazione, informazione. - Giancarlo Selmi
"Se un edificio crolla e la televisione non lo dice, non è mai crollato". Lo ha detto Karl Popper, filosofo ferocemente critico con ciò che chiamava "induzione". Sembra un'affermazione banale, ma non lo è assolutamente. Perché il rapporto causa effetto può essere invertito eppure darà lo stesso risultato: "se un edificio è in piedi però la televisione dice che è crollato, la gente crederà e dirà che è crollato".
È di straordinaria attualità e ci fa riflettere su quanto l'informazione possa orientare le coscienze e, soprattutto, come possa formare l'opinione, addirittura prima di orientarla. La manipolazione dell'informazione è un reato grave in tutti i paesi democratici, meno nel nostro. Comunicare notizie inventate o manipolare le vere, è sanzionato dappertutto.
In tutti i paesi democratici, ma non nel nostro, esistono leggi severe che impediscono i conflitti di interesse nell'editoria. Proprio per evitare ciò che sta succedendo in Italia: il consolidamento di un tumore che ha ramificato le metastasi in tutto (o quasi) il sistema informativo italiano. Non è forse un pericolo per la democrazia?
Non solo manipolazione, ma falsificazione, insabbiamento, silenzio sulle notizie scomode.
Il Tg1 ha rifiutato di passare le immagini della protesta con la vernice dei ragazzi di "ultima generazione". È passato sotto silenzio il ricco aumento per "adeguamento all'inflazione" dei già ricchi vitalizi degli ex Consiglieri regionali della Liguria. Che, peraltro, molte regioni stanno imitando. Adeguamento del quale sono a conoscenza i soli lettori del Fatto Quotidiano. Sul "bipolarismo" della Meloni nessuno parla. Nessuno che abbia messo in evidenza la bipolare attitudine del signor PdC riguardo alle accise sui carburanti e fatto vedere il video con il gridolino "paura", della premier, quando si presentò lo stato a ritirare i 35 euro su 50.
Ora che quei 35 euro li ritira lei stessa, non avremmo diritto a gridare, come fece lei nel famoso video, "paura"? E non avremmo il diritto di esserne informati? Può definirsi un paese del primo mondo, quello in cui facciano informazione un solo giornale ed un comico, il geniale Crozza?
(nella foto Karl Popper)
https://www.facebook.com/photo?fbid=519677203475969&set=a.397391539037870
giovedì 22 dicembre 2022
Colpo di mano di Forza Italia, stop alla microspia Trojan per i reati di corruzione. - Liana Milella
Al Senato, il capogruppo forzista Pierantonio Zanettin presenta il disegno di legge per bloccare l'uso del captatore informatico contro i reati della pubblica amministrazione. In collera l'ex procuratore antimafia Cafiero De Raho di M5S, "così s'indebolisce la lotta alle mafie".
ROMA - Stanno smantellando le norme anticorruzione. Via la legge Spazzacorrotti. Prima via i reati contro la pubblica amministrazione dall'ergastolo ostativo. Adesso via anche l'uso del Trojan. E la protagonista continua a essere Forza Italia. Per mano dell'avvocato e senatore Pierantonio Zanettin. Che ha già conquistato la cancellazione dei reati del ceppo della corruzione da quelli "ostativi", che cioè non possono ottenere alcun beneficio, né tantomeno la liberazione condizionale. Adesso un suo nuovo disegno di legge, presentato a palazzo Madama, chiede di eliminare l'uso della microspia Trojan per gli stessi reati contro la pubblica amministrazione.
A stretto giro s'arrabbia l'ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi deputato di M5S e vice presidente della commissione Giustizia che dice: "La maggioranza e il governo stanno indebolendo la forza dello Stato contro le mafie. Il dovere del legislatore invece è quello di proteggere i cittadini, farli sentire tutelati rispetto a ogni forma di malaffare".
Ma al Senato Zanettin cerca di mettere a segno il secondo colpo dopo quello sull'ergastolo ostativo visto che, proprio grazie a un suo emendamento da capogruppo di Forza Italia, tutti i reati che la legge Spazzacorrotti aveva introdotto tra quelli "ostativi" sonno stati eliminati. Corrotti e corruttori potranno di conseguenza ottenere benefici penitenziari più ampi.
Adesso siamo al secondo round. Sfruttando anche l'onda dell'indagine conoscitiva sulle intercettazioni lanciata in commissione Giustizia dalla presidente, la senatrice leghista Giulia Bongiorno. Contro il Trojan, la microspia inserita nel cellulare che funziona non solo come un registratore, ma anche come una telecamera in grado di registrare e videoregistrare tutto quello che avviene nel suo arco di copertura.
Zanettin la vede come il diavolo e scrive nella relazione al suo disegno di legge: "È lo strumento che più vìola la sfera di intimità dell'intercettato, con l'evidente rischio di una diversa destinazione d'uso atto a violare la privacy degli individui". E ancora: "I reati contro la pubblica amministrazione vengono di fatto equiparati ai reati per criminalità organizzata e terrorismo, ammettendo l'uso di tale invasivo mezzo di ricerca della prova anche per quanto concerne tali tipologie di reati". Zanettin cita il caso dell'inchiesta sull'ex pm Luca Palamara in cui "chat penalmente irrilevanti, disciplinarmente irrilevanti, hanno comunque penalizzano le carriere di alcuni magistrati".
La sua idea è chiara, se dovesse passare la sua proposta, e vista la sua maggioranza ciò è ampiamente ipotizzabile, in un'indagine come quella su Palamara l'uso del Trojan non sarebbe più consentito.
giovedì 24 marzo 2022
Il suicidio dell’Europa, le armi e il suo silenzio. - Donatella Di Cesare
Con questo articolo Donatella Di Cesare, professoressa di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma, inizia a collaborare con il “Fatto”.
La parola Occidente, in questi giorni così spesso evocata, ha un significato articolato nelle diverse epoche. Non indica un sistema di valori, una forma politica, un modo di vivere. Occidente è l’orizzonte a cui guardavano i greci: la costa italiana, il continente europeo, una futura epoca nella storia del mondo. Nel periodo tra le due guerre mondiali i filosofi hanno pensato il destino dell’Occidente non come un tramonto, bensì come un passaggio: nel buio della notte europea non c’era solo morte e distruzione, ma anche la possibilità di salvezza. L’Occidente era l’Europa, l’Europa era l’Occidente. In questa prospettiva, che oggi – con un giusto accento critico – si direbbe eurocentrica, ciò che era oltre l’Atlantico, Inghilterra compresa, non era occidentale.
Dopo il 1945, il baricentro della Storia passa dal continente europeo a quello americano. Anche la parola “Occidente” cambia significato designando l’American Way of Life, lo stile di vita americano e tutto ciò che, tra valori e disvalori, porta con sé. L’Europa si uniforma, più o meno a malincuore. Se non altro per non perdere il nesso con l’Occidente di cui è stata sempre il cardine.
Quel che avviene in questi gravissimi giorni, dietro il millantato nuovo scontro di civiltà, è un’autocancellazione dell’Europa, che rinuncia a se stessa, alla propria memoria, ai propri compiti. Il 2022 segna l’ulteriore, definitivo spostamento, l’apertura di una faglia nella storia del Vecchio continente. L’Europa tace, sovrastata dai tamburi di guerra dell’Occidente atlantico, a cui sembra del tutto abdicare. L’algida figura di Ursula von der Leyen, questa singolare, inquietante comparsa, che spunta di tanto in tanto per annunciare “nuove sanzioni alla Russia”, compendia bene in sé un’Europa cerea e spenta, incapace di far fronte a una crisi annunciata. Possibile che dal 2014 non si sia operato per evitare il peggio? Possibile che tra dicembre e febbraio non esistesse un margine per impedire l’invasione? Possibile vietarsi l’autorità di mediare per la pace? Si tratta di una vera e propria catena di errori politici imperdonabili, di cui i cittadini europei dovranno nel futuro prossimo chiedere conto a chi ora ha ruoli decisionali. Come se non bastasse, il silenzio fatale dell’Europa è squarciato dalle sguaiate provocazioni di Boris Johnson, il promotore della Brexit, e dalle temerarie parole di John Biden, forse uno dei peggiori presidenti americani.
Il suicidio dell’Europa è sotto gli occhi di tutti. Ed è ciò che ci angoscia e ci preoccupa. Perché riguarda il futuro nostro e quello delle nuove generazioni. D’un tratto non si parla più di Next Generation Eu – nessun cenno a educazione, cultura, ricerca. All’ordine del giorno sono solo le armi. C’è chi applaude a questo, inneggiando a una fantomatica “compattezza” dell’Europa. Quale compattezza? Quella di un’Europa bellicistica, armi un pugno? Per di più ogni Paese per sé, con la Germania in testa? Non è questa certo l’Europa a cui aspiravamo. In molti abbiamo confidato nelle capacità dell’Unione, che aveva resistito alle spinte delle destre sovraniste e che sembrava uscire dalla pandemia più consapevole e soprattutto più solidale. Mai avremmo immaginato questa deriva. La faglia che si è aperta nel vecchio continente, in cui rischia di precipitare il sogno degli europeisti, è anche la rottura del legame che i due Paesi storicamente più significativi, la Germania e l’Italia, hanno intessuto con la Russia. Chi si accontenta di ripetere il refrain “c’è un aggressore e un aggredito”, ciò che tutti riconosciamo, non si interroga sulle cause e non guarda agli effetti di questa guerra. C’è una Russia europea oltre che europeista. Nella sua storia la Russia è stata sempre combattuta tra la tentazione di avvicinarsi al modello occidentale e il desiderio di volgersi invece a Est con una ostinata slavofilia, testimoniata, peraltro, nell’opera di Dostoevskij. Durante la Rivoluzione bolscevica prevalse l’apertura per via dell’internazionalismo. Se Stalin cambiò rotta, la fine dell’impero sovietico segnò il vero punto di svolta. In quella situazione caotica andò emergendo la corrente nazionalistica che aveva covato sotto la cenere. Putin è il portato sia di questo nazionalismo, fomentato anche dal pensatore dei sovranisti Aleksandr Gel’evič Dugin, sia di una frustrata occidentalizzazione. Ma a chi gioverà una Russia isolata, ripiegata su di sé, rinviata a orizzonti asiatici?
In un’immagine suggestiva che ricorre in Nietzsche, in Valéry, in Derrida, l’Europa appare un piccolo promontorio, un capo, una penisola del continente asiatico. Nessuno ha mai potuto stabilire dove sia il suo confine a Est. Ma certo ha sempre avuto il ruolo di testa, di cervello di un grande corpo. È stata il lume, la perla preziosa. Ci chiediamo dove sia finita.
venerdì 18 marzo 2022
Sì, ma come? - Massimo Erbetti
Pensioni minime a 1000 euro.
Togliamo le accise.
Abbassiamo le tasse.
Creeremo un milione di posti di lavoro.
Ma anche…e questo sta succedendo nella mia città in vista delle prossime elezioni amministrative…
Più sicurezza
Più lavoro
Più turismo
Più pulizia
Più decoro urbano
Più cultura… Più…più…più…
E tutti a battere le mani…e mentre tutti guardano adoranti il pifferaio magico di turno…a me viene in mente sempre la solita domanda…come un tarlo…sempre e solo:
Sì, ma come?
Ci avete fatto caso? La storia si ripete all'infinito, dalla notte dei tempi…promesse, promesse, promesse…e poi alla fine nulla cambia…e riparte il giro di giostra…arriva un altro illusionista che ripete sempre la stessa identica storia…più più più…
E noi come pesci abbocchiamo all'amo.
Se solo cominciassimo a farci quella banale domanda: "Sì, ma come?"
Se ce la fossimo fatta in passato, quanti Berlusconi ci saremmo risparmiati? Quanti incantatori di serpenti avremmo evitato?
Campagne elettorali faraoniche, spese folli…cene…regali…ma con quali soldi? E soprattutto di chi? E perché?
Più che idee si "vendono" sogni…sogni irrealizzabili…ma a noi piace sognare…e evitiamo sempre quella banalissima domanda: "sì, ma come?"
Non svegliatemi…lasciatemi sognare…lasciatemi credere che arrivi il principe azzurro sul suo cavallo bianco e mi salvi da questo schifo in cui sono costretto a vivere…
Ma le favole sono favole…il lieto fine (quello vero) non arriva mai su un cavallo bianco…il vero principe azzurro siamo noi, solo noi possiamo salvarci…e possiamo farlo solo facendoci quella stupida domanda: "sì, ma come?
Ma ve lo ricordate" il contratto con gli italiani"?
Il contratto con gli italiani è un documento presentato e firmato da Silvio Berlusconi l'8 maggio 2001, cinque giorni prima delle elezioni politiche, nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta condotta da Bruno Vespa…
E io ve lo ripropongo sto benedetto Contratto con gli italiani, perché tutto nacque li…Berlusconi sdoganó un modo di far politica che è sopravvissuto a lui e ha generato una miriade di piccoli berlusconi…che ancora oggi a distanza di venti anni continuano a promettere…ogni giorno uno nuovo…ogni giorno uno diverso…cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa…
Eccolo:
"Contratto Tra Silvio Berlusconi nato a Milano il 29 settembre 1936 leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che agisce in accordo con tutti gli alleati della coalizione, e i cittadini italiani si conviene e si stipula quanto segue.
Silvio Berlusconi, nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni i seguenti obiettivi:
1. Abbattimento della pressione fiscale:
o con l'esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;
o con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui;
o con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui;
o con l'abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.
2. Attuazione del "Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini" che prevede, tra l'altro, l'introduzione dell'istituto del "poliziotto o carabiniere o vigile di
quartiere" nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.
3. Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.
4. Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro.
5. Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere" considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.
Nel caso che al termine di questi 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.
In fede,
Silvio Berlusconi
Il contratto sarà reso valido e operativo il 13 maggio 2001 con il voto degli elettori italiani."
Ha rispettato niente di quello che aveva promesso? No vero? Eppure sta ancora lì…vogliamo parlare di Renzi? Se perdo il referendum mi ritiro…ma sta ancora lì…e le accise di quell'altro? E potrei continuare a fare mille esempi di persone conosciute, o meno conosciute…a livello nazionale, ma anche a quello locale…
Ve lo chiedo per favore…fatevi quella stupida domanda: "sì, ma come?" e se riceverete una risposta, verificatela, controllate, andate a vedere se è vero quello che vi si dice…"toglierò gli sprechi"...ok, ma a quanto ammontano? Bastano per pagare quello che mi prometti? Fatevi due conti, perché i soldi non nascono nell'orto dei miracoli, non si moltiplicano come i pani e i pesci.
Volete un futuro migliore? Non aspettate il messia…fatevi domande…
mercoledì 23 febbraio 2022
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Sicilia, l’azienda dei trasporti e il “papello” con il Cencelli per le assunzioni volute dai partiti: “Qui bastano 5 addetti e invece ne abbiamo 25”. - Manuela Modica
L'inchiesta della Guardia di Finanza delinea un'azienda pubblica gestita in forma privata per rispondere ai desiderata dei politici. E il direttore, ora ai domiciliari, si lamentava: "Qui la cosa è scappata di mano, è un macello. Non sanno più dove metterli e già paghiamo 500mila euro al mese per questi interinali". Gli sponsor? Da destra a sinistra: da Miccichè e Cascio per Forza Italia a Cracolici per il Pd.
È il 15 febbraio del 2020 e negli uffici del consiglio d’amministrazione dell’Ast, l’Azienda siciliana trasporti, l’analisi è trachant: “Sta diventando l’ufficio di collocamento di Forza Italia”. Così parla il vicepresidente dell’azienda Giuseppe Dalì (che non risulta indagato) mentre discute con il presidente, Gaetano Maria Tafuri, adesso sospeso dal pubblico ufficio. “L’ufficio di collocamento” gestisce il trasporto pubblico urbano e interurbano in Sicilia, ed è partecipata al 100 per cento dalla Regione. Un’azienda integralmente pubblica gestita come un affare privatissimo: questo è il quadro delle indagini della Guardia di finanza di Palermo. Un affare privato, bacino ghiotto dei politici. Dalì parla con Tafuri, considerato fedelissimo dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Vicino a Lombardo è considerato anche Andrea Ugo Fiduccia, direttore generale dell’Ast e assoluto protagonista – suo malgrado – dell’operazione coordinata dalla procura di Palermo che per lui ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari (per altri 8 sono scattate altre misure interdittive, tra sospensioni e divieti). Un’inchiesta, guidata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, che ha svelato “una forma di gestione dell’Azienda superficiale e privatistica irrispettosa delle norme di legge che avrebbero dovuto orientare il modus operandi di un organismo pubblico, direttamente promanante dalla regione Sicilia” scrive il gip Marco Gaeta.
Un’azienda pubblica gestita in forma privata per rispondere ai desiderata dei politici di turno: “È emerso chiaramente come molti dei lavoratori interinali impiegati presso l’Ast siano scelti esclusivamente sulla base di segnalazioni politiche che pervengono a Fiduccia, il quale a sua volta le comunica a referenti della In.Hr Agenzia per il lavoro Srl. Assunzioni che non sono dovute ad un’effettiva esigenza aziendale di Ast ma vengono poste in essere solamente per accordare le segnalazioni provenienti dalla politica”. Segnalazioni che a un certo punto sfuggono, addirittura, da ogni controllo, per stessa ammissione del direttore che intercettato, dice: “Qua purtroppo la cosa è scappata di mano” ammettendo che “c’è un macello” presso la sede Ast di Palermo. A fronte di un’esigenza effettiva di 5 unità lavorative “ce ne sono venticinque…fatti il conto… – dice Fiduccia – non sanno più dove metterli…andare a spendere un bordello…noi già paghiamo 500mila euro al mese per questi interinali”.
Il sistema per assecondare le spinte della politica è infatti quello delle assunzioni “interinali” somministrate tramite la In.Hr Agenzia per il lavoro, che vince la gara, ed ha un “rapporto privilegiato con Fiduccia”: è così che si può aggirare il blocco alle assunzioni della Regione dal 2002 e perfino agire per chiamata diretta. D’altronde “il bando di gara indetto da Ast nel 2019 per l’affidamento della fornitura di lavoratori interinali stimava un costo complessivo di 6 milioni di euro per un triennio – scrive il gip – quando in realtà l’aggiudicataria In.hr Agenzia per il lavoro Srl in nemmeno due anni (dal 30 aprile 2019 al 31 marzo 2021), ha emesso nei confronti dell’Ast fatture per un importo complessivo pari a 9.412.137”. Dovevano essere 2 milioni l’anno, invece sono stati più di 4 milioni e mezzo in due anni.
Questo è il terreno in cui si inseriscono le pressioni dei politici, enunciate con chiarezza nelle intercettazioni. È, infatti, lo stesso Fiduccia a raccontare di essere stato convocato presso l’Assemblea regionale siciliana e di avere ricevuto un “papello” riposto all’interno di una busta della stessa Ars “allora, mi mannaru a chiamare all’Ars e mi riettero nu bellu papello… però un ne sanno (incomprensibile) ca’ mi rietteru la busta all’Ars (mi hanno chiamato all’Ars e mi hanno dato un bel papello, ndr)”.
Un papello di indicazioni varie, tutte dei politici. A cominciare – stando a quanto trascritto nell’ordinanza dal gip – da Gianfranco Micciché (che ha annunciato di volere querelare Fiduccia), ma così riporta il gip: “Il 19 febbraio del 2021 Giuseppe Dalì (è lui a fare il suo nome, ndr) parlando con Fiduccia riferisce di essere stato contattato da Gianfranco Micciché, il quale gli avrebbe detto di avere bisogno “di una posizione su Trapani, di una su Enna, che si sposta dove va lui, e una su Palermo”, Fiduccia risponde che vi è un soprannumero di personale (“semu cu u bicchiere superchiu”) e che le unità in eccesso sono ben 15: “Ce n’è coccu quinnici superchiu rispetto a quanti sono, ma che stiamo scherzando!”. Dalì, replica dicendo che non possono opporsi alla richiesta del Micciché: “Eh, dimmi come dobbiamo fare perché lo dobbiamo fare”.
Papelli dall’Ars, ma anche segnalazioni dall’assessorato (“Di questo non c’ho il curriculum picchì mu riettiru in assessoratu“, me lo hanno dato in assessorato, ndr), di persone di cui manca il curriculum ma sono chiare – almeno così pare dalle intercettazioni – le competenze: “Manco sannu fari a O cu bicchieri”. Non sanno neanche fare la “o” col bicchiere, indica Luigi Giunta, dipendente Ast, parlando con Fiduccia: “Andiamo bene, ho visto che sono entrate altre persone, quindici persone”.
Assunzioni che non servono, manco a dirlo, di persone in esubero e senza competenze, ma segnalati dai politici. Una vera e propria lottizzazione, stando anche a quanto è stato riportato ai pm dalle persone informate dei fatti. Testimoni che hanno “elencato tutta una serie di dipendenti che sono stati assunti in Ast grazie al sostegno di noti esponenti politici o influenti gruppi imprenditoriali, dal Pd a Fi, passando per Alternativa Popolare: “Antonio Contorno, nipote di Antonello Cracolici (Pd, ndr), Giuseppe Iacono, nisseno sponsorizzato da Confindustria, Teresa Salamano “che gode di vari favori e che entrò in Ast spa tramite Francesco Cascio (Forza Italia, ndr), Maria Clara Canzoneri (parente dei noti costruttori Caltagirone), Giuseppe Montalbano (anche lui entrò in Ast tramite Francesco Cascio), Alessandra Marino, vicina al politico Castiglione di Catania (Giuseppe, Ap, ndr)”.
Ma è la stessa politica – dopo che i media la portano alla luce – che ferma una delle operazioni più sfrontate della gestione di Fiduccia, ovvero la creazione di una compagnia aerea siciliana, Ali di Sicilia, tarpate dal governo Musumeci che si oppose, ed in particolar modo dai due assessori di Forza Italia, Marco Falcone (alle infrastrutture), e Gaetano Armao (Economia). Fiduccia aveva, invece, riportato, per filo e per segno il progetto della nascente compagnia aerea a Raffaele Lombardo, come risulta dall’ordinanza.
Per questa operazione il direttore dell’Ast aveva coinvolto la Officine del turismo, un’azienda che ricorre spessissimo nelle 200 pagine dell’ordinanza. È in aiuto di questa azienda, infatti, che si spende spesso Fiduccia. Per esempio, durante il lockdown del 2020: “Questo mese faremo, sì e no, trecento euro di provvigioni e quindi siamo rovinati”, si sfoga il 20 aprile del 2020 l’amministratore della Officine, Alberto Carrotta parlando con Fiduccia. Ed è poco dopo, precisamente il 29, che Fiduccia avverte i suoi che Ast farà acquisti da Officine del Turismo Srl, senza gara. Saranno commissionati software centralizzato e termoscanner. Sarà sottoscritta la fornitura di 528 obliteratrici con termometro e relativi tornelli per un costo complessivo di 549mila euro (le ultime obliteratrici sono state consegnate nel febbraio del 2021, mentre i tornelli non furono acquistati).
Ma questo è solo uno degli episodi emersi dalle indagini della Guardia di finanza, che ha svelato un vero e proprio sistema in cui – secondo gli inquirenti – venivano escluse ditte, truccate gare, falsificati bilanci e favorite aziende. Nel caso di Officine del turismo, con un chiaro tornaconto – questa è quanto sostiene l’accusa – di Fiduccia, che in cambio chiedeva l’assunzione di un nipote, mentre un altro veniva pagato per una consulenza occasionale di 3500 euro. Ma otteneva anche l’assunzione pure della figlia e di un altro nipote acquisito, indicando pure la cifra da corrispondere (2500 euro). Mettendoci dentro anche una penna Montblanc edizione speciale e un portafoglio della stessa marca ricevuti in regalo. Su queste premesse avrebbe dovuto spiccare il volo Le Ali di Sicilia. Un’operazione fermata dal governo di Musumeci il cui flop non ha però mancato di gravare sulle casse regionali: 70mila euro. Tra cui, 15mila per lavori di adeguamento, 34mila a favore dell’Enac per il rilascio della certificazione, 4524 euro per Sofema Aviation Services Food” con sede a Sofia in Bulgaria, per “virtual aviation academy corsi on line per 12 persone”. Mille euro alla Aviando srl con sede a Catania, consulenza start up aeronautica e analisi velivoli svolta dall’ingegnere Visinalis”. Quasi 15 mila euro per l’acquisto di 13 Macbook Air. Non sorprende, visto quanto emerso dalle indagini, se l’Ast finiva per contare perdite di quasi 20 milioni di euro.